La bambola bionda e la bambola bruna
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La bambola bionda e la bambola bruna
LA BAMBOLA BIONDA E LA BAMBOLA BRUNA testo e regia di Lisa Ferrari con Giulia Manzini, Chiara Carrara scene di Graziano Venturuzzo costumi di Luigi Piantanida luci di Carlo Villa L'Italia celebra il 27 gennaio la Giornata della Memoria, data in cui nel 1945 fu liberato il campo di sterminio di Auschwitz. Ricordare oggi ciò che successe allora significa darsi la possibilità di progettare un futuro libero da queste insidie. Attraverso i racconti e le storie si tenta di far comprendere alle nuove generazioni i mali che hanno afflitto le generazioni passate, per tenere alta l'attenzione e insegnare che questi orrori possono ripetersi. Lo spettacolo cerca di spiegare, con una semplice storia, come alcuni dei mali della nostra società possano nascondere in sé il "nucleo" di drammi più grandi: la paura del diverso, i piccoli razzismi che portano a tragici eventi come quello dell'Olocausto. E in particolare ci racconta proprio il damma della tragedia avvenuta, il "sogno" nazista, attuato servendosi dell'allontanamento dapprima, e dell'eliminazione poi, di un'intera razza considerata "elemento indesiderato" e nocivo per la collettività. In scena due giovani attrici-ballerine che interpretano un personaggio “classico”per qualsiasi danzatrice: la bambola. La bambola è infatti un personaggio chiave perché è il simbolo della bellezza, dell'eleganza e della gentilezza, ma cosa succede se due bambole entrano in competizione? Quali meccanismi può causare l'invidia? La vicenda è semplice: in un negozio di giocattoli, due bambole ballerine –una bionda e l’altra bruna- cercano di attirare l’attenzione dei clienti danzando nella vetrina. Purtroppo nessuno entra a comprarle, allora la bionda comincia ad incolpare la compagna di essere brutta (così scura!) e di scoraggiare i clienti dall’entrare nel negozio, in quanto disgustati dal suo aspetto. La bruna cerca debolmente di difendersi, ma poi soccombe di fronte alla forza e determinazione della bionda. Viene così relegata in cantina con tutti i giocattoli “inutili” come lei. La vicenda si farà quindi amara e la bambola subirà un brutto destino, ma sarà dal suo sacrificio che nascerà una nuova consapevolezza, la condivisione delle difficoltà e la speranza per il futuro. E’ possibile raccontare anche ai bambini la storia dell’Olocausto? Sì, con una fiaba. E come in ogni fiaba c’è il bene e il male, il buono e il cattivo, la gioia e la paura. Una fiaba a lieto fine, che emoziona e commuove adulti e bambini. Insieme! da 5 anni (scuole primarie, famiglie)