Rassegna Stampa

Transcript

Rassegna Stampa
IL TEMPO.IT
20/09/2015
Il sindacalista ribelle della Flp: "Le mie
denunce nel 2012 tutte insabbiate"
"Il personale utilizzato in modo improprio. Assunto come custode e poi spostato
negli uffici"
«Il personale assunto come custode e poi spostato negli uffici? È una nota dolente e oggetto di una
battaglia epocale che abbiamo condotto come Federazione lavori pubblici per i Beni e attività
culturali che ha portato anche all’uscita di scena dell’ex Soprintendente dei Beni archeologici di
Roma Mariarosaria Barbera». Rinaldo Satolli, segretario della Flp-Bac, sindacato autonomo che
non segue le logiche dei confederati, non nasconde il problema.
Satolli, perché gli altri sindacati proteggono questo sistema?
«Io rispondo per quello che mi compete. E le posso dire che ho denunciato tutto dal 2012. Ma è
stato insabbiato. Eravamo gli unici a dire che queste persone dovevano svolgere mansioni in linea
con i profili professionali di appartenenza».
È vero che sono una settantina i custodi che lavorano in ufficio?
«Il numero esatto non lo conosco perché può variare di continuo, ma probabilmente sono anche di
più, una ottantina».
Come hanno fatto a cambiare mansione scegliendo un lavoro diverso da quello per cui erano
assunti?
«Un accordo sindacale prevede la possibilità di utilizzare questo personale al 50 per cento in
mansioni professionali diverse».
Quindi passano metà del tempo ad accogliere i turisti tra gli scavi e metà dietro una
scrivania?
«Questa percentuale, in alcuni casi, è stata abbondantemente superata. Ci sono almeno 40-50 unità
che hanno raggiunto il 100% in un’altra mansione».
E alla Soprintendenza tutto questo va bene?
«L’attuale Soprintendente, Francesco Prosperetti, ha ricevuto questa situazione in eredità. Ma non
ha fatto nulla per modificare questa situazione».
Come vengono scelti i custodi da spostare?
«Vengono richieste dai capi istituto dei vari uffici perché denunciano una carenza di personale. Il
problema è che utilizzano queste figure in modo improprio».
L’assemblea di venerdì scorso si poteva evitare?
«Ho un’idea diametralmente opposta a quella di Renzi e Franceschini. Si è trattato di una delle
maggiori espressioni di democrazia che io conosca. L’organismo di base, la Rsu, autonomamente,
ha indetto un’assemblea per discutere di problemi seri».
Quali?
«Sono temi, giustamente, molto sentiti. Una carenza di organico enorme e alcuni straordinari che
non vengono pagati da un anno, che pesano sul salario del personale di vigilanza e accoglienza per
il 30-35%. Per non parlare delle condizioni disastrose in cui siamo costretti a lavorare. In alcuni
settori mancano completamente le risorse, dalla luce all’acqua fino alla carta igienica».
Qual è il rapporto col ministro Franceschini?
«Lo scontro col ministro è fortissimo. Non è stata digerita una riorganizzazione calata dall’alto che
non ha risolto quelle carenze che dicevo poco fa. L’ultimo schiaffo, stavolta ai dirigenti, è stata la
nomina dei direttori stranieri».
Ci si deve aspettare che accada qualcosa di simile all’altro giorno, con Colosseo, Foro Romano
e Palatino chiusi per metà giornata?
«Posso dire che come Flp abbiamo già programmato uno sciopero generale di 24 ore. Dobbiamo
solo scegliere la data. Speriamo di trovare l’unità sindacale con i confederali per scioperare lo stesso
giorno».
Dar. Mar.
IL TEMPO
22/09/2015 06:02
LOTTA CONTINUA
Custodi del Colosseo, lo sciopero generale si
farà
Il segretario della FLP, Rinaldo Satolli: «Chiediamo un piano occupazionale
straordinario. Almeno 30 mila assunzioni»
Colosseo, Fori e musei della Capitale: la lotta continua. Lo sciopero generale dei lavoratori Mibact
si farà a dispetto del decreto governativo che equipara la fruizione del patrimonio archeologico e
culturale ai servizi pubblici essenziali, oggetto delle limitazioni previste dalla 146 del1990. Lo
conferma Rinaldo Satolli, segretario nazionale FLP: «Non comunico la data perché il nostro
desiderio è che sia unitario - spiega il sindacalista - anche se già prevedo che i Confederali
all’ultimo momento si sfileranno. Ma noi lo faremo comunque entro la fine di ottobre». C’è poco da
stare allegri. Il FLP che a livello nazionale si attesta al 10% di iscritti su Roma raggiunge la bella
cifra di 35 e 38%. «Tanto per capirci - dice Satolli - noi siamo quelli che abbiamo fatto il casino a
Pompei e che nel 2012 chiudemmo per la prima volta il Colosseo denunciando la carenza di
personale, anni di assegnazione di funzioni non rispondenti al profilo professionale dei lavoratori e
di utilizzo di personale della vigilanza e accoglienza per lo svolgimento di compiti amministrativi
differenti».
Satolli non ci sta ad essere considerato soltanto il paladino degli interessi economici della categoria
come lo sblocco degli arrestrati. «Veramento cerchiamo di attirare l’attenzione sul settore del
ministero. I problemi sono gli stessi di due anni fa: mancanza cronica di organico. Nel 2001
eravamo 25.500 oggi siamo 17.500 e l’età media si aggira sui 55- 58 anni. Nel 2001 avevamo
sottoscritto un accordo che prevedeva investimenti per l’ampliamento delle aree archeologiche ma
tutto è rimasto lettera morta». Insomma quello che si chiede a gran voce è un piano occupazionale
straordinario, in parole povere l’assunzione tramite regolare concorso di 2000 funzionari e 1000
assistenti alla vigilanza, accoglienza e fruizione. Il sindacalista polemizza contro la politicaimmagine del ministero: «Un esempio è stata l’assunzione calata dall’alto dei 20 direttori di museo
esterni che ha umiliato i tecnici interni anche di lungo corso e che non cambierà niente. Il ministero
continua a sprecare risorse destinate agli investimenti come i milioni del lotto per pagare il doppio
gli assistenti alla vigilanza assunti da Ales società in house di diritto privato e con nessun controllo
politico».
Natalia Poggi
Corriere della Sera Domenica 20 Settembre 2015
CRONACHE
21
.
#
Il Pd litiga sui musei, la Cgil minaccia scioperi
Camusso: «Il decreto? Una sceneggiata. Tanto che hanno dovuto sbloccare il salario accessorio»
E Bersani si schiera con i lavoratori in assemblea: «Non si può sbattere la croce su un lato solo»
La vicenda
● Venerdì
mattina, per
un’assemblea
indetta dai
lavoratori, sono
rimasti chiusi
in mattinata
per due ore e
mezza alcuni
siti archeologici
di Roma,
tra i quali
il Colosseo.
Si sono
formate lunghe
code di turisti
e visitatori
in attesa
di entrare
● I rappresentanti dei
lavoratori
si sono difesi
spiegando
che «la
Soprintendenza era stata
informata con
largo anticipo
che il 18 ci
sarebbe stata
un’assemblea»
ROMA «Un passaggio storico
ben oltre i fatti di ieri: musei e
luoghi della cultura diventano
servizi pubblici essenziali. Si
applica l’articolo 9 della Costituzione». Il giorno dopo le polemiche per la chiusura di tre
ore del Colosseo, a causa di
un’assemblea dei lavoratori, il
ministro Dario Franceschini
twitta soddisfatto. Il governo è
intervenuto con un decreto ad
hoc, anche se il responsabile
del Mibact continua a sottolineare: «Nessun limite o attacco
ai diritti dei lavoratori, ma regole chiare che esistono già per
altri settori, dalla sanità, alla
scuola, ai trasporti».
In risposta ad un lettore de
l’Unità, il premier Matteo Renzi ribadisce: «Certi sindacalisti
pensano ancora di poter prendere in ostaggio la cultura e la
bellezza dell’Italia. Non hanno
capito che la musica è cambiata, non gliela daremo vinta,
mai». Musei come i servizi
pubblici essenziali significa
più regole e tutele, per esempio almeno dieci giorni di preavviso per la proclamazione
dello sciopero, la possibilità di
una precettazione, il necessario vaglio dell’Autorità garante.
Ma è davvero questo il punto? Dietro le parole si intravede
un vero e proprio scontro politico. Il segretario della Cgil Susanna Camusso denuncia una
«palese strumentalità» della
vicenda del Colosseo da parte
del governo e definisce il decreto «inventato in un’ora»,
una «sceneggiata». Tant’è vero
che il ministero dell’Economia
«ha dovuto sbloccare i fondi
per i pagamenti ai lavoratori».
Il coordinatore Cgil Mibact,
Claudio Meloni aggiunge: «I
beni culturali erano già tra i
servizi pubblici essenziali, inseriti nella legge 146 del 90. La
verità è che si vuole andare ad
incidere in maniera rilevante
sul diritto di sciopero». Ecco
perché, continua Meloni, nonostante «per una singolare
coincidenza sono stati sbloccati i fondi per il pagamento dei
salari accessori», sarà ancora
possibile che «ad ottobre, proclameremo uno sciopero. Ci
sono altre questioni sul tavolo,
la carenza di organico e adesso
ovviamente anche il decreto
del governo».
Perplessa una parte del Pd.
Pier Luigi Bersani su tutti:
«Non si può sbattere la croce
su un lato solo — attacca l’ex
segretario —. Se io fossi al go-
Il governo
Franceschini: «È un
passaggio storico»
Il premier: «La musica
è cambiata»
verno e mi arrivano dei lavoratori pubblici che mi dicono che
da un anno e mezzo non prendono il 30% dello stipendio direi loro: vi capisco e risolvo».
Ma c’è anche un’altra questione che dovrà essere discussa. La evidenzia il segretario
generale Cisl Fp Giovanni Faverin. «L’assemblea non è regolamentata dalla legge 146 del 90
sui servizi pubblici essenziali,
così si confondono le cose —
dice Faverin —. Decreto Colosseo? Bene, se c’è l’intenzione di
investire e di portare più risorse ma non c’entra niente il diritto di assemblea con quello di
sciopero».
Si tratta, aggiunge Enzo Feliciani, segretario Uil Beni culturali, di «un decreto assolutamente inutile. Il problema vero
attiene alla carenza di personale».
Mariolina Iossa
© RIPRODUZIONE RISERVATA
● Il caso
Barracciu su Twitter:
cancelli chiusi, è reato
Poi ci pensa: iperbole
Aperto
Il Colosseo, ieri,
di nuovo
accessibile
dopo la
chiusura per
assemblea di
venerdì
(Benvegnù Guaitoli Leone)
● La reazione
del governo
è stata
immediata, con
l’approvazione
di un decreto
legge lampo
chiamato
appunto
«dl Colosseo»
● Il decreto
inserisce musei
e beni culturali
nell’elenco dei
servizi pubblici
essenziali.
Il «diritto alla
cultura»
viene dunque
equiparato
al diritto
alla salute,
ai trasporti
e all’istruzione
● Il decreto
legge vieta di
conseguenza
l’interruzione
di pubblico
servizio in tutti i
musei e i luoghi
di cultura in
generale senza
distinzioni tra
istituti statali,
comunali,
pubblici
o privati
● I lavoratori
per riunirsi
in assemblea
o proclamare
un’agitazione
sindacale
dovranno
confrontarsi
con il Garante
degli scioperi,
che ha
la facoltà
di precettarli
Un’assemblea che tiene
chiuso il Colosseo per tre
ore «è 1 reato», twittava
venerdì il sottosegretario ai
Beni culturali Francesca
Barracciu. Subito, sempre
via Twitter, le sono piovute
addosso decine di
messaggi sarcastici. «Che
tipo di reato?», ha chiesto
qualcuno. E lei: «Reato in
senso lato». Da cui nuove
critiche: «Sottosegretario,
ma sa quello che dice?». Poi
la precisazione: «Ho usato
il termine come
un’iperbole». Ieri al
Corriere, Barracciu ha
spiegato: «Definire un
pensiero con tutti i
significati che questo può
avere in 140 caratteri è
difficile. Io sono abituata
a fare politica in modo
diretto. È un mio pregio ma
forse anche un mio difetto.
Scrivo, rispondo. So cosa
vuol dire reato, ho usato
quella parola come la
utilizziamo normalmente
per rappresentare cose che
non ci vanno bene. Volevo
dire che è intollerabile
assistere a scene come
quella di centinaia di turisti
delusi fuori dai cancelli del
Colosseo. Lungi da me,
invece, negare i diritti
sindacali».
M. Io.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
di Paolo Conti
Della Valle: «Patrimonio aperto
ma con i dipendenti necessari
Investano le aziende pubbliche»
Diego Della Valle, lei ha destinato 25 milioni di euro al
restauro del Colosseo. Che
cosa ha pensato della polemica per la chiusura di tre ore
per un’assemblea sindacale?
«Non è la prima volta. Ho
pensato a un danno all’immagine del Paese. Ma chi ha deciso per l’assemblea lo ha fatto
forse in buona fede, non calcolando che basta la parola “Colosseo” per catturare l’attenzione di chiunque sia connesso a
un telefono, sulla Rete, o segua
la tv».
Lei parla di buona fede.
Quindi pensa che le richieste
sindacali vadano ascoltate? I
dipendenti del Colosseo sono
27 suddivisi in tre turni con
6.000 visitatori al giorno. E
c’era anche il nodo di fondi
accessori del 2014 e 2015 ancora da pagare, saldati solo
ieri dopo la protesta.
«Il Colosseo, e tutto il Patrimonio italiano, va aperto con
un numero adeguato di dipendenti. Chi lavora ha diritto a
orari corretti, dev’essere paga-
to in modo equo e gli arretrati
vanno saldati. Un dipendente
con lo stipendio ci mangia:
non compra ville. E se è vero
che c’è un danno di immagine
al Paese con una chiusura del
genere è anche vero che i beni
culturali italiani vanno mostrati agli italiani e agli stranieri
nelle migliori condizioni possibili. Mi auguro che il governo,
che il ministro Dario Franceschini, facciano presto il punto
sui dipendenti necessari ai musei. Se c’è bisogno di personale,
occorre assumere. Se il governo pensa di puntare sulla cultura, deve crederci fino in fondo. Urge un piano strategico».
Lei è stato al centro di mille
polemiche per la sua sponsorizzazione…
«Sì, abbiamo avuto ritardi
dovuti a piccole diatribe di politica locale. Poi siamo partiti e
abbiamo dimostrato le nostre
vere intenzioni: finanziare in
modo disinteressato il restauro, senza alcun ritorno commerciale, perché è giusto che
un imprenditore, orgoglioso
L’intervista
della sua nascita italiana, restituisca al Paese ciò che ottiene
anche grazie al marchio del
Made in Italy. Molti autorevoli
esponenti del mondo dei beni
culturali, all’inizio contrari,
quando hanno ascoltato i termini dell’operazione sono stati costretti a dire: “ma perché
Imprenditore Diego Della Valle
no?”. Però le polemiche hanno
fermato chi avrebbe voluto seguirci, anche dal resto del
mondo. Basta pronunciare le
parole Pompei, Firenze, Reggia
di Caserta per trovare molte
persone pronte a intervenire
nel nome dell’amore per l’Italia. Dopo il Colosseo c’è comunque chi ha finanziato il restauro della Fontana di Trevi,
del Ponte di Rialto…».
Crede che ci saranno altri
sostegni simili al suo?
«Penso di sì. Ma sarebbe bello se l’esempio venisse dall’Italia. Molte aziende con una forte
presenza di capitale pubblico,
mi vengono in mente Eni,
Finmeccanica, Enel, solo per
fare qualche esempio, spendono molto in comunicazione.
Meglio sarebbe investire quei
fondi nella salvaguardia del Patrimonio. I nostri beni culturali
sono la base dell’unica ripartenza possibile del Paese».
Molti parlano del Sistema
Paese…
«Una frase fatta che conduce
talvolta al porto delle nebbie.
❞
Chi lavora
ha diritto a
orario
adeguato e
paga equa:
con quella
mangia
Eni o Enel
invece che
in comunicazione
spendano
nei beni
culturali
La verità è che una adeguata
cura del Patrimonio, e una sua
giusta valorizzazione che sia rispettosa e consapevole del significato storico-artistico, attiva una filiera infinita: più infrastrutture, quindi trasporti aerei
e ferroviari, migliori aeroporti
e stazioni, occasioni internazionali per il Made in Italy e per
la nostra cucina, maggiore occupazione soprattutto giovanile in tanti settori, anche quello
agricolo. Meno ragazzi che devono lasciare l’Italia, minori
fratture sociali legate alla distanza tra i genitori e i figli.
Non è un’utopia. Se si ragionasse così potremmo diventare un
Paese ineguagliabile, una macchina da guerra economica».
Pensa sia giusta la scelta
del governo di inserire i Beni
culturali nell’ambito dei servizi pubblici essenziali, come
trasporti o sanità, e sottoporli alle stesse regole sindacali
su scioperi e assemblee?
«Se tutto questo può davvero
evitare azioni improvvise e
dannose, ben venga. Ma bisogna nello stesso tempo, come
ho detto, trattare i dipendenti
nel modo corretto».
All’Expo continuano le code. Che impressione le fanno?
«Dico che quando le cose sono fatte bene, funzionano. Infatti posso anticipare che i lavori di restauro del Colosseo
verranno consegnati diversi
mesi prima del previsto...».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
la Repubblica %0.&/*$" 4&55&.#3& 1&3 4"1&3/& %* 1*Ä
XXXDHTTFJU
XXXCFOJDVMUVSBMJJU
-" '*-"
-B MVOHB GJMB EJ UVSJTUJ
B 3PNB EBWBOUJ BM $PMPTTFP
DIJVTP QFS BTTFNCMFB
EFJ DVTUPEJ MB NBUUJOB
EJ WFOFSEÖ TDPSTP NBS[P
“
#3655"'"."
*- /&0 %*3&5503&
4ZMWBJO #FMMFOHFS EBM OPWFNCSF TBSË BMMB HVJEB EFM
NVTFP EJ $BQPEJNPOUF
visitatori di ammirare quei luoghi d’arte».
Cosa si può fare per evitare
quanto accaduto a Pompei a
luglio e venerdì a Roma?
«Credo che con la norma proposta dal governo si possa ora
regolamentare tutta la materia, e questo conferma che l’Italia nei musei è avanti rispetto a
tutta l’Europa».
Lei ha diretto per dieci anni
il castello di Blois, quando
sindaco di quella città era
Jack Lang, che fu poi il mini-
7PJQFOTBUFEJBWFSF
VOBCSVUUBGBNB
BMMFTUFSPJOSFBMUË
QFS J NVTFJJM WPTUSP
QBFTFÒQJáBWBOUJ
SJTQFUUPBMM&VSPQB
”
stro della Cultura di Francois
Mitterand. Quanti scioperi
ha subito?
«Nessuno. Credo molto nel
dialogo continuo, nella ricerca
delle soluzioni senza intaccare i
diritti dei visitatori. Abbiamo lavorato molto sul senso di appartenenza e di orgoglio di quei lavoratori: in ogni caso siamo riusciti a proteggere l’interesse generale rispetto a quello della
singola categoria».
Ricetta che pensa di ripetere
a Capodimonte?
«Sa cosa mi ha detto un dipendente mercoledì scorso
quando sono stato a Napoli?
“Capodimonte è la mia seconda
casa”. Ecco, si può scioperare
contro casa propria? I monumenti appartengono a tutti i cittadini del mondo, bisogna rompere l’idea che i custodi siano
nemici dei turisti».
Ma le scene del Colosseo, con
i turisti in coda e i cancelli
sbarrati, colpiscono.
«Certo. Roma è città di simboli, visitare il Colosseo per tantissimi che affrontano lunghi viaggi per vederlo, è molto importante. Trovo ingeneroso impedire l’ingresso, ma - ripeto - non
so quali siano i motivi veri della
protesta. In ogni caso, chi lavora in un luogo di cultura, a qualsiasi livello, deve avere l’orgoglio di appartenenza. E dovrebbe fare di tutto per garantire
agli altri di poter godere di beni
che non sono di chi vi lavora,
ma di tutti. E, devo ammettere,
a Capodimonte ho trovato questo orgoglio, e sono certo potremo fare molto bene».
ª3*130%6;*0/& 3*4&37"5"
*7&3*/&.*$*%&--"$6-563"
/"4$045*%*&53026&-%&$3&50
50."40 .0/5"/"3*
%
I FRONTE all’enorme spirale di polemiche
innescata da una breve chiusura del Colosseo è urgente porsi alcune domande.
Perché si ritiene inaccettabile che un monumento chiuda a causa di un’assemblea sindacale (regolare e regolarmente annunciata) e si
trova normale che la stessa cosa accada per una
cena privata di milionari (si rammenti il caso di
Ponte Vecchio, chiuso dall’allora sindaco Renzi
per un’intera notte), o per una manifestazione
commerciale (la sala di lettura della Nazionale
di Firenze chiuse per una sfilata di moda nel
gennaio 2014)? I diritti del mercato ci appaiono evidentemente più importanti dei diritti dei
lavoratori.
Ma in Europa non è così. L’anno scorso la
Tour Eiffel chiuse per ben tre giorni, e la National Gallery di Londra è aperta a singhiozzo da
mesi per una dura lotta sindacale: nessuno ha
gridato che la Francia o l’Inghilterra sono ostaggio dei sindacati.
Il ministro Dario Franceschini ha detto che
mentre i lavoratori erano in assemblea egli era
impegnato al ministero dell’Economia proprio
per riuscire a sbloccare il pagamento dei loro
straordinari. E uno si chiede: ma l’Italia è ostaggio di coloro che, guadagnando circa 1000 euro
al mese, chiedono di non aspettare mesi o anni
per la retribuzione degli straordinari (che permettono le aperture domenicali e notturne), o
è ostaggio della burocrazia che ha fatto sì che
Franceschini non sia riuscito a risolvere il problema in un anno e mezzo di governo? E perché
il decreto d’urgenza adottato venerdì non ha riguardato il pagamento dei lavoratori, ma invece il regime degli scioperi? Un noto documento
programmatico della banca d’affari americana
JP Morgan (giugno 2013) additava tra i problemi «dei sistemi politici della periferia meridionale dell’Europa» il fatto che «le Costituzioni
mostrano una forte influenza delle idee sociali-
ste»: bisognava dunque rimuovere, tra l’altro,
le «tutele costituzionali dei diritti dei lavoratori» e «la licenza di protestare se vengono proposte sgradite modifiche dello status quo». Ebbene, crediamo davvero che sia questa la linea capace di far ripartire il Paese?
Non c’è alcun dubbio sul fatto che anche i sindacati abbiano le loro responsabilità nel pessimo funzionamento del ministero per i Beni culturali. Ma è davvero caricaturale dire che in Italia il diritto alla cultura sia negato per colpa dei
sindacati. Le biblioteche e gli archivi sono in
punto di morte a causa della mancanza di fondi
ordinari e di personale, d’estate i grandi musei
chiudono perché non c’è l’aria condizionata,
nel centro di Napoli duecento chiese storiche sono chiuse dal 1980, due giorni fa è caduto per incuria il tetto della mirabile chiesa di San Francesco a Pisa, dov’era sepolto il Conte Ugolino... E si
potrebbe continuare per pagine e pagine.
Questo immane sfascio non è colpa dei sindacati: ma dei governi degli ultimi trent’anni, nessuno escluso (neanche il presente, che ha appena tagliato di un terzo il personale del Mibact,
già alla canna del gas).
Se davvero vogliamo che la cultura (e non solo il turismo più blockbuster) diventi un servizio essenziale, come vorrebbe la Costituzione,
allora non c’è che una strada: investire, in termini di capitali finanziari e umani. Quando gli italiani potranno davvero entrare nelle loro chiese, nei loro musei e nelle loro biblioteche (magari gratuitamente, o pagando secondo il reddito), e quando chi ci lavora avrà una retribuzione equa e puntuale, allora avremo costruito un
servizio pubblico essenziale. Un traguardo che
pare molto lontano, impantanati come siamo
in questo maledetto storytelling, che invece di
cambiare la realtà, preferisce manipolare l’immaginario collettivo.
ª3*130%6;*0/& 3*4&37"5"
POLITICA
Martedì 22 Settembre 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO |
TRUCCATO DA UOMO DEL 2042
LANCIA la parola d’ordine: “Tutti alla
festa di Imola”. E visto che c’era ribadisce: “Nel Movimento non ci sono leader”.
Coperto da un pesante trucco, a impersonare
un uomo del futuro nel 2042, Beppe Grillo
chiama a raccolta i militanti dei 5 Stelle per la
festa nazionale a Imola del 17 e del 18 ottobre,
chiedendo anche donazioni. “Dovete dare
qualcosa perché noi non viviamo di contri-
q
Grillo torna in video:
“Tutti a Imola per
il M5s senza leader”
buti pubblici: abbiamo rifiutato 42 milioni di
euro!” ricorda Grillo. Servono soldi, perché la
raccolta non va velocissima (140mila euro ad
ieri, ma per coprire le spese serve almeno
mezzo milione). Il Grillo del 2042 scherza, elencando cosa farà il futuro governo a 5Stelle:
“Siamo usciti dalla Nato e dall’euro, abbiamo
fatto i referendum senza quorum inseriti nella Costituzione, leggi popolari. Abbiamo a-
»5
bolito l’ordine dei giornalisti e i finanziamenti
agli editori, abbiamo fatto il reddito di cittadinanza, ed Equitalia è stata chiusa”. Ma tornando al presente rimette un paletto: “L’Italia
va cambiata e l’unico movimento che può
cambiarla è il MoVimento 5 Stelle, voi siete il
MoVimento 5 Stelle! Non ha leader il M5s, è
leader di sé stesso”. L’incoronazione come
premier di Di Maio dovrà ancora aspettare.
L’ATTACCO Una circolare firmata dal Soprintendente per conoscere
urgentemente chi ha partecipato all’assemblea sindacale di venerdì
Colosseo, ora Franceschini
chiede i nomi dei lavoratori
nome. La spiegazione è un’altra: la
fretta e i toni ultimativi non dipendono tanto dalla Soprintendenza
quanto dai vertici del ministero dei
Beni Culturali.
» TOMMASO RODANO
L
La scheda
La cronologia
VENERDÌ 18 SETTEMBRE, ORE 8 E 30
Un’assemblea sindacale dei lavoratori della
Soprintendenza di Roma, comunicata il 12
settembre, comporta la chiusura per tre ore del
Colosseo e di altre attrazioni turistiche del centro
di Roma e di Ostia. I lavoratori sono in agitazione,
tra le altre cose, perché da 11 mesi non gli
vengono pagati gli straordinari. Per Franceschini
“la misura è colma”, per Renzi “la cultura è
ostaggio dei sindacalisti contro l’Italia”
n
VENERDÌ 18 SETTEMBRE, ORE 19
Alla fine del consiglio dei ministri, Renzi e
Franceschini annunciano un decreto che equipara
musei e biblioteche a servizi pubblici essenziali,
come sanità e istruzione. Una stretta di fatto al
diritto di sciopero
n
Beni
Culturali
Il ministro
Dario
Franceschini,
Pd
LaPresse
Tradito
L’ex barbiere
di Mattarella,
Franco Alonso. A destra,
l’ex vice Nieri
taglia i capelli
a Marino video
di Roma Today
SABATO 19 SETTEMBRE
Il ministero delle Finanze sblocca i fondi necessari
a pagare il salario accessorio dei lavoratori
n
LUNEDÌ 21 SETTEMBRE
La Soprintendenza di Roma, su impulso del
Mibact, chiede la comunicazione urgente dei
nominativi di chi ha partecipato all’assemblea
sindacale
n
Torto, anziano coiffeur di via
dei Serpenti, quartiere Monti,
centro di Roma dove vive il fu
Re Giorgio. Al punto tale da
indurre anche il successore a
scegliere lo stesso barbiere:
porta fortuna, questa è la vulgata. Sergio Mattarella ha
preso nota e obbedito: poco
dopo l’insediamento, Mimmo
è salito al Quirinale per un’ag-
unedì mattina, una circolare
interna fa capolino nelle sedi
della Soprintendenza di Roma: si chiede la comunicazione urgente dei nominativi dei
partecipanti all’assemblea sindacale di venerdì scorso. Quella del
grande scandalo, secondo la vulgata
politico-mediatica che si è alimentata grazie alle immagini dei turisti
in coda fuori dal Colosseo chiuso. In
seguito a quell’assemblea di tre ore,
comunicata e autorizzata con largo
anticipo, Dario Franceschini e Matteo Renzi hanno messo mano al diritto di sciopero nel settore dei Beni
Culturali, applicando per decreto
anche ai musei e ai poli archeologici
la disciplina dei servizi pubblici essenziali (come ospedali e scuole).
DOPO LA SFURIATA , passato il fine
settimana, arriva questa lettera, firmata dal soprintendente Francesco
Prosperetti: i nomi di chi si è riunito
in assemblea (attenzione: assemblea, non sciopero) devono essere
comunicati urgentemente (la scadenza era mezzogiorno), pena il rischio di una sanzione disciplinare.
Una misura che per i lavoratori, dopo la condanna mediatica senza
processo di questi giorni, suona come un’ulteriore sgarbo. “È una nota
interna che chiede di comunicare il
nome di chi era in assemblea venerdì – conferma Claudio Meloni della
Cgil – . Una richiesta legittima, per
carità, ma piuttosto antipatica nei
modi, per così dire. Ogni lavoratore
ha diritto a 10 ore di assemblea ogni
anno. Gli impiegati del Mibact hanno un badge, con il quale si digita un
codice specifico per ottenere il per-
giustata al folto crine bianco
dell’attuale Capo dello Stato.
Il problema è che il vecchio
coiffeur di Mattarella è rimasto col cuore spezzato: si chiama Franco Alonso e a marzo –
quando il Presidente è tornato
a Palermo senza chiedere di
lui – ha sfogato la sua gelosia
con la stampa: “Forse ormai
va dal barbiere del Quirinale.
Luogo della
discordia
Un’immagine dei turisti
in fila
all’esterno
del Colosseo, venerdì
scorso
Ansa
Ho visto in tv che aveva i capelli tagliati da poco”.
IL BARBIERE di Mario Monti,
Romano, è apparso sulle cronache politiche in modo fugace, come il suo cliente. Quando il professore è stato chiamato a salvare il Paese,
nell’entusiasmo generale, anche i suoi cotonati capelli
messo sindacale. Di fatto non ci sarebbe stato bisogno di chiedere i nomi, perché si possono ottenere semplicemente consultando la schermata dei badge. Non siamo sorpresi,
ma infastiditi: rientra tutto in questo
clima in cui si vuole mortificare chi
lavora”.
DALLA SOPRINTENDENZA capitoli-
na si prova a ridimensionare il peso
della circolare. È un atto legale, sottolineano, e privo di qualsiasi intento persecutorio: un modo per avere
un’idea precisa sull’entità della partecipazione all’assemblea che ha
bloccato per qualche ora i siti archeologici più famosi di Roma. Se
così fosse, però, sarebbe bastato ottenere informazioni sul numero dei
lavoratori, invece di chiedere il loro
bianchi sono diventati oggetto di attenzioni morbose. La
Rai dedicò un servizio intero
alla “domenica del barbiere”
di Monti e due parlamentari
leghisti aprirono un’interrogazione perché dai video si capiva che il professore non aveva chiesto la ricevuta.
Anche Beppe Grillo, a dispetto della disordinata zazzera bianca che porta in pubblico, ha un parrucchiere insostituibile. Non si taglia i capelli se non da “Spy Hair”,
centro di Milano, dal fedelissimo Renato. Uno dei pochi ad
aver varcato la soglia degli uffici della Casaleggio Associati, leggendaria non-sede del
non-partito grillino. Era il
giorno dopo il ceffone renziano delle elezioni europee:
Beppe chiese una spuntatina.
TO. RO.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
LA RICHIESTA di Franceschini è la
redazione di “un rapporto urgente”
sui fatti di venerdì. Alla base delle
priorità dei vertici del Mibact, di
nuovo, non c’è la sostanza dei fatti
(un’assemblea di tre ore, nella quale
si chiedeva lo sblocco di una parte
del salario dei lavoratori scomparsa
dalle loro buste paga da circa un anno), quanto la pressione mediatica
che ha gonfiato la vicenda. Per la relazione, quindi, serve subito una
sorta di schedatura di chi si è preso
quelle tre ore di permesso.
Franceschini, nel frattempo, è
tornato pubblicamente all’attacco
di chi ha avuto l’ardire di chiedere la
retribuzione del proprio lavoro. Prima all’Aria che tira, su La7, e poi con
una lunga nota diffusa dal Mibact. Il
ministro accusa i sindacati: erano
già a conoscenza del fatto che i fondi
per pagare gli straordinari sarebbero stati sbloccati prima dell’assemblea di venerdì. Una circostanza
smentita dagli stessi sindacati e anche dalle ricostruzioni che arrivano
proprio dalla Soprintendenza capitolina: lo sblocco sarebbe arrivato
proprio venerdì pomeriggio, poche
ore dopo “i fatti del Colosseo” e poche ore prima che Renzi e Franceschini presentassero il decreto sui
musei, trasformandoli in servizi
pubblici essenziali. E le risorse non
sarebbero state resi disponibili prima di un confronto tra Renzi e il ministro delle Finanze, Pier Carlo Padoan.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Direttore responsabile Marco Travaglio
Direttore de ilfattoquotidiano.it Peter Gomez
Vicedirettori Ettore Boffano, Stefano Feltri
Caporedattore centrale Edoardo Novella
Vicecaporedattore vicario Eduardo Di Blasi
Art director Fabio Corsi
mail: [email protected]
Editoriale il Fatto S.p.A.
sede legale: 00193 Roma , Via Valadier n° 42
Presidente: Antonio Padellaro
Amministratore delegato: Cinzia Monteverdi
Consiglio di Amministrazione:
Lucia Calvosa, Luca D’Aprile, Peter Gomez,
Layla Pavone, Marco Tarò, Marco Travaglio
Centri stampa: Litosud, 00156 Roma, via Carlo Pesenti n°130;
Litosud, 20060 Milano, Pessano con Bornago, via Aldo Moro n° 4;
Centro Stampa Unione Sarda S. p. A., 09034 Elmas (Ca), via Omodeo;
Società Tipografica Siciliana S. p. A., 95030 Catania, strada 5ª n° 35
Concessionaria per la pubblicità per l’Italia e per l’estero:
Publishare Italia S.r.l., 20124 Milano, Via Melchiorre Gioia n° 45,
tel. +39 02 49528450-52, fax +39 02 49528478
mail: [email protected], sito: www.publishare.it
Distribuzione: m-dis Distribuzione Media S.p.A. - Via Cazzaniga, 19
20132 Milano - Tel. 02.25821 - Fax 02.25825306
Resp.le del trattamento dei dati (d. Les. 196/2003): Antonio Padellaro
Chiusura in redazione: ore 22.00
Certificato ADS n° 7877 del 09/02/2015
Iscr. al Registro degli Operatori di Comunicazione al numero 1859
COME ABBONARSI
È possibile sottoscrivere l’abbonamento su:
https://shop.ilfattoquotidiano.it/abbonamenti/
Oppure rivolgendosi all’ufficio abbonati
tel. +39 0521 1687687, fax +39 06 92912167
o all’indirizzo email: [email protected]
• Servizio clienti
[email protected]
CRONACA
Domenica 20 Settembre 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO |
NAPOLI
Omicidio Saraiello,
un selfie rilancia
la pista della camorra
SULLA MORTE di Andrea Saraiello, il 26enne ammazzato a colpi di pistola venerdì sera, in una strada
della periferia nord di Napoli, ora si allunga l’ombra della camorra.
L’ipotesi di un’esecuzione mafiosa sta
prendendo corpo in modo sempre più
consistente nelle ultime ore. L’ipotesi è
che ad uccidere il ragazzo, incensurato,
q
sarebbero stati i sicari di un clan al quale
avrebbe pestato i piedi. Ad accreditare lo
sviluppo delle indagini, c’è un’immagine
pubblicata dalla stessa vittima sul suo
profilo Facebook poche ore prima della
sua esecuzione, un selfie che ritrae l’autore mentre impugna una pistola dorata e
la punta alla tempia. All’immagine, è associata una frase: “Io me la sento. E voi?”.
» 11
Secondo chi sta indagando, gli assassini di
Saraiello sarebbero da cercare tra i boss
della droga che detengono il monopolio
nell'area nord di Napoli.
Il profilo Facebook su cui sono comparse
le immagini è intestato a uno pesudonimo, tale Andrea Thomas, ma le foto pubblicate sulla bacheca ritraggono Andrea
Saraiello.
La Barracciu, i sindacati
e il “reato in senso lato”
Il sottosegretario inferocito su Twitter per le assemblee che chiudono
i monumenti. Poi la comica marcia indietro diventa un tormentone virale
D’
accordo, venerdì era il giorno dello sde- infatti non manca chi glielo fa notare. Le crigno. Il Partito democratico era in agi- tiche incalzano, il sottosegretario un po’ si
tazione per i fattacci del Colosseo. Parola pente. Qualcuno a quel punto si incuriosisce
d’ordine: picchiare duro sui sindacati cattivi. e giustamente le chiede: “Che tipo di reato?”.
Quando parte la campagna, i soldati renziani Ecco il capolavoro della Barracciu: “Reato in
su Twitter vanno in battaglia come un sol uo- senso lato”. Una nuova, peculiare figura giumo. Ma come spesso accade,
ridica.
qualcuno si fa prendere la
mano. Stavolta ad esagerare è A processo
TWITTER non perdona. I voli
Francesca Barracciu. L’ono- L’onorevole del Pd
pindarici del sottosegretario
revole, bisogna capirla, è pardi Franceschini fanno il giro
ticolarmente sensibile all’ar- accusata a Cagliari
della Rete e si guadagnano
gomento: è sottosegretario ai per 78 mila euro
pure un hashtag tutto loro:
Beni Culturali. Il Colosseo è
#reatoinsensolato. Se il dicasa sua. Allora inforca Twit- di rimborsi sospetti
battito non fosse così grotteter e dà fiato alla sua inquiesco, forse ci sarebbe da preoctudine, ma le sfugge un cincuparsi davvero: una persona
guettio un po’ esagerato: “Assemblea sinda- con responsabilità di governo che definisce
cale che danneggia centinaia di turisti pagan- un’assemblea sindacale una violazione della
ti che dedicano 1 giorno di ferie al #Colosseo legge non è un manifesto incoraggiante del
e decine di guide turistiche è 1 reato!”. Al di là livello della nostra politica. Alla fine è la stessa
della sintassi, il pensiero è piuttosto ardito. E Barracciu a specificare il suo pensiero: “Ma
GIORNALISMI
» DANIELA RANIERI
L
a cosa più atroce
dell’articolo “La
morte solitaria di
Maria Carmela, la
professoressa che diventò
invisibile” uscito su Repubblicail 18 settembre è immaginare l’autore Francesco
Merlo, col suo aplomb e i
suoi abiti sartoriali, “incollato” sulla Collatina, si spera in macchina con autista,
invece che sfrecciante, come sarebbe stato più consono a solerte cronista, sulla
d a l u i v i t u p e r a t a R oma-L’Aquila, quattro corsie
di pura audacia per soli 1 euro e 50 di pedaggio.
E DIRE che gli era sembrata
una gita fuori porta, via da
quel centro che pare Bangkok, coi perdigiorno del
Colosseo in sciopero. Invece tanto a disagio s’è sentito,
Merlo, da confondere origini e etimologie, e pensare
che “C ol la ti na ” venga da
“colla”, nome che evoca gli
slums di Bucarest, e non da
Lucio Tarquinio Collatino,
console romano. O forse era
una motto di spirito, un frizzo amaro. E sì perché la
brutta storia che gli ha ispirato il pezzo, il ritrovamento del corpo di una donna
morta da due anni in una casa di Ponte di Nona (dove arrivare “è un incubo, una distopia urbana dicono gli architetti”, e pare ieri, che
Merlo voleva rammendare
Al governo Francesca Barracciu Ansa
dai su, possibile che non si capisca che è una
iperbole” e poi: “I diritti di ciascuno finiscono
dove iniziano quelli degli altri, come la libertà”.
La libertà di Francesca Barracciu, secondo
la procura di Cagliari, nel passato recente è
stata interpretata dall’onorevole del Pd in
modo piuttosto estensivo. Il sottosegretario
del Mibact è sotto processo per peculato aggravato: l’accusa è di essersi messa in tasca in
modo illecito 78 mila euro dei fondi pubblici
destinati all’attività politica, quando era con-
sigliere regionale in Sardegna. Si era difesa
presentando gli scontrini che avrebbero dovuto dimostrare i “24 mila chilometri l’anno”
ai quali è stata costretta, evidentemente, da
un’incessante attività politica. Non è riuscita
a evitare il processo, che comunque non le è
costato la poltrona. Ora attende –serenamente, dice lei –il giudizio. Fino a prova contraria,
non ha compiuto ancora nessun reato. In senso lato, s’intende.
TO. RO.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La tragedia e la penna Come trasformare un caso di cronaca nera in un esercizio di stile
L’odore delle case
dei morti: la periferia
vista dal salotto chic
La storia
Maria
Carmela
Privitera era
un’insegnante
di Roma.
Il suo
cadavere è
stato
ritrovato
pochi giorni fa
quando
l’ufficiale
giudiziario è
entrato in
casa sua per
eseguire un
ordine di
sfratto.
Abitava a
Ponte di
Nona,
periferia di
Roma, aveva
63 anni ed era
rimasta senza
vita da due,
senza che se
ne accorgesse
nessuno
le periferie con Renzo Piano), conteneva tutti gli elementi per un pezzo di critica
sociale in cui mischiare agevolmente i dettagli atroci
della cronaca nera ai rilievi
schiaccianti della sociologia.
MAGARI CITANDO Ballard e
guasta e anime marce”, al
punto “che persino un vecchio cronista di stomaco
forte si è sentito rivoltare le
budella”.
E qui la si può buttare in
sociologia: critica dell’alienazione suburbana e della
società che emargina e annienta i più deboli, quando
“una volta Roma sembrava
inventata per loro, perché era la città madre della dolcezza italiana” (Fellini? Pasolini? Mah, forse un collage
di immagini nostalgiche e
fané).
il suo condominio straniante, per poi abbandonarsi alle
atmosfere di Simenon per il
misto di morbosità e distacco che emana dai casi freddi
di due anni, o ispirarsi a
Sciascia per l’omertà di retiSIAMO in un
centi testimoni.
condominio,
Non fosse che
ma non vi scalper il dettaglio Forte disagio
date: “Non sono
c h e l a m o r t e Al cronista
i condomini
puzza (e qui ci
londinesi né les
starebbe Cioran in abito sartoriale
grands ensame il Sommario di Roma pare
b l es p a ri g i ne ,
de co mp os iz iosono piuttosto
ne, ma meglio Bangkok e Ponte
non puntualiz- di Nona uno slum l’esasperazione
della palazzina
zare sui tempi
rom ana”, con
del disfacimen- di Bucarest
personaggi che
to umano), ché
sembrano fatti
poi non è tanto
quello, “il forte e normale o- apposta per le velleità di chi
dore di un povero cadave- non è riuscito a diventare
re”, quanto “l’intollerabile scrittore: un cadavere, un
tanfo di putrefazione di carabiniere, un militare delun’intera comunità: carne la GdF e ben due medici con-
dotti, uno
più omertoso dell’altro,
chiamati per
cognome,
come in Camilleri.
Ma “sono i dettagli insi- l’odore delle case dei vecchi
g n i f i c a n t i c h e , i n f i l a t i de La grande bellezza, ma
nell’ingranaggio di questo Merlo la rende più barocca
giallo senza omicidio, han- che trash, col dettaglio del
no trasformato la macchina rosario della povera donna,
per abitare di Maria Carme- come nel Gattopardo.
la in una tomba con angolo
cottura”, dice Merlo. E hai “NEL PALAZZO -sepolcro”,
voglia, a dettagli insignifi- dove tutto trasuda decadenza, l’umore
canti.
dell’autore stan“ P r o b a b i lco, ammorbato,
mente, prima di
si volge in collemorire, ha cerra per chi ha lacato il letto, for- Citazionismo
sciato sola la pose è caduta o Sembra quasi
vera donna,
forse si è piegacompresi noi
ta, sicuramente una “Grande
che leggiamo.
l’hanno trovata bellezza” ma più
E se per dare
supina, leggermente ricurve barocca che trash, addosso ai lavoratori in sciopele gambe che a- con un dettaglio
ro basta il pelo
veva malandadello stomaco
te, il viso anne- alla Gattopardo
del vecchio crorito e mumminista, qui serve
ficato. Chissà
se ha tentato di sollevarsi…”, un professionista, per travein un trionfo di sintassi mor- stire il cinismo con l’intratbosa ché manco Gadda col tenimento, e sacrificare l’ucadavere di Liliana Balduc- manità alla bravura.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ci. L’aura sepolcrale ricorda
Lontano
dagli occhi
Una strada
del quartiere
di Ponte
di Nona,
periferia
di Roma est
Facebook
Un Colosseo di menzogne
http://t-red.it/post/129406717070/un-colosseo-di-menzogne
nnessione sicura
1 di 4
HOME CHI SIAMO MOBILE RSS
Un po' di lavoro e un po' di equità.
Un Colosseo di menzogne
Succede che nel polo archeologico più importante d’Italia gli straordinari non vengano pagati da un
anno. Succede che i lavoratori del polo archeologico più importante d’Italia decidano di indire
un’assemblea sindacale per discutere di questo e di altre non irrilevanti questioni, e lo comunichino l’11
settembre alla Soprintendenza. Succede che la Soprintendenza decida di non coprire i turni dei
lavoratori in assemblea come è sempre stato fatto, non comunicando né ai turisti né alla cittadinanza
alcunché. Succede che il giorno dell’assemblea sindacale, una settimana dopo la convocazione della
stessa, i due principali quotidiani online lancino la notizia in contemporanea - facendo passare l’idea che
si tratti di uno sciopero a sorpresa e non di un’assemblea comunicata e autorizzata dalla dirigenza1.
Succede, a questo punto, che il Governo invece di cacciare il Soprintendente responsabile del caos
appena suscitato - nominato dallo stesso Governo pochi mesi prima - decida di lanciare una pesante
campagna contro i sindacati e i lavoratori, accusati dal Primo Ministro in persona di essere “contro
l’Italia” - nonostante non abbiano alcuna responsabilità nell'inefficienza della propria dirigenza. Succede,
infine, che la giornata di gogna mediatica e politica si concluda con l’approvazione in Consiglio dei
Ministri di un decreto legge d’urgenza con cui i musei diventano al pari degli ospedali e del trasporto
ferroviario “servizi pubblici essenziali”, ponendo la possibilità di indire assemblee e scioperi sotto
l’autorità dell’apposito garante.
Quello che colpisce di questa giornata di passione - oltre la virulenza degli attacchi ai sindacati da parte
del Governo e del Pd2 - è l’assoluto consenso con cui si sono mossi giornali e politici. Nessun giornalista
- tanto meno dell’illuminata Repubblica - ha pensato di ricostruire la vicenda in modo corretto3.
Nell’individuare nei sindacati il nemico giornali, politici e commentatori sono stati unanimi - e
incredibilmente coordinati.
Lungi da noi pensare che quel decreto legge fosse pronto da mesi e che la scelta del Soprintendente
(che risponde direttamente al ministro Franceschini) fosse in qualche modo mirata a risolvere una
vertenza cogliendo l’occasione per delegittimare i sindacati a livello nazionale. Lungi da noi.
Quello che rimane di questa giornata non è neanche un decreto legge che verrà quasi sicuramente
dichiarato incostituzionale (”è urgente perché ci sono i turisti” ha detto il ministro competente)4. Quello
che rimane di questa giornata è la dimostrazione di come le classi dirigenti di questo paese - politiche,
economiche, giornalistiche - abbiano individuato il nuovo nemico nazionale nei sindacati, le ultime grandi
organizzazioni popolari della nostra società. L’hanno deciso non per il prurito autoritario che le ha
sempre contraddistinte di fronte alle manifestazioni di contropoteri democratici nella società. L’hanno
deciso perché meglio di altri si sono rese conto che gli annunci roboanti di ripresa economica si
20/09/2015 14:13
Un Colosseo di menzogne
2 di 4
http://t-red.it/post/129406717070/un-colosseo-di-menzogne
scontrano con la vita concreta di ogni giorno di decine di milioni di italiani.
E allora bisogna trovare un nemico, per evitare di diventare loro stessi il nemico. E se la Lega la butta
sui profughi, le classi dirigenti (e i loro serv.. pardon, referenti politici) non possono certo buttarla su chi è
veramente responsabile della situazione del nostro paese - cioè su loro stesse. Ed ecco allora trovato il
nemico perfetto: il sindacato, indebolito e diviso ma che si ostina a rappresentare quella parte del nostro
paese che ogni giorno si sveglia la mattina e porta avanti la baracca, senza i privilegi di chi comanda e
dei loro lacchè.
Purtroppo per loro, questa strategia è destinata a fallire. Non per la reazione del sindacato - ripiegato su
se stesso ed in fase confusionale - quanto perché la gente non è così idiota come loro pensano. I
lavoratori vivono sulla propria pelle cosa sia la crisi economica: la vivono nella difficoltà di trovare un
lavoro, la vivono nel trovare lavori con salari da fame e diritti azzerati, la vivono nel vedere i privilegiati
che prosperano nelle propria corruzione e nella propria arroganza.
Nonostante le apparenze, il loro sistema - questa strana democrazia autoritaria in cui ci stanno
cacciando - non ha più consenso nella società. E se nel vuoto di consenso si celano i tenebrosi fantasmi
dell’autoritarismo e del fascismo, è altrettanto vero che in esso si annidano enormi possibilità per chi
voglia ricostruire una democrazia in cui il potere sia esercitato dal popolo e per conto del popolo.
Aggiornamento. Su La Stampa è comparso un articolo a firma Ugo Magri in cui si ipotizza (con uno di
quei finti retroscena che puzzano lontano un chilometro di comunicato stampa) che il decreto fosse
pronto da parecchie settimane (per il giornalista sin dallo “sciopero” di Pompei - si trattò anche in quel
caso di un’assemblea autorizzata da una Soprintendenza di nomina governativa). Non solo: il ministro
Franceschini sarebbe stato informato da giorni sulla situazione e ne avrebbe perfino informato il
presidente Mattarella (che quindi avrebbe preventivamente approvato la reazione “forte” del Governo). Il
giornale di Marchionne saluta questo atteggiamento come un segno positivo del “decisionismo” del
Governo.
—- ★ —1. Ad un certo punto si sono persino messi a dire che all’estero non potrebbe mai succedere che un
museo nazionale o un monumento chiuda per sciopero: cosa che non sta né in cielo né in terra.
2. Il punto più alto l’ha raggiunto la già candidata alla presidenza della Regione Sardegna (poi ritiratasi
per le spese fuori controllo effettuate da consigliere regionale) e ora Sottosegretaria ai Beni Culturali
Francesca Barracciu, che ha definito l’assemblea sindacale “un reato”. La sinistra del Pd (sia renziana
che non) ha detto qualcosa, ma senza esagerare. Per esempio il presidente Orfini riconosce (bontà sua)
che ai lavoratori bisogna dargli gli straordinari avanzati, però di contro loro non devono ricorrere a
queste “forme di lotta” così spregiudicate come un’assemblea sindacale autorizzata dalla dirigenza con
una settimana di anticipo.
3. Anzi, per gradire oggi La Repubblica ospita un commento del giornalista Francesco Merlo che
definisce “autentica diserzione” (usando un inquietante ma significativo linguaggio militare) l’assemblea
dei lavoratori e “odiosa reazione corporativa” la richiesta di avere finalmente pagati un anno di
straordinari già effettuati.
4. E’ giusto anche sottolineare come i diritti di organizzazione dei lavoratori siano in questi mesi sotto
attacco in parecchi paesi europei: in Inghilterra, Finlandia, Ucraina e perfino in Germania.
Tweet
Mi piace
89
Condividi
3,4mila
20/09/2015 14:13