educazione terapeitica saggio breve

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educazione terapeitica saggio breve
Saggio breve di Flavia Mazzitelli – corso di formazione professionale 2007
L’educazione terapeutica
Il moltiplicarsi delle nuove strategie di cura delle malattie croniche ed il
contemporaneo sviluppo di tecnologie di comunicazione avanzate hanno
modificato sensibilmente la necessità di conoscenza dei pazienti portatori di
tali patologie relativamente alla propria condizione. Tale processo ha fatto sì
che la semplice informazione non sia più sufficiente ma nasce il bisogno di un
vero proprio processo educativo che consenta al paziente di sviluppare
modalità di coping adeguate alla sua condizione.
Nel 1998 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicato un
programma indirizzato alla formazione degli operatori che dovranno seguire i
pazienti in questo percorso, in questa pubblicazione è evidente che
l’infermiere sia la figura più adeguata a questa funzione nella maggior parte
delle situazioni. D’altro canto noi infermieri avevamo già da tempo questa
consapevolezza che è espressa sia nel Profilo Professionale (D.M. 739 del
14-9-94).” …l’assistenza infermieristica….è di natura tecnica, relazionale,
educativa che nel Codice Deontologico (12-5-99) “…l’infermiere ascolta,
informa, coinvolge la persona e valuta con la stessa i bisogni
assistenziali….”. Patricia Banner nel suo libro (L’eccellenza nella pratica
clinica dell’infermiere, McGraw-Hill, 2003, pag.36) identifica tra le aree della
pratica infermieristica il ruolo d’aiuto e la funzione d’insegnamento-coaching.
I pazienti fanno affidamento sugli infermieri per tipi d’aiuto differenti da quelli
che si attendono o ricevono da altre professioni d’aiuto. Il prestare aiuto
dell’infermiere talvolta comprende semplicemente il coraggio di essere con il
paziente, offrendogli qualsiasi conforto consentito dalla situazione. Le
competenze specifiche per l’esercizio del ruolo d’aiuto sono:
- Creare un clima idoneo e stabilire un programma d’impegno terapeutico
(relazione terapeutica);
- Assicurare misure di comfort e preservare l’individualità di fronte al dolore;
- Essere presente accanto al paziente;
- Massimizzare la partecipazione del paziente e controllare il suo recupero;
- Guidare il paziente attraverso cambiamenti emozionali, indirizzare,
insegnare, mediare.
Il ruolo di insegnamento-coaching è sicuramente quello che maggiormente ha
a che vedere con l’educazione terapeutica: gli infermieri diventano esperti
nell’allenare il paziente attraverso la malattia. Gli infermieri prendono ciò che
è estraneo e fonte di timore per il paziente e lo rendono familiare e, quindi,
meno spaventoso. Queste operazioni richiedono grandi capacità in quanto il
discente è malato e vulnerabile.
Le principali competenze richieste per questo ruolo, oltre ovviamente alla
conoscenza della patologia, della sua evoluzione e delle terapie in atto sono:
- Saper cogliere la disponibilità del paziente all’apprendimento;
- Aiutare i pazienti ad integrare nel proprio stile di vita le implicazioni della
malattia;
- Far emergere l’interpretazione che il paziente ha della malattia;
- Dare una spiegazione delle procedure;
- Rendere accessibili e comprensibili gli aspetti culturalmente evitati di una
malattia.
Per gli infermieri è implicito il ruolo educativo svolto nel loro quotidiano, ma è
necessario formalizzare questi saperi in modo che possano essere
riconosciuti e tramandati, è questo il senso del documento dell’OMS visto
dall’infermiere. Inoltre il confronto tra pari e l’utilizzo del lavoro di gruppo per
costruire strumenti educativi utilizzabili nelle diverse realtà, devono essere i
metodi per far si che l’utenza sia sempre più consapevole di avere un ruolo
attivo nella conduzione delle strategie di cura della propria malattia.
Andragogia
L'andragogia 1 è una teoria unitaria dell'apprendimento ed educazione degli
adulti. Il termine è stato coniato in contrapposizione a quello di pedagogia,
che deriva dal greco pa?? pais, bambino, e ? ?? ago, condurre. Si tratta di
un modello incentrato sulla comprensione della diversità di bisogni e interessi
di apprendimento degli adulti rispetto ai bambini, che ha trovato in Malcom
Knowles il suo massimo esponente.
La teoria andragogica sviluppata da Malcom Knowles di basa sui seguenti
presupposti fondamentali:
1. Il bisogno di conoscere: gli adulti sentono l'esigenza di sapere perché
occorra apprendere qualcosa. Tough (1979) ha scoperto che quando
gli adulti iniziano ad apprendere qualcosa per conto loro investono una
considerevole
energia
nell'esaminare
i
vantaggi
che
trarranno
dall'apprendimento. Il primo compito del facilitatore dell'apprendimento
è aiutare i discenti in questo risveglio di consapevolezza (Freire): egli
può
addurre
come
minimo
degli
argomenti
sul
valore
dell'apprendimento nel migliorare l'efficienza della performance dei
discenti o della loro qualità di vita.
2. Il concetto di sé del discente: gli adulti hanno un concetto di sé di
persone autonome e responsabili. Tuttavia nella formazione ritornano al
vecchio modello studente/dipendente, ritornano al condizionamento
ricevuto nelle loro precedenti esperienze scolastiche, incrociano le
braccia e dicono:"Insegnatemi!". Il formatore deve spendere quindi
molte energie nel sollecitare l'attività.
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Definizione di Wikipedia come risulta al 27-11-2007
3. Il ruolo dell'esperienza: la maggiore esperienza degli adulti assicura
maggiore ricchezza e possibilità d'utilizzo di risorse interne. Qualsiasi
gruppo di adulti sarà più eterogeneo – in termini di background, stile di
apprendimento, motivazioni, bisogni, interessi e obiettivi – di quanto
non accada in gruppi di giovani. Da qui deriva il grande accento posto
nella formazione degli adulti sull'individualizzazione delle strategie
d'insegnamento e di apprendimento, sulle tecniche esperienziali
piuttosto che trasmissive e sulle attività di aiuto tra pari. La maggiore
esperienza può avere anche tratti negativi nel senso di una maggiore
rigidezza negli abiti mentali, delle prevenzioni, delle presupposizioni e
nella chiusura rispetto a idee nuove e diverse modalità di approccio.
Un'altra ragione che sottolinea l'importanza dell'esperienza è che,
mentre per i bambini l'esperienza è qualcosa che capita loro, per gli
adulti essa rappresenta chi sono. Essi cioè tendono a derivare la loro
identità personale dalle loro esperienze.
4. La disponibilità ad apprendere: quanto viene insegnato deve
migliorare le competenze e deve poter essere applicato in modo
efficace alla vita quotidiana.
5. L'orientamento verso l'apprendimento: non deve essere centrato
sulle materie ma sulla vita reale. Gli adulti infatti apprendono nuove
conoscenze, capacità di comprensione, abilità e atteggiamenti molto
più efficacemente quando sono presentati in questo contesto. Questo
punto ha un'importanza cruciale nelle modalità di esposizione
dell'insegnante, degli obiettivi e nei contenuti definiti e nella
progettazione più generale dell'intervento formativo.
6. La motivazione: nel caso degli adulti le motivazioni interne sono in
genere più forti delle pressioni esterne. Tough (1979) ha scoperto che
tutti gli adulti sono motivati a continuare a crescere e a evolversi, ma
che questa motivazione spesso viene inibita da barriere quali un
concetto negativo di sé come studente, l'inaccessibilità di opportunità o
risorse, la mancanza di tempo e programmi che violano i principi
dell'apprendimento degli adulti. In questo gioca anche un ruolo
fondamentale la promozione dell'autodeterminazione, soddisfacendo i
bisogni psicologici innati di competenza, autonomia e relazione. La
competenza consiste nel sentirsi capaci di agire sull'ambiente
sperimentando sensazioni di controllo personale. L'autonomia si
riferisce alla possibilità di decidere personalmente cosa fare e come. Il
bisogno di relazione riguarda la necessità di mantenere.
Empowerment
L'empowerment
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è un processo che dal punto di vista di chi lo esperisce,
significa "sentire di avere potere" o "sentire di essere in grado di fare".
Costituisce una modalità dell'operatore sociale di accostarsi a chi ha un
problema o a coloro che gli sono vicini e fare in modo che questi possano
aiutarsi più di quanto potrebbero fare se fossero lasciati da soli, sopraffatti
dalle difficoltà e in preda all'impotenza. È alla base del lavoro di rete in
quanto mira ad attribuire o a riattribuire potere d'azione al sociale cioè ad una
pluralità di persone in connessione. È un processo che permette agli
individui, alle comunità di raggiungere il controllo della propria vita. Il soggetto
accresce il proprio potere rispetto ad un oggetto, si ha un maggior sviluppo
del senso di sé, maggiori abilità nella comprensione delle forze che impattano
sulla propria società quotidiana,sviluppa un maggior senso di sé, sviluppa
strategie per il raggiungimento di scopi personali.
La psicologia usa il concetto di empowerment come promotore della salute.
La parola empowerment non è stata tradotta degli studiosi italiani nella nostra
lingua poiché questa mancherebbe di quel significato specifico e ricco di
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Definizione di Wikipedia come risulta al 27-11-2007
significato che tale costrutto è realmente. Esistono vari empowerment come
quello psicologico, che riguarda le capacita individuali dell’individuo, quello
delle organizzazione che riguarda la capacità degli attori presenti in queste
nel responsabilizzarsi e nel conivolgersi e quelle delle comunità che riguarda
la comunità stessa a una migliore qualità. Un problema legato al concetto di
empowerment è la sua misurazione, essendo soggettivo e diverso nei vari
contesti degli individui, è un costrutto dinamico e non stabile della personalità
Il contesto dell'empowerment stabilisce che il benessere dell'individuo è
collegato alla sua società e politiche alle quali appartiene, quindi punta ad
una migliore qualità di vita inserita nella comunità.
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