Dalle origini della letteratura

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Dalle origini della letteratura
ITALIANO CLASSE III A A.S.2013/2014
PROF.SSA RAFFAELLA ARISTODEMO
MODULO N 1 DALLE ORIGINI DELLA LETTERATURA ITALIANA ALLA SCUOLA
POETICA SICILIANA
U.D. 1 LE LINGUE ROMANZE E LA LETTERATURA IN VOLGARE IN ITALIA
U.D. 2 LA LETTERATURA RELIGIOSA DEL DUECENTO.
SAN FRANCESCO D’ASSISI E IL CANTICO DELLE CREATURE
U.D.3 LA SCUOLA POETICA SICILIANA
U.D. 1 LE LINGUE ROMANZE
Quando l’Impero romano entrò in una fase di decadenza, il latino, che era la lingua di Roma, a
contatto con le lingue dei vari territori conquistati dall’Impero, cominciò a mescolarsi con esse, a
modificarsi e ad assumere caratteristiche diverse nelle varie regioni del territorio. Dal latino, la
lingua madre, nacquero così diversi idiomi, dette lingue neolatine o lingue romanze:
- Volgari del Sì in Italia
-Volgare d’Oil nella Francia settentrionale
-Volgare d’Oc nella Provenza (Francia meridionale)
-Portoghese, Castigliano e Catalano nella Penisola Iberica. Tali idiomi venivano detti volgari perché
tali lingue erano parlate dal volgo, cioè dal popolo; erano dunque paragonabili ai dialetti. La lingua
scritta e più importante per tutto l’Alto Medioevo, tuttavia, continuò ad essere il latino, lingua
dell’alta cultura utilizzata dagli intellettuali, soprattutto dagli uomini di Chiesa. Fu solo dopo il
1000 che le lingue neolatine non rimasero solo orali, ma furono utilizzate per documenti scritti,
soprattutto di carattere commerciale, fino a quando non si pervenne alla nascita e allo sviluppo delle
vere e proprie letterature Romanze, che si affiancarono alla produzione in latino. In Francia si
sviluppò la Letteratura in lingua d’Oil, nella Provenza la Letteratura in lingua d’Oc, in Spagna una
letteratura in lingua castigliana.
LA LETTERATURA IN VOLGARE IN ITALIA
La letteratura in volgare in Italia si affermò più tardi, solo a partire dal sec XIII. Nella penisola
italiana nel ‘200 vi era un forte frazionamento politico, in quanto nelle regioni centro-settentrionali
vi erano i Comuni, nell’Italia meridionale il potere monarchico con il Regno di Sicilia con capitale
Palermo. Nell’Italia dei Comuni, nacque e si sviluppò una nuova classe sociale, la borghesia
mercantile, formata da artigiani, mercanti, banchieri. Costoro, per i loro traffici commerciali e per i
loro affari, sentirono necessario utilizzare il volgare e non il latino per redigere contratti, documenti,
inviare messaggi. Un esempio di primi documenti scritti in lingua volgare è costituito da I PLACITI
CASSINENSI, giuramento proferito da un giudice davanti a dei monaci in disputa per il possesso di
alcuni terreni. Tra il XII e il XIII secolo, i primi esponenti della nostra letteratura appartenevano ai
più disparati ceti sociali, come la piccola nobiltà (Dante Alighieri), il ceto mercantile, il ceto degli
artigiani (l’orefice Orlanduccio), il popolino (Guido Orlandi), letterati furono anche funzionari del
comune, giuristi e notai. Per quanto riguarda il pubblico, esso divenne più ampio e più popolare; in
precedenza era ristretto in quanto le opere letterarie erano scritte solo in latino e dunque non
comprensibili ai molti. Larghi strati sociali ebbero modo di conoscere le opere letterarie, anche
straniere, non solo leggendole direttamente, ma assistendo agli spettacoli dei giullari, una sorta di
cantastorie e di giocolieri che, girovagando, si esibivano nelle corti e nelle piazze, recitando le
poesie provenienti dalla Francia e dalla Provenza, da cui erano partiti. Nel secolo XIII furono
fondate in Italia anche prestigiose Università, dette Studi, come quella di Napoli ad opera
dell’Imperatore Federico II, quella di Bologna, o di Padova. Proliferarono anche scuole frequentate
dai mercanti e dagli artigiani.
L’INFLUENZA DELLA LETTERATURA IN LINGUA D’OIL
La letteratura italiana delle origini subì l’influsso della letteratura francese, in particolar modo della
poesia epica in lingua d’oil. La poesia epica prodotta in Francia tra la fine del XI sec e il XII
comprendeva due cicli: IL CAROLINGIO e il BRETONE. Il Ciclo Carolingio era costituito da
poemi detti “Chansons de geste” (Canzoni di gesta), che narravano delle lotte tra il Re Carlo
Magno e i suoi paladini, di religione cristiana, contro i turchi, di religione musulmana. Il secondo
ciclo era formato da romanzi che narravano degli amori dei cavalieri della Tavola Rotonda e del
loro Re Artù. L’opera più importante del “Ciclo Carolingio” è il poema “La Chansons de Roland”,
che narra le gesta del paladino cristiano più saggio, Orlando. Del “Ciclo Bretone” i romanzi più
importanti sono “Il Lancillotto” e “Il Tristano”.
L’NFLUENZA DELLA LETTERATURA IN LINGUA D’OC
La letteratura italiana del ‘200 subì anche l’influsso della letteratura in lingua d’oc della Provenza
(la Francia meridionale). In quei luoghi nacquero componimenti lirici che descrivevano la vita
feudale e i legami amorosi tra i cavalieri e le loro donne che venivano omaggiate e servite con
fedeltà.
U.D. 2 LA LETTERATURA RELIGIOSA DEL ‘200
A partire dall’XI secolo, nacquero in Italia diversi movimenti religiosi, con lo scopo di combattere
la corruzione presente a quei tempi nella Chiesa (che non seguiva più i dettami della fede cattolica),
e per diffondere tra il popolo il messaggio evangelico del Cristo. Due furono i grandi movimenti
religiosi del periodo: quello dei CISTERCENSI e quello dei FRANCESCANI. I primi seguivano le
regole di San Benedetto, che erano basate sulle preghiere, sul lavoro manuale e intellettuale. I
cistercensi fondarono numerosi monasteri in Italia. Nei monasteri benedettini i monaci si
occupavano della coltivazione dei campi, impiantavano botteghe di artigiani, scuole e rudimentali
farmacie. I francescani esaltavano la povertà, l’umiltà e l’amore per Dio. In Italia e in Umbria,
centro maggiore di diffusione del francescanesimo, nacquero preghiere e canti in volgare, che
esortavano i fedeli a condurre una vita semplice e improntata sui valori cristiani, a lodare il Signore
ammonendo coloro che, al contrario, si erano allontanati da Dio e tenevano una condotta di vita
immorale
SAN FRANCESCO D’ASSISI
Egli nacque ad Assisi nel 1181 o 1182. Il suo vero nome era Giovanni ma il padre, un ricco
mercante, preferì chiamarlo Francesco. Egli intraprese gli studi di latino e di francese, poi
abbandonati per partecipare come soldato ad una guerra scoppiata tra Assisi e Perugia nel 1204. Nel
1206, al culmine di una crisi spirituale, decise di ritirarsi a vita privata in un eremo. Da allora,
spogliatosi di ogni ricchezza, condusse una vita di povertà e di preghiera. Si circondò di alcuni
seguaci fedeli, come Egidio, Pietro, Angelo e Leone. Fondò anche una comunità religiosa. Ad
Assisi visse alla Porziuncola e nel 1215 partì alla volta del Marocco allo scopo di diffondere il
messaggio evangelico e convertire alla fede cristiana la popolazione del luogo. Fu fermato in
Spagna da una grave malattia. Rientrato in Italia, scrisse LA REGOLA, approvata dal Papa Onorio
III nel 1223.L’ultimo periodo della sua vita fu tormentato dalla cecità e da altri problemi di salute.
Nel 1224 in meditazione ricevette le sacre stimmate. Morì alla Porziuncola il 3 ottobre 1226 e lasciò
detto di voler essere seppellito nudo, come segno di quella povertà che egli aveva sempre amato.
San Francesco fu un uomo eccezionale che volle andare sempre predicando tra la gente, il popolo,
per convertire e spingere all’amore verso Dio. Il suo intento fu anche quello di combattere la
corruzione del Clero, ma non lo fece mai cercando lo scontro, bensì utilizzando la mediazione e il
dialogo con le autorità ecclesiastiche.
IL CANTICO DELLE CREATURE
Noto anche come IL CANTICO DI FRATE SOLE, questo è un componimento in volgare umbro
con il quale si esorta a lodare Dio, principio di ogni cosa e padre di tutte le creature. La stesura
risalirebbe a due anni prima della morte del santo, avvenuta nel 1226. Il testo era anche fornito di
accompagnamento musicale, composto dallo stesso Francesco, oggi perduto. L’universo è qui
descritto ed esaltato non come il regno delle tenebre e della paura, ma in termini gioiosi. La natura
non è il luogo del peccato e del male, ma è un dono di Dio e comunque un luogo di passaggio per
arrivare alla vita eterna. Questa è l’unica opera in lingua volgare composta dal santo Francesco, che
per il resto utilizzò sempre il latino. Il ritmo del componimento è lento e pausato. Fondamentale
importanza rivestono i 4 elementi dell’Universo: il Vento, l’Acqua, il Fuoco, la Terra. Il Vento è
definito aere, nubilo, sereno. L’acqua è detta umile, utile, preziosa e casta, mentre il fuoco è bello,
robusto e forte. La terra è invece la “sora nostra madre terra”, nutrimento per tutti gli esseri viventi
perché produce frutti preziosi. Il sole, la luna, le stelle, il vento, l’acqua e il fuoco sono chiamati
fratelli e sorelle. Anche la morte è chiamata “sorella sora nostra madre corporale”. Da notare sotto
il profilo squisitamente linguistico, la folta presenza della”u” finale, la congiunzione ke al posto del
tradizionale “che”, la presenza di numerosi influssi toscani e francesi e di latinismi. I termini sono
spesso coordinati per Polisindeto e gli aggettivi sono numerosi. –et per aeree et nubilo et sereno et
onne tempo-. Il polisindeto è la figura retorica in cui si ha l’elencazione di termini o la
coordinazione di più preposizioni con la ripetizione della congiunzione.
IL CANTICO DELLE CREATURE
U.D.3 LA SCUOLA POETICA SICILIANA
Nel Duecento in Italia si verifica il passaggio dalla società di tipo feudale al risveglio delle città e
alla nascita dei Comuni.
Nella vita italiana del secolo XIII, inoltre,hanno un peso essenziale le due istituzioni universali del
Medioevo: l’Impero e la Chiesa, che lottano tra di loro per imporre su tutto e tutti il proprio potere.
Il primo Imperatore a scendere in Italia per conquistarla fu Federico I di Svevia, detto Barbarossa,
contro cui si schierarono i Comuni, che non accettavano le sue imposizioni, soprattutto Milano. La
città, per ordine dell’Imperatore, venne assediata e rasa al suolo. Una volta ricostruita, Milano
formò una lega (alleanza), la Lega Lombarda, insieme ad altri comuni: Brescia, Mantova, Cremona,
Bergamo, Ferrara. Scopo dell’alleanza era la difesa nei confronti di Federico Barbarossa. I Comuni
sorsero in molte città della Pianura Padana (Milano, Pavia, Como, Brescia, Mantova, Cremona,
Verona, Vicenza ecc…) e in altre città dell’Emilia e della Toscana (Bologna, Modena, Parma,
Firenze, Siena, Arezzo, Lucca ecc…). I loro territori appartenevano al Sacro Romano Impero
Germanico, quindi avrebbero dovuto dipendere dall’autorità dell ‘Imperatore;in realtà si
consideravano dei veri e propri Stati autonomi. Alcuni grandi Comuni, come Milano, divennero
sempre più forti e potenti. Essi cercavano di primeggiare a danno delle città più piccole. Nacquero
così delle discordie fra Comuni sia per ragioni di territorio sia per motivi economici. I piccoli
comuni cercarono la protezione dell’Imperatore e questi, approfittando delle discordie, effettuò
numerose spedizioni in Italia. Nell ‘Italia settentrionale del tempo presero vita inoltre due partiti: i
guelfi (sostenitori del Papa), e i ghibellini (seguaci dell’Imperatore). Federico Barbarossa puntò
anche alla conquista dell’Italia meridionale. Questa, prima dominata dagli arabi, era stata poi
occupata dai normanni. Questi erano riusciti a impadronirsi anche della Sicilia ed avevano costituito
un unico regno, con capitale Palermo. In questa città vi sono ancora tracce della loro splendida
cultura. In seguito Federico Barbarossa, nel desiderio di estendere l’impero germanico anche
nell’Italia meridionale, favorì il matrimonio del figlio Enrico VI con Costanza d’Altavilla, erede del
regno normanno. Enrico VI di Svevia ebbe un regno breve. Suo figlio, Federico II (1194-1250),
volle continuare in Italia la politica di supremazia sui Comuni iniziata dal nonno Barbarossa, lottò
contro la Chiesa e, nell’Italia meridionale, ereditò il regno di Sicilia dalla madre Costanza
d’Altavilla, con la quale si estinse la dinastia normanna. Nel regno del sud Federico II ridusse al
nulla l’autonomia delle città e rafforzò il feudalesimo, rendendo definitivamente evidente il distacco
economico, sociale e politico tra il nord e il sud. Egli fu molto amante della cultura, parlava il
latino, l’italiano, il tedesco, capiva il greco e l’arabo. Alla corte di Palermo, dove amava circondarsi
di poeti e letterati, fiorì la SCUOLA POETICA SICILIANA. La corte meridionale di Federico II
era anche chiamata MAGNA CURIA, centro culturale, lì circolavano i saperi più disparati dalle
scienze alle arti. Frequentavano la sua corte intellettuali anche stranieri, maghi-scienziati,
funzionari, notai. In quel luogo circolavano la cultura araba, la latina, la filosofica, la letteratura in
lingua d’oil ecc…Fu presso la sua corte che nacque la nuova poesia in volgare siciliano. Gli autori
di questa nuova poesia erano funzionari del governo imperiale-burocrati, notai ecc…che decisero di
“trapiantare”nel volgare di Sicilia i modelli della lirica cortese provenzale. Secondo alcuni questo
trapianto fu voluto dallo stesso Fedrico II. Questi poeti, impegnati principalmente
nell’amministrazione imperiale, intendevano comporre liriche in volgare siciliano per esaltare la
corte siciliana di cui facevano parte. Le loro liriche avevano naturalmente una tematica amorosa:
rapporto amoroso di tipo feudale tra donna amata e cavaliere. La donna era la nobile signora e
padrona da servire con dedizione, era oggetto dell’omaggio del poeta. L’amore provocava
turbamento soprattutto attraverso la vista, non solo dell’amata, ma anche di oggetti fisici che
avevano però la valenza di entità astratte: fenomeni atmosferici, elementi della natura, animali reali
o fantastici…la vista della donna e di tali oggetti provocavano gioia o dolore, pene o dolcezza. I
poeti sperimentarono diverse forme metriche per i loro componmenti. L’esponente più importante
della scuola siciliana fu GIACOMO DA LENTINI, detto il NOTARO perché era un funzionario
imperiale. Forse egli fu, tra il 12333-40, l’ inventore del SONETTO, un particolare tipo di
componimento poetico. Al centro dei suoi componimenti vi è l’amore, con le sue gioie e i suoi
dolori, che la vista della donna suscita. Quando morì Federico II e vi fu il crollo della casa di
Svevia, e dopo la morte del figlio Manfredi, venne meno la raffinata corte siciliana. Negli anni ’60,
si ebbe dunque un “trapianto” della lirica volgare siciliana nell’Italia comunale, e in particolare in
Toscana. Lì si composero nuove liriche scritte in volgare toscano e la tematica non fu solo amorosa,
ma anche civile e morale, visto anche gli scontri politici tra guelfi e ghibellini. L’esponente più
importante di questa lirica volgare toscana fu Guittone d’Arezzo (1235/1294). Guelfo, egli
proveniva da una famiglia di media ricchezza. Viaggiò molto nell’Italia centro-settentrionale.
Entrato nell’ordine dei frati gaudenti, compose poesie amorose, civili e morali.
IO M’AGGIO POSTO IN CORE A DIO SERVIRE