Class CNBC Intervista al Group CEO Mario Greco

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Class CNBC Intervista al Group CEO Mario Greco
31/07/2014
Class CNBC
Intervista al Group CEO Mario Greco
Giornalista: Avete superato in anticipo gli obiettivi di solvibilità, adesso per Generali si apre
una fase nuova caratterizzata da cosa?
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Mario Greco: Si apre una fase nuova in cui possiamo lavorare con capitale sufficiente
ed adeguato a una società delle nostre dimensioni, possiamo investire nel nostro
business, remunerare gli azionisti e guardare ad opportunità di sviluppo nei mercati.
G: Avete parlato di un ampliamento delle quote di mercato: dove andrete a trovare queste
nuove quote?
MG: Sicuramente guardiamo all’Europa. Noi siamo una grandissima società europea
e in Europa siamo i leader di mercato nel Vita e siamo molto grandi nel Danni.
L’Europa oggi viene trattata come un gigante in crisi ed è un gigante con tante
difficoltà, ma rimane un gigante nell’economia mondiale. Quindi siamo contenti di
vedere che anche in questo mercato in crisi stiamo crescendo, stiamo recuperando
quote di mercato, sicuramente recuperiamo profittabilità. Cresciamo molto in Asia e
vogliamo continuare a crescere in questo mercato; abbiamo cominciato anche a
ristrutturare e quindi a trovare sentieri di crescita in America Latina. Ultimo mercato,
che per noi è molto importante e a cui tengo moltissimo, l’Europa dell’Est dove
stiamo continuando a crescere: abbiamo fatto anche operazioni di investimento in
questi ultimi mesi e in tutta quest’area abbiamo una redditività molto interessante.
G: Quali sono i punti principali del piano di sviluppo di capitale? Gli azionisti quando ne
vedranno i benefici sul dividendo?
MG: Credo che gli azionisti cominceranno a vedere benefici sul dividendo a partire
dal prossimo esercizio, quindi dal dividendo che distribuiremo nel 2015. Però già il
dividendo che abbiamo distribuito all’inizio del 2014, è stato significativamente
superiore a quello passato. Da qui in avanti noi non siamo più in una situazione in cui
abbiamo bisogno di aumentare il capitale per raggiungere dei livelli adeguati di
capitale: siamo già ad un livello di capitale adeguato, quindi potremo utilizzare il
dividendo per remunerare gli azionisti nella maniera più opportuna.
G: Le banche d’affari vedono ancora un alto potenziale di ristrutturazione nella storia di
Generali. Dov’è ancora questo spazio?
MG: E’ vero, c’è ancora tantissimo potenziale. Credo che questi dati semestrali, in cui
abbiamo una crescita del risultato operativo vicina al 10%, lo dimostrino. Noi stiamo
riducendo i costi e questo ha un impatto molto positivo sui nostri risultati;
continueremo in questa direzione perché vediamo un potenziale ulteriore di riduzione
dei costi. Stiamo agendo su tutti i business che non avevano una redditività adeguata
e tutti stanno gradualmente migliorando, ma alcuni possono migliorare ancora e
quindi ci potranno dare un ulteriore contributo in futuro. C’è ancora tanto da fare ma i
risultati dimostrano che stiamo andando nella giusta direzione
G: Dal suo arrivo il titolo Generali ha guadagnato il 50%, dall’inizio dell’anno ha perso circa il
10%. I €20 sono un livello che non si vede dall’ottobre del 2008: crede che i piccoli
risparmiatori, i cassettisti fondamentalmente italiani che hanno il titolo Generali in
portafoglio, rivedranno presto questo livello?
MG: Questo è difficile da dire. Certamente noi stiamo migliorando la redditività della
società e contiamo di migliorare significativamente i ritorni per gli azionisti. Il valore
del titolo è un risultato delle cose che facciamo, quindi mi aspetto che ci sia un
legame.
G: Quali sono le prospettive del mercato italiano, date anche le previsioni macroeconomiche
che vedono la crescita piatta per l’Italia a fine anno? Riuscirete a tenere questo ritmo
osservato in questa semestrale nel Danni e nel Vita?
MG: Sì, credo che riusciremo a tenere questo ritmo. In Italia stiamo andando bene:
sono molto contento di come sta andando la ristrutturazione che stiamo facendo in
Italia e i risultati dell’Italia in questo primo semestre sono eccellenti. L’economia
italiana sta soffrendo, come tutta l’economia europea: c’è bisogno di decisioni
politiche ed economiche importanti in Europa e anche in Italia. Sebbene piano l’Italia
si sta muovendo nella giusta direzione e ci sono dei piccoli timidi segnali di ripresa.
Ci aspettiamo però molto di più da qui in avanti.
G: Lo scenario deflazionistico in Europa la preoccupa oppure no?
MG: Senz’altro. Stiamo imparando a gestire uno scenario deflazionistico e a creare
valore e ricchezza in uno scenario che rimarrà probabilmente debole per molti anni.
Ma sicuramente preoccupa perché non è facile lavorare in mercati di questo tipo. I
nostri risultati però sono incoraggianti, perché anche in mercati così recessivi e così
deflazionistici una società può continuare a sviluppare l’utile e può continuare a
crescere.
G: Le compagnie assicurative sono state candidate a prendere il posto delle banche che
prestano poco denaro alle imprese, con un flusso che si è interrotto. Lei che cosa ne pensa?
Le compagnie assicurative possono prestare soldi alle imprese in questo contesto?
MG: Le compagnie di assicurazione non possono fare le banche, le banche fanno un
altro mestiere. Quindi non faremo concorrenza alle banche. Ci sono delle opportunità
di investimento che noi possiamo attivare, come tutte le compagnie di assicurazione
abbiamo asset che dobbiamo investire per conto dei nostri clienti. In questo senso
quindi il mercato dei prestiti alle imprese e dei finanziamenti alle imprese può essere
un’opportunità, ma lo dovremo fare con le banche e con strutture che hanno una
capacità di valutazione del credito che le assicurazioni non hanno e che non è
possibile sviluppare nei prossimi anni.
G: Possiamo dire che Generali è la prima vera public company in Italia? Lo spostamento
geografico dell’asse degli azionisti che conseguenze ha portato sulla gestione del gruppo?
MG: Non so se siamo la prima, ma sicuramente siamo una vera public company.
Abbiamo una governance e una struttura del capitale da public company e abbiamo
anche una gestione della società che riflette i comportamenti di ogni public company
nel mondo.
G: Voi siete la più grande società finanziaria italiana, come valuta lo scenario di crescita in
Italia e a volte lo stallo cui assistiamo sulle riforme nel nostro Paese?
MG: E’ molto complicato fare riforme in Italia, lo si vede da tanti anni. L’Italia però è
ancora una delle più grandi economie del mondo e questo ogni tanto ce lo
dimentichiamo. Siamo uno dei paesi più ricchi al mondo, abbiamo grandissime
conoscenze, skills, brevetti, capacità all’interno del Paese e dobbiamo guardare
avanti, fare le riforme che si devono fare e non fermarci soltanto a guardare al
passato. Mi sembra che questo adesso stia progressivamente succedendo. Il governo
sta dando una grande spinta e c’è bisogno di avere coscienza che tutta l’Europa e
tutto il mondo hanno bisogno che anche l’Italia dia un contributo all’uscita da questa
crisi.
G: E’ preoccupato delle sanzioni economiche imposte alla Russia? È preoccupato che
questo possa avere un effetto negativo anche sull’economia italiana?
MG: No, non sono preoccupato di questo. Sono preoccupato del fatto che le queste
guerre in Ucraina e poi nel sud dell’Europa, nella Striscia di Gaza, sono guerre
dolorose che lambiscono il territorio dell’Europa e che portano dolore e sofferenze a
popolazioni che sono molto vicine a noi.
G: Un’ultima domanda che riguarda la riorganizzazione di Generali Italia: è in linea con i
tempi? Verrà completata entro il 2015?
MG: Sì, la riorganizzazione di Generali Italia sta andando molto bene. È una
riorganizzazione molto complessa. Probabilmente è il più difficile programma di
riorganizzazione che sia stato fatto nell’industria assicurativa, almeno in Europa. Lo
stiamo realizzando con enorme attenzione. Per ora i risultati sono molto buoni, quindi
confido che continueranno a rimanere così positivi. I dati dell’Italia sono molto
incoraggianti e in forte crescita. Vogliamo chiudere questa riorganizzazione il più
rapidamente possibile per poter aprire, anche in Italia, una fase nuova in cui guardare
allo sviluppo e non all’integrazione o alla semplificazione delle strutture. Ma finora è
stato fatto un lavoro eccezionale.