aimez-vous brahms? gianandrea noseda orchestra del teatro regio

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aimez-vous brahms? gianandrea noseda orchestra del teatro regio
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C O N C E R T I
2 0 1 4 - 2 0 1 5
AIMEZ-VOUS BRAHMS?
GIANANDREA NOSEDA
DIRETTORE
ORCHESTRA
DEL TEATRO REGIO
GIOVEDÌ 23 OTTOBRE 2014 ORE 20.30
TEATRO REGIO
Johannes Brahms (1833-1897) in un ritratto fotografico del 1889.
Gianandrea Noseda direttore
Marc-André Hamelin pianoforte
Orchestra del Teatro Regio
Johannes Brahms (1833-1897)
Concerto n. 2 in si bemolle maggiore per pianoforte e orchestra op. 83
Allegro non troppo
Allegro appassionato
Andante
Allegretto grazioso
Sinfonia n. 3 in fa maggiore op. 90
Allegro con brio
Andante
Poco allegretto
Allegro
Restate in contatto con il Teatro Regio:
Concerto n. 2 per pianoforte e orchestra op. 83
Se nel Primo Concerto il pianoforte ingaggiava con l’orchestra una vera lotta per la
supremazia, nel Secondo la gerarchia è ben definita, tanto che il critico Eduard Hanslick
parlò di «sinfonia con pianoforte obbligato», vale a dire senza spazi per alzate di testa né
tantomeno zone di tipo cadenzante e divagatorio, tutte in genere consegnate al solista:
che invece qui è sempre parte di un tutto.
Ormai i tempi compositivi di Brahms si erano fatti più rapidi: anche l’op. 83 come altre
in quegli anni nacque in un’estate, nel 1881, benché gli abbozzi risalissero a qualche mese
prima; l’estate era il momento libero da impegni, in cui si poteva lavorare senza interruzioni, in un getto unico. In questo caso, accanto al Secondo Concerto, Brahms compose
un altro lavoro importante, la Nenia in memoria del pittore Anselm Feuerbach, e portò a
termine entrambi, in modo da poterli eseguire entro la fine dell’anno, nella successiva stagione di concerti. L’op. 83 fu eseguita per la prima volta a Budapest il 9 novembre 1881,
con l’autore al pianoforte: fu la prima tappa di una lunga tournée in una ventina di città
tedesche, svizzere e olandesi. Nel 1884 il Concerto sarebbe infine approdato a Vienna,
dove fu diretto da Hans von Bülow, sempre con l’impavido Brahms, impegnato in uno
dei concerti più difficili che siano mai stati scritti, tanto dal punto di vista tecnico quanto
da quello interpretativo: a quell’esecuzione assistettero naturalmente il critico Eduard
Hanslick, che scrisse un’ampia recensione, ma anche due futuri pianisti del calibro di
Ferruccio Busoni ed Eugen d’Albert.
Memorabile l’attacco di questo Concerto, con il corno solista che intona quasi un segnale fatato, racchiudendo in poche note tutto il fascino dei tanti corni di Oberon che
avevano attraversato il Romanticismo letterario e musicale. Questo segnale, subito raccolto dal pianoforte che lo stempera in una cadenza, inaugura un brano tanto ricco di
invenzioni quanto lucido nel disporle e intrecciarle; idee di ampio respiro, interruzioni,
sviamenti, ombrosità e aperture, tutto si armonizza e si compenetra, incluso il virtuosismo del pianoforte, che rinuncia a ogni esibizione e lavora piuttosto a estrarre nuove
potenzialità dai singoli temi.
Il respiro sinfonico del lavoro si traduce anche nella scansione in quattro movimenti,
molto insolita per un concerto, con l’aggiunta dello scherzo (collocato in seconda posizione) che torna al re minore “da ballata” del giovane Brahms ma affina il clima in una
stupefatta nostalgia, quasi da antica leggenda. Questo brano fa da intercapedine fra il
colossale primo movimento e un Andante che in apparenza esautora il pianista dalla sua
funzione di leader; spetta infatti a un violoncello solista la lunga melodia di taglio liederistico che contagia via via tutta l’orchestra, seppur sempre frazionata in microsezioni di
sonorità cameristica; tanto che il pianoforte, quando trova un varco per farsi strada, entra
quasi in punta di piedi, con una circospezione un po’ stupefatta. Poco per volta il clima si
increspa in una sorta di visionarietà drammatica che produce l’episodio intermedio, poi
stemperato come per incanto al ritorno del tema-Lied, in una sonorità ancor più rarefatta
che ne estrae insospettati controcanti. La conclusione è affidata a un rondò, la più classica delle soluzioni per un finale di concerto; ma pur nella tenuta esemplare della forma,
nulla è prevedibile nella pagina brahmsiana, che lancia il pianoforte nelle lucentezze del
jeu perlé, poi lo riporta ai toni più scapigliati da danza ungherese, concludendo infine con
gioiosa vitalità.
Sinfonia n. 3 op. 90
La prima esecuzione della Terza Sinfonia di Brahms, diretta da Hans Richter il 2 dicembre 1883 alla Società Filarmonica di Vienna, segnò un trionfo di critica e di pubblico in cui le poche voci discordanti non fecero che aumentare la portata dell’evento, che
si prolungò subito attraverso una tournée nei cuori pulsanti della vita musicale tedesca:
Berlino, Amburgo, Lipsia e infine Meiningen, dove Hans von Bülow la diresse addirittura due volte nel corso della stessa serata.
Battezzata quindi nell’entusiasmo collettivo, la Sinfonia op. 90 ha tuttavia un carattere enigmatico, più che mai refrattario a definizioni precise: a tratti si apre ancora allo
slancio delle opere giovanili (l’amico Kalbeck pensava al Quintetto con pianoforte nella stessa tonalità), poi si richiude su toni misteriosi, gesti minimi, reticenze. Al torso
sinfonico dell’Allegro d’apertura fanno seguito due pagine fra le più cameristiche del
sinfonismo brahmsiano, che aboliscono tuttavia la sosta canonica su un vero e proprio
movimento lento.
L’esordio scolpisce in dimensioni ciclopiche un motto di tre note (fa-la-fa) che serpeggia come una sorta di firma in molte composizioni brahmsiane e che si è cercato di
decifrare in vari modi, senza poter mai arrivare a una chiave di lettura convincente: un
pilastro su cui costruire l’intera arcata della prima zona tematica, tutta slancio. L’episodio che subentra ha sapore agreste, a mezza voce, col clarinetto che si culla sulle quinte
vuote dei bassi e fa pensare alle melopee alpine. Quest’impressione torna nell’Andante,
accresciuta dalla nasalità dell’oboe, dalla configurazione melodica non lontana dagli Jodel
di montagna; sulla scorta delle testimonianze di un altro amico, Julius Widmann, questi
riferimenti sono stati ricondotti alle circostanze in cui nacque la sinfonia, in quell’estate del 1883 trascorsa a Wiesbaden nella massima quiete, con l’unica interruzione delle
escursioni sui monti circostanti. Percorsa da echi, strumentata con insolita trasparenza, questa pagina richiamava a Clara Schumann l’immagine di una «piccola cappella
di montagna»; il passo lieve e spigliato si arena solo in un punto (poi ripreso nella coda
conclusiva), in cui tutta l’orchestra si fissa su un particolare e lo fa emergere come ingrandito al microscopio.
Il Poco allegretto che segue è fra i rari brani sinfonici di Brahms divenuti popolari e
spesso estrapolati dal contesto: l’apparente facilità di un tema che è quintessenza della
malinconia nasce tuttavia da una scrittura raffinata, che cresce a piccoli passi e studia le
combinazioni timbriche con precisione infallibile, fino alla memorabile ripresa del tema
principale affidata al corno. Non meno sottile, qui come nel precedente Andante, è la trama armonica, che a tratti si apre a paradisi di schubertiana limpidezza, per poi rabbuiarsi
in deviazioni repentine, giocando sull’alternanza continua di luci e ombre.
Per concludere, un finale che inanella imperterrito un ampio corredo tematico, a cominciare dalla lunga idea d’apertura, sfuggente e “sotto voce”, con cui siamo trasportati
inaspettatamente al modo minore; la schiarita in maggiore sarà coronata dalla sonorità
sfolgorante del corno, che svetta forte sopra l’orchestra, trattenuta sul piano, e ripristina
il tono di Jodel. Tutto quest’ultimo movimento si impegna a schivare il rischio del finale
trionfalistico, procedendo per giustapposizioni, fuggendo la retorica anche nei momenti
di maggiore pienezza sonora, magari con l’accorgimento di sbilanciare gli accenti e togliere così all’architettura i suoi punti di forza. Suggestionato forse dalla sonorità tendenzial-
mente brunita di questa sinfonia e da alcuni inserti in tono di fanfara, Kalbeck credette
di vedervi un omaggio ai fasti rinnovati della Germania di Bismarck: singolare abbaglio,
che interpreta a senso unico l’ironica duplicità di questo brano, avviato e concluso su
sonorità appena percettibili, e capace di far coabitare, come in un romanzo, grandiosità e
intimismo, oggettività espositiva e soggettività lirica.
Elisabetta Fava
Elisabetta Fava insegna Storia e critica della musica presso l’Università di Torino. Tra i suoi lavori ricordiamo
le monografie sulle ballate di Loewe (Carl Loewe. Un percorso creativo tra ballate e Lieder, Torino 1996) e sui
Lieder di Wolf (Paesaggi dell’anima. I Lieder di Hugo Wolf, Alessandria 2000); all’opera romantica tedesca
è dedicato invece Ondine, vampiri e cavalieri (Torino 2006). Il suo ultimo lavoro è Voci di un tempo perduto.
Mahler e «Il corno magico del fanciullo» (Alessandria, 2012). Collabora regolarmente con i principali teatri
italiani per saggi di sala e conferenze, e scrive recensioni per «L’indice» e «Il giornale della musica».
Gianandrea Noseda è considerato oggi tra i più
eminenti direttori d’orchestra del panorama internazionale. Tra il 2007 e il 2014 è stato Direttore
musicale del Teatro Regio, che ha collocato stabilmente nella mappa dei grandi teatri d’opera e
trasformato in un vero ambasciatore musicale per
l’Italia, in un momento di cambiamenti epocali.
Gianandrea Noseda è inoltre Direttore ospite principale dell’Orchestra Filarmonica di Israele, Laureate Conductor della Bbc Philharmonic, “Victor De
Sabata Guest Chair” della Pittsburgh Symphony.
È stato per un decennio Direttore ospite principale
del Teatro Mariinskij di San Pietroburgo e ricoperto analoghe cariche presso la Rotterdam Philharmonic e l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai.
Gianandrea Noseda ha guidato il Teatro Regio in tournée, residenze all’estero e registrazioni
discografiche per le migliori etichette internazionali. Le nuove produzioni di Salome, Thaïs (dvd
Arthaus Musik), La dama di picche e La traviata,
Boris Godunov (dvd Opus Arte), I Vespri siciliani,
Fidelio, Tosca, fino alle più recenti di Evgenij Onegin,
Don Carlo, Simon Boccanegra, Guglielmo Tell sono
state accolte da unanimi consensi. Dopo le tournée
in Spagna, Austria, Germania e Giappone (già due
residenze di grande successo nel 2010 e nel 2013),
nell’agosto 2014 è avvenuto il trionfale debutto al
Festival Internazionale di Edimburgo, mentre nel
dicembre 2014 è prevista la storica tournée negli
Stati Uniti con il debutto alla Carnegie Hall di
New York. In ambito discografico, la registrazione dedicata alle opere sinfonico-corali di Goffredo
Petrassi con i complessi del Teatro Regio é stata
candidata a miglior disco dell’anno dal «Bbc Music
Magazine». Un secondo cd dedicato a Petrassi è
atteso per l’inizio del prossimo anno. Con l’Orchestra del Regio ha diretto l’album mozartiano di Ildebrando D’Arcangelo e i due progetti di Deutsche
Grammophon per il bicentenario verdiano con Rolando Villazón e Anna Netrebko.
Gianandrea Noseda dirige regolarmente le
più importanti orchestre sinfoniche del mondo:
Chicago, Pittsburgh, Philadelphia, Los Angeles
e Cleveland negli Stati Uniti, Wiener Symphoniker, Orchestre de Paris e Filarmonica della Scala
in Europa, mentre in Giappone è ospite regolare
della NHK Symphony Orchestra. Particolarmente
importante negli ultimi anni la collaborazione con
la London Sympohony: dopo il successo del War
Requiem di Britten, salutato dalla critica americana
come uno degli eventi del 2011, nell’estate 2013
ha diretto un emozionante Rigoletto al Festival di
Aix-en-Provence e inaugurato la stagione 2013-14
al Barbican di Londra. Nella stagione 2014-15 debutterà con la Filarmonica di Berlino e al Festival di
Salisburgo con i Wiener Philharmoniker.
Intensa e felice la collaborazione con il Metropolitan di New York dove dirige ogni anno dal 2002
e dove è tornato all’inizio del 2014 con due produzioni, tra cui il nuovo allestimento del Principe
Igor. Nello stesso periodo ha realizzato la sua prima tournée americana con la Israel Philharmonic.
Dal 2002 Gianandrea Noseda è legato all’etichetta discografica Chandos per la quale ha registrato oltre 30 cd; con «Musica Italiana» ha avviato uno storico progetto dedicato ai compositori
italiani del XX secolo, tra cui Ottorino Respighi,
Alfredo Casella, Goffredo Petrassi ed Ermanno
Wolf-Ferrari. Per Deutsche Grammophon ha inoltre inciso il debutto discografico di Anna Netrebko
con la Filarmonica di Vienna.
Attento ai giovani musicisti, ha collaborato con
il Royal College of Music e con l’Orchestra della
Guildhall School di Londra, con la National Youth
Orchestra of United Kingdom e con l’Orchestra
Giovanile Italiana. Dirige inoltre regolarmente la
European Union Youth Orchestra in tournée in
Europa.
Nato a Milano, dove ha compiuto gli studi musicali, Gianandrea Noseda è ormai una delle importanti figure della cultura italiana e ricopre da
oltre un decennio il ruolo di Direttore artistico del
Festival di Stresa, storica manifestazione musicale.
È Cavaliere Ufficiale al Merito della Repubblica
Italiana.
La miscela unica di talento e virtuosismo di
Marc-André Hamelin è l’elemento principale delle sue interpretazioni straordinarie, caratterizzate
da originalità e maestria. Musicista di ampi interessi musicali e curiosità, Marc-André Hamelin è
rinomato in egual misura sia per le sue interpretazioni originali di repertorio classico sia per le sue
esplorazioni di opere meno frequentate del XIX e
XX secolo, orientamento che si rispecchia anche
nelle sue registrazioni discografiche.
Nella stagione 2013-14 Marc-André Hamelin
è stato invitato dalle più rinomate istituzioni concertistiche del mondo – The Celebrity Series di
Boston, San Francisco Performances, Wigmore
Hall di Londra, De Singel ad Anversa – dove si è
esibito in diverse modalità: recital per pianoforte
solo, collaborazioni con il Quartetto Pacifica e con
il Quartetto Takács, apparizioni con il violinista
Anthony Marwood, il clarinettista Martin Fröst, il
pianista Emanuel Ax e con la Filarmonica di Rotterdam diretta da Yannick Nézet-Séguin, con cui ha
eseguito in “prima” mondiale il Concerto per pianoforte di Mark-Anthony Turnage.
Ha inoltre tenuto recital presso la Philharmonie
di Berlino, alla Zankel Hall della Carnegie Hall,
al Kennedy Center per la Washington Performing
Arts Society, al Théâtres de Champs-Elysées di
Parigi, alla Herkulessaal di Monaco e al Muziekgebouw di Amsterdam. In campo orchestrale si è
esibito, nella stessa stagione, con la Filarmonica di
New York diretta da Sir Andrew Davis, con la Sinfonica di Chicago diretta da Bernard Labadie, con la
Sinfonica di Londra diretta da Osmo Vänska, con
l’Orchestra della Radio Danese diretta da Rafael
Frühbeck de Burgos e, in un tour europeo, con la
Sinfonica di Montréal diretta da Kent Nagano.
Marc-André Hamelin registra in esclusiva per
Hyperion Records. La sua incisione più recente
comprende i Concerti di Haydn con Les Violons du
Roy e Bernard Labadie; di prossima pubblicazione
le opere per pianoforte di Busoni. Altre registrazioni
hanno incluso un triplo cd con le Sonate di Haydn
e un album con alcune sue composizioni intitolato
Hamelin: Ètudes, che ha ricevuto una nomination ai
Grammy nel 2010 (la nona nella carriera di Hamelin) e il primo premio dell’Associazione della critica
tedesca. La sua discografia completa per Hyperion
comprende concerti o opere per pianoforte solo di
Alkan, Godowsky e Medtner, così come registrazioni dal vivo di musiche di Brahms, Chopin, Liszt e
Schumann.
Residente a Boston, Marc-André Hamelin è stato
nominato Ufficiale dell’Ordine del Canada e Cavaliere dell’Ordine Nazionale del Québec, oltre ad essere membro della Royal Society of Canada.
L’Orchestra del Teatro Regio è l’erede del complesso fondato alla fine dell’Ottocento da Arturo
Toscanini, sotto la cui direzione vennero eseguiti
numerosissimi concerti e molte storiche produzioni
operistiche, quali la prima italiana del Crepuscolo
degli dèi di Wagner e le prime assolute di Manon Lescaut e Bohème di Puccini.
Nel corso della sua lunga storia ha dimostrato
una spiccata duttilità nell’affrontare il grande repertorio così come molti titoli del Novecento, anche in
prima assoluta, come Gargantua di Corghi e Leggenda di Solbiati. L’Orchestra si è esibita con i solisti
più celebri e alla guida del complesso si sono alternati direttori di fama internazionale come Roberto
Abbado, Ahronovič, Bartoletti, Bychkov, Campanella, Gelmetti, Gergiev, Luisotti, Oren, Pidò, Sado,
Steinberg, Tate e infine Gianandrea Noseda, che
dal 2007 al 2014 ha ricoperto il ruolo di Direttore
musicale del Teatro Regio. Ha inoltre accompagnato
grandi compagnie di balletto come quelle del Bol’šoj
di Mosca e del Mariinskij di San Pietroburgo.
Numerosi gli inviti in festival e teatri stranieri; negli ultimi cinque anni, in particolare, è stata
ospite con il maestro Noseda in Germania (Wiesbaden, Dresda), Spagna (Madrid, Oviedo, Saragoza e altre città), Austria (Wiener Konzerthaus),
Francia (al Théâtre des Champs-Elysées di Parigi).
Nell’estate del 2010 ha tenuto una trionfale tournée
in Giappone e in Cina con Traviata e Bohème, un
successo ampiamente bissato nel 2013 con il “Regio
Japan Tour”: nove date a Tokyo con Tosca, Messa da
Requiem, Un ballo in maschera e un Gala Rossini. Dopo le prime tournées a San Pietroburgo ed
Edimburgo, i prossimi appuntamenti internazionali
vedranno il debutto negli Stati Uniti con quattro
concerti a Chicago, Toronto, Ann Arbor e New York
(Carnegie Hall).
L’Orchestra e il Coro del Teatro figurano oggi
nei video di alcune delle più interessanti produzioni
delle ultime Stagioni: Medea, Edgar, Thaïs, Adriana
Lecouvreur, Boris Godunov, Un ballo in maschera e
I Vespri siciliani. Tra le incisioni discografiche più
recenti, tutte dirette da Gianandrea Noseda, figurano due cd dedicati a Verdi con Rolando Villazón
e Anna Netrebko e uno mozartiano con Ildebrando D’Arcangelo per Deutsche Grammophon; per
Chandos Quattro pezzi sacri di Verdi e Magnificat e
Salmo XII di Petrassi.
Teatro Regio
Walter Vergnano, Sovrintendente
Orchestra
Violini primi
Sergey Galaktionov •
Marina Bertolo
Claudia Zanzotto
Edoardo De Angelis
Fation Hoxholli
Marcello Iaconetti
Elio Lercara
Carmen Lupoli
Miriam Maltagliati
Alessio Murgia
Daniele Soncin
Giuseppe Tripodi
Francesca Viscito
Roberto Zoppi
Violini secondi
Cecilia Bacci •
Tomoka Osakabe
Silvana Balocco
Paola Bettella
Anna Rita Ercolini
Angelica Faccani
Ekaterina Gouliagina
Roberto Lirelli
Anselma Martellono
Ivana Nicoletta
Paola Pradotto
Valentina Rauseo
Viole
Enrico Carraro •
Alessandro Cipolletta
Gustavo Fioravanti
Andrea Arcelli
Rita Bracci
Claudio Cavalletti
Maria Elena Eusebietti
Alma Mandolesi
Claudio Vignetta
Giuseppe Zoppi
Violoncelli
Relja Lukic •
Davide Eusebietti
Giulio Arpinati
Fabrice De Donatis
Amedeo Fenoglio
Alfredo Giarbella
Armando Matacena
Luisa Miroglio
Contrabbassi
Davide Ghio •
Atos Canestrelli
Alessandro Belli
Fulvio Caccialupi
Michele Lipani
Stefano Schiavolin
Flauti
Andrea Manco •
Maria Siracusa
Trombe
Sandro Angotti •
Marco Rigoletti
Oboi
Luigi Finetto •
Stefano Simondi
Tromboni
Gianluca Scipioni •
Enrico Avico
Marco Tempesta
Clarinetti
Luigi Picatto •
Edmondo Tedesco
Timpani
Raúl Camarasa •
Fagotti
Gabriele Gombi •
Orazio Lodin
Corni
Ugo Favaro •
Natalino Ricciardo •
Pierluigi Filagna
Fabrizio Dindo
Evandro Merisio
• Prime parti
Si ringrazia la Fondazione Pro Canale di Milano per aver messo i propri strumenti a disposizione dei professori
Sergey Galaktionov (violino Giovanni Battista Guadagnini, Torino 1772), Cecilia Bacci (violino Santo Serafino,
Venezia 1725), Enrico Carraro (viola Giovanni Paolo Maggini, Brescia 1600 ca.), Marina Bertolo (violino Carlo
Ferdinando Landolfi, Milano 1751) e Tomoka Osakabe (violino Bernardo Calcanius, Genova 1756).
© Fondazione Teatro Regio di Torino
Prezzo: € 1