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IL TEMPO.IT 20/09/2015 Il sindacalista ribelle della Flp: "Le mie denunce nel 2012 tutte insabbiate" "Il personale utilizzato in modo improprio. Assunto come custode e poi spostato negli uffici" «Il personale assunto come custode e poi spostato negli uffici? È una nota dolente e oggetto di una battaglia epocale che abbiamo condotto come Federazione lavori pubblici per i Beni e attività culturali che ha portato anche all’uscita di scena dell’ex Soprintendente dei Beni archeologici di Roma Mariarosaria Barbera». Rinaldo Satolli, segretario della Flp-Bac, sindacato autonomo che non segue le logiche dei confederati, non nasconde il problema. Satolli, perché gli altri sindacati proteggono questo sistema? «Io rispondo per quello che mi compete. E le posso dire che ho denunciato tutto dal 2012. Ma è stato insabbiato. Eravamo gli unici a dire che queste persone dovevano svolgere mansioni in linea con i profili professionali di appartenenza». È vero che sono una settantina i custodi che lavorano in ufficio? «Il numero esatto non lo conosco perché può variare di continuo, ma probabilmente sono anche di più, una ottantina». Come hanno fatto a cambiare mansione scegliendo un lavoro diverso da quello per cui erano assunti? «Un accordo sindacale prevede la possibilità di utilizzare questo personale al 50 per cento in mansioni professionali diverse». Quindi passano metà del tempo ad accogliere i turisti tra gli scavi e metà dietro una scrivania? «Questa percentuale, in alcuni casi, è stata abbondantemente superata. Ci sono almeno 40-50 unità che hanno raggiunto il 100% in un’altra mansione». E alla Soprintendenza tutto questo va bene? «L’attuale Soprintendente, Francesco Prosperetti, ha ricevuto questa situazione in eredità. Ma non ha fatto nulla per modificare questa situazione». Come vengono scelti i custodi da spostare? «Vengono richieste dai capi istituto dei vari uffici perché denunciano una carenza di personale. Il problema è che utilizzano queste figure in modo improprio». L’assemblea di venerdì scorso si poteva evitare? «Ho un’idea diametralmente opposta a quella di Renzi e Franceschini. Si è trattato di una delle maggiori espressioni di democrazia che io conosca. L’organismo di base, la Rsu, autonomamente, ha indetto un’assemblea per discutere di problemi seri». Quali? «Sono temi, giustamente, molto sentiti. Una carenza di organico enorme e alcuni straordinari che non vengono pagati da un anno, che pesano sul salario del personale di vigilanza e accoglienza per il 30-35%. Per non parlare delle condizioni disastrose in cui siamo costretti a lavorare. In alcuni settori mancano completamente le risorse, dalla luce all’acqua fino alla carta igienica». Qual è il rapporto col ministro Franceschini? «Lo scontro col ministro è fortissimo. Non è stata digerita una riorganizzazione calata dall’alto che non ha risolto quelle carenze che dicevo poco fa. L’ultimo schiaffo, stavolta ai dirigenti, è stata la nomina dei direttori stranieri». Ci si deve aspettare che accada qualcosa di simile all’altro giorno, con Colosseo, Foro Romano e Palatino chiusi per metà giornata? «Posso dire che come Flp abbiamo già programmato uno sciopero generale di 24 ore. Dobbiamo solo scegliere la data. Speriamo di trovare l’unità sindacale con i confederali per scioperare lo stesso giorno». Dar. Mar. IL TEMPO 22/09/2015 06:02 LOTTA CONTINUA Custodi del Colosseo, lo sciopero generale si farà Il segretario della FLP, Rinaldo Satolli: «Chiediamo un piano occupazionale straordinario. Almeno 30 mila assunzioni» Colosseo, Fori e musei della Capitale: la lotta continua. Lo sciopero generale dei lavoratori Mibact si farà a dispetto del decreto governativo che equipara la fruizione del patrimonio archeologico e culturale ai servizi pubblici essenziali, oggetto delle limitazioni previste dalla 146 del1990. Lo conferma Rinaldo Satolli, segretario nazionale FLP: «Non comunico la data perché il nostro desiderio è che sia unitario - spiega il sindacalista - anche se già prevedo che i Confederali all’ultimo momento si sfileranno. Ma noi lo faremo comunque entro la fine di ottobre». C’è poco da stare allegri. Il FLP che a livello nazionale si attesta al 10% di iscritti su Roma raggiunge la bella cifra di 35 e 38%. «Tanto per capirci - dice Satolli - noi siamo quelli che abbiamo fatto il casino a Pompei e che nel 2012 chiudemmo per la prima volta il Colosseo denunciando la carenza di personale, anni di assegnazione di funzioni non rispondenti al profilo professionale dei lavoratori e di utilizzo di personale della vigilanza e accoglienza per lo svolgimento di compiti amministrativi differenti». Satolli non ci sta ad essere considerato soltanto il paladino degli interessi economici della categoria come lo sblocco degli arrestrati. «Veramento cerchiamo di attirare l’attenzione sul settore del ministero. I problemi sono gli stessi di due anni fa: mancanza cronica di organico. Nel 2001 eravamo 25.500 oggi siamo 17.500 e l’età media si aggira sui 55- 58 anni. Nel 2001 avevamo sottoscritto un accordo che prevedeva investimenti per l’ampliamento delle aree archeologiche ma tutto è rimasto lettera morta». Insomma quello che si chiede a gran voce è un piano occupazionale straordinario, in parole povere l’assunzione tramite regolare concorso di 2000 funzionari e 1000 assistenti alla vigilanza, accoglienza e fruizione. Il sindacalista polemizza contro la politicaimmagine del ministero: «Un esempio è stata l’assunzione calata dall’alto dei 20 direttori di museo esterni che ha umiliato i tecnici interni anche di lungo corso e che non cambierà niente. Il ministero continua a sprecare risorse destinate agli investimenti come i milioni del lotto per pagare il doppio gli assistenti alla vigilanza assunti da Ales società in house di diritto privato e con nessun controllo politico». Natalia Poggi Corriere della Sera Domenica 20 Settembre 2015 CRONACHE 21 . # Il Pd litiga sui musei, la Cgil minaccia scioperi Camusso: «Il decreto? Una sceneggiata. Tanto che hanno dovuto sbloccare il salario accessorio» E Bersani si schiera con i lavoratori in assemblea: «Non si può sbattere la croce su un lato solo» La vicenda ● Venerdì mattina, per un’assemblea indetta dai lavoratori, sono rimasti chiusi in mattinata per due ore e mezza alcuni siti archeologici di Roma, tra i quali il Colosseo. Si sono formate lunghe code di turisti e visitatori in attesa di entrare ● I rappresentanti dei lavoratori si sono difesi spiegando che «la Soprintendenza era stata informata con largo anticipo che il 18 ci sarebbe stata un’assemblea» ROMA «Un passaggio storico ben oltre i fatti di ieri: musei e luoghi della cultura diventano servizi pubblici essenziali. Si applica l’articolo 9 della Costituzione». Il giorno dopo le polemiche per la chiusura di tre ore del Colosseo, a causa di un’assemblea dei lavoratori, il ministro Dario Franceschini twitta soddisfatto. Il governo è intervenuto con un decreto ad hoc, anche se il responsabile del Mibact continua a sottolineare: «Nessun limite o attacco ai diritti dei lavoratori, ma regole chiare che esistono già per altri settori, dalla sanità, alla scuola, ai trasporti». In risposta ad un lettore de l’Unità, il premier Matteo Renzi ribadisce: «Certi sindacalisti pensano ancora di poter prendere in ostaggio la cultura e la bellezza dell’Italia. Non hanno capito che la musica è cambiata, non gliela daremo vinta, mai». Musei come i servizi pubblici essenziali significa più regole e tutele, per esempio almeno dieci giorni di preavviso per la proclamazione dello sciopero, la possibilità di una precettazione, il necessario vaglio dell’Autorità garante. Ma è davvero questo il punto? Dietro le parole si intravede un vero e proprio scontro politico. Il segretario della Cgil Susanna Camusso denuncia una «palese strumentalità» della vicenda del Colosseo da parte del governo e definisce il decreto «inventato in un’ora», una «sceneggiata». Tant’è vero che il ministero dell’Economia «ha dovuto sbloccare i fondi per i pagamenti ai lavoratori». Il coordinatore Cgil Mibact, Claudio Meloni aggiunge: «I beni culturali erano già tra i servizi pubblici essenziali, inseriti nella legge 146 del 90. La verità è che si vuole andare ad incidere in maniera rilevante sul diritto di sciopero». Ecco perché, continua Meloni, nonostante «per una singolare coincidenza sono stati sbloccati i fondi per il pagamento dei salari accessori», sarà ancora possibile che «ad ottobre, proclameremo uno sciopero. Ci sono altre questioni sul tavolo, la carenza di organico e adesso ovviamente anche il decreto del governo». Perplessa una parte del Pd. Pier Luigi Bersani su tutti: «Non si può sbattere la croce su un lato solo — attacca l’ex segretario —. Se io fossi al go- Il governo Franceschini: «È un passaggio storico» Il premier: «La musica è cambiata» verno e mi arrivano dei lavoratori pubblici che mi dicono che da un anno e mezzo non prendono il 30% dello stipendio direi loro: vi capisco e risolvo». Ma c’è anche un’altra questione che dovrà essere discussa. La evidenzia il segretario generale Cisl Fp Giovanni Faverin. «L’assemblea non è regolamentata dalla legge 146 del 90 sui servizi pubblici essenziali, così si confondono le cose — dice Faverin —. Decreto Colosseo? Bene, se c’è l’intenzione di investire e di portare più risorse ma non c’entra niente il diritto di assemblea con quello di sciopero». Si tratta, aggiunge Enzo Feliciani, segretario Uil Beni culturali, di «un decreto assolutamente inutile. Il problema vero attiene alla carenza di personale». Mariolina Iossa © RIPRODUZIONE RISERVATA ● Il caso Barracciu su Twitter: cancelli chiusi, è reato Poi ci pensa: iperbole Aperto Il Colosseo, ieri, di nuovo accessibile dopo la chiusura per assemblea di venerdì (Benvegnù Guaitoli Leone) ● La reazione del governo è stata immediata, con l’approvazione di un decreto legge lampo chiamato appunto «dl Colosseo» ● Il decreto inserisce musei e beni culturali nell’elenco dei servizi pubblici essenziali. Il «diritto alla cultura» viene dunque equiparato al diritto alla salute, ai trasporti e all’istruzione ● Il decreto legge vieta di conseguenza l’interruzione di pubblico servizio in tutti i musei e i luoghi di cultura in generale senza distinzioni tra istituti statali, comunali, pubblici o privati ● I lavoratori per riunirsi in assemblea o proclamare un’agitazione sindacale dovranno confrontarsi con il Garante degli scioperi, che ha la facoltà di precettarli Un’assemblea che tiene chiuso il Colosseo per tre ore «è 1 reato», twittava venerdì il sottosegretario ai Beni culturali Francesca Barracciu. Subito, sempre via Twitter, le sono piovute addosso decine di messaggi sarcastici. «Che tipo di reato?», ha chiesto qualcuno. E lei: «Reato in senso lato». Da cui nuove critiche: «Sottosegretario, ma sa quello che dice?». Poi la precisazione: «Ho usato il termine come un’iperbole». Ieri al Corriere, Barracciu ha spiegato: «Definire un pensiero con tutti i significati che questo può avere in 140 caratteri è difficile. Io sono abituata a fare politica in modo diretto. È un mio pregio ma forse anche un mio difetto. Scrivo, rispondo. So cosa vuol dire reato, ho usato quella parola come la utilizziamo normalmente per rappresentare cose che non ci vanno bene. Volevo dire che è intollerabile assistere a scene come quella di centinaia di turisti delusi fuori dai cancelli del Colosseo. Lungi da me, invece, negare i diritti sindacali». M. Io. © RIPRODUZIONE RISERVATA di Paolo Conti Della Valle: «Patrimonio aperto ma con i dipendenti necessari Investano le aziende pubbliche» Diego Della Valle, lei ha destinato 25 milioni di euro al restauro del Colosseo. Che cosa ha pensato della polemica per la chiusura di tre ore per un’assemblea sindacale? «Non è la prima volta. Ho pensato a un danno all’immagine del Paese. Ma chi ha deciso per l’assemblea lo ha fatto forse in buona fede, non calcolando che basta la parola “Colosseo” per catturare l’attenzione di chiunque sia connesso a un telefono, sulla Rete, o segua la tv». Lei parla di buona fede. Quindi pensa che le richieste sindacali vadano ascoltate? I dipendenti del Colosseo sono 27 suddivisi in tre turni con 6.000 visitatori al giorno. E c’era anche il nodo di fondi accessori del 2014 e 2015 ancora da pagare, saldati solo ieri dopo la protesta. «Il Colosseo, e tutto il Patrimonio italiano, va aperto con un numero adeguato di dipendenti. Chi lavora ha diritto a orari corretti, dev’essere paga- to in modo equo e gli arretrati vanno saldati. Un dipendente con lo stipendio ci mangia: non compra ville. E se è vero che c’è un danno di immagine al Paese con una chiusura del genere è anche vero che i beni culturali italiani vanno mostrati agli italiani e agli stranieri nelle migliori condizioni possibili. Mi auguro che il governo, che il ministro Dario Franceschini, facciano presto il punto sui dipendenti necessari ai musei. Se c’è bisogno di personale, occorre assumere. Se il governo pensa di puntare sulla cultura, deve crederci fino in fondo. Urge un piano strategico». Lei è stato al centro di mille polemiche per la sua sponsorizzazione… «Sì, abbiamo avuto ritardi dovuti a piccole diatribe di politica locale. Poi siamo partiti e abbiamo dimostrato le nostre vere intenzioni: finanziare in modo disinteressato il restauro, senza alcun ritorno commerciale, perché è giusto che un imprenditore, orgoglioso L’intervista della sua nascita italiana, restituisca al Paese ciò che ottiene anche grazie al marchio del Made in Italy. Molti autorevoli esponenti del mondo dei beni culturali, all’inizio contrari, quando hanno ascoltato i termini dell’operazione sono stati costretti a dire: “ma perché Imprenditore Diego Della Valle no?”. Però le polemiche hanno fermato chi avrebbe voluto seguirci, anche dal resto del mondo. Basta pronunciare le parole Pompei, Firenze, Reggia di Caserta per trovare molte persone pronte a intervenire nel nome dell’amore per l’Italia. Dopo il Colosseo c’è comunque chi ha finanziato il restauro della Fontana di Trevi, del Ponte di Rialto…». Crede che ci saranno altri sostegni simili al suo? «Penso di sì. Ma sarebbe bello se l’esempio venisse dall’Italia. Molte aziende con una forte presenza di capitale pubblico, mi vengono in mente Eni, Finmeccanica, Enel, solo per fare qualche esempio, spendono molto in comunicazione. Meglio sarebbe investire quei fondi nella salvaguardia del Patrimonio. I nostri beni culturali sono la base dell’unica ripartenza possibile del Paese». Molti parlano del Sistema Paese… «Una frase fatta che conduce talvolta al porto delle nebbie. ❞ Chi lavora ha diritto a orario adeguato e paga equa: con quella mangia Eni o Enel invece che in comunicazione spendano nei beni culturali La verità è che una adeguata cura del Patrimonio, e una sua giusta valorizzazione che sia rispettosa e consapevole del significato storico-artistico, attiva una filiera infinita: più infrastrutture, quindi trasporti aerei e ferroviari, migliori aeroporti e stazioni, occasioni internazionali per il Made in Italy e per la nostra cucina, maggiore occupazione soprattutto giovanile in tanti settori, anche quello agricolo. Meno ragazzi che devono lasciare l’Italia, minori fratture sociali legate alla distanza tra i genitori e i figli. Non è un’utopia. Se si ragionasse così potremmo diventare un Paese ineguagliabile, una macchina da guerra economica». Pensa sia giusta la scelta del governo di inserire i Beni culturali nell’ambito dei servizi pubblici essenziali, come trasporti o sanità, e sottoporli alle stesse regole sindacali su scioperi e assemblee? «Se tutto questo può davvero evitare azioni improvvise e dannose, ben venga. Ma bisogna nello stesso tempo, come ho detto, trattare i dipendenti nel modo corretto». All’Expo continuano le code. Che impressione le fanno? «Dico che quando le cose sono fatte bene, funzionano. Infatti posso anticipare che i lavori di restauro del Colosseo verranno consegnati diversi mesi prima del previsto...». © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica %0.&/*$" 4&55&.#3& 1&3 4"1&3/& %* 1*Ä XXXDHTTFJU XXXCFOJDVMUVSBMJJU -" '*-" -B MVOHB GJMB EJ UVSJTUJ B 3PNB EBWBOUJ BM $PMPTTFP DIJVTP QFS BTTFNCMFB EFJ DVTUPEJ MB NBUUJOB EJ WFOFSEÖ TDPSTP NBS[P “ #3655"'"." *- /&0 %*3&5503& 4ZMWBJO #FMMFOHFS EBM OPWFNCSF TBSË BMMB HVJEB EFM NVTFP EJ $BQPEJNPOUF visitatori di ammirare quei luoghi d’arte». Cosa si può fare per evitare quanto accaduto a Pompei a luglio e venerdì a Roma? «Credo che con la norma proposta dal governo si possa ora regolamentare tutta la materia, e questo conferma che l’Italia nei musei è avanti rispetto a tutta l’Europa». Lei ha diretto per dieci anni il castello di Blois, quando sindaco di quella città era Jack Lang, che fu poi il mini- 7PJQFOTBUFEJBWFSF VOBCSVUUBGBNB BMMFTUFSPJOSFBMUË QFS J NVTFJJM WPTUSP QBFTFÒQJáBWBOUJ SJTQFUUPBMM&VSPQB ” stro della Cultura di Francois Mitterand. Quanti scioperi ha subito? «Nessuno. Credo molto nel dialogo continuo, nella ricerca delle soluzioni senza intaccare i diritti dei visitatori. Abbiamo lavorato molto sul senso di appartenenza e di orgoglio di quei lavoratori: in ogni caso siamo riusciti a proteggere l’interesse generale rispetto a quello della singola categoria». Ricetta che pensa di ripetere a Capodimonte? «Sa cosa mi ha detto un dipendente mercoledì scorso quando sono stato a Napoli? “Capodimonte è la mia seconda casa”. Ecco, si può scioperare contro casa propria? I monumenti appartengono a tutti i cittadini del mondo, bisogna rompere l’idea che i custodi siano nemici dei turisti». Ma le scene del Colosseo, con i turisti in coda e i cancelli sbarrati, colpiscono. «Certo. Roma è città di simboli, visitare il Colosseo per tantissimi che affrontano lunghi viaggi per vederlo, è molto importante. Trovo ingeneroso impedire l’ingresso, ma - ripeto - non so quali siano i motivi veri della protesta. In ogni caso, chi lavora in un luogo di cultura, a qualsiasi livello, deve avere l’orgoglio di appartenenza. E dovrebbe fare di tutto per garantire agli altri di poter godere di beni che non sono di chi vi lavora, ma di tutti. E, devo ammettere, a Capodimonte ho trovato questo orgoglio, e sono certo potremo fare molto bene». ª3*130%6;*0/& 3*4&37"5" *7&3*/&.*$*%&--"$6-563" /"4$045*%*&53026&-%&$3&50 50."40 .0/5"/"3* % I FRONTE all’enorme spirale di polemiche innescata da una breve chiusura del Colosseo è urgente porsi alcune domande. Perché si ritiene inaccettabile che un monumento chiuda a causa di un’assemblea sindacale (regolare e regolarmente annunciata) e si trova normale che la stessa cosa accada per una cena privata di milionari (si rammenti il caso di Ponte Vecchio, chiuso dall’allora sindaco Renzi per un’intera notte), o per una manifestazione commerciale (la sala di lettura della Nazionale di Firenze chiuse per una sfilata di moda nel gennaio 2014)? I diritti del mercato ci appaiono evidentemente più importanti dei diritti dei lavoratori. Ma in Europa non è così. L’anno scorso la Tour Eiffel chiuse per ben tre giorni, e la National Gallery di Londra è aperta a singhiozzo da mesi per una dura lotta sindacale: nessuno ha gridato che la Francia o l’Inghilterra sono ostaggio dei sindacati. Il ministro Dario Franceschini ha detto che mentre i lavoratori erano in assemblea egli era impegnato al ministero dell’Economia proprio per riuscire a sbloccare il pagamento dei loro straordinari. E uno si chiede: ma l’Italia è ostaggio di coloro che, guadagnando circa 1000 euro al mese, chiedono di non aspettare mesi o anni per la retribuzione degli straordinari (che permettono le aperture domenicali e notturne), o è ostaggio della burocrazia che ha fatto sì che Franceschini non sia riuscito a risolvere il problema in un anno e mezzo di governo? E perché il decreto d’urgenza adottato venerdì non ha riguardato il pagamento dei lavoratori, ma invece il regime degli scioperi? Un noto documento programmatico della banca d’affari americana JP Morgan (giugno 2013) additava tra i problemi «dei sistemi politici della periferia meridionale dell’Europa» il fatto che «le Costituzioni mostrano una forte influenza delle idee sociali- ste»: bisognava dunque rimuovere, tra l’altro, le «tutele costituzionali dei diritti dei lavoratori» e «la licenza di protestare se vengono proposte sgradite modifiche dello status quo». Ebbene, crediamo davvero che sia questa la linea capace di far ripartire il Paese? Non c’è alcun dubbio sul fatto che anche i sindacati abbiano le loro responsabilità nel pessimo funzionamento del ministero per i Beni culturali. Ma è davvero caricaturale dire che in Italia il diritto alla cultura sia negato per colpa dei sindacati. Le biblioteche e gli archivi sono in punto di morte a causa della mancanza di fondi ordinari e di personale, d’estate i grandi musei chiudono perché non c’è l’aria condizionata, nel centro di Napoli duecento chiese storiche sono chiuse dal 1980, due giorni fa è caduto per incuria il tetto della mirabile chiesa di San Francesco a Pisa, dov’era sepolto il Conte Ugolino... E si potrebbe continuare per pagine e pagine. Questo immane sfascio non è colpa dei sindacati: ma dei governi degli ultimi trent’anni, nessuno escluso (neanche il presente, che ha appena tagliato di un terzo il personale del Mibact, già alla canna del gas). Se davvero vogliamo che la cultura (e non solo il turismo più blockbuster) diventi un servizio essenziale, come vorrebbe la Costituzione, allora non c’è che una strada: investire, in termini di capitali finanziari e umani. Quando gli italiani potranno davvero entrare nelle loro chiese, nei loro musei e nelle loro biblioteche (magari gratuitamente, o pagando secondo il reddito), e quando chi ci lavora avrà una retribuzione equa e puntuale, allora avremo costruito un servizio pubblico essenziale. Un traguardo che pare molto lontano, impantanati come siamo in questo maledetto storytelling, che invece di cambiare la realtà, preferisce manipolare l’immaginario collettivo. ª3*130%6;*0/& 3*4&37"5" POLITICA Martedì 22 Settembre 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | TRUCCATO DA UOMO DEL 2042 LANCIA la parola d’ordine: “Tutti alla festa di Imola”. E visto che c’era ribadisce: “Nel Movimento non ci sono leader”. Coperto da un pesante trucco, a impersonare un uomo del futuro nel 2042, Beppe Grillo chiama a raccolta i militanti dei 5 Stelle per la festa nazionale a Imola del 17 e del 18 ottobre, chiedendo anche donazioni. “Dovete dare qualcosa perché noi non viviamo di contri- q Grillo torna in video: “Tutti a Imola per il M5s senza leader” buti pubblici: abbiamo rifiutato 42 milioni di euro!” ricorda Grillo. Servono soldi, perché la raccolta non va velocissima (140mila euro ad ieri, ma per coprire le spese serve almeno mezzo milione). Il Grillo del 2042 scherza, elencando cosa farà il futuro governo a 5Stelle: “Siamo usciti dalla Nato e dall’euro, abbiamo fatto i referendum senza quorum inseriti nella Costituzione, leggi popolari. Abbiamo a- »5 bolito l’ordine dei giornalisti e i finanziamenti agli editori, abbiamo fatto il reddito di cittadinanza, ed Equitalia è stata chiusa”. Ma tornando al presente rimette un paletto: “L’Italia va cambiata e l’unico movimento che può cambiarla è il MoVimento 5 Stelle, voi siete il MoVimento 5 Stelle! Non ha leader il M5s, è leader di sé stesso”. L’incoronazione come premier di Di Maio dovrà ancora aspettare. L’ATTACCO Una circolare firmata dal Soprintendente per conoscere urgentemente chi ha partecipato all’assemblea sindacale di venerdì Colosseo, ora Franceschini chiede i nomi dei lavoratori nome. La spiegazione è un’altra: la fretta e i toni ultimativi non dipendono tanto dalla Soprintendenza quanto dai vertici del ministero dei Beni Culturali. » TOMMASO RODANO L La scheda La cronologia VENERDÌ 18 SETTEMBRE, ORE 8 E 30 Un’assemblea sindacale dei lavoratori della Soprintendenza di Roma, comunicata il 12 settembre, comporta la chiusura per tre ore del Colosseo e di altre attrazioni turistiche del centro di Roma e di Ostia. I lavoratori sono in agitazione, tra le altre cose, perché da 11 mesi non gli vengono pagati gli straordinari. Per Franceschini “la misura è colma”, per Renzi “la cultura è ostaggio dei sindacalisti contro l’Italia” n VENERDÌ 18 SETTEMBRE, ORE 19 Alla fine del consiglio dei ministri, Renzi e Franceschini annunciano un decreto che equipara musei e biblioteche a servizi pubblici essenziali, come sanità e istruzione. Una stretta di fatto al diritto di sciopero n Beni Culturali Il ministro Dario Franceschini, Pd LaPresse Tradito L’ex barbiere di Mattarella, Franco Alonso. A destra, l’ex vice Nieri taglia i capelli a Marino video di Roma Today SABATO 19 SETTEMBRE Il ministero delle Finanze sblocca i fondi necessari a pagare il salario accessorio dei lavoratori n LUNEDÌ 21 SETTEMBRE La Soprintendenza di Roma, su impulso del Mibact, chiede la comunicazione urgente dei nominativi di chi ha partecipato all’assemblea sindacale n Torto, anziano coiffeur di via dei Serpenti, quartiere Monti, centro di Roma dove vive il fu Re Giorgio. Al punto tale da indurre anche il successore a scegliere lo stesso barbiere: porta fortuna, questa è la vulgata. Sergio Mattarella ha preso nota e obbedito: poco dopo l’insediamento, Mimmo è salito al Quirinale per un’ag- unedì mattina, una circolare interna fa capolino nelle sedi della Soprintendenza di Roma: si chiede la comunicazione urgente dei nominativi dei partecipanti all’assemblea sindacale di venerdì scorso. Quella del grande scandalo, secondo la vulgata politico-mediatica che si è alimentata grazie alle immagini dei turisti in coda fuori dal Colosseo chiuso. In seguito a quell’assemblea di tre ore, comunicata e autorizzata con largo anticipo, Dario Franceschini e Matteo Renzi hanno messo mano al diritto di sciopero nel settore dei Beni Culturali, applicando per decreto anche ai musei e ai poli archeologici la disciplina dei servizi pubblici essenziali (come ospedali e scuole). DOPO LA SFURIATA , passato il fine settimana, arriva questa lettera, firmata dal soprintendente Francesco Prosperetti: i nomi di chi si è riunito in assemblea (attenzione: assemblea, non sciopero) devono essere comunicati urgentemente (la scadenza era mezzogiorno), pena il rischio di una sanzione disciplinare. Una misura che per i lavoratori, dopo la condanna mediatica senza processo di questi giorni, suona come un’ulteriore sgarbo. “È una nota interna che chiede di comunicare il nome di chi era in assemblea venerdì – conferma Claudio Meloni della Cgil – . Una richiesta legittima, per carità, ma piuttosto antipatica nei modi, per così dire. Ogni lavoratore ha diritto a 10 ore di assemblea ogni anno. Gli impiegati del Mibact hanno un badge, con il quale si digita un codice specifico per ottenere il per- giustata al folto crine bianco dell’attuale Capo dello Stato. Il problema è che il vecchio coiffeur di Mattarella è rimasto col cuore spezzato: si chiama Franco Alonso e a marzo – quando il Presidente è tornato a Palermo senza chiedere di lui – ha sfogato la sua gelosia con la stampa: “Forse ormai va dal barbiere del Quirinale. Luogo della discordia Un’immagine dei turisti in fila all’esterno del Colosseo, venerdì scorso Ansa Ho visto in tv che aveva i capelli tagliati da poco”. IL BARBIERE di Mario Monti, Romano, è apparso sulle cronache politiche in modo fugace, come il suo cliente. Quando il professore è stato chiamato a salvare il Paese, nell’entusiasmo generale, anche i suoi cotonati capelli messo sindacale. Di fatto non ci sarebbe stato bisogno di chiedere i nomi, perché si possono ottenere semplicemente consultando la schermata dei badge. Non siamo sorpresi, ma infastiditi: rientra tutto in questo clima in cui si vuole mortificare chi lavora”. DALLA SOPRINTENDENZA capitoli- na si prova a ridimensionare il peso della circolare. È un atto legale, sottolineano, e privo di qualsiasi intento persecutorio: un modo per avere un’idea precisa sull’entità della partecipazione all’assemblea che ha bloccato per qualche ora i siti archeologici più famosi di Roma. Se così fosse, però, sarebbe bastato ottenere informazioni sul numero dei lavoratori, invece di chiedere il loro bianchi sono diventati oggetto di attenzioni morbose. La Rai dedicò un servizio intero alla “domenica del barbiere” di Monti e due parlamentari leghisti aprirono un’interrogazione perché dai video si capiva che il professore non aveva chiesto la ricevuta. Anche Beppe Grillo, a dispetto della disordinata zazzera bianca che porta in pubblico, ha un parrucchiere insostituibile. Non si taglia i capelli se non da “Spy Hair”, centro di Milano, dal fedelissimo Renato. Uno dei pochi ad aver varcato la soglia degli uffici della Casaleggio Associati, leggendaria non-sede del non-partito grillino. Era il giorno dopo il ceffone renziano delle elezioni europee: Beppe chiese una spuntatina. TO. RO. © RIPRODUZIONE RISERVATA LA RICHIESTA di Franceschini è la redazione di “un rapporto urgente” sui fatti di venerdì. Alla base delle priorità dei vertici del Mibact, di nuovo, non c’è la sostanza dei fatti (un’assemblea di tre ore, nella quale si chiedeva lo sblocco di una parte del salario dei lavoratori scomparsa dalle loro buste paga da circa un anno), quanto la pressione mediatica che ha gonfiato la vicenda. Per la relazione, quindi, serve subito una sorta di schedatura di chi si è preso quelle tre ore di permesso. Franceschini, nel frattempo, è tornato pubblicamente all’attacco di chi ha avuto l’ardire di chiedere la retribuzione del proprio lavoro. Prima all’Aria che tira, su La7, e poi con una lunga nota diffusa dal Mibact. Il ministro accusa i sindacati: erano già a conoscenza del fatto che i fondi per pagare gli straordinari sarebbero stati sbloccati prima dell’assemblea di venerdì. Una circostanza smentita dagli stessi sindacati e anche dalle ricostruzioni che arrivano proprio dalla Soprintendenza capitolina: lo sblocco sarebbe arrivato proprio venerdì pomeriggio, poche ore dopo “i fatti del Colosseo” e poche ore prima che Renzi e Franceschini presentassero il decreto sui musei, trasformandoli in servizi pubblici essenziali. E le risorse non sarebbero state resi disponibili prima di un confronto tra Renzi e il ministro delle Finanze, Pier Carlo Padoan. © RIPRODUZIONE RISERVATA Direttore responsabile Marco Travaglio Direttore de ilfattoquotidiano.it Peter Gomez Vicedirettori Ettore Boffano, Stefano Feltri Caporedattore centrale Edoardo Novella Vicecaporedattore vicario Eduardo Di Blasi Art director Fabio Corsi mail: [email protected] Editoriale il Fatto S.p.A. sede legale: 00193 Roma , Via Valadier n° 42 Presidente: Antonio Padellaro Amministratore delegato: Cinzia Monteverdi Consiglio di Amministrazione: Lucia Calvosa, Luca D’Aprile, Peter Gomez, Layla Pavone, Marco Tarò, Marco Travaglio Centri stampa: Litosud, 00156 Roma, via Carlo Pesenti n°130; Litosud, 20060 Milano, Pessano con Bornago, via Aldo Moro n° 4; Centro Stampa Unione Sarda S. p. A., 09034 Elmas (Ca), via Omodeo; Società Tipografica Siciliana S. p. 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Les. 196/2003): Antonio Padellaro Chiusura in redazione: ore 22.00 Certificato ADS n° 7877 del 09/02/2015 Iscr. al Registro degli Operatori di Comunicazione al numero 1859 COME ABBONARSI È possibile sottoscrivere l’abbonamento su: https://shop.ilfattoquotidiano.it/abbonamenti/ Oppure rivolgendosi all’ufficio abbonati tel. +39 0521 1687687, fax +39 06 92912167 o all’indirizzo email: [email protected] • Servizio clienti [email protected] CRONACA Domenica 20 Settembre 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | NAPOLI Omicidio Saraiello, un selfie rilancia la pista della camorra SULLA MORTE di Andrea Saraiello, il 26enne ammazzato a colpi di pistola venerdì sera, in una strada della periferia nord di Napoli, ora si allunga l’ombra della camorra. L’ipotesi di un’esecuzione mafiosa sta prendendo corpo in modo sempre più consistente nelle ultime ore. L’ipotesi è che ad uccidere il ragazzo, incensurato, q sarebbero stati i sicari di un clan al quale avrebbe pestato i piedi. Ad accreditare lo sviluppo delle indagini, c’è un’immagine pubblicata dalla stessa vittima sul suo profilo Facebook poche ore prima della sua esecuzione, un selfie che ritrae l’autore mentre impugna una pistola dorata e la punta alla tempia. All’immagine, è associata una frase: “Io me la sento. E voi?”. » 11 Secondo chi sta indagando, gli assassini di Saraiello sarebbero da cercare tra i boss della droga che detengono il monopolio nell'area nord di Napoli. Il profilo Facebook su cui sono comparse le immagini è intestato a uno pesudonimo, tale Andrea Thomas, ma le foto pubblicate sulla bacheca ritraggono Andrea Saraiello. La Barracciu, i sindacati e il “reato in senso lato” Il sottosegretario inferocito su Twitter per le assemblee che chiudono i monumenti. Poi la comica marcia indietro diventa un tormentone virale D’ accordo, venerdì era il giorno dello sde- infatti non manca chi glielo fa notare. Le crigno. Il Partito democratico era in agi- tiche incalzano, il sottosegretario un po’ si tazione per i fattacci del Colosseo. Parola pente. Qualcuno a quel punto si incuriosisce d’ordine: picchiare duro sui sindacati cattivi. e giustamente le chiede: “Che tipo di reato?”. Quando parte la campagna, i soldati renziani Ecco il capolavoro della Barracciu: “Reato in su Twitter vanno in battaglia come un sol uo- senso lato”. Una nuova, peculiare figura giumo. Ma come spesso accade, ridica. qualcuno si fa prendere la mano. Stavolta ad esagerare è A processo TWITTER non perdona. I voli Francesca Barracciu. L’ono- L’onorevole del Pd pindarici del sottosegretario revole, bisogna capirla, è pardi Franceschini fanno il giro ticolarmente sensibile all’ar- accusata a Cagliari della Rete e si guadagnano gomento: è sottosegretario ai per 78 mila euro pure un hashtag tutto loro: Beni Culturali. Il Colosseo è #reatoinsensolato. Se il dicasa sua. Allora inforca Twit- di rimborsi sospetti battito non fosse così grotteter e dà fiato alla sua inquiesco, forse ci sarebbe da preoctudine, ma le sfugge un cincuparsi davvero: una persona guettio un po’ esagerato: “Assemblea sinda- con responsabilità di governo che definisce cale che danneggia centinaia di turisti pagan- un’assemblea sindacale una violazione della ti che dedicano 1 giorno di ferie al #Colosseo legge non è un manifesto incoraggiante del e decine di guide turistiche è 1 reato!”. Al di là livello della nostra politica. Alla fine è la stessa della sintassi, il pensiero è piuttosto ardito. E Barracciu a specificare il suo pensiero: “Ma GIORNALISMI » DANIELA RANIERI L a cosa più atroce dell’articolo “La morte solitaria di Maria Carmela, la professoressa che diventò invisibile” uscito su Repubblicail 18 settembre è immaginare l’autore Francesco Merlo, col suo aplomb e i suoi abiti sartoriali, “incollato” sulla Collatina, si spera in macchina con autista, invece che sfrecciante, come sarebbe stato più consono a solerte cronista, sulla d a l u i v i t u p e r a t a R oma-L’Aquila, quattro corsie di pura audacia per soli 1 euro e 50 di pedaggio. E DIRE che gli era sembrata una gita fuori porta, via da quel centro che pare Bangkok, coi perdigiorno del Colosseo in sciopero. Invece tanto a disagio s’è sentito, Merlo, da confondere origini e etimologie, e pensare che “C ol la ti na ” venga da “colla”, nome che evoca gli slums di Bucarest, e non da Lucio Tarquinio Collatino, console romano. O forse era una motto di spirito, un frizzo amaro. E sì perché la brutta storia che gli ha ispirato il pezzo, il ritrovamento del corpo di una donna morta da due anni in una casa di Ponte di Nona (dove arrivare “è un incubo, una distopia urbana dicono gli architetti”, e pare ieri, che Merlo voleva rammendare Al governo Francesca Barracciu Ansa dai su, possibile che non si capisca che è una iperbole” e poi: “I diritti di ciascuno finiscono dove iniziano quelli degli altri, come la libertà”. La libertà di Francesca Barracciu, secondo la procura di Cagliari, nel passato recente è stata interpretata dall’onorevole del Pd in modo piuttosto estensivo. Il sottosegretario del Mibact è sotto processo per peculato aggravato: l’accusa è di essersi messa in tasca in modo illecito 78 mila euro dei fondi pubblici destinati all’attività politica, quando era con- sigliere regionale in Sardegna. Si era difesa presentando gli scontrini che avrebbero dovuto dimostrare i “24 mila chilometri l’anno” ai quali è stata costretta, evidentemente, da un’incessante attività politica. Non è riuscita a evitare il processo, che comunque non le è costato la poltrona. Ora attende –serenamente, dice lei –il giudizio. Fino a prova contraria, non ha compiuto ancora nessun reato. In senso lato, s’intende. TO. RO. © RIPRODUZIONE RISERVATA La tragedia e la penna Come trasformare un caso di cronaca nera in un esercizio di stile L’odore delle case dei morti: la periferia vista dal salotto chic La storia Maria Carmela Privitera era un’insegnante di Roma. Il suo cadavere è stato ritrovato pochi giorni fa quando l’ufficiale giudiziario è entrato in casa sua per eseguire un ordine di sfratto. Abitava a Ponte di Nona, periferia di Roma, aveva 63 anni ed era rimasta senza vita da due, senza che se ne accorgesse nessuno le periferie con Renzo Piano), conteneva tutti gli elementi per un pezzo di critica sociale in cui mischiare agevolmente i dettagli atroci della cronaca nera ai rilievi schiaccianti della sociologia. MAGARI CITANDO Ballard e guasta e anime marce”, al punto “che persino un vecchio cronista di stomaco forte si è sentito rivoltare le budella”. E qui la si può buttare in sociologia: critica dell’alienazione suburbana e della società che emargina e annienta i più deboli, quando “una volta Roma sembrava inventata per loro, perché era la città madre della dolcezza italiana” (Fellini? Pasolini? Mah, forse un collage di immagini nostalgiche e fané). il suo condominio straniante, per poi abbandonarsi alle atmosfere di Simenon per il misto di morbosità e distacco che emana dai casi freddi di due anni, o ispirarsi a Sciascia per l’omertà di retiSIAMO in un centi testimoni. condominio, Non fosse che ma non vi scalper il dettaglio Forte disagio date: “Non sono c h e l a m o r t e Al cronista i condomini puzza (e qui ci londinesi né les starebbe Cioran in abito sartoriale grands ensame il Sommario di Roma pare b l es p a ri g i ne , de co mp os iz iosono piuttosto ne, ma meglio Bangkok e Ponte non puntualiz- di Nona uno slum l’esasperazione della palazzina zare sui tempi rom ana”, con del disfacimen- di Bucarest personaggi che to umano), ché sembrano fatti poi non è tanto quello, “il forte e normale o- apposta per le velleità di chi dore di un povero cadave- non è riuscito a diventare re”, quanto “l’intollerabile scrittore: un cadavere, un tanfo di putrefazione di carabiniere, un militare delun’intera comunità: carne la GdF e ben due medici con- dotti, uno più omertoso dell’altro, chiamati per cognome, come in Camilleri. Ma “sono i dettagli insi- l’odore delle case dei vecchi g n i f i c a n t i c h e , i n f i l a t i de La grande bellezza, ma nell’ingranaggio di questo Merlo la rende più barocca giallo senza omicidio, han- che trash, col dettaglio del no trasformato la macchina rosario della povera donna, per abitare di Maria Carme- come nel Gattopardo. la in una tomba con angolo cottura”, dice Merlo. E hai “NEL PALAZZO -sepolcro”, voglia, a dettagli insignifi- dove tutto trasuda decadenza, l’umore canti. dell’autore stan“ P r o b a b i lco, ammorbato, mente, prima di si volge in collemorire, ha cerra per chi ha lacato il letto, for- Citazionismo sciato sola la pose è caduta o Sembra quasi vera donna, forse si è piegacompresi noi ta, sicuramente una “Grande che leggiamo. l’hanno trovata bellezza” ma più E se per dare supina, leggermente ricurve barocca che trash, addosso ai lavoratori in sciopele gambe che a- con un dettaglio ro basta il pelo veva malandadello stomaco te, il viso anne- alla Gattopardo del vecchio crorito e mumminista, qui serve ficato. Chissà se ha tentato di sollevarsi…”, un professionista, per travein un trionfo di sintassi mor- stire il cinismo con l’intratbosa ché manco Gadda col tenimento, e sacrificare l’ucadavere di Liliana Balduc- manità alla bravura. © RIPRODUZIONE RISERVATA ci. L’aura sepolcrale ricorda Lontano dagli occhi Una strada del quartiere di Ponte di Nona, periferia di Roma est Facebook Un Colosseo di menzogne http://t-red.it/post/129406717070/un-colosseo-di-menzogne nnessione sicura 1 di 4 HOME CHI SIAMO MOBILE RSS Un po' di lavoro e un po' di equità. Un Colosseo di menzogne Succede che nel polo archeologico più importante d’Italia gli straordinari non vengano pagati da un anno. Succede che i lavoratori del polo archeologico più importante d’Italia decidano di indire un’assemblea sindacale per discutere di questo e di altre non irrilevanti questioni, e lo comunichino l’11 settembre alla Soprintendenza. Succede che la Soprintendenza decida di non coprire i turni dei lavoratori in assemblea come è sempre stato fatto, non comunicando né ai turisti né alla cittadinanza alcunché. Succede che il giorno dell’assemblea sindacale, una settimana dopo la convocazione della stessa, i due principali quotidiani online lancino la notizia in contemporanea - facendo passare l’idea che si tratti di uno sciopero a sorpresa e non di un’assemblea comunicata e autorizzata dalla dirigenza1. Succede, a questo punto, che il Governo invece di cacciare il Soprintendente responsabile del caos appena suscitato - nominato dallo stesso Governo pochi mesi prima - decida di lanciare una pesante campagna contro i sindacati e i lavoratori, accusati dal Primo Ministro in persona di essere “contro l’Italia” - nonostante non abbiano alcuna responsabilità nell'inefficienza della propria dirigenza. Succede, infine, che la giornata di gogna mediatica e politica si concluda con l’approvazione in Consiglio dei Ministri di un decreto legge d’urgenza con cui i musei diventano al pari degli ospedali e del trasporto ferroviario “servizi pubblici essenziali”, ponendo la possibilità di indire assemblee e scioperi sotto l’autorità dell’apposito garante. Quello che colpisce di questa giornata di passione - oltre la virulenza degli attacchi ai sindacati da parte del Governo e del Pd2 - è l’assoluto consenso con cui si sono mossi giornali e politici. Nessun giornalista - tanto meno dell’illuminata Repubblica - ha pensato di ricostruire la vicenda in modo corretto3. Nell’individuare nei sindacati il nemico giornali, politici e commentatori sono stati unanimi - e incredibilmente coordinati. Lungi da noi pensare che quel decreto legge fosse pronto da mesi e che la scelta del Soprintendente (che risponde direttamente al ministro Franceschini) fosse in qualche modo mirata a risolvere una vertenza cogliendo l’occasione per delegittimare i sindacati a livello nazionale. Lungi da noi. Quello che rimane di questa giornata non è neanche un decreto legge che verrà quasi sicuramente dichiarato incostituzionale (”è urgente perché ci sono i turisti” ha detto il ministro competente)4. Quello che rimane di questa giornata è la dimostrazione di come le classi dirigenti di questo paese - politiche, economiche, giornalistiche - abbiano individuato il nuovo nemico nazionale nei sindacati, le ultime grandi organizzazioni popolari della nostra società. L’hanno deciso non per il prurito autoritario che le ha sempre contraddistinte di fronte alle manifestazioni di contropoteri democratici nella società. L’hanno deciso perché meglio di altri si sono rese conto che gli annunci roboanti di ripresa economica si 20/09/2015 14:13 Un Colosseo di menzogne 2 di 4 http://t-red.it/post/129406717070/un-colosseo-di-menzogne scontrano con la vita concreta di ogni giorno di decine di milioni di italiani. E allora bisogna trovare un nemico, per evitare di diventare loro stessi il nemico. E se la Lega la butta sui profughi, le classi dirigenti (e i loro serv.. pardon, referenti politici) non possono certo buttarla su chi è veramente responsabile della situazione del nostro paese - cioè su loro stesse. Ed ecco allora trovato il nemico perfetto: il sindacato, indebolito e diviso ma che si ostina a rappresentare quella parte del nostro paese che ogni giorno si sveglia la mattina e porta avanti la baracca, senza i privilegi di chi comanda e dei loro lacchè. Purtroppo per loro, questa strategia è destinata a fallire. Non per la reazione del sindacato - ripiegato su se stesso ed in fase confusionale - quanto perché la gente non è così idiota come loro pensano. I lavoratori vivono sulla propria pelle cosa sia la crisi economica: la vivono nella difficoltà di trovare un lavoro, la vivono nel trovare lavori con salari da fame e diritti azzerati, la vivono nel vedere i privilegiati che prosperano nelle propria corruzione e nella propria arroganza. Nonostante le apparenze, il loro sistema - questa strana democrazia autoritaria in cui ci stanno cacciando - non ha più consenso nella società. E se nel vuoto di consenso si celano i tenebrosi fantasmi dell’autoritarismo e del fascismo, è altrettanto vero che in esso si annidano enormi possibilità per chi voglia ricostruire una democrazia in cui il potere sia esercitato dal popolo e per conto del popolo. Aggiornamento. Su La Stampa è comparso un articolo a firma Ugo Magri in cui si ipotizza (con uno di quei finti retroscena che puzzano lontano un chilometro di comunicato stampa) che il decreto fosse pronto da parecchie settimane (per il giornalista sin dallo “sciopero” di Pompei - si trattò anche in quel caso di un’assemblea autorizzata da una Soprintendenza di nomina governativa). Non solo: il ministro Franceschini sarebbe stato informato da giorni sulla situazione e ne avrebbe perfino informato il presidente Mattarella (che quindi avrebbe preventivamente approvato la reazione “forte” del Governo). Il giornale di Marchionne saluta questo atteggiamento come un segno positivo del “decisionismo” del Governo. —- ★ —1. Ad un certo punto si sono persino messi a dire che all’estero non potrebbe mai succedere che un museo nazionale o un monumento chiuda per sciopero: cosa che non sta né in cielo né in terra. 2. Il punto più alto l’ha raggiunto la già candidata alla presidenza della Regione Sardegna (poi ritiratasi per le spese fuori controllo effettuate da consigliere regionale) e ora Sottosegretaria ai Beni Culturali Francesca Barracciu, che ha definito l’assemblea sindacale “un reato”. La sinistra del Pd (sia renziana che non) ha detto qualcosa, ma senza esagerare. Per esempio il presidente Orfini riconosce (bontà sua) che ai lavoratori bisogna dargli gli straordinari avanzati, però di contro loro non devono ricorrere a queste “forme di lotta” così spregiudicate come un’assemblea sindacale autorizzata dalla dirigenza con una settimana di anticipo. 3. Anzi, per gradire oggi La Repubblica ospita un commento del giornalista Francesco Merlo che definisce “autentica diserzione” (usando un inquietante ma significativo linguaggio militare) l’assemblea dei lavoratori e “odiosa reazione corporativa” la richiesta di avere finalmente pagati un anno di straordinari già effettuati. 4. E’ giusto anche sottolineare come i diritti di organizzazione dei lavoratori siano in questi mesi sotto attacco in parecchi paesi europei: in Inghilterra, Finlandia, Ucraina e perfino in Germania. Tweet Mi piace 89 Condividi 3,4mila 20/09/2015 14:13