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rivista n. 5 - marzo 2015 EditorialE a chE punto siamo di antonio albanese Economia E Finanza il dEcrEto millE-proroghE: primE ossErvazioni di luciana marino diritto sovraindEbitamEnto: opErativE lE rEgolE di antonio bevacqua politica EstEra a cuba, un viaggio nEl tEmpo di Federico solfaroli camillocci scEnari da guErra FrEdda dEl XXi sEcolo obiEttivo grandE russia di graziella giangiulio e antonio albanese ambiEntE comE tutEliamo l’ambiEntE? di Elena giacone attività addEstrativa brEvEtto sportivo tEdEsco “dsa” pEr i soci urFi di Fabio Federico rassEgna stampa urFi sommario EditorialE pagina 3 a chE punto siamo di antonio albanese Economia E Finanza pagina 4 il dEcrEto millE-proroghE: primE ossErvazioni di luciana marino diritto pagina 6 sovraindEbitamEnto: opErativE lE rEgolE di antonio bevacqua politica EstEra pagina 10 a cuba, un viaggio nEl tEmpo di Federico solfaroli camillocci politica EstEra pagina 17 scEnari da guErra FrEdda dEl XXi sEcolo obiEttivo grandE russia di graziella giangiulio e antonio albanese ambiEntE pagina 28 comE tutEliamo l’ambiEntE? di Elena giacone attività addEstrativa pagina 35 brEvEtto sportivo tEdEsco “dsa” pEr i soci urFi di Fabio Federico la rassEgna stampa rivista urFi n. 5 - marzo 2015 pagina 42 Direttore Responsabile: Antonio Albanese Hanno collaborato a questo numero: Antonio Albanese; Antonio Bevacqua; Fabio Federico; Elena Giacone; Graziella Giangiulio; Luciana Marino; Federico Solfaroli Camillocci. Caporedattore: Graziella Giangiulio Progetto grafico e impaginazione: Deborah Giovenchi - OnofF (Roma) Reg. Trib. di Roma: n. 5 del 21/01/2014 rivista urFi EditorialE A che punto siamo di antonio albanese Questo numero conferma come ormai si sia cementato intorno alla nostra rivista un gruppo di professionisti che ci consente di trattare qualsiasi tema. Lo facciamo con spirito volontaristico e senza pretesa di esaustività, non desiderata in una rivista non specialistica, ma al tempo stesso anche senza timore di errore dato il “peso specifico” degli autori di volta in volta coinvolti. È d’altronde il tratto caratteristico “genetico” degli Ufficiali Riservisti è sempre stato questo: offrire al Corpo un valido sussidio, temporaneo, ma richiamabile alla bisogna, per supportare al meglio la forza in servizio permanente effettivo. Così si realizza uno dei tenti scopi della nostra Associazione : essere il punto d’incontro di tutti gli Ufficiali Riservisti del Corpo, con lo scopo dichiarato «di perseguire, favorire ed incentivare il legame e l’interscambio delle esperienze professionali tra gli Ufficiali di complemento della Guardia di Finanza, promuovendone, a livello locale, nazionale e internazionale, il legame stabile con il Corpo della Guardia di Finanza» (estratto dallo Statuto). Venendo al contenuto di questo numero, una analisi di settore su di un provvedimento specifico viene effettuata da Luciana Marino: si tratta dell’ormai consueto decreto “mille-proroghe” pubblicato nella G.U. n. 49 del 28 febbraio 2015 del quale vengono succintamente esaminati gli aspetti di carattere fiscale. Antonio Bevacqua si è soffermato sul tema del sovraindebitamento analizzando le nuove regole ormai operative. Il lettore ricorderà che tale normativa é stata introdotta, in questi tempi di forte crisi economica e finanziaria, per la necessità di attribuire alle situazioni di insolvenza del debitore non fallibile (PMI o società artigiane, ad esempio) ovvero del consumatore la possibilità della cancellazione dei debiti al fine di ripartire da zero e di riacquistare un ruolo attivo nell’economia, senza restare schiacciati dal carico dell’indebitamento preesistente. I nostri autori non disdegnano altresì di cimentarsi su temi anche non strettamente attinenti al diritto ed alla fiscalità o alle questioni geopolitiche e militari, che sono tradizionalmente le tematiche di più diretto interesse, come dimostra il contributo sulla tutela dell’ambiente di Elena Giacone. Una “chicca”, che attirerà certamente l’attenzione dei nostri lettori più “in forma” è costituita certamente dal contributo di Fabio Federico, nostro responsabile per le attività addestrative, che ha analizzato il tema del brevetto sportivo tedesco “DSA” per i soci URFI. Una analisi ulteriore di politica estera è costituita infine dal contributo sulla situazione di Cuba ad opera di Federico Solfaroli Camillocci. n. 5 - marzo 2015 pagina 3 rivista urFi Economia E finanza Il decreto mille-proroghe: prime osservazioni di luciana marino * Nella Gazzetta Ufficiale n. 49 del 28 febbraio 2015 è stata pubblicata la legge di conversione, con modificazioni, del decreto legge di conversione del decreto-legge 31 dicembre 2014, n. 192 recante: «Proroga di termini previsti da disposizioni legislative», brevemente denominato “mille proroghe”. Il provvedimento contiene rilevanti modifiche al decreto legge originario, talune di particolare interesse per il settore tributario, di seguito succintamente descritte. L’articolo 3-bis sospende dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto fino al 31 dicembre 2015 l’efficacia dell’articolo 1, comma 7, della legge di stabilità per il 2015 che ha esteso alle imprese fino a 499 dipendenti la platea dei soggetti beneficiari degli interventi del Fondo di garanzia per le Piccole e medie imprese. * Le opinioni espresse impegnano solo l’Autore. n. 5 - marzo 2015 Sono fatte comunque salve le garanzie eventualmente concesse fino alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto. Il comma 8-bis dell’art. 10 posticipa di un anno l’operatività delle semplificazioni in materia di imposta sul valore aggiunto (IVA) previste dall’articolo 1, comma 641 della legge 23 dicembre 2014, n. 190 (legge di stabilità per il 2015) e relative all’eliminazione dell’obbligo di presentazione della dichiarazione IVA unificata e della comunicazione dati IVA. Infatti, la decorrenza delle modifiche apportate con il citato comma viene fatta slittare al momento della dichiarazione relativa all’imposta sul valore aggiunto dovuta per il 2016. Il comma 12-vicies, da par suo, stabilisce il differimento al 31 dicembre 2017 dell’esecuzione del recupero dell’accisa nei confronti del soggetto obbligato al pagamento, ove lo stesso non risulti penalmente responsabile, all’esito pagina 4 rivista urFi Economia E finanza di un procedimento penale definito con sentenza anteriore al 1° aprile 2010. Il differimento dell’esecuzione è disposto in attesa di apposita regolamentazione che disciplini l’estinzione definitiva della pretesa tributaria nei confronti di questi contribuenti incolpevoli che, oltre al danno perpetrato dalle organizzazioni criminali, hanno subito la beffa di un carico tributario particolarmente oneroso, per giunta fondato su disposizioni tributarie particolarmente incerte ed ambigue. Inoltre, il comma 11-bis posticipa all’anno 2016 l’operatività della disciplina dell’imposta municipale secondaria, di cui all’articolo 11 del D.Lgs. n. 23 del 2011, in materia di federalismo fiscale municipale. Di conseguenza si proroga di un anno l’operatività dei vigenti tributi comunali (TOSAP, COSAP imposta comunale sulla pubblicità e diritti sulle pubbliche affissioni, canone per l’autorizzazione all’installazione dei mezzi pubblicitari e addizionale per l’integrazione dei bilanci degli enti comunali di assistenza), che verranno sostituiti dall’IMU secondaria a decorrere dal 2016. I commi 12-ter e 12-quater dell’articolo 10 apportano modifiche alla disciplina dei requisiti dei centri di assistenza fiscale - CAF, introdotta dal decreto legislativo in materia di semplificazioni fiscali (D.Lgs. n. 175 del 2014). Si interviene in particolare sull’articolo 35, comma 2 del predetto D.lgs. 175/2014, posticipando al 30 settembre 2015, in luogo del 31 gennaio 2015, il termine entro il quale i centri che richiedono l’autorizzazione all’esercizio dell’attività di assistenza fiscale devono presentare una relazione tecnica, dalla quale emerga il rispetto dei requisiti sulle garanzie di idoneità tecnico-organizzativa del centro, la formula organizzativa assunta anche in ordine ai rapporti di lavoro dipendente utilizzati, i sistemi di controllo interno nonché il piano di formazione del personale. Si interviene inoltre sull’articolo 35, comma 3 del predetto decreto, che reca la disciplina dei centri autorizzati successivamente al 13 dicembre 2014. Per tali soggetti, la norma in esame precisa che il requisito del numero minimo di dichiarazioni trasmesse nei primi tre anni di attività (necessario allo svolgimento n. 5 - marzo 2015 dell’attività di assistenza fiscale) si considera soddisfatto se è trasmesso annualmente un numero di dichiarazioni pari all’uno per cento, con uno scostamento massimo del 10 per cento, del rapporto risultante tra le dichiarazioni trasmesse dal centro in ciascuno dei tre anni e la media delle dichiarazioni complessivamente trasmesse dai soggetti che svolgono attività di assistenza fiscale nel triennio precedente, compreso quello considerato. Si posticipa, infine, di un anno l’applicazione dei predetti requisiti minimi: si prescrive dunque che le condizioni relative al numero di dichiarazioni trasmesse trovi applicazione anche per i centri di assistenza fiscale già autorizzati al 13 dicembre 2014 (data di entrata in vigore del decreto legislativo 175/2015), ma con riferimento alle dichiarazioni trasmesse negli anni 2016, 2017 e 2018, in luogo delle annualità 2015, 2016. Il comma 12-quinquies, invece, è volto ad estendere la concessione di un nuovo piano di rateazione dei debiti fiscali ai contribuenti decaduti dal beneficio fino al 31 dicembre 2014 che presentino richiesta entro il 31 luglio 2015. A seguito della presentazione della richiesta, non possono essere avviate nuove azioni esecutive. Se la rateazione è richiesta dopo una segnalazione effettuata da una pubblica amministrazione prima di eseguire un pagamento (ai sensi dell’articolo 48-bis del DPR n. 602 del 1973), la stessa non può essere concessa limitatamente agli importi che ne costituiscono oggetto. Con il comma 12-novies, si proroga dal 15 maggio 2015 al 31 dicembre 2015 il termine entro il quale si può utilizzare in compensazione il credito d’imposta riconosciuto per ogni lavoratore assunto a tempo indeterminato nelle aree del Mezzogiorno, così come previsto dall’articolo 2 del D.L. 13 maggio 2011, n. 70. La proroga del termine viene effettuata mediante modifica al vigente articolo 2, comma 6 del citato D.L. 70/2011 estendendo al 31 dicembre 2015 il termine entro il quale è consentita la compensazione del credito di imposta in discorso, senza quindi riaprire i termini entro i quali si può fruire dell’agevolazione in materia di incremento occupazionale nelle aree del Mezzogiorno. n pagina 5 rivista urFi diritto Sovraindebitamento: operative le regole di antonio Bevacqua * Con la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del 27 gennaio 2015 del D.M. 24 settembre 2014, n. 202, il Ministero della Giustizia ha emanato il Regolamento contenente i requisiti richiesti per l’iscrizione nel registro degli organismi di composizione della crisi da sovraindebitamento, in attuazione a quanto stabilito dall’art. 15 della legge 27 gennaio 2012, n. 3, come modificata dal D.L. 18 ottobre 2012, n. 179, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221. Vengono disciplinati, in tal modo, l’istituzione, presso il Ministero della Giustizia, del registro degli organismi deputati a gestire i procedimenti di composizione della crisi da sovraindebitamento e di liquidazione del patrimonio del debitore sovraindebitato, i requisiti e le modalità di iscrizione e di permanenza nel registro stesso, i criteri per la de* Le opinioni espresse impegnano solo l’Autore. n. 5 - marzo 2015 terminazione dei compensi spettanti agli organismi intervenuti nelle procedure. 1. il registro Il registro, tenuto presso il Ministero della Giustizia, Dipartimento per gli affari di giustizia, si articola in due sezioni, una sezione A nella quale sono annotati gli “organismi iscritti di diritto” e l’elenco dei gestori della crisi che vi appartengono, ed una sezione B che contiene gli “altri organismi” e l’elenco dei relativi gestori. Sono iscritti di diritto nella sezione A del registro, anche quando associati fra loro, su semplice domanda: • gli organismi di conciliazione costituiti presso le Camere di commercio; • il Segretariato sociale; gli Ordini professionali dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, degli avvocati e dei notai. pagina 6 rivista urFi diritto I requisti richiesti agli organismi “iscritti di diritto” consistono: • nell’esistenza di un “referente” dell’organismo cui sia garantito un adeguato grado d’indipendenza. Il referente è la persona fisica che avrà il compito, secondo il regolamento di cui l’organismo dovrà dotarsi, di indirizzare e coordinare l’attività dell’organismo, compreso il conferimento degli incarichi ai gestori della crisi; • nel rilascio di una polizza assicurativa con massimale non inferiore a un milione di euro. Tale polizza dovrà coprire gli eventuali danni patrimoniali derivanti dallo svolgimento del servizio; • nella conformità del regolamento dell’organismo alle disposizioni del D.M. 202/2014. Sono invece iscritti nella sezione B, a domanda, gli organismi costituiti dai Comuni, dalle Provincie, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dalle Università pubbliche. Ai requisiti già richiesti agli “iscritti di diritto” se ne aggiungono altri: • l’organismo deve essere costituito quale articolazione interna dell’Ente; • l’organismo deve dimostrare di aver ricevuto la disponibilità a svolgere le funzioni di gestione della crisi in via esclusiva da parte di non meno di cinque soggetti gestori della crisi; • l’organismo deve avere una sede. 2. il gestore della crisi Gli organismi svolgono il proprio servizio di composizione attraverso la figura del “gestore della crisi”, persona fisica che agisce sia individualmente, sia collegialmente. Ai soggetti gestori della crisi, iscritti negli elenchi del registro sono richiesti particolari requisiti di qualificazione professionale che consistono: a) nel possesso della laurea magistrale, o titolo equipollente, in materie economiche o giuridiche; b) nel possesso di una specifica formazione acquisita tramite la partecipazione a corsi di perfezionamento di livello universitario o comunque organizzati dalle Camere di commercio, dal Segretariato sociale e dagli Ordini professionali in n. 5 - marzo 2015 convenzione con le Università pubbliche e private, di durata non inferiore a duecento ore in materia di crisi dell’impresa e di sovraidebitamento anche del consumatore. Viene altresì precisato che per i professionisti iscritti agli Ordini dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, degli avvocati e dei notai la durata dei corsi è ridotta a quaranta ore. È consentito agli ordinamenti professionali di individuare casi specifici di esonero sia dalla suddetta formazione, sia dall’aggiornamento biennale, oppure di fissare criteri di equipollenza dei corsi nell’ambito della formazione stessa e dell’aggiornamento. c) nello svolgimento di un periodo di tirocinio di almeno sei mesi presso uno o più organismi, curatori fallimentari, commissari giudiziali, professionisti indipendenti, professionisti delegati alle operazioni di vendita, che abbia consentito l’acquisizione delle competenze necessarie alle fasi di elaborazione ed attestazione di accordi e piani omologati di composizione della crisi da sovraindebitamento, di accordi omologati di ristrutturazione dei debiti, di piani di concordato preventivo e di proposte di concordato fallimentare omologati, di verifica dei crediti e di accertamento del passivo, di amministrazione e di liquidazione dei beni. Tali disposizioni, è precisato, non si applicano ai professionisti iscritti agli Ordini dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, degli avvocati e dei notai. d) nell’aggiornamento biennale nelle materie riguardanti la crisi d’impresa ed il sovraindebitamento, della durata non inferiore a quaranta ore, acquisito attraverso la frequenza di corsi organizzati dagli Ordini professionali o dalle Università. Oltre ai requisiti di professionalità sopra indicati, ai soggetti che intendano iscriversi nel registro quali gestori della crisi, sono richiesti particolari requisiti di onorabilità che consistono nel: a) non versare in una delle condizioni di ineleggibilità o di decadenza prevista dall’art. 2382 del codice civile (interdetto, inabilitato, fallito, condannato ad una pena che importa l’interdizione, pagina 7 rivista urFi diritto anche temporanea, dai pubblici uffici o l’incapacità ad esercitare uffici direttivi); b) non essere stati sottoposti a misure di prevenzione ai sensi del D.Lgs. 159/2011 (antimafia); c) non essere stati condannati con sentenza passata in giudicato, salvi gli effetti riabilitativi: i) ad una pena detentiva prevista per reati che riguardano l’attività bancaria, finanziaria, mobiliare, assicurativa, i mercati ed i valori mobiliari, gli strumenti di pagamento; ii) alla reclusione per uno dei delitti di cui al titolo XI del libro V del codice civile (società e consorzi), di cui al R.D. 16/3/1942, n. 267 (fallimento, concordato preventivo, amministrazione controllata, liquidazione coatta amministrativa) e di cui all’art. 16 della legge 7 marzo 1996, n. 108 (antiusura); iii) alla reclusione non inferiore ad un anno per un delitto commesso contro la pubblica amministrazione, la fede pubblica, il patrimonio, l’ordine pubblico, l’economia pubblica, ovvero per un delitto commesso in materia tributaria; iv) alla reclusione superiore a due anni per aver commesso qualunque delitto non colposo; d) non avere riportato sanzioni disciplinari diverse dall’avvertimento. Per i tre anni successivi all’entrata in vigore del decreto (2015) i professionisti iscritti agli Ordini dei dottori commercialisti, degli avvocati e dei notai sono esonerati dall’aggiornamento biennale e dal corso di perfezionamento di quaranta ore se in grado di documentare di essere stati nominati, in almeno quattro procedure, curatori fallimentari, commissari giudiziali, delegati alle operazioni di vendita nelle esecuzioni immobiliari o per svolgere i compiti dell’organismo o del liquidatore nell’ambito della composizione della crisi. 3. obblighi Presso ogni organismo dovrà essere istituito n. 5 - marzo 2015 e tenuto un elenco dei soggetti gestori della crisi ed un registro informatico degli affari in cui annotare progressivamente i dati del debitore, del gestore designato e dell’esito del procedimento. Gli incarichi ai gestori della crisi vengono conferiti dal referente equamente, tenendo conto della natura e dell’importanza dell’affare. Prima del conferimento di ciascun incarico il referente deve sottoscrivere una dichiarazione dalla quale risulti che l’organismo non si trovi in conflitti d’interessi con la procedura. Tale dichiarazione dovrà essere portata a conoscenza del Tribunale contestualmente al deposito della proposta di accordo o di piano del consumatore o della domanda di liquidazione. Al momento del conferimento dell’incarico l’organismo dovrà comunicare al debitore la complessità della procedura fornendo allo stesso tutte le informazioni sugli oneri relativi all’incarico, i dati della polizza assicurativa ed un preventivo analitico del compenso. Ai creditori dovrà essere portato a conoscenza, a cura dell’organismo, l’accordo conluso per la determinazione del compenso. L’organismo ha l’obbligo di dotarsi di un regolamento di autodisciplina nel quale siano disciplinati i casi di decadenza o di sospensione dall’attività dei gestori che abbiano violato le norme relative ai requisiti ed allo svolgimento della procedura, prevedendo modalità di applicazione delle sanzioni e delle sostituzioni. L’organismo che violi gli obblighi imposti dal decreto, ivi compresi quelli di adozione delle misure sanzionatorie nei confronti del gestori, è soggetto alla sospensione e, nei casi più gravi, alla cancellazione dal registro. Nell’ambito dell’opera o del servizio prestato nell’organismo vige l’obbligo di riservatezza da parte di chiunque. Il gestore della crisi ed i suoi ausiliari non possono assumere diritti o obblighi connessi, direttamente o indirettamente, con gli affari trattati nella procedura, ad eccezione di quelli strettamente relativi alla prestazione dell’opera o del servizio. Gli stessi non possono percepire, sotto qualsiasi forma, compensi o utilità direttamente dal debitore. Il gestore della crisi dovrà essere indipendente rispetto alle parti, condizione che si pagina 8 rivista urFi diritto intende realizzata quando non si è legati al debitore ed a coloro che hanno interesse all’operazione da rapporti di natura personale o professionali tali da comprometterne l’indipendenza. In ogni caso il gestore non deve aver prestato, neanche per il tramite di soggetti con i quali è unito in rapporto di associazione pro- n. 5 - marzo 2015 fessionale, negli ultimi cinque anni, attività di lavoro autonomo o subordinato in favore del debitore, nè aver partecipato agli organi di amministrazione e controllo dello stesso. Tali condizioni, valide sia per il gestore, sia per lo stesso organismo, devono essere contenute in una dichiarzione sottoscritta per ciascun affare e resa nota al Tribunale. n pagina 9 rivista urFi Politica EStEra A cuba, un viaggio nel tempo di federico Solfaroli camillocci * Oggi si parte per Cuba con l’idea di scoprire un mondo destinato a cambiare presto. Il recente annuncio della ripresa delle relazioni diplomatiche tra L’Avana e gli Stati Uniti di Obama dischiude, infatti, nuovi scenari per il futuro dell’isola, dopo oltre cinquant’anni di embargo. Per la verità, un cambiamento significativo non appare così imminente. Il Congresso americano, a maggioranza repubblicana, non voterà facilmente la fine dell’embargo. Lo stesso Raul Castro ha spento gli entusiasmi ponendo condizioni, come la restituzione di Guantanamo e l’eliminazione di Cuba dalla lista dei Paesi che sostengono il terrorismo. Tuttavia, l’annuncio di Obama e l’avvio degli incontri delle due delegazioni segnano indubbiamente l’inizio di una nuova fase della storia cubana. * Le opinioni espresse impegnano solo l’Autore. n. 5 - marzo 2015 Più volte negli ultimi decenni il sistema nato con la Rivoluzione del 1959 è sembrato sull’orlo del collasso, ma sempre ha trovato il modo per perpetuarsi senza stravolgimenti. Insomma, la Rivoluzione continua, come proclamano enfaticamente i cartelloni governativi ai bordi delle strade. Una svolta potrebbe arrivare con la fine del governo della famiglia Castro (Raul ha già annunciato che non si ricandiderà nel 2018) e l’avvento di una nuova classe dirigente. Le grandi industrie americane, Coca Cola in prima fila, già scalpitano all’idea di aggredire un nuovo mercato. Tuttavia, la nostra impressione è che i cambiamenti non saranno immediati né radicali. Ai tanti turisti che approdano nell’isola ogni giorno e in ogni stagione Cuba appare come un pianeta unico, una realtà sociologica senza eguali, ricca di contraddizioni e di fascino. Andare fin laggiù soltanto per il mare, peraltro pagina 10 rivista urFi Politica EStEra bello come gli altri mari caraibici, sarebbe un peccato. Le particolarità di Cuba sono la gente, i colori, i luoghi, il modo di vivere, la storia, la società. Cuba dista solo 90 miglia dalla Florida, ma qui inizia davvero il continente latino-americano. I legami culturali, storici e politici con il Sud America sono palpabili. Su queste sponde ebbe inizio la colonizzazione da parte degli spagnoli. La storia dell’isola dal Cinquecento ad oggi è una storia travagliata, anche dopo l’indipendenza dalla Spagna ottenuta alla fine del XIX secolo. Il Novecento è stato segnato dal rapporto contrastato con il potente vicino statunitense, fino alla storica Rivoluzione del 1959, promossa da un’ottantina di combattenti che, al comando dell’avvocato Fidel Castro e del medico argentino Ernesto “Che” Guevara, partirono dal Messico a bordo dello yacht Granma, si rifugiarono sulle montagne della Sierra Maestra e, dopo due anni di azioni e guerriglia, vinsero la battaglia decisiva a Santa Clara, costringendo alla fuga il dittatore filoamericano Batista: il 1° gennaio 1959 Fidel Castro proclamò la vittoria. Confrontarsi con la storia recente di Cuba è imprescindibile anche per un turista distratto. L’eco di quegli eventi e di ciò che ne è seguito è onnipresente per le strade dell’Avana e dell’isola intera. Cartelloni con slogan del regime, musei e monumenti dedicati agli eroi della Rivoluzione, icone e libri in mostra ovunque. Nel centro della capitale il Museo della Rivoluzione celebra le imprese dei combattenti ed espone armi, carri armati e cimeli, fotografie e opere d’arte, compreso il celebre Granma, chiuso in un padiglione di vetro (curioso questo appellativo, Granma, che in inglese significa nonna, utilizzato poi dal regime per ribattezzare una provincia e addirittura il giornale del partito comunista cubano). L’icona per eccellenza è “Che” Guevara, il cui volto troviamo dappertutto, dai murales alle magliette. È l’eroe della Rivoluzione, il combattente che dopo una breve esperienza di governo imbracciò nuovamente il fucile per lottare in altre terre, dove trovò la morte. Certo, qui il suo mito sembra avere più senso che nell’opulento Occidente, ma chi, come noi, ha vissuto tante disillusioni della politica, n. 5 - marzo 2015 non riesce a emozionarsi più di tanto. A ben vedere, sull’operato di Che Guevara a Cuba dopo la Rivoluzione incombono tante ombre e la sua dichiarata vocazione al martirio ne depotenzia il mito1. La storia recente di Cuba si riflette in molti aspetti evidenti del suo vivere quotidiano. I macchinoni colorati risalenti all’epoca anteriore alla Rivoluzione ne sono la testimonianza più sorprendente. Attraversano numerosi e variopinti le vie della capitale e le strade fuori città trasportando gente del luogo o turisti. Alcuni di questi maestosi catorci non si sa bene come possano stare ancora in strada, altri sono tirati a lucido per la gioia dei fotografi. Sembra di stare in un mondo immaginario; quando il progresso li rottamerà si sarà perso molto. Girano anche automobili di altre epoche, dalle russe Lada degli anni Settanta, eredità del periodo in cui l’economia cubana era sostenuta dall’impero russo, a tipi più recenti, europei o orientali. La varietà dei mezzi di trasporto è tra le cose che più restano impresse di un viaggio a Cuba. Le strade brulicano di ogni mezzo immaginabile, dalla bicicletta ai motorini, dai sidecar a camion vecchi e nuovi, ai moderni pullman per turisti di fabbricazione cinese, fino a carri e calessi tirati da cavalli. Anche per questo, stare a Cuba significa fare un viaggio nel tempo: “il socialismo – annota lo scrittore tedesco Sascha Arango – ha fermato il tempo e ha conservato tutto”2. A Cuba si vive una diversa percezione del tempo. Impariamo per necessità a non avere fretta, ad avere pazienza. Lo sanno bene i cubani, che affollano gli ingressi delle rare banche o dei ristori a loro riservati o sostano alla fermata dell’autobus: l’attesa è comunque un’occasione per socializzare. E poi si impara ad apprezzare il valore delle risorse disponibili. In un Paese che da sempre fa i conti con la scarsezza di risorse e che, perciò, ha sviluppato una mentalità di lotta agli sprechi, il turista occidentale ipernutrito, supertecnologico e sprecone impara a riflettere sulla necessità di dosare i beni essenziali e le Sulla figura di Che Guevara e le contraddizioni del suo mito si veda l’interessante analisi del professor Luigi Zoja, in Utopie minimaliste, Chiarelettere, pag. 11 e seguenti. 2 Cuba, la bellezza prima della verità, La Lettura del Corriere della Sera del 15 febbraio 2015). 1 pagina 11 rivista urFi Politica EStEra fonti energetiche. “Nuestra principal fonte de riqueza es el ahorro”, la nostra principale fonte di ricchezza è il risparmio, si legge su un cartellone alle porte di Cienfuegos. Stretta dall’embargo americano – il bloqueo che nei manifesti del regime è rappresentato da un cappio che stritola l’isola – Cuba, dopo la caduta del sistema sovietico da cui dipendeva economicamente, riceve ora aiuti soprattutto dai Paesi amici del Venezuela e del Brasile: l’immagine di Chavez “amigo” campeggia in numerosi cartelloni stradali e in televisione scorrono frequentemente filmati del defunto presidente venezuelano. Alti volumi di scambi commerciali si registrano anche con il Canada e la Cina, la quale ha investito nelle miniere di nickel cubane, oltre che con la Spagna e altri paesi europei. Il Venezuela fornisce petrolio in cambio di medici e insegnanti. Il sistema sanitario cubano può vantare livelli di assoluta eccellenza, tanto che l’isola è meta di un discreto turismo sanitario, come pure il sistema scolastico: l’alfabetizzazione di massa fu una delle prime misure della Rivoluzione. Altra costante di Cuba è la musica, presente dappertutto in tutte le salse. In questo luogo sono nati diversi stili musicali, dalla rumba al son, al mambo, al cha cha cha. In tutti i locali, bar e ristoranti, si esibiscono gruppi n. 5 - marzo 2015 musicali, più o meno validi, che eseguono trascinanti ritmi caraibici e nenie struggenti; immancabile l’esecuzione di “Guantanamera” o di “Chan chan” dei Buena Vista Social Club e Compay Segundo. Al termine dell’esecuzione, la cantante passa tra i tavolini chiedendo un contributo per la musica e prova a vendere un cd. Parimenti contagiosa è la passione per la danza, alla quale non ci si può sottrarre; “a Cuba non si cammina, si balla” ci dice una mulatta invitandoci a un ballo di gruppo. Esprimere giudizi su una realtà così enigmatica e contraddittoria è arduo. Quello che appare al viaggiatore è la coesistenza di un doppio binario: da una parte, la vita non sempre facile dei cubani “normali”, e, dall’altra, quella di chi beneficia del flusso turistico che assicura redditi di gran lunga superiori a quelli del resto della popolazione. Insomma, esistono due società parallele, due economie separate, quella della valuta locale e quella dei pesos convertibili (denominati CUC) quotati come il dollaro e riservati agli stranieri. Andare a Cuba significa portare valuta preziosa a sostegno della Rivoluzione. E non è una vacanza a buon mercato; in un buon ristorante a L’Avana si spende mediamente come in Italia, sebbene al turista non manchino certi comfort come l’aria condizionata in albergo e nelle auto. pagina 12 rivista urFi Politica EStEra Anni addietro il regime ha aperto l’economia a forme diffuse di iniziativa privata, a partire dalle casas particulares (affittacamere privati) e paladares (ristoranti), ma anche microimprese alimentari, di trasporto, artigianato. Qualcuno si è arricchito più di altri. Molti cubani hanno l’auto e la casa di proprietà e qualcuno anche la casa al mare. Lo stesso apparato pubblico ha subìto una decisa cura dimagrante. Resta il problema dei diritti politici, in un rigido sistema a partito unico nel quale i dissenzienti hanno vita dura. Non a caso Papa Giovanni Paolo II, durante la storica visita a L’Avana nel 1998, chiese a Castro di liberare un certo numero di prigionieri politici. L’accesso alla rete internet è fortemente limitato e controllato3. Un tassista, al quale chiedo che speranza hanno oggi i cubani, mi risponde: “comunicazioni, internet”. Ecco, questa sarà probabilmente la sfida dei prossimi decenni: la democrazia digitale. Con tutte le implicazioni che possiamo immaginare. Nonostante le difficoltà, il popolo cubano mostra tanta dignità e fiducia. Come osserva Sascha Arango, la magia dell’isola sta nell’armonia dell’inconciliabile: “i cubani sono riusciti a realizzare qualcosa di cui tutto il mondo è alla ricerca: socialismo e buonumore”. in viaggio Atterriamo all’aeroporto Josè Martì de L’Avana alle sei del pomeriggio di un giorno di fine febbraio. Quando usciamo dall’aeroporto, dopo un’ora e mezzo di coda per le pratiche d’ingresso, è notte fonda. L’accompagnatore dell’agenzia turistica di Stato ci mette su un taxi di Stato che si avvia lentamente verso il centro della capitale tra i fumi inquinanti delle vecchie auto americane. La notte è buia, non c’è lo sciupio di luce delle nostre città. Appena fuori l’aeroporto un fascio di luce illumina un cartellone del regime, “Orden, disciplina y exigencia”. Tra larghi viali giungiamo infine in Piazza della Rivoluzione, una spianata di asfalto ai piedi del monumento a Josè Martì, il padre della patria di tutti i cubani, castristi e anti3 Cfr. Atlante geopolitico Treccani. n. 5 - marzo 2015 castristi; dall’altro lato della piazza, sulla facciata di due edifici, il tassista ci mostra con orgoglio le immagini degli eroi rivoluzionari, Ernesto Che Guevara e Camilo Cienfuegos. L’Avana è una città estesa, di oltre 2 milioni di abitanti, su una popolazione complessiva di oltre 11 milioni di cubani distribuiti sull’isola lunga oltre 1.200 chilometri4. Il mattino seguente saliamo sull’autobus a due piani riservato ai turisti che, per 5 CUC al giorno, ci porta dalla zona di Miramar attraverso i quartieri del Vedado e di Centro Habana fino ai limiti dell’Avana Vecchia. Habana Vieja, dichiarata patrimonio dell’umanità dall’Unesco, è l’area turisticamente più rilevante, un reticolo di strade strette e parallele attorno a piccole e gloriose piazze, in prossimità del porto canale. Siamo nel cuore storico della capitale, qui sorgono i palazzi più antichi, la cattedrale, le sedi istituzionali. Bellezza e tristezza convivono e si sovrappongono: la bellezza delle piazze, dei cortili, delle terrazze panoramiche di alberghi e ristoranti; e la tristezza degli edifici in rovina, del degrado, della povertà. Dal Parque Central, tra un viavai disordinato di variopinte automobili d’epoca, ci incamminiamo sulla pedonale Obispo, affollata via commerciale in direzione del porto, fino a Piazza delle Armi, deposito delle memorie storiche della città, per inoltrarci poi nelle perpendicolari Mercaderes e Oficios, in un miscuglio di colori e decadenza. Al quinto piano dell’Hotel Ambos Mundos visitiamo la stanza dove soggiornava Hemingway, oggi adibita a piccolo museo, e accediamo alla splendida terrazza del piano superiore per ammirare il panorama verso l’altra sponda del porto canale. Ai tavolini si degusta rum (il cubano ron) e caffè mentre un gruppo musicale – ce ne sono ovunque a L’Avana – suona ritmi caraibici. Su Empedrado non può mancare una breve visita alla Bodeguita del Medio, il celebre bar trattoria tappezzato di scritte, dove si sorseggiano i tradizionali cocktail a base di rum, dal mojito al cuba libre al daiquirì. Su tutti gli aspetti della realtà cubana, suggeriamo il magnifico libro di Danilo Manera, A Cuba, Einaudi, un condensato sapiente di informazioni e atmosfere, molto prezioso per capire l’isola e visitare i luoghi giusti. 4 pagina 13 rivista urFi Politica EStEra In Piazza delle Armi girovaghiamo nel mercatino di libri usati, tra i quali spiccano in bella vista i volumi sulla Rivoluzione e i suoi protagonisti, Fidel e Che Guevara. All’angolo nord della piazza, nel luogo in cui fu fondata la città e fu celebrata la prima messa nel 1519 sorgono il Templete e un albero di ceiba, erede di quello piantato il giorno dell’inaugurazione. Sull’angolo opposto sta il glorioso Palazzo dei Capitani Generali, oggi sede del Museo della Città, pieno di testimonianze del patrimonio coloniale del paese. Sulle mura del palazzo una lapide riporta le parole dedicate a Giuseppe Garibaldi, che solcò questi mari, dal padre della patria Josè Martì: “Esiste un cuore in Europa, vasto e ardente, in cui c’è spazio per ogni dolore e gioia umani, e pronto a ogni atto eroico o sentimento generoso. Da una patria, come da una madre, nascono gli uomini. La libertà, patria umana, ha avuto un figlio, ed è Garibaldi.” Non è la sola traccia di Italia in questa città. Il Capitolio, il monumentale edificio che domina in altezza e imponenza il centro della città, inaugurato nel 1929 come Parlamento, poi abbandonato dopo la Rivoluzione ed ora in restauro, è pieno di sculture del bresciano Zanelli e pavimenti in marmo realizzati dalla ditta Remuzzi di Bergamo. I due forti che delimitano il Malecon e soprattutto il Castillo de los Tres Reyes Magos del Morro, sul promontorio oltre il canale, portano la firma di architetti italiani, gli Antonelli, una stirpe di ingegneri militari originari di Gatteo di Romagna al servizio dei Re di Spagna tra Cinque e Seicento. Notevoli sulla stessa altura la grande fortezza di San Carlos de La Cabana e la statua del Cristo, da cui si ammira una vista magnifica. Tornati in Piazza delle Armi ci inoltriamo nelle viuzze dell’Avana vecchia, dove è bello vagabondare spingendosi oltre i limiti degli usuali percorsi turistici fino a scoprire gli angoli più veri della città. L’enorme afflusso turistico non ha snaturato questi luoghi, dove i negozi di souvenir sono presenti in misura assai ridotta rispetto a ciò che avviene in altre città del mondo. Qui si sente pulsare la vita autentica dei cubani. Facciate coloratissime si alternano a edifici decrepiti con balconi in rovina ai quali n. 5 - marzo 2015 stanno affacciate donne giovani e vecchie. In strada c’è chi vende frutta e ortaggi su carretti malandati, chi parla, chi fa la fila davanti a un mercato o a un posto di ristoro, chi attende non si sa che cosa, mentre i bambini giocano davanti a una scuola nelle loro divise colorate. Sono le due del pomeriggio di un giorno di marzo e l’afa ci opprime, quindi cerchiamo rifugio nel cortile di un bar seduti al fresco tra piante, allietati dal consueto sottofondo musicale. Visitiamo il Museo delle Belle Arti, la più importante collezione della produzione pittorica cubana dall’epoca coloniale ad oggi. Rilevanti alcuni autori del Novecento, come Lam e Portocarrero, meno convincenti altre produzioni più recenti. In una sala sono esposti bellissimi disegni di ragazzi delle scuole cubane. Ci colpisce un disegno di un dodicenne: una mongolfiera variopinta con le bandiere di tutto il mondo, colma di prodotti agricoli e sulla quale campeggia la scritta “La terra nutre tutti”. Usciti dal museo torniamo verso il Parque Central per dare uno sguardo all’Hotel Inglaterra, il più antico di tutta l’isola e il Gran Teatro, un’esplosione di balconi e balaustre, attualmente in restauro. Passeggiando sul Paseo ci dirigiamo verso uno dei simboli di L’Avana, il Malecon, il lungomare infinito, da un lato il marciapiede battuto dalle onde, dall’altro file di edifici in rovina. Quindi con un taxi - ce ne sono di vari tipi, nuovi e vecchi, autorizzati o meno, col tassametro o senza; in ogni caso conviene pattuire in anticipo il compenso – ci spostiamo verso l’ampio quartiere del Vedado, attraversato da strade larghe e ventilate dove si respira una bella aria. Anche qui gloria e rovina si miscelano, la città sembra aver abbandonato gli antichi splendori. Si dice che la Rivoluzione indirizzò lo sforzo edilizio soprattutto verso le periferie, le province e la campagna, penalizzando la capitale, ritenuta responsabile dell’arretratezza del resto dell’isola. Al Vedado la vita è frizzante, tra locali musicali, bar e gallerie d’arte. L’Avana vanta artisti contemporanei di qualità e qualche gallerista di New York è già approdato da queste parti in vista della riapertura dei rapporti commerciali tra i due paesi. pagina 14 rivista urFi Politica EStEra Merita una visita il Museo delle Arti Decorative, una dimora patrizia degli anni Venti che contiene una collezione di raffinati pezzi di arredamento e oggetti d’arte. Tornando in direzione del quartiere di Miramar, dove sono situate molte ambasciate, c’è ancora tempo per fare un salto al vicino Parque John Lennon, così chiamato per la statua del celebre Beatle a grandezza naturale seduto su una panchina. Particolare curioso, Lennon è privo degli occhiali, più volte trafugati. Quando ci avviciniamo per fare una foto, spunta un vecchietto che mette un paio di occhialetti sul naso della statua e resta lì ad aspettare l’attesa ricompensa. A tre ore di macchina da L’Avana sorge Trinidad, che merita assolutamente una visita. La campagna tra la capitale e Trinidad alterna aree alberate a zone incolte, piantagioni di banane e coltivazioni di canna da zucchero. Sull’autostrada si viaggia superando mezzi di ogni genere. Sulla corsia di destra non mancano biciclette e carri tirati da cavalli. La radio, costantemente accesa, diffonde armonie di percussioni e flauti e le canzoni parlano di baci e di patria. Lasciata l’autostrada imbocchiamo una strada più stretta che arriva alle porte di Cienfuegos e poi scollina verso il mare. Sui sali- n. 5 - marzo 2015 scendi battuti dal sole superiamo autobus di turisti, sidecar e un gruppo di cicloturisti – di sicuro olandesi, soltanto loro fanno cose del genere – che si sfilaccia a causa della durezza del percorso battuto da un sole per noi già estivo. Ai bordi della strada, in prossimità degli incroci e delle pensiline degli autobus di linea, tanta gente guarda l’orizzonte dietro di noi in attesa del bus, che chissà se e quando arriverà. Qualcuno prova a fare l’autostop o va in bicicletta portando la ragazza sulla canna oppure si incammina a piedi. Attorno a Trinidad, sulla costa meridionale dell’isola, fiorì la ricca economia degli Ingenios, gli zuccherifici che arricchirono l’élite coloniale della città fino al suo tramonto decretato dall’abolizione della schiavitù. Per avere un’idea della floridezza che regnava a Trinidad nei secoli scorsi basta visitare il Museo Romantico sulla splendida Plaza Mayor, uno dei luoghi più belli dell’intera Cuba. Il Museo espone mobili e suppellettili nel palazzo che fu la residenza della famiglia Brunet, venuta da Barcellona a gestire vaste coltivazioni di canna da zucchero. Saliamo sul campanile giallo che fa parte della chiesa e del convento settecentesco di San Francesco di Assisi, che oggi ospitano un rudimentale Museo della lotta contro i pagina 15 rivista urFi Politica EStEra “banditos”, i gruppi controrivoluzionari che combatterono Castro e il suo esercito dopo la proclamazione della Rivoluzione. La vista dal campanile spazia sulle case e sulla campagna circostante fino alla costa. Trinidad è stata dichiarata patrimonio dell’umanità dall’Unesco ed è la città che meglio ha conservato il sapore dei secoli passati. È attraversata da strade acciottolate prive di traffico e composta di case basse dalle facciate multicolori e dai tetti rossi. La pressione turistica è molto evidente tanto da farci dubitare della sua autenticità, ma viverla è così piacevole che si resta catturati dall’atmosfera unica che vi si respira. Alloggiamo in un grazioso affittacamere privato gestito da una simpatica coppia di coniugi, Josè e Martica, che parlano bene l’italiano e ci ospitano con tante attenzioni. La sera ceniamo al ristorante “San Josè”, dall’eccellente rapporto qualità-prezzo, e poi sediamo davanti alla Casa della Musica, in mezzo a una moltitudine di turisti, ad ascoltare gli allegri ritmi caraibici. Per un tour dell’isola occorre almeno una settimana. Sono numerose le località meritevoli di una visita: Vinales, le fabbriche di sigari, Baracoa, la meridionale Santiago de Cuba e le coste del nord, Cayo Santa Maria, Cayo Levisa, Varadero, Cayo Guillermo. Per la nostra settimana di mare abbiamo scelto l’isola di Cayo Largo, una lingua di n. 5 - marzo 2015 terra nel mare a sud di Cuba, circondata da splendide spiagge bianche e totalmente destinata al turismo. A Cayo Largo non c’è popolazione stanziale, ma solo addetti alle strutture turistiche e ospiti in vacanza. Gli alberghi-villaggio sono posti sul versante ventoso dell’isola. Da lì conviene spostarsi alle vicine spiagge di Playa Paradiso e Playa Sirena, o fare una gita in catamarano fino a Cayo Rico, all’isola delle tartarughe e a quella delle iguane, o raggiungere le cd. piscine naturali, una zona di fondali bassi costellata di isolotti. A Cayo Largo si fa snorkeling alla barriera corallina e sulle spiagge volteggiano aironi e falchi. Lo scenario è quello tipico dei mari caraibici: spiagge bianche, colore dell’acqua che sfuma dal verde all’azzurro, palme. Marzo è un mese ideale per una settimana di vacanza: clima più secco, temperatura tra i 25 e i 30 gradi, mare comunque caldo, zanzare che ronzano in numero relativamente ridotto. Al termine del soggiorno, prima di imbarcarci per tornare in Europa facciamo gli ultimi acquisti (l’immancabile rum), cambiamo (a condizioni capestro) la valuta rimasta e paghiamo i 25 CUC di tassa aeroportuale (una vera e propria exit tax). Quindi ci uniamo alla folla di europei rubicondi che entrano nella pancia dell’aereo. Si torna a casa viaggiando verso il sole. n pagina 16 rivista urFi Politica EStEra Scenari da Guerra Fredda del XXi secolo Obiettivo Grande russia di antonio albanese e Graziella Giangiulio * La Guerra Fredda che sembrava terminata con l’implosione dell’URSS dei primi anni Novanta, sembra essere tornata, seppur con una diversa connotazione. Oggi, infatti, sembra di assistere ad un nuovo Grande Gioco, le cui mosse si dipanano su una scacchiera globale con due attori/avversari vecchi ma rinnovati nelle loro forme e manifestazioni: Stati Uniti d’America e Federazione Russa. Le prime mosse di questa nuova Guerra Fredda nascono apparentemente con la esplosione della crisi ucraina e crimeana. Nel marzo del 2014, la testata rus.azattyq informava di un progetto di legge con relativi emendamenti teso a modificare la legge vigente sulla cittadinanza russa. Secondo una simile legge ogni persona appartenente al popolo russo, parlante il russo, e residente nei territori appartenenti all’ex Impero russo o nei territori * Le opinioni espresse impegnano solo gli Autori. n. 5 - marzo 2015 della ex Unione Sovietica avrebbe il diritto di ottenere il passaporto russo senza il bisogno di un permesso di soggiorno. Il progetto, presentato dal primo ministro, Dmitry Medvedev, il 6 marzo 2014, è stato poi passato alla Duma mentre l’assemblea stava valutando un altro decreto quello sull’annessione di territori esteri alla Russia, nella fattispecie la Crimea. La cittadinanza sarà data con passaporto in cambio della rinuncia alla “vecchia” cittadinanza. Come sia andata poi è oramai storia. Russo una volta, russo per sempre, potremmo dire. Infatti nel febbraio 2015, in una ottica eurasiatica, Mosca dichiara la fine dell’EurAsEC. Il sito ufficiale del Cremlino riferisce, infatti, che il 4 febbraio 2015, il presidente russo Vladimir Putin ha firmato una legge sulla ratifica dell’accordo sulla cessazione della Comunità eurasiatica economica (EurAsEC). La legge relativa era stata approvata dal Parlamento il 23 gennaio pagina 17 rivista urFi Politica EStEra precedente e avvallata dal Consiglio della Federazione il 28 gennaio. Il documento ufficiale ratifica l’accordo sulla cessazione delle attività della EurAsEC, firmato a Minsk il 10 ottobre 2014. Questa decisione è dovuta al raggiungimento degli obiettivi nonché la firma del Trattato sull’Unione economica eurasiatica ad Astana il 29 maggio 2014. Secondo l’accordo, con il 1 gennaio 2015 EurAsEC cessava e venivano azzerati tutti i suoi organi. Tutte le funzioni sono state trasferite nella stessa data alla commissione per l’integrazione EurAsEC presso il Ministero degli Affari Esteri della Federazione Russa. A marzo la CEEA (Unione Eurasiatica), intende dotarsi di una moneta unica. Il presidente Putin aveva incaricato, ai primi del marzo 2015 la Banca centrale e il governo prima del 1° settembre 2015 per determinare la fattibilità di creare un’unione monetaria CEEA, secondo il sito web del Cremlino. In questi termini, è necessario sviluppare un meccanismo di cooperazione con la Commissione economica eurasiatica e, se necessario, per preparare le modifiche delle leggi e dei regolamenti della Federazione russa. L’idea di una moneta unica regionale per gran parte dell’area ex sovietica, viene fuori contemporaneamente alla grande crisi del rublo russo peggiorata dalle sanzioni internazionali legate alla crisi ucraina. Secondo i dati emessi dalla Banca centrale della Russia nel 2014, Mosca ha venduto 76,1 miliardi di dollari e 5, 4 miliardi di euro nel tentativo di sostenere il rublo. I dati statistici, forniti il 12 gennaio 2015, testimoniano che la moneta russa continuava a perdere valore. Nel 2014, il rublo aveva perso il 41 per cento del suo valore rispetto al dollaro e il 34 per cento nei confronti dell’euro proprio a causa delle sanzioni occidentali imposte per la crisi in Ucraina e il calo dei prezzi del petrolio. La caduta del rublo e le sanzioni sulla maggior parte delle importazioni di prodotti alimentari occidentali hanno portato ad aumenti dei prezzi dell’11,4 per cento nel 2014. Le statistiche della Banca centrale hanno mostrato che i suoi più grandi interventi per sostenere il rublo si sono verificati nel marzo 2014, quando la Russia si annesse la Crimea (22,3 miliardi di dollari), poi nel mese di ottobre (27,2 miliardi di dollari) e nel mese di dicembre (11,9 miliardi di dollari), n. 5 - marzo 2015 quando il prezzo del petrolio è sceso bruscamente. La caduta del rublo scatenò il panico tra i russi a dicembre, con i risparmiatori che corsero in banca per convertire i risparmi in dollari o euro, con un picco il 15 e il 16 dicembre quando il rublo perse fino a un quarto del proprio valore in due giorni. Il rublo, stabilizzatosi, è rimasto debole a gennaio quando i prezzi del petrolio hanno continuato a scendere. Le riserve valutarie della Russia nel mese di dicembre 2014 sono scese al di sotto dei 400 miliardi di dollari per la prima volta in cinque anni. Altro crollo si è avuto il 30 gennaio. La Banca centrale della Russia ha tagliato, a fine gennaio, il tasso di interesse di riferimento di 2 punti percentuali, arrivando al 15 per cento, e il rublo ha perso valore dopo l’annuncio. La moneta russa è scesa sotto i 71 per dollaro e 81 per euro poco dopo il taglio a sorpresa del tasso di interesse. L’energivora economia della Russia è stata colpita duramente dalla forte caduta dei prezzi mondiali del petrolio e dagli effetti delle sanzioni occidentali imposte in risposta alla crisi in Ucraina. La banca centrale ha alzato il tasso del 17 per cento a metà dicembre nel tentativo di fermare la discesa del rublo, che ha perso circa la metà del suo valore nel 2014. Tassi più elevati possono rafforzare le valute, ma possono danneggiare la crescita economica, rendendo i prestiti più costosi. Nell’illustrare la riduzione del 30 gennaio, la banca ha detto che i rischi di un rallentamento economico sono superiori ai timori di una spirale inflazionistica. Il sistema bancario russo viene poi preso di mira, quasi in contemporanea da Fitch Ratings, proprio il 16 gennaio 2015. In quella data, Fitch Ratings annunciò di aver declassato i rating principali di 30 istituzioni finanziarie russe e di proprietà russa, dopo il suo recente downgrade del rating sovrano russo. La mossa rifletteva «l’opinione di Fitch che la flessibilità finanziaria della Russia, e quindi la capacità di fornire sostegno a queste entità, si è ridotta, come risulta dal downgrade del rating sovrano», si leggeva nel comunicato dell’agenzia. L’elenco degli istituti finanziari colpiti includeva Sberbank, Vnesheconombank (Veb), Russian Agricultural Bank (RusAg), e Gazprombank. I rating di Vnesheconombank e Sberbank sono stati passati a “BBB -” da pagina 18 rivista urFi Politica EStEra “BBB”, RusAg ha visto il suo rating passare a “BB +” da “BBB -”, mentre Gazprombank “BB + “ da “BBB -”. L’agenzia di rating spiegò che il downgrade di Sberbank rifletteva l’abbassamento del debito Paese della scorsa settimana “BBB -”. Essendo per gran parte statali, Sberbank e Veb hanno visto i loro rating riportati al livello di quello sovrano, Fitch riteneva che il governo russo avesse la tendenza a sostenere queste istituzioni finanziarie che godono di «eccezionalmente elevata importanza sistemica» la prima e dello status di banca di sviluppo la seconda. L’agenzia di rating sottolineava poi che RusAg e Gazprombank, l’ala finanziaria del colosso energetico russo Gazprom, erano più bassi di Sberbank e Veb perché RusAg e Gazprombank non hanno una simile importanza agli istituti precedenti. Fitch dichiarava che le prospettive negative sulla maggior parte delle 30 entità riflettevano «la possibilità di essere declassate ulteriormente se i rating sovrani della Russia fossero tagliati e il livello del paese abbassato». A livello geoeconomico, il downgrade non intacca la capacità del sistema bancario russo di giocare le sue contromosse: il 23 gennaio, Sberbank annuncia di voler finanziare il Turkish Stream. A darne notizia è il canale televisivo turco Kanal7, che riporta le dichiarazioni del presidente di Sberbank, Sergey Gorkov. Gorkov espresse la certezza che le operazioni dovessero andare n. 5 - marzo 2015 in questa direzione: «Allo stato attuale, Sberbank sponsorizza una serie di progetti in Turchia» ha detto. Durante i colloqui in Turchia, il 1° dicembre 2014, il presidente russo Vladimir Putin infatti aveva annunciato il passaggio del South Stream dalla Russia alla Bulgaria. Un nuovo progetto, immediatamente avviato, era della stessa portata, 63 miliardi di metri cubi, verso la Turchia e i consumatori dei paesi dell’Ue sarebbero stati in grado di ricevere il gas dall’hub posto tra Turchia e l’Unione europea. Il ministro dell’energia russo Alexander Novak aveva poi detto, il 10 dicembre 2014, che i rappresentanti della Federazione russa e della Turchia intendevano incontrarsi entro dicembre per discutere la questione della nuova costruzione del gasdotto. La chiusura progressiva del sistema economico - finanziario russo verso quello occidentale capisce anche la popolazione “civile”: con la crisi monetaria si è aperta anche quella dei mutui ipotecari in valuta forte. A fine gennaio 2015, Elvira Nabiullina, deputato russo, parlando alla Duma di Stato il 30 gennaio, citava questo tema spinoso per i cittadini russi. La Nabiullina chiedeva che l’assistenza statale per le persone che avessero preso mutui bancari in valute forti dovesse essere differenziata dagli altri: la priorità per l’assistenza dello Stato doveva essere data alle famiglie a basso reddito. Molti proprietari immobiliari russi con mutui in valuta forte erano stati grave- pagina 19 rivista urFi Politica EStEra mente colpiti dalla brusca diminuzione del valore del rublo russo. La Duma, il 29 gennaio, discute un progetto di legge che vieta i mutui ipotecari in valuta forte, dopo che centinaia di persone avevano manifestato a più riprese di fronte alla sede della Banca centrale di Mosca per chiedere che i loro debiti in valuta forte fossero ricalcolati in rubli ai tassi dell’accensione del mutuo. A febbraio 2015, parte la reazione finanziaria di Mosca. Il 19 febbraio, alla Duma di Stato viene presentata da Natalia Burykina (“Russia Unita”) la legge “Sulla attività delle agenzie di rating nella Federazione russa”. Il disegno di legge stabilisce la base giuridica di entrambe le agenzie di rating nazionali e stranieri per valutare il merito di credito delle persone giuridiche e degli enti di diritto pubblico, i loro obblighi finanziari e strumenti finanziari, nonché i poteri della Banca Centrale della Federazione Russa. Il disegno di legge stabilisce i concetti di base di attività di rating e le condizioni per la sua attuazione. Le agenzie di rating dovrebbero essere soggetti giuridici russi e persone giuridiche straniere con unità separate nel territorio della Federazione russa, con un adeguamento alle nuove norme entro 24 mesi dalla data di entrata in vigore della legge. Le agenzie di rating dovranno sottoporsi ad una procedura di accreditamento presso la Banca Centrale, così come pagare una tassa, come stabilito del governo russo. Le agenzie di rating opereranno secondo le stesse regole, che comprendono i requisiti di indipendenza, il conflitto di interessi, la trasparenza e la revisione della metodologia, il comitato di valutazione e la divulgazione delle agenzie di rating. «Come risultato dell’introduzione di requisiti standard delle agenzie di rating dovrebbe essere compensato da una consolidata esperienza nel corso degli anni, la divisione delle agenzie di rating sia in campo internazionale che nazionale», ha detto il proponente della norma. L’agenzia di rating pubblica dovrà redigere una relazione annuale sulla trasparenza con le seguenti informazioni: notizie sugli assetti proprietari dell’agenzia di rating e proprietari finali dell’agenzia di rating; descrizione dei principi e il funzionamento del controllo interno, e così via. Il disegno di legge introduce un unico mec- n. 5 - marzo 2015 canismo di controllo e di sorveglianza delle agenzie di rating, dando poteri alla Banca di Russia per l’approvazione della procedura e l’attuazione di accreditamento delle agenzie di rating e la conduzione della loro registrazione, controllo, la direzione dei requisiti e l’applicazione di altre misure di esposizione. Alle agenzie di rating accreditate saranno concessi il diritto di utilizzare sia la scala di rating internazionale e nazionale. Allo stesso tempo, le agenzie di rating accreditate non avranno il diritto di rifiutare l’assegnazione dei rating e revocare i rating assegnati sulla base e (o) le decisioni delle autorità di paesi stranieri e di altri enti di diritto pubblico internazionale. «Questo approccio è volto a rafforzare l’indipendenza del sistema finanziario russo da unilaterali decisioni politicamente motivati di paesi stranieri, mantenendo i vantaggi della sua integrazione nell’architettura finanziaria internazionale» ha detto l’autore del disegno di legge. L’interessato ha diritto di presentare un motivato ricorso se non ritiene l’assegnazione di rating assegnato in linea con le sue valutazioni e se ci sono nuove informazioni che potrebbero influenzare il rating di credito. Il disegno di legge introduceva una procedura per il riconoscimento delle agenzie di rating stabilite in paesi stranieri, il che suggerisce la possibilità di preservare la loro attività sul territorio della Federazione Russa, a determinate condizioni. La Banca Centrale ha deciso l’equivalenza della regolamentazione giuridica di un paese straniero e ha firmato un accordo di cooperazione con l’autorità competente di uno Stato straniero. Inoltre, il disegno di legge stabilisce una procedura per il riconoscimento dei rating assegnati dalle agenzie di rating registrate al di fuori della Federazione russa. E a metà febbraio, Mosca crea un suo Swift. Quasi 91 istituti di credito russi sono stati integrati nel nuovo sistema finanziario russo, l’analogo dello Swift, rete bancaria internazionale. Il nuovo servizio, consente alle banche russe di comunicare in modo trasparente attraverso la Banca Centrale di Russia. La stessa Banca Centrale ha avviato lo sviluppo del proprio sistema interno in risposta alle minacce espresse dai partner occidentali di scollegare la Russia dallo Swift. Dall’adesione al sistema interbancario globale nel 1989, la Russia è pagina 20 rivista urFi Politica EStEra diventata uno degli utenti più attivi di Swift a livello globale. In generale, Swift fornisce una rete di comunicazione sicura per più di 10mila istituzioni finanziarie di tutto il mondo, approvando transazioni per trilioni di dollari Usa. All’inizio di febbraio il vice primo ministro russo Igor Shuvalov disse che la Russia non sarebbe stata scollegata dalla Swift; assicurazioni confermate dal Primo vicepresidente russo della Banca Centrale, Ksenia Yudaeva, aveva invitato cittadini e istituzioni russe a non drammatizzare la situazione attuale, sottolineando il fatto che le imprese occidentali avrebbero dovuto affrontare gravi perdite se Mosca fosse stata espulsa dallo Swift. La risposta di Mosca è anche militare e sembra di essere tornati ai tempi della cortina di ferro. A settembre 2014 viene modificata la dottrina militare nucleare della Federazione Russa, che comunque non presuppone attacchi nucleari preventivi, come ricorda l’ex Capo di Stato Maggiore Generale delle Forze Armate della Russia, Yury Baluyevsky. «Prima di tutto, non è un problema di creare una nuova dottrina, ma di modificare quella esistente. Qual’è la dottrina sugli attacchi nucleari preventivi? Mi raccomando di leggere con attenzione ancora una volta (...) in particolare l’articolo 22: gli attacchi nucleari preventivi non sono considerati. L’uso di armi nucleari n. 5 - marzo 2015 ci sarà solo come ritorsione» disse Baluyevsky, ex Primo Vice Ministro della Difesa russo e Capo di Stato Maggiore Generale, riporta la stampa russa. Baluyevsky è membro di un gruppo di lavoro istituito nell’ambito del Consiglio di sicurezza russo per introdurre emendamenti alla dottrina, aggiornata l’ultima volta nel 2010. Il generale ha sottolineato che, secondo la dottrina attuale, «la Russia si riserva il diritto di usare armi nucleari in risposta all’uso di armi nucleari o di altre di distruzione di massa se usate contro di essa o i suoi alleati, o nel caso di utilizzo di armi, che minaccino l’esistenza di tutto lo Stato». Il 2 settembre, il Consiglio di sicurezza aveva annunciato che la Russia intendeva aggiornare la sua dottrina militare entro la fine del 2014 in modo da riflettere le nuove minacce alla sicurezza, tra cui l’espansione della Nato, i piani dello scudo missilistico degli Stati Uniti e la crisi politica in Ucraina. Secondo il Consiglio, le modifiche potranno anche toccare l’indipendenza della Russia nella produzione di armi, hardware e altri prodotti e attrezzature militari. A riguardo Mikhail Popov, vice presidente del Consiglio di sicurezza russo, aveva detto che: «La vita dimostra che l’affidabilità di alcuni dei nostri partner occidentali è temporanea». Secondo Popov, l’efficace funzionamento del settore pagina 21 rivista urFi Politica EStEra della difesa militare russa è «tra i fattori più importanti della capacità del nostro esercito di garantire la sicurezza dello Stato (...) è evidente che i cambiamenti nella dottrina militare dovrebbero essere diretti alla eliminazione della nostra dipendenza dalle importazioni di produzione di macchine, dalle consegne di materie prime, di materiali e parti di pronto uso». La Russia sta attuando, infatti, un programma di riarmo da 640 miliardi di dollari teso ad aumentare la quota di armi moderne nelle forze armate portandole al 70 per cento entro il 2020. Le sanzioni economiche occidentali che investono il settore della difesa che vietano l’export di attrezzature militari o di duplice uso militare verso la Russia, sono state tra i motivi che hanno spinto Mosca a cercare mercati sostitutivi per l’importazione di armi. A giugno 2014, il ministero della Difesa russo aveva detto che prevedeva di sostituire il 95 per cento delle importazioni della difesa entro i prossimi 2,5 anni. In piena crisi ucraina, il vice Premier, Rogozin, il 4 aprile 2014 afferma a Novosibirsk che la Russia avrebbe dovuto rivedere la produzione del suo complesso militare-industriale ridimensionando la dipendenza da tecnologie straniere. «Credo che sarebbe meglio contare prima sulle nostre tecnologie e produrre ciò che è veramente necessario e utile per la nostra industria della difesa», disse Rogozin che sottolineava una politica “autarchica” per l’approvvigionamento di sistemi d’arma. La linea autarchica di Rogozin e le riflessioni di Baluyevsky anticipano quanto nel febbraio 2015 Putin ribadisce ufficialmente: l’esercito russo è pronto ad agire con decisione contro le minacce esterne. Il presidente Putin affermava che in questi ultimi anni, molto lavoro era stato fatto per migliorare l’efficacia delle forze armate della Russia. La Federazione Russa, quindi, saprà sempre trovare una risposta adeguata alle pressioni esterne, ha ribadito il presidente Putin durante un concerto dedicato al Giorno dei difensori della Patria. «Nessuno dovrebbe farsi la ben che minima illusione che possa essere possibile ottenere la superiorità militare sulla Russia o metterla sotto pressione, avremo sempre una risposta adeguata. I nostri soldati e ufficiali hanno dimostrato di essere pronti ad agire con decisione, in modo coerente, con professionalità n. 5 - marzo 2015 e coraggio, per eseguire i compiti più difficili, come un esercito efficiente e moderno, che mantiene le sue tradizioni e come dovrebbe fare un servizio militare» disse Putin. Il presidente ha anche osservato che l’esercito russo sta sempre più migliorandosi. Putin ha sottolineato che negli ultimi anni, era stato fatto un sacco di lavoro per migliorare l’efficacia militare della Russia. «Un grande programma di modernizzazione delle forze armate e della marina è attualmente in corso di attuazione, tra cui spicca il miglioramento della difesa aerospaziale e delle forze nucleari. Si tratta di garanzie per la parità globale», ha detto il presidente russo, aggiungendo che la Russia continuerà a migliorare il potenziale militare delle sue forze armate. Putin ha concluso il suo intervento ricordando a tutti che la Russia ha sempre apprezzato e mantenuto vive le sue tradizioni militari. Il presidente russo ha detto che la Russia è orgogliosa dei suoi soldati senza paura, che in tempi diversi non hanno permesso a nessun nemico di conquistare il paese e hanno difeso ogni centimetro della loro terra natale. Parole degne dell’Uomo di Ferro, Josif Stalin. Nei fatti, comunque, le cose vengono realizzate e impiantate in maniera da ricreare l’immagine di potenza globale della Federazione. Un anno fa, aprile 2014, la Russia elaborò il programma per la colonizzazione della Luna e aveva progettato di inviare le prime spedizioni per costruire una base lunare permanente nel 2030. A riportare la notizia era stato il quotidiano Izvestia, che citava un documento della Roscosmos. «La Luna è un obiettivo spaziale per la futura esplorazione della civiltà terrestre, e una competizione geopolitica per le risorse naturali della Luna può iniziare nel XXI secolo», si leggeva in questo rapporto sul potenziale programma lunare elaborato dall’Accademia Russa delle Scienze, dall’agenzia spaziale Roscosmos e dall’Università Statale di Mosca. Il programma ha lo scopo di costruire una base lunare stabile entro la metà del secolo; in questo modo sarebbe permessa l’estrazione di minerali sull’unico satellite naturale della Terra. Il progetto prevede di sviluppare una gamma di tecnologie spaziali a lunga distanza per garantire che laRussia sia in grado di esplorare la Luna indipendentemente da partner stranieri. Le precedenti proposte per pagina 22 rivista urFi Politica EStEra l’esplorazione lunare erano concentrate su una forte cooperazione internazionale, in quanto si riteneva che nessun paese potesse permettersi propri progetti interplanetari. La Russia ha impostato una pianificazione basata su tre o quattro cicli per i prossimi 16 anni: le prime quattro fasi si svolgeranno tra il 2016 e il 2025 e si concentreranno sull’individuazione della composizione fisica e chimica del polo sud lunare, dove verrebbe poi collocata la base. I viaggi spaziali di andata e ritorno sono previsti per il 2028-30 e il presidio per l’esplorazione lunare per il 203040. La prima fase costerà al governo 28,5 miliardi di rubli (800 milioni di dollari), riportava Izvestia. Le precedenti spedizioni lunari, iniziate con il programma lunare di Urss (1959) e Stati Uniti che portò allo sbarco del primo uomo sulla Luna 10 anni dopo, scoprirono alluminio, ferro, titanio, terre rare e altri minerali. Mosca investirà in un nuovo spazioporto: il cosmodromo di Vostochny che si trova a nord del fiume Amur nell’estremo lembo orientale della Siberia. Con la sua apertura la Russia lancerà dal proprio suolo, piuttosto che dalla base kazaka di Baikonur. Il piano russo iniziale prevederebbe, come abbiamo detto, missioni da ora al 2025. È prevista la progettazione e il lancio di un sistema modulare e di veicoli spaziali, con vettori dei razzi. La navicella di 14 tonnellate n. 5 - marzo 2015 sarà lanciata nella bassa orbita terrestre. Poi saranno aggiunti ulteriori 6 tonnellate di moduli ogni missione. Il vettore lunare avrà una capacità di carico utile di 80 tonnellate. In parallelo la Russia intende lanciare una serie di esploratori lunari robotici, tra cui due nuovi rover e un orbiter. Luna- 25, il rover, andrà verso il Polo Sud e verrà lanciato nel 2016. Sarà seguito da un orbiter nel 2018 e un secondo lander polare nel 2019. Il rover cercherà ghiaccio d’acqua nei crateri polari profondi. Dovrebbero essere operativi per un massimo di cinque anni e avranno la capacità di viaggiare in un raggio di 30 km dai loro siti di atterraggio . A queste missioni senza equipaggio seguiranno una serie di voli spaziali umani, volti a costruire e completare una base lunare permanente tra il 2030 e il 2040. La presenza umana russa sulla Luna si concentrerà sulla raccolta di risorse lunari, la sperimentazione e la progettazione di nuove tecnologie spaziali per le future missioni nello spazio profondo. Per la Russia, la Luna è il primo passo logico per l’esplorazione umana e la conquista dello spazio. La Luna diventerà il banco di prova per lo sviluppo di sistemi abitativi chiusi che in futuro potrebbero essere costruiti su altri pianeti come Marte. I russi pensano che la decisione statunitense di non tornare sulla Luna sia un errore e una opportunità, esatta- pagina 23 rivista urFi Politica EStEra mente come faranno i cinesi e come hanno fatto gli indiani. Scendendo a livelli più terrestri, Mosca ha fatto risorgere la sua Flotta del Mediterraneo. La Flotta russa del Mar Nero, tra l’altro, ha beneficiato del sostegno supplementare dello stesso Cremlino, dopo che la Crimea è “ritornata a casa”. Il ministro della Difesa Shoigu ha fatto del potenziamento del Distretto militare Sud, una priorità, nel febbraio 2015: «La situazione politico-militare nella direttrice strategica Sud Ovest dall’inizio di quest’anno si è sostanzialmente modificata. È un cambiamento connesso in gran parte all’ampliamento del territorio del Distretto militare Sud dopo l’entrata della Crimea nella Federazione russa. Inoltre, la situazione in Ucraina si è fortemente aggravata e vi è un aumento della presenza militare straniera nelle immediate vicinanze del nostro confine». La commissione Difesa della Duma ha fatto sue le osservazioni di Shoigu nel chiedere la creazione di una forza «vera e propria nonché autosufficiente» sulla penisola; nello specifico, tra l’altro: un squadra bombardieri a lungo raggio Tu-22M3 all’aeroporto di Gvardeyskoye in Crimea; la diffusione di sistemi di difesa aerea e gli incrementi nel personale della Fanteria Navale; incrementi nella presenza di basi, sistemi missilistici mobili Bastion-P con i missili P-800 Onyx. Non essendo più un pericolo la presenza ucraina sul Mar Nero, l’incapacità della Russia di mettere in acqua una flotta nel Mediterraneo, come aveva l’Urss, ricordo della perdita dello status della Russia subito dopo la fine della Guerra Fredda, deve terminare, si afferma nella Difesa russa. A questo va aggiunto il fatto che la capacità degli Stati Uniti e della Nato di entrare nella regione del Mar Nero, senza alcun timore plausibile dell’attuale Flotta russa del Mar Nero è un vulnus per le pretese di potenza dellaRussia e per il suo ruolo di attore mediterraneo. Shoigu anche sottolineato l’importanza della flotta nel febbraio del 2013 quando ha detto che : «La regione mediterranea era il cuore di tutti i pericoli per gli interessi nazionali della Russia». La Flotta del Mar Nero ha in programma di ricevere navi e sottomarini moderni, come le sei fregate classe Admiral Grigorovich e sei sottomarini Varshavyanka nei prossimi sei anni, trasformerà rapidamente n. 5 - marzo 2015 questa “flotta debole” in una tra le più forti. Accanto a questi nuovi arrivi starebbero poi le tre corvette lancia missili, originariamente previste per la Flotta del Mar Caspio, che si uniranno alle sette già precedentemente previste per la flotta del Mar Nero (va anche detto che le corvette lancia missili non alterano drasticamente le capacità della flotta). È ormai chiaro che Sebastopoli diventerà la nuova casa per circa 80 nuove navi entro il 2020, secondo il comandante della flotta, ammiraglio Alexander Vitko, che arriverà a circa 206 navi. Prima dello scoppio delle ostilità, la Russia stava già costruendo una nuova base navale a Novorossiysk per ospitare i sommergibili Varshavyanka che avrebbero formato il nucleo della nuova potenza sottomarina in grado di confrontarsi con quella statunitense (i Varshavyanka sono chiamati dalla marina Usa “Black Holes” ). Putin ha visitato la città e il porto con i «ministri competenti, i capi delle regioni, i rappresentanti dell’Agenzia per le costruzioni speciali (Spetsstroy) e di altri dipartimenti» per parlare dei piani di sviluppo delle infrastrutture portuali della regione. Già sono state costruite circa 48 strutture in tutta la regione ed è evidente che la modernizzazione delle infrastrutture militari rimane una priorità della Russia che cercherà di avere un ruolo prominente non solo nel Mar Nero, ma in tutto il Mediterraneo. La Russia presto cercherà di avere la capacità di mettere in campo e sostenere una task force militare permanente, anche se piuttosto piccola, nel Mediterraneo, composta fino ad ora con vascelli provenienti dalle flotte del Nord e del Pacifico. La Flotta del Mar Nero costituirà il nucleo di questa forza visto l’invecchiamento dell’ammiraglia, l’incrociatore lanciamissili Moskva, classe Slava. Però, nonostante il finanziamento generoso e il sostegno politico, la Flotta del Mar Nero rimarrà, anche dopo il 2020, una minaccia di medio livello per gli interessi navali della Nato nella regione, visto che la presenza della sesta flotta della US Navy. Ed infatti a fine febbraio, la flotta russa del Mediterraneo ha il permesso di accedere ai porti di Cipro, mentre Mosca continuerà a garantire e Nicosia la riduzione del debito, a seguito di un accordo dal presidente russo Vladimir Putin e il leader cipriota Nicos Anastasiades. Gli accordi, che si applicano alle pagina 24 rivista urFi Politica EStEra navi russe coinvolte nella lotta al terrorismo e negli sforzi anti-pirateria, sono stati firmati durante la visita di due giorni, svoltasi alla fine di febbraio, di Anastasiades in Russia, che ha portato la stipula di un programma di cooperazione per il biennio 2015-2017. Putin, nell’immediato, ha minimizzato tutte le preoccupazioni dell’Occidente sul nuovo accordo. «I nostri legami amichevoli non sono rivolti contro nessuno», ha detto, «io non credo che possa causare preoccupazioni». La Russia non è l’unico paese ad avere legami militari a Cipro, l’isola dovrebbe ospitare anche basi militari britanniche. Mosca ha lavorato per mantenere buoni i suoi rapporti con una serie di partner europei come Cipro, la Grecia e l’Ungheria nonostante l’aumento delle tensioni con l’Unione europea e gli Stati Uniti. Anastasiades ha anche messo in guardia l’Unione europea circa l’attuazione di ulteriori sanzioni contro la Russia, citando gli effetti di ampia portata di simili embarghi. «Qualunque sanzione sia introdotta contro la Russia, essa avrà un impatto su altri paesi membri dell’Unione europea, tra cui la mia patria». In cambio dell’autorizzazione concessa alle navi russe della marina militare di attraccare a Cipro, Mosca ha accettato di ristrutturare il proprio prestito di salvataggio di oltre due miliardi di euro concesso a Cipro nel 2011. La politica degli attracchi per la marina russa n. 5 - marzo 2015 si è poi estesa anche ai porti sudamericani, esattamente come ai tempi della Guerra Fredda. Febbraio e marzo sono mesi frizzanti per la preparazione militare di Mosca: le Forze missilistiche strategiche della Russia (Ракетные войска стратегического назначения Российской Федерации - РВСН РФ) hanno terminato una serie di esercitazioni, svoltesi il 18 e il 19 febbraio. Nella conferenza stampa finale il portavoce, colonnello Igor Yegorov ha detto che: «L’esercitazione ha riguardato questioni di prontezza al combattimento e operativa in un attacco nemico simulato». Il comando РВСН РФ intende condurre oltre 100 esercitazioni nel 2015, dato già annunciato in precedenza dalla Difesa di Mosca; il comando missilistico è la componente chiave delle Forze nucleari strategiche russe, progettato per scoraggiare una possibile aggressione esterna e per difendere obiettivi militari e economici strategici del Paese. Contemporaneamente alla tensione con la Francia per la mancata consegna delle Mistral, Mosca annuncia di star sviluppando una nuova generazione di cacciatorpediniere a propulsione nucleare, per bocca del comandante della marina militare Viktor Chirkov. In conferenza stampa, il 20 febbraio, Chirkov afferma che: «Attualmente, stiamo conducendo un’attività di ricerca e sviluppo sulla creazione di una nuova generazione di cacciatorpediniere a pagina 25 rivista urFi Politica EStEra propulsione speciale. Il nostro obiettivo prioritario è la costruzione di una nave a propulsione nucleare». Attualmente, le forze navali russe hanno solo una nave da guerra a propulsione nucleare, l’incrociatore lanciamissili pesante Pyotr Velikiy. Il 19 marzo, Mosca inaugura il quinto sottomarino nucleare classe Yasen, l’Arkhangelsk, presso i cantieri Sevmash. La classe Yasen è propagandata come il più avanzato mezzo subacqueo a propulsione nucleare della marina russa. Sono progettati per sostituire i sottomarini d’attacco di epoca sovietica come i classe Akula, e si ritiene che siano la controparte dello statunitense Seawolf a propulsione nucleare e dei sottomarini classe Virginia. La Russia sta attualmente costruendo tre sottomarini classe Yasen, oltre a quello che è stato messo in servizio in precedenza. Tutti i futuri sottomarini classe Yasen avranno un profilo modificato in acciaio a basso impatto magnetico. La classe Yasen è la prima ad essere dotata di un sistema sonar sferica; a causa delle grandi dimensioni di questa matrice sferica, i tubi lanciasiluro sono inclinati e collocati dietro il vano di controllo principale. Oltre ai siluri da 533 mm, la Yasen è in grado di lanciare missili da crociera dai suoi otto sistemi di lancio verticali. Possono imbarcare anche missili anti-nave o da attacco al suolo Onyx e Kalibr. Il sommergibile ha un equipaggio di circa 90 uomini, il che suggerisce un elevato grado di automazione dei diversi sistemi del sottomarino. Marzo, poi, è stato un altro mese delle esercitazioni militari. Molte a fuoco vivo. Le manovre sono state lanciate l’11 marzo nelle regioni meridionali e occidentali della Russia e nelle regioni orientali. Stando comunicato del ministero della Difesa, durante un addestramento tattico nella zona di Stavropol, Russia meridionale, 20 cacciabombardieri Su-25 Sm (nome in codice Nato Frogfoot) hanno effettuato 30 azioni con fuoco vivo utilizzando missili e razzi. Nel frattempo, a circa 7.000 chilometri di distanza, le navi di guerra anfibia Peresvet e Ammiraglio Nevelsky, hanno iniziato esercitazioni nel Mar del Giappone che prevedono l’uso di munizionamento vivo contro bersagli costieri. Contemporaneamente, unità di difesa aerea hanno lanciato esercitazioni su larga scala, che coin- n. 5 - marzo 2015 volgono oltre 500 militari e 100 unità militari, nella regione russa più occidentale del Baltico, l’exclave di Kaliningrad. Le attuali esercitazioni militari russe si stanno svolgendo in concomitanza con le esercitazioni militari annuali statunitensi in Estonia, quelle navali Nato nel Mar Nero e quelle norvegesi al confine della ragione di Murmansk. Navi da guerra provenienti daTurchia, Bulgaria e Romania partecipano alle manovre nel Mar Nero. Il 9 marzo, gli Stati Uniti hanno inviato 120 veicoli blindati, tra cui carri armati Abrams, in Lettonia, parte di una missione Nato tesa a dimostrare il proprio sostegno ai membri dell’Alleanza. Il 16marzo, poi, sono iniziate le grandi manovre navali ed aeree in Russia in cui si simulava la penetrazione di territori nemici. In Siberia, jet da combattimento russi, assieme a aerei di supporto tenteranno di penetrare le difese aeree “nemiche” nel corso di una esercitazione di un mese, ha annunciato il Distretto militare orientale. «Durante le esercitazioni Su-30 e Su-25 penetreranno e attaccheranno le difese aeree e attaccheranno congiuntamente le reti di comunicazione dietro le linee nemiche», si legge in un comunicato del distretto. Durante queste manovre mensili verranno impiegate 2.000 persone e oltre 30 velivoli. Nella stessa giornata, il presidente russo Vladimir Putin ha dato l’ordine di allertare la Flotta del Nord per una esercitazione di prontezza operativa. Lo annunciato lo stesso ministro della Difesa russo Sergei Shoigu: «Il compito principale è quello di valutare la capacità della flotta del Nord di garantire la sicurezza della Federazione russa nella regione artica», ha detto il generale Shoigu. La Flotta del Nord è stata allertata a 8:00 ora di Mosca (05:00 Gmt) e prevede l’impiego di 38mila militari, 3.360 attrezzature, 41 navi, 15 sottomarini e 110 aerei ed elicotteri, ha detto Shoigu. «Le nuove sfide e le minacce di sicurezza militare richiedono un ulteriore innalzamento delle capacità militari delle Forze Armate e particolare attenzione sarà rivolta alla fusione strategica di recente formazione nel Nord», ha detto Shoigu. Le manovre, che si terranno a terra, in mare e in aria, sono durate cinque giorni a partire dal 16 marzo. La settimana precedente, la Norvegia aveva iniziato le sue più grandi esercitazioni militari pagina 26 rivista urFi Politica EStEra dal 1967, nella regione settentrionale del Finnmark, vicino al confine con la Russia. Le manovre norvegesi hanno visto l’impiego di 5.000 militari e si sono concluse il 18 marzo. Alle manovre militari, va poi aggiunta la nuova dimensione della globalizzazione, non presente nel periodo della Guerra Fredda: Internet. A fine marzo, il presidente russo Vladimir Putin ha sostenuto la creazione di un programma federale per lo sviluppo di un Internet russo. Secondo l’agenzia Interfax, Putin ha detto che: «Preparate le proposte, noi, amministrazione e governo, le vaglieremo e le discuteremo. E poi con il vostro sostegno cercheremo di formulare e adottare una soluzione» ha detto Vladimir Putin in un incontro con gli imprenditori del settore IT e rappresentanti del Fondo per lo sviluppo di Internet. Così il Capo dello Stato ha risposto n. 5 - marzo 2015 alla proposta del Presidente dell’“Istituto Internet”, Herman Klimenko, che aveva dichiarato la necessità di dare vita a un programma presidenziale per lo sviluppo di un Internet russo: «Stiamo programmando lo sviluppo di una rete Internet in base a una tabella di marcia, nel corso dei prossimi 10-15 anni per cercare di non solo di sopravvivere, ma di rimanere al vertice». Secondo il numero uno dell’agenzia preposta allo sviluppo di Internet l’analogia potrebbe essere realizzata attraverso una “road map”, in cui due parti, privato e pubblico collaborano. Nel frattempo Mosca lancia l’allarma sulla Moldavia, stato ex sovietico nel cui territorio, la Transnistria, è presente dall’implosione dell’URSS, un intero corpo d’armata russo. Chisinau arresta giornalisti russi e sospende sine die le trasmissioni di canali di lingua russa. n pagina 27 rivista urFi amBiEntE Come tuteliamo l’ambiente? di Elena Giacone * Nell’iniziare lo studio della tutela dei diritti dei cittadini alla salubrità ambientale sorge la necessità di definire cos’è l’ambiente, per meglio cogliere ed identificare in concreto l’oggetto della tutela. È fuor di dubbio che il significato lessicale di “ambiente” non ha alcuna connotazione giuridica e può riuscire utile apprendere che la prima attestazione conosciuta nella lingua italiana risale al Galilei che, con il vocabolo “ambiente”, nel 1623, indicava “lo spazio nel quale si trovano una persona o un oggetto”.1 Anche sotto il profilo scientifico l’ambiente si compone sempre di una varietà e complessità di elementi: dalla definizione francese del 1976 del Vocabulaire de l’Environmental, secondo cui l’ambiente sarebbe l’insieme di * elementi, fisici, chimici, biologici e sociali che influiscono sugli esseri viventi e sull’attività dell’uomo, a quella della prima Relazione sulla situazione ambientale del Paese (1973) dove, per ambiente, s’intende un complesso di componenti naturali o determinate dall’attività dell’uomo2. La varietà di significati assunti dal termine ambiente e la mancanza di una definizione giuridica hanno fatto dubitare per molto tempo che l’ordinamento potesse accogliere un concetto giuridico di ambiente in sé. La “trasversalità” dell’interesse all’ambiente, la sua caratteristica d’incidere su una pluralità di altri interessi ha posto un problema di carattere scientifico-dogmatico: esiste l’ambiente come oggetto definito, delimitato, individuabile separatamente dagli altri diritti? l’Ambiente Le opinioni espresse impegnano solo l’Autore. M. CORTELLAZZO e P. ZOLLI, Dizionario etimologico della lingua italiana, 5 t., Zanichelli, t. 1, Bologna 1979, p. 45 e 46. 1 n. 5 - marzo 2015 2 F. G. SCOCA, Tutela dell’ambiente: impostazione del problema dal punto di vista giuridico, Relazione Convegno di Vibo Valentia 1988, in Quaderni Regionali, 1989, p. 550 e 551. pagina 28 rivista urFi amBiEntE è una materia? È un quid suscettibile di formare oggetto di diritti? Oppure è una sintesi verbale capace, con la quale si indica un complesso di cose tra loro differenti? Fino alla metà degli anni ‘80 quel dubbio era plausibile in quanto fino ad allora l’ordinamento si era occupato separatamente della tutela dell’aria, dell’acqua, del suolo e del sottosuolo, dello smaltimento dei rifiuti ecc… Nella seconda metà degli anni ‘80 è stato introdotto nel nostro ordinamento l’istituto della “valutazione di impatto ambientale” previsto dalla Direttiva Comunitaria n. 337 del 19853. Ai soggetti che intendono svolgere determinate attività, che il legislatore ha individuato come maggiormente rischiose, viene imposto di valutare l’impatto sull’ambiente e di sottoporre l’esercizio delle stesse ad un procedimento amministrativo preordinato “a considerare le componenti naturalistiche ed antropiche interessate, le interazioni tra queste componenti naturalistiche e il sistema ambientale preso nella sua globalità” (all. I al DPCM 27 dicembre 1988 che concorre ad attuare l’art. 6 della legge 349/1986). La valutazione di impatto ambientale (VIA) realizza dunque la considerazione dell’ambiente quale autonomo e globale soggetto di diritto poiché si passa dalla disciplina afferente singole risorse naturali all’affermazione delle fondamentali esigenze di equilibrio ecologico ambientale. Con l’art. 1 della legge n. 349 del 1986 si è compiuta una tappa importante per la tutela ambientale perché viene istituito un organo apposito, il Ministero dell’ambiente, avente il compito di assicurare in un quadro organico “la promozione, la conservazione e il recupero delle condizioni ambientali conformi agli interessi fondamentali della collettività e alla qualità della vita, nonché la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale nazionale e la difesa delle risorse naturali dall’inquinamento” (artt. 1 e 2). Il legislatore, attraverso l’indicazione di valori per la prima volta così normativizzati ha voluto riportare le singole parti all’integrità Direttiva 85/337/CEE del Consiglio del 27 giugno 1985 concernente la valutazione dell’impianto ambientale di determinati soggetti pubblici e privati. 3 n. 5 - marzo 2015 del tutto cui appartengono, cioè all’ambiente come “ciò che circonda la persona”. L’art. 18 configura l’ambiente come bene pubblico e designa il nuovo dicastero, grazie alle competenze proprie e a quelle svolte di concerto con altri ministri, di volta in volta competenti, come punto di riferimento dell’interesse pubblico inerente all’ambiente e coordinatore delle azioni politico-amministrative finalizzate alla sua protezione. Tuttavia, anche se gran parte delle funzioni spettanti al Ministero presentavano ancora carattere settoriale o venivano comunque condivise con altri Ministeri, la organicità della materia doveva individuarsi in fattori quali: l’individuazione di un luogo istituzionale che consenta ai singoli elementi di inserirsi in un meccanismo di relazioni reciproche. L’istituzione del Ministero ha determinato un’interazione fra le singole componenti dell’ambiente consentendo di sviluppare così i nessi organizzativi necessari per il passaggio da una nozione di “insieme”, intesa come mera sintesi addizionale di vari elementi, ad una di “sistema”. La formazione di un centro di riferimento istituzionale avente competenze, e quindi poteri, doveri, risorse finanziarie, in ordine all’ambiente porta quindi a concludere nel senso che l’ambiente oggi è una materia, anche se mantiene prevalentemente carattere trasversale, con una marcata incidenza su altre materie. L’art. 18 della legge n. 349/1986 ha altresì introdotto l’istituto del danno ambientale che riguarda ogni caso di compromissione dell’ambiente “considerato sotto il profilo unitario” (Cass. 1° settembre 1995, n. 921) e quindi anche la compromissione di componenti ambientali eventualmente non nominate dalla legge. Quindi, con l’art. 18 della legge n. 349 del 1986, la definizione di un concetto giuridico di ambiente è ineludibile per individuare l’oggetto e i limiti del danno da risarcire o, se si preferisce, l’ambito delle leggi e dei provvedimenti adottati in base a legge la cui violazione dà luogo al c.d. “torto ambientale”. Pertanto, quand’anche si ritenesse che la legge non definisca quel concetto non si può negare che l’ordinamento, almeno, lo presupponga. Del resto, gli elementi coagulanti della no- pagina 29 rivista urFi amBiEntE zione possono essere rintracciati, oltre che nelle funzioni di carattere generale comunque spettanti al Ministero in materia di provvedimenti cautelari, di danno ambientale e di riconoscimento delle associazioni ambientalistiche, ed in istituti giuridici di portata orizzontale quali l’informazione ambientale e la programmazione ambientale, anche in una pluralità di fattori che hanno progressivamente mosso l’ordinamento verso un incremento delle relazioni sistematiche fra discipline originariamente disomogenee4. Anche le leggi successive alla 349/1986 sembrano confermare, pur non sempre in maniera netta, la tendenza a fare dell’ambiente un concetto giuridico unitario. A completare il quadro normativo di riferimento è il Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152, “Norme in materia ambientale”, così come modificato dal Decreto Legislativo 16 gennaio 2008, n. 4, che mostra, sin dalla sua intitolazione, la volontà del legislatore di configurare l’ambiente come vera e propria materia. Il decreto, emanato con l’intento di armonizzare, semplificare e riformare, in attuazione della normativa comunitaria, la materia ambientale, rappresenta, in realtà, il primo tentativo (o meglio il primo passo) del legislatore italiano di creare un tessuto normativo unitario (seppur incompleto, poiché non contenente la disciplina di rilevanti forme di inquinamento: inquinamento acustico ed elettromagnetico, contaminazione radioattiva ecc...) che, in ogni caso, non riesce a qualificare in maniera definitiva ed assoluta l’ambiente come materia né, tantomeno, porre fine al dibattito giurisprudenziale sorto al riguardo5. Occorre comunque far presente che, con l’art. 5, comma 1, lett. e) del D.Lgs n. 152/20066, è stata tentata una definizione di ambiente, inteso come “sistema di relazioni 4 Per una rassegna dei riferimenti normativi volti a valorizzare le relazioni fra i singoli elementi dell’ambiente si rinvia a M. CAFAGNO Principi e strumenti di tutela dell’ambiente. Come sistema complesso, adattativo, comune, Torino, 2007, in Sistemi del diritto amministrativo italiano, diretto da F. G. SCOCA - F. A. ROVERSI MONACO - G. MORBIDELLI. 5 F. SCARDINA, L’ambiente valore giuridico o anche materia, in Rivista on line di diritto dell’economia e dei trasporti e dell’ambiente, articolo pubblicato il 23 luglio 2008. 6 Il D.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152, risulta da ultimo modificato dal D.Lgs 16 gennaio 2008, n. 4 “Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale” in G. U. n. 24 del 29 gennaio 2008 - s.o. n. 24. n. 5 - marzo 2015 fra i fattori antropici, naturalistici, chimicofisici, climatici, paesaggistici, architettonici, culturali, agricoli ed economici, in conseguenza dell’attuazione sul territorio di piani o programmi o di progetti nelle diverse fasi della loro realizzazione, gestione e dismissione, nonché di eventuali malfunzionamenti”. Sul piano costituzionale l’acquisizione da parte dell’ambiente di una specifica rilevanza è avvenuta a seguito della riforma del Titolo V della Costituzione entrata in vigore l’8 novembre 20017, dopo il referendum costituzionale previsto dall’art. 138. La Costituzione si è così adeguata, per ciò che riguarda l’attribuzione all’ambiente di un rango costituzionale, alle altre Costituzioni c.d. di terza generazione, approvate o modificate dopo gli anni Settanta8, nelle quali, quasi senza eccezioni, l’ambiente è previsto a vario titolo, sotto forma di dovere di tutela da parte dello Stato o degli organismi pubblici o sotto forma di vero e proprio diritto da parte della collettività o i suoi singoli componenti, o, ancora, come parte integrante di altri diritti umani. Infatti, numerose nuove Costituzioni di altri Paesi tendono addirittura ad incorporare le più moderne posizioni in materia, non limitandosi, in particolare al mero aspetto conservativo, ma anche a quello propositivo. Fra i tanti esempi: • la Costituzione greca (1975) recita “la protezione dell’ambiente naturale culturale costituisce un dovere dello Stato” (art. 24); • Costituzione portoghese (del 1976) riconosce “gli aspetti economici, sociali e culturali oltre a quelli puramente ecologici” e “il diritto ad un ambiente di vita umano, sano ecologicamente equilibrato e il dovere di difenderlo” (art. 66); • la Costituzione spagnola del 1978 prevede che “tutti hanno diritto di fruire di un ambiente adeguato per lo sviluppo della persona e hanno il dovere di preservalo” (art. 45); • la Costituzione del Perù (del 1979) parla 7 Sul punto B. CARAVITA, Profili costituzionali della tutela dell’ambiente in Italia, Padova, CEDAM, 1989. 8 S. GRASSI, Costituzioni e tutela dell’ambiente, in Fondazione Olivetti, Costituzioni, razionalità e ambiente, Milano, 1994. pagina 30 rivista urFi amBiEntE di “diritto di vivere in un ambiente sano, ecologicamente equilibrato ed appropriato allo sviluppo della vita”; quella Argentina (del 1994) addirittura inserisce il concetto di “sviluppo sostenibile, di qualità della vita e di informazione ed educazione ambientale”9; • la Costituzione olandese, revisionata nel 1983, stabilisce che “i poteri pubblici provvedono a tutelare l’abilità del Paese e a proteggere e migliorare l’ambiente” (art. 21); • la Legge Fondamentale della Repubblica Federale Tedesca, a partire dal 1994, prevede che “è compito dello Stato, anche in vista della responsabilità per le future generazioni, proteggere le basi naturali della vita” (art. 20); • la Costituzione svizzera (revisionata nel 1999) dedica all’ambiente la sezione quarta del titolo “Ambiente e governo del territorio”: “la Confederazione e i cantoni operano per stabilire un equilibrio durevole all’interno della natura, in particolare per salvaguardare la sua capacità di rinnovarsi e il suo godimento da parte dell’uomo” (art. 73); • la Legge costituzionale francese del 1.3.2005, n. 205, costituzionalizza la carta dell’ambiente e assume i principi dello Sviluppo sostenibile, della prevenzione (art. 3), della precauzione (art. 5) e della “responsabilità per danni ambientale” (art. 7)10. Anche diverse Costituzioni adottate dai “Paesi socialisti”, prima dei recenti mutamenti istituzionali, affermavano principi analoghi: • la Costituzione polacca (1997) afferma che le autorità pubbliche hanno il “dovere di proteggere l’ambiente” e “di garantire la sicurezza ecologica delle future generazioni” (art. 74); • la Costituzione dell’U.R.S.S. del 1977 prevedeva misure per il risanamento dell’ambiente, definiva la protezione della natura come “dovere del cittadino”; indi9 S. MAGLIA Diritto ambientale: alla luce del T.U. ambientale e delle novità 2011, Milanofiori, Assago, IPSOA, 2011, p. 4. 10 Per esempi ulteriori v. S. GRASSI, Costituzioni e tutela dell’ambiente, op. cit.; G. CORDINI, Diritto ambientale comparato, CEDAM, 2002. n. 5 - marzo 2015 cava la gestione razionale e la protezione delle risorse naturali, quali compiti assegnati alla competenza del Consiglio dei Ministri; • la Costituzione dell’Ungheria del 1972 inseriva la “protezione dell’ambiente” tra i doveri della Repubblica (art. 57, secondo comma). • la Costituzione cinese del 1978 assegnava allo Stato il compito di proteggere l’ambiente e le risorse naturali ed impegnava le istituzioni alla lotta contro gli inquinamenti e gli altri fattori di degrado (art. 11). Prima della riforma del 2001, la Costituzione non conteneva, alla pari della altre Costituzioni sopra indicate, dell’epoca immediatamente successiva alla fine della prima guerra mondiale (e alla pari del Trattato istitutivo delle Comunità europee del 1957), previsioni relative all’ambiente: questo perché fino alla metà degli anni Sessanta, il tema dell’ambiente era ignorato sia a livello giuridico che a livello di opinione pubblica, ed era riservato ad esperti di nicchia. Del resto non bisogna dimenticare che la nostra Carta costituzionale nasce, nell’immediato dopoguerra ed è di tutta evidenza che all’epoca fosse certo più importante tendere con tutti i mezzi ad una immediata rinascita economica senza considerare troppi dettagli. Solo nel periodo seguente l’ambiente diviene uno dei settori in maggiore espansione e più innovativi sia del diritto internazionale (insieme al settore dei diritti umani, sotto molti aspetti collegato e insieme, più di recente, ai vari temi coinvolti nella c.d. globalizzazione) che dei diritti nazionali, soprattutto nei paesi maggiormente sviluppati. In mancanza di una espressa previsione costituzionale, la dottrina e la giurisprudenza avevano colmato il vuoto, sempre più evidente con il passare degli anni e particolarmente gravoso a partire dagli anni Ottanta, utilizzando, in varia combinazione, altre disposizioni costituzionali e, specificamente gli artt. 9 e 32, talvolta in congiunzione con l’art. 2. In realtà l’artt. 9 e l’art. 32, trattano, rispettivamente, di tutela del paesaggio e della salute, ma non direttamente di ambiente come bene giuridico autonomo, nella sua accezione più ampia e più corretta. pagina 31 rivista urFi amBiEntE Dall’art. 32, che tutela la salute come diritto soggettivo e interesse della collettività - ed è infatti ricondotto da alcuni all’interno della categoria dei “diritti sociali”11, da altri configurato come un diritto della personalità12 - si traeva la tutela dell’ambiente nella sua valenza soggettiva e antropocentrica. La giurisprudenza costituzionale ed ordinaria hanno così riconosciuto l’esistenza di una situazione giuridica soggettiva, azionabile direttamente di fronte a comportamenti lesivi, il cui contenuto è dato dalla (tutela della) salute individuale: “il bene (afferente alla salute) è tutelato dall’art. 32 Cost. non solo come interesse della collettività, ma anche e soprattutto come diritto fondamentale dell’individuo, sicché si configura come un diritto primario ed assoluto, pienamente operante anche nei rapporti tra privati. Esso è certamente da ricomprendere tra le situazioni soggettive direttamente tutelate dalla Costituzione”13. L’art. 9, d’altro canto – tutelando il paesaggio – offriva lo strumento per tutelare l’ambiente nella sua valenza oggettiva14. Il paesaggio, era, inteso, secondo una tesi più restrittiva, come espressione di valori estetico-culturali relativi alle bellezze naturali e paesistiche; secondo una concezione più ampia, come espressione della “forma del paese”15, e quindi ogni elemento attinente alla forma esteriore del territorio. Questa seconda interpretazione è stata accolta dalla Corte costituzionale, passando da una concezione di paesaggio inteso nel senso di bellezze naturali (Corte Cost. 141/1972), ad una concezione estesa alla protezione di quei beni che hanno A. BALDASSARRE, Voce “Diritti sociali”, Enciclopedia Giuridica, XI, Roma, 1989; F. MODUGNO, I nuovi diritti della giurisprudenza costituzionale, op. cit. 12 A. CORASANITI, Commento agli artt. 1 e 2 della legge 23.12.1978, n. 833, in Nuove leggi civili commentate, Padova, CEDAM, 1978, p. 1198. 13 Corte Cost., n. 88/1979, in Giur. Cost., 1979, p. 656; n. 184/1986 in Foro Ital., 1986, I, p. 2053; n. 307/1990 in Giur. Cost., 1990, p1874; n. 180/1994, Giur. Cost, 1994, p. 1603; n. 218/1994, ivi, p. 1746; n. 258/1994, ivi, p. 2097; n. 467/2005 in Giur. Cost., 2005 e Giur. Ital., 2006, p. 604; Sez. Un. n. 23735/2006 in Giur. Cost, 2006, p. 2692; n. 14848/2006, Foro Amm. –Cons. Stato, 2006, p. 2996. 14 B. CARAVITA, Oltre l’eguaglianza formale: un’analisi dell’art. 3, comma 2, della Costituzione Padova, CEDAM, 1984, p. 118. 15 A. PREDIERI, voce “Paesaggio”, in Enciclopedia del Diritto, XXXI, Milano, 1981; A. GUSTAPANE, La tutela globale dell’ambiente: dalla legge 349 del 1986 alle leggi 142 e 241 del 1990; ricerca coordinata dal prof. G. De Vergottini, Milano, A. Giuffrè, 1991. 11 n. 5 - marzo 2015 un “valore estetico-culturale” (Corte Cost. 239/1982), la cui tutela deve essere “improntata a integralità e a globalità, vale a dire implicante una riconsiderazione assidua dell’intero territorio nazionale alla luce ed in attuazione del valore “estetico-culturale”16. Si tratta di una interpretazione recepita dall’art. 131 del D.Lgs. 41/2004, secondo cui per paesaggio si intende “una parte omogenea di territorio i cui caratteri derivano dalla natura, dalla storia umana o dalle reciproche interrelazioni. La tutela e la valorizzazione del paesaggio salvaguardano i valori che esso esprime quali manifestazioni identitarie percepibili”. Nel 2001 l’ambiente è finalmente entrato, anche se in modo formale, a far parte della Costituzione: ciò è avvenuto con due disposizioni contenute nell’art. 117, che a seguito della modifica ad opera della legge costituzionale n. 3/2001, ha attribuito all’ambiente specifico riconoscimento costituzionale17 considerandolo, sia pure sul piano strettamente letterale, come materia. Il comma 2 del predetto articolo inserisce tra le materie di potestà legislativa esclusiva dello Stato la “tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali”; il comma 3 dello stesso articolo inserisce tra le materie di potestà legislativa concorrente tra Stato e Regioni - per le quali la potestà legislativa spetta alle Regioni, salvo che per la determinazione dei principi fondamentali, riservata alla legislazione dello Stato, “la valorizzazione dei beni culturali e ambientali” (quindi non dell’ambiente), oltre ad una materia certamente interconnessa, “il governo del territorio”. Questa norma, quindi, al proprio interno contiene peraltro solo un richiamo alle competenze statali “in tema” di tutela dell’ambiente, senza comunque definirne la nozione, né tantomeno, inserire la medesima tra i principi costituzionalmente garantiti.18 Si può quindi affermare che nella nostra Costituzione, non solo non compare espliciP. MADDALENA, Responsabilità amministrativa, danno pubblico e tutela dell’ambiente, Rimini, Maggioli, 1986, p. 71; Corte Cost. 39/1986, in Giur. Cost., 1986, I, p. 317. 17 Sull’argomento B. POZZO e M. RENNA, L’ambiente nel nuovo Titolo V della Costituzione, in Quaderni della Rivista giuridica dell’Ambiente, 2004. 18 Art. 117 Cost., Lo Stato ha legislazione esclusiva in materia di tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali. 16 pagina 32 rivista urFi amBiEntE tamente la definizione di ambiente, ma non c’è nemmeno un chiaro ed esplicito richiamo alla sua protezione e tutela, a parte quello del citato art. 117, e solo dal 2001. D’altro canto, se da un lato è vero che non si misura certo il grado di protezione dell’ambiente dall’inserimento o meno della sua nozione in una Carta Costituzionale (si pensi solo al fatto che le costituzioni di molti Paesi dell’est europeo, come su menzionato, in particolare Polonia, URSS, Cina e Ungheria, contenevano già da molto tempo richiami diretti all’ambiente, e non è certo che in questi Paesi che vi sia stata una particolare attenzione a questi temi), dall’altro è altrettanto vero che, fra tutte le proposte di modifica della nostra Costituzione, non ve n’è stata alcuna che abbia richiesto un diretto, puntuale e preciso richiamo a questa tutela. Nonostante ciò, la Corte Costituzionale, con l’intento di colmare la lacuna presente nella legge n. 349/1986, ha elaborato sugli artt. 9 e 32 Cost. la prima nozione di ambiente, giungendo addirittura ad affermare che “nel nostro ordinamento giuridico la protezione dell’ambiente è imposta da precetti costituzionali (artt. 9 e 32) ed assurge a valore primario ed assoluto” (sent. 30 dicembre 1987, n. 641). Con la stessa sentenza la Corte configura l’ambiente quale “bene immateriale unitario” sebbene composto di varie componenti, ciascuna delle quali può anche costituire, isolatamente e separatamente, oggetto di cura e di tutela, ma tutte, nell’insieme, sono riconducibili ad unità19. Le posizioni giuridiche soggettive si sono poi progressivamente affrancate dagli altri interessi incidentalmente coinvolti per assumere un autonomo rilievo giuridico. Così nell’ambito della pronuncia della Corte Costituzionale, 28 maggio 1987, n. 210, si è giunti a configurare il diritto all’ambiente come diritto della persona ed interesse dell’intera collettività che incide su un bene unitario comprensivo di tutte le risorse naturali. In argomento è intervenuta anche la Corte di Cassazione (sent. 9 aprile 1991, n. 4362), per cui “si è distinto tra ambiente quale risulta dalla disciplina relativa al paesaggio, ambiente preso in considerazione dalle norme poste a protezione contro fattori aggressivi, ed ancora, ambiente quale oggetto di disciplina urbanistica e di tutela del territorio, riconducendosi, poi, le nozioni così configurate, ai valori di protezione della natura, degli insediamenti umani e della qualità della vita, che trovano fondamento nelle disposizioni di cui agli artt. 9 e 32 della Costituzione. L’elemento unificante di tutte queste elaborazioni è, comunque, dato dal fatto che l’ambiente in senso giuridico va considerato come un insieme che, pur comprendendo vari beni o valori, quali la flora, la fauna, il suolo, l’acqua ecc..., si distingue ontologicamente da questi in quanto si identifica in una realtà priva di consistenza materiale, ovvero in un contesto senza forma”. Sempre la Cassazione, ma questa volta in ambito penalistico afferma che, ambiente è “il contesto delle risorse naturali e delle stesse opere più significative dell’uomo protette dall’ordinamento perché la loro conservazione è ritenuta fondamentale per il pieno sviluppo della persona; l’ambiente è una nozione, oltreché unitaria, anche generale comprensiva delle risorse naturali e culturali, veicolata nell’ordinamento italiano dal diritto comunitario”20. Tornando sempre alle attuali norme della nostra Costituzione che non contengono una esplicita definizione del concetto di ambiente, vi è da segnalare ancora una sentenza della Corte di Cassazione penale, la quale già oltre venticinque anni fa21, sosteneva che “in tema di tutela dell’ambiente, la Costituzione con l’art. 9 collega aspetti naturalistici (paesaggio) e culturali (promozione dello sviluppo della cultura e tutela del patrimonio storico-artistico) in una visione non statica ma dinamica, non meramente estetica od intrinseca, ma di protezione integrata e complessiva dei valori naturali insieme con quelli consolidati dalle testimonianze di civiltà; allo stesso modo con l’art. 32 eleva la salute a diritto fondamentale dell’individuo ed interesse della collettività; mentre sotto altri profili assicura Questa decisione può leggersi in Foro it., 1988, p. 234, con nota di F. GIAMPIETRO, Il danno all’ambiente innanzi alla Corte Costituzionale. 20 19 n. 5 - marzo 2015 21 Cass. pen., sez. III, 28 ottobre 1993, n. 9727. Cass. pen., sez. III, 20 gennaio 1983, con nota di P. Mazzola. pagina 33 rivista urFi amBiEntE al diritto all’ambiente, in quanto espressione della personalità individuale e sociale, un’adeguata protezione; ambiente come sede della partecipazione; oggetto di difesa per tutti; sostrato necessario per l’apprendimento, l’insegnamento, l’arte, la scienza; limite alla proprietà e all’iniziativa economica; oggetto del coagularsi di forze politiche”. Questa visione “utilitaristica” dell’ambiente in cui al centro c’è in realtà esclusivamente la tutela del bene (prevalentemente economico) dell’uomo e non la tutela delle risorse naturali tout court è stata non solo confermata da altre sentenze (vedi per tutte Cass. penale, sez. III, 28 ottobre 1993, n. 9727), che giungono ad affermare che “per ambiente deve intendersi il contesto delle risorse naturali ... perché la loro conservazione è ritenuta fondamentale per il pieno sviluppo della persona, ma anche della maggior parte delle leggi speciali in materia che si sono susseguite negli anni”. In riferimento a tutto ciò e nonostante alcune pronunce parzialmente contrarie della Corte Costituzionale (cfr. Corte Cost. 26 luglio 2002, n. 407 e Corte Cost. 20 dicembre 2002, n. 536), non si può non condividere la posizione di chi22, oggi, ritiene che non sembra più possibile negare all’ambiente la sua autonomia concettuale e giuridica, e parlarne ancora in termini di “valore” sembra in qualche misura anacronistico. D’altronde, la stessa Corte, nella prima sentenza citata23 ha osservato che “non tutti gli ambiti materiali specificati nel comma 2 dell’art. 117 Cost. possono, in quanto tali, configurarsi come «materie» in senso stretto, poiché, in alcuni casi, si tratta più esattamente di competenze del legislatore statale idonee ad investire una pluralità di materie”. In questo senso, l’evoluzione legislativa e la giurisprudenza costituzionale portano ad escludere che possa identificarsi una “materia” in senso tecnico, qualificabile come “tutela dell’ambiente”, dal momento che non sembra configurabile come sfera di competenza statale rigorosamente circoscritta e delimitata, ma investe e si intreccia inestricabilmente con altri interessi e competenze. In particolare, prosegue il giudice delle leggi nella suddetta pronuncia, “dalla giurisprudenza di questa Corte antecedente alla nuova formulazione del Titolo V della Costituzione è agevole ricavare una configurazione dell’ambiente come valore costituzionalmente protetto”, e “la tutela dell’ambiente non può ritenersi propriamente una materia essendo invece da considerarsi come un valore costituzionalmente protetto che in quanto tale delinea una sorta di materia trasversale, in ordine alla quale si manifestano competenze diverse, che ben possono essere regionali, spettando allo Stato le determinazioni che rispondono alle esigenze meritevoli di disciplina uniforme sull’intero territorio nazionale”. Con la seconda pronuncia su citata24 si afferma altresì che “... la natura di valore trasversale ... trova ora una conferma nella previsione contenuta nella lettera s) del comma 2 dell’art. 117 Cost. che affida allo Stato il compito di garantire la tutela dell’ambiente e dell’ecosistema”25. Considerare l’ambiente come “valore” significa che esso non solo può formare oggetto di un diritto o di un principio per dirigere l’interpretazione delle leggi o dei trattati, ma che esso costituisce, proprio in quanto valore, uno degli elementi fondamentali che caratterizzano una società in un dato periodo della storia e sul quale una società fonda la sua legittimazione. Sostanzialmente, a partire da metà degli anni ‘80 possiamo affermare che, pur in assenza di una norma specifica e ancor più di una esplicita definizione, la tutela dell’ambiente è da ritenersi costituzionalmente garantita. n Corte Cost., 28 maggio 1987, n. 210. Corte Cost., 20 dicembre 2002, n. 536, in materia di caccia, in Riv. Giur. Polizia, 2003, p. 211 con note di DELIPIERI, BRAMBILLA, SARTORETTI, STELLA RICHTER; Corte Cost., 22 luglio 2004, n. 259, Urbanistica e Appalti, 11/2004, p. 1281. 24 25 22 Corte Cost., 26 luglio 2002, n. 407, in Riv. Giur. Ambiente, p. 937 nota di Marocco. 23 Corte Cost., 30 dicembre 1987, n. 641. n. 5 - marzo 2015 pagina 34 rivista urFi attività addEStrativa Brevetto sportivo tedesco “dSa” per i soci urfi di fabio federico * cEntro sportivo dElla guardia di Finanza di castEl porziano (roma-inFErnEtto) 11 aprilE 2015 Cari compagni d’arme soci URFI, il prossimo 11 aprile 2015, presso il Centro sportivo della Guardia di Finanza di Castel Porziano (Ostia) - Via Croviana 120, località Infernetto di Roma, si svolgerà una sessione di prove per ottenere il Brevetto Sportivo Tedesco “DSA”, sessione organizzata congiuntamente da URFI e dalla Sezione UNUCI Ostia. Il nostro valutatore sarà il T. Col. GdF Angelo Pisani. Per chi non lo conoscesse, tale Brevetto, per legge dello Stato tedesco, costituisce Onorificenza della Repubblica Federale di Germania. In Germania, il suo conseguimento è annualmente obbligatorio per tutti i militari * Le opinioni espresse impegnano solo l’Autore. n. 5 - marzo 2015 tedeschi e da alcuni anni, grazie al lavoro incessante di UNUCI Gallarate, è diventato molto ambito anche per le nostre quattro Forze Armate, per la Polizia e per la Guardia di Finanza. Si organizzano continuamente sessioni di prova per il suo conseguimento presso le strutture sportive di reparti militari in tutta la penisola e persino presso le nostre forze impegnate in missioni all’estero, sempre sotto il controllo del DSVM (il CONI Tedesco) e dei “prufer” (valutatori) da questo addestrati e nominati. Prove Poiché l’ho conseguito l’hanno scorso -in allegato c’è il mio brevetto (urkunde), per vostra curiosità-, al Centro Logistico della GdF di Villa Spada in Roma, posso dirvi che non si tratta di niente di fisicamente troppo impegnativo. Ci sono quattro prove obbligatorie da pagina 35 rivista urFi attività addEStrativa completare entro alcuni parametri prestabiliti in base all’età: - 25 metri di nuoto – in pratica basta non affogare… - 3000 metri di corsa in pista; E poi due tra alcune prove a scelta tipo salto in alto, salto in lungo, salto in lungo da fermo, lancio del peso. Io ho scelto il salto in lungo ed il salto in lungo da fermo che non presentano zero difficoltà per chi -come me- non proviene dall’atletica leggera. In conclusione: sulla base della mia esperienza personale, l’unica vera prova per cui ci si deve preparare sono i 3000 metri di corsa; trattasi peraltro di tempi fattibilissimi ed alla portata di tutti. In base ai risultati ottenuti, il Brevetto sarà conferito in oro, argento o bronzo. Sul sito di UNUCI Gallarate www.militaly.it potete trovare ulteriori informazioni, le tabelle espresse per sesso e per età dei tempi e delle misure che i candidati dovranno superare -che comunque allego- e varie curiosità. certificato medico-sportivo Ricordo che per poter partecipare purtroppo è necessario essere in possesso di un certificato medico-sportivo attestante l’idoneità a svolgere attività agonistica rilasciato solo dal medico sportivo. Ma tutto sommato vi fa bene sottoporvi una volta tanto a questa visita cardio un po’ più accurata. iscrizione Per l’iscrizione alle prove dell’11 aprile i candidati dovranno far pervenire via e-mail entro fine marzo al sottoscritto all’account [email protected] copia del certificato medico, liberatoria (in allegato) ed i propri dati personali comunicando nome e cognome, grado, data di nascita, residenza, contatti telefonici, e-mail, reparto di appartenenza, auto (tipo e targa, per farvi entrare), numero del corso. I costi: economico, 10 euro da versare in loco ai Prufer. Poi ricordo che per altri 15 n. 5 - marzo 2015 euro, mi pare, volendo si può acquistare il nastrino e la medaglietta per l’uniforme. Per i militari in servizio il dsa è trascrivibile a matricola Per i nostri molti compagni d’arme che attualmente ancora rivestono una divisa –in GdF, in Polizia, in Capitaneria di Porto, ecc., almeno sette nel 34°-, ricordo che il DSA è trascrivibile sul libretto personale ed è consentito fregiarsi del relativo distintivo sulla Drop e la diagonale. Per i compagni d’arme interessati che non possono raggiungere roma Ricordo nuovamente ai soci lontani da Roma che le prove si tengono un po’ dappertutto nelle varie strutture militari d’Italia; sul predetto sito militaly.it sono segnalati luoghi e date; contattando autonomamente gli organizzatori è quasi sempre possibile iscriversi alla selezione. Perche’ il dsa per urfi a roma? Più volte ho sentito soci URFI non residenti a Roma lamentarsi del fatto che l’Associazione li trascura e che organizza poco o nulla fuori Roma. Signori, l’Associazione siamo noi iscritti, non esiste nessuna stabile struttura organizzativa a livello nazionale con personale e segreteria solo a ciò dedicata. L’URFI si fonda sul lavoro di un pugno di soci che volontariamente sottraggono tempo, risorse ed energie personali per cercare di sviluppare e portare avanti l’Associazione. Solo che siamo tutti a Roma e quindi organizziamo a Roma! Se c’è qualcuno che nella sua regione vuole prendere in mano le redini della situazione e provare a organizzare e\o proporre qualcosa ai soci in loco è il benvenuto e riceverà tuto il nostro supporto! n Rimango a Vostra disposizione per qualsiasi ulteriore delucidazione: 333-2003981. Ok, rimboccatevi le maniche e se vi reggete ancora in piedi partecipate numerosi! pagina Nec recisa recedit! Saluti a tutti. Ten. Fabio Federico 36 rivista urFi attività addEStrativa n. 5 - marzo 2015 pagina 37 rivista urFi attività addEStrativa n. 5 - marzo 2015 pagina 38 rivista urFi attività addEStrativa n. 5 - marzo 2015 pagina 39 rivista urFi attività addEStrativa n. 5 - marzo 2015 pagina 40 rivista urFi attività addEStrativa FAC ND A M O ED SIMIL n. 5 - marzo 2015 pagina 41 A raSSEGna StamPa rivista urFi La rassegna stampa 30 marzo. JOBONLINE - Roma - 236 allievi della Guardia di Finanza Iscrizioni aperte sino al 7 aprile 2015 È indetto, per l’anno accademico 2015/2016, un pubblico concorso, per titoli ed esami, per l’ammissione all’87° corso presso la Scuola Ispettori e Sovrintendenti della Guardia di finanza di: a) n. 216 allievi marescialli del contingente ordinario; b) n. 20 allievi marescialli del contingente di mare. La domanda di partecipazione al concorso deve essere compilata esclusivamente mediante la procedura informatica disponibile sul sito www.gdf.gov.it - area “Concorsi Online”, seguendo le istruzioni del sistema automatizzato, entro il 7 aprile 2015. Lo svolgimento del concorso comprende: a) una prova preliminare, consistente in questionari a risposta multipla; b) una prova scritta di composizione italiana; c) l’accertamento dell’idoneita’ attitudinale; d) l’accertamento dell’idoneita’ psico-fisica; e) una prova orale di cultura generale; f) un esame facoltativo in una o piu’ lingue estere, consistente in una prova scritta ed una prova orale per ciascuna lingua prescelta; g) una prova facoltativa di informatica. 18 marzo. SENIGALLIA NOTIZIE - Senigallia - Marche, cambio al vertice della Guardia di Finanza. Il Comando interregionale (Marche, Emilia Romagna e Toscana) passa al Generale Flavio Zanini. Alla presenza del comandante generale della Guardia di Finanza, Generale Saverio Capolupo, si è svolta mercoledì 18 marzo 2015 presso la caserma “A.Fontanelli” in Borgo San Frediano, a Firenze, la cerimonia militare di n. 5 - marzo 2015 pagina 42 rivista urFi raSSEGna StamPa passaggio di consegne del comando interregionale dell’Italia centro settentrionale fra il Gen. Michele Adinolfi ed il Gen. Flavio Zanini, proveniente dal comando interregionale dell’Italia nord orientale dove ha ricoperto l’incarico di comandante. EXPO notizie 2015- Milano. 07/03/2015. Il colonnello Cosimo di Gesù, comandante del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Roma, coordinerà il personale della Guardia di Finanza per il controllo sugli appalti di Expo 2015. Lo ha annunciato il presidente dell’autorità nazionale anti corruzione, Raffaele Cantone, che ha evidenziato la necessità di «aumentare il più possibile la trasparenza», ricordando che i controlli non potranno riguardare le procedure chiuse, se non per «la fase esecutiva». 2 febbraio. GDF - Roma - “Sulla Gazzetta Ufficiale - IV Serie Speciale - sono state pubblicate le norme relative ai concorsi pubblici, per esami, per l’ammissione di: 50 allievi ufficiali del “ruolo normale” (G.U. n. 6 del 23 gennaio 2015) al 1° anno del 115° corso dell’Accademia della Guardia di Finanza, per l’anno accademico 2015-2016 (la presentazione delle domande dovrà avvenire entro il 23 febbraio 2015); 7 allievi ufficiali del “ruolo aeronavale” (G.U. n. 7 del 27 gennaio 2015) al 1° anno del 14° corso aeronavale dell’Accademia della Guardia di Finanza, per l’anno accademico 2015-2016 (le domande dovranno pervenire entro il 26 febbraio 2015). Ai concorsi possono partecipare i cittadini italiani che abbiano compiuto, alla data del 1° gennaio 2015, il diciassettesimo anno di età e non superato il ventiduesimo (siano nati, cioè, nel periodo compreso tra il 1° gennaio 1993 ed il 1° gennaio 1998 – estremi inclusi) e siano in possesso del diploma di istruzione secondaria di secondo grado che consenta l’iscrizione a corsi di laurea specialistica o magistrale, ma anche coloro che, pur non essendo in possesso del previsto diploma alla data di scadenza per la presentazione delle domande, lo conseguano nell’anno scolastico 2014/2015. La domanda di partecipazione va compilata esclusivamente mediante la procedura informatica disponibile sul sito www.gdf.gov.it – area “Concorsi Online” entro 30 giorni dalla data di pubblicazione dei presenti bandi. Sul predetto sito internet è possibile acquisire ulteriori e più complete informazioni di dettaglio sui concorsi e prendere visione dei bandi”. Lo riferisce un comunicato della Guardia di finanza. 2 febbraio. GDF- Rieti - Prosegue l’impegno della Guardia di Finanza volto alla tutela dei consumatori ed alla repressione delle violazioni in materia di etichettatura e sicurezza alimentare in Provincia di Rieti. Nel corso di tali indagini in materia di sicurezza dei prodotti, i militari della Brigata di Poggio Mirteto hanno sottoposto a sequestro cautelare circa 2.000 prodotti alimentari, preconfezionati senza l’etichettatura in lingua italiana e posti in vendita in un esercizio commerciale di prodotti tipici rumeni. Gli alimenti sequestrati - scatolame, spezie, legumi, riso, pasta, lievito, bevande alcoliche e analcoliche – riportavano etichette esclusivamente in lingua straniera, in quanto si trattava di alimenti verosimilmente non destinati al mercato nazionale italiano, in palese violazione delle disposizioni previste dal d.lgs. n.206/2005, c.d. “codice del consumo”. Il titolare dell’attività commerciale è stato segnalato alla Camera di Commercio di Rieti per l’avvio del procedimento di irrogazione delle sanzioni amministrative previste dalla normativa vigente. 30 gennaio. GDF- Torino - La Guardia di Finanza di Torino ha concluso nella giornata di mercoledì scorso un’importante operazione nel settore del contrasto alla contraffazione. I Baschi Verdi del Gruppo Torino, nel corso di un’attività di controllo organizzata in occasione del concerto della Disney-star “Violetta”, hanno individuato numerosi soggetti intenti alla vendita di fascette, cappellini, poster e giocattoli recanti le immagini e il marchio della cantante argentina, resa celebre dalla serie televisiva prodotta dalla Walt Disney. Le attività hanno portato al sequestro di 1.750 articoli contraffatti, per un valore n. 5 - marzo 2015 pagina 43 rivista urFi raSSEGna StamPa quantificabile in circa 20.000 euro, ed il deferimento all’Autorità Giudiziaria dei responsabili per il reato di contraffazione. 19 gennaio. GDF- Campobasso - 7000 prodotti fuorilegge sono stati sequestrati dai Finanzieri nel corso di decine di controlli eseguiti dal Capoluogo al Basso Molise nelle ultime settimane – 16 persone segnalate a vario titolo per detenzione di sostanze stupefacenti – Denunce e sequestri anche nel settore della contraffazione - Accessori per telefonia e per pc, prodotti per la casa e per la cura della persona, ma anche cancelleria, colle e piccoli congegni elettronici: oltre 7000 articoli sono stati complessivamente sequestrati dalle Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Campobasso presso 7 esercizi commerciali operanti dall’area frentana al Basso Molise. I Finanzieri, all’esito di preliminare attività info-investigativa sul territorio, hanno infatti riscontrato l’assenza dei requisiti previsti dal D.Lgs. 206/2005 (Codice del Consumo) e dalla Legge 791/77 (sicurezza del materiale elettrico e marcatura CE), con particolare riferimento alle indicazioni in lingua italiana, alle informazioni minime relative al produttore, all’eventuale presenza di sostanze potenzialmente dannose per l’uomo o per l’ambiente, alle garanzie di sicurezza in materia di circuiti elettrici e, più in generale, alle “avvertenze d’uso”. I militari hanno anche sequestrato oltre 100 articoli, riconducibili a borse ed accessori d’abbigliamento recanti marchi contraffatti; due persone sono state denunciate per le violazioni previste dall’articolo 474 del Codice Penale (commercio di prodotti con segni falsi). 16 persone, risponderanno invece, a vario titolo, delle violazioni di cui agli articoli 73 e 75 del D.P.R. 309/90 in materia di stupefacenti, in quanto sorprese dai Finanzieri con marijuana, hashish e cocaina, per complessivi 189 grammi. 12 gennaio. FICIESSE - Roma - Ridurre i livelli gerarchici dagli attuali 6/7 a 4 per recuperare subito 9mila finanzieri e spostarli dalle attività di funzionamento alle attività dirette della prevenzione e dell’informazione ai contribuenti (in sinergia con l’Agenzia delle entrate) stimolando in tal modo l’adempimento spontaneo e la riduzione del tax gap. 12 gennaio. GDF- Bari - Spesso la gente si domanda che fine faccia la merce contraffatta sequestrata. La risposta, nella maggior parte dei casi, non può che essere la stessa: trattandosi di beni “fuorilegge”, che non possono essere rimessi in commercio, l’Autorità giudiziaria ne dispone la distruzione. In questo caso, è stato possibile, invece, provvedere diversamente: circa 15.000 capi di abbigliamento sono stati dati in beneficenza a Enti caritatevoli di Molfetta, Terlizzi, Ruvo di Puglia, Giovinazzo, Bisceglie, Trani, Andria e Barletta (tra essi, la Comunità C.A.S.A. di “Don Tonino Bello” di Ruvo di Puglia). Gli abiti erano stati sequestrati dalle Fiamme Gialle campane e pugliesi una decina di anni fa a Giovinazzo (BA), nell’ambito di un’operazione di servizio congiunta che portò allo smantellamento di un centro di commercializzazione di articoli di abbigliamento recanti false etichettature “made in Italy”. Considerato che parte di tali capi non erano stati ancora etichettati, mentre, per altri è stato possibile asportarne la falsa etichettatura, l’Autorità Giudiziaria ha concesso l’autorizzazione a devolvere in beneficenza l’intero carico. n. 5 - marzo 2015 pagina 44