LA FORMAZIONE PER L`APPRENDISTATO IN PROVINCIA DI
Transcript
LA FORMAZIONE PER L`APPRENDISTATO IN PROVINCIA DI
LA FORMAZIONE PER L’APPRENDISTATO IN PROVINCIA DI CUNEO Anno 2003 Dall’analisi del contesto al sapere del territorio I laboratori sono stati progettati e coordinati da Giuseppe Porzio, Studio Meta & Associati, Bologna, alla cui attività fanno riferimento i materiali che vengono presentati nella sezione 2.1. a cura di Maria Altamura ed Erica Gregorio Quaderno n. 11 Febbraio 2004 INDICE Introduzione Pag. 7 PARTE PRIMA. L’APPRENDISTATO NEL CONTESTO PROVINCIALE 1.1 La direttiva apprendistato 2002/2003 Pag. 11 1.2 Analisi quantitativa della situazione occupazionale e formativa degli apprendisti (01/01/03-31/08/03): Pag. 13 1.2.1 L’apprendistato come contratto di lavoro 13 1.2.2 Le caratteristiche socio-anagrafiche degli apprendisti 15 1.2.3 La formazione degli apprendisti 19 PARTE SECONDA. IL SISTEMA FORMATIVO PER L’APPRENDISTATO: AZIONI DI PROMOZIONE E METODOLOGIE DI INTERVENTO 2.1 Laboratorio per i formatori che progettano e coordinano gli interventi di formazione per gli apprendisti Pag. 23 2.1.1 Introduzione 25 2.1.2 Identificazione degli apprendisti, formazione dei gruppi, architettura formativa 27 2.1.3 Accoglienza, valutazione dei bisogni formativi in ingresso e definizione del "patto formativo" con le imprese 33 2.1.4 Accoglienza, valutazione dei bisogni formativi in ingresso e definizione del "patto formativo" con gli apprendisti 40 2.1.5 La Progettazione Formativa 48 2.1.6 Accompagnamento degli apprendisti e gestione delle relazioni con le imprese 55 2.1.7 Valutazione e certificazione 60 2.1.8 Conclusione 65 2.2 Sezione Web di informazione e approfondimento sulla formazione per l’ apprendistato Pag. 66 2.3 Dalla Sperimentazione al consolidamento: le ‘Buone Pratiche’ attuate dalle Agenzie Formative Pag. 67 2.3.1 Introduzione 67 2.3.2 ACA FORMAZIONE: Personalizzazione del percorso formativo 68 2.3.3 AFP CUNEO: Il rapporto con i tutor aziendali 69 2.3.4 AFP DRONERO: La progettazione di rete 70 2.3.5 AFP VERZUOLO: Il piano di lavoro tutor 71 2.3.6 AGENFORM: L’accoglienza 72 2.3.7 APPRENDO: La progettazione dell’offerta formativa 73 2.3.8 APRO: Il progetto formativo 74 2.3.9 ASCOM FORM: Standardizzazione della modulistica di valutazione 75 2.3.10 ASCOMFORMA: Progettazione e gestione del corso 76 2.3.11 ASS. CNOS-FAP BRA: La relazionalità 77 2.3.12 ASS. CNOS-FAP FOSSANO: Il modello pedagogico trasformativo 78 2.3.13 ASS. SCUOLE TECNICHE S. CARLO: Analisi dei fabbisogni formativi 80 2.3.14 CFP CEBANO-MONREGALESE: Software per la gestione interna delle pre-iscrizioni 81 2.3.15 ENTE SCUOLA ADDESTRAMENTO PROFESSIONALE EDILE: Il rapporto con i tutor aziendale 82 2.3.16 IAL: La progettazione didattica 83 2.3.17 INFOR: La formazione dei tutor aziendali 84 APPENDICE Tabelle statistiche Normativa Nazionale di riferimento Pag. 85 Pag. 95 INTRODUZIONE Il nuovo apprendistato, introdotto dalla legge Treu, coinvolge in provincia di Cuneo ogni anno circa 5.300 giovani, di cui circa 2.000 minorenni. E’ stato certamente il settore più problematico della formazione professionale provinciale per l’intreccio di novità, resistenze, aspettative che lo hanno accompagnato. A partire dalla prima esperienza di gestione realizzata dalla Provincia nel 2001, uno degli aspetti più dibattuti è stato quello del collegamento tra la formazione sul lavoro e quella esterna, per garantirne una reale efficacia nell’interesse degli apprendisti e delle imprese. Lo scopo della legge è chiaro, quello di inserire meglio nell’impresa i giovani e di rafforzare la preparazione complessiva degli apprendisti, che si troveranno sempre più nella loro vita lavorativa ad affrontare continui cambiamenti tecnologici e organizzativi. Ma creare dei gruppi omogenei, non ripetere soltanto nozioni già apprese a scuola o nella formazione professionale, avere le attrezzature ed i docenti adeguati non è stato un problema semplice per le agenzie. In continuità con la precedente pubblicazione (quaderno n.8 – La formazione per l’apprendistato in Provincia di Cuneo) il lavoro di seguito presentato intende offrire un quadro generale sullo sviluppo del sistema formativo per l’apprendistato in Provincia di Cuneo. A fronte delle indicazioni emerse dalla ricerca condotta dall’Ente Bilaterale Cuneo Formalavoro (*) sulle prime esperienze di formazione (Direttiva Apprendistato 2001-2002), si è resa più che mai necessaria l’esigenza di sviluppare e di governare, attraverso la condivisione di architetture formative e di indirizzi strategici, un sistema formativo per l’apprendistato sempre più rispondente ai reali fabbisogni espressi dal territorio. Lo sviluppo di una rete di interventi e di azioni mirate a rafforzare e a qualificare le attività di monitoraggio del sistema, di sensibilizzazione e di informazione dell’opinione pubblica, di formazione degli operatori, di interazione e di dialogo fra tutti i soggetti che operano nel settore ha fattivamente contribuito a registrare un progressivo consolidamento del sistema formativo in molte direzioni. L’attività di monitoraggio del flusso degli apprendisti ci ha consentito, grazie al lavoro dei Centri per l’Impiego ed alla preziosa collaborazione delle Agenzie Formative, di costruire un quadro complessivo dei percorsi formativo/professionali effettuati da tutti i giovani coinvolti nell’apprendistato a livello provinciale, garantendo, in tal modo, un presidio costante dei flussi e delle criticità relative al sistema di registrazione dei dati. Il percorso dei Laboratori a favore degli operatori che progettano e coordinano gli interventi formativi per gli apprendisti, condotti dal dott. Giuseppe Porzio (Studio Meta & Associati, Bologna), ha evidenziato una progressiva condivisione e valorizzazione delle esperienze in atto, gettando le basi per lo sviluppo di un’expertise locale sulle azioni formative a sostegno dei processi di inserimento e di sviluppo professionale. Accanto al percorso effettuato nell’ambito dei Laboratori, ci preme sottolineare il lavoro mirato a valorizzare la capacità formativa espressa dalle Agenzie che operano in Provincia di Cuneo. L’affinamento di “buone pratiche” (mirate ad ottimizzare il rapporto tra sistema formativo e sistema produttivo, gli strumenti metodologici e i sussidi didattici, i modelli formativi, la certificazione delle competenze e così via) e la volontà di diffondere un “know how” condiviso rappresentano importanti indicatori di crescita e di maturità del nostro territorio. 7 Sempre nella logica di rafforzare la rete territoriale a sostegno delle attività per agli apprendisti è stata attivata, all’interno del sito della Provincia di Cuneo, una comunità on line. Lo scambio di informazioni, esperienze, opinioni tra Agenzie Formative, mondo produttivo, sindacato e assessorato provinciale favorisce, a nostro parere, non solo il diffondersi del patrimonio conoscitivo delle singole realtà, ma stimola una maggiore condivisione dei bisogni, delle criticità incontrate e dei successi raggiunti. Elementi, questi, fondamentali per una progettazione efficace e adeguatamente contestualizzata. L’Ente Bilaterale Cuneo Formalavoro a sua volta ha prodotto una “mappatura” delle Agenzie formative, per evidenziare i settori sui quali ciascuna di esse meglio rispondeva alle necessità in termini di laboratori, attrezzature e di competenze. Ha inoltre segnalato la necessità di rendere più leggibile il catalogo dei corsi, di snellire e rendere omogenee tra le diverse agenzie alcune procedure, di articolare meglio per gli apprendisti minorenni la formazione specialistica e quella di recupero di competenze scolastiche. Dal confronto tra Provincia e parti sociali è scaturito un protocollo che prevede un dialogo costante tra le parti e mira a valorizzare le migliori esperienze realizzate. In conclusione, ci pare di essere riusciti, anche in questo settore della formazione, nel quale non sono mancati problemi e tensioni, a favorire un costante sforzo di miglioramento basato su un costante dialogo con le parti sociali e le agenzie e su percorsi di crescita professionale. Antonio Degiacomi Assessore alla Formazione Professionale Giovanni Quaglia Presidente della Provincia (*) L’Ente Bilaterale Cuneo Formalavoro è costituito a livello provinciale dall’Associazione Artigiani, dall’Associazione Commercianti, dall’Unione Industriale, da CGIL, CISL, UIL. 8 Parte prima L’APPRENDISTATO NEL CONTESTO PROVINCIALE 9 10 a cura di Pietro Giordano 1.1 La direttiva apprendistato 2002/2003 L’apprendistato è uno specifico rapporto di lavoro in cui il datore è tenuto ad impartire o far impartire all’apprendista, assunto alle sue dipendenze, l’insegnamento necessario affinché possa acquisire le capacità tecniche per diventare lavoratore qualificato. L’obiettivo che si intende raggiungere con la costruzione di un sistema fondato sull’alternanza tra lavoro e formazione, è quello di far crescere le opportunità di sviluppo del sistema delle imprese e contemporaneamente di consentire una nuova occasione di crescita professionale per i giovani. Il Settore Formazione Professionale della Provincia di Cuneo monitora costantemente l’attività formativa attraverso l’archivio regionale che raccoglie dati aggregati e individuali, ovvero informazioni che vengono inserite dai Centri per l’Impiego e dalle Agenzie Formative. Le tabelle presenti nella pagina seguente descrivono gli interventi formativi che si sono attuati entro il 31 dicembre 2003. Questi sono stati organizzati, nella maggioranza dei casi, in modalità “corso strutturato”, anche se si è affacciata negli ultimi mesi la richiesta di avvio corsi in modalità “progetto formativo”, questo tipo di percorso è rivolto a gruppi di allievi con caratteristiche non omogenee per titolo di studio e per mansione. Il progetto formativo è caratterizzato dalla massima flessibilità nella definizione dei percorsi formativi che si compongono mediante un’offerta modulare molto ampia che consente inoltre la loro personalizzazione in vista della ricostruzione delle figure professionali a conclusione dell’attività. Nella provincia di Cuneo sono presenti 7 ATS1, di cui 6 hanno erogato attività formative. Anche i Centri per l’Impiego sono coinvolti nelle attività riguardanti l’apprendistato, nello specifico essi si occupano di: inserire i dati relativi alle assunzioni, informare le aziende sull’offerta formativa presente nel territorio, supportare le aziende per l’iscrizione degli apprendisti presso un’ agenzia inserita nel catalogo provinciale, convocare e offrire nuove opportunità agli apprendisti dimessi ma ancora in obbligo formativo, individuare la sede idonea per apprendisti inseriti nei piani dei corsi non attivabili, aiutare le imprese a ricercare un’offerta adeguata quando non è presente nel bacino di loro competenza. Le prospettive future, rispetto alle attività formative per apprendisti, nell’anno 2004/2005 prevedono una continuità degli indirizzi assunti dalla Direttiva 2002 –2003 (Atto Regionale di indirizzo, ai sensi della legge regionale 26/04/2000 n. 44, approvato con DGR n. 75-7234 del 30.09/2002).In attesa della regolamentazione sulla nuova disciplina del contratto di apprendistato, lo stesso schema di D.Lgs. n. 276 del 10/09/2003 invita all’applicazione della vigente normativa, al fine di garantire la continuità all’ordinamento generale in materia di offerta formativa per l’Apprendistato, titolo VI art. 47 punto 3 e D.G.R. n. 49-10688 del 13/10/2003, con cui la Giunta Regionale delibera di approvare, sentito il parere delle Province e del Comitato di Pilotaggio dell’Apprendistato, la continuità degli indirizzi della Direttiva 2002 – 2003 Attività Formative per Apprendisti (di cui alla DGR 75-7234 del 30/09/2002) fino alla definizione della nuova regolamentazione dell’apprendistato secondo gli sviluppi previsti dalla legge 14 febbraio 2003 n. 30. Possono quindi ritenersi validi i Bandi Provinciali e i relativi Cataloghi 2002/2003; la copertura finanziaria per il periodo 2004/2005 sarà attuata proporzionalmente alla percentuale di apprendisti avviati in ciascuna Provincia. 1 ATS: Associazione temporanea di scopo 11 I percorsi formativi, approvati al 31/12/03, sono in totale 246. APPRENDISTATO CORSI STRUTTURATI N. PERCORSI FORMATIVI AVVIATI N. APPRENDISTI COINVOLTI 242 3.981 4 335 246 4.316 PROGETTI FORMATIVI TOTALE TIPOLOGIA CORSIFASCE2 F1 (obbligo form.) F2 N. APPRENDISTI COINVOLTI TIPOLOGIA CORSI-ANN. N. CORSI AVVIATI N. APPRENDISTI COINVOLTI 507 PRIMA ANNUALITA’ 196 3476 SECONDA ANNUALITA’ 50 840 F3 1795 1679 N. CORSI STRUTTURATI N. PROGETTI FORMATIVI ATS DRONERO 160 3 APPRENDO 34 1 API COMPETERE 16 / ASCOMFORMA 26 / ASCOM FORM 5 / INFOR 1 / 242 4 A.T.S. TOTALE La quota di finanziamento delle attività formative disposte per il Bando provinciale 2002/2003 per la Provincia di Cuneo corrisponde all’importo di € 5.012.766,21 interamente finanziato dal D.M. n. 120/V/2001 del Ministero del Lavoro, e della Previdenza Sociale. Gli operatori erogatori di attività formative hanno ottenuto l’accreditamento, (dal 1° luglio 2003) così come previsto dall’ art. 12 comma 1 e art. 3 comma 5 della D.G.R. n. 44 – 7747 del 12/11/01 e successive modificazioni. TOTALE DOTAZIONE FINANZIARIA € 5.012.766,21 TOTALE SOMME IMPEGNATE AL 31/12/03 TOTALE IMPORTO RESIDUO AL 31/12/03 2 Il dato è presente per i percorsi formativi ‘corso strutturato’. 12 € 4.115.800,01 (82,10 %) € 896.966,20 1.2 Analisi quantitativa della situazione occupazionale e formativa degli apprendisti (01/01/03-31/08/03) L’attività di analisi è stata condotta con l’obiettivo di fornire una descrizione del fenomeno apprendistato nella provincia di Cuneo, al fine di cogliere le trasformazioni che stanno investendo questo istituto. La fonte a cui si è attinto per la rilevazione dei dati è la Banca Dati Apprendisti in Formazione che contiene informazioni inserite dai Centri per l’Impiego e dalle Agenzie Formative; si sono poi consultate altre fonti, non collegate tra loro, per rendere maggiormente completa l’analisi. Il periodo considerato è compreso tra l’ 1 gennaio 2003 e il 31 agosto 2003, la raccolta e l’analisi dei dati è avvenuta nei mesi di dicembre 2003 e gennaio 2004. 1.2.1 Apprendistato come contratto di lavoro Il numero totale degli avviamenti in apprendistato registrati, nel periodo considerato, dai cinque Centri per l’Impiego della provincia di Cuneo è 3671. L’andamento rimane sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente, registrando una leggera flessione del 3%. Il Centro per l’Impiego in cui si riscontra la maggior quantità di avviamenti in apprendistato è Cuneo, con il 36% (tab.1). In generale il numero degli avviamenti in ogni bacino è proporzionato al corrispondente indice demografico. Grafico 1 – Andamento avviamenti negli anni 2002 e 2003 2600 2200 2095 2180 1800 1694 1590 1400 1491 1000 APRILE 02 AGOSTO 02 DICEMBRE 02 APRILE 03 AGOSTO 03 Il fenomeno della stagionalità è molto forte per questa tipologia di contratto, tra il primo e il secondo quadrimestre del 2003 si nota infatti un incremento di assunzioni pari al 46%. A luglio 2003 il numero degli apprendisti in forza in provincia di Cuneo è 8759. 13 Confrontando l’apprendistato con altre tipologie di rapporto di lavoro stipulate nello stesso periodo per giovani della fascia d’età compresa tra i 15/24 anni, si vede che esso è presente con una frequenza maggiore, rappresentando il 57% del totale (tab.2). Nel periodo considerato, dei 3671 contratti stipulati ne sono stati sospesi 901, segnando un tasso di interruzione del 25%. Se osserviamo poi le cessazioni avvenute fino al 31 dicembre 2003, vediamo che il numero sale complessivamente a 1448, aumentando di 547 unità (tab.3), interessando quindi il 39% degli avviamenti. Il dato è alto probabilmente a causa dell’interruzione di molti contratti di apprendistato a carattere stagionale nei mesi di agosto e settembre, in questo periodo si registra infatti un’incidenza degli avviamenti maggiore rispetto agli altri mesi, rispettivamente, del 25% e del 27%. Il 7% dei cessati sono stati riavviati nel corso del 2003 con contratto di apprendistato. Le interruzioni sono proporzionali al numero degli avviamenti nei vari bacini (tab.4). Il contratto di apprendistato può essere di due tipi: a tempo pieno o a tempo parziale. Dai dati risulta che ben il 94% dei lavoratori e delle aziende predilige un tipo di contratto ad orario completo (tab.5). Nel 2003, in provincia di Cuneo, ben 2898 aziende sono state coinvolte nell’apprendistato (tab.6 e 7). La grande varietà di mansioni svolte dagli apprendisti testimonia la ricchezza e la complessità del tessuto imprenditoriale provinciale (tab.8). Il muratore, il commesso di vendita, l’elettricista e il cameriere sono le qualifiche che interessano il maggior numero di apprendisti. Considerando i CCNL di riferimento delle aziende che hanno assunto apprendisti tra l’01/01/03 e il 31/08/03 (tab.9), i settori più rappresentati sono il commercio/servizi (43%) e l’artigianato (40%), seguono l’industria (16%) e l’agricoltura (1%). Grafico 2 – Distribuzione apprendisti per CCNL LEGNO E ARREDAMENTO - Artigianato PARRUCCHIERI EDILIZIA - Industria STUDI PROFESSIONALI - Cipa ALIMENTARI - Artigianato 2% 2% 2% 2% 3% 8% 8% EDILIZIA - Artigianato METALMECCANICO - Industria 11% ALBERGHI/TUR. - PUBBLICI ESERCIZI 20% 23% COMMERCIO METALMECCANICO - Artigianato 0% 5% 10% 15% 20% 25% Nello specifico i CCNL presenti con frequenza maggiore sono il metalmeccanicoartigianato e il commercio (tab.10). 14 Anche in questo caso la situazione nei vari bacini rispecchia il quadro provinciale caratterizzandosi solamente nell’ordine con cui sono presenti le varie tipologie di CCNL (tab.11). grafico 3 – Distribuzione CCNL nei cinque bacini 300 250 200 COMM. METALM. - Art 150 METALM - Ind ALB./TUR PUB.ES. EDILIZIA - Art 100 50 0 ALBA CUNEO FOSSANO MONDOVì SALUZZO Il tutor aziendale riveste un ruolo fondamentale nell’accompagnamento della vita lavorativa e formativa dell’apprendista. La grande importanza delle aziende di dimensioni medio - piccole nella provincia di Cuneo rispecchia le caratteristiche del tutor che, nel 70% dei casi, è anche il titolare dell’azienda (tab.12). I tutor hanno in media 12,6 anni di esperienza lavorativa. 1.2.2 Caratteristiche socio-anagrafiche degli apprendisti Il rapporto tra apprendisti avviati di sesso maschile e femminile vede una prevalenza dei primi, che rappresentano il 59% dell’universo considerato. I dati presenti nei vari bacini non si discostano dalla situazione provinciale. Il picco è costituito da Mondovì con il 62% degli apprendisti di genere maschile (tab.13). Per gli uomini le cessazioni dei rapporti di lavoro sono maggiori di 3 punti percentuale rispetto agli avviamenti, mentre per le donne gli avviamenti sono maggiori di 3 punti percentuali rispetto alle cessazioni. Il numero maggiore di cessazioni relative agli uomini si registra nel bacino di Fossano, 68%, mentre rispetto alle donne si riscontra nel bacino di Cuneo, 45% (tab.14). 15 grafico 4 – Dati avviamenti apprendisti divisi per genere e CCNL LEGNO E ARREDAMENTO - Artigianato PARRUCCHIERI EDILIZIA - Industria STUDI PROFESSIONALI - Cipa ALIMENTARI - Artigianato F EDILIZIA - Artigianato M METALMECCANICO - Industria ALBERGHI/TUR. - PUBBLICI ESERCIZI COMMERCIO METALMECCANICO - Artigianato 0 100 200 300 400 500 600 700 800 900 Ponendo in relazione il settore di appartenenza dell’impresa per cui lavora l’apprendista e il genere, si nota che la concentrazione maggiore per le donne si ha nel commercio (31%) e per gli uomini nel settore metalmeccanico (34%). Il contratto di apprendistato è rivolto ai giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni, fino a 26 anni nelle aree a obiettivo 1 e 2 del regolamento CEE. Qualora l’apprendista sia portatore di handicap, i predetti limiti sono elevati di 2 anni. Inoltre nel settore artigiano il limite massimo può essere portato fino ai 29 anni per qualifiche ad alto contenuto professionale. Dai dati raccolti si riscontra infatti che le persone nate negli anni tra il 1973 e il 1976 rappresentano solamente l’1% degli apprendisti considerati. La maggior parte dei lavoratori è nata negli anni: 1983 (17%), 1984 (13%), e 1985 (13%). I nati nell’anno 1983 risultano essere il numero maggiore di apprendisti in tutti i bacini della provincia di Cuneo (tab.15). Gli apprendisti maschi sono concentrati nelle fasce di età inferiori (1987-1984) e, all’opposto, le donne nelle fasce di età superiori (1979-1983). Nel grafico 5 si analizza la distribuzione degli apprendisti per genere ed anno di nascita. Nella parte centrale, dove si riscontra il più alto numero di apprendisti (1983 e 1984), il rapporto tra uomini e donne rimane sostanzialmente proporzionato, considerando le differenze numeriche esistenti tra i due gruppi (tab.16). 16 grafico 5 – Distribuzione per genere e anno di nascita apprendisti 1988 1987 1986 1985 1984 1983 1982 1981 1980 1979 1978 1977 1976 1975 1974 1973 0% 4% 8% 12% M 16% 20% F Il 63% degli apprendisti ha come titolo di studio la Licenza Media Inferiore. I diplomati sono il 25%, i qualificati il 10%, mentre esiste ancora un 1% di apprendisti privi di titolo di studio e un 1% di apprendisti in possesso di Licenza Elementare. Per quanto riguarda i senza titolo di studio, nella maggior parte dei casi, si tratta di lavoratori extracomunitari a cui non è stato riconosciuto il titolo conseguito nel loro paese. Prevalgono le qualifiche ed i diplomi ottenuti presso gli Istituti Professionali di Stato (3/5 anni) con il 9% e l’Istituto Tecnico Commerciale con il 6% (tab.17). L’analisi della distribuzione dei titoli di studio in base al genere degli avviati (tab.18) ci dice che il 69% degli uomini e il 53% delle donne sono in possesso di Licenza Media Inferiore. Per le femmine si riscontra poi un dato particolarmente rilevante: il 13% ha conseguito il Diploma Tecnico Commerciale. Per gli uomini invece, oltre alla Licenza Media la percentuale maggiore ha ottenuto la Qualifica Professionale (12%). Per quanto riguarda le fasce deboli si osserva che otto persone3 (7 maschi e 1 femmina) portatrici di handicap sono state avviate con contratti di apprendistato. Circa l’8% degli apprendisti avviati sono in possesso di cittadinanza differente da quella italiana. 3 Dato riferito a tutto il 2003. 17 Un’importante variabile che permette di associare l’età e il titolo di studio degli apprendisti è la fascia. In base a questa si progettano i percorsi formativi. Le fasce sono: F1, apprendisti in obbligo formativo F2, apprendisti con più di 18 anni privi di titoli superiori o di qualifica professionale F3, apprendisti in possesso di qualifica, diploma o laurea. grafico 6 – Apprendisti avviati in provincia di Cuneo divisi per fasce 19% 35% F1 F2 F3 46% Sul campione analizzato gli apprendisti in prima fascia risultano essere il 19% del totale, quelli in seconda fascia il 46% e quelli in terza il 35%. Volendo fare un raffronto tra gli apprendisti con titolo di studio superiore e quelli senza, possiamo notare che ben il 65% non raggiunge la qualifica/diploma/laurea. A Saluzzo si riscontra il maggior numero di avviamenti in Fascia 1 (23%) (tab.19). Rispetto al periodo compreso tra gennaio-agosto 2002 gli avviamenti di apprendisti in obbligo formativo registrano una flessione del 10%. Nel grafico 7 è riportata la distribuzione degli apprendisti per genere e fascia: passando dalla fascia 1 alla fascia 3 vi è un progressivo aumento delle femmine ed una diminuzione dei maschi. grafico 7 – Distribuzione apprendisti avviati in prov. di Cuneo per fascia/genere 25% 38% 54% 75% 62% 46% F1 F2 M 18 F3 F 1.2.3 La formazione degli apprendisti La formazione esterna è svolta dalle Agenzie Formative dopo che le imprese, ricevuta l’offerta formativa da parte del Centro per l’Impiego, scelgono quale percorso è più adatto per il proprio apprendista. Le Agenzie Formative provvedono quindi a caricare con appositi applicativi, previsti a livello regionale, il percorso formativo dell’apprendista, che è articolato in pre-iscrizione all’Agenzia formativa ed iscrizione. Gli apprendisti pre-iscritti entro l’agosto 2003 nella provincia di Cuneo, sono il 57% (2093) del totale degli avviati nello stesso periodo. Il dato più alto si registra dal bacino di Saluzzo con il 65% degli apprendisti pre-iscritti, il più basso nel bacino di Cuneo con il 47% (tab.20). La pre-iscrizione ha una durata di 90 giorni, nei quali l’Agenzia formativa dovrebbe avviare il percorso formativo per l’apprendista. Se questo non accade l’Agenzia deve comunicarlo all’azienda che ha la possibilità, entro i 30 giorni successivi, di pre-iscrivere nuovamente l’apprendista presso la stessa o altra Agenzia. Dai dati analizzati si osserva che, mediamente, l’apprendista nella provincia di Cuneo risulta prescritto 2,27 volte prima di iniziare effettivamente un percorso formativo, questo a causa della difficoltà di creare classi omogenee per titolo di studio e mansione svolta. I percorsi formativi a cui sono iscritti gli apprendisti (tab.21) sono in maggioranza composti da 120 ore (90%). Fanno eccezione gli apprendisti della Fascia 1 che, poiché in obbligo formativo, devono frequentare 240 ore (4%) e alcune categorie di lavoratori per cui sono previste dai CCNL particolari riduzioni o ampliamenti di orario (6%). Tra gli apprendisti avviati tra l’01/01/03 e il 31/08/03 quelli che hanno iniziato un corso di formazione all’interno dello stesso periodo sono il 20%. Il numero maggiore di iscrizioni si riscontra nel bacino di Alba con il 26% e di Saluzzo con il 25% (tab.22). Il grafico 18 mostra la distribuzione dei corsi attivati nel 2003 in provincia di Cuneo, questi sono rivolti ad apprendisti che svolgono la prima e la seconda annualità del percorso formativo4. Le tipologie di corsi maggiormente frequenti (tab.23), rispetto alle prime annualità, sono: Introduzione ai processi produttivi (15%), Formazione per l’apprendistato5 (14%), Addetto ai servizi commerciali e di vendita (13%). Tra i corsi di seconda annualità (tab.24) sono: Formazione per l’apprendistato (26%), Addetto lavori d’ufficio (20%) e Addetto ai servizi commerciali e di vendita (16%). 4 Si precisa che i corsi considerati si riferiscono ad apprendisti avviati nel 2002 e nel 2003. I corsi con denominazione “formazione per l’apprendistato” sono in maggioranza rivolti alle aree di attività Edilizia e Produzione. 5 19 grafico 8 – Percorsi formativi attivati nel 2003 vi dutti i pr o s s e c ita .pro vend Intro m. e m r. o p l'ap rv. c per . Se . d d m r A Fo az. m. e m a ff . tione i d'u . ges avor l . Add d Ad ec. etalm m e tor h. . set lberg Add er . a s . d Ad ecc. tt rom le e m. tore ni ali . set Add razio o v .la vo ro Add al la raz. a e p e Pr i bas ica d n o r IVO Elett MAT F OR . na G erso PRO lla p a . r ... Se ime d mult a . ic f d in u gr a ile e . alla iv d c d . e A Imp bas a di canic c he e M tipic i art. n io r az ento liam Lavo abbig g . p O ketin mar Op . e e tte r ortal p . az. App mm ogr a r P El. gno az. le r o v a uto El. L c. d'a Mec 0 5 10 15 1 ANNUALITA' 20 25 30 35 40 45 2 ANNUALITA' I percorsi formativi attivati nel 2003 rivolti agli apprendisti vedono una forte predominanza della tipologia Corso Strutturato (98%) ed una minoritaria presenza del Progetto formativo (2%). 20 Parte seconda IL SISTEMA FORMATIVO PER L’APPRENDISTATO: AZIONI DI PROMOZIONE E METODOLOGIE DI INTERVENTO 21 22 2.1 Laboratorio per i formatori che progettano e coordinano gli interventi di formazione per gli apprendisti 23 24 2.1.1 Introduzione L’Isfol e la Regione Piemonte hanno promosso, negli ultimi anni, "azioni di supporto" riguardanti il monitoraggio delle attività formative rivolte agli apprendisti e alla formazione dei tutor aziendali. In Provincia di Cuneo, contestualmente all'attivazione dei primi corsi di formazione per apprendisti, si è sviluppato un positivo dialogo tra istituzioni e parti sociali mirato allo sviluppo di un sistema di offerta formativa coerente con le esigenze presenti nel territorio. Auspicando un effettivo confronto su un piano operativo, la migliore strada possibile è parsa quella di considerare il punto di vista dei diversi attori sociali coinvolti nello sviluppo di iniziative per gli apprendisti, al fine di condividere indirizzi strategici e architetture formative il più possibile coerenti con le esigenze espresse dal territorio. Altro obiettivo perseguito è stato quello di favorire lo sviluppo e la diffusione nel territorio di un know how condiviso che consentisse di affrontare efficacemente le problematiche che caratterizzano la progettazione e la gestione degli interventi rivolti agli apprendisti. Il percorso di formazione è stato quindi rivolto a coloro che, all'interno delle agenzie formative, assumono responsabilità di progettazione e di accompagnamento degli apprendisti. Nel contempo, i risultati prodotti dal Laboratorio sono stati condivisi e discussi con il Gruppo di Supervisione, composto da rappresentanti delle Parti sociali e delle Agenzie Formative. La logica che sottende il Laboratorio consiste nel favorire un confronto sistematico tra i formatori sulle modalità con cui essi provano ad affrontare i "passaggi chiave" che caratterizzano la progettazione e la gestione di un percorso formativo per apprendisti (l'architettura formativa adottata, l'analisi dei fabbisogni formativi degli apprendisti e delle imprese, l'accoglienza e l'accompagnamento degli apprendisti, la formazione dei gruppi e la gestione delle disomogeneità, l'organizzazione e il coordinamento delle attività didattiche, la gestione dei rapporti con le imprese, la valutazione dei risultati, ecc.). Il processo di ‘apprendimento dall’esperienza’ rappresenta la caratteristica metodologica dei laboratori. In seguito alla definizione di tematiche particolarmente importanti ai fini della qualità complessiva del servizio formativo offerto agli apprendisti e alle imprese, si è proceduto all’analisi delle difficoltà incontrate, delle relative modalità di fronteggiamento, dei risultati conseguiti con l’obiettivo di individuare un nucleo condiviso di metodologie di intervento e strategie di azione. Nei prossimi paragrafi viene presentata una sintesi dei principali risultati prodotti dal confronto tra le esperienze dei partecipanti al laboratorio su alcune problematiche che caratterizzano la progettazione e gestione di azioni formative per gli apprendisti. Identificazione degli apprendisti, formazione dei gruppi, architettura formativa Accoglienza, valutazione dei bisogni formativi in ingresso e definizione del "patto formativo" con le imprese Accoglienza, valutazione dei bisogni formativi in ingresso e definizione del "patto formativo" con gli apprendisti Progettazione formativa Accompagnamento degli apprendisti e gestione delle relazioni con le imprese Valutazione e certificazione. 25 Elenco partecipanti al Laboratorio Formatori: Alberione Giovanni ASS. CNOS-FAP FOSSANO/BRA Arsento Elena INFOR Ascheri Gianluigi e Giusta Silvio CFP CEBANO-MONREGALESE Baracco Gianpiero ENAIP Blua Laura ENTE SCUOLA ADDESTRAMENTO EDILE Bonarelli Alessandra AFP CUNEO Devoto Andrea AFP DRONERO Faccenda Alessandra COMPETERE Ferrero Roberto AGENFORM Ghilardi Elsa ASCOM FORM - Savigliano Giannotti Perla e Elena Cometti IAL Mansuino Nadia IRECOOP Mazzocchi Felicia ACA FORMAZIONE Moglia Elena APRO Panero Marta AFP VERZUOLO Pellegrino Erica ASS. SCUOLE TECNICHE S. CARLO Ricca Alessandra ASCOMFORMA Tonso Marinella ASCOM FORM - Bra Bastonero Luca PROVINCIA DI CUNEO Giordano Pietro PROVINCIA DI CUNEO Viglione Enrica PROVINCIA DI CUNEO 26 2.1.2 Identificazione degli apprendisti, formazione dei gruppi, architettura formativa. L'identificazione degli apprendisti e l'avvio dei percorsi di formazione Le strutture che erogano la formazione esterna per gli apprendisti sono numerose e presentano caratteristiche diverse. In genere sono fortemente radicate in uno specifico bacino territoriale. Più raramente sono orientate a coprire tutto il territorio provinciale, articolando i propri servizi all'interno delle diverse aree. All'interno dello specifico bacino di riferimento alcune intervengono in un ampio numero di settori produttivi. Altre hanno un'offerta che si limita solo a qualcuno di essi. Alcune agenzie formative sono direttamente collegate alle Associazioni che esprimono gli interessi presenti nel territorio. Alcune di queste focalizzano ulteriormente la propria missione, limitandola ad un solo settore e (a volte) a particolari fasce di apprendisti. Anche il volume di attività formative dedicato agli apprendisti varia molto da situazione a situazione. Si va da realtà che hanno attivato solo qualche iniziativa ad agenzie che superano la ventina di corsi attivati. Nonostante queste differenze, l'identificazione e l'acquisizione degli apprendisti avviene con modalità molto simili, che tendono a coincidere con l'applicazione delle procedure amministrative di iscrizione che sono definite dai documenti regionali e provinciali. A seguito dell'avvio del contratto di apprendistato le imprese scelgono di aderire alla proposta formativa dell'agenzia, che registra le preiscrizioni e, quando arriva al numero sufficiente per attivare un corso, provvede ad un contatto telefonico con le imprese per verificare l'attendibilità delle informazioni e confermare l'iscrizione. Tutte le agenzie hanno lavorato molto per rendere "efficiente" questa procedura, in modo da diminuire i tempi che intercorrono tra l'iscrizione effettuata dalle imprese e l'effettivo avvio dei corsi. Questa ottimizzazione favorisce molto l'efficienza amministrativa, anche grazie al supporto e alla collaborazione che la Provincia ha fornito nel corso delle prime sperimentazioni del dispositivo. Vengono tuttavia segnalati alcuni problemi: alcune procedure e informazioni richieste dal sistema informativo regionale per l'avvio e la rendicontazione dei corsi appaiono molto "onerose" per gli attuatori e poco utili per gestire le attività realmente richieste (molti sono stati costretti a mettere in atto un doppio trattamento dei dati: uno per soddisfare gli adempimenti regionali e l'altro per eseguire i trattamenti delle informazioni realmente funzionali allo svolgimento delle attività); qualche agenzia auspica anche un ruolo di maggiore "regia" dei CPI, soprattutto quando si tratta di sollecitare le diverse agenzie presenti in un bacino territoriale a raccordarsi per fare il punto sulle iscrizioni pervenute e far effettivamente partire i corsi. La procedura di avvio dei corsi non favorisce d'altra parte il coinvolgimento iniziale delle imprese e degli apprendisti, che si vedono inseriti in un meccanismo burocratico a cui devono ottemperare (molti si trovano iscritti senza nemmeno sapere esattamente gli obblighi cui devono far fronte). La scelta dell'offerta formativa avviene sulla base di una precedente occasione di conoscenza dell'agenzia formativa da parte delle imprese (o dei consulenti che le seguono), oppure perché quella è l'unica disponibile all'interno di quel territorio. Per le agenzie fortemente collegate alle associazioni di settore l'iscrizione è quasi parte di una procedura automatica. L'adesione si caratterizza più come un "atto dovuto" che come condivisione di un progetto formativo. 27 Tutto questo lascia ampiamente irrisolti, al momento dell'effettivo avvio del corso, dei grossi problemi di coinvolgimento delle imprese (quando non di vero e proprio contenzioso tra queste e le strutture formative) e di motivazione degli apprendisti, che solo in parte si riesce ad affrontare successivamente. Le caratteristiche degli apprendisti effettivamente coinvolti nella formazione esterna evidenziano come i soggetti appartenenti alla "Fascia 1" costituiscano un numero esiguo rispetto al totale. Questi soggetti sono d'altra parte anche quelli che presentano i maggiori problemi per quanto riguarda la frequenza e la loro gestione all'interno delle strutture formative. Spesso si tratta inoltre di persone assunte con brevi contratti a termine (a volte studenti impiegati nel periodo estivo): elemento che contribuisce a spiegare l'alto tasso di abbandono durante lo svolgimento del percorso formativo. Interessanti elementi di riflessione emergono anche dalle diverse strategie con cui vengono affrontate alcune questioni legate ad apprendisti che presentano particolari caratteristiche. In alcuni casi gli apprendisti che hanno un contratto a termine (soprattutto se di breve durata) non vengono di fatto avviati all'interno dei corsi, in quanto si ritiene che la natura di quel contratto non indichi un significativo investimento professionale da parte dell'impresa e dell'apprendista e, in ogni caso, la sua partecipazione sarebbe a maggior ragione un "puro adempimento" circoscritto a pochissime ore. In altri casi si ritiene più opportuno sollecitarlo comunque a frequentare le attività formative, anche se effettivamente egli si troverà ad affrontare una parte limitata del corso. Un'altra questione che viene affrontata diversamente nelle varie situazioni riguarda il riconoscimento, in rapporto a specifici riferimenti normativi e contrattuali, di una riduzione del monte ore di formazione per gli apprendisti in possesso di un titolo di studio coerente con le attività svolte sul lavoro. In un caso viene lasciata all'impresa la responsabilità di godere di questo diritto e di scegliere, conseguentemente, di non far frequentare al proprio apprendista le ore che ritiene meno utili (fino a raggiungere il numero previsto dalle disposizioni normative e contrattuali). In un altro caso le agenzie formative scelgono di assumersi l'onere, a fronte dell'esibizione del titolo di studio, di verificare nel merito la parte di competenze previste dal percorso formativo che sono effettivamente già state acquisite dall'apprendista nell'ambito del titolo di studio già conseguito, riconoscendo una possibilità di credito solo per le ore che si riferiscono a quel tipo di contenuti. La composizione dei gruppi in formazione Anche la composizione dei gruppi in formazione avviene attraverso modalità fortemente proceduralizzate. In molti casi è la stessa procedura informatizzata che compone le classi "in automatico", sulla base di criteri di priorità predefiniti in precedenza. A partire da questi dati si procede poi a verificare la loro attendibilità con le imprese, in vista del definitivo avvio del corso. Le variabili privilegiate per procedere alla composizione dei gruppi classe sono essenzialmente: la "fascia" di appartenenza degli apprendisti; l'area di attività prevista dal bando. 28 In genere gli apprendisti in Fascia 1 sono accorpati e avviati all'interno di corsi specifici, che sono dedicati esclusivamente a questa tipologia di soggetti. Nella maggior parte dei casi i gruppi sono costruiti con il criterio dell'appartenenza alla stessa area di attività. In alcuni casi, dato il numero limitato di soggetti iscritti, alcune agenzie formative hanno scelto di avviare corsi "intersettoriali", centrati in primo luogo sullo sviluppo delle competenze di base e trasversali. Al di là dei criteri di accorpamento, le iniziative dedicate ai soggetti di questa fascia si rivelano tutte estremamente critiche da gestire. La distinzione tra Fascia 2 e Fascia 3 è invece utilizzata con maggiore "elasticità". In generale, dove è possibile, si procede ad accorpare i soggetti appartenenti a queste due fasce in gruppi distinti. Molte agenzie evidenziano che non sempre i numeri consentono questa divisione. Si ha anche tuttavia la sensazione che, per alcune agenzie, il tentativo di avviare percorsi rivolti esclusivamente ad apprendisti F3 appaia meno "strategico", in quanto non condiziona il tipo e la qualità dell'offerta formativa proposta alle imprese e agli apprendisti. Essa è sostanzialmente costruita per un target di apprendisti corrispondente alla fascia F2, alla quale vengono aggregati anche soggetti appartenenti alla F3. L'impressione è che siano molto rari i casi in cui si ritiene possibile puntare ad una proposta formativa offerta a figure che richiedono apprendisti in possesso di un significativo bagaglio di formazione pregressa. Il criterio dell'area di attività viene sostanzialmente rispettato (tranne che per i già ricordati esempi riferiti a giovani in F1). Viene ritenuto tuttavia molto difficile "andare oltre", assumendo criteri di omogeneità "interni" alle diverse aree. Anche perché le informazioni presenti nella documentazione fornita dalle imprese vengono in generale ritenute non sufficientemente affidabili per procedere a delle distinzioni esaustive a questo livello di approfondimento. Solo in qualche caso esiste un tentativo di costruire i gruppi assumendo programmaticamente dei criteri di suddivisione interni all'area di attività (distinguendo ad esempio i commessi "food" da quelli "no food"). In altri casi il perseguimento di queste suddivisioni interne all'area, pur programmate, non sono state consentite dai numeri (es. la differenziazione tra "parrucchieri" ed "estetiste"). In generale emerge una strategia di costruzione dei gruppi che assume come "sostanzialmente inevitabile " un forte livello di disomogeneità interna all'area di attività. Qualcuno cerca di "governare" questa disomogeneità a livello di impostazione generale del progetto formativo. Ad esempio costruendo il percorso formativo facendo riferimento ad una figura di settore (ad es. l'operaio polivalente in edilizia) che va al di là delle specifiche (e spesso più limitate) mansioni che vengono realizzate dai singoli giovani all'interno delle imprese. Altri puntando su un percorso formativo che, pur facendo riferimento ad una didattica centrata sui "problemi concreti" vissuti dai giovani all'interno delle imprese, è più orientata a sviluppare la capacità del giovane a "ragionare e ad utilizzare le sue risorse sul lavoro" piuttosto che a perseguire competenze specialistiche che potrebbero interessare le singole imprese ma che sono difficilmente perseguibili in questi contesti formativi. Molte strutture formative rimandano a specifiche scelte organizzative e metodologiche a livello di progettazione e gestione dei corsi, appositamente adottate per cercare comunque di affrontare questi problemi. 29 Viene ritenuto poco utile (o poco praticabile e/o troppo "costoso") mettere in valore, già a livello di identificazione degli apprendisti e di composizione dei gruppi, alcune informazioni "qualitative" che potrebbero essere eventualmente ricavate dal patrimonio di esperienze già realizzate nel corso di precedenti collaborazioni con alcune specifiche imprese. In altri termini si tratterebbe di capire se potrebbe essere produttivo "anticipare" il coinvolgimento di alcune imprese con le quali esiste una maggiore e più abituale frequentazione, partendo da questi contatti anche per verificare alcune "variabili di contesto" (processi produttivi, caratteristiche delle figure professionali, ma anche "cultura della formazione" presente in impresa) che potrebbero portare alla costruzione di gruppi più omogenei all'interno delle singole aree, senza avere la preoccupazione di attivare immediatamente il corso "non appena" si raggiunge il numero minimo, a prescindere da qualsiasi altro criterio di omogeneità interno all'area. In questo caso si tratterebbe di mettere in valore non solo variabili "amministrative", ma anche esperienze di "vicinanza" con le imprese. E' evidente che questa non potrebbe essere una pratica generalizzabile indiscriminatamente per tutte le aree e per tutti i corsi, ma potrebbe riguardare qualche prima esperienza che vada nella direzione di porre più attenzione alla "costruzione della domanda formativa", senza ridurla ad una pura pratica amministrativa. Oggi questa prospettiva sembra incontrare due grossi ostacoli: la necessità di mettere "a regime" il sistema della formazione per l'apprendistato, che ha visto una forte concentrazione delle risorse nella costruzione e nel presidio delle prassi amministrative che possono permettere un suo consolidamento; la presenza di una realtà di piccole imprese, che assumono apprendisti molto sporadicamente, con le quali i rapporti "si aprono e si chiudono", senza la prospettiva di avviare un dialogo duraturo. Non a caso viene segnalato che una certa vicinanza e continuità di rapporti comincia ad instaurarsi con qualche impresa di medie dimensioni, che ricorre all'apprendistato con una certa frequenza e sistematicità. Si tratta di capire se le relazioni con le imprese connesse alla progressiva realizzazione e diffusione di attività formative per gli apprendisti possono, con il tempo, anche favorire la valorizzazione di questi elementi di "conoscenza diretta" anche nella fase di definizione dei gruppi in formazione. L'architettura formativa La maggioranza delle esperienze di formazione attivate si caratterizza per una distribuzione del monte ore tra le diverse "materie" o "moduli" (non è sempre chiaro se a questa differenziazione semantica corrisponde una precisa distinzione metodologica), che vengono portate avanti "in parallelo" lungo tutto l'arco del percorso formativo previsto. Durante la prima parte vengono affrontati con più frequenza contenuti collegati allo sviluppo delle competenze di base e trasversali, ma l'impostazione dei percorsi sembrerebbe adottare un criterio prevalentemente disciplinare. Inoltre la scansione temporale dei contenuti affrontati è spesso condizionata anche da variabili di tipo organizzativo, quali la disponibilità dei laboratori e/o i vincoli di orario di alcuni consulenti esterni a cui è affidata la trattazione di particolari contenuti. 30 In qualche caso, questa impostazione di tipo "verticale" è integrata da alcune specifiche attività didattiche (in genere collocate all'inizio, a metà e alla fine del percorso) finalizzate ad aiutare i partecipanti a "collocare" l'apporto dei diversi contributi disciplinari all'interno di una prospettiva individuale di sviluppo personale e professionale, per favorire la loro capacità di utilizzare questi apporti all'interno dei propri percorsi lavorativi. Alcune strutture formative propongono un'architettura di tipo diverso, che all'inizio prevede una esclusiva centratura sulle competenze di base e trasversali, partendo dal presupposto che sia prioritario sviluppare nel soggetto la capacità di agire positivamente dentro un contesto lavorativo, poiché a partire da questo nucleo iniziale di risorse individuali diventa più facile ed efficace la successiva acquisizione delle diverse competenze tecnico professionali. Da un punto di vista operativo, quasi tutte le agenzie privilegiano un'organizzazione che prevede la presenza degli apprendisti presso la struttura formativa per un giorno alla settimana (più raramente si fanno due mezze giornate alla settimana). Solo in alcuni settori particolari (come l'edilizia) vengono erogati segmenti formativi che prevedono la frequenza di un'intera settimana ogni mese, generalmente collocati in modo da evitare di distaccare gli apprendisti nei periodi stagionali a più alta intensità di lavoro. I criteri con cui viene definita la modalità di erogazione della formazione sembrano comunque essere di tipo prevalentemente organizzativo, piuttosto che didattico. Alcune strutture sottolineano la scelta di lavorare su unità didattiche "minime" di almeno quattro ore, che vengono gestite da uno stesso docente. Anche in questo caso però non è sempre chiaro quanto questa scelta sia dettata da un'opzione di carattere metodologico e quanto invece renda più facile la gestione di consulenti esterni che intervengono nel percorso formativo. Le modalità scelte per erogare operativamente la formazione esterna non sembrano dettate da preoccupazioni legate all'ottimizzazione del raccordo tra quanto viene progressivamente affrontato in impresa e quanto viene proposto presso la struttura formativa. Se in queste decisioni prevalgono necessariamente vincoli di carattere organizzativo, sarà comunque interessante riflettere su come, a partire da essi, le agenzie hanno cercato di favorire e presidiare l'interscambio tra esperienza lavorativa e attività presso la struttura formativa. La riflessione sull'architettura formativa da adottare non deve dimenticare che: l'efficacia di un percorso di apprendimento è molto legato al "senso" e all'utilità che i destinatari dell'intervento attribuiscono alla proposta formativa; gli apprendisti fanno fatica a comprendere in che misura la formazione esterna possa costituire una risorsa per sviluppare il proprio bagaglio personale e professionale. A partire da questa considerazione diventa importante presentare un'architettura formativa che assuma questo problema come "centrale" per gli esiti e la qualità dell'iniziativa rivolta agli apprendisti. 31 Inoltre non bisogna dimenticare che questi soggetti vivono la scelta di inserirsi nel mondo del lavoro come passaggio verso una "condizione adulta", spesso definita in contrapposizione a quella di dipendenza che caratterizza lo "studente", per cui la proposta di architetture formative che richiamano il "modello scolastico" non aiutano a risolvere quei problemi di motivazione più volte evidenziati in precedenza. In particolare, rifacendosi alle note considerazioni di Knowles sulle caratteristiche che agevolano la progettazione e gestione di azioni di formazione per gli adulti, è utile sottolineare che questi soggetti sono più disposti ad apprendere quando: viene molto valorizzata la loro esperienza personale, con particolare riferimento a quella che stanno sperimentando al momento in cui sono chiamati in formazione; le cose proposte sono immediatamente percepite come utili alla loro condizione di lavoratore adulto; la proposta formativa è costruita intorno ai problemi che caratterizzano la loro attuale condizione psico-sociale, con la possibilità di poter immediatamente sperimentare l'utilità di quanto viene appreso (rispetto ad una impostazione disciplinare che rimanda la prospettiva di poter valutare i risultati ad un orizzonte temporale di medio-lungo periodo). Al di là delle scelte operate concretamente dai diversi attuatori, per ciascuno di essi appare interessante interrogarsi su quanto la specifica architettura formativa adottata faciliti oppure ostacoli un'efficace presidio delle condizioni che qualificano l'offerta formativa destinata agli apprendisti. 32 2.1.3 Accoglienza, valutazione dei bisogni formativi in ingresso e definizione del "patto formativo" con le imprese. Le modalità con cui si cerca di coinvolgere le imprese Al di là di specifici aggiustamenti, il modello a cui le agenzie formative fanno riferimento per attivare il rapporto con le imprese appare abbastanza omogeneo e largamente diffuso. I tutor aziendali vengono convocati ad un incontro che si svolge contestualmente all'avvio delle attività formative per gli apprendisti. Nella maggioranza dei casi l'incontro è formalmente di 4 ore, anche per contribuire ad ottemperare all'obbligo del minimo di 8 ore di formazione che è richiesta ai tutor aziendali. In molti casi appare comunque problematico "saturare" tutto questo tempo e/o chiedere a questa tipologia di persone di trattenersi fino al termine previsto per la riunione. La modalità più ricorrente con cui questi incontri vengono gestiti prevede una presentazione da parte dell'agenzia formativa che riguarda: le caratteristiche generali dell'istituto dell'apprendistato gli obblighi e responsabilità che derivano all'impresa e ai tutor aziendali la proposta e il programma formativo per gli apprendisti l'organizzazione operativa delle attività formative e gli adempimenti amministrativi che l'accompagnano. L'attenzione e il tempo dedicato ai diversi argomenti può variare all'interno delle diverse situazioni, ma la struttura della presentazione sembra non differenziarsi sostanzialmente. A fronte di questa presentazione viene avviata una discussione, che nella maggior parte dei casi appare poco strutturata, nel corso della quale si cerca soprattutto: di raccogliere eventuali informazioni e/o suggerimenti delle imprese per "affinare" il programma formativo; di chiarire ulteriormente le responsabilità delle imprese e le procedure amministrative che consentono una corretta gestione dell'apprendistato (assenze, comunicazioni, procedure, ecc.). In qualche caso questi incontri sono gestiti prevedendo la presenza contemporanea sia dei tutor aziendali che degli apprendisti, e sanciscono anche l'avvio formale del percorso formativo. In altri casi vengono raggruppati insieme tutor di apprendisti appartenenti a corsi diversi, centrando l'attenzione soprattutto sugli aspetti normativi ed amministrativi. Rispetto a questa modalità di gestire il coinvolgimento delle imprese vengono evidenziati tre principali aspetti critici: i livelli non elevati di presenza dei tutor aziendali a questi incontri; le scarse informazioni sugli obblighi normativi delle imprese e le responsabilità dei tutor aziendali; la poca disponibilità dei tutor aziendali a farsi coinvolgere attivamente nel sostegno del percorso formativo predisposto per i giovani apprendisti. 33 I livelli di presenza dei tutor aziendali In generale agli incontri di presentazione e avvio dei percorsi formativi partecipano il 30-40% dei tutor aziendali che sono invitati. La soglia di partecipazione tende ad abbassarsi per alcuni settori (panettieri, parrucchieri, edili). In alcuni casi essa però supera anche il 50% dei convocati (in un caso sono intervenuti tutti). Questi valori vengono frequentemente interpretati dai formatori come un "insuccesso" e/o un indicatore dello scarsa disponibilità delle imprese. C'è tuttavia da chiedersi se, al contrario, questi livelli di partenza non costituiscano un "risultato confortante", la presenza di un'importante opportunità su cui è possibile lavorare per consolidare il rapporto con le imprese. Non bisogna infatti dimenticare che le imprese sono invitate ad intervenire ad una cosa "nuova", spesso estranea alla loro cultura, e che molte di loro sono poco abituate a pensare in termini di sviluppo professionale e di formazione per le loro risorse. Sicuramente è importante porsi l'obiettivo di elevare il livello di partecipazione, ma le strategie cambiano in rapporto al "significato" che si vuole attribuire a questo incontro iniziale. Se l'incontro è vissuto come "un adempimento previsto da qualche procedura", per "mettere al corrente l'impresa delle sue responsabilità", l'obiettivo diventa "come farlo rispettare". In questa prospettiva sembrano porsi anche alcune proposte che, per ovviare alla mancata partecipazione agli incontri, ipotizzano di mandare all'impresa dei materiali informativi. Sicuramente la cosa può essere utile, ma è tutto da verificare quanto questa modalità raggiunga effettivamente lo scopo di responsabilizzare e coinvolgere l'impresa (chi riceverà davvero questo materiale? In che misura verrà letto? Nelle imprese molte delle informative prodotte dalle stesse Associazioni di rappresentanza vengono spesso trascurate….). Allo stesso modo, è importante sollecitare i Centri per l'Impiego a diffondere maggiori informazioni e a fare opera di sensibilizzazione sull'apprendistato, ma anche un loro ruolo più incisivo non risolverà il problema che hanno le agenzie formative di riuscire a stabilire un "contatto sostanziale" (e non solo formale) con le imprese. Se l'incontro è vissuto come "un'occasione importante su cui lavorare", e le imprese presenti "un patrimonio da consolidare e implementare", il problema dei livelli di presenza si pone in modo diverso. In questo caso il problema diventa quello di come gestire al meglio quell'occasione di interazione per suscitare interesse e partecipazione tra le imprese. Questa prospettiva non esclude le azioni ipotizzate in precedenza, ma parte dal presupposto che il livello di partecipazione sarà destinato ad aumentare progressivamente (e lentamente), soprattutto se viene colta "l'utilità" (dal punto di vista dell'impresa e del tutor aziendale) di un momento di interazione tra agenzia formativa e imprese. L'attenzione si sposta soprattutto sul come viene preparato e gestito questo momento, e i livelli di presenza possono allora costituire un "indicatore di medio periodo" sull'efficacia con cui esso viene gestito. 34 Le scarse informazioni sugli obblighi normativi delle imprese e le responsabilità dei tutor aziendali Soprattutto in una fase iniziale, è abbastanza fisiologico che esista un'elevata disinformazione all'interno delle imprese. Fatto salvo l'auspicio che l'azione di altri soggetti istituzionali contribuisca a colmare questa lacuna, rimane il problema di come le agenzie formative possano tenere conto di questo problema nel rapportarsi con le imprese. Questa questione porta a "sovrapporre" due problematiche che, per essere affrontate in modo efficace, dovrebbero essere tenute concettualmente distinte: la formazione dei tutor aziendali affinché possano ricoprire efficacemente il proprio ruolo; il coinvolgimento dei tutor aziendali nella realizzazione di una specifica azione formativa per degli specifici apprendisti. Nel primo caso il "fuoco" della riflessione è sul ruolo dell'impresa e su quello del tutor. Nel secondo si tratta soprattutto di parlare di "quegli specifici apprendisti", di che cosa fanno all'interno dell'impresa, di che competenze hanno bisogno, del contributo che può dare la formazione, ecc.. L'assegnazione alle agenzie formative "dell'adempimento" delle 8 ore di formazione per i tutor ha portato nei fatti ad aumentare questa confusione, per cui l'obiettivo diventa comunque "quello di fare otto ore con i tutor aziendali", spesso senza dedicare una sufficiente attenzione agli obiettivi che devono caratterizzarle e alla conseguente organizzazione interna che dovrebbe supportare il loro svolgimento. Enfatizzare molto la "valenza normativa" dell'apprendistato, focalizzando sostanzialmente l'interazione sugli "obblighi" e le "responsabilità" che essa comporta per le imprese e i tutor aziendali, rischia paradossalmente di rafforzare il messaggio che la formazione è un "adempimento" a cui occorre sottoporsi, definendo insieme le modalità burocratiche con cui assolverlo. Questa modalità finisce a maggior ragione per essere controproducente se diventa l'oggetto principale di riflessione nella fase di avvio dei percorsi formativi per gli apprendisti. Se l'obiettivo è quello di ottenere un coinvolgimento attivo (e non semplicemente burocratico) del tutor e dell'impresa, è più utile che il fuoco della riflessione comune sia principalmente orientato sullo sviluppo professionale dell'apprendista e sulla sua utilità per l'impresa (che cosa deve saper fare per arrivare a fare bene questo mestiere? Come cercate di seguirlo all'interno dell'impresa? A che cosa può servirgli la formazione esterna dentro questo percorso di crescita professionale?). E' a partire da questa riflessione che anche la cornice normativa può essere reinterpretata e valorizzata come una "opportunità", e non semplicemente come una "seccatura". Per raggiungere questo obiettivo appare inoltre più coerente evitare modalità di interazione in cui l'agenzia formativa "spieghi" queste cose ai tutor aziendali. Appare più opportuno prevedere setting dove avviare momenti strutturati di confronto e riflessione, in cui mettere in valore soprattutto le esperienze e il punto di vista dei tutor all'interno delle imprese (cfr. a questo proposito le indicazioni contenute in alcuni dispositivi per la formazione dei tutor aziendali che sono attualmente disponibili). 35 Coerentemente con questa riflessione, potrebbe essere teoricamente opportuno "tenere separate" la formazione dei tutor e le attività rivolte ad ottenere il loro coinvolgimento in uno specifico corso per gli apprendisti. Come del resto viene fatto in qualcuna delle esperienze che sono state discusse all'interno del laboratorio. D'altra parte, le 8 ore di formazione i tutor sono chiamati a farle solo "la prima volta" che ricoprono il ruolo. Per cui teoricamente queste ore sono distinte dalle attività di raccordo con le agenzie formative che sono necessarie per seguire adeguatamente gli apprendisti "ogni volta" che è avviato un corso. Tuttavia in molti casi si è ritenuto più opportuno non "sovraccaricare" il tutor di impegni, facendo rientrare nelle 8 ore di formazione il suo contributo all'avvio e alla supervisione al percorso formativo dell'apprendista. In questo caso occorre però chiarirsi bene gli obiettivi che è possibile perseguire all'interno di quella specifica situazione, cercando di progettare accuratamente le occasioni di incontro ed evitando di farne dei momenti "rituali". Anche l'articolazione e la durata degli incontri dovrà essere funzionale agli obiettivi definiti in precedenza. Un gruppo di lavoro interno al Laboratorio è arrivato anche a proporre un'ipotesi di lavoro per strutturare il rapporto con i tutor aziendali lungo tutto il percorso di formazione per gli apprendisti: Incontro preliminare (2 ore) Definizione di: - Programma - Orario - Calendario Incontro all'avvio del corso (3 ore) - Presentazione apprendistato e percorso formativo - Definizione patto formativo - Definizione compiti e responsabilità degli attori coinvolti Incontro conclusivo (3 ore) - Valutazione del percorso formativo e delle competenze acquisite - Informazioni su attestati - Osservazioni disciplinari Possibilità di integrare questi incontri e recuperare eventuali assenze attraverso incontri personalizzati con i singoli tutor. Al di là dell'utile stimolo di questa indicazione, che ciascuno potrà eventualmente riprendere e sviluppare come ritiene più opportuno, è utile ricordare che, se da una parte è importante evidenziare i contenuti che devono essere affrontati con i tutor, dall'altra è importante non dimenticare il loro scarso livello di conoscenza e di sensibilizzazione a queste problematiche, per cui uno degli obiettivi fondamentali di un percorso di questo tipo deve essere quello di avvicinarli/interessarli a seguire lo sviluppo professionale degli apprendisti, e non semplicemente quello di fornire alcune informazioni su come si struttura la formazione esterna e su come stanno andando le cose. Questo rimanda alla terza area di criticità individuata nel corso del Laboratorio: la poca disponibilità dei tutor aziendali a farsi coinvolgere attivamente nel sostegno del percorso formativo predisposto per i giovani apprendisti. 36 Il difficile coinvolgimento dei tutor aziendali Lo scarso livello di conoscenza e di sensibilizzazione sulle problematiche non solo dell'apprendistato, ma della più generale questione dello sviluppo delle risorse umane presenti in azienda, rende più difficile ottenere un'immediata e generalizzata attivazione dei tutor aziendali sulle problematiche della formazione dei loro apprendisti. Tuttavia, pur sapendo che sarà un obiettivo da raggiungere gradualmente e in una logica di medio periodo, occorre cercare di gestire al meglio le attuali occasioni di interazione, a partire dal primo incontri iniziale, per fare dei passi avanti in questa direzione. Qui di seguito riportiamo una serie di indicazioni emerse dalle esperienze presentate e dalle discussioni sviluppate nel Laboratorio. a. Evitare di enfatizzare la centratura dell'incontro sulla possibilità di apportare significative modifiche al programma formativo. Esso apparirebbe comunque un obiettivo velleitario, in quanto: le imprese non sono abituate a "pensare" in termini di sviluppo professionale delle loro risorse, e quindi in quella sede fanno fatica a dare dei contributi di merito alle ipotesi formative che vengono loro presentate; la cultura e le attese delle imprese nei confronti della formazione sono spesso troppo legate ad una visione contingente dell'attuale fabbisogno aziendale di breve periodo, per cui si rischia di innescare "sterili contrattazioni". Questo non significa non tenere conto di eventuali suggerimenti o indicazioni provenienti dalle imprese. E' però opportuno che "l'adeguamento del programma" non venga presentato come la finalità principale dell'incontro, altrimenti si rischia di alimentare il senso di "inutilità alla partecipazione" da parte delle imprese. Il fuoco, più che sul programma, deve essere sulla "logica di costruzione della proposta formativa" (come è stato del resto evidenziato da qualche esperienza), e la discussione deve essere un'occasione per "aiutare le imprese" a entrare in questa logica. Diversa può essere invece la sede (ad esempio un gruppo di progettazione con Associazioni di categoria e alcuni "testimoni privilegiati" del mondo delle imprese) per costruire una proposta formativa coerente con le esigenze dei diversi settori. b. Sollecitare i tutor a riflettere sulla crescita professionale dei loro apprendisti dentro le imprese. Per facilitare e rendere più incisiva queste attività, in qualche caso vengono interpellate le imprese "prima" dell'incontro collettivo, sottoponendo loro delle schede per una raccolta strutturata di informazioni sull'argomento (ad esempio, competenze che l'apprendista dovrà raggiungere alla fine, piano interno di sviluppo professionale, modo in cui l'apprendista viene seguito, collegamenti con la formazione esterna, ecc.). In ogni caso, le esperienze dove si è organizzata una "discussione strutturata" (anche con un semplice giro di tavolo sull'argomento) su questi problemi ha permesso un "avvicinamento" tra agenzia formativa e tutor aziendali, e l'attenzione di questi soggetti verso la formazione esterna è cresciuta. Si tratta, tenendo conto delle diverse situazioni, di capire quali possono essere le modalità più appropriate per favorire questo processo. Se si riesce a cominciare a "spostare l'attenzione" dei tutor da una "formazione esterna obbligatoria e giustapposta al lavoro" alla gestione di un percorso di crescita professionale in alternanza, di cui la formazione costituisce solo un aspetto, il livello di attenzione e collaborazione di tutor tende a crescere. 37 c. Organizzare e strutturare meglio i momenti di confronto e discussione con i tutor. Le situazioni in cui si fa una presentazione di informazioni e poi una discussione generale si rivelano meno produttive. Nei casi in cui il confronto e la discussione vengono strutturati meglio, definendo argomenti di confronto più mirati e utilizzando strumenti e tecniche per favorire la discussione (compilazione di schede e restituzione di risultati, "giri di tavolo", raccolta e restituzione delle diverse osservazioni, ecc.), si sviluppa una maggior "vicinanza" e condivisione. Proprio per questo è opportuno preparare con cura gli incontri. Nello stesso tempo è importante essere consapevoli che, soprattutto in questa fase iniziale di azioni con gli apprendisti, è fisiologica la manifestazione di atteggiamenti diffidenti e (a volte) aggressivi. Nel preparare gli incontri è bene tenerne conto e prevedere una fase iniziale in cui dedicare un po' di tempo a raccogliere le osservazioni critiche, senza avere la pretesa di "rispondere" a tutte le obiezioni o di "convincere gli interlocutori", e anche senza ripararsi dietro lo "scudo della normativa". Riconoscere le difficoltà, condividerle, farsene carico, valorizzare i contributi degli interlocutori più costruttivi può aiutare a creare un clima di "ascolto reciproco" che consente di lavorare meglio sui successivi contenuti. d. Curare un rapporto più personalizzato con le singole imprese. Quando, invece di limitarsi a invitare genericamente le imprese e i tutor ad un incontro, si sono messe in atto strategie più ravvicinate e sistematiche di "contatto" (raccolta sistematica di informazioni sull'apprendista, raccolta preliminare di informazioni da restituire in forma aggregata e discutere nel successivo incontro, ecc.), la gestione degli incontri è migliorata e si è sviluppata una maggiore attenzione da parte dei tutor. Ovviamente si tratta di non dare un "impronta burocratica" a queste attività, ma di utilizzarle come "pretesti" per dimostrare capacità di ascolto e di attenzione. Nella stessa direzione si colloca l'esperienza di coloro che, al termine della riunione, contattano immediatamente i tutor assenti e forniscono informazioni sugli esiti della stessa, cercando al tempo stesso di capire i motivi per la mancata partecipazione. Si tratta di attività che richiedono molte energie, tuttavia, se fatte bene e puntualmente, veicolano alle imprese il messaggio che "si sta facendo una cosa seria e importante" e che "mi sto prendendo carico di te". Tutta la riflessione e la letteratura scientifica sul "manegement dei servizi" (Norman, Eigler e Langeard, ecc.) evidenzia quanto l'immagine del servizio che si veicola con il proprio comportamento, fin dalle prime comunicazioni, sia decisiva per il coinvolgimento dei clienti e la relativa qualità delle prestazioni erogate e percepite. In questa direzione vanno anche le "visite dirette" alle singole imprese, per presentare l'iniziativa, capire meglio i loro fabbisogni, concordare piani di lavoro integrati, ecc.. e. Investire nel rapporto con le imprese. Le considerazioni appena richiamate ci riportano ad un ultima questione. La sensibilizzazione e il coinvolgimento delle imprese non può essere "un dato di partenza". E neppure "viene da solo". Esso richiede un investimento da parte della struttura formativa, che si giustifica solo in una prospettiva di medio periodo. D'altra parte, il coinvolgimento dell'impresa (del tutor aziendale) non è un "lusso". Condiziona fortemente la qualità del servizio offerto e la "fatica" richiesta nella gestione delle successive attività formative degli apprendisti. 38 E' molto più difficile che questi ultimi siano motivati a partecipare alle attività formative e colgano le opportunità che vengono loro offerte, se dal contesto che in quel momento è per loro più "rilevante" (l'esperienza lavorativa) non giungono positivi segnali di rinforzo. E' a partire da questa prospettiva che conviene dedicare tempo e cura al coinvolgimento delle imprese, sapendo che solo con il tempo si potranno ottenere risultati significativi. In qualche esperienza si comincia tuttavia anche ad evidenziare che, nei casi in cui si è riuscito a costruire un minimo di vicinanza con alcuni tutor aziendali, i rapporti per la gestione del successivo percorso formativo tendono a diventare più semplici ed efficaci. 39 2.1.4 Accoglienza, valutazione dei bisogni formativi in ingresso e definizione del "patto formativo" con gli apprendisti. Il processo di accoglienza, analisi dei bisogni formativi in ingresso, definizione del patto formativo. Tutte le esperienze presentate fanno riferimento ad un modello condiviso di gestione della fase di incontro con gli apprendisti e di avvio del percorso formativo, che appare tra l'altro ribadito e rafforzato dalle procedure connesse all'accreditamento delle strutture formative. Questa impostazione sostanzialmente prevede: una fase iniziale di presentazione del percorso da parte della struttura formativa; una fase di presentazione degli apprendisti e di raccolta di informazioni sulle loro caratteristiche ed esperienze; una fase finale di definizione/compilazione del patto formativo. Tuttavia l'approccio appena richiamato (una sorta di "teoria dichiarata" che sembra essere ormai automaticamente associata all'avvio di un'azione formativa), trova modalità di realizzazione abbastanza diverse, che hanno aiutato il gruppo di formatori a problematizzare gli assunti che stanno dietro al modello e, soprattutto, la modalità con cui questi vengono tradotti in pratiche operative. Riflettendo sulle diverse esperienze, è stato possibile evidenziare come il modello appena richiamato tenda ad assumere diverse connotazioni in rapporto a due aspetti che ne caratterizzano l'applicazione all'interno delle varie situazioni: la chiarezza e la tipologia di obiettivi che vengono assegnati a queste attività le modalità di coinvolgimento degli apprendisti al loro interno. L'esito dell'insieme delle attività di accoglienza, analisi dei bisogni e definizione del patto formativo è molto condizionata dalla chiarezza e tipologia di obiettivi che le contraddistinguono. In molti casi, proprio il "senso comune" che caratterizza queste attività non aiuta i formatori ad interrogarsi sufficientemente sugli obiettivi che si vogliono raggiungere, e quindi a definire il tempo dedicato e le metodologie didattiche più coerenti con i risultati che si vogliono ottenere. Il fatto che queste attività vengano inoltre (giustamente) riprese e sancite in fase di accreditamento rischia di enfatizzare un loro "valore procedurale", per cui l'importante diventa l'aver adempiuto a certe azioni e alla compilazione di alcuni documenti, quasi a prescindere dal significato che queste cose assumono agli occhi dei soggetti coinvolti (formatori e apprendisti). L'assunto implicito sembra quasi essere che fare queste cose porti comunque a risultati utili per il percorso formativo, senza che per altro questa "utilità" venga definita in termini chiari e verificabili. All'interno delle diverse esperienze questo problema è ovviamente affrontato in modo diverso. In qualche caso queste attività sono realizzate come un adempimento di una serie di procedure. In altre situazioni le attività sono orientate da finalità generali ("presentare il corso", "conoscere gli apprendisti", "ricavare informazioni utili ad adeguare i successivi contenuti del percorso", ecc.), che però non sempre trovano un riscontro puntuale nell'impostazione e nelle metodologie utilizzate. 40 In alcuni casi esiste un maggiore e più esplicito collegamento tra gli obiettivi di questa fase iniziale del percorso formativo e la progettazione delle attività didattiche che la caratterizzano. La riflessione sulle esperienze realizzate sottolinea comunque, come prerequisito per la qualità e l'efficacia di queste attività, la necessità di sfuggire ad una sorta di "automatismo procedurale", per dare un adeguato spazio a domande che (al di là dell'apparenza) continuano ad essere tutt'altro che banali e scontate: perché vengono proposte queste cose agli apprendisti? cosa mi aspetto di ottenere con il loro svolgimento? quali sono le strategie didattiche più coerenti con queste finalità? L'esito di questo primo segmento del percorso formativo dovrebbe essere quello di arrivare alla effettiva "presa in carico" dei partecipanti e alla condivisione di una proposta formativa in cui le persone si riconoscano e siano motivate ad investire. In che misura le diverse attività previste sono funzionali a questo risultato? Questa osservazione permette di allargare la nostra riflessione alle modalità di coinvolgimento degli apprendisti all'interno di queste attività. La fase iniziale di un percorso formativo è fondamentale per orientare l'atteggiamento dei partecipanti. Il problema non è solo quello di "fornire delle informazioni corrette ed esaustive sulle caratteristiche delle future azioni formative". Anche l'esigenza di avere "maggiori conoscenze sulle caratteristiche delle persone", pur essendo molto utile per adeguare i contenuti e le strategie didattiche che verranno proposte, rischia di essere un obiettivo piuttosto riduttivo. La questione più importante appare legata alla possibilità che i partecipanti attribuiscano un significato utile e positivo all'opportunità formativa che viene loro offerta, e quindi siano motivati ad impegnarsi nelle successive attività. E' molto difficile che ciò possa avvenire se essi si trovano di fronte a situazioni in cui la maggior parte del tempo è dedicata ad una "presentazione" dell'offerta formativa (ambito istituzionale, caratteristiche dell'Ente erogatore, obiettivi e contenuti del programma, regole amministrative, ecc.), a cui fa seguito un classico "giro di tavolo", più o meno formale, di presentazione dei partecipanti. La condivisione dei partecipanti implica il loro coinvolgimento in attività di rielaborazione della proposta formativa, non tanto dal punto di vista dei suoi contenuti e della sua articolazione, ma in rapporto alla definizione ed esplicitazione, attraverso un confronto con i formatori e gli altri giovani coinvolti, del significato che essa può avere in un proprio progetto di crescita professionale. Si tratta allora di progettare e gestire una fase iniziale che aiuti i partecipanti a "raccordare" la propria esperienza e i propri interessi alle attività che vengono prospettate all'interno del successivo percorso formativo. Questa prospettiva non implica necessariamente lo svolgimento di azioni molto diverse da quelle che vengono attualmente realizzate nella maggior parte delle esperienze, ma richiede una maggiore attenzione alla loro integrazione e finalizzazione, attraverso: una definizione preliminare con gli apprendisti della finalità di queste attività iniziali (perché si fanno queste cose); una forte attenzione a "dare spazio" e importanza al punto di vista dei partecipanti (anche se inizialmente essi possono mostrare un atteggiamento poco positivo nei confronti di quella situazione); 41 l'utilizzo di metodologie che favoriscano una valorizzazione dell'esperienza e del bagaglio di risorse a disposizione dei partecipanti, oltre che un'autonoma ricostruzione e valutazione delle opportunità e dei problemi legati a questa proposta formativa; l'attenzione a sostenere i partecipanti nella formalizzazione dei risultati di questo lavoro, evidenziandoli come base su cui costruire una ipotesi di collaborazione durante lo svolgimento del percorso formativo, da verificare insieme periodicamente nel corso del suo sviluppo, anche in relazione al procedere della parallela esperienza di lavoro. A partire da questa prospettiva vengono di seguito riprese più in dettaglio le questioni emerse dal confronto tra le diverse esperienze, cercando di evidenziare i rischi e i suggerimenti metodologici presenti al loro interno. Le attività di accoglienza In alcune esperienze la fase di "accoglienza" viene circoscritta alle 4 ore iniziali del percorso formativo. In altri casi essa si sviluppa in un arco temporale più esteso (10-12 ore). Nei casi in cui l'accoglienza si esaurisce nelle prime 4 ore diventa più difficile prevedere un'attivazione e un coinvolgimento "non formale" dei partecipanti. Spesso la presentazione da parte dell'agenzia formativa e l'esigenza di arrivare comunque alla compilazione di una serie di documenti (griglie, questionari, patti formativi, regolamenti, ecc.) lasciano poco spazio ad una autentico confronto con i partecipanti, soprattutto se queste persone sono inizialmente poco motivate e/o poco abituate a contesti come quelli in cui si trovano inserite. Il rischio è quello di arrivare all'adempimento formale di una serie di attività, senza che però vi sia stata un'effettiva e sostanziale discussione e condivisione della proposta formativa. A questo momento iniziale va posta molta attenzione, poiché molto spesso la prima impressione che gli apprendisti si fanno del corso (e dell'ambiente in cui si svolge) condiziona fortemente il loro atteggiamento durante il resto dell'esperienza. Più ancora di "quello che si dice", sono le modalità con cui vengono gestite queste attività e la stessa disposizione logistica della sala a mandare messaggi che (spesso inconsapevolmente) influenzano fortemente il vissuto dei partecipanti. Per avviare il processo di accoglienza è ovviamente molto importante la presentazione da parte dell'agenzia formativa. La presenza, oltre al responsabile del corso, anche del Direttore e/o di altri docenti può essere funzionale a sottolineare "l'importanza" che viene attribuita a questa iniziativa e ai suoi partecipanti. E' tuttavia necessario essere consapevoli che l'obiettivo di una effettiva condivisione non si esaurisce in una "buona" presentazione. 42 Dichiarare che si è attenti ai bisogni degli apprendisti e saturare quasi tutto il tempo a disposizione in una comunicazione frontale e nella compilazione di documenti di cui non si è discusso la finalità e l'utilizzo significa rischiare: di rafforzare la percezione che non c'è coerenza tra quello che si dice ("siamo attenti e interessati ad occuparci di voi") e quello che si fa ("non siamo disposti più di tanto ad ascoltarvi"); confermare la rappresentazione dell'apprendistato e della formazione professionale come un adempimento amministrativo (alla fine la cosa davvero importante è "compilare delle carte", anche se alle persone non è chiaro perché lo fanno). Il momento chiave per innescare un processo di condivisione della proposta formativa è rappresentato dalla possibilità per i soggetti di esprimere le proprie attese e le proprie perplessità, facendo di questi elementi un tema di confronto e di riflessione con i colleghi e con i formatori. Da questo punto di vista c'è da chiedersi se la "fantasia" di spiegare in modo esauriente le finalità e il contesto istituzionale dei corsi per gli apprendisti, ai fini di "non perdere tempo" e "prevenire le solite lamentele" non rischi di essere controproducente. Per molti apprendisti trovarsi in una situazione che non hanno scelto (e di cui spesso non sono stati preventivamente informati) non rappresenta una situazione banale. Inoltre, per loro non si tratta delle "solite lamentele" (essi si trovano in quella situazione "per la prima volta"), ma del modo più naturale ed immediato per esprimere un disagio rispetto ad una situazione che non è facile da capire e valutare. A fronte di queste difficoltà non si tratta di "spiegare" loro la situazione, ma di "metterli nella condizione di arrivare a comprendere" se e quanto essa possa rappresentare una opportunità interessante per loro. Le manifestazioni iniziali di resistenze e perplessità, soprattutto se vengono chiaramente esplicitate dai partecipanti, non costituiscono un indicatore di difficoltà, ma un'importante segnale che esistono le condizioni per lavorare insieme ad un loro superamento. Appaiono molto più problematiche quelle situazioni dove il disagio rimane latente e diventa più difficile affrontarlo. La manifestazione del "disagio iniziale", anche se in qualche caso può esplicitarsi attraverso modalità aggressive e/o svalutative nei confronti della situazione, non costituisce una "perdita di tempo" o un fastidioso inconveniente da evitare il più possibile, ma l'occasione per "entrare effettivamente in relazione con loro", dandogli modo di cominciare ad "avvicinarsi alla proposta formativa". Questo momento, anche se particolarmente faticoso per il formatore, costituisce una delle occasioni e risorse fondamentali per avviare un effettivo lavoro di condivisione. Si tratta di cercare di gestirlo nel miglior modo possibile, stando attenti a: prevedere questa necessità in fase di progettazione dell'accoglienza, stabilendo un tempo sufficiente a dare spazio e ad elaborare le perplessità che possono emergere; definire dei setting di lavoro che possono aiutare i partecipanti a esplicitare e a riflettere costruttivamente su queste difficoltà (ad esempio evitando di rispondere direttamente alle obiezioni di ogni singolo partecipante, proponendo delle metodologie per raccogliere e discutere i problemi, fare in modo che siano gli stessi giovani a cercare soluzioni efficaci per affrontare i problemi e le difficoltà che rilevano, ecc.); non negare i problemi, ma aiutare i partecipanti a considerarli in una prospettiva più ampia, che permetta di evidenziare anche le potenzialità della situazione. 43 Questo passaggio appare fondamentale per creare un'effettiva "vicinanza" con gli apprendisti, abbassare le loro ansie ed aiutarli gradualmente ad entrare in un'ottica più propositiva rispetto allo sviluppo della proposta formativa. Su di esso si inseriscono anche le ulteriori attività realizzate all'interno di quelle esperienze che concepiscono la fase di accoglienza in un orizzonte che va al di là del primo incontro con gli apprendisti (indipendentemente dal nome che viene di volta in volta attribuito al monte ore dedicato a queste problematiche). In questi casi, attraverso un percorso più o meno strutturato di discussioni, semplici giochi psico-pedagogici, esercitazioni, ecc., si cerca di mettere i giovani nella condizione di raggiungere risultati tipo: la ricostruzione della propria esperienza lavorativa; la "scoperta" e l'esplicitazione delle proprie attese e perplessità; il censimento delle proprie risorse conoscitive ed esperienziali che per ciascuno possono rappresentare potenzialità da sviluppare; la definizione di un progetto di crescita professionale e personale, al cui interno collocare le opportunità offerte da questo percorso formativo; il consolidamento delle capacità di agire all'interno del gruppo in formazione, utilizzandolo come risorsa per potenziare le proprie abilità e conoscenze. Ovviamente le diverse esperienze presentate si distinguono in quanto privilegiano alcuni obiettivi rispetto ad altri e per le specifiche modalità con cui sono organizzate queste attività. In generale è possibile evidenziare alcune piste di lavoro per migliorare ulteriormente la qualità degli interventi: definire meglio i risultati attesi da percorsi di questo tipo, per quanto riguarda: - i "prodotti" da realizzare (ad esempio: mappa delle aspettative, ricostruzione dei ruoli di lavoro, censimento delle risorse individuali e di gruppo, ecc.) e il loro utilizzo in rapporto alla prosecuzione del corso; - le eventuali abilità che contribuiscono a sviluppare nei partecipanti (diagnosticare sé stessi e il contesto di riferimento, censire le proprie risorse, elaborare un progetto personale, ecc.); condividere più chiaramente con i partecipanti gli obiettivi legati a queste attività iniziali e valutare con loro: - i risultati ottenuti (in particolare per quanto riguarda la effettiva definizione delle opportunità di apprendimento che il resto del percorso formativo può rappresentare per ogni partecipante); - il loro possibile utilizzo nella prosecuzione del corso (ad esempio per monitorare insieme l'andamento delle successive attività) valorizzare le informazioni e le acquisizioni prodotte nella fase di accoglienza con i docenti che interverranno successivamente, affinché essi possano utilizzare strategie didattiche coerenti con i bisogni degli apprendisti e lo stile di lavoro che è stato creato nella fase iniziale; collegare questo lavoro con successive fasi di monitoraggio sull'andamento del corso e sulle esperienze all'interno dell'impresa. 44 Analisi dei bisogni formativi in ingresso Indubbiamente, all'interno delle attività di accoglienza, la raccolta di informazioni sulle caratteristiche iniziali degli apprendisti e sui bisogni formativi dei singoli partecipanti appare importante per: adeguare il livello dei contenuti e delle strategie didattiche da proporre nelle successive attività formative; procedere ad una eventuale personalizzazione dei percorsi formativi individuali. Dalle esperienze discusse all'interno del laboratorio sembrano emergere due strategie di raccolta di queste informazioni, che a volte convivono all'interno della stessa situazione. Una strategia sembra essere guidata da preoccupazioni e finalità di tipo "diagnostico". Ad ogni partecipante vengono proposti dei test o dei questionari strutturati che, opportunamente elaborati dai formatori (o da esperti in grado di padroneggiare le metodologie e gli strumenti utilizzati), consentono di mettere a fuoco alcune caratteristiche soggettive di ciascun partecipante e/o il livello a cui è in grado di padroneggiare particolari repertori di conoscenze e abilità. Queste indicazioni vengono messe a disposizione del responsabile del corso e dei docenti affinché le possano valorizzare nella realizzazione delle successive attività formative. Un'altra strategia di raccolta delle informazioni è invece più orientata da finalità di tipo "ricostruttivo", nel senso che viene privilegiato il ruolo attivo del soggetto nel riorganizzare e dare significato alla propria esperienza. Il modo in cui ciascuno sviluppa questo processo e le informazioni che vengono prodotte al suo interno costituiscono gli elementi da cui si parte per affinare il percorso formativo che verrà proposto ai partecipanti. La presenza di strumenti e/o metodologie di rilevazione molto strutturati (tipo test e questionari) ha il vantaggio di facilitare la raccolta e l'elaborazione delle informazioni, consentendo anche un maggior controllo preventivo sul rapporto tra i dati che si intende raccogliere e le metodologie e gli strumenti utilizzati. D'altra parte, il rigore metodologico delle tecniche di rilevazione ed elaborazione dei dati a volte finisce per far passare in secondo piano una adeguata considerazione degli obiettivi a cui il loro utilizzo viene finalizzato. Non è un caso che, in qualcuna delle esperienze realizzate, le informazioni ricavate da questionari molto complessi finiscono per non essere di fatto riutilizzati come risorsa per orientare le successive strategie e azioni formative. Un analogo problema si pone comunque anche quando si usano strategie di raccolta di informazioni meno strutturate. In molti casi, un'insufficiente definizione preventiva degli obiettivi della rilevazione, degli elementi da osservare e/o delle metodologie da adottare, porta a non valorizzare adeguatamente alcune informazioni che pure vengono prodotte all'interno delle attività iniziali proposte agli apprendisti. In generale, indipendentemente dalle strategie di raccolta privilegiate, sarebbe auspicabile che i formatori: definissero con chiarezza gli obiettivi per cui si raccolgono le informazioni; si limitassero a raccogliere le informazioni strettamente necessarie in rapporto agli obiettivi definiti in precedenza (per evitare di appesantire inutilmente le attività di rilevazione e trattamento delle informazioni); 45 decidessero, tenendo conto del tipo di informazioni necessarie e delle caratteristiche degli apprendisti, che tipo di metodologie di raccolta utilizzare; prevedessero in anticipo le modalità con cui le informazioni raccolte verranno elaborate e, soprattutto, utilizzate come risorsa per qualificare le attività formative (per evitare di produrre informazioni che alla fine non vengono utilizzate). E' comunque importante ricordare le caratteristiche degli apprendisti e gli atteggiamenti iniziali di rifiuto/scetticismo con cui spesso affrontano l'attività formativa. Sottoporre loro una serie di strumenti di rilevazione complessi e molto strutturati, di cui faticano a percepire l'utilità, rischia di ingenerare una sensazione di valutazione e controllo che non favorisce quel processo di coinvolgimento che abbiamo più volte richiamato come obiettivo fondante della fase di accoglienza (e che tra l'altro, indirettamente, può influire anche sull'attendibilità dei risultati raccolti). La somministrazione di strumenti strutturati di raccolta di informazione dovrebbe tenere conto di alcuni accorgimenti che, di volta in volta, ne possono favorire l'efficacia ed evitare possibili atteggiamenti controproducenti: far precedere il questionario da una discussione sulle sue finalità (e non da una frettolosa presentazione dello strumento); proporre il questionario come strumento utile a riordinare le informazioni sulle problematiche su cui si è avuto modo di riflettere e discutere precedentemente; restituire sempre i risultati del questionario e farne oggetto di discussione (a livello individuale e/o di gruppo), affinché i soggetti che hanno fornito le informazioni possano cogliere l'utilità che questo processo di raccolta di informazioni può avere nel raggiungimento dei propri obiettivi di sviluppo. distinguere le diverse tipologie di informazione da raccogliere e i momenti in cui è più opportuno farlo. Ad esempio, nella fase iniziale può essere più utile raccogliere elementi sulle motivazioni e sulle caratteristiche generali dell'apprendista. In un secondo tempo, ai docenti di ogni unità formativa può essere invece demandato, se lo ritengono opportuno, la somministrazione di brevi prove per ricostruire il livello di conoscenze ed esperienze dei partecipanti sugli specifici contenuti. Anche in questo caso sarebbe tuttavia opportuno che ciò avvenisse nella logica di coinvolgimento attivo che abbiamo appena richiamato. Patto formativo Con la definizione "patto formativo" si fa di volta in volta riferimento: al processo con cui formatori e partecipanti arrivano a condividere gli obiettivi dell'azione formativa, le modalità attraverso cui verranno perseguiti, le reciproche responsabilità all'interno di questa ipotesi di lavoro comune; al prodotto di questo percorso, inteso come documento formalizzato (e molto spesso firmato) che sancisce gli impegni reciproci tra i soggetti che saranno coinvolti nel successivo sviluppo delle attività formative. La discussione ha messo in evidenza come molto spesso si rischia di ridurre il patto formativo alla sottoscrizione di un documento formale, a prescindere dall'effettivo percorso che può portare gli apprendisti a condividere effettivamente e dare un senso adeguato ai contenuti che viene richiesto di sottoscrivere. 46 In questo modo la sottoscrizione del documento non costituisce la testimonianza di un reale patto di collaborazione, ma un adempimento formale previsto dalle procedure di avvio delle attività formative. Non è un caso che esso non venga di fatto più ripreso e verificato insieme durante il resto del percorso formativo, se non in gravi casi di inadempienza dei giovani partecipanti, come strumento preventivo di "autotutela" da parte della struttura formativa. E' utile ricordare che il patto formativo non è semplicemente un documento, ma l'esito di un processo di coinvolgimento dei partecipanti e di condivisione di un'ipotesi di lavoro circa lo sviluppo della successiva attività formativa, i cui esiti possono anche trovare (è opportuno trovino) una formalizzazione in un documento. Il risultato che si raggiunge in questo processo (il grado di effettiva condivisione e motivazione dei partecipanti rispetto alla proposta formativa) è una delle variabili più influente sugli esiti finali di tutto il percorso: se le persone non ci "credono" e non sono disposte ad investire, i risultati in termini di apprendimento saranno comunque modesti. Ridurre un aspetto così complesso e rilevante alla firma di un documento "preconfezionato", a volta molto corposo, rischia di veicolare un messaggio estremamente controproducente: non è importante quello che davvero si fa, ma quello "che si fa apparire". Ancora una volta si rischia di confermare ai partecipanti l'impressione che l'attività formativa non è una reale opportunità, ma un ingranaggio di procedure prive di significato a cui si è costretti a sottostare. Una valenza ben diversa assume un documento che è davvero frutto di un lavoro svolto con gli apprendisti, finalizzato a trovare un "senso comune" al percorso formativo che ci si appresta ad intraprendere. In questo caso la formalizzazione di un patto formativo diventa la naturale conclusione di quel processo di coinvolgimento che è stato richiamato molte volte nel corso di questa riflessione. Esso è più efficace se, come hanno sottolineato alcune delle esperienze discusse nel laboratorio, non viene proposto agli apprendisti come un materiale "rigido" e "preconfezionato", ma se viene in qualche misura costruito insieme con gli apprendisti, anche nei suoi aspetti formali. A questo proposito sarebbe opportuno distinguere, anche concettualmente, il patto formativo dalla sottoscrizione di "regole di comportamento all'interno dell'aula e/o della struttura formativa", che hanno ovviamente una loro utilità, ma rivestono finalità diverse. Se viene inteso e costruito come esito di un reale processo di coinvolgimento, il patto formativo non diventa solo l'esito della fase iniziale di accoglienza dei partecipanti, ma il principale strumento di lavoro che i formatori (e in particolare il responsabile del corso) hanno a disposizione per sviluppare una efficace collaborazione con i partecipanti in vista del raggiungimento dei risultati finali. Esso infatti va inteso come un "accordo dinamico", da riprendere, monitorare e aggiornare durante lo svolgimento del corso, per adeguare progressivamente i reciproci impegni e modi di lavorare a ciò che avviene effettivamente e in vista del raggiungimento dei risultati attesi. 47 2.1.5 La progettazione formativa Le proposte formative Il confronto tra le diverse esperienze evidenzia l'emergere di proposte formative assai differenziate, non solo in rapporto ai contenuti che sono ovviamente propri di ciascun settore, ma anche per la sostanziale difficoltà ad individuare alcuni "criteri di fondo" che possano costituire un riferimento condiviso per la progettazione delle singole agenzie. La mancanza di questo quadro di riferimento comune fa si che ogni agenzia affronti in modo del tutto peculiare la traduzione delle indicazioni generali contenute nella normativa in un progetto formativo da proporre agli apprendisti e alle imprese per assolvere l'obbligo della formazione esterna. Qui di seguito cerchiamo di dar conto delle modalità con cui questo problema è stato affrontato all'interno delle diverse esperienze. Le riflessioni che seguono non entrano nel merito della struttura e dei contenuti dei singoli progetti. Esse sono finalizzate ad evidenziare alcuni aspetti che possono influire significativamente sul grado di trasparenza e interesse delle proposte formative per l'apprendistato. - L’ articolazione del progetto formativo La maggioranza dei progetti formativi per gli apprendisti è costruito sostanzialmente attraverso una suddivisione per discipline del monte ore programmato per la formazione esterna. A partire dal monte ore previsto per l'area trasversale, si procede a suddividere i relativi contenuti all'interno di diverse discipline, che di volta in volta assumono varie denominazioni (Comunicazione, Sicurezza, Educazione alla cittadinanza, Economia, Legislazione Sociale, Cultura del Lavoro, ecc.). Un'analoga operazione viene ripetuta anche per i contenuti tecnico professionali. Mentre i contenuti relativi alle "discipline trasversali" tendono a rimanere uguali per tutte le azioni formative, la parte di "discipline tecnico professionali" varia ovviamente per i diversi settori. A partire da una cornice di riferimento iniziale sulla distribuzione disciplinare dei diversi contenuti, l'agenzia formativa procede poi ad una "contestualizzazione" di quest'ipotesi sulla base delle concrete caratteristiche delle imprese e degli apprendisti presenti all'interno del singolo corso. Questo adattamento solitamente avviene: variando la distribuzione del monte ore tra le diverse discipline; adeguando i contenuti trattati all'interno di ogni disciplina. La proposta formativa è quindi sostanzialmente orientata da uno sforzo di "ricerca di contenuti" che possono essere ritenuti utili da imprese e apprendisti. Sforzo che, in molti casi, è reso problematico per i livelli di forte disomogeneità delle imprese e degli apprendisti che sono coinvolti nel singolo corso. Solo in qualche esperienza il progetto formativo è stato costruito a partire da una ipotesi organica di sviluppo della professionalità interna al settore e/o alle diverse aree professionali, rispetto alla quale la formazione esterna potesse porsi come elemento di supporto e/o di complemento a quanto i giovani apprendisti stanno facendo all'interno delle imprese. 48 Ad esempio, nel settore edile la scelta è stata quella di assumere come riferimento per la progettazione un operaio polivalente di settore. La progettazione della formazione esterna cerca in questo caso, a partire dalle competenze attribuite a questa figura, di "integrare" le conoscenze e abilità che i soggetti hanno meno occasione di sviluppare in impresa. Sempre nello stesso settore, per le figure tecniche il progetto formativo è costruito a partire dalle fasi di lavoro (con le relative conoscenze e abilità richieste) necessarie per la gestione della commessa in un'impresa. Un'analoga impostazione è stata adottata anche in alcune esperienze del settore meccanico, dove si è ritenuto che la presenza di figure professionali diverse rendesse poco credibile una progettazione orientata allo sviluppo di competenze specialistiche. La formazione tecnico professionale è stata finalizzata allo sviluppo di una serie di competenze richieste (anche all'interno delle piccole imprese) per qualificare il contributo delle figure operative alla gestione delle commesse. Tuttavia, anche nei casi in cui il progetto formativo è stato costruito a partire da uno sforzo di lettura organica delle competenze richieste all'interno del contesto lavorativo, appare difficile predisporre un'articolazione formativa che vada al di là di un'organizzazione "per discipline", che poi si cerca in qualche modo di "integrare" in rapporto ai problemi tecnici e operativi che gli apprendisti si trovano concretamente ad affrontare all'interno dei processi di lavoro in impresa. - L'organizzazione operativa La presenza di un responsabile del percorso formativo di apprendistato, che interagisce con le imprese e definisce e presidia l'architettura generale della progettazione, è considerato un punto di forza che in tutte le esperienze consente di ottimizzare il più possibile la proposta formativa rispetto alle specifiche caratteristiche delle imprese e degli apprendisti. Normalmente questa figura decide gli eventuali adeguamenti da apportare alla progettazione generale (in termini di "distribuzione oraria" delle diverse discipline) e fornisce ai singoli docenti le indicazioni per la progettazione di dettaglio del percorso didattico di propria competenza. In alcune esperienze esiste un'integrazione molto forte tra il responsabile e i docenti che progettano i singoli segmenti didattici. In altri casi i docenti sviluppano il proprio percorso disciplinare in modo più autonomo. In generale la "vicinanza" del responsabile della progettazione complessiva alla concreta esperienza degli apprendisti e delle imprese coinvolte viene ritenuto un fattore che favorisce la qualità della proposta formativa. Qualcuno ritiene importante anche un suo coinvolgimento diretto nelle attività in aula con gli apprendisti. Da un punto di vista organizzativo la scansione temporale con cui viene realizzato il percorso formativo, più che rispondere a considerazioni di ordine didattico, appare condizionata dai vincoli che sono propri dell'organizzazione produttiva dei diversi settori. Ad esempio, in settori come l'edilizia si privilegia la presenza a tempo pieno presso la struttura formativa per un'intera settimana. In settori come il commercio il percorso è più diluito nel tempo, con un impegno che solitamente richiede la frequenza di un giorno alla settimana. Nella maggior parte dei casi le attività didattiche prevedono unità di lavoro di 2 ore per le "discipline teoriche" e di 4 ore per le attività pratiche in laboratorio. 49 La scelta di alternare tra di loro le diverse discipline, senza superare l'ampiezza oraria appena ricordata, è legata alla difficoltà di proporre a questo tipo di utenza unità di lavoro più lunghe senza andare incontro a significativi cali di attenzione. Ne deriva un'organizzazione didattica che in molti casi appare simile a quella scolastica, in cui gli apprendisti sono chiamati a frequentare un insieme di percorsi disciplinari diluiti nel tempo. Per i singoli soggetti in apprendimento rimane aperto il problema di "collegare" i diversi apporti disciplinari, ricollocandoli in una "prospettiva unitaria" coerente con i propri percorsi di sviluppo professionale all'interno del mondo del lavoro. Attualmente l'esigenza di aiutare gli apprendisti a trovare una motivazione ad impegnarsi ad acquisire i diversi contenuti disciplinari viene affrontata soprattutto a livello delle metodologie didattiche e dei criteri di scelta dei docenti da coinvolgere. Oltre che cercare di privilegiare metodologie didattiche attive, in alcune esperienze si cerca esplicitamente di collegare gli specifici contenuti ad alcune problematiche che sono tipiche delle situazioni che i partecipanti si trovano a vivere nei loro contesti di lavoro. Questo sforzo trova però molto spesso un limite nella stessa organizzazione didattica, che rende difficile integrare (anche temporalmente) apporti di discipline diverse all'interno di un percorso che consenta di affrontare problematiche lavorative e professionali che per loro natura sono interdisciplinari. Per cui le soluzioni adottate rischiano di essere utili "espedienti" didattici, che però non sono sufficienti a raccordare l'insieme dei contenuti proposti all'interno di una prospettiva professionalmente significativa dal punto di vista dell'apprendista. La scelta di docenti con una vasta esperienza professionale, che quindi sono in grado di non limitarsi a veicolare una somma di conoscenze e abilità, ma di trasmettere anche un "vissuto" più aderente alle problematiche che si incontrano all'interno dei luoghi di lavoro, è un'altra strategia che viene adottata per favorire un maggior raccordo tra esperienza formativa ed esperienza lavorativa. In molti casi viene tuttavia sottolineato come non sia facile reperire persone che, oltre ad avere questi requisiti, siano contemporaneamente in possesso delle abilità necessarie a gestire situazioni didattiche che vedono coinvolti partecipanti con le caratteristiche degli apprendisti. Un interessante tentativo di coinvolgimento è attuato nel commercio, dove la riduzione del monte ore per i diplomati è definita all'interno di un'ipotesi di "personalizzazione" concordata a partire dai prerequisiti dell'apprendista e dalle esigenze dell'impresa. Alcune piste di riflessione La qualità dello sviluppo e degli esiti del progetto formativo relativo all'apprendistato presuppone che i giovani e le imprese riescano a stabilire e mantenere una stretta connessione tra la realtà che caratterizza la vita aziendale e le problematiche che vengono proposte all'interno della situazione formativa. 50 Tuttavia le esperienze realizzate evidenziano che la ricerca di una integrazione tra formazione esterna e sviluppo professionale interno all'impresa non è sempre agevole, anche perché si deve necessariamente fare i conti con una realtà produttiva che: manifesta esigenze fortemente differenziate, che spesso non sono frutto solo delle diverse caratteristiche dei processi di lavoro interni, ma anche di una differente "cultura" dello sviluppo professionale e della formazione che esprimono le varie imprese; non è in grado di esprimere una chiara domanda formativa, capace di orientare in modo organico e condiviso la progettazione operativa degli interventi. A fronte di questa situazione le agenzie formative fanno fatica a costruire e comunicare una autonoma proposta formativa in grado di esprimere una organica ipotesi di accompagnamento dei percorsi di sviluppo professionale all'interno delle imprese del territorio. Il tentativo di raccordarsi con le esperienze delle imprese e degli apprendisti avviene essenzialmente come ricerca di "mediazione sui contenuti", cercando di volta in volta di fornire un insieme di capacità e conoscenze che (in qualche misura) possano essere utili rispetto alle attività svolte in impresa. Tuttavia, in mancanza di un quadro di riferimento complessivo di lettura dell'evoluzione dei processi lavorativi e delle esigenze di sviluppo professionale, le richieste provenienti dalle imprese e dagli apprendisti risultano inevitabilmente una somma di esigenze molto particolari che diventa difficile ricondurre ad unità. In questa prospettiva, pur con tutti i lodevoli sforzi che si stanno facendo, le risposte che le agenzie formative sono in grado di fornire verranno sempre percepite come "parziali" e "insoddisfacenti" rispetto alla propria specifica situazione. Il rischio è che la proposta formativa scaturisca più da vincoli contingenti (l'esigenza di accorpare figure diverse e trovare dei contenuti che di volta in volta possano "andare bene") piuttosto che da un disegno strategico che definisca la finalità della formazione degli apprendisti in rapporto ai processi di sviluppo professionale interni alle imprese. In mancanza di un solido riferimento in questa direzione, però, diventa anche difficile affermare una chiara identità e finalità della formazione degli apprendisti, che sarà inevitabilmente destinata ad essere percepita come poco interessante ed efficace. Viste le condizioni in cui può essere erogata, in che modo la formazione esterna può servire ai processi di sviluppo interni alle imprese? E' più utile concentrarsi su un nucleo di conoscenze e abilità di carattere generale (fino, al limite, ad arrivare a concentrarsi sulla acquisizione di livelli significativi di padronanza di competenze "intersettoriali" come l'informatica e l'inglese), oppure perseguire competenze più mirate al comparto, alla figura o alle esigenze della specifica impresa? Quale tipo di equilibrio occorre trovare tra queste diverse prospettive? 51 - Definire un modello formativo più esplicito e condiviso Per cercare di rispondere a queste domande in modo non occasionale e contingente può essere utile mettere a fuoco alcune finalità generali che potrebbero guidare la progettazione e lo sviluppo del percorso formativo dedicato agli apprendisti: fornire all'apprendista un primo nucleo di conoscenze e abilità a supporto della sua capacità di inserirsi e affrontare positivamente un "contesto di lavoro organizzato". acquisire conoscenze e abilità utili all'apprendista per riconoscere e analizzare le problematiche relative ai processi lavorativi del settore, ed inserirsi più efficacemente nel loro svolgimento; consolidare le conoscenze e abilità utili a presidiare specifiche aree di attività che sono proprie del comparto/area professionale di riferimento. Area professionale Area professionale Area professionale Settore Contesto di lavoro organizzato Potrebbe essere utile declinare queste finalità in relazione alle specificità di ogni settore presente nel territorio, per arrivare a condividere un'architettura formativa di riferimento che preveda alcune decisioni di fondo relative: al "peso" che queste finalità dovrebbero avere rispetto al monte ore complessivo di formazione esterna; alle competenze che dovrebbero corrispondere a ciascuna di queste finalità (quali sono, ad esempio, le competenze che consentono ad un apprendista di inserirsi e affrontare positivamente un "contesto di lavoro organizzato"?); al modo in cui le diverse competenze relative a ciascuna delle finalità generali dovrebbero articolarsi e distribuirsi all'interno di un percorso biennale; ai diversi contributi disciplinari che dovrebbero svilupparsi in modo integrato in funzione dell'acquisizione delle specifiche competenze; Si tratta di esplicitare un progetto unitario di formazione per gli apprendisti, articolato in segmenti formativi che abbiano come riferimento le competenze collegate a ciascuna delle finalità ricordate in precedenza. 52 Per la definizione e condivisione delle competenze e dei relativi segmenti formativi necessari al loro sviluppo può essere utile fare riferimento in modo più organico ai processi e alle aree di attività di ciascun settore, precisando meglio gli obiettivi formativi unitari di ogni segmento formativo (moduli? unità formative capitalizzabili?), in vista di una maggiore "riconoscibilità" della loro logica e utilità in rapporto ai processi di crescita professionale degli apprendisti all'interno delle imprese (che cosa impara l'apprendista? e come quello che impara lo aiuta ad essere più efficace all'interno dell'impresa?). La costruzione e validazione di questa ipotesi a partire dalle esperienze delle diverse agenzie formative e attraverso il confronto con dei rappresentanti tecnico-istituzionali di settore consentirebbe di: disporre di una proposta formativa organica e condivisa, in grado anche di "fare da traino" alla crescita della cultura formativa presente nelle singole imprese del territorio; rendere più facile la presentazione alle imprese e agli apprendisti della logica e dell'utilità della formazione esterna in rapporto ai percorsi interni alla realtà lavorativa; definire più agevolmente le unità formative in cui si articola il percorso complessivo proposto all'apprendista, distinguendo tra: ⇒ unità formative orientate a sviluppare competenze utili ad inserirsi ed essere efficace in un contesto di lavoro organizzato ⇒ unità formative orientate a sviluppare competenze relative alla gestione dei processi di lavoro del settore ⇒ unità formative orientate a sviluppare competenze relative al presidio di specifiche aree di attività accorpare in modo organico i diversi contributi disciplinari in funzione delle competenze previste dalle singole unità formative; rendere più facile e organico il riconoscimento di eventuali crediti formativi, anche ad apprendisti che passano da un settore all'altro e/o hanno già avuto modo di frequentare parte del percorso formativo presso un'altra agenzia formativa differenziare la proposta formativa in rapporto a target diversi di apprendisti (ad esempio i qualificati o i diplomati), sia attraverso il riconoscimento di crediti che la proposta di unità formative a diversi livelli di complessità. - Aiutare i partecipanti a cogliere le potenzialità di utilizzo delle conoscenze e abilità acquisite Le caratteristiche dei destinatari della proposta formativa, oltre a richiedere una valorizzazione delle esperienze dei partecipanti, presuppone che i giovani riescano a stabilire e mantenere una stretta connessione tra la realtà personale e professionale che stanno vivendo e le problematiche che vengono loro proposte all'interno dell'aula. Questo collegamento non è "dichiarato" e "stabilito" una volta per tutte, ma deve essere continuamente alimentato e mantenuto durante lo svolgimento delle attività formative, in quanto costituisce al tempo stesso: uno degli esiti del percorso formativo; il presupposto affinché i soggetti siano in grado di valorizzare le specifiche conoscenze e abilità proposte all'interno dell'aula e di attivarle nei propri contesti di lavoro. 53 La presentazione di una proposta formativa organica e complessiva, illustrata a partire dalle logiche che caratterizzano i processi di lavoro e le dinamiche di sviluppo dei settori in cui sono inseriti, e collegata ad un percorso personale di inserimento e di crescita professionale su cui gli apprendisti hanno modo di riflettere e di lavorare durante le attività in aula, dovrebbe agevolare il coinvolgimento e la motivazione dei giovani. In ogni caso, a livello di gestione del percorso formativo, si tratta di aiutare i partecipanti a cogliere e a mantenere la coerenza e la finalità complessiva del percorso formativo. E' bene ricordare, a questo proposito, che la letteratura sull'apprendimento degli adulti indica, come importanti "condizioni di efficacia" della formazione, una didattica organizzata "per problemi" (significativi rispetto alla sfera di esperienza e al vissuto dei partecipanti) e la possibilità per il soggetto di collegare l'esperienza "parziale" (il contenuto trattato nello specifico segmento didattico) ad una prospettiva "globale" di possibile utilizzo delle diverse conoscenze e abilità nel suo conteso di vita e di lavoro. Queste considerazioni, a fronte di un percorso didattico articolato, sottolineano ulteriormente l'importanza di supportare i processi con cui i partecipanti ricompongono i diversi momenti didattici in funzione del senso complessivo che attribuiscono alle conoscenze e abilità che potenzialmente possono essere acquisite. In termini operativi potrebbe essere utile assumere la presenza organica, all'interno dell'architettura formativa, di momenti dedicati ad aiutare i partecipanti a "ricomporre" i risultati delle attività didattiche in funzione dei loro percorsi di inserimento e sviluppo professionale. In questa logica rientrano ovviamente le attività iniziali dedicate alla discussione con gli apprendisti della logica complessiva che caratterizzerà il percorso formativo, degli obiettivi che si intendono raggiungere e della loro spendibilità all'interno dell'esperienza lavorativa, del contributo offerto dai singoli segmenti formativi (cfr. le considerazioni relative alla fase di accoglienza e definizione del patto formativo). Sarebbe tuttavia utile prevedere anche, per ciascuno dei "segmenti formativi" significativi in cui si articola l'architettura formativa: un momento iniziale in cui riprendere e discutere con i partecipanti le conoscenze e abilità che costituiscono gli obiettivi dello specifico segmento del percorso, il contributo dei diversi apporti disciplinari al loro raggiungimento, la loro utilità in funzione dell'esperienza lavorativa e dello sviluppo professionale dei partecipanti; un momento finale di lavoro con i partecipanti in cui aiutarli a ricomporre le attività didattiche appena realizzate, sintetizzando e discutendo i risultati raggiunti e il modo per valorizzarli all'interno delle singole esperienze individuali. 54 2.1.6 Accompagnamento degli apprendisti e gestione delle relazioni con le imprese. L'accompagnamento degli apprendisti Nella maggioranza delle esperienze l'attività di "accompagnamento" agli apprendisti coinvolti nel percorso formativo appare poco strutturata e non sempre chiaramente finalizzata. In molti casi essa è stata sostanzialmente affidata all'attenzione del tutor o del responsabile del corso, che di volta in volta hanno cercato di capire con gli apprendisti "come stava andando", se c'erano dei problemi, se occorreva fornire chiarimenti e informazioni, ecc.. Questi soggetti, pur interagendo con stili e modalità diversi nelle specifiche situazioni, hanno in generale cercato di: offrire agli apprendista un punto di riferimento costante a cui rivolgersi per segnalare problemi e/o formulare richieste specifiche; monitorare continuamente l'evolversi degli atteggiamenti degli apprendisti nei confronti dell'esperienza formativa (sia a livello individuale che di gruppo in formazione) e cogliere tempestivamente le criticità emergenti, anche attraverso la valorizzazione delle relazioni attivate nei momenti "informali" che accompagnano le attività didattiche. In alcuni casi sono state previste specifiche unità di lavoro dedicate al coinvolgimento dei partecipanti nel monitoraggio del percorso formativo. In genere si tratta tuttavia di attività poco strutturate, rivolte soprattutto alla raccolta delle impressioni e degli atteggiamenti presenti all'interno del gruppo in formazione. Meno attenzione è invece stata dedicata a supportare gli apprendisti nell'elaborazione di questi atteggiamenti, per aiutarli progressivamente a mettere a fuoco in modo più consapevole i loro obiettivi individuali e le opportunità che potevano trovare all'interno del percorso formativo. Solo in qualche caso si è cercato di affrontare in modo più sistematico queste problematiche. A volte si è partiti dalle risposte degli apprendisti ad un questionario di gradimento per attivare una loro riflessione sulle percezioni che emergevano, per aiutarli a rielaborare le difficoltà incontrate e le perplessità manifestate all'interno di una rappresentazione più mirata del percorso formativo a cui stavano partecipando e delle esigenze individuali che potevano trovare soddisfazione al suo interno. In altre situazioni, pur in assenza di strumenti a supporto della formalizzazione delle osservazioni dei partecipanti, si è cercato comunque di collegare le considerazioni che di volta in volta venivano proposte dagli apprendisti ad una riflessione critica sui loro progetti individuali e professionali e sul ruolo che la proposta formativa avrebbe potuto avere rispetto ad essi. In un caso è stato condiviso con tutti i docenti una modalità e uno "stile di lavoro" per il monitoraggio sistematico dell'esperienza formativa dei partecipanti, affinché ogni singolo formatore fosse in grado (all'interno di un'impostazione unitaria) di aiutare gli apprendisti a raccordare con maggiore puntualità le problematiche affrontate durante la formazione con le esigenze presenti nel contesto lavorativo. 55 Al di là di questi sforzi, tuttavia, dall'insieme delle esperienze realizzate sembra emergere: un basso investimento delle strutture formative nei confronti delle attività di accompagnamento degli apprendisti, di cui sembra non venga sufficientemente colta l'influenza che esse possono avere sulla qualità complessiva del percorso formativo; uno scarso consolidamento di pratiche e metodologie che possono contribuire a rendere efficaci queste attività. A supporto di questa impressione può essere utile richiamare che, nella maggior parte dei casi: la collocazione dei momenti di monitoraggio con gli apprendisti sembra essere stata orientata più da considerazioni di ordine organizzativo (a metà del monte ore di formazione esterna e/o alla fine dell'attività) che dalle caratteristiche dell'architettura formativa dei diversi progetti, con la relativa esigenza di presidiare particolari "momenti di passaggio" nei percorsi di apprendimento e sviluppo complessivamente proposti agli apprendisti; raramente queste attività sono esplicitamente progettate e gestite in riferimento e continuità alle attività iniziali di accoglienza e formulazione del patto formativo (cfr. le considerazioni sviluppate nell'ambito del laboratorio dedicato a queste problematiche); raramente vengono prese in considerazione momenti di supporto individuale ai partecipanti (se non come gestione di "casi critici"), in cui focalizzarsi in modo più esplicito e mirato ai progetti personali di sviluppo individuale e professionale. Le attività di accompagnamento e supporto ai percorsi di formazione e crescita professionale degli apprendisti si presenta allora come un'interessante area di potenziale miglioramento e qualificazione degli interventi delle agenzie formative. Parecchie esperienze di qualità nella formazione degli apprendisti evidenziano come uno dei "fattori di successo" fondamentali sia costituito dalla possibilità per l'apprendista di percepire una forte continuità tra la proposta formativa iniziale, le problematiche affrontate nelle attività didattiche e la loro "spendibilità" nel contesto lavorativo. Nel momento in cui viene colto il senso di questa continuità, l'apprendista aumenta la motivazione ed esprime un elevata soddisfazione nei confronti dell'insieme dell'esperienza formativa. Per la qualità delle attività di accompagnamento degli apprendisti è allora importante, al di là delle innovazioni che è utile apportare agli specifici aspetti di carattere metodologico, non perdere di vista la loro finalità complessiva. I diversi momenti di monitoraggio e riflessione devono assumere un quadro di riferimento complessivo che è costituito dal progetto di inserimento e sviluppo professionale che il singolo apprendista va definendo e consolidando, anche attraverso il confronto con i colleghi e con il formatore. Anche le periodiche riflessioni critiche su come sta procedendo il percorso formativo (cosa funziona, cosa non funziona, che cosa si è imparato, ecc.) dovrebbero essere riprese e valorizzate rispetto alla progressiva maturazione del proprio progetto di sviluppo personale e professionale. Pur centrandosi sugli aspetti più direttamente connessi all'attività formativa, le attività di accompagnamento dovrebbero favorire una continua connessione con il progetto personale e professionale più complessivo, senza il quale anche il percorso di formazione tende a perdere di significato. 56 La consapevolezza circa l'opportunità di riconsiderare i momenti di accompagnamento all'interno di una prospettiva più generale sollecita, parallelamente, a prevedere una loro maggiore "istituzionalizzazione" e finalizzazione all'interno del percorso formativo biennale. Anche se all'interno del laboratorio questo problema non è stato affrontato in modo organico, può essere utile sottolineare l'opportunità di: definire meglio alcuni momenti di monitoraggio interno al percorso formativo, raccordandoli in modo più organico ai "passaggi chiave" che caratterizzano l'architettura formativa, anche per favorire la "ricomposizione" delle abilità e conoscenze acquisite" e la loro connessione con i percorsi di sviluppo professionale (cfr. i precedenti laboratori dedicati alle azioni di avvio e all'architettura delle proposte formative); prestare più attenzione a supportare l'apprendista nella integrazione tra la formazione esterna e l'esperienza in impresa (ad esempio dedicando, al termine della prima annualità e del percorso formativo biennale, energie e risorse a supportare gli apprendisti nella definizione/ridefinizione del proprio progetto personale di inserimento e sviluppo nella realtà lavorativa); valutare l'opportunità di introdurre qualche occasione di accompagnamento maggiormente personalizzato (ad esempio colloqui individuali), visto come risorsa in grado di rendere più efficace l'offerta formativa complessiva e meno "onerosa" la sua gestione (in quanto meglio compresa e condivisa dai destinatari). La gestione delle relazioni con le imprese Nella maggioranza delle esperienze, anche a seguito delle indicazioni relative alle 8 ore che le agenzie formative devono dedicare ai tutor aziendali, durante lo sviluppo del percorso formativo viene organizzato un secondo incontro con questi soggetti. In genere questo secondo momento viene organizzato dopo che è stata superata la metà del monte ore annuale previsto per la formazione esterna, ed avviene senza una precisa strutturazione del suo svolgimento. Nella maggioranza dei casi le agenzie formative presentano il percorso svolto, evidenziano i cambiamenti eventualmente introdotti rispetto alle ipotesi iniziali e raccolgono le osservazioni e i punti di vista dei partecipanti. In generale l'incontro ha un impatto molto relativo sul reale andamento del percorso formativo, nel senso che si cerca di tenere conto di eventuali specifiche osservazioni (nella maggioranza dei casi abbastanza particolari e marginali rispetto al merito complessivo del percorso formativo), ma nei fatti è difficile che emergano indicazioni costruttive in grado davvero di influenzare sostanzialmente l'esperienza in corso. Qualcuno colloca l'incontro dopo la conclusione del percorso formativo, utilizzando questo momento come un'occasione di confronto sull'attività appena conclusa. All'interno di questi incontri persiste inoltre una certa "ambivalenza" circa quelle che dovrebbero essere le loro finalità. In parte essi sono visti come occasioni per monitorare con le imprese lo sviluppo delle attività della formazione esterna e il loro eventuale raccordo con le esperienze all'interno del contesto lavorativo. In parte esse vengono considerate come occasione di ulteriore formazione/informazione per i tutor aziendali (a cui vengono illustrati e ribaditi gli aspetti normativi e amministrativi, oltre che la logica formativa, dell'istituto dell'apprendistato, i compiti del tutor di impresa, ecc.). 57 A partire da questa duplice finalità, cambiano anche i criteri con cui nelle diverse esperienze vengono definiti i gruppi di tutor aziendali partecipanti all'iniziativa: a volte vengono riuniti solo i tutor aziendali di uno specifico corso, a volte l'incontro coinvolge l'insieme dei tutor indipendentemente dal tipo di percorso formativo che stanno seguendo i propri apprendisti. In ogni casi il livello di partecipazione al secondo incontro risulta in genere dimezzato rispetto a quello proposto all'avvio delle attività. Al di là di questi momenti i rapporti con le imprese rimangono saltuari ed episodici, e quasi sempre sono caratterizzati da preoccupazioni amministrative o dalla necessità di affrontare "casi critici". All'interno di questo contesto generale, le esperienze presenti nel Laboratorio evidenziano tuttavia anche interessanti tentativi di qualificare il coinvolgimento delle imprese nella condivisione e gestione della proposta formativa. Qualche esperienza cerca di "spostare il fuoco" a partire dal quale si cerca di coinvolgere le imprese. L'attenzione non viene limitata alla richiesta di "approvare" il percorso di formazione esterna e favorire la sua realizzazione. Il punto di partenza diventa una riflessione congiunta sull'utilità per le imprese di investire nello sviluppo professionale dei propri giovani collaboratori, sulle difficoltà che incontra l'impresa, sul supporto che può eventualmente fornire il percorso di formazione in alternanza previsto dall'apprendistato. L'obiettivo del raccordo con le imprese non è tanto quello di validare un "programma di formazione", ma di costruire e consolidare insieme una proposta formativa in alternanza finalizzata a gestire in modo più efficace i percorsi di inserimento dei nuovi assunti. Le esperienze discusse nel Laboratorio che cercano di andare in questa direzione sono ancora in una fase embrionale. Tuttavia emergono segnali positivi che confermano l'utilità di questa prospettiva. I tutor aziendali appaiono infatti maggiormente coinvolti nei casi in cui si sono fatti maggiori sforzi per: organizzare l'interazione con loro a partire dal confronto su una proposta formativa organicamente orientata ai processi di sviluppo delle professionalità che sono proprie di ciascun settore (cfr. il precedente laboratorio sulla progettazione formativa), da validare e monitorare insieme; collegare la formazione esterna a percorsi pianificati di acquisizione e consolidamento di competenze che, parallelamente, gli apprendisti stanno perseguendo all'interno delle imprese. In questi casi, non solo i giudizi delle imprese sono più incoraggianti, ma sembra anche più facile gestire in modo più finalizzato e strutturato gli stessi incontri con i tutor aziendali, senza limitarli ad un generico confronto su "come sta andando l'attività che si svolge presso la struttura formativa". Certo si tratta di un percorso che è tutto da tracciare e da consolidare, e che al momento riesce realisticamente a trovare interlocutori solo in una minoranza delle imprese, ma indica anche un'interessante strategia per arrivare a maturare un solido e più sistematico raccordo con le imprese del territorio. 58 E' comunque interessante sottolineare come, con le imprese con cui si è riusciti ad interagire con maggiore sistematicità, si sia registrata una evoluzione positiva dell'atteggiamento nei confronti della formazione. Rispetto a queste sollecitazioni positive appare necessario interrogarsi su come sia possibile sostenere questo processo di graduale maturazione di attenzione e capacità di raccordo con la formazione da parte delle imprese. Per le agenzie formative diventa fondamentale sfuggire alla "ritualità" delle 8 ore (e/o dei due incontri istituzionali), per cercare le modalità più efficaci per dare continuità al rapporto con le imprese, senza che ciò comporti eccessivi oneri per i soggetti coinvolti. Su questo punto le esperienze del laboratorio appaiono ancora troppo poco sedimentate per prospettare solide indicazioni e individuare modelli operativi di riferimento sufficientemente generalizzabili. Si tratta tuttavia, vista anche la crucialità di questa problematica per la qualità complessiva degli interventi rivolti agli apprendisti (ma anche, più in generale, per tutte le iniziative di formazione continua), di una delle piste di approfondimento e di lavoro più urgenti e interessanti. Rispetto alla quale sarà opportuno utilizzare e valorizzare anche le più recenti iniziative proposte a livello di Regione Piemonte su questo tema. La definizione di un'efficace strategia di raccordo con le imprese per la gestione del percorso formativo degli apprendisti dovrà comunque tenere conto : di una prospettiva che non si limiti alla formazione esterna, ma veda l'apprendistato come un effettivo percorso di alternanza orientato a supportare l'inserimento lavorativo e la crescita professionale del giovane; di una visione complessiva dell'architettura biennale del percorso formativo; dell'importanza dello sviluppo, nel medio periodo, di una solida rete di tutor aziendali capaci di interagire propositivamente con le agenzie formative; che le competenze del tutor aziendale si sviluppano soprattutto "agendo il ruolo sul campo"; che le stesse attività di raccordo tra strutture formative e imprese (se gestite in modo appropriato)possono essere un importante supporto per lo sviluppo delle competenze dei tutor; Una considerazione di insieme sulle finalità e la struttura dell'intero dispositivo di apprendistato, unito alle esperienze accumulate in queste prime sperimentazioni, può aiutare a individuare efficacemente i momenti chiave rispetto a cui prevedere l'interazione con le imprese, definendo obiettivi e modalità di ciascuno di essi. 59 2.1.7 Valutazione e certificazione. Le pratiche di valutazione attualmente esistenti Nell'insieme delle esperienze considerate, la valutazione non sembra avere un ruolo particolarmente rilevante all'interno del percorso formativo rivolto agli apprendisti. Nella maggioranza dei casi si tratta di un'attività che viene lasciata alla discrezionalità del singolo docente, che provvede autonomamente alla sua gestione. Oggetto della valutazione sono in genere i contenuti proposti, per appurarne il grado di conoscenza da parte dei partecipanti. I criteri e le metodologie con cui la valutazione viene realizzata appaiono spesso poco strutturati e fortemente condizionati dalle prassi dei singoli docenti. In alcuni casi non esistono vere e proprie prove di accertamento dei risultati conseguiti, anche se i processi di accreditamento e certificazione sembrano sollecitare la definizione di una qualche formalizzazione della valutazione. Raramente i risultati di queste valutazioni si trasformano in output formalizzati che attestano il grado di conoscenza degli specifici contenuti. Sono più frequenti le situazioni in cui la valutazione, indipendentemente da come viene fatta, produce un "giudizio" generale sul partecipante da parte di ciascun docente, che in qualche caso vengono raccolti in una apposita "tabella riassuntiva". In alcune esperienze i docenti effettuano anche delle valutazioni in ingresso, almeno per le discipline che all'interno del percorso formativo hanno il "peso maggiore", per adeguare i contenuti proposti ai livelli di conoscenza già posseduti dai partecipanti. La valutazione sembra sostanzialmente caratterizzarsi come un momento interno all'attività didattica di ciascun docente che serve per: appurare il livello in ingresso dei partecipanti (in qualche caso e solo per le discipline con un monte ore elevato); dare un giudizio su che cosa hanno capito i partecipanti. Molto più debole appare invece il collegamento tra la valutazione e la progettazione iniziale del percorso formativo, in vista di una verifica dell'acquisizione dei "nuclei di competenza" individuati come il sostanziale ed effettivo "valore aggiunto" offerto dalla formazione al percorso di inserimento e sviluppo professionale degli apprendisti. Nei casi in cui gli output della valutazione dei singoli docenti vengono formalizzati e utilizzati "all'esterno" del singolo contesto disciplinare si assiste sostanzialmente a due strategie di utilizzo di queste informazioni. La prima è orientata ad utilizzare i risultati delle verifiche disciplinari a scopi didattici generali, per capire "come sta andando la classe" rispetto ai contenuti che vengono proposti. Più che i risultati dei singoli apprendisti, vengono considerati gli esiti complessivi della valutazione. Non sempre vengono forniti risultati formalizzati ai singoli partecipanti, e comunque ad essi non viene attribuito un particolare significato. In genere il coordinatore utilizza queste informazioni per fare riflessioni sull'efficacia dei contenuti proposti, delle metodologie adottate, dei docenti utilizzati. Anche se (a parte situazioni particolarmente critiche ed eclatanti) spesso è difficile utilizzare questi elementi per introdurre correzioni in itinere, essi si rivelano preziosi per apportare futuri adeguamenti migliorativi. 60 Queste situazioni appaiono comunque anche quelle in cui, a livello di coordinamento di corso, si è maggiormente proceduto a standardizzare dei momenti e delle metodologie di valutazione comuni alle diverse discipline. Un altro utilizzo delle valutazioni disciplinari è invece orientato ad evidenziare un "giudizio sui singoli apprendisti". Come abbiamo già ricordato, in qualche caso gli esiti di queste valutazioni entrano in un sistema di codificazione dei risultati individuali che viene messo a disposizione degli apprendisti e delle imprese, anche se spesso (per come sono condotte le singole valutazioni) rischia di trattarsi più di un giudizio sul "profitto disciplinare delle singole persone" che di un'attestazione del grado di padronanza di specifici nuclei di abilità e conoscenze. In molti casi le prove di valutazione dei singoli partecipanti vengono comunque messe a disposizione delle imprese, se queste ultime richiedono di visionarle. Tuttavia, limitare la valutazione ad un controllo di singoli contenuti di conoscenza non sempre aiuta l'impresa e l'apprendista a capire che cosa, in termini di acquisizioni utili all'interno del contesto lavorativo, la formazione esterna ha effettivamente contribuito a sviluppare. 2. Alcune indicazioni per qualificare le pratiche di valutazione Gli oggetti, le modalità e le finalità delle valutazioni attualmente praticate nei percorsi di apprendistato sembrano essere fortemente condizionati dalle già ricordate difficoltà ad esplicitare un insieme chiaro e condiviso di obiettivi formativi per gli apprendisti, finalizzati a supportare organicamente i processi di sviluppo professionale interni alle imprese (cfr. l'apposito laboratorio dedicato a queste problematiche). La mancata esplicitazione e condivisione iniziale con le imprese e gli apprendisti circa i "nuclei di competenza" che dovrebbero caratterizzare il contributo della formazione esterna ai processi di sviluppo professionale del settore rende problematica la definizione di oggetti di valutazione che vadano al di là del controllo dei contenuti disciplinari trattati dal singolo docente. Questi limiti conferiscono alla valutazione una valenza esclusivamente didattica, rendendo più difficile la possibilità di utilizzarla (fortemente collegata alla progettazione attraverso una relazione di tipo circolare) come momento fondamentale di dialogo con le imprese e gli apprendisti. Una valutazione "ancorata" alla verifica del grado di effettivo sviluppo delle competenze assunte come obiettivi del progetto formativo complessivo rivestirebbe una notevole valenza strategica, in quanto: sarebbe l'occasione per verificare in modo organico e fondato il "patto formativo" tra agenzia, apprendista e impresa, sottolineando e riconoscendo il "valore" dei risultati prodotti dalla formazione ("che cosa portiamo davvero a casa ?") in rapporto ai percorsi di sviluppo professionale dei partecipanti; consentirebbe agli apprendisti di avere in modo più chiaro e immediato la percezione di quello che hanno acquisito e, conseguentemente, di farne un uso più efficace nelle future esperienze professionali; aiuterebbe le imprese ad affinare la loro capacità di valutare criticamente il contributo della formazione esterna e a sviluppare proposte costruttive per qualificare i risultati attesi. 61 Allo stato attuale delle esperienze realizzate, la valutazione rimane invece una attività quasi esclusivamente orientata all'interno del percorso didattico. In questo modo essa diventa meno "rischiosa" (espone meno l'agenzia formativa al confronto con le imprese e gli apprendisti e, d'altra parte, tende a responsabilizzare meno questi stessi soggetti nei confronti dei risultati della formazione), ma finisce per perdere una importante occasione per dare "autorevolezza" alla formazione, attraverso l'esplicita messa "in trasparenza" dei risultati che produce. Occorre comunque sottolineare che in qualcuna delle esperienze presenti nel laboratorio emergono delle indicazioni interessanti che tentano di andare in questa direzione. In un caso, ad esempio, si è proceduto alla realizzazione di una prova finale di tipo interdisciplinare. L'obiettivo era più di tipo metodologico, finalizzato a sostenere i partecipanti in un'opera di "ricomposizione finale" delle più importanti abilità e conoscenze maturate attraverso il percorso formativo, piuttosto che squisitamente valutativo. A partire da questa esperienza, tuttavia, si potrebbe consolidare questa prassi, definendo già a livello di progettazione iniziale i nuclei di competenza obiettivo dell'intervento formativo e il tipo di prova/e finale coerente con la loro valutazione. Questa esigenza operativa potrebbe essere una occasione per confrontarsi in modo più mirato con le imprese (almeno con quelle più sensibili alla formazione) e chiarire più esplicitamente i risultati effettivamente perseguiti attraverso la formazione. In un'altra situazione si è invece proceduto in uno sforzo di esplicitazione di una serie di abilità cognitive ed emotive, ritenute importanti per un giovane apprendista che sta sviluppando il suo percorso di inserimento e crescita professionale in un'impresa, da assumere come obiettivi dell'azione formativa. A partire da questi traguardi di apprendimento si sono costruite una serie di strategie didattiche atte a promuoverli e una serie di indicatori comportamentali ritenuti in grado di attestare i diversi livelli di padronanza delle abilità da sviluppare con l'azione formativa. La valutazione si sviluppa a partire da una serie di griglie di osservazione condivise tra i formatori coinvolti e sottoposte a ripetute sperimentazioni e revisioni. Lo stato attuale di sviluppo di questa esperienza sembra presentare due limiti che sono ancora da superare: la capacità di coinvolgere l'impresa e di chiarire e condividere con essa la portata, le caratteristiche e l'importanza delle abilità oggetto di formazione per ricoprire efficacemente il ruolo lavorativo all'interno di una organizzazione produttiva (anche e, forse, soprattutto se di piccole dimensioni); il fatto che questa impostazione si limita ad affrontare l'area delle competenze trasversali, mentre per le competenze professionali le strategie di valutazione devono essere ancora ulteriormente affinate. Questi esempi indicano comunque che è possibile definire strategie di valutazione che non si focalizzino esclusivamente sui contenuti trattati nelle diverse discipline. Anche perché, vale la pena ricordarlo, molte esperienze hanno sottolineato che in molti casi l'aumento di conoscenze che è possibile apportare nelle diverse discipline appare minimo (dati i tempi a disposizione e le caratteristiche di partenza di molti partecipanti) e poco significativo (se considerato separatamente) in rapporto ai compiti che il soggetto è chiamato ad affrontare nel contesto di lavoro. 62 Sembra invece ragionevole porsi un obiettivo di medio periodo che colleghi la valutazione soprattutto ai "nuclei di competenza" che si ritiene debbano caratterizzare in modo esplicito il progetto formativo degli apprendisti. A partire da essi sarà opportuno definire e condividere (tra i formatori e, possibilmente, con le imprese) gli indicatori, i criteri e le metodologie per valutare il raggiungimento di questi risultati da parte degli apprendisti. D'altra parte, gli stessi modelli di progettazione "per competenze" che si vanno codificando dentro il sistema regionale, e che dovrebbero riguardare anche gli interventi rivolti agli apprendisti, potrebbero costituire un interessante occasione anche per attivare strategie di valutazione di respiro più ampio. Un processo di questo tipo, oltre a contribuire significativamente a mettere in trasparenza i risultati prodotti e ad aumentare la percezione del valore della formazione, accrescendone la "visibilità presso i propri destinatari, rende anche teoricamente più agevole rilasciare attestazioni intermedie a coloro che interrompono il percorso formativo. Collegando la valutazione alle unità di competenza effettivamente sviluppate durante il periodo di frequenza del percorso formativo sarà infatti possibile rilasciare delle "dichiarazioni di competenza" a cui corrisponde l'effettiva e documentata acquisizione di specifici nuclei di abilità e conoscenze. Il rapporto tra valutazione e certificazione Questo ultimo richiamo introduce un tema, quello della certificazione, che pur essendo fortemente collegato alla valutazione è stato solo accennato, in quanto rimanda ad implicazioni istituzionali che esulano dall'area di stretta responsabilità delle agenzie formative. La certificazione è infatti un insieme di azioni attraverso cui un soggetto istituzionalmente legittimato attesta il possesso di diversi tipi di elementi. Da questo punto di vista la certificazione presuppone e dà valore sociale alla valutazione. E' noto che in una situazione come quella delle azioni formative per gli apprendisti la certificazione rimane fondamentalmente limitata ad un "attestato di frequenza" che sancisce il rispetto dell'obbligo formativo da parte delle imprese e degli apprendisti. La scarsa attenzione della certificazione a "mettere in trasparenza" i risultati della formazione non favorisce, inevitabilmente, una "tensione" delle agenzie a utilizzare la valutazione come risorsa per mettere in valore quanto acquisito dal soggetto attraverso la formazione. E' vero che, al limite, la singola agenzia formativa potrebbe definire autonomamente un proprio "formato" di dichiarazione delle competenze acquisite dagli apprendisti che hanno frequentato i propri corsi e rilasciarlo al termine degli interventi. Pur non avendo la stessa valenza di un documento istituzionale, esso potrebbe comunque contribuire a svolgere una funzione di messa in trasparenza dei risultati della formazione, soprattutto se si trattasse di agenzie particolarmente autorevole sul territorio. E' chiaro tuttavia che dei processi di formalizzazione delle attestazioni assumono ben altro significato quando sono orientati e regolamentati da precise decisioni dei soggetti istituzionali che regolano il sistema formativo. 63 Poiché la Regione e la Provincia attualmente si limitano all'attestazione della frequenza, è difficile attivare sistemi di valutazione decisamente orientati verso la valorizzazione dei risultati prodotti dalla formazione. Tutto questo, come già più volte sottolineato, non contribuisce a mettere in evidenza e a dare valore ai risultati effettivamente prodotti dalla formazione per gli apprendisti (oltre a rendere problematico, se non come semplice sommatoria di monte ore frequentati, il riconoscimento di percorsi formativi seguiti solo parzialmente). D'altra parte la definizione di sistemi più articolati di certificazione dei risultati della formazione, se non vuole correre il rischio di essere velleitario, deve procedere di pari passo con la progressiva "maturità" del nuovo canale formativo. La questione della certificazione, e del ruolo che in questo processo deve assumere il rapporto tra Istituzioni e singole agenzie formative (in termini di assegnazione di compiti e responsabilità), è comunque una delle questioni su cui tenere viva la riflessione, in quanto costituisce una delle piste di lavoro su cui procedere per concorrere a qualificare la formazione per gli apprendisti all'interno del territorio. 64 2.1.8 Conclusione L'iniziativa svolta ha raccolto un ampio consenso rispetto ai risultati prodotti in termini di definizione e condivisione (pur nel rispetto della peculiarità delle esperienze e degli approcci delle diverse agenzie formative) di importanti aspetti critici emersi e di indicazioni metodologiche e operative volte a qualificare le azioni formative a favore degli apprendisti. Il metodo utilizzato, incentrato sulla valorizzazione e sul confronto delle concrete esperienze dei partecipanti, si è rivelato molto utile, ponendo le basi per lo sviluppo e il consolidamento di uno "stile di lavoro" volto a favorire lo scambio e l’apprendimento reciproco. L'impressione è che si siano gettate le basi per lo sviluppo di un expertise locale sulle azioni formative a sostegno dei processi di inserimento e sviluppo professionale, che può avere un impatto che va al di là della specifica formazione per apprendisti. Il Laboratorio è stato anche l’occasione per evidenziare problematiche, potenzialmente oggetto di ulteriore confronto e approfondimento all'interno del sistema formativo provinciale per l'apprendistato. Una prima pista di lavoro è stata individuata nella necessità di meglio precisare, anche attraverso un confronto con le parti sociali, una proposta di formazione per gli apprendisti che risultasse più esplicitamente collegata con le esigenze strategiche di sviluppo delle professionalità all'interno dei diversi settori del territorio. Un seconda pista di riflessione riguarda la gestione di interventi realizzati con le modalità riconducibili al "progetto formativo", all'interno del Laboratorio, non adeguatamente esplorate in quanto simili esperienze non risultavano ancora diffuse. Tale modalità, essendo più flessibile del corso strutturato, sembra potenzialmente favorire il superamento di alcuni dei vincoli tipici degli interventi per gli apprendisti; tuttavia la loro effettiva diffusione si scontra con una serie di notevoli incertezze metodologiche, operative e amministrative rispetto alle quali appare importante mantenere vivo il confronto e l'approfondimento. Ulteriori terreni di possibile scambio di esperienze e di affinamento di buone pratiche sono poi state individuate nell'ottimizzazione della gestione dei flussi informativi e nelle modalità di certificazione delle competenze degli apprendisti. Strettamente correlata a tali problematiche appare inoltre la necessità di confrontarsi sull'evoluzione normativa che regolamenta l'apprendistato e sulle relative implicazioni circa i modelli e i dispositivi formativi. I riscontri positivi dell'esperienza del Laboratorio hanno spinto i formatori a sottolineare l'esigenza di mantenere attivo un network sulle esperienze dell'apprendistato come "comunità di pratiche" in grado di favorire una continua qualificazione delle attività realizzate all'interno del territorio. A questo proposito sono state evidenziate due possibili prospettive: l’avvio di incontri di approfondimento tematico e lo sviluppo di un "luogo di confronto virtuale", in cui far circolare informazioni ed esperienze e diffondere materiali. 65 2.2 Sezione Web di informazione e approfondimento sulla formazione per l’ apprendistato Lo sviluppo di una rete territoriale a sostegno delle attività per gli apprendisti, che abbia come obiettivo il confronto su azioni operative concrete e che permetta di cogliere e accogliere il punto di vista dei diversi attori sociali, necessita di uno spazio di confronto facilmente fruibile. I numerosi aspetti positivi come la flessibilità di tempi e luoghi, hanno portato all’individuazione della Comunità virtuale quale strumento adeguato a favorire il confronto tra i formatori che si occupano di apprendistato. Nell’ottobre 2003 è stata quindi attivata un’area, interna al sito della Provincia di Cuneo (http://www.provincia.cuneo.it/servizi_alla_persona/formazione_professionale/area_operatori/apprendistato/in dex.htm), mirata a fornire informazioni e, nel contempo, a favorire il confronto e lo scambio. Nello specifico le sezioni sono: - le NEWS, che contengono novità sull’Apprendistato a livello provinciale e nazionale le FAQ, (Frequently Asked Questions) a cui si può accedere tramite password; la DOCUMENTAZIONE, in cui vengono pubblicate dispense, documenti, ricerche, bibliografia e normativa sul tema. La sezione delle FAQ pur non possedendo caratteristiche di sincronicità, come si intendeva da progetto iniziale, tuttavia consente agli operatori di confrontarsi, porre quesiti, offrire risposte e avanzare proposte. Tale sezione attualmente è suddivisa in tre sottosezioni tematiche: applicativi, gestione attività e proposte. L’auspicio è di arricchire tale spazio con nuove tematiche, anche a carattere didattico-metodologico. Alla sezione delle FAQ possono accedervi le Agenzie Formative, le Parti sociali e gli amministratori provinciali 66 2.3 Dalla sperimentazione al consolidamento: le attuate dalle Agenzie Formative ‘Buone Pratiche’ 2.3.1 Introduzione Le interviste che seguono offrono un ampio panorama di quanto è stato sinora realizzato dalle Agenzie Formative che operano in provincia di Cuneo in termini di “buone pratiche” ovverosia esperienze effettuate con successo nell’ambito della formazione professionale per l’apprendistato. L’obiettivo di tali interviste è duplice: - favorire la diffusione e la conoscenza delle esperienze secondo una logica di continuità con i Laboratori svolti nel corso dell’a.s. 2002/2003 a favore dei formatori; - valorizzare e condividere il know how acquisito dalle Agenzie Formative al fine di progettare politiche formative sempre più rispondenti alle caratteristiche e alle esigenze espresse dal territorio. La ricerca è stata svolta tramite la somministrazione di interviste semi-strutturate al fine di descrivere in modo esauriente e propositivo le esperienze realizzate. I soggetti intervistati sono prevalentemente i responsabili dei corsi per l’apprendistato. Le “buone pratiche” di seguito presentate colgono aspetti e dimensioni diverse della formazione professionale: Il sistema di gestione - ASCOMFORM - CFP CEBANO-MONREGALESE Il tutor aziendale - AFP CUNEO - AFP VERZUOLO - ENTE SCUOLA ADDESTRAMENTO EDILE - INFOR La progettazione - ACA FORMAZIONE - AFP DRONERO - APRO - ASCOMFORMA - ASSOCIAZIONE SCUOLE TECNICHE S. CARLO - IAL Metodologie didattiche e contenuti - AGENFORM - APPRENDO - ASSOCIAZIONE CNOS-FAP Bra - ASSOCIAZIONE CNOS-FAP Fossano In particolare, la descrizione degli interventi evidenzia le modalità di attuazione ed i relativi risultati ottenuti. Gli aspetti sui quali è stata maggiormente focalizzata l’attenzione sono le motivazioni alla base dell’intervento, la dimensione progettuale, la metodologia utilizzata, il livello di trasferibilità in altri contesti dell’esperienza, il know how acquisito dall’Agenzia. Si ringraziano per la collaborazione le Agenzie Formative che hanno aderito all’iniziativa. 67 2.3.2 A.C.A. FORMAZIONE - ASSOCIAZIONE COMMERCIANTI ALBESI Denominazione Agenzia A.C.A. (Ass. Commercianti Albesi) Formazione Bacino territoriale/Comune Alba-Bra Figure prof.li di riferimento Responsabile corsi apprendistato Direttore Agenzia Formativa Tipologia di azione La personalizzazione dei percorsi formativi attraverso: - l’elaborazione di un calendario di frequenza individuale - la progettazione dei contenuti per moduli - l’analisi della domanda di formazione espressa dall’azienda e dall’apprendista La metodologia di lavoro mirata: - al coinvolgimento dell’azienda e dell’apprendista nell’individuazione e nella scelta dei contenuti progettati per moduli - a favorire l’apprendimento attraverso tecniche, metodi e strumenti di didattica interattiva Obiettivi Ottimizzare l’offerta formativa attraverso un miglioramento qualitativo della metodologia di lavoro e della progettazione dei percorsi Beneficiari diretti indiretti Aziende/Apprendisti Agenzia Formativa Know-how acquisito dall’A. F. Capacità progettuale e organizzativa Capacità di dialogo con il mondo produttivo Livello di trasferibilità Viene sottolineato, in modo particolare, un buon livello di trasferibilità della metodologia di lavoro e della metodologia di progettazione dei percorsi individualizzati. Personalizzazione del percorso formativo. L’Aca Formazione organizza corsi per apprendisti nelle seguenti aree: Amministrativa, Commercio e Pubblici esercizi. La motivazione che ha spinto l’agenzia ad investire nella personalizzazione dei percorsi formativi è strettamente correlata all’intenzione di offrire una risposta adeguata alle esigenze espresse dalle aziende consociate, Gli apprendisti iscritti ai corsi godono, nella maggior parte dei casi, della riduzione dell’orario in quanto in possesso di titoli di studio congruenti al tipo di professionalità esercitata. Al fine di ovviare alle difficoltà venutesi a creare nel corso della Direttiva 2001/2002 e determinate dalla riduzione di orario dei singoli allievi, con la Direttiva 2002/2003 è stata predisposta una griglia in cui vengono riportate le materie proposte, suddivise in obbligatorie e facoltative, rispetto alle quali l’apprendista, in collaborazione con il tutor aziendale, definirà il piano formativo individuale. Nel corso dell’incontro con i tutors aziendali vengono restituite le griglie compilate e definiti i calendari individuali. L’obiettivo di tale intervento è quello di migliorare qualitativamente la proposta formativa attraverso un coinvolgimento diretto dei tutors aziendali e degli apprendisti nella definizione del proprio percorso. Il riscontro ottenuto sinora è decisamente positivo; gli apprendisti percepiscono con maggiore responsabilità l’offerta formativa. Il livello di trasferibilità è buono, in modo particolare per le Agenzie che già lavorano sulla personalizzazione dei percorsi. 68 2.3.3 AZIENDA FORMAZIONE PROFESSIONALE A.F.P. SOC. CONS ARL - CENTRO DI CUNEO Denominazione Agenzia Agenzia Formativa di Cuneo Bacino territoriale/Comune Cuneo Figure prof.li di riferimento Direttore Agenzia Responsabile corsi apprendistato Team professionale Tipologia di azione Ottimizzare il rapporto con il tutor aziendale (condivisione fattiva nella programmazione dei contenuti e degli orari previsti dal percorso, elaborazione di strumenti di valutazione della ricaduta formativa in ambito aziendale in itinere e in fase finale, coinvolgimento dei docenti del corso nell’ambito delle 8 ore di formazione a favore del tutor aziendale previste dalla Direttiva) Obiettivi Ottimizzare il rapporto domanda/offerta formativa Beneficiari diretti indiretti Tutor aziendali Apprendisti/ Agenzia Formativa Know-how acquisito dall’ A. F. Capacità di dialogo con il mondo produttivo Flessibilità organizzativa della struttura Conoscenza ed utilizzo della modulistica valutazione della domanda/offerta formativa. Livello di trasferibilità di Viene sottolineata, in modo particolare, la metodologia di lavoro nel settore della formazione per l’apprendistato. Il rapporto con i tutor aziendali L’Agenzia di Formazione Professionale di Cuneo nell’anno formativo 2002/2003 ha sperimentato un percorso mirato al potenziamento del rapporto con i tutor aziendali e alla conseguente ottimizzazione del rapporto domanda/offerta formativa. L’intervento ha previsto l’elaborazione di una griglia descrittiva dei contenuti proposti nell’ambito dei singoli percorsi. Tale griglia, inviata alle aziende interessate, offre la possibilità non solo di conoscere in maniera dettagliata la proposta formativa, ma altresì di indicare un percorso preferenziale o di introdurre proposte innovative sulla cui base verrà effettuata dalla stessa Agenzia la progettazione definitiva. La griglia, è stata compilata dal tutor in collaborazione con l’apprendista. Nel corso del primo incontro con i tutor aziendali l’Agenzia prevede la partecipazione dei docenti affinchè possano presentare in maniera esaustiva la proposta formativa e, nel contempo, accogliere, discutere e negoziare con le aziende ulteriori modifiche. La fase intermedia dell’intervento prevede la somministrazione di un questionario di verifica in itinere da compilarsi a cura del tutor aziendale e dell’apprendista interessato. Tra gli aspetti valutati l’applicabilità dei contenuti, la metodologia adottata, il livello di collaborazione tra azienda e agenzia. La sintesi che emerge da tali questionari viene discussa e confrontata con i tutor aziendali nel corso del secondo incontro. Tale percorso si pone l’obiettivo di coinvolgere maggiormente sia l’apprendista che il tutor aziendale rispetto al percorso formativo attraverso il confronto sulle criticità e sulle difficoltà incontrate e attraverso la ricerca comune di possibili risposte, migliorando in tal modo la qualità gestionale sia del percorso in fase di realizzazione stesso sia quello relativo alla seconda annualità. L’elemento qualificante di tale intervento è costituito dall’apertura, dalla flessibilità e dalla serietà perseguita nella relazione con l’azienda. La valutazione complessiva risulta decisamente positiva in quanto si riscontra una maggiore e più attiva partecipazione da parte dei tutor aziendali. La capacità di dialogo con il mondo produttivo, la flessibilità organizzativa della struttura, la conoscenza e l’utilizzo della modulistica di valutazione costituiscono il know - how acquisito dall’agenzia formativa. Gli strumenti utilizzati, inoltre, risultano agevolmente adottabili in altri contesti formativi. 69 2.3.4 AZIENDA FORMAZIONE PROFESSIONALE A.F.P. SOC. CONS ARL - CENTRO DI DRONERO Denominazione Agenzia Agenzia di Formazione Professionale – Dronero Bacino territoriale/Comune Cuneo Figure prof.li di riferimento Responsabile corsi apprendistato Direttore Agenzia formativa Referente Associazione di categoria idraulici Confartigianato Tipologia di azione Co-progettazione di un percorso formativo nel settore termo-idraulico con la Confartigianato e coinvolgimento diretto del mondo produttivo nell’erogazione della formazione in aula Obiettivi Ottimizzare il rapporto domanda/offerta formativa mediante la co-progettazione del percorso formativo con il mondo produttivo Beneficiari diretti indiretti Aziende/Apprendisti Agenzia formativa Know-how acquisito dall’ A. F. Capacità di dialogo e di interazione con il mondo produttivo Conoscenza dei fabbisogni formativi delle aziende coinvolte nei percorsi formativi per l’apprendistato Livello di trasferibilità Buono La progettazione di rete L’azienda di Formazione Professionale di Dronero, in seguito all’esigenza sollecitata da Confartigianato, ha avviato la progettazione di un percorso formativo per la figura professionale dell’operatore idraulico, da presentarsi sul prossimo catalogo. Confartigianato, in rappresentanza delle aziende associate, ha partecipato alla definizione dei contenuti, collaborando in maniera specifica all’elaborazione della dimensione tecnico-professionale. Il confronto con la figura referente dell’associazione di categoria è stato continuo e fruttuoso in quanto capace di interagire fattivamente con le aziende del settore, accogliendo e proponendo modifiche alla progettazione iniziale. Attualmente risultano in via di definizione alcuni aspetti relativi allo sviluppo dei laboratori e al possibile acquisto di attrezzature e macchinari necessari per lo svolgimento dell’attività pratica. L’Agenzia ha elaborato il manuale del corso, previsto dalla procedura del sistema di qualità, come documentazione di base per la progettazione di successivi percorsi similari. L’obiettivo prioritario consiste nella realizzazione di un percorso realmente rispondente alle esigenze espresse dal territorio. L’aspetto qualificante è da ricercarsi nelle modalità di progettazione che hanno visto coinvolte in maniera diretta e continua e l’associazione di categoria e le aziende del settore. Il livello di soddisfazione da parte delle aziende e dell’Agenzia è alto. Qualora il percorso si sviluppi e si concluda positivamente, l’Agenzia intende estendere tale modalità progettuale ad altre tipologie di percorsi formativi. Il know-how acquisito dal Centro è dato dall’apprendimento di nuove competenze sia per quanto riguarda la capacità progettuale sia per quanto riguarda la conoscenza delle innovazioni tecniche di un settore professionale come quello termo-idraulico. Il livello di trasferibilità di tale intervento in altre Agenzie Formative è strettamente correlato al tipo di dialogo e di interazione costruito con il territorio. 70 2.3.5 AZIENDA FORMAZIONE PROFESSIONALE A.F.P. SOC. CONS ARL - CENTRO DI VERZUOLO Denominazione Agenzia Azienda di Formazione Professionale Verzuolo Bacino territoriale Saluzzo Figure prof.li di riferimento Responsabile apprendistato Direttore Agenzia formativa Tipologia di azione Ottimizzare il rapporto con il tutor aziendale attraverso la realizzazione di moduli informativi mirati e la redazione del “Piano di lavoro del tutor” (realizzazione di schede finalizzate al monitoraggio dell’apprendista in azienda e articolate sulla base delle differenti fasi di inserimento professionale) Obiettivi Migliorare qualitativamente il rapporto con il mondo produttivo Creare strumenti mirati a favorire azioni di accompagnamento dell’apprendista nel suo percorso formativo/professionale Valorizzare la funzione del tutor aziendale Beneficiari diretti indiretti Aziende/Apprendisti Agenzia formativa Know-how acquisito dall’ A. F. Capacità di dialogo con il mondo produttivo Progettazione di strumenti di accompagnamento e di monitoraggio dello sviluppo professionale dell’apprendista in ambito aziendale Livello di trasferibilità Buono Il piano di lavoro tutor L’Agenzia di Formazione Professionale di Verzuolo ha elaborato un “Piano di lavoro per il tutor” finalizzato, da un lato, ad ottimizzare il rapporto con le aziende interessate alla formazione per l’apprendistato, dall’altro, a monitorare lo sviluppo professionale dell’apprendista in ambito aziendale. In tale contesto obiettivo primario dell’Agenzia è quello di elaborare strumenti di raccordo e di dialogo con il mondo produttivo mirati alla creazione di significati condivisi e condivisibili circa la formazione per l’apprendistato. Spesso, nel corso degli incontri con i tutor aziendali, emerge in maniera predominante il carattere di obbligatorietà della formazione vissuta come imposizione legislativa piuttosto che come opportunità di crescita professionale a favore e dell’apprendista e, conseguentemente, dell’azienda. L’incontro con i tutor aziendali, nella fase iniziale del percorso, è pertanto mirato a fornire informazioni corrette circa l’Istituto dell’apprendistato, le modalità di lavoro dell’Agenzia e la proposta formativa. In tale sede si provvede inoltre alla consegna del Piano di lavoro per il tutor. Si tratta di un modulo finalizzato al monitoraggio dello sviluppo professionale dell’apprendista in azienda. Nel corso dell’incontro viene sottolineata l’importanza del ruolo del tutor aziendale in quanto responsabile dell’accompagnamento dell’apprendista nelle varie fasi di lavoro. In tal senso il Piano di Lavoro rappresenta uno strumento ad uso discrezionale. Gli obiettivi specifici del modulo sono: accogliere l’apprendista, favorendo il suo inserimento nel contesto lavorativo, stimolare la capacità di apprendimento e seguirne la formazione. Il piano di lavoro è articolato in varie schede, ciascuna delle quali rappresenta una fase di lavoro. A mo’ di esemplificazione, la prima descrive come effettuare un colloquio di selezione, individuando i requisiti necessari alla formazione del profilo professionale ricercato. Il piano viene consegnato sia in versione cartacea sia in versione informatizzata, prevedendo, pertanto, la possibilità, da parte del tutor aziendale, di apportare le opportune modifiche. Tale strumento è redatto in forma standardizzata e quindi applicabile a tutti i corsi. In prospettiva si intende dettagliare ulteriormente i contenuti delle singole schede sulla base dell’area di attività, differenziandole, inoltre, per le tre fasce di riferimento. Il secondo incontro con i tutors aziendali è finalizzato alla valutazione del percorso effettuato sulla base del quale si progetterà la seconda annualità. L’utilizzo di strumenti informatici nel corso della presentazione del Piano di lavoro e la personalizzazione del materiale fornito alle singole aziende facilita la comunicazione ed il dialogo, valorizzando la partecipazione dei tutor agli incontri e alla realizzazione del percorso. Poiché l’intervento è tuttora in fase di realizzazione non risulta possibile fornire una valutazione complessiva. Tuttavia l’attesa dell’Agenzia è quella di ottenere una maggiore partecipazione del tutor aziendale rispetto al percorso formativo effettuato dall’apprendista. Il livello di trasferibilità ad altre Agenzie dell’intervento descritto è piuttosto alto in quanto estremamente flessibile alle possibili differenti esigenze. 71 2.3.6 AGENFORM - AGENZIA DEI SERVIZI FORMATIVI DELLA PROVINCIA DI CUNEO CONSORZIO Denominazione Agenzia AGENFORM - Agenzia dei Servizi Formativi della Provincia di Cuneo Bacino territoriale/Comune Cuneo, Fossano e Saluzzo Figure prof.li di riferimento Progettista corsi apprendistato Responsabile orientamento Psicologa Tipologia di azione Ottimizzare da un punto di vista metodologico e contenutistico l’area dell’accoglienza: analisi delle competenze in ingresso, analisi della motivazione alla formazione e aspettative individuali, definizione dei profili professionali individuali, percorsi di autovalutazione delle competenze acquisite dagli allievi Obiettivi Ottimizzare l’offerta formativa attraverso un miglioramento qualitativo della metodologia di lavoro e della progettazione dei percorsi Beneficiari diretti indiretti Apprendisti Apprendisti/Agenzia Formativa Know-how acquisito dall’A. F. Elaborazione di strumenti volti a favorire un atteggiamento di maggiore partecipazione e consapevolezza in merito al percorso formativo/professionale da parte dei soggetti coinvolti (Agenzia Formativa, Azienda, Apprendista) Livello di trasferibilità Buono L’accoglienza L’obiettivo di aumentare l’efficacia dei percorsi ha condotto l’Agenzia Agenform a ridefinire alcune aree relative alla programmazione, avvalendosi del contributo professionale della figura della psicologa e, nel contempo, degli stimoli ricevuti dalla partecipazione ai Laboratorio Formatori promossi dalla Provincia di Cuneo nel corso del 2002/2003. Oltre alla riprogettazione dei contenuti, curata dai singoli docenti interessati, la programmazione prevede lo sviluppo di un modulo di accoglienza particolarmente incentrato sulla gestione del gruppo classe, sull’analisi delle competenze in ingresso, sulla valutazione delle competenze al termine del percorso, sulla formalizzazione del patto formativo rispetto a obiettivi e aspettative individuali. Tale intervento si basa sulla convinzione che un simile approccio contribuisca a definire con maggior chiarezza e consapevolezza, da parte degli allievi, gli obiettivi individuali rispetto al percorso formativo. A livello operativo, avvalendosi del supporto di un operatore grafico, sono in fase di progettazione gli interventi di monitoraggio relativi alla valutazione delle competenze acquisite. In fase iniziale, mediante la modalità del focus group, si costruisce una mappa delle competenze possedute attraverso la riflessione ed il confronto sulle mansioni ed i compiti svolti in azienda dai singoli apprendisti. Si definiscono poi, sulla base del percorso previsto, le competenze da acquisire. Successivamente vengono riportate sul modello grafico e, periodicamente, l’allievo, attraverso un lavoro di autoanalisi, registra l’andamento della propria situazione di apprendimento. Tale metodologia di lavoro svolge un’importante funzione di responsabilizzazione degli apprendisti coinvolti e costituiscono un utile riferimento nel lavoro di programmazione dei docenti. Un altro importante elemento metodologico è la negoziazione con il gruppo classe del regolamento interno. Il supporto della figura psicologica rappresenta inoltre un valido supporto ogni qualvolta emergano difficoltà. L’aspetto qualificante dell’intervento descritto è dato dallo sviluppo di una maggiore consapevolezza del percorso formativo e da parte degli allievi e da parte dell’Agenzia stessa. Il livello di trasferibilità è buono in quanto si tratta di una metodologia di lavoro facilmente adottabile in diverse realtà. 72 2.3.7 APPRENDO SOCIETA’ CONSORTILE A R.L. Denominazione Agenzia APPRENDO Bacino territoriale/Comune Provincia di Cuneo Figure prof.li di riferimento Responsabile apprendistato Progettista corsi Tipologia di azione Elaborazione e sperimentazione del modello pedagogico “apprendi team” (apprendimento di gruppo secondo la metodologia della simulazione) Elaborazione e sperimentazione di percorsi formativi individuali articolati per unità formative scelte dal singolo allievo Obiettivi Ottimizzare l’offerta formativa attraverso un miglioramento qualitativo della metodologia di lavoro e della progettazione dei percorsi Beneficiari diretti indiretti Aziende/Apprendisti Agenzia Formativa Know-how acquisito dall’A. F. Elaborazione di modelli pedagogici mirati a favorire l’apprendimento, la comprensione del contesto azienda, la formazione di competenze professionali Livello di trasferibilità Scarso La progettazione dell’offerta formativa L’Agenzia Formativa Apprendo ha elaborato e sperimentato con esiti positivi una metodologia didattica basata sull’apprendimento di gruppo in situazione di simulazione. Il modello pedagogico rivolto essenzialmente agli apprendisti della Fascia 1 è stato denominato “Apprendi team”. Si tratta di simulare la creazione e la gestione di un’azienda virtuale. Gli allievi, suddivisi in micro-gruppi, hanno il compito di creare un’impresa e curarne lo sviluppo, adempiendo a tutte le funzioni e obblighi che ciò comporta. Le imprese virtuali dovranno essere possibilmente simili (per settore, dimensioni, ecc.) a quelle in cui gli apprendisti svolgono la loro attività professionale. Tale metodologia, ad oggi, risulta ormai standardizzata e si propone a tutti gli allievi di minore età, indipendentemente dal bacino territoriale e dall’area di competenza. La gestione del gruppo, la scelta del leader e delle sue funzioni, i vari ruoli all’interno dell’azienda e le relative candidature assumono particolare valenza pedagogica. Lo stesso regolamento diventa esperienza significativa in quanto gli allievi hanno la possibilità di avvicinarsi alla regola con atteggiamento meno conflittuale. Per quanto riguarda gli apprendisti in fascia 2 e in fascia 3 si prevede un percorso formativo individuale articolato per unità formative scelte dal singolo allievo. Le aziende, sulla base del catalogo dell’offerta formativa all’interno del quale sono presentate le singole unità formative in relazione alle caratteristiche dei profili professionali, hanno la possibilità di segnalare all’Agenzia le aree di maggiore interesse. Viene quindi concordato un calendario del gruppo classe e stilato un patto formativo fra i soggetti coinvolti. La metodologia dell’Apprendi-team viene proposta, nell’ambito del progetto formativo, anche ai gruppi di allievi di maggiore età, prevedendo tuttavia una maggiore complessità delle problematiche da affrontare. L’obiettivo è duplice: stimolare la capacità di lavorare in gruppo e, nel contempo, aumentare il livello di conoscenze dei singoli. La metodologia, costantemente verificata e revisionata dal gruppo di progettazione, viene registrata su un cdrom. Gli aspetti qualificanti di tale intervento sono da ricercare nella capacità metodologica di determinare un buon livello di interazione fra i soggetti coinvolti nella formazione, nella flessibilità e adattabilità alle diverse situazioni della metodologia didattica adottata, nella capacità quantitativa dell’offerta di unità formative. Il know-how acquisito è dato dall’elaborazione di modelli pedagogici mirati a favorire l’apprendimento, la comprensione del contesto azienda, la formazione di competenze professionali. Il livello di trasferibilità è piuttosto scarso in quanto la metodologia utilizzata è il risultato di elaborazioni interne alla società consortile. 73 2.3.8 APRO SOCIETÀ CONSORTILE F.P. ALBA-BAROLO Denominazione Agenzia APRO Società Consortile Alba-Barolo Bacino territoriale/Comune Alba-Bra Figure prof.li di riferimento Responsabile settore Apprendistato Tipologia di azione La personalizzazione dei percorsi formativi attraverso: - la progettazione dei contenuti per moduli - l’analisi della domanda di formazione espressa dall’azienda e dall’apprendista - un’informazione dettagliata a favore dell’azienda e dell’apprendista circa i contenuti dei singoli moduli proposti La metodologia di lavoro mirata: - al coinvolgimento dell’azienda e dell’apprendista nell’individuazione e nella scelta dei contenuti progettati per moduli Obiettivi Ottimizzare l’offerta formativa attraverso un miglioramento qualitativo della metodologia di lavoro e della progettazione dei percorsi Beneficiari diretti indiretti Aziende/Apprendisti Agenzia Formativa Know-how acquisito dall’A. F. Capacità progettuale e organizzativa Capacità di dialogo con il mondo produttivo Livello di trasferibilità Buon livello di trasferibilità della metodologia di lavoro e della metodologia di progettazione dei percorsi individualizzati in rapporto alle dimensioni dell’Agenzia Formativa e conseguentemente al numero degli allievi Il progetto formativo L’Agenzia Formativa Apro ha investito nell’ottimizzazione dell’offerta formativa attraverso un miglioramento qualitativo della metodologia di lavoro e della progettazione dei percorsi. Nella Direttiva 2002/2003 è stata sperimentata la formazione per moduli con particolare attenzione a quei profili professionali che, essendo meno diffusi, risultano di più difficile inserimento in percorsi strutturati (es. chimici). Una prima sperimentazione, con esiti positivi, è stata avviata presso la sede APRO di Canelli (AT); si prevede di estendere tale modalità progettuale ai percorsi proposti presso la sede di Alba, in modo particolare all’area servizi alla persona e all’area produzione. In una prima fase si informano le aziende interessate circa i contenuti previsti dalla Direttiva. In allegato si trasmette una griglia in cui vengono illustrati i moduli obbligatori e i moduli facoltativi, articolandone sinteticamente i contenuti. Ciascun modulo prevede una durata di 8 ore complessive. Le proposte formative sono state definite sulla base delle esigenze che, in sede di verifica, hanno espresso i tutors aziendali. In fase di avvio, nel corso del primo incontro con le imprese, si discute nuovamente il percorso indicato dal tutor aziendale in seguito alla compilazione della griglia e si accolgono le eventuali proposte di modifica. Al fine di facilitare e migliorare l’informazione e la comunicazione con il mondo produttivo, si prevede, in futuro, la pubblicazione di un catalogo descrittivo dell’offerta formativa in relazione al progetto formativo e la realizzazione, nella fase antecedente l’avvio dei percorsi, di specifici incontri tematici. Il vantaggio maggiore di questo percorso consiste nel coinvolgimento di un minor numero di allievi durante lo svolgimento delle ore previste dal modulo tecnico-professionale. Ciò consente di instaurare un rapporto migliore con l’insegnante, migliorando l’apprendimento. L’obiettivo è quello di coinvolgere nella formazione le tre fasce di apprendisti, compresi i giovani che non rientrano nel corso strutturato. Sarebbe inoltre interessante sperimentare la possibilità, per quanto riguarda l’obbligo formativo, di destinare alcune ore alla realizzazione di moduli di approfondimento funzionali a specifiche esigenze formative dell’allievo (ad es. lingua italiana per allievi stranieri). La personalizzazione è la metodologia progettuale che caratterizza il progetto formativo. Poiché la breve durata temporale dei moduli (8 ore) potrebbe rappresentare un problema per quanto riguarda la certificazione delle competenze, si sono progettati moduli formativi con un monte ore complessivo superiore alle 8 ore. L’aspetto qualificante di tale metodologia di lavoro consiste in un maggior coinvolgimento del mondo produttivo e in un maggior livello di soddisfazione registrato dall’Agenzia sia da parte degli apprendisti che delle aziende. Il livello di trasferibilità in altri contesti formativi è buono. 74 2.3.9 ASCOM FORM Denominazione Agenzia Ascom Form Bacino territoriale Alba, Fossano Figure prof.li di riferimento Responsabile corsi apprendistato Tipologia di azione Standardizzazione della modulistica di valutazione (valutazione delle competenze in ingresso e in uscita acquisite dall’allievo – valutazione del livello di apprendimento e di partecipazione del singolo – valutazione del livello di gradimento dell’esperienza formativa – produzione di un report di valutazione complessiva del percorso formativo effettuato dall’allievo– produzione di un report di valutazione complessiva del corso) Obiettivi Ottimizzare l’offerta efficacia/efficienza Beneficiari diretti indiretti Aziende/Apprendisti Agenzia formativa Know-how acquisito dall’ A. F. Buona conoscenza degli strumenti di valutazione e del loro utilizzo Livello di trasferibilità Viene sottolineato, in modo particolare, un buon livello di trasferibilità del report di valutazione complessiva sia del percorso formativo effettuato dall’allievo sia del corso svolto formativa in termini di Standardizzazione della modulistica di valutazione L’elaborazione di una modulistica standardizzata risponde all’esigenza di monitorare sistematicamente in termini di valutazione dei contenuti sviluppati e delle competenze di ingresso degli allievi il percorso formativo. Nel contempo, all’azienda, viene offerta la possibilità di monitorare costantemente il percorso effettuato dall’apprendista e da un punto di vista comportamentale e da un punto di vista di apprendimento. La prima griglia compilata dagli apprendisti è finalizzata a valutare le competenze di ingresso dei singoli allievi. Il percorso formativo effettuato (competenze di ingresso, capacità di apprendimento, atteggiamento nei confronti della formazione, ecc.) viene documentato nella scheda di valutazione consegnata all’azienda unitamente alla certificazione. Viene infine redatta una scheda di sintesi delle valutazioni espresse e dai documenti e dagli allievi sia rispetto ai singoli moduli sia rispetto al percorso formativo nel suo complesso. La capacità di apprendimento dell’allievo viene valutata da ciascun insegnante e registrata su apposita scheda, riportando il livello di attenzione, il livello di apprendimento, il livello di impegno, il livello di interazione classedocente e il giudizio complessivo. L’apprendista valuta l’aspetto logistico (locali, attrezzature, materiale didattico, ecc.), la metodologia utilizzata, gli argomenti trattati, i docenti. Viene infine redatta una scheda di sintesi per ciascun modulo ed una per il percorso nel suo complesso. I dati vengono pertanto archiviati a livello informatico producendo un report finale in cui viene riportata la media dei punteggi ottenuti rispetto alle singole materie a livello di applicabilità delle conoscenze acquisite nel contesto lavorativo. L’obiettivo è quello di ottimizzare qualitativamente il servizio. La buona conoscenza degli strumenti di valutazione e del loro utilizzo rappresentano il know-how acquisito dal centro. Tale intervento ha permesso di registrare un buon livello di soddisfazione sia da parte dell’Agenzia Formativa sia da parte delle aziende. 75 2.3.10 ASCOMFORMA Denominazione Agenzia Ascomforma Bacino territoriale Fossano, Mondovi, Cuneo, Saluzzo Figure prof.li di riferimento Responsabile corsi apprendistato Direttrice Agenzia Formativa Tutor corsi Tipologia di azione Progettazione e gestione dei corsi. Obiettivi Adeguamento del corso alle competenze iniziali degli apprendisti e alle esigenze delle aziende. Beneficiari diretti indiretti Know-how acquisito dall’ A. F. Apprendisti F2 e F3/Aziende Agenzia Formativa Capacità di progettare percorsi formativi. Livello di trasferibilità Alto e auspicabile. Progettazione e gestione del corso L’Agenzia Formativa Ascomforma, in seguito ad alcune difficoltà incontrate in relazione all’analisi delle competenze in ingresso, ha elaborato un modello progettuale flessibile e funzionale alle specifiche caratteristiche professionali dei singoli allievi componenti il gruppo-classe. Alla base di tale modello è stata elaborata una definizione dei profili professionali standard che, nel corso della progettazione e della fase di avvio del percorso, costituiscono il riferimento per una programmazione dettagliata adeguata e alle esigenze aziendali e alle caratteristiche professionali dell’apprendista. A tal fine, viene dedicata particolare attenzione alla fase di accoglienza in aula, nel corso della quale vengono registrate le competenze in ingresso dei singoli allievi. Il confronto ed il dialogo costante con i docenti rappresenta un elemento fondamentale all’interno del percorso. Durante la fase di avvio è previsto un primo incontro con tutti gli insegnanti di classe nel corso del quale, attraverso le schede di pre-iscrizione e la registrazione delle competenze in ingresso, vengono illustrate e discusse le singole situazioni. Sulla base di quanto emerge i docenti redigono la programmazione dettagliata relativa alle singole discipline. Al termine del percorso formativo è previsto un momento di valutazione e di verifica sia in merito ai contenuti sviluppati sia in merito ai risultati formativi raggiunti dal gruppo classe. I profili standard risultano pertanto oggetto di confronto, discussione e rielaborazione costante, in maniera del tutto funzionale non solo alle caratteristiche dei partecipanti ai percorsi formativi, ma anche alla valutazione che il gruppo docenti effettua al termine di ciascun percorso. L’obiettivo è quello di migliorare in termini d efficacia e di efficienza la proposta formativa. A tal fine e allo scopo di ottimizzare il rapporto con le aziende come Agenzia si intende sperimentare il percorso Elea. Sempre in questa logica si intende investire sulla ricerca e sulla progettazione di materiali didattici strutturati ad oggi purtroppo ancora scarsi. Il livello di trasferibilità di questa metodologia di intervento è buono. 76 2.3.11 ASSOCIAZIONE CNOS-FAP REGIONE PIEMONTE CENTRO DI BRA Denominazione Agenzia CNOS-FAP CENTRO DI BRA Bacino territoriale/Comune Alba – Bra Figure prof.li di riferimento Direttore - Coordinatore - Responsabile Marketing Responsabile progettazione - Referente per l’Apprendistato. Tipologia di azione Ottimizzare da un punto di vista metodologico e contenutistico l’area della dimensione relazionale: capacità di accoglienza e di accompagnamento durante il percorso formativo da parte della struttura, apprendimento delle competenze relazionalicomunicative da parte dell’allievo Obiettivi Ottimizzare la dimensione relazionale dell’offerta formativa favorendo e/o potenziando l’acquisizione di abilità comunicative e linguistiche da parte dell’allievo in ambito professionale (rapporto con i clienti, rapporto con colleghi e superiori) Beneficiari diretti indiretti Apprendisti F2 e F3 Aziende/ Agenzia Formativa Know-how acquisito dall’ A. F. Buona conoscenza del territorio e del contesto aziendale Capacità di fornire risposte adeguate alle esigenze formative del mondo produttivo Modello educativo/pedagogico consolidato Livello di trasferibilità Si sottolinea metodologico. in modo particolare l’aspetto La relazionalità Il Cnos-Fap di Bra, nell’ambito dell’intervento educativo, sottolinea in modo particolare l’importanza attribuita alla dimensione della Relazionalità intesa sia come capacità di accompagnamento del giovane in formazione da parte delle figure educative coinvolte nella gestione del percorso sia come importante competenza da acquisire da parte dell’allievo. Il team di progettazione del Centro, grazie all’ormai consolidato rapporto con le aziende del territorio, ha potuto valutare un buon livello di preparazione degli apprendisti in formazione da un punto di vista tecnico-professionale. Risultava, tuttavia, necessario rafforzare le cosiddette competenze trasversali quali la capacità di inserirsi adeguatamente in un contesto aziendale, il rispetto delle regole, la capacità di instaurare efficaci rapporti di lavoro e così via. La scelta del team di lavoro è risultata pertanto quella di curare maggiormente la dimensione relazionale per consentire ai ragazzi di sviluppare un punto di vista più ampio sull’opportunità di gestire i rapporti umani in un contesto lavorativo e per offrire all’azienda ulteriori strumenti e modalità comunicative nella relazione con i dipendenti. Sono state pertanto aumentate le ore dedicate alla dimensione relazionale (circa 20) e, nel contempo si è avviata la progettazione dei contenuti e la ricerca di personale adeguatamente preparato. In specifico il Centro si è avvalso della figura di un educatore professionale e di un consulente esterno. I contenuti variano sulla base della tipologia dei percorsi, delle caratteristiche dei gruppi-classe e della nazionalità degli allievi interessati. Al tutor aziendale viene presentato il percorso in fase di avvio con l’obiettivo di coinvolgerlo nella valutazione delle ricadute formative in ambito aziendale. Per quanto riguarda la metodologia didattica il riferimento principale è la figura di Don Bosco: la centralità dell’allievo anzitutto come persona dotata di capacità e di potenzialità. I docenti utilizzano strumenti e supporti didattici diversi: dai giochi di ruolo alle simulazioni, alle schede di documentazione di quanto viene svolto in aula e così via. L’aspetto qualificante dell’intervento consiste nella valorizzazione delle competenze relazionali, in quanto fondamentali per lo sviluppo della capacità di saper star bene in un contesto. Il livello di soddisfazione dell’Agenzia così come quello delle aziende è molto positivo. Il know how acquisito dal Centro consiste nella capacità di gestire i rapporti con il territorio secondo modalità di più ampio respiro. Il livello di trasferibilità dell’intervento in altre contesti formativi è molto buono. 77 2.3.12 ASSOCIAZIONE CNOS-FAP REGIONE PIEMONTE CENTRO DI FOSSANO Denominazione Agenzia CNOS-FAP CENTRO DI FOSSANO Bacino territoriale Fossano Figure prof.li di riferimento Responsabile corsi apprendistato Team docenti Tipologia di azione Elaborazione e sperimentazione del modello pedagogico trasformativo (la programmazione e lo svolgimento dei contenuti formativi assume come punto di partenza l’interesse espresso dall’allievo) Obiettivi Ottimizzare l’offerta formativa mediante la creazione di un contesto e di una metodologia pedagogica atti a stimolare e favorire l’apprendimento in condizioni di pari opportunità Beneficiari diretti indiretti Apprendisti Aziende/ Agenzia formativa Know-how acquisito dall’ A. F. Modello pedagogico consolidato e prioritariamente centrato sull’attenzione alla persona con particolare interesse rispetto ai giovani a bassa scolarità Buona conoscenza del tessuto produttivo locale e relativa domanda formativa Livello di trasferibilità / Il modello pedagogico trasformativo La metodologia utilizzata dal CNOS-FAP di Fossano, il Modello Trasformativo, rappresenta un importante aspetto caratteristico del Centro. Il modello è stato elaborato nel 1997 da tre progettisti che operano all’interno del Centro con il compito di gestire, strutturare, insegnare e valutare i percorsi formativi a favore degli apprendisti. Le motivazioni che stanno alla base dell’elaborazione di tale modello consistono nel proposito di riproporre ai giovani quanto vivono quotidianamente nel loro contesto lavorativo, offrendo loro l’opportunità di sperimentare e di sperimentarsi in nuovi ambiti. Il modello, applicato in tutti i corsi, si fonda sul presupposto che le persone, in quanto tali, possiedono sette tipi di intelligenze diverse; pertanto non assume rilevante importanza il “come” ciascun individuo raggiunge gli obiettivi posti né il fatto di raggiungerli realmente tutti. Ciò che conta è che ogni persona possiede le capacità per realizzare gli obiettivi posti, pur seguendo percorsi e approcci differenti, utilizzando una o più intelligenze. Da un punto di vista operativo, successivamente alla prima fase di accoglienza, i docenti stabiliscono i concetti chiave da apprendere nell’ambito del percorso, prefigurando alcuni possibili Progetti. Seguendo la metodologia del Modello Trasformativo non viene dedicato molto tempo alla valutazione delle competenze in ingresso poiché saranno i ragazzi stessi a modificare in itinere la progettazione del percorso sulla base delle esigenze da essi stessi espresse. Poiché uno degli obiettivi prioritari consiste nel creare un luogo capace di facilitare e stimolare la partecipazione del singolo al progetto, la classe viene invitata a suddividersi in piccoli gruppi di lavoro la cui costituzione non subirà modifiche sino al termine del percorso (per moralità e per livello tecnico-professionale). Attraverso l’elaborazione effettuata nei gruppi, si giunge alla definizione di un progetto unico per il gruppo classe, scelto dai ragazzi e contenente le singole discipline. Vengono poi redatti i dossier individuali che raccolgono il materiale prodotto dai singoli allievi durante il percorso, utile per la valutazione dei progressi individuali. Un aspetto sicuramente importante è quello relativo al fatto che ciascun ragazzo diventa valutatore dei propri compagni, ciascuno è spinto all’interazione con l’altro, mettendo in gioco le proprie capacità e i propri limiti. Punto critico è ciò che viene definito come il luogo in cui si confrontano i prodotti del lavoro individuale, quelli di gruppo e quelli relativi all’aspetto tecnico-professionale. 78 L’obiettivo del modello trasformativo è quello di stimolare l’autonomia e la crescita del giovane nella sua complessità, valorizzando la ricchezza della sua unicità. La difficoltà maggiore nell’applicazione di tale modello pedagogico consiste nell’analisi dei progressi raggiunti dall’apprendista. Ciò che si intende verificare è il livello di competenza trasversale, il livello di coinvolgimento, le motivazioni; a tal fine è attualmente in fase di elaborazione un sistema di valutazione concentrico che dovrebbe permettere l’individuazione dei concetti chiave acquisiti. Il punto di partenza del percorso formativo è costituito dall’apprendista, il punto di arrivo è invece dato dalla conclusione del percorso. Le strade per giungere al termine del percorso possono essere molteplici e variano a seconda delle caratteristiche del soggetto che le percorre. Questo nuovo sistema di valutazione ottimizzerà l’applicazione dello stesso modello pedagogico. L’aspetto qualificante dell’intervento consiste nella capacità di offrire un’opportunità di crescita a tutti i soggetti coinvolti nel processo formativo. Il know-how acquisito dall’Agenzia formativa è dato soprattutto dal consolidamento del rapporto con le imprese sul territorio. L’apprendistato ha reso necessaria una rivisitazione della formazione contribuendo ad evidenziare la diversità come elemento arricchente. Il livello di trasferibilità del modello pedagogico sopra descritto è strettamente correlato alla mission del Centro. 79 2.3.13 ASSOCIAZIONE SCUOLE TECNICHE S. CARLO Denominazione Agenzia Scuole Tecniche S. Carlo Bacino territoriale/Comune Cuneo Figure prof.li di riferimento Responsabile Settore Apprendistato Tipologia di azione Analisi dei fabbisogni formativi del mondo produttivo Obiettivi Ottimizzare l’offerta formativa in termini di efficacia della ricaduta formativa in ambito aziendale Beneficiari diretti indiretti Apprendisti/Aziende Agenzia Formativa Know-how acquisito dall’ A. F. Conoscenza dei fabbisogni formativi delle aziende coinvolte nei percorsi formativi per l’apprendistato Conoscenza degli strumenti di analisi della domanda formativa Livello di trasferibilità Buono, in particolare, per le Agenzie Formative di piccole dimensioni Analisi dei fabbisogni formativi L’ Associazione Scuole Tecniche S. Carlo, nell’anno 2002/2003, ha messo a punto una scheda di rilevazione dei fabbisogni formativi al fine di ottimizzare l’attinenza dell’offerta in relazione alla domanda di formazione aziendale. Tale necessità nasce dall’esigenza di individuare con maggior precisione le mansioni e le competenze richieste al singolo apprendista in ambito professionale. Il tentativo effettuato all’interno dei corsi realizzati in passato di coinvolgere direttamente gli apprendisti nella definizione delle competenze e delle mansioni svolte in azienda non ha portato a risultati soddisfacenti. Di fatto, non si tratta semplicemente di declinare mansioni e competenze, ma di conoscere in maniera più approfondita lo stile e le modalità di lavoro che caratterizzano una determinata azienda (es. predominanza del lavoro individuale piuttosto che di squadra, ecc.). La griglia di rilevazione dei fabbisogni formativi, allegata alla scheda di pre-iscrizione, viene inviata all’azienda e compilata dal tutor aziendale. Nella griglia sono contenute informazioni relative alla dimensione professionalizzante del corso (mansioni richieste, modalità di comunicazione aziendale, relazioni, ecc.) e alla ricaduta che la formazione potrebbe potenzialmente avere in ambito aziendale. Sulla base di tali informazioni i docenti elaborano la progettazione dettagliata. L’intervento è stato progettato dal responsabile del settore apprendistato dell’Agenzia mediante il confronto con i referenti provinciali dell’Ente a livello regionale; la cui procedura prevede che ciascun modulo proposto, se ritenuto valido, sia adottato a livello regionale. Tale sperimentazione è stata avviata nel corso del mese di gennaio 2003 e costituisce parte della procedura di accreditamento interna all’Agenzia. Gli obiettivi consistono nel migliorare la programmazione dettagliata degli interventi attraverso informazioni aggiornate sul contesto produttivo interessato, sensibilizzando, nel contempo, i tutor aziendali circa l’utilità del percorso formativo e l’opportunità di concorrere alla progettazione dello stesso mediante l’espressione delle esigenze aziendali. I contenuti della griglia sono stati elaborati sulla base dei moduli previsti dalla Direttiva, e sulla base di specifiche domande mirate ad esplorare le caratteristiche produttive dell’azienda. L’intervento, attualmente in corso, ha dato i suoi primi risultati positivi: i questionari sono stati compilati in maniera propositiva e in tempi brevi dalle aziende interessate dimostrando un buon livello di gradimento dell’iniziativa. Risultano attualmente in fase di realizzazione le modalità di valutazione dei risultati complessivi oltre alla messa a regime della griglia nell’attività di progettazione dell’Agenzia. L’aspetto qualificante dell’intervento risiede nel tentativo di ricercare una risposta adeguata, efficace e condivisa dai soggetti coinvolti nella formazione per l’apprendistato alle criticità che tali percorsi formativi pongono. Il know-how acquisito dall’Agenzia è rappresentato da un migliore livello di conoscenza dei fabbisogni formativi delle aziende coinvolte e da una maggiore conoscenza degli strumenti di analisi della domanda formativa. Il livello di trasferibilità ad altri contesti formativi dell’intervento descritto è piuttosto alto in quanto facilmente modificabile nella sua struttura complessiva sulla base delle differenti esigenze e dell’Agenzia e del contesto in cui opera. Particolarmente utile per le strutture di piccole dimensioni, che, disponendo di minori risorse umane, hanno meno possibilità di visitare direttamente le aziende. 80 2.3.14 CENTRO FORMAZIONE PROFESSIONALE CEBANO-MONREGALESE SCRL Denominazione Agenzia Agenzia Formativa Cebano-Monregalese Bacino territoriale/Comune Ceva-Mondovì Figure prof.li di riferimento Segreteria didattica Apprendistato Consulente esterno Tipologia di azione Creazione di un programma software di gestione dati Obiettivi Ottimizzare l’offerta efficacia/efficienza Beneficiari diretti indiretti Agenzia Formativa Aziende/Apprendisti Know-how acquisito dall’ A. F. Capacità gestionale e organizzativa Sistema di comunicazione interno/esterno e di archiviazione dati funzionale ed efficiente Livello di trasferibilità Buono formativa in termini di Software per la gestione interna delle pre-iscrizioni Il Centro di Formazione Professionale Cebano – Monregalese, al fine di ottimizzare la gestione organizzativa ed il monitoraggio del percorso formativo degli apprendisti all’interno dell’Agenzia, ha elaborato un nuovo programma informatico. Inizialmente la gestione dei dati veniva effettuata attraverso il programma Excel che, ad oggi, in seguito all’aumento numerico delle iscrizioni, risulta inadeguato. La progettazione di un nuovo database ha reso possibile la registrazione di tutte le fasi del percorso formativo dell’apprendista, favorendo, inoltre un più efficace ed efficiente monitoraggio delle scadenze previste dalla normativa. Il database è stato progettato da un consulente esterno in collaborazione con il team dell’Agenzia, in base alla normativa vigente. Risulta strutturato in due sezioni: una relativa all’apprendista, l’altra all’azienda .La registrazione di una pre-iscrizione prevede l’unione dei due campi sopra citati. Successivamente vengono inserite le date dei vari passaggi previsti dal percorso: l’invio della lettera di scadenza dei 90 gg, la conseguente re-iscrizione, l’invio della lettera per la convocazione dei tutor aziendali. La procedura offre la possibilità di effettuare l’estrazione dei nominativi degli apprendisti con la pre-iscrizione scaduta, predisponendo la lettera personalizzata da inviare all’azienda. Tale lettera è composta di due pagine: la prima in cui si informa la ditta circa la scadenza della pre-iscrizione, la seconda in cui viene predisposto il modulo di rinnovo dell’iscrizione. In tal modo l’azienda dovrà semplicemente vagliare il documento e spedirlo al Centro. Le lettere vengono predisposte in modo automatico; il programma prevede la scelta di due opzioni: inviare la comunicazione scritta a tutti i soggetti presenti in elenco o soltanto ad alcuni di questi; prevede inoltre la possibilità di inviare un’unica lettera qualora nella stessa azienda vi fossero più apprendisti. Esiste infine la possibilità di stampare report di sintesi di vario genere. L’obiettivo che sottende tale programma consiste nel conservare in maniera sistematica, efficiente e funzionale le informazioni più importanti, in modo particolare nei periodi dell’anno in cui il numero degli apprendisti in formazione aumenta notevolmente per assunzioni stagionali. La difficoltà maggiore attualmente consiste nel trasferimento dei dati dall’applicativo utilizzato dal Centro a quello del Csi poiché il necessario, ma duplice caricamento dei dati comporta un dispendio di tempo significativo. Gli aspetti qualificanti relativi all’introduzione del nuovo programma informatico consistono nell’ottimizzazione delle procedure di gestione interna in quanto viene ridotto al minimo il margine di errore e, nel contempo, viene documentata la storia del percorso formativo del singolo allievo. Tutto ciò ha una ricaduta positiva nella relazione dell’Agenzia con le aziende interessate sia perché la standardizzazione della modulistica favorisce una maggiore fruibilità della documentazione stessa sia perché offre la possibilità di reperire velocemente informazioni attendibili sul percorso formativo dell’apprendista. La possibilità inoltre di modificare in ogni momento dati e impostazioni dell’applicativo, rappresenta un ulteriore vantaggio in termini di funzionalità e flessibilità della gestione diretta e del programma e delle informazioni in esso registrate. Il livello di trasferibilità di questo programma è buono. 81 2.3.15 ENTE SCUOLA ADDESTRAMENTO PROFESSIONALE EDILE Denominazione Agenzia Ente Scuola Addestramento Edile Bacino territoriale Cuneo, Alba, Mondovì, Fossano Figure prof.li di riferimento Responsabile corsi Direttore Agenzia formativa Tipologia di azione Ottimizzazione dei rapporti con il mondo produttivo e con i tutor aziendali Obiettivi Caratterizzare l’offerta formativa sulla base delle esigenze del contesto lavorativo generale e dei potenziali sviluppi di carriera dell’apprendista. Beneficiari diretti indiretti Tutor/Apprendisti Agenzia formativa Know-how acquisito dall’ A. F. Capacità di dialogo e di interazione con il mondo produttivo Livello di trasferibilità Buono Rapporto con i tutor aziendali L’Ente Scuola Addestramento Edile ha investito in questi anni nell’ottimizzazione delle relazioni con i tutor aziendali. In termini operativi si tratta di: - mantenere sistematicamente un rapporto telefonico e/o personale con l’azienda per monitorare costantemente il percorso formativo - caratterizzare l’offerta formativa sulla base dello specifico settore professionale di impiego. In fase di avvio del percorso formativo si organizza un primo incontro con le aziende interessate nel corso del quale vengono presentati e discussi i contenuti dell’offerta formativa precedentemente approvati dal Consiglio d’Amministrazione della Scuola Addestramento Edile e la figura del tutor. A ciascuna azienda, inoltre, viene consegnato il relativo materiale informativo, il giornale della scuola (strumenti di sensibilizzazione e di informazione) ed il calendario delle lezioni. Nel corso del secondo incontro, organizzato in fase intermedia, viene valutato il percorso sinora attuato, accogliendo eventuali proposte di cambiamento. L’obiettivo prioritario di tali incontri consiste nel confronto con il mondo aziendale sulla necessità di caratterizzare l’offerta formativa sulla base delle esigenze del contesto lavorativo generale e dei potenziali sviluppi di carriera dell’apprendista. Gli esiti positivi delle schede di valutazione compilate dalle singole aziende al termine del percorso nonché la disponibilità dei tutor nella gestione diretta dei contenuti formativi rappresentano indicatori significativi del livello di soddisfazione di tutti i soggetti coinvolti nell’esperienza. Gli aspetti qualificanti dell’intervento consistono nella continuità e nella specializzazione dell’offerta formativa. 82 2.3.16 IAL ISTITUTO ADDESTRAMENTO LAVORATORI Denominazione Agenzia IAL, Istituto Addestramento Lavoratori Bacino territoriale Cuneo, Saluzzo Figure prof.li di riferimento Progettisti Responsabile corsi apprendistato Direttore Agenzia formativa Tipologia di azione Progettazione dei contenuti Obiettivi Ottimizzare la progettazione dei percorsi formativi Beneficiari diretti indiretti Apprendisti/Aziende Agenzia formativa Know-how acquisito dall’ A. F. Progettazione dei percorsi per unità formative ed elaborazione dei profili professionali Livello di trasferibilità Scarso Progettazione dei contenuti L’esigenza di una progettazione sufficientemente flessibile e funzionale alle sollecitazioni poste da un'utenza numerosa e variamente diversificata ha spinto l'Agenzia Formativa IAL ad investire maggiormente sulla progettazione dei contenuti formativi con particolare attenzione alla crescita professionale ed umana degli allievi. La progettazione dei percorsi formativi prevedeva, prima ancora dell'obbligatorietà della formazione esterna per gli apprendisti, un'articolazione dei contenuti basata sull'acquisizione delle competenze maturate nel corso dell'esperienza formativa dall'allievo. Negli ultimi due anni ha predisposto griglie di riferimento per l’elaborazione e la registrazione dei profili professionali da formare. Tali griglie rappresentano il punto di partenza per la progettazione dei corsi di formazione articolati per unità formative. L’attuazione di un modulo sull’autoimprenditorialità della durata di 8 ore ha registrato un riscontro particolarmente positivo tra gli allievi in età di apprendistato. Nel corso dell’ultimo anno sono stati riprogettati i contenuti dei percorsi formativi a favore degli apprendisti di minore età. L’obiettivo è quello di ottimizzare la dimensione gestionale e progettuale dei percorsi in termini di efficienza e di efficacia, elaborando profili professionali dettagliati. La progettazione è costantemente valutata attraverso le procedure dettate dal sistema Qualità e Accreditamento. L’aspetto qualificante di tale intervento consiste nella descrizione dettagliata delle singole competenze acquisite. Il livello di trasferibilità è strettamente correlato alle modalità progettuali adottate dalle singole Agenzie Formative. 83 2.3.17 INFOR - CONSORZIO INTERAZIENDALE PER LA FORMAZIONE Denominazione Agenzia INFOR Consorzio Interaziendale per la Formazione Bacino territoriale/Comune provincia di Cuneo Figure prof.li di riferimento Responsabile Corsi Apprendistato Tipologia di azione Formazione tutor aziendali Obiettivi Acquisizione di competenze comunicativo-relazionali da parte dei tutor. Beneficiari diretti indiretti Tutor aziendali Apprendisti/Agenzia Formativa Know-how acquisito dall’ A. F. Acquisizione di competenze sulla formazione in aula ai tutor Livello di trasferibilità Buono ma relativo al tipo di utenza La formazione dei tutor aziendali L’ Infor, Consorzio interaziendale per la formazione, promuove ed organizza corsi per l’Apprendistato sinora rivolti esclusivamente a lavoratori dipendenti delle Poste Italiane. Sin dall’inizio della sia costituzione l’Agenzia ha manifestato l’esigenza di creare percorsi a favore di tutor aziendali mirati a favorire una crescita professionale. Tale interesse ha determinato l’adesione dell’Infor al progetto ELEA (formazione dei tutor aziendali) e alla condivisione degli obiettivi che tale progetto si pone: l’innalzamento delle ore formative, l’apporto di nuovi contenuti, l’elaborazione di un sistema di certificazione che attesti l’acquisizione delle competenze professionalizzanti e relazionali-comunicative. L’adesione al progetto nasce inoltre dall’esigenza di produrre e sperimentare strumenti e materiali validi, adeguati allo specifico contesto formativo. Il percorso, progettato la scorsa primavera e articolato in 8 ore, è stato avviato nel mese di giugno 2003. Le unità didattiche sperimentate erano inerenti alla dimensione relazionale e alla normativa, sviluppata e approfondita sulla base dei contratti dei partecipanti. L’utilizzo di supporti audiovisivi e di tecniche interattive hanno favorito la capacità di confronto e l’efficacia dell’apprendimento. Nel corso del primo incontro si sono affrontate le problematiche concretamente vissute nel quotidiano, giungendo ad analizzare le capacità comunicative, il coatching e le competenze del tutor aziendale. Nel corso del secondo incontro è stata analizzata la valutazione dell’apprendista, ed i possibili errori in cui è più frequente incorrere. L’obiettivo prioritario del percorso è stato quello di favorire e/o rafforzare l’acquisizione di competenze relazionali, fondamentali per il ruolo del tutor. Il riscontro dei partecipanti è risultato estremamente positivo sia per l’apprezzamento manifestato rispetto alla possibilità di “raccontare il quotidiano” sia per la possibilità di visionare il materiale rilasciato agli apprendisti durante i percorsi formativi. L’utilizzo di adeguate strategie didattiche ed il buon rapporto instaurato con i partecipanti costituiscono gli aspetti qualificanti dell’intervento. Il know-how acquisito è dato dal rafforzamento delle competenze acquisite in uno specifico ambito formativo. Il livello di trasferibilità è buono anche se le peculiarità correlate ad una particolare tipologia di destinatari non è da considerarsi secondaria. 84 APPENDICE Tabelle statistiche tab. 1 - Dati avviamenti apprendisti divisi per bacino AVVIAMENTI 7 ALBA CUNEO8 FOSSANO9 10 MONDOVÌ SALUZZO TOTALE val. ass6 935 1322 509 458 447 3671 Val % 25% 36% 14% 12% 12% 100% tab. 2 - Distribuzione contratti di lavoro per tipologia e bacino TEMPO DET/IND/FORM11 APPRENDISTATO ALBA 687 935 CUNEO 704 1322 FOSSANO 343 509 MONDOVÌ 405 458 SALUZZO 621 447 TOTALE 2760 3671 CONTRATTI tab. 3 - Distribuzione cessazioni apprendisti CESSAZIONI ENTRO 31/08 901 ENTRO 31/12 547 TOTALE 1448 tab. 4 - Dati cessazioni apprendisti divisi per bacino CESSAZIONI val. ass. val. % ALBA 227 25% CUNEO 312 35% FOSSANO 138 15% MONDOVÌ 117 13% SALUZZO 107 12% TOTALE 901 100% 6 Valore assoluto CPI: Alba, Bra 8 CPI: Cuneo, Borgo S. Dalmazzo e Dronero 9 CPI: Fossano, Savigliano 10 CPI: Mondovì, Ceva 11 Contratti a tempo determinato, indeterminato e formazione-lavoro. 7 85 tab. 5 - Dati apprendisti con contratto part time e full time ALBA CUNEO FOSSANO MONDOVÌ SALUZZO TOTALE CONTRATTI val. ass val. % val. ass val. % val. ass val. % val. ass val. % val. ass val. % val. ass val. % FULL-TIME 892 95% 1191 90% 482 95% 448 98% 435 97% 3448 94% PART-TIME 43 5% 131 10% 27 5% 10 2% 12 3% 223 6% TOTALE 935 100% 1322 100% 509 100% 458 100% 447 100% 3671 100% tab. 6 - Distribuzione aziende coinvolte nell’apprendistato (2003) BACINI n. az. n.% ALBA 670 23% CUNEO 917 32% FOSSANO 493 17% MONDOVÌ 420 14% SALUZZO 398 14% TOTALE 2898 100% tab. 7 - Distribuzione CCNL aziende coinvolte nell’apprendistato (2003) CCNL tot. val. ass tot val. % METALMECCANICA - Art 618 21% COMMERCIO 482 17% ALBERGHI/TUR. - PUBB 310 11% EDILIZIA - Art 279 10% METALMECCANICA - Ind 188 6% STUDI PROFESSIONALI 119 4% LEGNO E ARREDAMENTO 87 3% ALIMENTARI - Art 76 3% EDILIZIA - Ind 68 2% PARRUCCHIERI 65 2% ALTRI 606 21% TOTALE 2898 100% 86 tab. 8 - Distribuzione qualifiche apprendisti val. ass 240 189 185 149 132 125 118 109 94 85 70 60 58 56 54 53 1894 3671 QUALIFICHE MURATORE COMMESSO DI VENDITA ELETTRICISTA CAMERIERE DI SALA BARISTA IMPIEGATI ESECUTIVI D'UFFICIO MAGAZZINIERE TECNICI INTERMEDI DI UFFICIO CUOCO CAMERIERE COMMESSO IDRAULICO COMMESSO DI NEGOZIO CARPENTIERE IN FERRO MONTATORE DI CICLI FALEGNAME ALTRI TOTALE val. % 7% 5% 5% 4% 4% 3% 3% 3% 3% 2% 2% 2% 2% 2% 1% 1% 52% 100% tab. 9 - Sintesi CCNL CCNL COMMERCIO/SERVIZI ARTIGIANATO INDUSTRIA AGRICOLTURA ALTRI TOTALE val. ass val. % 1569 1467 588 29 18 3671 43% 40% 16% 1% 0% 100% tab. 10 - Dettaglio CCNL in prov. di Cuneo CCNL METALMECCANICO - Artigianato COMMERCIO ALBERGHI/TUR. - PUBBLICI ESERCIZI METALMECCANICO - Industria EDILIZIA - Artigianato ALIMENTARI - Artigianato STUDI PROFESSIONALI - Cipa EDILIZIA - Industria PARRUCCHIERI LEGNO E ARREDAMENTO - Artigianato ALTRI val. ass 832 749 414 287 282 107 80 79 77 59 705 val. % 23% 20% 11% 8% 8% 3% 2% 2% 2% 2% 19% TOTALE 3671 100% 87 tab. 11 - Distribuzione CCNL per bacino val. val. ALBA ass % COMMERCIO 231 25% METALMECCANICO - Art 182 19% METALMECCANICO - Ind 104 11% ALBERGHI/TUR. PUBBLICI ESERCIZI 68 7% EDILIZIA - Art 65 7% CUNEO METALMECCANICO - Art COMMERCIO ALBERGHI/TUR. PUBBLICI ESERCIZI METALMECCANICO - Ind EDILIZIA - Art FOSSANO METALMECCANICO - Art COMMERCIO EDILIZIA - Art METALMECCANICO - Ind ALBERGHI/TUR. PUBBLICI ESERCIZI SALUZZO METALMECCANICO - Art COMMERCIO ALBERGHI/TUR. PUBBLICI ESERCIZI EDILIZIA - Art METALMECCANICO - Ind MONDOVÌ METALMECCANICO - Art ALBERGHI/TUR. PUBBLICI ESERCIZI COMMERCIO EDILIZIA - Art METALMECCANICO - Ind val. ass 293 249 val. % 22% 19% 208 91 79 16% 7% 6% val. ass val. % 154 60 51 34 30% 12% 10% 7% 17 3% val. ass 101 65 val. % 23% 15% 43 41 30 10% 9% 7% val. ass 103 val. % 22% 75 59 46 27 16% 13% 10% 6% 88 12 tab. 12 - Distribuzione tutor titolari/dipendenti nei cinque bacini TUTOR TITOLARE val. val. ass. % DIPENDENTE val. val. ass % ALBA 555 24% 311 31% CUNEO 825 35% 343 34% FOSSANO 351 15% 134 13% MONDOVÌ 315 14% 80 8% SALUZZO 287 12% 129 13% TOTALE 2333 100% 997 100% tab. 13 - Dati avviamenti apprendisti divisi per genere e bacino ALBA CUNEO FOSSANO MONDOVÌ SALUZZO TOTALE GENERE/ AVV val. ass val. % val. ass val. % val. ass val. % val. ass val. % val. ass val. % val. ass val. % FEMMINE 373 40% 586 44% 199 39% 176 38% 181 40% 1515 41% MASCHI 562 60% 736 56% 310 61% 282 62% 266 60% 2156 59% TOTALE 935 100% 1322 100% 509 100% 458 100% 447 100% 3671 100% tab. 14 - Dati cessazioni apprendisti divisi per genere e bacino ALBA CUNEO FOSSANO MONDOVÌ SALUZZO TOTALE GENERE/ CESS val. ass val. % val. ass val. % val. ass val. % val. ass val. % val. ass val. % val. ass val. % FEMMINE 122 33% 208 45% 65 33% 88 40% 73 38% 556 38% MASCHI 253 67% 254 55% 135 68% 130 60% 120 62% 892 62% TOTALE 375 100% 462 100% 200 100% 218 100% 193 100% 1448 100% 12 Il dato considerato è presente nel 91% dei casi. 89 tab. 15 - Anno di nascita apprendisti avviati divisi per bacino ANNO 1973 NASCITA -76 1977 1978 1979 1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 TOT. ALBA 12 6 9 51 81 83 109 171 126 109 101 59 18 935 CUNEO 7 8 9 67 104 113 165 219 169 177 170 100 14 1322 FOSSANO 1 4 3 35 30 45 75 102 71 61 47 31 4 509 MONDOVÌ 0 2 5 22 41 38 51 65 64 62 64 38 6 458 SALUZZO 2 2 8 23 27 35 52 76 51 58 61 37 15 447 TOTALE 22 22 34 198 283 314 452 633 481 467 443 265 57 3671 TOT. % 1% 1% 1% 5% 8% 9% 12% 17% 13% 13% 12% 7% 2% 100 % tab. 16 - Distribuzione apprendisti per genere e anno di nascita F M TOTALE val. val. ass % val. ass val. % val. ass val. % 1973 1 0% 1 0% 2 0% 1974 5 0% 2 0% 7 0% 1975 1 0% 0 0% 1 0% 1976 8 1% 4 0% 12 0% 1977 12 1% 10 0% 22 1% 1978 17 1% 17 1% 34 1% 1979 100 7% 98 5% 198 5% 1980 154 10% 129 6% 283 8% 1981 159 10% 155 7% 314 9% 1982 237 16% 215 10% 452 12% 1983 300 20% 333 15% 633 17% 1984 184 12% 297 14% 481 13% 1985 143 9% 324 15% 467 13% 1986 116 8% 327 15% 443 12% 1987 63 4% 202 9% 265 7% 1988 15 1% 42 2% 57 2% 1515 100% 2156 100% 3671 100% NASC/GEN TOTALE 90 tab. 17 - Distribuzione titoli di studio apprendisti divisi per bacino TITOLO DI STUDIO LICENZA MEDIA INFERIORE IT COMMERCIALE QUALIFICA PROFES. ALTRI DIPLOMI IST PROF (2-3 ANNI) IST PROF (5 ANNI) IT GEOMETRI LICENZA ELEMENTARE NESSUN TITOLO LICEO SCIENTIFICO ITI MECCANICI ITI ELETTROTECNICI IST MAGISTRALI ITI ELETTRONICI LICEO ARTISTICO LICEO LINGUISTICO ITI INFORMATICI LAUREA IT AGRARIA DIPL. UNIVER. IST D'ARTE LICEO CLASSICO ITI CHIMICI ITI GRAFICI IFTS TOTALE 13 ALBA CUNEO 490 779 305 61 74 73 44 13 FOSSANO MONDOVÌ SALUZZO TOT. TOT. % 281 261 2116 63% 18 26 37 216 6% 55 70 13 22 13 15 25 26 179 177 5% 5% 37 48 32 23 12 152 5% 47 19 30 23 30 11 13 12 13 3 133 68 4% 2% 17 3 10 30 10 6 5 0 6 2 48 41 1% 1% 8 7 7 8 5 6 4 6 7 2 31 29 1% 1% 8 2 10 12 13 6 2 0 3 4 3 3 3 10 3 29 28 25 1% 1% 1% 6 9 0 2 2 19 1% 5 6 5 2 1 0 1 0 1 0 853 8 2 5 6 5 2 3 2 0 0 1207 4 4 2 0 1 1 0 1 0 1 477 2 0 0 2 0 0 0 0 0 1 415 0 1 0 2 2 2 0 0 1 0 420 19 13 12 12 9 5 4 3 2 2 3372 1% 0% 0% 0% 0% 0% 0% 0% 0% 0% 100% Il dato considerato è presente nel 92% dei casi. 91 14 tab. 18 - Distribuzione apprendisti per genere e titolo di studio F val. ass. 5 2 79 97 3 4 177 15 3 1 0 1 4 3 4 736 9 14 2 15 17 25 13 29 126 1384 TITOLO DI STUDIO/GENERE DIPLOMA PARAUN./UNIVERS. IFTS IST.PROFES (2-3 ANNI) IST.PROFES.STATO (5 ANNI) ISTITUTO D'ARTE IT AGRARIO IT COMMERCIALE IT PER GEOMETRI ITI CHIMICI ITI ELETTRONICI ITI ELETTROTECNICI ITI GRAFICI ITI INFORMATICI ITI MECCANICI LAUREA LIC.MEDIA INF./AVVIAM. LICENZA ELEMENTARE LICEO ARTISTICO LICEO CLASSICO LICEO LINGUISTICO LICEO SCIENTIFICO MAGISTRALE NESSUN TITOLO QUALIFICA PROFES. ALTRI DIPLOMI totale M val. % 0% 0% 6% 7% 0% 0% 13% 1% 0% 0% 0% 0% 0% 0% 0% 53% 1% 1% 0% 1% 1% 2% 1% 2% 9% 100% val. ass. 4 0 73 36 2 8 38 53 0 24 29 1 9 26 8 1380 39 5 2 4 14 3 28 150 51 1987 val. % 0% 0% 4% 2% 0% 0% 2% 3% 0% 1% 1% 0% 0% 1% 0% 69% 2% 0% 0% 0% 1% 0% 1% 8% 3% 100% tab. 19 - Distribuzione apprendisti per fascia e bacino15 FASCE ALBA val. val. ass % CUNEO val. val. ass % FOSSANO val. val. ass % MONDOVÌ val. val. ass % SALUZZO val. val. ass % TOTALE val. val. ass % F1 153 18% 244 20% 77 16% 87 21% 95 23% 656 19% F2 359 42% 575 48% 244 51% 200 48% 174 42% 1552 46% F3 343 40% 388 32% 156 33% 129 31% 150 36% 1166 35% TOTALE 855 100% 1207 100% 477 100% 416 100% 419 100% 3374 100% 14 15 Il dato considerato è presente nel 92% dei casi. Il dato considerato è presente nell’86% dei casi. 92 tab. 20 - Distribuzione pre-iscrizioni apprendisti per bacino SI NO val. % val. ass val. % TOTALE PRE-ISCR val. ass ALBA 515 55% 420 45% 935 CUNEO 696 53% 626 47% 1322 FOSSANO 320 63% 189 37% 509 MONDOVÌ 273 60% 185 40% 458 SALUZZO 289 65% 158 35% 447 tab. 21 - Numero apprendisti per monte ore corsi MONTE ORE CORSI val. ass. val. % 120h. 661 90% 80h. 10 1% 160h. 37 5% 240h. 29 4% tab. 22 - Distribuzione iscrizioni apprendisti per bacino ALBA CUNEO FOSSANO MONDOVÌ SALUZZO TOTALE ISCRITTI val. ass. val. % val. ass val. % val. ass val. % val. ass val. % val. ass val. % val. ass val. % SI 242 26% 213 16% 102 20% 69 15% 110 25% 737 20% NO 692 74% 1109 84% 407 80% 390 85% 337 75% 2935 80% TOTALE 934 100% 1322 100% 509 100% 459 100% 447 100% 3671 100% 93 tab. 23 - Corsi apprendisti (1 annualità) attivati nella prov. di Cuneo TOTALE val. val. ass % 30 15% 28 14% 25 13% 20 10% 18 9% 11 6% 11 6% 9 5% 8 4% 5 3% 5 3% 4 2% 4 2% 3 2% 3 2% 3 2% 2 1% 2 1% 1 1% 1 1% 1 1% 1 1% 1 1% 196 100% PRIMA ANNUALITA' INTRO.PROCESSI PRODUTTIVI FORM. PER L'APPR. ADD. SERV. COMM. E VENDITA ADD. GESTIONE AMM. E AZ. ADD. LAVORI D'UFF. ADD.SER. ALBERGH. MECCANICA DI BASE ADD. SETTORE ELETTROMECC. ADD. SETTORE METALMEC. ADD.LAVORAZIONI ALIM. PREPARAZ. AL LAVORO PROG. FORMATIVO SER. ALLA PERSONA ELETTRONICA DI BASE ADD. ALLA GRAFICA MULTIMEDIALE IMP. CIVILE E INDU. LAVORAZIONI ART. TIPICHE OP. MARKETING OP. ABBIGLIAMENTO APP. PORTALETTERE EL. PROGRAMMAZ. EL. LAVORAZ. LEGNO MECC. D'AUTO TOTALE tab. 24 - Corsi apprendisti (2 annualità) attivati nella prov. di Cuneo TOTALE val. val. ass % 13 26% 10 20% 8 16% 8 16% 4 8% 1 2% 1 2% 1 2% 1 2% 1 2% 1 2% 1 2% 50 100% SECONDA ANNUALITA' FORM. PER L'APPR. ADD. LAVORI D'UFF. ADD. SERV. COMM. E VENDITA ADD. GESTIONE AMM. E AZ. MECCANICA DI BASE INTRO.PROCESSI PRODUTTIVI ADD.SER. ALBERGH. ADD.LAVORAZIONI ALIM. PREPARAZ. AL LAVORO ELETTRONICA DI BASE OP. ABBIGLIAMENTO OP. MARKETING TOTALE 94 Normativa Nazionale di riferimento: - Art. 16 Legge 24 giugno 1997 n.196 (Gazzetta Ufficiale 4 luglio 1997, n.154) Norme in materia di promozione dell'occupazione. - Decreto Ministeriale 8 aprile 1998 (Gazzetta Ufficiale 14 maggio 1998, n.110) Disposizioni concernenti i contenuti formativi delle attività di formazione degli apprendisti. - Art. 68 Legge 17 maggio 1999 n.144 (Gazzetta Ufficiale 22 maggio 1999, n.144) Obbligo di frequenza di attività formative. - Decreto Ministeriale 20 maggio 1999 n.179 del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale (Gazzetta Ufficiale 15 giugno 1999, n.138). Disposizione sui contenuti delle attività di formazione degli apprendisti. - Decreto Legge 1 luglio 1999 n.214 (Gazzetta Ufficiale 2 luglio 1999, n.153). Disposizioni urgenti per incentivare il ricorso all'apprendistato. - Legge 2 agosto 1999 n. 263 (Gazzetta Ufficiale 6 agosto 1999, n.183). Disposizioni per incentivare il ricorso all'apprendistato. - Decreto Legislativo 4 agosto 1999, n.345 (Gazzetta Ufficiale 8 ottobre 1999, n.237) Attuazione della Direttiva 94/33 CE relativa alla Protezione dei giovani sul Lavoro. - Decreto Ministeriale 5 agosto 1999 n. 302 del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale (Gazzetta Ufficiale 10 agosto 1999, n.186). Disposizione per la destinazione delle risorse finanziarie di cui all'art.68, comma 5, della legge n.144 del 17 maggio 1999. - Decreto Ministeriale 7 ottobre 1999 n.359 del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale (Gazzetta Ufficiale 15 ottobre 1999, n.243). Disposizioni per l'attuazione dell'art.16, comma 2, della legge 24 giugno 1997 n.196, e successive modificazioni, recante: "Norme in materia di promozione all'occupazione". - Decreto Ministeriale 28 febbraio 2000 del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale (Gazzetta Ufficiale 11 marzo 2000 n.59). Disposizioni relative alle esperienze professionali richieste per lo svolgimento delle funzioni di tutore aziendale, ai sensi dell'art.16, comma 3, della legge n.196 del 24 giugno 1997, recante "Norme in materia di promozione dell'occupazione". - Decreto del Presidente della Repubblica 12 luglio 2000, N.257 (Gazzetta Ufficiale 15 settembre 2000, n.216). Regolamento di attuazione dell'art.68 della legge 17 maggio 1999, n.144, concernente l'obbligo di frequenza di attività formative fino al diciottesimo anno di età. - Decreto Ministeriale 16 maggio 2001 del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale di concerto con il Ministro della Pubblica Istruzione (Gazzetta Ufficiale 25 maggio 2001, n.120). Individuazione dei contenuti delle attività di formazione degli apprendisti di cui all'art.5 del D.P.R. n.257 del 12 luglio 2000. - Legge Delega 4 febbraio 2003 n.30 (Gazzetta Ufficiale 26 febbraio 2003, n.47) Delega al Governo in materia di occupazione e mercato del lavoro. - Decreto Legislativo 10 settembre 2003, n.276 Attuazione delle deleghe in materia di occupazione e mercato del lavoro, di cui alla legge 14 febbraio 2003, n. 30. (GU n. 235 del 9-10-2003- Suppl. Ordinario n.159).Riferimento sull'Apprendistato: TITOLO IV, CAPO 1, art. 47-53. Per la consultazione del testo integrale delle leggi e per approfondimenti si rimanda al sito web provinciale sezione Apprendistato, reperibile al link: http://www.provincia.cuneo.it/servizi_alla_persona/formazione_professionale/normativa/index.htm#ap prendistato. 95