Catalogo 2009

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Catalogo 2009
a cura di:
Natasha Bordiglia
Alessio Brugnoli
Guido Galesso
Marisa Merlin
Padova, Ex Macello
25 Settembre - 25 Ottobre 2009
Riciclarti 2009
Promosso da
Associazione culturale diip
Progetto a cura di
Natasha Bordiglia
Alessio Brugnoli
Guido Galesso
Marisa Merlin
Con il contributo di
Assessorato alla Cultura
Assessorato all’Ambiente
Informambiente
Sponsorizzato da
Immobiliare
…
Si ringraziano
………….
……..
Catalogo
Testi
Guido Bartorelli
Beatrice Bonfanti
Natasha Bordiglia
Adone Brandalise
Alessio Brugnoli
Rachel Brumana
Antonio De Pascale
Guido Galesso
Antonio Marazzi
Marisa Merlin
Fausto Tomei
Francesco Vallerani
Progetto grafico
Camilla Flaminio
Stampa
Ponchia ?
© 2009 Associazione culturale diip
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reproduced or utilized in any form or by any means without permission.
www.diip.altervista.org
Riciclarti 2009
mostra d’arte e momento di riflessione
sul tema dell’ambiente
mostra
incontri
cinema
laboratori
Riciclarti è, nel 2009, alla sua seconda edizione e si conferma crocevia e
momento di fervido confronto per chi, artista, professionista, studente,
decisore sociale o, semplicemente, cittadino, vorrà raccogliere e portare
stimoli per definire la qualità della vita nella nostra città. Una vera Agorà,
una piazza cittadina in cui fare insieme il punto della situazione partendo da
uno dei prodotti simbolo della modernità: il rifiuto.
Nel 2008, l’Assessorato all’Ambiente ha promosso quella che era ancora
una scommessa, rivelatasi poi un importante appuntamento che ha saputo
coniugare i temi ambientali a riflessioni culturali sulle nostre abitudini
di consumo, con uno sguardo a 360° sul concetto di rifiuto, in ogni sua
accezione, visto attraverso gli occhi degli artisti figurativi, dei filosofi, dei
cineasti, degli architetti, dei tecnici, degli studenti.
Riciclarti 2009 fornirà ancora e maggiori occasioni per stimolare curiosità e
senso critico verso il mondo, filtrato attraverso le arti figurative e il pensiero
umano. L’informazione, l’educazione, le testimonianze di altre realtà e il
divertimento, ci permetteranno di sperimentarci verso nuovi e necessari stili
di vita sostenibili, nella pratica individuale e in quella collettiva.
Alessandro Zan
Assessore all’Ambiente
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Le origini del riciclaggio risalgono agli anni ’30 del Novecento. Le difficoltà
economiche di allora spinsero la popolazione al riutilizzo dei materiali di
scarto, riducendo gli sprechi e risparmiando sui nuovi acquisti. Qualsiasi
oggetto di recupero poteva essere fondamentale in un momento in cui
scarseggiavano le materie prime, o poteva essere usato come moneta di
scambio. Tuttavia con il boom economico del dopoguerra ha preso avvio
la cosiddetta cultura dell’ usa e getta, accompagnata dall’invenzione di
nuovi materiali come la plastica fortemente inquinanti, di cui si fece un uso
industriale su larga scala. I danni per l’ambiente furono ingenti. Il merito
di aver messo nuovamente al primo posto il riciclaggio va al movimento
ambientalista degli anni ‘60-’70, sensibile al problema ecologico. Da allora
questa tematica è sempre stata al centro dei dibattiti politici, che hanno
prodotto una serie di normative e leggi sulla raccolta differenziata, sullo
smaltimento dei rifiuti, sugli inceneritori.
Accanto all’attività politica, si sono sempre di più moltiplicate campagne
di sensibilizzazione e sponsorizzazione del riciclaggio volte a prevenire lo
spreco di materiali ancora potenzialmente utili, a ridurre il consumo di
materie prime e l’utilizzo di energia, nell’ambito di una generale lotta contro
l’inquinamento atmosferico. L’obbiettivo principale, frutto del decreto Ronchi
del 1997, è stato quello di far rinascere l’idea che il rifiuto può essere ancora
una risorsa che va sfruttata al massimo del suo potenziale.
Ma in una società fortemente consumistica come la nostra, dove vige
l’imperativo del nuovo ad ogni costo, riuscire a trasmettere questi valori
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richiede manifestazioni forti e indicazioni precise. Ecco che allora l’arte può
mettersi al servizio dell’ecologia. Gli artisti di Riciclarti, inserendosi in una
tradizione artistica ormai affermata, usano oggetti di tutti i giorni, utensili
scartati, veri e propri rifiuti, per creare le loro opere e dare nuova dignità a
quello che la gente, per comodità e abitudine, senza pensarci sopra, è solita
eliminare e buttare via. L’intento è quello di promuovere un nuovo stile di
vita sobrio e sostenibile, attento al problema del degrado ambientale e del
risparmio energetico, proponendo dei modelli positivi, che dimostrino che
i nostri rifiuti, opportunamente separati, non rappresentano un problema
o un’emergenza, ma possono tornare a nuova vita e a nuovi utilizzi sotto
forme diverse.
Il successo dell’edizione passata attesta quanto la cittadinanza sia vicina
a queste tematiche e necessiti di una linea di indirizzo convinta e forte.
L’iniziativa di Riciclarti acquista quest’anno ulteriore valore e importanza
se teniamo conto del contesto in cui viene organizzata. In un momento
storico-politico che sta affrontando una forte crisi economica e finanziaria,
insegnare alle persone a risparmiare, riciclare, evitare gli sprechi dimostra
l’impegno di questi artisti, che contribuiscono con le loro opere e la loro
creatività a un’ulteriore sensibilizzazione dei cittadini sui temi dell’ambiente
e della responsabilità personale e civica.
Andrea Colasio
Assessore alla Cultura
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mostra
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Immaginare il possibile
Guido Galesso
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Dallo sguardo al gesto
Natasha Bordiglia
laboratori
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Laboratori
Alessio Brugnoli
Marisa Merlin
incontri
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La singolarità e
l’opera d’arte
Adone Brandalise
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Remixing
Antonio de Pascale
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Luisa Bertocco
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Carlo Bettin
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Giuliana Bicciato
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Maria Pia Camporese
34
Donatella Edini
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Ernesto Favaretti
38
Camilla Flaminio
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Simonetta Giacometti
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Sabrina Locatelli
44
Marisa Merlin
46
Nuandaproject
48
Vanessa Palomba
50
Pasquale Petrucci
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Il riuso come
(non) uso estetico
Guido Bartorelli
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Mara Ruzza
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Aleph Tonetto
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Il soffio e il bricoleur
Antonio Marazzi
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Francesco Varesano
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L’isola che c’é
Alessandra Panelli
Anna Di Quirico
Andrea Balzola
+ special guests
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Sergey Shutov
62
Zezão
Riciclarti 2009
Immaginare il possibile
Siamo lieti di poter proporre la seconda edizione di Riciclarti, dopo il successo
di pubblico e critica del 2008. Un anno è trascorso e più impellente è divenuta
la necessità di far convergere la nostra attenzione sul tema del consumo
e del riuso, ora che la crisi economica mondiale ha reso evidenti i limiti
del modello di sviluppo contemporaneo. L’edizione 2009 ripropone e evolve
la struttura che ha consentito di concentrare attorno all’esposizione d’arte
eventi capaci di affrontare la questione da vari punti di vista disciplinari
e con modalità diversificate. La scelta di porre al centro della rassegna
culturale l’immaginazione degli artisti ha dimostrato la sua ragion d’essere
e la sua efficacia di fronte alla necessità di rivedere i propri stili di vita.
L’anno scorso la sede dell’esposizione e degli incontri era il Bastione Alicorno,
un luogo gravido di fascino e di memoria per la città; quest’anno è l’Ex
Macello, sede depositaria della memoria del lavoro e della vita di molte
generazioni, che ha trovato nelle manifestazioni culturali una nuova funzione
e nuove relazioni con la città. Un luogo portatore di significati coerenti con
le intenzioni di Riciclarti e con l’esigenza di costruire nel presente un nesso
fertile fra un passato, ricco di potenzialità, e un futuro che attende la nostra
creatività; non dunque un contenitore anonimo.
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Nel Novecento si sono affermate concezioni estetiche che consideravano
l’arte come pura espressione, come rappresentazione speculare della realtà
o simbolo. Con Riciclarti 2009 mostriamo che l’arte è tutto ciò e altro ancora,
non solo l’apparenza di qualcosa che esiste prima e indipendentemente
da essa, bensì uno dei luoghi privilegiati in cui si esercita l’immaginazione
collettiva e individuale. L’attività artistica è ideazione, espressione e
comunicazione; è referenziale in quanto mette in relazione persone e
culture. L’arte si pone al centro delle varie proposte di Riciclarti, mostrando
di sapersi declinare in molteplici forme che sanno interrogarsi e interrogare,
prestandosi alla riflessione, al gioco e al riso, all’ira e all’ironia. Gli artisti
sanno che lo stile non è solo forma esteriore, a fronte dell’inattingibile
sostanza, sanno che nello stile dimora l’identità stessa degli individui, il
loro modo di esistere e di entrare in relazione con gli altri per formare le
collettività. Lo stile esprime le abitudini, ossia ciò che crediamo normale
e naturale, quindi immutabile; tuttavia forse non lo è, anche lo stile e le
abitudini sono soggette al divenire.
Già dal primo Novecento coloro che oggi consideriamo fra i più influenti
esponenti dell’arte contemporanea hanno messo in discussione gli stili dei
loro maestri; hanno saputo portare nelle loro opere gli oggetti della vita
quotidiana, mostrando come la questione estetica sia immediatamente una
questione etica; hanno determinato un cortocircuito fra il vile consumo
quotidiano e il sacro luogo dell’arte, così come lo avevano ereditato dal
Romanticismo. Scolabottiglie e orinatoi, ferri da stiro e carta da parati,
carta straccia e tutta la congerie di oggetti consunti; e poi ancora scatole di
conserva e di salviette, ferri arrugginiti e sacchi bruciati, manifesti stracciati
e immagini pubblicitarie hanno fatto irruzione nelle gallerie e nei musei e
scardinato i valori estetici dominanti. Chiunque frequenti gallerie e musei
contemporanei sa che la presenza del nesso rifiuto-valore è tuttora cogente
ed egemone.
La seconda edizione di Riciclarti 2009 costituisce un appuntamento culturale
per riflettere e confrontarsi con una questione sempre più sensibile, presente
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nei dibattiti pubblici e nelle conversazioni private. Pone ancora al centro le
opere d’arte. La relazione consumo-riuso investe il nostro stile di vita, ossia
tutti i nostri comportamenti, le nostre scelte, il nostro modo di vedere, di
considerare noi stessi e di apprezzare il mondo e la nostra vita.
Un anno fa, per alcuni, porre all’attenzione l’esigenza del mutamento dello
stile di vita era ancora solo un esercizio cerebrale o un gioco eccentrico.
La crisi mondiale ha rivelato invece come i limiti del nostro paradigma
di sviluppo siano la nostra condizione inderogabile, presente e futura.
Le tribù seminomadi del Paleolitico sfruttavano un territorio e quindi lo
abbandonavano alla ricerca di risorse incontaminate in altre terre. Il loro
spazio possibile era incommensurabilmente più esteso del loro spazio
vitale. Negli ultimi due secoli noi ci siamo comportati in modo simile,
nonostante fossero evidenti i limiti del nostro spazio e delle sue risorse.
Invece la penuria di beni a disposizione delle generazioni che ci hanno
immediatamente preceduto le aveva indotte a riciclare ogni cosa. La
tradizione popolare imponeva l’abitudine e l’attitudine all’uso e al riuso,
permetteva la rinascita della materia in nuova forma e nuovo valore. Quella
tradizione sembrava obsoleta, una condizione erroneamente creduta paleo
antropologica, sopraffatta dallo stile di vita che ad essa opponeva l’illimitato
consumo di risorse e beni come via intrapresa verso la felicità. Oggi si offre
a noi, nei limiti di spazio e tempo disponibili, la possibilità e la necessità di
immaginare un nuovo futuro. Riciclarti 2009 non propone un illusorio ritorno
al passato, una nostalgica regressione e un impossibile ripiegamento, bensì
richiama l’esigenza di investire la nostra immaginazione per vedere nel
rifiuto potenzialità e valori inediti. Di fronte alla crisi del modello di sviluppo
fondato sul consumo rapido e compulsivo, sul valore dell’usa e getta, ora
diviene evidente la necessità di proporre l’istanza di scegliere nuovi stili di
vita, di immaginare il possibile.
Guido Galesso
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Dallo sguardo al gesto
Tematizzare l’esistenza di una crisi ecologica è già di per sé indice di un
mutamento culturale, che investe atteggiamenti, aspettative, e rivendica
nuovi valori legati alla qualità della vita.
La messa in questione del mito del progresso e il rifiuto di un modello di
dominio dell’uomo sulla natura lega indissolubilmente la cultura ambientale
con l’esperienza postmoderna. Il pensiero postmoderno, nonostante la sua
irriducibilità ad una definizione univoca, ha evidenziato l’impossibilità di una
legittimazione oggettiva degli ordini gerarchici e ci suggerisce che il nostro
sguardo sulla realtà è mediato da precise convenzioni e condotte socialmente
determinate. Lo smascheramento dei “grandi racconti” o “metanarrazioni”
porta la cultura postmoderna ad essere connotata dal plurale, pluralità che
accoglie il principio della differenza da intendersi come modificabilità delle
identità, in una condizione di confronto all’interno di uno spazio condiviso.
L’etica e la cultura ambientale oltrepassano l’illusione naturalistica che
afferma il rapporto umanità-natura secondo una modalità piramidale
all’interno di una logica utilitaristica fondata sui termini di fruitore/fruito.
“Perciò, lungi dal sostenere l’idea di una natura come costrutto linguistico
o sociale, […], il versante anti-ideologico costruttivo del postmoderno può
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accompagnare la scienza e la società in una sfera critica attiva in cui s’incontra
con la cultura ambientale nella ricostruzione di un orizzonte aperto di valori.
Questa ricostruzione comporta […] la rinuncia ad un’ottica esclusivamente
antropocentrica, la decostruzione delle gerarchie sociali e naturali,
l’estensione della soggettività morale a soggetti altri, il ripensamento degli
scenari globali, alla luce dei conflitti etico-ecologici”.1 Il paradigma della
sostenibilità ambientale letto all’interno di una reale cultura ecologica si
presenta quindi come ambivalente. L’idea di “sviluppo sostenibile” spinge,
infatti, nella direzione di un semplice aggiornamento del vecchio obiettivo di
un controllo sulla natura da parte dell’uomo, che ora amministrerebbe anche
i livelli di inquinamento e di degrado accettabili. Il concetto di sostenibilità
può invece essere fecondo solo se all’interno di una ridiscussione del
nostro immaginario culturale. È singolare constatare che la data a cui si fa
risalire la nascita del pensiero ecologico, il 22 aprile 1970, quando milioni
di persone si riunirono per celebrare la prima Giornata Mondiale della Terra,
coincide con la data in cui nasce e cresce il fenomeno della Land Art. Gillo
Dorfles trattando questo fenomeno artistico osserva: “C'erano già i giardini
di sabbia zen, il giardino di muschio e gli stessi Ikebana giapponesi, che
facevano di queste attività naturali una forma d'arte a sé stante. C'erano i
cimiteri svedesi con i loro recinti di ghiaia rastrellata a disegni geometrici. E
c'erano le infinite varietà di parchi all'italiana, all'inglese, ma la particolarità
della Land Art è stata quella di un intervento sulla natura e nella natura
non a scopo edonistico ed ornamentale, ma quello che potremmo
definire una presa di coscienza dell'intervento dell'uomo su elementi che
presentano un ordine naturale e che da tale intervento sono sconvolti e
incrinati”. Negli anni Settanta gli artisti, con la capacità da sismografo a
loro propria, registrano immediatamente il mutato atteggiamento dell’uomo
nei confronti dell’ambiente e anzi lo anticipano di qualche anno, dato che
i primi interventi di Land Art risalgono alla fine degli anni Sessanta. Se
1
Serenella Iovino, Ecologia Letteraria. Una strategia di sopravvivenza, Ed. Ambiente,
Milano, 2006, p.38
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la Land Art rimane comunque legata alla natura, altri interventi artistici
a partire dagli anni Ottanta iniziano ad occuparsi di ambiente inteso nel
suo significato più allargato. Basti ricordare l’esplosione del fenomeno della
Graffiti Art che irrompe nelle realtà metropolitane fino ad imporsi come
forma espressiva artistica autonoma. L’orizzonte si allarga fino ad includere
all’interno dell’idea di ambiente una pluralità di spazi e di tematiche, che
testimoniano l’impossibilità di pensare il paesaggio contemporaneo come
paesaggio ideale in cui la natura regna sovrana. Il nostro paesaggio e quindi
il nostro ambiente porta i segni dell’usura, conserva le tracce della vita
consumata. I rifiuti, in particolare, sono una metafora efficace della nostra
società, poiché sembrano essere l’unica finalità del processo di produzione
e consumo, e incombono sulla nostra civiltà, che come la Leonia delle
Città Invisibili di Italo Calvino “rifà se stessa tutti i giorni: ogni mattina la
popolazione si risveglia tra lenzuola fresche, si lava con saponette appena
sgusciate dall’involucro, indossa vestaglie nuove fiammanti, estrae dal più
perfezionato frigorifero barattoli di latta ancora intonsi, ascoltando le ultime
filastrocche dall’ultimo modello di apparecchio.” Ed ecco allora la necessità
di proporre Riciclarti 2009, una rassegna in cui il pensiero ecologico si
esprime all’interno di una cornice culturale che accoglie proprio quei principi
del postmoderno che più di altri sono tesi all’inclusione.
Riciclarti 2009 offre molteplici sguardi in un orizzonte aperto dove le varie
discipline dialogano attorno al discorso sull’ambiente, interrogandosi e
confrontandosi, senza affermare una nuova ideologia in cui credere. Gli
incontri serali, parte integrante della rassegna, sono sguardi che si incrociano
con i gesti, i gesti dei bambini e di noi adulti nei laboratori didattici dedicati
al riciclo, i gesti degli artisti fissati nelle opere, e infine il gesto dell’esistere
stesso della rassegna. Come afferma Marco Deriu nel saggio Una Rivoluzione
dell’immaginario: “La sostenibilità, prima e più che nei processi energeticomateriali, si costituisce nell’universo simbolico e nell’immaginario”.
Natasha Bordiglia
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laboratori
Uso e riuso, ciclo e riciclo: parole d'ordine dei creativi dei campi più diversi.
Già con le prime opere di M. Duchamp, P. Picasso e K. Schwitters all'inizio del
Novecento e con il trionfo dell'Arte Povera degli anni ’60, l'uso dei materiali
di scarto è diventato una sorta di leit-motiv dell'Arte Contemporanea. Da
quegli anni, la sensibilità ecologica ed ecologista è cresciuta al pari dei
sempre più numerosi disastri ambientali e al diminuire delle risorse anche
nei cosiddetti “paesi in via di sviluppo”. Per tutti noi, ora, il concetto di
sviluppo e di riciclo è diventato non solo esigenza, ma anche uno stile
di vita, e che i tempi siano cambiati è evidente anche nel moltiplicarsi di
iniziative, riviste, siti internet, incontri ed eventi sul tema. Ecco perciò che
diventa importante creare un'educazione al “riutilizzo creativo” di tutto
quello che normalmente viene considerato scarto, rifiuto, senza complessi
d'inferiorità rispetto al nuovo e al “fresco di fabbrica”, creando un nuovo
rapporto con le risorse di cui questo mondo dispone. Il lavoro specifico
dell’arte contemporanea, rispetto a questo tema, si attua in campi e con
modi assolutamente diversi... La rassegna che quest’anno proponiamo a
Riciclarti 2009 ne è un esempio, un piccolo “campione” delle multiformità
espressive in cui il riciclo si “mostra”!
Quest’anno vorremmo far diventare l’ex Macello un laboratorio continuo,
che accolga, oltre i bambini delle scuole coinvolte dall’Informambiente,
anche gli adulti. Queste sono le novità introdotte nell’edizione 2009 oltre
alla diversa sede espositiva, cioè la splendida Cattedrale del ex Macello.
I laboratori didattici di Sostenibilità Ambientale promossi dall’’Assessorato
all’Ambiente, nella precedente edizione di Riciclarti 2008 svoltasi al
Bastione Alicorno, sono stati a nostro avviso uno dei momenti più intensi e
coinvolgenti dell’intera rassegna! Si era generata un’atmosfera di continuità
creativa, che ha coinvolto tutti i soggetti che vi hanno partecipato: operatori
di Informambiente, insegnanti e genitori che hanno accompagnato le classi,
il pubblico stesso e anche noi che li abbiamo organizzati! Anche noi artisti,
pur conservando le nostre differenze stilistiche in un cammino comune,
abbiamo reso omogeneo e stimolante l’intero gruppo di lavoro, favorendo
lo scambio di esperienze e di metodi. Quindi non ci resta che invitarvi a
prenotare il vostro laboratorio presso la segreteria della mostra, nei termini
e nei modi anticipati nel programma di Riciclarti 2009! Buon lavoro!
Alessio Brugnoli
Marisa Merlin
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La singolarità e l'opera.
Sulla "costituzione" dell'esercizio critico
Data xyz 2009
Dissolvere la riduttiva consistenza oggettuale che consolidandola anche la
insidia è forse un aspetto essenziale del movimento con cui l'opera d'arte
appare. Sparire, seppure di un eterno sparire, è probabilmente la vera
aspirazione, se così si può dire, dell'opera. Molta della pratica estetica
contemporanea ha corteggiato questa istanza di sempre dell'arte, cercando
di sciogliere l'agire artistico nei tempi e nei luoghi del "vivere", riuscendo
però a riconoscere solo in parte l'effettiva natura di quel gesto. La poesia, che
sa evidenziare, in alcuni massimi raggiungimenti, nei modi più "irresistibili"
l'intima necessità di quella movenza, proprio quando pone senza mirarvi,
al pensiero il compito di non mentire di fronte a ciò che essa mostra. La
riflessione sul senso della critica può anche cominciare da qui, dove pure
sembrerebbe scomodo attestarsi.
incontri
Adone Brandalise
Remixing. Percorsi nel riuso critico delle immagini,
fra ebbrezza e saturazione.
Data xyz 2009
Antonio de Pascale rielabora stereotipi e iconografie della produzione e della
comunicazione di massa. Gli elementi di questo linguaggio sono smembrati
e riassemblati a livello formale e concettuale. Immagini, prodotti, logo e
imballaggi sono clonati e geneticamente modificati per essere riprodotti in
pitture acriliche su tele di dimensioni sorprendenti. Il prototipo presente
nell'immaginario collettivo si carica di inediti significati e diventa il punto di
rottura tra l'impatto invasivo dei media e l'inevitabilità del reale.
Antonio de Pascale
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testo
conferenziere
Il riuso come (non) uso estetico.
Note sul ready-made
Il soffio e il bricoleur
Data xyz 2009
Un’immagine dominante dell’attività artistica rimanda al racconto biblico della
creazione dell’uomo. Dopo aver plasmato una forma di creta, Dio infonde
la vita nella materia inerte con il suo soffio. Analogamente, a proposito
dell’attività artistica, si parla di “creazione”. È dalla mente dell’artistademiurgo che nasce l’opera.
Possiamo diversamente intendere il ruolo dell’artista come la capacità di far
emergere lo spirito interiore di qualcosa che può apparire comune, privo di
significatività, inerte appunto ai sensi e alla mente degli uomini. Concetto
piuttosto estraneo alla nostra cultura, per lo sviluppo preso dalle arti
figurative. Lo troviamo espresso sottoforma di favola nel Pinocchio di Collodi,
dove il legno parla e si lamenta mentre il suo intagliatore è all’opera.
È una concezione presente in molte culture non occidentali, in particolare
nelle arti figurative africane, sia tradizionali che contemporanee. Qui l’opera
artistica nasce spesso da un incontro tra l’artista-bricoleur e una materia
della quale egli sa far risaltare le potezialità espressive.
Data xyz 2009
Nel 1913 Marcel Duchamp designa come opera d’arte una ruota di bicicletta
montata su di uno sgabello. Qualche anno più tardi, nel 1917, approfondisce
l’operazione presentando come opera d’arte un orinatoio. Ma il fatto più
sorprendente è che col tempo l’orinatoio e gli altri oggetti di Duchamp sono
davvero stati accettati come opere d’arte; anzi sono considerati, oggi, le
opere d’arte più influenti del Novecento, come è risultato da un recente
sondaggio. Duchamp istituito il ready made, ha dimostrato che la fonte
dell’artisticità di un oggetto risiede nell’uso che se ne fa: ogni cosa, anche la
più banale, può essere opera d’arte purché la si svincoli dalle sue “normali”
finalità pratiche all’insegna di un piacere libero e imprevedibile.
Il Secondo Novecento ha compreso la potenzialità dell’intuizione di Duchamp
e ha sviluppato un programma di sistematica riqualificazione degli oggetti:
quegli oggetti che, nel nuovo contesto della società dei consumi, si sono
riversati nelle vite di ciascuno in quantità mai sperimentata prima, e che,
con altrettanta velocità, finiscono il loro ciclo d’uso divenendo spazzatura.
Il riuso artistico dell’oggetto è divenuto una preziosa pratica anti-nevrotica,
capace di ridare vita a ciò che il consumismo ha decretato per morto e che
invece attende di rivelare il suo tesoro più prezioso.
Guido Bartorelli
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Antonio Marazzi
L’isola che c’è. Teatro Ricerca Integrazione
Data xyz 2009
Un progetto artistico e terapeutico dell’associazione Diverse Abilità e del
Centro di Salute Mentale Municipio 12 della ASL ROMA C.
A cura di: Alessandra Panelli (Regista)
Anna Di Quirico (Danza-terapeuta)
Andrea Balzola (Scrittore)
Il DVD, che viene presentato in questa rassegna Riciclarti 2009 di Padova,
rappresenta una sintesi della collaborazione del nostro Gruppo di persone
impegnate sia nell’ambito artistico che clinico, profondamente convinte
che alla sofferenza mentale possa essere dato un ascolto e una risposta.
Un superamento per quelle strettoie di una dialettica, fin troppo consolidata,
che contrappone la salute mentale alla malattia a favore di un variegato e
continuo dialogo con i percorsi mutevoli dell’esistenza umana.
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mostra
Luisa Bertocco
Luisa Bertocco sorprende la memoria depositata negli oggetti sottratti
all’ambiente consueto, dove riposano all’ombra dell’oblio, e li restituisce
alla presenza. La loro composizione è l’esito di un rito, che li ricompone in
un insieme nuovo, attraverso un meticoloso accostamento, taglio e cucito
di materiali eterogenei, con una prassi che ricorda l’oscuro e desueto lavoro
femminile, quando nulla veniva definitivamente gettato o dimenticato e
invece rifioriva a nuova vita, per l’uso quotidiano di nuove generazioni.
L’opera, che una sapiente manualità libera dall’abituale esistenza, assume
un aspetto monumentale, si astrae dal luogo domestico e dal suo tempo.
Trasfigurata diviene mito e simbolo materiale e prezioso del lavoro di
moltitudini di donne, le stesse cui veniva affidato l’umile e prezioso compito
di conservare e rigenerare.
Guido Galesso
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[email protected]
Stecca
2009
mixed media
cm 240 x 8 x 10
Mandala
2009
mixed media
cm 75 x 50 x 50
Sedia 1
2009
mixed media
cm 75 x 50 x 50
Sedia 2
2009
mixed media
cm 75 x 50 x 50
Carlo Bettin
Disperso e in fuga dal vuoto di una civiltà. Viene da chiedere a Carlo Bettin da
cosa, da chi, stia scappando il fidanzato più ricercato del mondo occidentale,
il giocattolo-mito. La sua zattera è inerme, ma le vele espongono fiere il loro
Rotella design, lacerato addio alla civiltà del consumo. Anche in 90x60x90
è attuata una fuga dalla realtà: un oggetto dalla profonda, volgare e
deperibile attualità, raggiunge l’immortalità morandiana delle cose senza
tempo. La plastica si fa pietra e svela il suo sogno fossile: l’essere donna,
l’essere desiderio e bellezza. Il cuore in tutto ciò è assente, perché anch’esso
naufrago. La risacca gli impedisce di allontanarsi, il sole lo fa inutilmente
splendere sulla riva. Ma è una navigazione che non si può fermare, perché
un giorno d’estate, in una civiltà diversa, i nostri sperduti personaggi si
incontreranno.
Fausto Tomei
28
[email protected]
Il mito di un giocattolo
2009
mixed media
cm 27 x 23 x 90
Cuore naufrago
2009
mixed media
cm 44 x 19 x 40
90x60x90
2009
mixed media
cm 6 x 8 x 33 (5 elementi)
Giuliana Bicciato
La superficie dell’opera ci appare irregolare, mossa da cavità e sporgenze.
I materiali usati debordano e non si fanno rinchiudere in una forma
geometrica definitiva; l’occhio è costretto a vagare tra le sinuosità argentee
di Packaging per ritrovare la scansione interna all’opera. Possiamo seguire
il ritmo in verticale o in orizzontale, oppure zigzagare facendoci trasportare
dall’elemento più esterno che avvolge l’opera.
Se siamo ormai abituati a vedere case, parchi, persino intere isole
impacchettate dopo la fama raggiunta dagli interventi di Jeanne-Claude e
Cristo, sicuramente siamo meno soliti vedere materiali destinati a diventare
rifiuto assumere l’aspetto di un pacco regalo. E siamo noi che ci stiamo
scambiando questi doni con la falsa certezza che il nostro pianeta sia in
grado di accoglierli.
Packaging ci propone un’alternativa: usare i nostri rifiuti e farli diventare
preziosi, farli brillare di argento.
Natasha Bordiglia
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[email protected]
Packaging
dettaglio
Packaging
2009
acrilico a cera, mixed media
cm. 90 x 110
Maria Pia Camporese
C’è un dadaismo alla seconda, nei lavori di Pia Camporese, che opera
raccogliendo oggetti comuni traslati al mondo dell’arte e li ripropone non
come semplici ready-made di cui è mutato il contesto, ma come grumi di
memoria e di quotidianità che vanno a comporre, con scultura e pittura,
un ensamble di consueto dolore. La consuetudine del dramma è ciò che
sperimentiamo, giornalmente, nel reale. L’asettica ruota di bicicletta di
Duchamp si è trasfigurata in inquietante bambina-bicicletta, il trespolo che
la sorregge, rovesciato, logoro e vagamente deformato, è divenuto incerto
sostegno, sembra quasi che una rovinosa caduta della bambina bicicletta
sia imminente, inevitabile.
Mi è caduto il cielo addosso e una piccola striscia bianca si chiede il perché
di questo fatto. Il perché è così ignoto da essere evidente, appartiene al
vissuto di tutti, è un perché universale, ha a che fare con la vita, col dolore,
con la gioia e con la rinascita.
Fausto Tomei
32
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Bambina bicicletta
2009
mixed media
cm 40 x 80
Mi è caduto il cielo addosso
2008
mixed media
cm 60 x 170
Donatella Edini
Donatella Edini si confronta con gli elementi dell'immaginario collettivo,
ripresi nella loro integrità semantica e tuttavia spogliati del loro originale
contesto. Il nuovo, privato della funzionalità effettiva, lo evoca. L'inedito
insieme dalle incongrue dimensioni, come nel paese delle meraviglie di
Alice, ne diviene icona ambigua, apparentemente dotato di nuova funzione
e senso dei quali però sfuggono le ragioni. Le sue opere si propongono simili
a rebus che chiamano il fruitore a una soluzione impossibile. Così in Tracce
il nucleo dei vecchi dischetti A, ora divenuti pressoché obsoleti, ci ricordano
i primi passi degli home computer. Oggetti, cronologicamente vicini, ma
rapidamente superati dall'evoluzione tecnologica, vanno a comporre il
simulacro di un dischetto multiplo.
In 1A2A3A le lattine, svuotate della bibita che potrebbe diventare emblema
e il simbolo stesso dell'immaginario contemporaneo, sono incastonate al
centro di tre pannelli che, nelle raffinate sfumature di colore, attribuiscono
alla composizione un pregio materico, una densità cromatica e tattile assenti
negli originali dall'infausto destino.
Guido Galesso
34
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1a1b1c
2009
olio, metallo
cm. 150 x 50
Tracce
2009
acrilico, grafite, metallo, plastica
cm. 120 x 40
Ernesto Favaretti
Dalla passione del padre di realizzare oggetti decorativi e giochi in legno,
Ernesto Favaretti eredita l’amore per il legno, legno che viene accuratamente
cercato e selezionato dalle spiagge libere del delta del Po. La ricerca origina
da vagabondaggi lungo le rive dove l’occhio è attratto da tronchi e da
ramaglie, l’artista raccoglie e deposita ciò che il suo sguardo ha colto: il
materiale dell’opera ora esiste. Nel suo studio quella piccola parte di natura
attende pazientemente che le mani di Ernesto la tocchino, la coccolino,
per assumere una nuova forma. La scultura lentamente prende vita tra
levigature, tagli, inserimenti e si prepara ad essere parte di quel mondo
immaginario, nutrito di fiabe e favole, che costituisce l’orizzonte entro cui
si muove il lavoro di Favaretti. Alla memoria depositata in quei legni, in
quelle ramaglie abbandonate, si sovrappongono i ricordi di quando bambini
ascoltavamo rapiti racconti popolati da animali, Pinocchi e fate, e davanti
alle opere di Ernesto sentiamo crescere il desiderio di tornare ad ascoltare
quei racconti che in parte avevamo dimenticato.
Natasha Bordiglia
36
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Delta
2009
legno di recupero, mixed media
cm 100 x 30
Camilla Flaminio
Istante di memoria
2008
mixed media
cm. 90 x 90
La tradizione informale e materica appare nelle pennellate di Camilla
Flaminio dove stratificazioni successive si rincorrono, per poi scomparire
tra quegli spazi più liquidi che lasciano l’occhio riposare. Le diverse densità
modulano uno spazio in cui il colore interviene in modo discreto, gentile,
quasi a non voler sopraffare la materia.
La pittura ricopre tessuti indossati, usati, vissuti da altri. Frammenti di vita
passata e sconosciuta vengono cuciti e usati come tela su cui interviene
l’artista. L’atto del cucire corrisponde alla necessità di accordare il proprio
gesto con una pratica antica, memoria mai persa di donna, che anche il
nostro sguardo può ritrovare in quegli spazi vergini dell’opera. Il continuo
susseguirsi di zone celate e di zone visibili ripercorre il lavorio della mente
che affannosamente cerca nel passato corrispondenze e significati di cui si
nutre per il presente.
Natasha Bordiglia
38
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Costruzione di memoria
2008
mixed media
cm. 102 x 102
Simonetta Giacometti
Simonetta Giacometti ama sondare e sperimentare inedite forme espressive
e ha fatto tesoro della propria formazione orafa, dove il valore intrinseco
della materia attende di essere esaltata dal lavoro dell’artista. Nella sua
recente produzione ha investito le precedenti esperienze, confrontandosi con
materiali poveri, ricavati da oggetti di consumo e destinati ad essere gettati
dopo l’uso. Protagonisti sono gli umili contenitori di plastica. Simonetta, con
un tocco di spregiudicata ironia, ha saputo riscattarli, cogliendone il pregio
nella loro cristallina trasparenza e nei variegati colori, estesi in gamme dal
bianco, al verde e all’azzurro più intenso.
In Nouveau Cristal la materia, trasfigurata grazie alle proprie qualità
intrinseche, è sottratta all’ovvio e si offre all’immaginazione creativa,
non sottomessa all’arbitrio, bensì attratta dall’azzardo dell’associazione
e dall’immagine imprevista, pronta a confrontarsi con luoghi e funzioni
inattese.
Guido Galesso
40
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Nouveau Cristal
2009
mixed media
cm 120 x 100
Sabrina Locatelli
Le qualità dell'oggetto, della sua materia, in relazione con il luogo proprio,
dotato di specifiche qualità, sono concepite da Sabrina Locatelli come
un'insieme nel quale le forme sono strutturate in un rapporto funzionale
inedito. Le sue creazioni sono quindi intrisecamente ecologiche, l'esito di
un progetto razionale fondato sulla sensibilità delle qualità di ogni singola
parte in relazione al tutto e al luogo cui sono destinate, indipendentemente
da pregiudizi basati sulla loro origine industriale. La forma, il colore e la
sensibilità alla luce sono le sostanze che garantiscono la relazione tra le
parti e di queste con il luogo. Tutto ciò è design e, se ci fosse ancora qualche
dubbio, opera d'arte, ossia capacità di immaginare in un teatro mentale ciò
che sarà immagine sensibile dotata di qualità e relazioni originali. La materia
prima è costituita da oggetti scartati e reintepretati, sottratti allo “spreco
compulsivo contemporaneo” dettato dalla miope ragione strumentale, e
rimessi in gioco per costituire un'insieme organico, frammento virtuale di
un mondo armonico in divenire.
Guido Galesso
42
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Rothko
2009
sfridi di lavorazione di feltro
cm. 135 x 135
Nido
2009
rete metallica
cm. 180 x 38
Fringes
2009
tappi di plastica
cm. 270 x 40
Marisa Merlin
Nuove scritture
2009
strisce di lattine
dimensioni variabili
Marisa Merlin riscatta i materiali apparentemente obsoleti con la propria
immaginazione; coglie le potenzialità inedite che giacciono nella consistenza
materiale e nei colori di ciò che gettiamo, accondiscendendo la nostra ottusa
abitudine a reiterare l’ovvio.
Mattoni, Nuvole spinose 2 e Nuove scritture proseguono il percorso intrapreso
dall’artista negli ultimi anni, alla ricerca di forme che emancipano la materia
alla sua origine e al suo destino, sottratta alla funzione e alla significazione
originaria e sottomessa alla metamorfosi fantastica dell’artista. Ognuna di
esse propone una particolare e rigorosa tessitura modulare, che si presta a
generare composizioni di dimensioni e forme variabili, ironiche e di raffinato
esito decorativo, in un gioco in cui l’immaginazione compete con la varietà
organica e geometrica delle forme naturali.
Guido Galesso
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Nuvole spinose 2
2009
strisce di bottiglie di plastica
dimensione variabile
Mattoni
2009
strisce di lattine
dimensioni variabili
Nuandaproject
Nuandaproject, collettivo di artisti nato nei primi mesi del 2008, si attiva su
tematiche legate alla contemporaneità osservando il mondo attorno a sé con
occhi aperti, reagendo con il linguaggio artistico agli eventi che caratterizzano
la nostra società. Per Riciclarti 2009 il collettivo ha realizzato un’opera a
quattro mani firmata Alessio Brugnoli e Claudia Vatteroni, artisti legati al
linguaggio pittorico che in questo caso ci offrono un lavoro tridimensionale,
un assemblaggio in cui la scultura ritrovata nella tautologia degli oggetti si
lega al colore divenuto elemento unificante e metafora situazionale.
Mare-viaggio obbliga ad una pausa, ricorda a chi si avvicina e si sofferma
ciò che vediamo e non vogliamo vedere, ciò che avviene e non vorremmo
sapere. Uno stato di cose che esiste nostro malgrado. Il mare si verticalizza
e si chiude in uno spazio denso di desideri consumati di civiltà immaginata
e immaginaria, di oggetti inerti che partecipano alla compressione di un
luogo non più aperto ma chiuso, ristretto, in cui il viaggio ha perso la sua
aura. La concentrazione e il senso di soffocamento è conseguenza di una
divisione. L’abolizione della distanza potrebbe avere un senso rigeneratore
in una condizione di libertà in cui le frontiere che separano mondi sono
infrante. Ed ecco allora il fiore che scorgiamo tra le pieghe-piaghe divenire
simbolo del possibile.
Nuanda è lo spirito indiano della fertilità. I capi indiani si facevano dipingere
il simbolo di nuanda, un fulmine rosso, sul petto per esprimere la propria
fertilità. Anche l’opera d’arte può tornare ad essere fertile e in Mare-viaggio
la speranza a mostrarsi.
Natasha Bordiglia
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Mare - viaggio
dettaglio
Mare - viaggio
2009
mixed media
cm 160 circa x 240 x 30
Vanessa Palomba
Vanessa Palomba dipinge usando la carta, carta che proviene da lettere e
pacchi ricevuti, da luoghi in cui è stata, da ristoranti in cui ha mangiato, da
momenti quotidiani dispersi nella sua storia. La pittura interviene con gesto
deciso su questo materiale non più fragile, ma duro e spietato quasi quanto
i suoi soggetti. I piedi tagliati dal corpo a cui appartengono, appesi come
quarti di carne in un macello, sono l’unica immagine che l’opera ci offre.
La crudezza si stempera talvolta nella pennellata curva che accompagna la
sagoma naturale di quella parte del corpo da lei scelta come prediletta e
presente nella maggior parte dei suoi lavori.
I piedi, estremità a contatto con la terra, si fanno carico di tutto il peso
dell’esistenza e tracciano e ri-tracciano con il loro incedere strade vecchie e
nuove. La sofferenza del percorso, in altre opere più occultata, in Grace si
rende palese nel sangue che affiora tra le dita.
Natasha Bordiglia
48
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Grace
dettaglio
Grace
2009
mixed media
cm 80 x 115 (x2)
Pasquale Petrucci
Equilibrio rosso
2009
pannelli digitali
cm 100 x 100
Il mondo delle auto demolite costituisce l’orizzonte entro cui si muove il ciclo
di opere Nuraghe Contemporanee, di cui fanno parte i pannelli Equilibrio
Rosso e Clessidra. Il riferimento alla problematica del riciclaggio è costante e
nelle due opere appena citate è accentuato dalla composizione. In Equilibrio
Rosso le automobili si distribuiscono secondo linee ascendenti la cui forma
porta l’occhio a vagare e a focalizzare l’attenzione ora su un dettaglio, ora su
un altro, per poi perdersi nel rosso dello sfondo. La lettura diviene possibile
solo a distanza dove l’accumulo assume l’aspetto di penisola, di terra invasa
da rottami, circondata da un mare ormai lontano dal suo colore originario.
Il gioco delle interferenze tra il soggetto rappresentato e il modo in cui
occupa lo spazio si fa più esplicito in Clessidra dove è evidente il richiamo
alla dimensione temporale, già dichiarata dal titolo stesso dell’opera. I colori
scelti da Petrucci per questo pannello concorrono al senso generale dell’opera
in cui la richiesta di attenzione per l’ambiente diviene ora monito.
Natasha Bordiglia
50
[email protected]
Clessidra
2009
pannelli digitali
cm 100 x 100
Mara Ruzza
Il lavoro di Mara Ruzza, che si esprime in installazioni, video e pittura, si
concentra ogni volta in specifiche situazioni legate tra loro dalle semplici
tattiche della pratica e non da stilemi formali. Il dialogo che si crea tra
le singole opere è sottile, sospeso tra gli effetti casuali, la progressione
numerica, il cambio di prospettiva. Il processo artistico di Mara richiede
lentezza e metodicità e si nutre di una continua ricerca che abbandona
i rigidi paradigmi propri del pensiero occidentale per spingersi verso le
filosofie orientali.
In Wu You il vuoto diventa pieno per tornare ad essere vuoto in un costante
processo di trasformazione, dove l’esistente è vissuto come luogo del
possibile in continuo mutamento. Le ceramiche che punteggiano il percorso
sono oggetti che si pongono allo sguardo dello spettatore come simboli di
una dialettica in cui i due elementi oppositivi – il vuoto e il pieno – non si
esauriscono in una sintesi, ma convivono in uno spazio aperto, infinito, dove
entrambi sono accolti senza obbligo né di scelta né di riduzione. Il numero
tre che appare nell’opera non è solo una traccia ma costituisce la trama
di un discorso che vuole essere inclusivo, che desidera abbracciare e non
dividere. I termini sine qua non di una possibile rigenerazione risiedono
nell’accoglienza e nel rispetto dei cicli naturali del nostro mondo.
Natasha Bordiglia
52
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Wu You ovvero l’utile dell’inutile
2009
ceramica, mixed media
cm 50 x 50 x 50
Aleph Tonetto
Le opere di Aleph Tonetto suscitano sentimenti contraddittori, simili a quelli
che Freud definì unheimlich, familiare e straniato. Siamo immediatamente
indotti a percepirli come paesaggi desolati, ma non appena li osserviamo
ne vediamo le qualità materiche, ben diverse dai paesaggi tradizionali.
Possiamo coglierne analiticamente le qualità cromatiche dei distinti colori,
ma se torniamo a considerarli nel loro insieme gli stessi pregi sembrano
marcare l'evidenza di una natura stravolta. Quando ne leggiamo il titolo ne
abbiamo la rivelazione inquietante, associamo la memoria del paesaggio
naturale ereditato a quello che stiamo preparando alle generazioni future.
Ottenuti facendo reagire acidi e ossidi su una lamiera ruggine di ferro sono
“quasi una concrezione naturale creata solo dalla natura”, dove l'intervento
dell'autore è solo nell'intenzione iniziale, mentre l'esito è dato dalle
qualità chimiche degli elementi. Quasi una metafora dell'azione dell'uomo
sull'ambiente naturale dagli esiti perturbanti.
Guido Galesso
54
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2093 d.C.
2009
ferro, acidi chimici, ossidi
cm. 100 x 100
2058 d.C.
2009
ferro, acidi chimici, ossidi
cm. 100 x 71
Francesco Varesano
Francesco Varesano, artista romano, nei suoi lavori usa da sempre materiali
riciclati. In D.O.B.B., opera realizzata per la mostra Riciclarti 2009, appare
una lastra con alcune lettere incomplete. Invece di aggiungere l'artista
toglie, cancella alcune parti di lettere, le trasforma; rinuncia. La mutilazione
delle parole non impedisce allo spettatore - lettore la comprensione del
significato della frase riportata sulla lastra, che esemplifica e accentua il
messaggio che l’artista vuole farci giungere. La lastra, infatti, riporta la
frase: "Dobbiamo rinunciare a qualcosa per salvare il nostro mondo".
Un’opera che rimane una sana critica all'invadente e futile consumismo
divampante dei nostri giorni a cui si oppongono artisti che vorrebbero
migliorare l'ambiente che circonda l'uomo del nostro nuovo secolo, invaso
da merci di scambio che lo privano del senso di origine e umanità. Il
perimetro laterale della lastra ove riposa la scritta non a caso proviene da
una pedana per il trasporto merci. Un fondo di un armadio, recuperato dopo
essere scartato e probabilmente sostituito con uno nuovo, costituisce l’altro
materiale usato. Mostrare le fonti di energia è una caratteristica del lavoro
di Varesano, che in questo caso opta per una semplice luce che dallo sfondo
illumina le parole erose.
Beatrice Bonfanti
56
[email protected]
DOBB
2009
light box
cm 69 x 43 x 7
+ special guests
Sergey Shutov
La sua biografia è costituita da una serie sterminata di episodi, come i lavori
in uno zoo e in un planetario, la partecipazione al cult film ASSA, la sua
popolarità dopo le vendite di Sotheby nel 1988, e la sua entrata trionfale
nel 2001 alla Biennale di Venezia. Non è solo un artista: è uno scrittore, un
musicista, un DJ, un VJ, un organizzatore, infine è il padre della video arte
russa.
L’opera di Sergey Shutov è impossibile contenerla, identificarla in un
movimento solo. Può appartenere alla corrente dell’arte Soviet non ufficiale,
alla Transavanguardia europea o alla Media Art, al Post-Pop.
Fighters appartiene all’ultimo periodo della sua attività ed è stata esposta la
prima volta nel 2007 in Germania, alla 10th Triennale Kleinplastik Bodycheck
e nel 2008 a Mosca nel Museo di Arte Moderna. L’anno successivo è Padova
ad accogliere questo lavoro, all’interno della rassegna Riciclarti 2009.
Le sculture di questa serie sono ready-mades. Sotto la patina rossa sono
nascosti Batmen, Spidermen e altri super eroi, giocattoli da bambini che
acquistano l’aggressività e la violenza del mondo degli adulti. “Cerco di
reagire al moderno mondo mediatico, dove anche una cattiva notizia è
una buona notizia”, scrive Sergey nel catalogo Captain’s Log dove l’opera
è pubblicata. Fighters non vuole essere piacevole né alla vista né al tatto,
vuole essere simbolo di una società malata dove la differenza tra il bene e il
male è sempre più fluida, dove sembra che l’amore si possa confondere con
l’odio, entrambi annegati nel rosso. I corpi sembrano chiusi in un abbraccio;
talvolta sembrano giocare. La percezione della lotta avviene solo ad uno
sguardo che si posa, che si ferma per ascoltare.
Fighters ci chiede di imparare a guardare.
Natasha Bordiglia
60
Fighters
2006
sculptures
Zezão
È quasi impossibile girare per San Paolo senza scorgere qualche segno di
Zezão. I suoi dipinti, tag, flops sono ovunque. Si possono vedere nell´alto
dei grattacieli delle zone piu nevrotiche della metropoli; ci passi accanto,
lungo i suoi fiumi inquinati; ci passi sopra, inconsapevolmente, perché gran
parte dei suoi interventi si trovano sottoterra, dentro i tunnel delle fogne
e discariche sotterranee, illuminate provvisoriamente attraverso il tombino
spostato mentre l’artista dipinge, e poi rinascoste per sempre.
José Augusto Capela, in arte Zezão, è uno dei principali esponenti della street
art in Brasile e le sue azioni portano all´estremo il dialogo sempre viscerale
tra le dimensioni contrastanti della cittá dove è nato e vive: San Paolo.
Diversamente dagli altri artisti locali che spesso usano un linguaggio
artistico connotato da tratti marcatamente figurativi, gli interventi di
Zezão si sviluppano su due motivi ricorrenti, entrambi astratti: una tag
stilizzata e una sfumatura multicolore. Il primo motivo, disegnato a due
colori tra l´azzuro e il turchese, è una variante della sua firma: “VICIO PIF
DST” (vicious, pintores infratores ferroviários, destroy), creata quando si
arrampicava, spesso capovolto, su cavalcavia e grattaccieli, cifra stilistica
molto famosa e ammirata dalla scena locale dei graffiti. La sfumatura
policroma, che caratterizza molte sue opere, trae origine dall’uso di avanzi
di spray lasciati da altri artisti.
Rachel Brumana
62
Ruas
2009
graffiti
VA
DO
PA
Credits
Comune di Padova, Consiglio di Quartiere
xyz, Informambiente, Mercatino, Marte,
Coop Adriatica. Un grazie enorme a Luca e
Francesca e a tutto lo staff de Le Sablon.
ARTE
SERVIZI IMMOBILIARI S.R.L.
+ 39 049 8210401
www.martesrl.it - [email protected]
Pasticceria, Caffetteria LE SABLON
Immobiliare MARTE SRL
COOP, Cooperativa Adriatica
Compra vendita usato Mercatino, Padova
Finito di stampare nel mese di settembre
2009 dalla Tipografia Ponchia, Padova