Catalogo 2009
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Catalogo 2009
a cura di: Natasha Bordiglia Alessio Brugnoli Guido Galesso Marisa Merlin Padova, Ex Macello 25 Settembre - 25 Ottobre 2009 Riciclarti 2009 Promosso da Associazione culturale diip Progetto a cura di Natasha Bordiglia Alessio Brugnoli Guido Galesso Marisa Merlin Con il contributo di Assessorato alla Cultura Assessorato all’Ambiente Informambiente Sponsorizzato da Immobiliare … Si ringraziano …………. …….. Catalogo Testi Guido Bartorelli Beatrice Bonfanti Natasha Bordiglia Adone Brandalise Alessio Brugnoli Rachel Brumana Antonio De Pascale Guido Galesso Antonio Marazzi Marisa Merlin Fausto Tomei Francesco Vallerani Progetto grafico Camilla Flaminio Stampa Ponchia ? © 2009 Associazione culturale diip All rights reserved under international copyright conventions. No parts of this book may be reproduced or utilized in any form or by any means without permission. www.diip.altervista.org Riciclarti 2009 mostra d’arte e momento di riflessione sul tema dell’ambiente mostra incontri cinema laboratori Riciclarti è, nel 2009, alla sua seconda edizione e si conferma crocevia e momento di fervido confronto per chi, artista, professionista, studente, decisore sociale o, semplicemente, cittadino, vorrà raccogliere e portare stimoli per definire la qualità della vita nella nostra città. Una vera Agorà, una piazza cittadina in cui fare insieme il punto della situazione partendo da uno dei prodotti simbolo della modernità: il rifiuto. Nel 2008, l’Assessorato all’Ambiente ha promosso quella che era ancora una scommessa, rivelatasi poi un importante appuntamento che ha saputo coniugare i temi ambientali a riflessioni culturali sulle nostre abitudini di consumo, con uno sguardo a 360° sul concetto di rifiuto, in ogni sua accezione, visto attraverso gli occhi degli artisti figurativi, dei filosofi, dei cineasti, degli architetti, dei tecnici, degli studenti. Riciclarti 2009 fornirà ancora e maggiori occasioni per stimolare curiosità e senso critico verso il mondo, filtrato attraverso le arti figurative e il pensiero umano. L’informazione, l’educazione, le testimonianze di altre realtà e il divertimento, ci permetteranno di sperimentarci verso nuovi e necessari stili di vita sostenibili, nella pratica individuale e in quella collettiva. Alessandro Zan Assessore all’Ambiente 4 5 Le origini del riciclaggio risalgono agli anni ’30 del Novecento. Le difficoltà economiche di allora spinsero la popolazione al riutilizzo dei materiali di scarto, riducendo gli sprechi e risparmiando sui nuovi acquisti. Qualsiasi oggetto di recupero poteva essere fondamentale in un momento in cui scarseggiavano le materie prime, o poteva essere usato come moneta di scambio. Tuttavia con il boom economico del dopoguerra ha preso avvio la cosiddetta cultura dell’ usa e getta, accompagnata dall’invenzione di nuovi materiali come la plastica fortemente inquinanti, di cui si fece un uso industriale su larga scala. I danni per l’ambiente furono ingenti. Il merito di aver messo nuovamente al primo posto il riciclaggio va al movimento ambientalista degli anni ‘60-’70, sensibile al problema ecologico. Da allora questa tematica è sempre stata al centro dei dibattiti politici, che hanno prodotto una serie di normative e leggi sulla raccolta differenziata, sullo smaltimento dei rifiuti, sugli inceneritori. Accanto all’attività politica, si sono sempre di più moltiplicate campagne di sensibilizzazione e sponsorizzazione del riciclaggio volte a prevenire lo spreco di materiali ancora potenzialmente utili, a ridurre il consumo di materie prime e l’utilizzo di energia, nell’ambito di una generale lotta contro l’inquinamento atmosferico. L’obbiettivo principale, frutto del decreto Ronchi del 1997, è stato quello di far rinascere l’idea che il rifiuto può essere ancora una risorsa che va sfruttata al massimo del suo potenziale. Ma in una società fortemente consumistica come la nostra, dove vige l’imperativo del nuovo ad ogni costo, riuscire a trasmettere questi valori 6 richiede manifestazioni forti e indicazioni precise. Ecco che allora l’arte può mettersi al servizio dell’ecologia. Gli artisti di Riciclarti, inserendosi in una tradizione artistica ormai affermata, usano oggetti di tutti i giorni, utensili scartati, veri e propri rifiuti, per creare le loro opere e dare nuova dignità a quello che la gente, per comodità e abitudine, senza pensarci sopra, è solita eliminare e buttare via. L’intento è quello di promuovere un nuovo stile di vita sobrio e sostenibile, attento al problema del degrado ambientale e del risparmio energetico, proponendo dei modelli positivi, che dimostrino che i nostri rifiuti, opportunamente separati, non rappresentano un problema o un’emergenza, ma possono tornare a nuova vita e a nuovi utilizzi sotto forme diverse. Il successo dell’edizione passata attesta quanto la cittadinanza sia vicina a queste tematiche e necessiti di una linea di indirizzo convinta e forte. L’iniziativa di Riciclarti acquista quest’anno ulteriore valore e importanza se teniamo conto del contesto in cui viene organizzata. In un momento storico-politico che sta affrontando una forte crisi economica e finanziaria, insegnare alle persone a risparmiare, riciclare, evitare gli sprechi dimostra l’impegno di questi artisti, che contribuiscono con le loro opere e la loro creatività a un’ulteriore sensibilizzazione dei cittadini sui temi dell’ambiente e della responsabilità personale e civica. Andrea Colasio Assessore alla Cultura 7 mostra 11 Immaginare il possibile Guido Galesso 15 Dallo sguardo al gesto Natasha Bordiglia laboratori 18 Laboratori Alessio Brugnoli Marisa Merlin incontri 21 La singolarità e l’opera d’arte Adone Brandalise 21 Remixing Antonio de Pascale 26 Luisa Bertocco 28 Carlo Bettin 30 Giuliana Bicciato 32 Maria Pia Camporese 34 Donatella Edini 36 Ernesto Favaretti 38 Camilla Flaminio 40 Simonetta Giacometti 42 Sabrina Locatelli 44 Marisa Merlin 46 Nuandaproject 48 Vanessa Palomba 50 Pasquale Petrucci 22 Il riuso come (non) uso estetico Guido Bartorelli 52 Mara Ruzza 54 Aleph Tonetto 23 Il soffio e il bricoleur Antonio Marazzi 56 Francesco Varesano 23 L’isola che c’é Alessandra Panelli Anna Di Quirico Andrea Balzola + special guests 60 Sergey Shutov 62 Zezão Riciclarti 2009 Immaginare il possibile Siamo lieti di poter proporre la seconda edizione di Riciclarti, dopo il successo di pubblico e critica del 2008. Un anno è trascorso e più impellente è divenuta la necessità di far convergere la nostra attenzione sul tema del consumo e del riuso, ora che la crisi economica mondiale ha reso evidenti i limiti del modello di sviluppo contemporaneo. L’edizione 2009 ripropone e evolve la struttura che ha consentito di concentrare attorno all’esposizione d’arte eventi capaci di affrontare la questione da vari punti di vista disciplinari e con modalità diversificate. La scelta di porre al centro della rassegna culturale l’immaginazione degli artisti ha dimostrato la sua ragion d’essere e la sua efficacia di fronte alla necessità di rivedere i propri stili di vita. L’anno scorso la sede dell’esposizione e degli incontri era il Bastione Alicorno, un luogo gravido di fascino e di memoria per la città; quest’anno è l’Ex Macello, sede depositaria della memoria del lavoro e della vita di molte generazioni, che ha trovato nelle manifestazioni culturali una nuova funzione e nuove relazioni con la città. Un luogo portatore di significati coerenti con le intenzioni di Riciclarti e con l’esigenza di costruire nel presente un nesso fertile fra un passato, ricco di potenzialità, e un futuro che attende la nostra creatività; non dunque un contenitore anonimo. 10 11 Nel Novecento si sono affermate concezioni estetiche che consideravano l’arte come pura espressione, come rappresentazione speculare della realtà o simbolo. Con Riciclarti 2009 mostriamo che l’arte è tutto ciò e altro ancora, non solo l’apparenza di qualcosa che esiste prima e indipendentemente da essa, bensì uno dei luoghi privilegiati in cui si esercita l’immaginazione collettiva e individuale. L’attività artistica è ideazione, espressione e comunicazione; è referenziale in quanto mette in relazione persone e culture. L’arte si pone al centro delle varie proposte di Riciclarti, mostrando di sapersi declinare in molteplici forme che sanno interrogarsi e interrogare, prestandosi alla riflessione, al gioco e al riso, all’ira e all’ironia. Gli artisti sanno che lo stile non è solo forma esteriore, a fronte dell’inattingibile sostanza, sanno che nello stile dimora l’identità stessa degli individui, il loro modo di esistere e di entrare in relazione con gli altri per formare le collettività. Lo stile esprime le abitudini, ossia ciò che crediamo normale e naturale, quindi immutabile; tuttavia forse non lo è, anche lo stile e le abitudini sono soggette al divenire. Già dal primo Novecento coloro che oggi consideriamo fra i più influenti esponenti dell’arte contemporanea hanno messo in discussione gli stili dei loro maestri; hanno saputo portare nelle loro opere gli oggetti della vita quotidiana, mostrando come la questione estetica sia immediatamente una questione etica; hanno determinato un cortocircuito fra il vile consumo quotidiano e il sacro luogo dell’arte, così come lo avevano ereditato dal Romanticismo. Scolabottiglie e orinatoi, ferri da stiro e carta da parati, carta straccia e tutta la congerie di oggetti consunti; e poi ancora scatole di conserva e di salviette, ferri arrugginiti e sacchi bruciati, manifesti stracciati e immagini pubblicitarie hanno fatto irruzione nelle gallerie e nei musei e scardinato i valori estetici dominanti. Chiunque frequenti gallerie e musei contemporanei sa che la presenza del nesso rifiuto-valore è tuttora cogente ed egemone. La seconda edizione di Riciclarti 2009 costituisce un appuntamento culturale per riflettere e confrontarsi con una questione sempre più sensibile, presente 12 nei dibattiti pubblici e nelle conversazioni private. Pone ancora al centro le opere d’arte. La relazione consumo-riuso investe il nostro stile di vita, ossia tutti i nostri comportamenti, le nostre scelte, il nostro modo di vedere, di considerare noi stessi e di apprezzare il mondo e la nostra vita. Un anno fa, per alcuni, porre all’attenzione l’esigenza del mutamento dello stile di vita era ancora solo un esercizio cerebrale o un gioco eccentrico. La crisi mondiale ha rivelato invece come i limiti del nostro paradigma di sviluppo siano la nostra condizione inderogabile, presente e futura. Le tribù seminomadi del Paleolitico sfruttavano un territorio e quindi lo abbandonavano alla ricerca di risorse incontaminate in altre terre. Il loro spazio possibile era incommensurabilmente più esteso del loro spazio vitale. Negli ultimi due secoli noi ci siamo comportati in modo simile, nonostante fossero evidenti i limiti del nostro spazio e delle sue risorse. Invece la penuria di beni a disposizione delle generazioni che ci hanno immediatamente preceduto le aveva indotte a riciclare ogni cosa. La tradizione popolare imponeva l’abitudine e l’attitudine all’uso e al riuso, permetteva la rinascita della materia in nuova forma e nuovo valore. Quella tradizione sembrava obsoleta, una condizione erroneamente creduta paleo antropologica, sopraffatta dallo stile di vita che ad essa opponeva l’illimitato consumo di risorse e beni come via intrapresa verso la felicità. Oggi si offre a noi, nei limiti di spazio e tempo disponibili, la possibilità e la necessità di immaginare un nuovo futuro. Riciclarti 2009 non propone un illusorio ritorno al passato, una nostalgica regressione e un impossibile ripiegamento, bensì richiama l’esigenza di investire la nostra immaginazione per vedere nel rifiuto potenzialità e valori inediti. Di fronte alla crisi del modello di sviluppo fondato sul consumo rapido e compulsivo, sul valore dell’usa e getta, ora diviene evidente la necessità di proporre l’istanza di scegliere nuovi stili di vita, di immaginare il possibile. Guido Galesso 13 Dallo sguardo al gesto Tematizzare l’esistenza di una crisi ecologica è già di per sé indice di un mutamento culturale, che investe atteggiamenti, aspettative, e rivendica nuovi valori legati alla qualità della vita. La messa in questione del mito del progresso e il rifiuto di un modello di dominio dell’uomo sulla natura lega indissolubilmente la cultura ambientale con l’esperienza postmoderna. Il pensiero postmoderno, nonostante la sua irriducibilità ad una definizione univoca, ha evidenziato l’impossibilità di una legittimazione oggettiva degli ordini gerarchici e ci suggerisce che il nostro sguardo sulla realtà è mediato da precise convenzioni e condotte socialmente determinate. Lo smascheramento dei “grandi racconti” o “metanarrazioni” porta la cultura postmoderna ad essere connotata dal plurale, pluralità che accoglie il principio della differenza da intendersi come modificabilità delle identità, in una condizione di confronto all’interno di uno spazio condiviso. L’etica e la cultura ambientale oltrepassano l’illusione naturalistica che afferma il rapporto umanità-natura secondo una modalità piramidale all’interno di una logica utilitaristica fondata sui termini di fruitore/fruito. “Perciò, lungi dal sostenere l’idea di una natura come costrutto linguistico o sociale, […], il versante anti-ideologico costruttivo del postmoderno può 14 15 accompagnare la scienza e la società in una sfera critica attiva in cui s’incontra con la cultura ambientale nella ricostruzione di un orizzonte aperto di valori. Questa ricostruzione comporta […] la rinuncia ad un’ottica esclusivamente antropocentrica, la decostruzione delle gerarchie sociali e naturali, l’estensione della soggettività morale a soggetti altri, il ripensamento degli scenari globali, alla luce dei conflitti etico-ecologici”.1 Il paradigma della sostenibilità ambientale letto all’interno di una reale cultura ecologica si presenta quindi come ambivalente. L’idea di “sviluppo sostenibile” spinge, infatti, nella direzione di un semplice aggiornamento del vecchio obiettivo di un controllo sulla natura da parte dell’uomo, che ora amministrerebbe anche i livelli di inquinamento e di degrado accettabili. Il concetto di sostenibilità può invece essere fecondo solo se all’interno di una ridiscussione del nostro immaginario culturale. È singolare constatare che la data a cui si fa risalire la nascita del pensiero ecologico, il 22 aprile 1970, quando milioni di persone si riunirono per celebrare la prima Giornata Mondiale della Terra, coincide con la data in cui nasce e cresce il fenomeno della Land Art. Gillo Dorfles trattando questo fenomeno artistico osserva: “C'erano già i giardini di sabbia zen, il giardino di muschio e gli stessi Ikebana giapponesi, che facevano di queste attività naturali una forma d'arte a sé stante. C'erano i cimiteri svedesi con i loro recinti di ghiaia rastrellata a disegni geometrici. E c'erano le infinite varietà di parchi all'italiana, all'inglese, ma la particolarità della Land Art è stata quella di un intervento sulla natura e nella natura non a scopo edonistico ed ornamentale, ma quello che potremmo definire una presa di coscienza dell'intervento dell'uomo su elementi che presentano un ordine naturale e che da tale intervento sono sconvolti e incrinati”. Negli anni Settanta gli artisti, con la capacità da sismografo a loro propria, registrano immediatamente il mutato atteggiamento dell’uomo nei confronti dell’ambiente e anzi lo anticipano di qualche anno, dato che i primi interventi di Land Art risalgono alla fine degli anni Sessanta. Se 1 Serenella Iovino, Ecologia Letteraria. Una strategia di sopravvivenza, Ed. Ambiente, Milano, 2006, p.38 16 la Land Art rimane comunque legata alla natura, altri interventi artistici a partire dagli anni Ottanta iniziano ad occuparsi di ambiente inteso nel suo significato più allargato. Basti ricordare l’esplosione del fenomeno della Graffiti Art che irrompe nelle realtà metropolitane fino ad imporsi come forma espressiva artistica autonoma. L’orizzonte si allarga fino ad includere all’interno dell’idea di ambiente una pluralità di spazi e di tematiche, che testimoniano l’impossibilità di pensare il paesaggio contemporaneo come paesaggio ideale in cui la natura regna sovrana. Il nostro paesaggio e quindi il nostro ambiente porta i segni dell’usura, conserva le tracce della vita consumata. I rifiuti, in particolare, sono una metafora efficace della nostra società, poiché sembrano essere l’unica finalità del processo di produzione e consumo, e incombono sulla nostra civiltà, che come la Leonia delle Città Invisibili di Italo Calvino “rifà se stessa tutti i giorni: ogni mattina la popolazione si risveglia tra lenzuola fresche, si lava con saponette appena sgusciate dall’involucro, indossa vestaglie nuove fiammanti, estrae dal più perfezionato frigorifero barattoli di latta ancora intonsi, ascoltando le ultime filastrocche dall’ultimo modello di apparecchio.” Ed ecco allora la necessità di proporre Riciclarti 2009, una rassegna in cui il pensiero ecologico si esprime all’interno di una cornice culturale che accoglie proprio quei principi del postmoderno che più di altri sono tesi all’inclusione. Riciclarti 2009 offre molteplici sguardi in un orizzonte aperto dove le varie discipline dialogano attorno al discorso sull’ambiente, interrogandosi e confrontandosi, senza affermare una nuova ideologia in cui credere. Gli incontri serali, parte integrante della rassegna, sono sguardi che si incrociano con i gesti, i gesti dei bambini e di noi adulti nei laboratori didattici dedicati al riciclo, i gesti degli artisti fissati nelle opere, e infine il gesto dell’esistere stesso della rassegna. Come afferma Marco Deriu nel saggio Una Rivoluzione dell’immaginario: “La sostenibilità, prima e più che nei processi energeticomateriali, si costituisce nell’universo simbolico e nell’immaginario”. Natasha Bordiglia 17 laboratori Uso e riuso, ciclo e riciclo: parole d'ordine dei creativi dei campi più diversi. Già con le prime opere di M. Duchamp, P. Picasso e K. Schwitters all'inizio del Novecento e con il trionfo dell'Arte Povera degli anni ’60, l'uso dei materiali di scarto è diventato una sorta di leit-motiv dell'Arte Contemporanea. Da quegli anni, la sensibilità ecologica ed ecologista è cresciuta al pari dei sempre più numerosi disastri ambientali e al diminuire delle risorse anche nei cosiddetti “paesi in via di sviluppo”. Per tutti noi, ora, il concetto di sviluppo e di riciclo è diventato non solo esigenza, ma anche uno stile di vita, e che i tempi siano cambiati è evidente anche nel moltiplicarsi di iniziative, riviste, siti internet, incontri ed eventi sul tema. Ecco perciò che diventa importante creare un'educazione al “riutilizzo creativo” di tutto quello che normalmente viene considerato scarto, rifiuto, senza complessi d'inferiorità rispetto al nuovo e al “fresco di fabbrica”, creando un nuovo rapporto con le risorse di cui questo mondo dispone. Il lavoro specifico dell’arte contemporanea, rispetto a questo tema, si attua in campi e con modi assolutamente diversi... La rassegna che quest’anno proponiamo a Riciclarti 2009 ne è un esempio, un piccolo “campione” delle multiformità espressive in cui il riciclo si “mostra”! Quest’anno vorremmo far diventare l’ex Macello un laboratorio continuo, che accolga, oltre i bambini delle scuole coinvolte dall’Informambiente, anche gli adulti. Queste sono le novità introdotte nell’edizione 2009 oltre alla diversa sede espositiva, cioè la splendida Cattedrale del ex Macello. I laboratori didattici di Sostenibilità Ambientale promossi dall’’Assessorato all’Ambiente, nella precedente edizione di Riciclarti 2008 svoltasi al Bastione Alicorno, sono stati a nostro avviso uno dei momenti più intensi e coinvolgenti dell’intera rassegna! Si era generata un’atmosfera di continuità creativa, che ha coinvolto tutti i soggetti che vi hanno partecipato: operatori di Informambiente, insegnanti e genitori che hanno accompagnato le classi, il pubblico stesso e anche noi che li abbiamo organizzati! Anche noi artisti, pur conservando le nostre differenze stilistiche in un cammino comune, abbiamo reso omogeneo e stimolante l’intero gruppo di lavoro, favorendo lo scambio di esperienze e di metodi. Quindi non ci resta che invitarvi a prenotare il vostro laboratorio presso la segreteria della mostra, nei termini e nei modi anticipati nel programma di Riciclarti 2009! Buon lavoro! Alessio Brugnoli Marisa Merlin 18 19 La singolarità e l'opera. Sulla "costituzione" dell'esercizio critico Data xyz 2009 Dissolvere la riduttiva consistenza oggettuale che consolidandola anche la insidia è forse un aspetto essenziale del movimento con cui l'opera d'arte appare. Sparire, seppure di un eterno sparire, è probabilmente la vera aspirazione, se così si può dire, dell'opera. Molta della pratica estetica contemporanea ha corteggiato questa istanza di sempre dell'arte, cercando di sciogliere l'agire artistico nei tempi e nei luoghi del "vivere", riuscendo però a riconoscere solo in parte l'effettiva natura di quel gesto. La poesia, che sa evidenziare, in alcuni massimi raggiungimenti, nei modi più "irresistibili" l'intima necessità di quella movenza, proprio quando pone senza mirarvi, al pensiero il compito di non mentire di fronte a ciò che essa mostra. La riflessione sul senso della critica può anche cominciare da qui, dove pure sembrerebbe scomodo attestarsi. incontri Adone Brandalise Remixing. Percorsi nel riuso critico delle immagini, fra ebbrezza e saturazione. Data xyz 2009 Antonio de Pascale rielabora stereotipi e iconografie della produzione e della comunicazione di massa. Gli elementi di questo linguaggio sono smembrati e riassemblati a livello formale e concettuale. Immagini, prodotti, logo e imballaggi sono clonati e geneticamente modificati per essere riprodotti in pitture acriliche su tele di dimensioni sorprendenti. Il prototipo presente nell'immaginario collettivo si carica di inediti significati e diventa il punto di rottura tra l'impatto invasivo dei media e l'inevitabilità del reale. Antonio de Pascale 20 21 testo conferenziere Il riuso come (non) uso estetico. Note sul ready-made Il soffio e il bricoleur Data xyz 2009 Un’immagine dominante dell’attività artistica rimanda al racconto biblico della creazione dell’uomo. Dopo aver plasmato una forma di creta, Dio infonde la vita nella materia inerte con il suo soffio. Analogamente, a proposito dell’attività artistica, si parla di “creazione”. È dalla mente dell’artistademiurgo che nasce l’opera. Possiamo diversamente intendere il ruolo dell’artista come la capacità di far emergere lo spirito interiore di qualcosa che può apparire comune, privo di significatività, inerte appunto ai sensi e alla mente degli uomini. Concetto piuttosto estraneo alla nostra cultura, per lo sviluppo preso dalle arti figurative. Lo troviamo espresso sottoforma di favola nel Pinocchio di Collodi, dove il legno parla e si lamenta mentre il suo intagliatore è all’opera. È una concezione presente in molte culture non occidentali, in particolare nelle arti figurative africane, sia tradizionali che contemporanee. Qui l’opera artistica nasce spesso da un incontro tra l’artista-bricoleur e una materia della quale egli sa far risaltare le potezialità espressive. Data xyz 2009 Nel 1913 Marcel Duchamp designa come opera d’arte una ruota di bicicletta montata su di uno sgabello. Qualche anno più tardi, nel 1917, approfondisce l’operazione presentando come opera d’arte un orinatoio. Ma il fatto più sorprendente è che col tempo l’orinatoio e gli altri oggetti di Duchamp sono davvero stati accettati come opere d’arte; anzi sono considerati, oggi, le opere d’arte più influenti del Novecento, come è risultato da un recente sondaggio. Duchamp istituito il ready made, ha dimostrato che la fonte dell’artisticità di un oggetto risiede nell’uso che se ne fa: ogni cosa, anche la più banale, può essere opera d’arte purché la si svincoli dalle sue “normali” finalità pratiche all’insegna di un piacere libero e imprevedibile. Il Secondo Novecento ha compreso la potenzialità dell’intuizione di Duchamp e ha sviluppato un programma di sistematica riqualificazione degli oggetti: quegli oggetti che, nel nuovo contesto della società dei consumi, si sono riversati nelle vite di ciascuno in quantità mai sperimentata prima, e che, con altrettanta velocità, finiscono il loro ciclo d’uso divenendo spazzatura. Il riuso artistico dell’oggetto è divenuto una preziosa pratica anti-nevrotica, capace di ridare vita a ciò che il consumismo ha decretato per morto e che invece attende di rivelare il suo tesoro più prezioso. Guido Bartorelli 22 Antonio Marazzi L’isola che c’è. Teatro Ricerca Integrazione Data xyz 2009 Un progetto artistico e terapeutico dell’associazione Diverse Abilità e del Centro di Salute Mentale Municipio 12 della ASL ROMA C. A cura di: Alessandra Panelli (Regista) Anna Di Quirico (Danza-terapeuta) Andrea Balzola (Scrittore) Il DVD, che viene presentato in questa rassegna Riciclarti 2009 di Padova, rappresenta una sintesi della collaborazione del nostro Gruppo di persone impegnate sia nell’ambito artistico che clinico, profondamente convinte che alla sofferenza mentale possa essere dato un ascolto e una risposta. Un superamento per quelle strettoie di una dialettica, fin troppo consolidata, che contrappone la salute mentale alla malattia a favore di un variegato e continuo dialogo con i percorsi mutevoli dell’esistenza umana. 23 mostra Luisa Bertocco Luisa Bertocco sorprende la memoria depositata negli oggetti sottratti all’ambiente consueto, dove riposano all’ombra dell’oblio, e li restituisce alla presenza. La loro composizione è l’esito di un rito, che li ricompone in un insieme nuovo, attraverso un meticoloso accostamento, taglio e cucito di materiali eterogenei, con una prassi che ricorda l’oscuro e desueto lavoro femminile, quando nulla veniva definitivamente gettato o dimenticato e invece rifioriva a nuova vita, per l’uso quotidiano di nuove generazioni. L’opera, che una sapiente manualità libera dall’abituale esistenza, assume un aspetto monumentale, si astrae dal luogo domestico e dal suo tempo. Trasfigurata diviene mito e simbolo materiale e prezioso del lavoro di moltitudini di donne, le stesse cui veniva affidato l’umile e prezioso compito di conservare e rigenerare. Guido Galesso 26 [email protected] Stecca 2009 mixed media cm 240 x 8 x 10 Mandala 2009 mixed media cm 75 x 50 x 50 Sedia 1 2009 mixed media cm 75 x 50 x 50 Sedia 2 2009 mixed media cm 75 x 50 x 50 Carlo Bettin Disperso e in fuga dal vuoto di una civiltà. Viene da chiedere a Carlo Bettin da cosa, da chi, stia scappando il fidanzato più ricercato del mondo occidentale, il giocattolo-mito. La sua zattera è inerme, ma le vele espongono fiere il loro Rotella design, lacerato addio alla civiltà del consumo. Anche in 90x60x90 è attuata una fuga dalla realtà: un oggetto dalla profonda, volgare e deperibile attualità, raggiunge l’immortalità morandiana delle cose senza tempo. La plastica si fa pietra e svela il suo sogno fossile: l’essere donna, l’essere desiderio e bellezza. Il cuore in tutto ciò è assente, perché anch’esso naufrago. La risacca gli impedisce di allontanarsi, il sole lo fa inutilmente splendere sulla riva. Ma è una navigazione che non si può fermare, perché un giorno d’estate, in una civiltà diversa, i nostri sperduti personaggi si incontreranno. Fausto Tomei 28 [email protected] Il mito di un giocattolo 2009 mixed media cm 27 x 23 x 90 Cuore naufrago 2009 mixed media cm 44 x 19 x 40 90x60x90 2009 mixed media cm 6 x 8 x 33 (5 elementi) Giuliana Bicciato La superficie dell’opera ci appare irregolare, mossa da cavità e sporgenze. I materiali usati debordano e non si fanno rinchiudere in una forma geometrica definitiva; l’occhio è costretto a vagare tra le sinuosità argentee di Packaging per ritrovare la scansione interna all’opera. Possiamo seguire il ritmo in verticale o in orizzontale, oppure zigzagare facendoci trasportare dall’elemento più esterno che avvolge l’opera. Se siamo ormai abituati a vedere case, parchi, persino intere isole impacchettate dopo la fama raggiunta dagli interventi di Jeanne-Claude e Cristo, sicuramente siamo meno soliti vedere materiali destinati a diventare rifiuto assumere l’aspetto di un pacco regalo. E siamo noi che ci stiamo scambiando questi doni con la falsa certezza che il nostro pianeta sia in grado di accoglierli. Packaging ci propone un’alternativa: usare i nostri rifiuti e farli diventare preziosi, farli brillare di argento. Natasha Bordiglia 30 [email protected] Packaging dettaglio Packaging 2009 acrilico a cera, mixed media cm. 90 x 110 Maria Pia Camporese C’è un dadaismo alla seconda, nei lavori di Pia Camporese, che opera raccogliendo oggetti comuni traslati al mondo dell’arte e li ripropone non come semplici ready-made di cui è mutato il contesto, ma come grumi di memoria e di quotidianità che vanno a comporre, con scultura e pittura, un ensamble di consueto dolore. La consuetudine del dramma è ciò che sperimentiamo, giornalmente, nel reale. L’asettica ruota di bicicletta di Duchamp si è trasfigurata in inquietante bambina-bicicletta, il trespolo che la sorregge, rovesciato, logoro e vagamente deformato, è divenuto incerto sostegno, sembra quasi che una rovinosa caduta della bambina bicicletta sia imminente, inevitabile. Mi è caduto il cielo addosso e una piccola striscia bianca si chiede il perché di questo fatto. Il perché è così ignoto da essere evidente, appartiene al vissuto di tutti, è un perché universale, ha a che fare con la vita, col dolore, con la gioia e con la rinascita. Fausto Tomei 32 [email protected] Bambina bicicletta 2009 mixed media cm 40 x 80 Mi è caduto il cielo addosso 2008 mixed media cm 60 x 170 Donatella Edini Donatella Edini si confronta con gli elementi dell'immaginario collettivo, ripresi nella loro integrità semantica e tuttavia spogliati del loro originale contesto. Il nuovo, privato della funzionalità effettiva, lo evoca. L'inedito insieme dalle incongrue dimensioni, come nel paese delle meraviglie di Alice, ne diviene icona ambigua, apparentemente dotato di nuova funzione e senso dei quali però sfuggono le ragioni. Le sue opere si propongono simili a rebus che chiamano il fruitore a una soluzione impossibile. Così in Tracce il nucleo dei vecchi dischetti A, ora divenuti pressoché obsoleti, ci ricordano i primi passi degli home computer. Oggetti, cronologicamente vicini, ma rapidamente superati dall'evoluzione tecnologica, vanno a comporre il simulacro di un dischetto multiplo. In 1A2A3A le lattine, svuotate della bibita che potrebbe diventare emblema e il simbolo stesso dell'immaginario contemporaneo, sono incastonate al centro di tre pannelli che, nelle raffinate sfumature di colore, attribuiscono alla composizione un pregio materico, una densità cromatica e tattile assenti negli originali dall'infausto destino. Guido Galesso 34 [email protected] 1a1b1c 2009 olio, metallo cm. 150 x 50 Tracce 2009 acrilico, grafite, metallo, plastica cm. 120 x 40 Ernesto Favaretti Dalla passione del padre di realizzare oggetti decorativi e giochi in legno, Ernesto Favaretti eredita l’amore per il legno, legno che viene accuratamente cercato e selezionato dalle spiagge libere del delta del Po. La ricerca origina da vagabondaggi lungo le rive dove l’occhio è attratto da tronchi e da ramaglie, l’artista raccoglie e deposita ciò che il suo sguardo ha colto: il materiale dell’opera ora esiste. Nel suo studio quella piccola parte di natura attende pazientemente che le mani di Ernesto la tocchino, la coccolino, per assumere una nuova forma. La scultura lentamente prende vita tra levigature, tagli, inserimenti e si prepara ad essere parte di quel mondo immaginario, nutrito di fiabe e favole, che costituisce l’orizzonte entro cui si muove il lavoro di Favaretti. Alla memoria depositata in quei legni, in quelle ramaglie abbandonate, si sovrappongono i ricordi di quando bambini ascoltavamo rapiti racconti popolati da animali, Pinocchi e fate, e davanti alle opere di Ernesto sentiamo crescere il desiderio di tornare ad ascoltare quei racconti che in parte avevamo dimenticato. Natasha Bordiglia 36 [email protected] Delta 2009 legno di recupero, mixed media cm 100 x 30 Camilla Flaminio Istante di memoria 2008 mixed media cm. 90 x 90 La tradizione informale e materica appare nelle pennellate di Camilla Flaminio dove stratificazioni successive si rincorrono, per poi scomparire tra quegli spazi più liquidi che lasciano l’occhio riposare. Le diverse densità modulano uno spazio in cui il colore interviene in modo discreto, gentile, quasi a non voler sopraffare la materia. La pittura ricopre tessuti indossati, usati, vissuti da altri. Frammenti di vita passata e sconosciuta vengono cuciti e usati come tela su cui interviene l’artista. L’atto del cucire corrisponde alla necessità di accordare il proprio gesto con una pratica antica, memoria mai persa di donna, che anche il nostro sguardo può ritrovare in quegli spazi vergini dell’opera. Il continuo susseguirsi di zone celate e di zone visibili ripercorre il lavorio della mente che affannosamente cerca nel passato corrispondenze e significati di cui si nutre per il presente. Natasha Bordiglia 38 [email protected] Costruzione di memoria 2008 mixed media cm. 102 x 102 Simonetta Giacometti Simonetta Giacometti ama sondare e sperimentare inedite forme espressive e ha fatto tesoro della propria formazione orafa, dove il valore intrinseco della materia attende di essere esaltata dal lavoro dell’artista. Nella sua recente produzione ha investito le precedenti esperienze, confrontandosi con materiali poveri, ricavati da oggetti di consumo e destinati ad essere gettati dopo l’uso. Protagonisti sono gli umili contenitori di plastica. Simonetta, con un tocco di spregiudicata ironia, ha saputo riscattarli, cogliendone il pregio nella loro cristallina trasparenza e nei variegati colori, estesi in gamme dal bianco, al verde e all’azzurro più intenso. In Nouveau Cristal la materia, trasfigurata grazie alle proprie qualità intrinseche, è sottratta all’ovvio e si offre all’immaginazione creativa, non sottomessa all’arbitrio, bensì attratta dall’azzardo dell’associazione e dall’immagine imprevista, pronta a confrontarsi con luoghi e funzioni inattese. Guido Galesso 40 [email protected] Nouveau Cristal 2009 mixed media cm 120 x 100 Sabrina Locatelli Le qualità dell'oggetto, della sua materia, in relazione con il luogo proprio, dotato di specifiche qualità, sono concepite da Sabrina Locatelli come un'insieme nel quale le forme sono strutturate in un rapporto funzionale inedito. Le sue creazioni sono quindi intrisecamente ecologiche, l'esito di un progetto razionale fondato sulla sensibilità delle qualità di ogni singola parte in relazione al tutto e al luogo cui sono destinate, indipendentemente da pregiudizi basati sulla loro origine industriale. La forma, il colore e la sensibilità alla luce sono le sostanze che garantiscono la relazione tra le parti e di queste con il luogo. Tutto ciò è design e, se ci fosse ancora qualche dubbio, opera d'arte, ossia capacità di immaginare in un teatro mentale ciò che sarà immagine sensibile dotata di qualità e relazioni originali. La materia prima è costituita da oggetti scartati e reintepretati, sottratti allo “spreco compulsivo contemporaneo” dettato dalla miope ragione strumentale, e rimessi in gioco per costituire un'insieme organico, frammento virtuale di un mondo armonico in divenire. Guido Galesso 42 [email protected] Rothko 2009 sfridi di lavorazione di feltro cm. 135 x 135 Nido 2009 rete metallica cm. 180 x 38 Fringes 2009 tappi di plastica cm. 270 x 40 Marisa Merlin Nuove scritture 2009 strisce di lattine dimensioni variabili Marisa Merlin riscatta i materiali apparentemente obsoleti con la propria immaginazione; coglie le potenzialità inedite che giacciono nella consistenza materiale e nei colori di ciò che gettiamo, accondiscendendo la nostra ottusa abitudine a reiterare l’ovvio. Mattoni, Nuvole spinose 2 e Nuove scritture proseguono il percorso intrapreso dall’artista negli ultimi anni, alla ricerca di forme che emancipano la materia alla sua origine e al suo destino, sottratta alla funzione e alla significazione originaria e sottomessa alla metamorfosi fantastica dell’artista. Ognuna di esse propone una particolare e rigorosa tessitura modulare, che si presta a generare composizioni di dimensioni e forme variabili, ironiche e di raffinato esito decorativo, in un gioco in cui l’immaginazione compete con la varietà organica e geometrica delle forme naturali. Guido Galesso 44 [email protected] Nuvole spinose 2 2009 strisce di bottiglie di plastica dimensione variabile Mattoni 2009 strisce di lattine dimensioni variabili Nuandaproject Nuandaproject, collettivo di artisti nato nei primi mesi del 2008, si attiva su tematiche legate alla contemporaneità osservando il mondo attorno a sé con occhi aperti, reagendo con il linguaggio artistico agli eventi che caratterizzano la nostra società. Per Riciclarti 2009 il collettivo ha realizzato un’opera a quattro mani firmata Alessio Brugnoli e Claudia Vatteroni, artisti legati al linguaggio pittorico che in questo caso ci offrono un lavoro tridimensionale, un assemblaggio in cui la scultura ritrovata nella tautologia degli oggetti si lega al colore divenuto elemento unificante e metafora situazionale. Mare-viaggio obbliga ad una pausa, ricorda a chi si avvicina e si sofferma ciò che vediamo e non vogliamo vedere, ciò che avviene e non vorremmo sapere. Uno stato di cose che esiste nostro malgrado. Il mare si verticalizza e si chiude in uno spazio denso di desideri consumati di civiltà immaginata e immaginaria, di oggetti inerti che partecipano alla compressione di un luogo non più aperto ma chiuso, ristretto, in cui il viaggio ha perso la sua aura. La concentrazione e il senso di soffocamento è conseguenza di una divisione. L’abolizione della distanza potrebbe avere un senso rigeneratore in una condizione di libertà in cui le frontiere che separano mondi sono infrante. Ed ecco allora il fiore che scorgiamo tra le pieghe-piaghe divenire simbolo del possibile. Nuanda è lo spirito indiano della fertilità. I capi indiani si facevano dipingere il simbolo di nuanda, un fulmine rosso, sul petto per esprimere la propria fertilità. Anche l’opera d’arte può tornare ad essere fertile e in Mare-viaggio la speranza a mostrarsi. Natasha Bordiglia 46 [email protected] Mare - viaggio dettaglio Mare - viaggio 2009 mixed media cm 160 circa x 240 x 30 Vanessa Palomba Vanessa Palomba dipinge usando la carta, carta che proviene da lettere e pacchi ricevuti, da luoghi in cui è stata, da ristoranti in cui ha mangiato, da momenti quotidiani dispersi nella sua storia. La pittura interviene con gesto deciso su questo materiale non più fragile, ma duro e spietato quasi quanto i suoi soggetti. I piedi tagliati dal corpo a cui appartengono, appesi come quarti di carne in un macello, sono l’unica immagine che l’opera ci offre. La crudezza si stempera talvolta nella pennellata curva che accompagna la sagoma naturale di quella parte del corpo da lei scelta come prediletta e presente nella maggior parte dei suoi lavori. I piedi, estremità a contatto con la terra, si fanno carico di tutto il peso dell’esistenza e tracciano e ri-tracciano con il loro incedere strade vecchie e nuove. La sofferenza del percorso, in altre opere più occultata, in Grace si rende palese nel sangue che affiora tra le dita. Natasha Bordiglia 48 [email protected] Grace dettaglio Grace 2009 mixed media cm 80 x 115 (x2) Pasquale Petrucci Equilibrio rosso 2009 pannelli digitali cm 100 x 100 Il mondo delle auto demolite costituisce l’orizzonte entro cui si muove il ciclo di opere Nuraghe Contemporanee, di cui fanno parte i pannelli Equilibrio Rosso e Clessidra. Il riferimento alla problematica del riciclaggio è costante e nelle due opere appena citate è accentuato dalla composizione. In Equilibrio Rosso le automobili si distribuiscono secondo linee ascendenti la cui forma porta l’occhio a vagare e a focalizzare l’attenzione ora su un dettaglio, ora su un altro, per poi perdersi nel rosso dello sfondo. La lettura diviene possibile solo a distanza dove l’accumulo assume l’aspetto di penisola, di terra invasa da rottami, circondata da un mare ormai lontano dal suo colore originario. Il gioco delle interferenze tra il soggetto rappresentato e il modo in cui occupa lo spazio si fa più esplicito in Clessidra dove è evidente il richiamo alla dimensione temporale, già dichiarata dal titolo stesso dell’opera. I colori scelti da Petrucci per questo pannello concorrono al senso generale dell’opera in cui la richiesta di attenzione per l’ambiente diviene ora monito. Natasha Bordiglia 50 [email protected] Clessidra 2009 pannelli digitali cm 100 x 100 Mara Ruzza Il lavoro di Mara Ruzza, che si esprime in installazioni, video e pittura, si concentra ogni volta in specifiche situazioni legate tra loro dalle semplici tattiche della pratica e non da stilemi formali. Il dialogo che si crea tra le singole opere è sottile, sospeso tra gli effetti casuali, la progressione numerica, il cambio di prospettiva. Il processo artistico di Mara richiede lentezza e metodicità e si nutre di una continua ricerca che abbandona i rigidi paradigmi propri del pensiero occidentale per spingersi verso le filosofie orientali. In Wu You il vuoto diventa pieno per tornare ad essere vuoto in un costante processo di trasformazione, dove l’esistente è vissuto come luogo del possibile in continuo mutamento. Le ceramiche che punteggiano il percorso sono oggetti che si pongono allo sguardo dello spettatore come simboli di una dialettica in cui i due elementi oppositivi – il vuoto e il pieno – non si esauriscono in una sintesi, ma convivono in uno spazio aperto, infinito, dove entrambi sono accolti senza obbligo né di scelta né di riduzione. Il numero tre che appare nell’opera non è solo una traccia ma costituisce la trama di un discorso che vuole essere inclusivo, che desidera abbracciare e non dividere. I termini sine qua non di una possibile rigenerazione risiedono nell’accoglienza e nel rispetto dei cicli naturali del nostro mondo. Natasha Bordiglia 52 [email protected] Wu You ovvero l’utile dell’inutile 2009 ceramica, mixed media cm 50 x 50 x 50 Aleph Tonetto Le opere di Aleph Tonetto suscitano sentimenti contraddittori, simili a quelli che Freud definì unheimlich, familiare e straniato. Siamo immediatamente indotti a percepirli come paesaggi desolati, ma non appena li osserviamo ne vediamo le qualità materiche, ben diverse dai paesaggi tradizionali. Possiamo coglierne analiticamente le qualità cromatiche dei distinti colori, ma se torniamo a considerarli nel loro insieme gli stessi pregi sembrano marcare l'evidenza di una natura stravolta. Quando ne leggiamo il titolo ne abbiamo la rivelazione inquietante, associamo la memoria del paesaggio naturale ereditato a quello che stiamo preparando alle generazioni future. Ottenuti facendo reagire acidi e ossidi su una lamiera ruggine di ferro sono “quasi una concrezione naturale creata solo dalla natura”, dove l'intervento dell'autore è solo nell'intenzione iniziale, mentre l'esito è dato dalle qualità chimiche degli elementi. Quasi una metafora dell'azione dell'uomo sull'ambiente naturale dagli esiti perturbanti. Guido Galesso 54 [email protected] 2093 d.C. 2009 ferro, acidi chimici, ossidi cm. 100 x 100 2058 d.C. 2009 ferro, acidi chimici, ossidi cm. 100 x 71 Francesco Varesano Francesco Varesano, artista romano, nei suoi lavori usa da sempre materiali riciclati. In D.O.B.B., opera realizzata per la mostra Riciclarti 2009, appare una lastra con alcune lettere incomplete. Invece di aggiungere l'artista toglie, cancella alcune parti di lettere, le trasforma; rinuncia. La mutilazione delle parole non impedisce allo spettatore - lettore la comprensione del significato della frase riportata sulla lastra, che esemplifica e accentua il messaggio che l’artista vuole farci giungere. La lastra, infatti, riporta la frase: "Dobbiamo rinunciare a qualcosa per salvare il nostro mondo". Un’opera che rimane una sana critica all'invadente e futile consumismo divampante dei nostri giorni a cui si oppongono artisti che vorrebbero migliorare l'ambiente che circonda l'uomo del nostro nuovo secolo, invaso da merci di scambio che lo privano del senso di origine e umanità. Il perimetro laterale della lastra ove riposa la scritta non a caso proviene da una pedana per il trasporto merci. Un fondo di un armadio, recuperato dopo essere scartato e probabilmente sostituito con uno nuovo, costituisce l’altro materiale usato. Mostrare le fonti di energia è una caratteristica del lavoro di Varesano, che in questo caso opta per una semplice luce che dallo sfondo illumina le parole erose. Beatrice Bonfanti 56 [email protected] DOBB 2009 light box cm 69 x 43 x 7 + special guests Sergey Shutov La sua biografia è costituita da una serie sterminata di episodi, come i lavori in uno zoo e in un planetario, la partecipazione al cult film ASSA, la sua popolarità dopo le vendite di Sotheby nel 1988, e la sua entrata trionfale nel 2001 alla Biennale di Venezia. Non è solo un artista: è uno scrittore, un musicista, un DJ, un VJ, un organizzatore, infine è il padre della video arte russa. L’opera di Sergey Shutov è impossibile contenerla, identificarla in un movimento solo. Può appartenere alla corrente dell’arte Soviet non ufficiale, alla Transavanguardia europea o alla Media Art, al Post-Pop. Fighters appartiene all’ultimo periodo della sua attività ed è stata esposta la prima volta nel 2007 in Germania, alla 10th Triennale Kleinplastik Bodycheck e nel 2008 a Mosca nel Museo di Arte Moderna. L’anno successivo è Padova ad accogliere questo lavoro, all’interno della rassegna Riciclarti 2009. Le sculture di questa serie sono ready-mades. Sotto la patina rossa sono nascosti Batmen, Spidermen e altri super eroi, giocattoli da bambini che acquistano l’aggressività e la violenza del mondo degli adulti. “Cerco di reagire al moderno mondo mediatico, dove anche una cattiva notizia è una buona notizia”, scrive Sergey nel catalogo Captain’s Log dove l’opera è pubblicata. Fighters non vuole essere piacevole né alla vista né al tatto, vuole essere simbolo di una società malata dove la differenza tra il bene e il male è sempre più fluida, dove sembra che l’amore si possa confondere con l’odio, entrambi annegati nel rosso. I corpi sembrano chiusi in un abbraccio; talvolta sembrano giocare. La percezione della lotta avviene solo ad uno sguardo che si posa, che si ferma per ascoltare. Fighters ci chiede di imparare a guardare. Natasha Bordiglia 60 Fighters 2006 sculptures Zezão È quasi impossibile girare per San Paolo senza scorgere qualche segno di Zezão. I suoi dipinti, tag, flops sono ovunque. Si possono vedere nell´alto dei grattacieli delle zone piu nevrotiche della metropoli; ci passi accanto, lungo i suoi fiumi inquinati; ci passi sopra, inconsapevolmente, perché gran parte dei suoi interventi si trovano sottoterra, dentro i tunnel delle fogne e discariche sotterranee, illuminate provvisoriamente attraverso il tombino spostato mentre l’artista dipinge, e poi rinascoste per sempre. José Augusto Capela, in arte Zezão, è uno dei principali esponenti della street art in Brasile e le sue azioni portano all´estremo il dialogo sempre viscerale tra le dimensioni contrastanti della cittá dove è nato e vive: San Paolo. Diversamente dagli altri artisti locali che spesso usano un linguaggio artistico connotato da tratti marcatamente figurativi, gli interventi di Zezão si sviluppano su due motivi ricorrenti, entrambi astratti: una tag stilizzata e una sfumatura multicolore. Il primo motivo, disegnato a due colori tra l´azzuro e il turchese, è una variante della sua firma: “VICIO PIF DST” (vicious, pintores infratores ferroviários, destroy), creata quando si arrampicava, spesso capovolto, su cavalcavia e grattaccieli, cifra stilistica molto famosa e ammirata dalla scena locale dei graffiti. La sfumatura policroma, che caratterizza molte sue opere, trae origine dall’uso di avanzi di spray lasciati da altri artisti. Rachel Brumana 62 Ruas 2009 graffiti VA DO PA Credits Comune di Padova, Consiglio di Quartiere xyz, Informambiente, Mercatino, Marte, Coop Adriatica. Un grazie enorme a Luca e Francesca e a tutto lo staff de Le Sablon. ARTE SERVIZI IMMOBILIARI S.R.L. + 39 049 8210401 www.martesrl.it - [email protected] Pasticceria, Caffetteria LE SABLON Immobiliare MARTE SRL COOP, Cooperativa Adriatica Compra vendita usato Mercatino, Padova Finito di stampare nel mese di settembre 2009 dalla Tipografia Ponchia, Padova