Il Resto del Carlino «Chi comanda è il Pd, non la gente» L`ira dei

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Il Resto del Carlino «Chi comanda è il Pd, non la gente» L`ira dei
28 giugno 2013
Il Resto del Carlino
«Chi comanda è il Pd, non la gente»
L’ira dei due Fabbri per l’ospedale
SONO tre gli ospedali effettivamente andati perduti. Tagliati. Per mano della conferenza
provinciale socio-sanitaria. Bondeno, Copparo e Comacchio. Realtà tra loro molto
differenti, come le reazioni dei loro primi cittadini. Si va da una sostanziale soddisfazione
(con un lieve retrogusto amaro), di Nicola Rossi di Copparo, alla dichiarazione di guerra di
Marco Fabbri, Comacchio. Alan Fabbri mercoledì in Castello ha deciso di astenersi. «Non
posso decidere sul futuro della sanità nel mio territorio se non ho neppure più la struttura»,
si è giustificato. Dal 25 di maggio infatti il Borselli è chiuso per i danni subiti dal terremoto.
«E se pure avessimo avuto l’ospedale — lamenta il sindaco leghista —, non credo che
sarebbe cambiato molto. Qui decide sempre il Pd, i sindaci del partito si sono allineati e le
decisioni di una parte passano sempre». Intanto il recente incontro con il commissario
Vasco Errani ha reso ufficiale la disponibilità di circa 13 milioni di euro. «Ora — ha ribadito
— decideremo se aggiustare l’ospedale o costruire una nuova struttura antisismica».
Almeno, il nuovo piano sanitario un merito ce l’ha: «La parte dei poliambulatori di Bondeno
— spiega — sarà potenziata e diventerà il punto di riferimento dei comuni del territorio con
35 mila interventi in più all’anno». Ma i limiti della conferenza provinciale superano di gran
lunga i pregi: «Ho grandi perplessità — commenta — sulla riorganizzazione del 118, che
prevederà un’ambulanza e un’automedica in ogni comune. Un sistema del genere ha
senso in un’area fortemente urbanizzata». «Inoltre devo ancora capire la questione dei
codici bianchi». Se uno si taglia un dito a Stellata deve andare a Cona? Alcuni punti del
territorio bondenese sono lontani un ora e mezza di macchina dal polo regionale. «Un
piano con una totale assenza degli adeguamenti viari». MARCO Fabbri dai Trepponti
continua sul piede di guerra per la dismissione del San Camillo, che diventerà casa della
salute. Il sindaco intende far leva su accordi presi all’esterno della conferenza sanitaria,
direttamente con il commissario Errani, che però non si vede da un anno a Comacchio. Gli
stessi accordi la presidente della provincia, Marcella Zappaterra, mercoledì li ha definiti
«non validi». E ora in pratica cosa si farà? «Verrà riconvocata la commissione
straordinaria sanitaria e decideremo — conclude il grillino —. In ogni caso disconosciamo
ogni decisione che preveda la revisione degli accordi senza il coinvolgimento di Errani».
Anche Copparo perderà il suo amato San Giuseppe, che diventerà casa della salute. «É
ovvio — commenta il sindaco, Nicola Rossi — che la decisione ci lascia un po’ l’amaro in
bocca. Ma è iniziato un percorcorso importante e riusciremo comunque ad avere un ruolo
da protagonisti». Rossi é molto ottimista. Rimanere al centro del territorio nonostante la
perdita dell’ospedale può sembrare un’utopia. «Invece è possibile dal momento che
avremo un hospice da 12 posti letto, oculistica, chirurgia ambulatoriale, centro diabetico,
centro dialisi, diagnostica e ovviamente il 118, servizio che non era scontato». Meglio
poco, insomma, ma di qualità, che tanti servizi scadenti. Ma il sindaco un anno fa aveva
bocciato il piano con un voto contro. «Nel frattempo — continua — abbiamo fatto un
percorso. In passato ho votato no perché tutto ra stato fatto a tavolino dall’alto. Adesso il
piano è diverso, più vicino alla gente». Dunque partono i lavori in tutta la provincia per
adattarsi ai programmi. Ai sindaci il compito di vigilare.
Un progetto da 164 mila euro per i tossicodipendenti
GLI EX tossicodipendenti diventano imprenditori. O per lo meno ci si avvicinano molto con
il progetto Reli, che dopo l’arrivo di 164 mila euro grazie ad un progetto della Regione, è
cresciuto e ha portato a casa molti risultati, tra cui 50 borse lavoro per altrettanti ragazzi
che tramite un’occupazione riescono a reinserirsi in società. Una rete sviluppata intorno ai
Sert dell’azienda Usl che mette in relazione la cooperativa Il timoniere, la comunità Il ponte
dei servizi, la Papa Giovanni xxiii, la comunità Saman, la cooperativa Cento fiori, la
fondazione Exodus e Work & service (nella foto gli operatori). «Questo progetto è il nostro
orgoglio — ha commentato la direttrice del Sert, Luisa Garofani —. L’opportunità per i
nostri pazienti tossicodipendenti è iniziare a lavorare in una realtà del territorio nell’ambito
dell’agricoltura, della floricoltura, dell’allevamento di pulcini e della lavorazione delle carni.
I prodotti grazie all’appoggio dell’assessore Davide Bellotti sono stati inseriti nel circuito
turistico. «È un riscatto per i ragazzi — conclude Garofani — un esempio di eccellente
collaborazione tra pubblico e privato».
Tancini non ci sta: «Il voto è illegale»
INFUOCATO e pronto a dare battaglia. La reazione del capogruppo per il Pdl in Provincia,
Luciano Tancini, alle decisioni prese dalla conferenza sul piano sanitario l’altro ieri, è stata
di totale disaccordo, almeno sul metodo. Infatti «il piano in questione — ha spiegato
Tancini — era stato trasmesso ai sindaci soltanto quattro giorni prima. Ai Consiglieri della
Provincia non è stato comunicato nulla. Pertanto i Consigli Comunali e il Consiglio
Provinciale, che hanno competenza in materia, non hanno potuto deliberare nulla».
Serviva il mandato dei consigli: «I sindaci e la presidente della Provincia rappresentano gli
organi esecutivi del proprio ente e non gli organi deliberanti, quindi non possono votare
piani di alcun genere se non hanno un mandato o una delibera da parte dei propri
Consigli». La conclusione è di facile previsione: «Il voto espresso non ha alcun valore
legale». In pratica quello di mercoledì è stato un pomeriggio buttato via. Talmelli ironizza:
«Si è trattato di un mero esercizio ginnico, dato che hanno dovuto alzare le mani». «Il
gruppo Pdl — annuncia il consigliere — presenterà richiesta per un esame in
Commissione Sanità e per una votazione del Piano in Consiglio Provinciale».
Proprio dall’area di centrodestra è arrivata la reazione più sorpendente e decisa. Il sindaco
di Sant’Agostino, Fabrizio Toselli, ha votato no al piano in sede di conferenza Provinciale.
È stato l’unico. Ma la sua posizione è allineata a quella del grillino Marco Fabbri, sindaco
dei Trepponti. «Abbiamo avuto poco tempo — ha spiegato —. Ci siamo ritrovati con il
documento della presentazione del piano solo pochi giorni fa». Una questione di
metodologia del Castello, dunque, nessun motivo politico: «Non voglio fare ostruzionismo
— continua Toselli —. Io giudico i fatti. Spesso ho lodato Errani e ho collaborato con il
Pd». Il punto fondamentale è che «bisogna decidere insieme».
«Preparati ma attenti all’aspetto umano»
PROSEGUE il viaggio alla scoperta dell’Ateneo con Luigi Grassi, direttore del
Dipartimento di Scienze biomediche e chirurgico specialistiche. Laureato in medicina e
chirurgia nel 1981, dopo due specializzazioni post-laurea, ha iniziato la sua attività ad
Unife nel 1990. Dirige la Clinica psichiatrica dal 2002. Cosa significa essere direttore?
«Adempiere a quanto le nuove normative legislative hanno determinato sul sistema
universitario, in particolare la riorganizzazione dei corsi di laurea, dei dottorati e delle
scuole di specialità. Confrontarsi con le aziende sanitarie per raggiungere gli obiettivi
dell’integrazione tra didattica, ricerca e assistenza. Coinvolgere le istituzioni locali se si
vuole che Ferrara mantenga un ruolo a livello regionale e nazionale, continuando a
formare, con la scuola di medicina, i professionisti del futuro». Quali sono le
caratteristiche del Dipartimento? «E’ strutturato secondo un’ottica integrata tra discipline di
scienze di base e precliniche e cliniche, componenti tutte coinvolte nelle nuove
programmazioni con coesione, impegno e solidarietà». Perché iscriversi a un corso del
Dipartimento? «Abbiamo molti corsi che offrono opportunità in termini di preparazione
professionale in campi e sbocchi lavorativi diversi». Quali i suoi progetti futuri?
«L’imminente creazione della scuola di medicina per le funzioni di coordinamento delle
attività dei tre dipartimenti medici. Lo sviluppo di progetti di insegnamento a distanza ed elearning, per i quali Unife offre ottime possibilità. I programmi di internazionalizzazione che
facilitino collaborazioni, allargando le opportunità formative e di ricerca per i nostri
studenti». Un consiglio agli studenti? «Sostenere il proprio senso di responsabilità,
preparandosi alla professione sanitaria in un’ottica di medicina basata sulle evidenze e sui
valori, mai perdendo di vista l’unicità dell’essere umano, nelle sue dimensioni fisiche,
psicologiche, spirituali e interpersonali». Come vede il sistema universitario italiano?
«Offre una buona preparazione, ma ne conosciamo i problemi. La ricerca è scarsamente
finanziata: modeste le opportunità per i giovani, che sempre più cercano di costruire
altrove il proprio futuro. Anche uno scarso turnover del personale docente, con rischi di
sofferenza dei corsi di laurea e invecchiamento del sistema». Cosa fa nel tempo libero?
«Lettura, scrittura e musica per la dimensione mentale, con attenzione a quella fisica,
sfruttando gli ottimi impianti e i preparati trainers del Cus».
Chirurgia per ricostruire i denti,
oggi continua il workshop
PROSEGUE a Palazzo Tassoni (via Ghiara, 36) il workshop di aggiornamento sulla
chirurgia per ricostruire i tessuti di sostegno dei denti e degli impianti, coordinata da
Leonardo Trombelli, responsabile dell’Unità Operativa di Odontoiatria dell’Azienda
Ospedaliero-Universitaria di Ferrara e Direttore del Centro Interdipartimentale di Ricerca
per lo Studio delle Malattie Parodontali e Peri-implantari di Unife. Dopo la relazione di ieri
di Anton Sculean, Professore di Parodontologia dell’Università di Berna, oggi è la volta di
Frank Schwarz dell’Università Heinrich-Heine di Düsseldorf, esperto di patologia periimplantare.
La Nuova Ferrara
Cambia la mappa delle cure ospedaliere
Già ieri si è registrato il primo effetto dell’approvazione da parte della Conferenza sanitaria
del piano S.Anna-Asl che rivoluziona la nostra organizzazione ospedaliera, trasformando i
tre ospedali di Comacchio-San Camillo, Bondeno e Copparo in Case della salute.
«Abbiamo inoltrato una richiesta d’incontro con la dirigenza dell’Asl - ha detto nel
pomeriggio Claudia Canella (Cisl sanità) - Vogliamo capire quale sarà la sorte dei
dipendenti che si troveranno a dover svolgere un nuovo lavoro, con la chiusura delle
degenze e la redistribuzione sul territorio delle funzioni. Il piano conclude un percorso
avviato quindici anni fa, anche su nostra iniziativa, ora però bisogna valutarne
l’applicazione nel concreto». Per i cittadini il cambiamento sarà graduale ma significativo,
in quanto il modello hub-spoke, con Cona come fornitore unico dell’alta specialistica,
Cento-Argenta-Delta ospedali con Pronto soccorso e re-indirizzi al nuovo Sant’Anna, e
una moltitudine (sulla carta) di punti di assistenza territoriale, modificherà nel profondo il
modo in cui i ferraresi saranno curati. Ecco cosa succederà in alcuni casi presi come
esempio. Trauma grave e neuro trauma Gabriele Rinaldi, direttore del S.Anna, aveva già
spiegato in conferenza stampa che in caso di ictus i pazienti verranno trasportati
direttamente a Cona. Stessa sorte anche per chi verrà colpito da trauma grave, anche al
capo: si tratta di completare l’organizzazione. Negli ospedali spoke può essere effettuata
la riabilitazione estensiva. Infarto Anche i pazienti infartuati in ogni punto della provincia
finiscono subito a Cona. A Cento e Delta resteranno Terapia intensiva e degenze,
Diagnostica aritmologica e pace maker; assieme ad Argenta diventano unici centri di
riferimento per la diagnostica delle rispettive aree. Oncologia Entro il 2014 ci sarà un’unica
Unità operativa oncologica, che lavorerà però nelle varie sedi. Per le operazioni
chirurgiche alla mammella si dovrà andare a Cona, dove ci sarà anche la degenza
oncologica unica. Il day hospital per prima visita e terapia sarà invece presente a Cento,
Argenta e Delta, in quest’ultimo ospedale anche per patologie ematologiche. Al vecchio
Sant’Anna, rimarrà lo screening alla mammella. Pediatria Si continuerà a nascere a
Ferrara, Delta e Cento, ritorna il pedriatra H24 a Lagosanto ma bisogna vedere cosa
comporterà in concreto l’istituzione di una Unità operativa complessa unica entro il 2013.
Chirurgia A Cona si sarà operati in 24 specialità, praticamente tutte. A Cento si finirà in
sala operatoria per interventi di oncologia ginecologica non complessa ed epatogastro
intestinale ad alta numerosità; ci sarà un ambulatorio chirurgico. Stessa cosa al Delta,
mentre a Comacchio resterà la chirurgia ambulatoriale. Ad Argenta, infine, ci sarà un day
surgery plurispecialistico «anche in collaborazione con l’Azienda S.Anna», con oculistica,
Ivg, chirurgia plastica; e gli interventi non urgenti e programmabili. Ortopedia e
traumatologia A Cona finiranno da tutta la provincia i politraumi gravi, i traumi di lieve e
media gravità del distretto Centro nord, i bambini e le protesi (anca, spalla, ginocchio e
gomito). A Cento i traumi medi e lievi, le protesti all’anca e ginocchio, il day surgery, come
del resto al Delta. Ad Argenta, come modulo universitario, arriverà la traumatologia degli
anziani non complicata, gli interventi programmati, le protesi d’anca e ginocchio, il day
surgery. Dialisi Anche qui ci sarà una Unità operativa complessa unica. I centri dialisi
resteranno quattro: oltre a Cona, il vecchio S.Anna, Copparo e Delta. A Cona è
concentrata la degenza e la diagnostica. Radiologia Parola d’ordine centralizzazione.
Neuroradiologia, Radiologia interventistica, Medicina nucleare e Radioterapia ci sono solo
a Cona. Nei tre ospedali spoke si farà Radiologia convenzionale ed alta tecnologia, oltre
alle ecografie. A Copparo, Comacchio, Bondeno e Sant’Anna la radiologia convenzionale
e le ecografie (Tac a Comacchio e risonanza magnetica a Copparo). Emergenza La
mappa delle dislocazioni delle ambulanze non è ancora pronta. Nel piano sono incollate le
figurine di ambulanze e automediche, senza indicazioni precise sui luoghi dai quali
partiranno. Si può dire che ci saranno 6 autisti convenzionati, 4 ambulanze con soli
infermieri, 5 con infermiere e medico e 3 con autisti dipendenti: totale 19 mezzi. Oggi sono
17, con 5 ambulanze medicalizzate e 2 automediche. Si può dire, in generale, che quattro
mezzi di soccorso saranno dislocati nell’Alto Ferrarese, cinque in città e gli altri disseminati
per il territorio. Case della salute Il documento formalizza la nascita di una delle sei Case
della salutea Pontelagoscuro (progettazione entro il 2013, realizzazione l’anno prossimo).
Affiancherà Portomaggiore e Copparo, già esistenti, e Bondeno, Comacchio e S.Anna (in
progettazione).
«Ma ora vogliamo i risultati»
«Penso che le decisioni prese dalla Conferenza Sociale Sanitaria vadano assunte come
positive: la direzione di marcia è sicuramente quella giusta». E’ il giudizio del segretario
del Pd Paolo Calvano sul riassetto territoriale delle struttiure sanitarie. «Da molto tempo,
ormai, si discuteva della necessità di una riorganizzazione dei servizi ospedalieri e
sanitari, e non solo in ragione delle pur pressanti esigenze di risparmio economico. In
realtà, il nostro territorio aveva bisogno di ripensare, dopo l'apertura di Cona, l'insieme
dell'offerta di servizi per la salute. Quello approvato è un piano intelligente, sintesi di una
discussione lunga e approfondita, nella quale la voce dei Comuni si è fatta sempre sentire,
certamente quella dei comuni governati dal centrosinistra». Per Calvano il lavoro dei
sindaci e dell'ufficio di presidenza della Conferenza (leggi Marcella Zappaterra, ndr) «ha
migliorato e condizionato il piano dell'Azienda Sanitaria fin dalla fase della sua
predisposizione, non in una logica di campanile, ma mettendo al centro il cittadino». Ora,
però sindaci e cittadini sindaci e le comunità che rappresentano, «con il Partito
Democratico in testa, si aspettano che alla fase della programmazione l'Azienda Sanitaria
dia seguito con piani di gestione e di organizzazione all'altezza delle loro aspettative».
Insomma il riassetto deve produrre risultati da toccare con mano in breve tempo. E
Calvano li elenca: «le liste di attesa dovranno ridursi, l'accesso ai servizi dovrà essere
certo nei tempi e nei modi, la relazione e la complementarità tra strutture diverse dovrà
dare risultati verificabili nella soddisfazione dei cittadini. La concreta attuazione delle scelte
sarà l'unica sulla quale misureremo la bontà della fase che sta per aprirsi, non certo sui
numeri dei bilanci aziendali».
Bertelli: bisogna cambiare per dare risposte valide
Alfredo Bertelli, sottosegretario alla presidenza della Regione, era ieri nella sua Copparo,
dove si parlava del bilancio sociale dell’Asp, e a margine del convegno ha rilasciato una
dichiarazione sulla rivoluzione in atto nella sanità: «La sanità regionale si sta
riorganizzando per dare risposte valide e nuove ad esigenze nuove e diverse al passato.
L'obiettivo - ha detto Bertelli - è dare i migliori servizi sul territorio. Ad oggi, il 70% degli
interventi chirurgici è eseguito in ambito ambulatoriale e nel restante 30% dei casi, quasi
sempre si sceglie di farsi operare in strutture ad alto livello, perché, giustamente , i cittadini
chiedono le risposte migliori possibili. Per questo ha senso una rete sanitaria che preveda
una gradualità di servizi, vicini al cittadino. Allo stesso tempo, per le emergenze sanitarie,
meglio organizzare in modo più efficiente possibile, con una centrale unica del 118, per
dare un servizio migliore e, magari, con il risparmio sui costi, poter mettere a disposizione
ambulanze o automediche in più. A Ravenna è stato fatto con buoni risultati. Il passaggio
a case della salute e a ospedali di comunità ha come obiettivo quello di essere più vicini
alle esigenze dando risposte mirate, in un'ottica di riduzione delle risorse complessive a
disposizione».
«Quel piano lo ha deciso il Pd»
Sono rimasti in tre. E ora pensano di fare fronte comune: Sant’Agostino, Bondeno e
soprattutto Comacchio, dove la giunta è intenzionata a convocare una nuova seduta della
Commissione speciale sanitaria, per rivendicare con forza gli accordi sottoscritti nel 2001
da Errani per il San Camillo. Dopo l’approvazione da parte di 20 sindaci, l’opposizione al
piano di riorganizzazione della sanità provinciale parte dalle tre giunte comunali non
targate Pd, le uniche che nella Conferenza socio-sanitaria hanno espresso i tre voti “non
favorevoli”. Astenuto il sindaco di Bondeno, Alan Fabbri, che ora spiega: «Non ha senso
esprimersi su un piano quando il nostro territorio è ancora sprovvisto di una struttura
ospedaliera». Il punto, per i bondenesi, resta capire cosa avverrà del Fratelli Borselli, sul
quale sono stati stimati danni per circa 13 milioni di euro. Ma, a prescindere dalla
ricostruzione, per Fabbri il piano presenta «grossi dubbi sulla riorganizzazione del 118»,
mentre ne apprezza «la parte ambulatoristica e specialistica, con previsioni di accesso alla
struttura bondenese di 35mila persone l’anno. Credo inoltre che si debba cominciare una
discussione sulla viabilità, per rendere Cona più facilmente raggiungibile. Ma la sanità qui
la decide il Pd». Il voto contrario è arrivato invece da Antonio Diegoli, assessore di
Sant’Agostino. «Esattamente come un anno fa – spiega il sindaco Fabrizio Toselli – il voto
contrario deriva da una questione di metodo: era giusto decidere dopo un confronto che
non c’è mai stato e abbiamo chiesto dei tavoli con associazioni di categoria e sindacati
che non ci sono stati concessi: ci siamo ritrovati a decidere un documento che ci è stato
consegnato solo due giorni prima del voto, senza avere la possibilità di entrare nel merito.
Ci rassicura il fatto che siano state approvate linee guide e proveremo a ottenere
miglioramenti per l’Alto Ferrarese». Una motivazione simile viene espressa anche dal
sindaco di Comacchio, Marco Fabbri, che ha mostrato il dente avvelenato abbandonando
la riunione e ora punta il dito anche contro la segretaria comacchiese del Pd, Francesca
Felletti: «Il suo piano è una farsa - attacca - Sul pronto soccorso, l’apertura dei soli tre
mesi estivi comporterà per il medico di operare senza strutture operative alle spalle e
quindi in serie difficoltà». Quanto al “no” che ha ottenuto la sua apertura ai privati per
salvare il San Camillo, «la proposta sottoscritta dalla Commissione Speciale Sanitaria il 20
giugno scorso da tutte le forze politiche, ad eccezione del Pd, non è tesa ad una
privatizzazione, ma punta a colmare i vuoti lasciati dal pubblico tenuto conto delle
lunghissime liste d'attesa attuali, alle quali consegue una forte spinta verso la mobilità
passiva in altri territori, soprattutto verso il Veneto».
«Un voto senza valore legale»
Il voto espresso dai sindaci non ha alcun valore legale». È quanto afferma Luciano
Tancini, capogruppo Pdl in consiglio provinciale, annunciando che presenterà richiesta per
un esame in Commissione Sanità e per una votazione del Piano. «Il piano era stato
trasmesso ai sindaci soltanto quattro giorni prima – attacca Tancini – ai Consiglieri della
Provincia non è stato comunicato nulla. I sindaci e la presidente della Provincia
rappresentano gli organi esecutivi e non gli organi deliberanti, quali i consigli, quindi non
possono votare se non hanno un mandato o una deliberazione da parte dei propri
consigli».
Medici “tuttofare”? L’Ordine è prudente
Bruno Di Lascio, presidente, dell’Ordine dei medici, ha posizioni pragmatiche sulla
riorganizzazione ospedaliera: «Anzitutto chiariamo che a Comacchio non resterà un
Pronto soccorso vero e proprio, ma un punto di Primo soccorso, senza la specialistica
ospedaliera dietro. Quanto al piano, era atteso da molti anni ma andrà valutato nei suoi
effetti. A noi interessano in particolare quelli sulla sicurezza e la qualità del lavoro dei
medici». Il tema cruciale resta la gestione delle risorse che si “libereranno” dalla chiusura
delle degenze nei tre ospedali declassati: potranno essere reimpiegati per visite ed esami,
riducendo così le liste di attesa? «Solo per anestesia e radiologia è obbligatoria la
specializzazione, è vero, però dovremo tener conto della responsabilità personale e
giuridica del medico. La legge c’impone poi - è la conclusione di Di Lascio - di usare tutti
gli strumenti della ricerca scientifica per arrivare alla diagnosi corretta. E la prevenzione
costa».