L1 prima lingua, lingua madre, lingua nativa L2
Transcript
L1 prima lingua, lingua madre, lingua nativa L2
L1 prima lingua, lingua madre, lingua nativa L2 lingua d’arrivo; qualunque lingua venga imparata dopo che la L1 si è STABILIZZATA L1 vs. L2 a) Si impara la L2 dopo la L1 b) Si conosce la L2 meno bene della L1 c) Si usa la L2 meno spesso della L1 Tre fattori che condizionano l’apprendimento (spontaneo vs. guidato): a) intenzionalità b) controllo c) consapevolezza La distinzione tra apprendimento spontaneo e guidato è fondamentale, perché il miglior metodo didattico è quello che mira a riprodurre ed assecondare i percorsi acquisizionali spontanei. INTERLINGUA L1 prebasica basica L2 postbasica Due possibili accezioni: a) variante semplificata, incompleta e transitoria della L2 NO !!!!! b) sistema linguistico autonomo, internamente coerente (anche se in continua evoluzione) ed indipendente da L1 ed L2 (alcune regole coincidono con quelle della L2; altre sono riconducibili alla L1; altre ancora sono indipendenti da entrambe) percorso in larga parte comune a tutti gli apprendenti, a prescindere dalla L1 Variabili: i] velocità ii] esito finale Analisi degli errori INPUT (> INTAKE: quella parte dell’input cui l’apprendente presta attenzione e che ‘si sedimenta’ nella sua memoria) 1) contestualizzato extra-linguisticamente 2) strutturato linguisticamente 3) modificabile 4) negoziabile 1) CONTESTUALIZZAZIONE: coordinate sociolinguistiche dell’interazione: 1a) ambiente socio-culturale 1b) collocazione spazio-temporale 1c) numero dei partecipanti 1d) rapporto tra i partecipanti 1e) argomento dello scambio comunicativo 1f) scopo dello scambio comunicativo 2) STRUTTURAZIONE LINGUISTICA: ogni oggetto linguistico è organizzato in strutture. A quali informazioni ricorre un apprendente per risalire alla struttura dell’input? 2a) universali linguistici 2b) conoscenza della propria L1 - Un legame di parentela tra L1 e L2 facilita l’apprendimento - La vicinanza tipologica tra L1 e L2 facilita l’apprendimento (ma non è vero il contrario: la distanza tipologica non impedisce l’apprendimento) (- La presenza di un lessico comune facilita l’apprendimento; cfr. lessico comune europeo) 2c) conoscenza parziale della L2 2d) conoscenza di altre L2 3) MODIFICABILITÀ: la lingua indirizzata ad un apprendente viene volutamente ‘semplificata’ per renderla più comprensibile Foreigner talk ‘Codici semplici’ (cfr. anche baby talk, love talk, pidgin…) - Fonologia e fonetica: i] voce più alta ii] esecuzione più lenta iii] poca ipoarticolazione - Lessico: i] parole comuni ii] parole di contenuto (vs. funzionali) iii] iperonimi (vs. iponimi) - Morfosintassi: i] minore complessità sintagmatica ii] massima esplicitazione delle relazioni grammaticali iii] minimo livello di incassamento 4) NEGOZIABILITÀ: ulteriori problemi di comprensione posso essere risolti con l’interazione tra parlante nativo ed apprendente, cioè (ri)negozionando l’input. Possibili effetti della negoziazione: - dislocazione dell’elemento più importante - marcatura della coesione testuale con sintagmi nominali pieni (vs. marche zero, pronomi, avverbi…) - scomposizione dell’input La negoziazione dell’input ne promuove la comprensione LE INTERLINGUE (in situazioni di apprendimento naturali) Prebasiche: la prima produzione di parlato spontaneo è caratterizzata da: i] formule fisse: segmenti di produzione linguistica memorizzati senza alcuna analisi, senza la percezione dei confini interni; sono in genere formule fondamentali in ottica comunicativa, in quanto assolvono a funzioni vitali > instaurare la ‘comunione fatica’ e regolare l’interazione: - formule interattive (es. come ti chiami?, per piacere, grazie mille, va bene, tocca a te) - domande (es. che cos’è?) - risposte (es. non so) - ordini e richieste (es. dimmi, guarda) - formule presentative (es. ecco qua; questo qui) ii] (poche) parole analizzate: - sollecitare l’attenzione (es. guarda, ecco) - regolare l’interazione (ciao, aspetta, aiuto) - riferirsi a oggetti/eventi (questo, quello) - descrivere/valutare (bello, brutto, buono) Dal punto di vista formale: - spesso è impossibile definirne la classe sintattica (es. coinvòlgio (< coinvolgere) nome o verbo?) - esibiscono minima o nulla flessione morfologica FORMA BASICA (cfr. un’unica forma per l’intero paradigma verbale; es. io mangia, tu mangia…; io vuoi, tu vuoi…) - di contenuto (vs. funzionali) uso scarso o nullo della copula mancanza o uso scarso di articoli e preposizioni uso di parole funzionali in contesti ‘atipici’ (es. guarda di finito; questo mio di X…) negazione espressa con una particella invariabile (es. no io freddo, no mangia) - disposte in sequenza in base a principi pragmatici-semantici-discorsivi (vs. sintattici: accordi a senso) IL LESSICO: il livello di analisi più importante nella prima fase dei processi di acquisizione gli errori lessicali i] sono i più comuni ii] si notano più di quelli grammaticali iii] sono più dannosi di quelli grammaticali ai fini comunicativi Cosa condiziona l’apprendimento delle parole? a) CRITERI ESTERNI AL LESSICO: i] utilità: espressiva vs. referenziale ii] disponibilità iii] preferenza personale b) CRITERI INTERNI AL LESSICO: b') formali i] pronunciabilità (es. accento fisso vs. mobile) ii] somiglianza tra più parole iii] corrispondenza tra suono e grafia iv] struttura morfologica regolare b") semantici i] polisemia/omonimia ii] composizionalità del significato b"') categoria sintattica della parola b"") contrastività con la L1 Lessico comune europeo: greco antico ‘luogo per vedere’ latino th trum spagnolo teatro basco teatro francese théâtre russo teátr calmucco teatr tedesco Theater estone teater italiano teatro maltese teatru svedese teater finnico teatteri turco tiyatro norvegese teater lappone teáhter SEQUENZE DI APPRENDIMENTO Ipotesi: l’apprendimento (nei contesti naturali) procede secondo sequenze precise ed indipendenti dai condizionamenti della L1 Es. la temporalità 1° stadio: nessuna strategia morfologica per esprimere relazioni di tempo; l’apprendente usa una forma unica del verbo (FORMA BASICA; es. io mangia carne, io no capisci italiano); 2° stadio: compare l’opposizione morfologica tra azioni passate/concluse e azioni presenti/continuate; per l’espressione delle prime viene utilizzata la marca –to del participio passato (es. io mangiato carne, guarda di finito); 3° stadio: compare l’opposizione tra eventi passati di natura puntuale ed eventi passati di natura durativa; per indicare questi ultimi viene utilizzato l’imperfetto 4° stadio: compare la distinzione tra fattualità (cioè che è presentato come vero, come un fatto) e non fattualità (ciò che è presentato come possibile, ipotetico e desiderato); per esprimere questa opposizione vengono utilizzati futuro e condizionale; sono successivamente viene acquisito il congiuntivo; questo livello indica il raggiungimento di un’elevata competenza della L2. Sequenza di acquisizione della temporalità: 1) assenza di temporalità > un’unica forma per l’intero paradigma 2) passato vs. presente > participio passato 3) passato puntuale vs. durativo > imperfetto 4) fattualità vs. non fattualità > futuro-condizionalecongiuntivo COME LA L1 INFLUENZA LA L2 Transfer dalla L1 a) positivo: L1 e L2 hanno la stessa struttura b) negativo: L1 e L2 hanno strutture diverse es. it. piove ing. *rains ing. it rains La conoscenza della L1 permette una corretta valutazione degli errori Fattori che condizionano l’influenza della L1 sulla costruzione dell’interlingua: i] livello di analisi: la fonologia soprasegmentale è il livello della lingua in cui l’influenza della L1 è più evidente (es. pronuncia, intonazione…) ii] livello di competenza: più aumenta la competenza nella L2, più l’interlingua (in tutti i suoi livelli) si fa impermeabile al transfer iii] marcatezza: più un elemento è marcato, più è difficile impararlo (es. /p/~/b/ per gli arabofoni) iv] prototipicità: gli elementi meno prototipici tendono ad essere appresi con più difficoltà v] distanza tipologica vi] principi/sequenze naturali dell’apprendimento (es. fase isolante > fase agglutinante > fase flessivafusiva) vii] coerenza interna: i cambiamenti potenzialmente più destabilizzanti per l’equilibrio complessivo dell’interlingua vengono assimilati più lentamente L’INFLUENZA DELLA L1 NON CAMBIA LE SEQUENZE DI APPRENDIMENTO, NE ACCELERA O RITARDA IL COMPIMENTO Variazione determinata dall’AMBIENTE che circonda l’apprendente. LINGUISTICO Ruolo degli interlocutori: i] evidenza positiva: modello di ciò che deve essere appreso ii] evidenza negativa: indicazione delle lacune e degli errori nella produzione linguistica dell’apprendente un input modificabile e negoziabile favorisce l’apprendimento della L2 L’INSEGNAMENTO Apprendimento guidato vs. spontaneo a) focalizzazione sulla forma vs. sul contenuto b) presenza vs. assenza di evidenza negativa (correzione degli errori) c) trattamento esplicito vs. implicito degli elementi linguistici Apprendimento spontaneo: a) focalizzazione sul contenuto b) assenza di evidenza negativa c) assenza di sequenzialità e gradazione nel trattamento degli elementi linguistici Apprendimento guidato: a) focalizzazione sulla forma b) presenza di evidenza negativa: costante rilevazione e monitoraggio degli errori c) trattamento esplicito e sequenzialmente ordinato degli elementi linguistici Favorisce la competenza metalinguistica, ma favorisce davvero l’apprendimento? IPOTESI DI INSEGNABILITÀ: l’insegnamento è efficace solo se l’interlingua si colloca nello stadio immediatamente precedente a quello in cui la struttura insegnata emergerebbe in un contesto di apprendimento naturale e spontaneo Si può insegnare solo ciò che l’apprendente è pronto a imparare L’insegnamento: i] accelera l’apprendimento delle strutture che l’apprendente è pronto ad imparare; ii] facilita l’apprendimento dei tratti linguistici che non si collocano in sequenze naturali di apprendimento VARIABILITÀ INTERSOGGETTIVA Fattori in gioco: i] età davvero i bambini imparano le lingue più rapidamente e meglio degli adulti? ii] motivazione iii] intelligenza iv] attitudine ci sono persone più ‘portate’ di altre allo studio delle lingue? v] stile cognitivo vi] personalità ETÀ Davvero i bambini imparano le lingue più rapidamente e meglio degli adulti? Gli adulti - partono con una conoscenza del mondo più complessa; - hanno (a differenza dei bambini) una certa dimestichezza con il linguaggio e la comunicazione; - possiedono delle capacità cognitive più sofisticate, che talvolta consentono una analisi esplicita della L2. Gli adolescenti e gli adulti procedono molto più rapidamente dei bambini nelle prime fasi dell’apprendimento: gli apprendenti più giovani hanno una partenza più lenta, ma poi colmano questo ‘gap’. Quando e perché avviene il sorpasso? Un punto fermo: gli individui che vengono esposti alla L1 dopo il decimo anno di vita, anche se ricevono un input abbondante, non riescono mai a raggiungere un livello di competenza pari a quello di un parlante nativo, soprattutto a livello sintattico e morfologico. Gli esseri umani sono stati programmati per imparare a parlare in un determinato periodo della loro vita? IL PERIODO CRITICO (O I PERIODI CRITICI?) i] la fonologia pare essere l’area più sensibile all’età: già dal sesto anno di vita si assiste ad un decadimento delle potenzialità di apprendimento senza accento ii] la morfologia e la sintassi paiono essere acquisibili in modo paragonabile ai nativi fino ad un periodo leggermente superiore (fino ai 15 anni?????) iii] dopo il diciassettesimo anno di vita si assiste ad un assestamento C’è differenza tra iniziare a parlare la L2 a 4 o a 9 anni; c’è differenza tra iniziare a parlare la L2 a 9 o a 15 anni; non c’è differenza tra iniziare a parlare la L2 a 18 o a 30 anni (a livello di potenzialità di successo) NEUROBIOLOGIA DELL’APPRENDIMENTO LINGUISTICO Due possibili spiegazioni per i periodi critici: a) lateralizzazione: il cervello si ‘irrigidisce’ dopo una certa età, a seguito del processo di lateralizzazione: quando le funzioni si localizzano negli emisferi cerebrali, cominciano ad aumentare le difficoltà nell’apprendimento delle lingue straniere. Si suppone che la zona in cui si localizza la L1 sia più ‘interna’ di quella in cui si localizzerà la L2. Ci sono casi si afasia di bilingui in cui si perde la L1, ma non la L1. b) mielinizzazione: dopo la crescita dell’organismo, i neuroni vengono rivestiti di mielina, una sostanza che ha il compito rendere più veloce la trasmissione dei segnali elettro-chimici, ma che determina una perdita di plasticità dei neuroni e quindi una difficoltà nello stabilire contatti con altri neuroni (e l’apprendimento a livello neurologico consiste proprio nella formazione di nuovi contatti tra neuroni). Pare che la prima area a subire la mielinizzazione sia quella corrispondente alla produzione dei fonemi (e ciò spiegherebbe la precocità del periodo critico della fonologia); solo in seguito verrebbero mielinizzati i neuroni delle aree in cui viene localizzata la morfosintassi (e ciò spiegherebbe come la capacità potenziale di acquisire perfettamente la morfosintassi della L2 si mantenga anche dopo il periodo critico che investe la fonologia); il lessico pare avere una localizzazione ‘trasversale’ nel cervello e pare assodato che alcune delle zone in cui esso si localizza non mielinizzano mai (e ciò spiegherebbe come la capacità di imparare parole della L2 non si esaurisca praticamente mai). MOTIVAZIONE: il processo di acquisizione della L2 è fortemente influenzato dall’atteggiamento dello straniero-immigrato nei confronti della L2. La lingue può essere: un mezzo di difesa della propria identità arroccamento sulla L1 (paura di perdere il legame con il proprio passato) passaporto per l’integrazione sociale e la scalata economica se il progetto migratorio è di lunga permanenza lo sviluppo della L2 è favorito La gerarchia delle motivazioni individuali: Assicurare la propria sopravvivenza (bisogni fisiologici) Garantire la propria sicurezza Conquistare la Associarsi ad stima altrui altri bisogni primari prima alfabetizzazione in L2 (è un mezzo fondamentale per la sopravvivenza e l’inserimento sociale e lavorativo) Realizzarsi totalmente bisogni secondari spinta al perfezionamento della L2 MOTIVAZIONI DELL’APPRENDENTE DI ITALIANO L2 (dati tratti da interviste ad apprendenti arabofoni) a) “Perché (serv-) anche anche qua anche vai a uffici ti dicano anche scrive il tuo nome cognome deve anche sapere scrivere qua non è che ti aiutano sono andata alla posta ti dicono scrivere la domanda sono andata uffici li altre in questura poi qu/qua non c’è chi/chi ti dà aiuto chi (ti danno) in ufficio devi proprio arrangiarti da sola o poi anche mi servono quando anche vado a leggere gli annunci lavoro anche nel lavor anche la fai le pulis pensi che facile lavoro de la pulisia poi deve scrivere anche cosa ha fatto non ha fatto sai serve es/studiare … anche per parlare bene anche quando fai un discorso con un italiano (bisogna) saper imparare bene anche i verbi perché noi immigrati maggior parte di immigrati imparano l’italiano !però! non col verbi con li cosa esatta apposto perché sai dicano magari vieni vieni senza riflettere” b) “Devi andare in posta devi riempire dei moduli da tutte le parti devi riempire dei moduli allora devi imparare l’italiano” c) - “Siamo andati a Natale, sì sì a Natale ad augurare gli amici di… mio marito allora erano tutti in gruppo parlavano ridevano! ma come sono rimasta male! Dovevo interrompere mio marito ogni cinque minuti dieci minuti? cosa avete detto? di cosa parlate? quello perché ride? Cioè è certo sono rimasta malissimo poi son tornata a casa allora ho detto devo imparare”. - Intervistatore: “Ma in quella situazione lì dove tutti parlavano e ridevano che impressione ti faceva?”. - “Ma ti senti sorda! Come se fossi sorda! Quello ride devi ridere tu! Cioè son rimasta malissimo” ASPETTATIVE DELL’APPRENDENTE DI ITALIANO L2 (dati tratti da 50 interviste ad apprendenti arabofoni) Prima del contatto con l’italiano: 12%: ha idee sulla configurazione strutturale dell’italiano (es. per interferenza di altre L2 come il francese); 60%: si aspetta una lingua difficile; 20%: si aspetta una lingua facile; 37%: si aspetta una lingua bella; 2%: ritiene l’italiano una lingua utile in una prospettiva internazionale e transnazionale; 22%: ha qualche idea sulla dimensione morfosintattica dell’italiano; 82%: ritiene l’italiano molto diverso dall’arabo nel lessico e nella morfologia; 33%: ritiene che non esistano differenze tra italiano e arabo nella sintassi; Dopo il contatto con l’italiano: 12%: ritiene ancora l’italiano una lingua difficile; 46%: ritiene l’italiano una lingua facile; 0%: considera l’italiano una lingua brutta; 12%: considera l’italiano una lingua bella; 4%: considera l’italiano una lingua ricca; 0%: considera l’italiano una lingua inutile; 80%: consiglierebbe ad un amico di studiare l’italiano Condizionamenti dell’AMBIENTE l’acquisizione di L2 Distanza sociale i] dominanza ii] integrazione iii] chiusura iv] coesione v] dimensione vi] congruenza vii] atteggiamento viii] intenzione CULTURALE sul- DOMINANZA / INTEGRAZIONE / CHIUSURA Le tensioni che lo straniero immigrato vive nel doversi adattare e nel dover imparare a vivere in un contesto socio-culturale diverso si riflettono sul livello linguistico, in termini motivazionali e, di conseguenza, nell’esito del processo di apprendimento. La distanza sociale e culturale tra l’ambiente d’origine e il nuovo contesto di cittadinanza è un fattore di notevole peso contestuale nella possibilità di evoluzione e di ampliamento della competenza linguistica dell’apprendente. Due ipotesi estreme: i] la varietà di apprendimento si fossilizza e diviene una sorta di pidgin: il gruppo sociale di immigrati si mantiene autonomo, ai margini della società del paese ospitante; si rafforza una identità separata e si perde la motivazione ad una piena integrazione linguistica; la forte fedeltà al gruppo contribuisce al mancato sviluppo di una competenza linguistica estesa, favorendo la comunicazione nella lingua d’origine e l’elaborazione di un ‘codice semplice’ puramente strumentale all’interazione di sopravvivenza con gli autoctoni o con immigrati di altra etnia ii] la varietà di apprendimento si evolve avvicinandosi progressivamente alla L2: il gruppo sociale di immigrati sviluppa una identità integrata entro la società ospitante. PRAGMATICA TRANSCULTURALE: studia come le modalità pragmatiche variano da cultura a cultura. Non basta conoscere una lingua; è necessario anche saperla usare, cioè saper adattare la produzione linguistica alle occasioni sviluppare una competenza comunicativa Due esempi: NB [ indica la sovrapposizione tra due turni + indica una pausa di mezzo secondo - indica che il parlante si è interrotto : indica un suono lungo a) Italiano: Cliente: senta, scusi Commesso: dica Cliente: “Pratique de la grammaire fran[çaise”… Commesso: [Manca dal distributore, la stiamo ancora aspet[tando Cliente: [Ancora? Okay. Quando potrebbe arrivare, lo sa? Commesso: provi a vedere mercoledì sera Cliente: grazie b) Inglese: Commesso: can I help you? Cliente: ehm: + have you got Popper’s “Conjectures and refutations”, or + Commesso: mm + No, we haven’t at the moment I’m afraid. We’re - waiting for some more to come in. Hopefully they’re going to be in next week. INCONTRI INTERCULTURALI: avvengono quando si conversa con membri di una cultura(-lingua) diversa dalla propria. Transfer pragmatico: le abitudini della propria lingua vengono trasferite alla L2, senza rendersi conto che non sempre sono appropriate. Esistono universali pragmatici? Ipotesi: i] atti rappresentativi (descrizioni, asserzioni) ii] atti direttivi (richieste, comandi) iii] atti commissivi (promesse, offerte) iv] atti espressivi (scuse, felicitazioni) v] atti dichiarativi (atti linguistici che modificano uno stato di cose introducendo una nuova realtà: dichiarare guerra, sposare…)