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n. 5 - marzo 2015
EditorialE
a chE punto siamo
di antonio albanese
Economia E Finanza
il dEcrEto millE-proroghE:
primE ossErvazioni
di luciana marino
diritto
sovraindEbitamEnto:
opErativE lE rEgolE
di antonio bevacqua
politica EstEra
a cuba, un viaggio nEl tEmpo
di Federico solfaroli camillocci
scEnari da guErra FrEdda
dEl XXi sEcolo
obiEttivo grandE russia
di graziella giangiulio e antonio albanese
ambiEntE
comE tutEliamo l’ambiEntE?
di Elena giacone
attività addEstrativa
brEvEtto sportivo tEdEsco
“dsa” pEr i soci urFi
di Fabio Federico
rassEgna stampa
urFi
sommario
EditorialE pagina 3
a chE punto siamo
di antonio albanese
Economia E Finanza pagina 4
il dEcrEto millE-proroghE:
primE ossErvazioni
di luciana marino
diritto pagina 6
sovraindEbitamEnto:
opErativE lE rEgolE
di antonio bevacqua
politica EstEra pagina 10
a cuba, un viaggio nEl tEmpo
di Federico solfaroli camillocci
politica EstEra pagina 17
scEnari da guErra FrEdda dEl XXi sEcolo
obiEttivo grandE russia
di graziella giangiulio e antonio albanese
ambiEntE pagina 28
comE tutEliamo l’ambiEntE?
di Elena giacone
attività addEstrativa pagina 35
brEvEtto sportivo tEdEsco “dsa”
pEr i soci urFi
di Fabio Federico
la rassEgna stampa
rivista
urFi
n. 5 - marzo 2015
pagina
42
Direttore Responsabile:
Antonio Albanese
Hanno collaborato a questo numero:
Antonio Albanese; Antonio Bevacqua; Fabio Federico; Elena Giacone;
Graziella Giangiulio; Luciana Marino; Federico Solfaroli Camillocci.
Caporedattore:
Graziella Giangiulio
Progetto grafico e impaginazione:
Deborah Giovenchi - OnofF (Roma)
Reg. Trib. di Roma: n. 5 del 21/01/2014
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EditorialE
A che punto siamo
di antonio albanese
Questo numero conferma come ormai si sia cementato intorno alla nostra rivista un gruppo di
professionisti che ci consente di trattare qualsiasi tema. Lo facciamo con spirito volontaristico e
senza pretesa di esaustività, non desiderata in una rivista non specialistica, ma al tempo stesso
anche senza timore di errore dato il “peso specifico” degli autori di volta in volta coinvolti.
È d’altronde il tratto caratteristico “genetico” degli Ufficiali Riservisti è sempre stato questo:
offrire al Corpo un valido sussidio, temporaneo, ma richiamabile alla bisogna, per supportare
al meglio la forza in servizio permanente effettivo.
Così si realizza uno dei tenti scopi della nostra Associazione : essere il
punto d’incontro di tutti gli Ufficiali Riservisti del Corpo, con lo scopo
dichiarato «di perseguire, favorire ed incentivare il legame e l’interscambio
delle esperienze professionali tra gli Ufficiali di complemento della
Guardia di Finanza, promuovendone, a livello locale, nazionale e internazionale, il legame stabile con il Corpo della Guardia di Finanza»
(estratto dallo Statuto).
Venendo al contenuto di questo numero, una analisi di settore su di
un provvedimento specifico viene effettuata da Luciana Marino: si
tratta dell’ormai consueto decreto “mille-proroghe” pubblicato nella
G.U. n. 49 del 28 febbraio 2015 del quale vengono succintamente
esaminati gli aspetti di carattere fiscale.
Antonio Bevacqua si è soffermato sul tema del sovraindebitamento
analizzando le nuove regole ormai operative. Il lettore ricorderà
che tale normativa é stata introdotta, in questi tempi di forte crisi
economica e finanziaria, per la necessità di attribuire alle situazioni
di insolvenza del debitore non fallibile (PMI o società artigiane, ad esempio) ovvero del
consumatore la possibilità della cancellazione dei debiti al fine di ripartire da zero e di
riacquistare un ruolo attivo nell’economia, senza restare schiacciati dal carico dell’indebitamento
preesistente.
I nostri autori non disdegnano altresì di cimentarsi su temi anche non strettamente attinenti
al diritto ed alla fiscalità o alle questioni geopolitiche e militari, che sono tradizionalmente le
tematiche di più diretto interesse, come dimostra il contributo sulla tutela dell’ambiente di
Elena Giacone.
Una “chicca”, che attirerà certamente l’attenzione dei nostri lettori più “in forma” è costituita
certamente dal contributo di Fabio Federico, nostro responsabile per le attività addestrative,
che ha analizzato il tema del brevetto sportivo tedesco “DSA” per i soci URFI.
Una analisi ulteriore di politica estera è costituita infine dal contributo sulla situazione di
Cuba ad opera di Federico Solfaroli Camillocci.
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Economia E finanza
Il decreto mille-proroghe:
prime osservazioni
di luciana marino *
Nella Gazzetta Ufficiale n. 49 del 28 febbraio
2015 è stata pubblicata la legge di conversione,
con modificazioni, del decreto legge di conversione del decreto-legge 31 dicembre 2014,
n. 192 recante: «Proroga di termini previsti
da disposizioni legislative», brevemente denominato “mille proroghe”.
Il provvedimento contiene rilevanti modifiche al decreto legge originario, talune di
particolare interesse per il settore tributario,
di seguito succintamente descritte.
L’articolo 3-bis sospende dalla data di entrata
in vigore della legge di conversione del presente
decreto fino al 31 dicembre 2015 l’efficacia
dell’articolo 1, comma 7, della legge di stabilità
per il 2015 che ha esteso alle imprese fino a
499 dipendenti la platea dei soggetti beneficiari
degli interventi del Fondo di garanzia per le
Piccole e medie imprese.
*
Le opinioni espresse impegnano solo l’Autore.
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Sono fatte comunque salve le garanzie eventualmente concesse fino alla data di entrata in
vigore della legge di conversione del presente
decreto.
Il comma 8-bis dell’art. 10 posticipa di un
anno l’operatività delle semplificazioni in materia di imposta sul valore aggiunto (IVA)
previste dall’articolo 1, comma 641 della legge
23 dicembre 2014, n. 190 (legge di stabilità
per il 2015) e relative all’eliminazione dell’obbligo di presentazione della dichiarazione
IVA unificata e della comunicazione dati IVA.
Infatti, la decorrenza delle modifiche apportate
con il citato comma viene fatta slittare al momento della dichiarazione relativa all’imposta
sul valore aggiunto dovuta per il 2016.
Il comma 12-vicies, da par suo, stabilisce il
differimento al 31 dicembre 2017 dell’esecuzione
del recupero dell’accisa nei confronti del soggetto obbligato al pagamento, ove lo stesso
non risulti penalmente responsabile, all’esito
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Economia E finanza
di un procedimento penale definito con sentenza anteriore al 1° aprile 2010. Il differimento
dell’esecuzione è disposto in attesa di apposita
regolamentazione che disciplini l’estinzione
definitiva della pretesa tributaria nei confronti
di questi contribuenti incolpevoli che, oltre al
danno perpetrato dalle organizzazioni criminali,
hanno subito la beffa di un carico tributario
particolarmente oneroso, per giunta fondato
su disposizioni tributarie particolarmente incerte ed ambigue.
Inoltre, il comma 11-bis posticipa all’anno
2016 l’operatività della disciplina dell’imposta
municipale secondaria, di cui all’articolo 11
del D.Lgs. n. 23 del 2011, in materia di federalismo fiscale municipale.
Di conseguenza si proroga di un anno l’operatività dei vigenti tributi comunali (TOSAP,
COSAP imposta comunale sulla pubblicità e
diritti sulle pubbliche affissioni, canone per
l’autorizzazione all’installazione dei mezzi
pubblicitari e addizionale per l’integrazione
dei bilanci degli enti comunali di assistenza),
che verranno sostituiti dall’IMU secondaria
a decorrere dal 2016.
I commi 12-ter e 12-quater dell’articolo 10
apportano modifiche alla disciplina dei requisiti
dei centri di assistenza fiscale - CAF, introdotta
dal decreto legislativo in materia di semplificazioni fiscali (D.Lgs. n. 175 del 2014).
Si interviene in particolare sull’articolo 35,
comma 2 del predetto D.lgs. 175/2014, posticipando al 30 settembre 2015, in luogo
del 31 gennaio 2015, il termine entro il quale
i centri che richiedono l’autorizzazione all’esercizio dell’attività di assistenza fiscale
devono presentare una relazione tecnica,
dalla quale emerga il rispetto dei requisiti
sulle garanzie di idoneità tecnico-organizzativa
del centro, la formula organizzativa assunta
anche in ordine ai rapporti di lavoro dipendente utilizzati, i sistemi di controllo interno
nonché il piano di formazione del personale.
Si interviene inoltre sull’articolo 35, comma 3
del predetto decreto, che reca la disciplina dei
centri autorizzati successivamente al 13 dicembre 2014. Per tali soggetti, la norma in
esame precisa che il requisito del numero minimo di dichiarazioni trasmesse nei primi tre
anni di attività (necessario allo svolgimento
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dell’attività di assistenza fiscale) si considera
soddisfatto se è trasmesso annualmente un
numero di dichiarazioni pari all’uno per cento,
con uno scostamento massimo del 10 per
cento, del rapporto risultante tra le dichiarazioni
trasmesse dal centro in ciascuno dei tre anni e
la media delle dichiarazioni complessivamente
trasmesse dai soggetti che svolgono attività di
assistenza fiscale nel triennio precedente, compreso quello considerato.
Si posticipa, infine, di un anno l’applicazione
dei predetti requisiti minimi: si prescrive
dunque che le condizioni relative al numero
di dichiarazioni trasmesse trovi applicazione
anche per i centri di assistenza fiscale già autorizzati al 13 dicembre 2014 (data di entrata
in vigore del decreto legislativo 175/2015),
ma con riferimento alle dichiarazioni trasmesse
negli anni 2016, 2017 e 2018, in luogo delle
annualità 2015, 2016.
Il comma 12-quinquies, invece, è volto ad
estendere la concessione di un nuovo piano
di rateazione dei debiti fiscali ai contribuenti
decaduti dal beneficio fino al 31 dicembre
2014 che presentino richiesta entro il 31 luglio
2015. A seguito della presentazione della richiesta, non possono essere avviate nuove
azioni esecutive. Se la rateazione è richiesta
dopo una segnalazione effettuata da una pubblica amministrazione prima di eseguire un
pagamento (ai sensi dell’articolo 48-bis del
DPR n. 602 del 1973), la stessa non può
essere concessa limitatamente agli importi
che ne costituiscono oggetto.
Con il comma 12-novies, si proroga dal 15
maggio 2015 al 31 dicembre 2015 il termine
entro il quale si può utilizzare in compensazione il credito d’imposta riconosciuto per
ogni lavoratore assunto a tempo indeterminato
nelle aree del Mezzogiorno, così come previsto
dall’articolo 2 del D.L. 13 maggio 2011, n. 70.
La proroga del termine viene effettuata mediante modifica al vigente articolo 2, comma
6 del citato D.L. 70/2011 estendendo al 31
dicembre 2015 il termine entro il quale è
consentita la compensazione del credito di
imposta in discorso, senza quindi riaprire i
termini entro i quali si può fruire dell’agevolazione in materia di incremento occupazionale
nelle aree del Mezzogiorno.
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diritto
Sovraindebitamento:
operative le regole
di antonio Bevacqua *
Con la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale
del 27 gennaio 2015 del D.M. 24 settembre
2014, n. 202, il Ministero della Giustizia ha
emanato il Regolamento contenente i requisiti
richiesti per l’iscrizione nel registro degli organismi di composizione della crisi da sovraindebitamento, in attuazione a quanto stabilito dall’art. 15 della legge 27 gennaio 2012,
n. 3, come modificata dal D.L. 18 ottobre
2012, n. 179, convertito, con modificazioni,
dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221.
Vengono disciplinati, in tal modo, l’istituzione, presso il Ministero della Giustizia, del
registro degli organismi deputati a gestire i
procedimenti di composizione della crisi da
sovraindebitamento e di liquidazione del patrimonio del debitore sovraindebitato, i requisiti e le modalità di iscrizione e di permanenza nel registro stesso, i criteri per la de*
Le opinioni espresse impegnano solo l’Autore.
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terminazione dei compensi spettanti agli organismi intervenuti nelle procedure.
1. il registro
Il registro, tenuto presso il Ministero della
Giustizia, Dipartimento per gli affari di giustizia, si articola in due sezioni, una sezione
A nella quale sono annotati gli “organismi
iscritti di diritto” e l’elenco dei gestori della
crisi che vi appartengono, ed una sezione B
che contiene gli “altri organismi” e l’elenco
dei relativi gestori.
Sono iscritti di diritto nella sezione A del
registro, anche quando associati fra loro, su
semplice domanda:
• gli organismi di conciliazione costituiti
presso le Camere di commercio;
• il Segretariato sociale;
gli Ordini professionali dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, degli avvocati e dei notai.
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diritto
I requisti richiesti agli organismi “iscritti
di diritto” consistono:
• nell’esistenza di un “referente” dell’organismo cui sia garantito un adeguato grado
d’indipendenza. Il referente è la persona
fisica che avrà il compito, secondo il regolamento di cui l’organismo dovrà dotarsi,
di indirizzare e coordinare l’attività dell’organismo, compreso il conferimento
degli incarichi ai gestori della crisi;
• nel rilascio di una polizza assicurativa
con massimale non inferiore a un milione
di euro. Tale polizza dovrà coprire gli
eventuali danni patrimoniali derivanti
dallo svolgimento del servizio;
• nella conformità del regolamento dell’organismo alle disposizioni del D.M.
202/2014.
Sono invece iscritti nella sezione B, a domanda, gli organismi costituiti dai Comuni,
dalle Provincie, dalle Città metropolitane,
dalle Regioni e dalle Università pubbliche.
Ai requisiti già richiesti agli “iscritti di
diritto” se ne aggiungono altri:
• l’organismo deve essere costituito quale
articolazione interna dell’Ente;
• l’organismo deve dimostrare di aver ricevuto la disponibilità a svolgere le funzioni
di gestione della crisi in via esclusiva da
parte di non meno di cinque soggetti gestori della crisi;
• l’organismo deve avere una sede.
2. il gestore della crisi
Gli organismi svolgono il proprio servizio
di composizione attraverso la figura del “gestore della crisi”, persona fisica che agisce
sia individualmente, sia collegialmente.
Ai soggetti gestori della crisi, iscritti negli
elenchi del registro sono richiesti particolari
requisiti di qualificazione professionale che
consistono:
a) nel possesso della laurea magistrale, o
titolo equipollente, in materie economiche
o giuridiche;
b) nel possesso di una specifica formazione
acquisita tramite la partecipazione a
corsi di perfezionamento di livello universitario o comunque organizzati dalle
Camere di commercio, dal Segretariato
sociale e dagli Ordini professionali in
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convenzione con le Università pubbliche
e private, di durata non inferiore a duecento ore in materia di crisi dell’impresa
e di sovraidebitamento anche del consumatore. Viene altresì precisato che per i
professionisti iscritti agli Ordini dei dottori
commercialisti e degli esperti contabili,
degli avvocati e dei notai la durata dei
corsi è ridotta a quaranta ore. È consentito
agli ordinamenti professionali di individuare casi specifici di esonero sia dalla
suddetta formazione, sia dall’aggiornamento biennale, oppure di fissare criteri
di equipollenza dei corsi nell’ambito della
formazione stessa e dell’aggiornamento.
c) nello svolgimento di un periodo di tirocinio di almeno sei mesi presso uno o
più organismi, curatori fallimentari, commissari giudiziali, professionisti indipendenti, professionisti delegati alle operazioni di vendita, che abbia consentito
l’acquisizione delle competenze necessarie
alle fasi di elaborazione ed attestazione
di accordi e piani omologati di composizione della crisi da sovraindebitamento,
di accordi omologati di ristrutturazione
dei debiti, di piani di concordato preventivo e di proposte di concordato fallimentare omologati, di verifica dei crediti
e di accertamento del passivo, di amministrazione e di liquidazione dei beni.
Tali disposizioni, è precisato, non si applicano ai professionisti iscritti agli Ordini
dei dottori commercialisti e degli esperti
contabili, degli avvocati e dei notai.
d) nell’aggiornamento biennale nelle materie
riguardanti la crisi d’impresa ed il sovraindebitamento, della durata non inferiore a quaranta ore, acquisito attraverso
la frequenza di corsi organizzati dagli
Ordini professionali o dalle Università.
Oltre ai requisiti di professionalità sopra
indicati, ai soggetti che intendano iscriversi
nel registro quali gestori della crisi, sono richiesti particolari requisiti di onorabilità che
consistono nel:
a) non versare in una delle condizioni di
ineleggibilità o di decadenza prevista
dall’art. 2382 del codice civile (interdetto, inabilitato, fallito, condannato
ad una pena che importa l’interdizione,
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diritto
anche temporanea, dai pubblici uffici
o l’incapacità ad esercitare uffici direttivi);
b) non essere stati sottoposti a misure di
prevenzione ai sensi del D.Lgs. 159/2011
(antimafia);
c) non essere stati condannati con sentenza
passata in giudicato, salvi gli effetti riabilitativi:
i) ad una pena detentiva prevista per
reati che riguardano l’attività bancaria, finanziaria, mobiliare, assicurativa, i mercati ed i valori mobiliari,
gli strumenti di pagamento;
ii) alla reclusione per uno dei delitti di
cui al titolo XI del libro V del codice
civile (società e consorzi), di cui al
R.D. 16/3/1942, n. 267 (fallimento,
concordato preventivo, amministrazione controllata, liquidazione coatta
amministrativa) e di cui all’art. 16
della legge 7 marzo 1996, n. 108 (antiusura);
iii) alla reclusione non inferiore ad un
anno per un delitto commesso contro
la pubblica amministrazione, la fede
pubblica, il patrimonio, l’ordine pubblico, l’economia pubblica, ovvero
per un delitto commesso in materia
tributaria;
iv) alla reclusione superiore a due anni
per aver commesso qualunque delitto
non colposo;
d) non avere riportato sanzioni disciplinari
diverse dall’avvertimento.
Per i tre anni successivi all’entrata in vigore
del decreto (2015) i professionisti iscritti agli
Ordini dei dottori commercialisti, degli avvocati e dei notai sono esonerati dall’aggiornamento biennale e dal corso di perfezionamento di quaranta ore se in grado di documentare di essere stati nominati, in almeno
quattro procedure, curatori fallimentari, commissari giudiziali, delegati alle operazioni di
vendita nelle esecuzioni immobiliari o per
svolgere i compiti dell’organismo o del liquidatore nell’ambito della composizione della
crisi.
3. obblighi
Presso ogni organismo dovrà essere istituito
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e tenuto un elenco dei soggetti gestori della
crisi ed un registro informatico degli affari in
cui annotare progressivamente i dati del debitore, del gestore designato e dell’esito del
procedimento.
Gli incarichi ai gestori della crisi vengono
conferiti dal referente equamente, tenendo
conto della natura e dell’importanza dell’affare.
Prima del conferimento di ciascun incarico
il referente deve sottoscrivere una dichiarazione dalla quale risulti che l’organismo non
si trovi in conflitti d’interessi con la procedura.
Tale dichiarazione dovrà essere portata a conoscenza del Tribunale contestualmente al
deposito della proposta di accordo o di piano
del consumatore o della domanda di liquidazione.
Al momento del conferimento dell’incarico
l’organismo dovrà comunicare al debitore la
complessità della procedura fornendo allo
stesso tutte le informazioni sugli oneri relativi
all’incarico, i dati della polizza assicurativa
ed un preventivo analitico del compenso.
Ai creditori dovrà essere portato a conoscenza, a cura dell’organismo, l’accordo conluso per la determinazione del compenso.
L’organismo ha l’obbligo di dotarsi di un
regolamento di autodisciplina nel quale siano
disciplinati i casi di decadenza o di sospensione
dall’attività dei gestori che abbiano violato le
norme relative ai requisiti ed allo svolgimento
della procedura, prevedendo modalità di applicazione delle sanzioni e delle sostituzioni.
L’organismo che violi gli obblighi imposti
dal decreto, ivi compresi quelli di adozione
delle misure sanzionatorie nei confronti del
gestori, è soggetto alla sospensione e, nei casi
più gravi, alla cancellazione dal registro.
Nell’ambito dell’opera o del servizio prestato
nell’organismo vige l’obbligo di riservatezza
da parte di chiunque.
Il gestore della crisi ed i suoi ausiliari non
possono assumere diritti o obblighi connessi,
direttamente o indirettamente, con gli affari
trattati nella procedura, ad eccezione di quelli
strettamente relativi alla prestazione dell’opera
o del servizio. Gli stessi non possono percepire,
sotto qualsiasi forma, compensi o utilità direttamente dal debitore.
Il gestore della crisi dovrà essere indipendente rispetto alle parti, condizione che si
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diritto
intende realizzata quando non si è legati al
debitore ed a coloro che hanno interesse all’operazione da rapporti di natura personale
o professionali tali da comprometterne l’indipendenza.
In ogni caso il gestore non deve aver prestato, neanche per il tramite di soggetti con i
quali è unito in rapporto di associazione pro-
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fessionale, negli ultimi cinque anni, attività
di lavoro autonomo o subordinato in favore
del debitore, nè aver partecipato agli organi
di amministrazione e controllo dello stesso.
Tali condizioni, valide sia per il gestore, sia
per lo stesso organismo, devono essere contenute in una dichiarzione sottoscritta per
ciascun affare e resa nota al Tribunale.
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Politica EStEra
A cuba, un viaggio nel tempo
di federico Solfaroli camillocci *
Oggi si parte per Cuba con l’idea di scoprire
un mondo destinato a cambiare presto. Il recente annuncio della ripresa delle relazioni
diplomatiche tra L’Avana e gli Stati Uniti di
Obama dischiude, infatti, nuovi scenari per
il futuro dell’isola, dopo oltre cinquant’anni
di embargo.
Per la verità, un cambiamento significativo
non appare così imminente. Il Congresso
americano, a maggioranza repubblicana, non
voterà facilmente la fine dell’embargo. Lo
stesso Raul Castro ha spento gli entusiasmi
ponendo condizioni, come la restituzione di
Guantanamo e l’eliminazione di Cuba dalla
lista dei Paesi che sostengono il terrorismo.
Tuttavia, l’annuncio di Obama e l’avvio degli
incontri delle due delegazioni segnano indubbiamente l’inizio di una nuova fase della
storia cubana.
*
Le opinioni espresse impegnano solo l’Autore.
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Più volte negli ultimi decenni il sistema
nato con la Rivoluzione del 1959 è sembrato
sull’orlo del collasso, ma sempre ha trovato
il modo per perpetuarsi senza stravolgimenti.
Insomma, la Rivoluzione continua, come proclamano enfaticamente i cartelloni governativi
ai bordi delle strade. Una svolta potrebbe arrivare con la fine del governo della famiglia
Castro (Raul ha già annunciato che non si ricandiderà nel 2018) e l’avvento di una nuova
classe dirigente.
Le grandi industrie americane, Coca Cola
in prima fila, già scalpitano all’idea di aggredire
un nuovo mercato. Tuttavia, la nostra impressione è che i cambiamenti non saranno
immediati né radicali.
Ai tanti turisti che approdano nell’isola ogni
giorno e in ogni stagione Cuba appare come
un pianeta unico, una realtà sociologica senza
eguali, ricca di contraddizioni e di fascino.
Andare fin laggiù soltanto per il mare, peraltro
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Politica EStEra
bello come gli altri mari caraibici, sarebbe
un peccato. Le particolarità di Cuba sono la
gente, i colori, i luoghi, il modo di vivere, la
storia, la società.
Cuba dista solo 90 miglia dalla Florida, ma
qui inizia davvero il continente latino-americano. I legami culturali, storici e politici
con il Sud America sono palpabili. Su queste
sponde ebbe inizio la colonizzazione da parte
degli spagnoli. La storia dell’isola dal Cinquecento ad oggi è una storia travagliata,
anche dopo l’indipendenza dalla Spagna ottenuta alla fine del XIX secolo. Il Novecento
è stato segnato dal rapporto contrastato con
il potente vicino statunitense, fino alla storica
Rivoluzione del 1959, promossa da un’ottantina di combattenti che, al comando dell’avvocato Fidel Castro e del medico argentino
Ernesto “Che” Guevara, partirono dal Messico
a bordo dello yacht Granma, si rifugiarono
sulle montagne della Sierra Maestra e, dopo
due anni di azioni e guerriglia, vinsero la
battaglia decisiva a Santa Clara, costringendo
alla fuga il dittatore filoamericano Batista: il
1° gennaio 1959 Fidel Castro proclamò la
vittoria.
Confrontarsi con la storia recente di Cuba
è imprescindibile anche per un turista distratto. L’eco di quegli eventi e di ciò che ne
è seguito è onnipresente per le strade dell’Avana e dell’isola intera. Cartelloni con
slogan del regime, musei e monumenti dedicati agli eroi della Rivoluzione, icone e libri
in mostra ovunque.
Nel centro della capitale il Museo della Rivoluzione celebra le imprese dei combattenti
ed espone armi, carri armati e cimeli, fotografie
e opere d’arte, compreso il celebre Granma,
chiuso in un padiglione di vetro (curioso
questo appellativo, Granma, che in inglese
significa nonna, utilizzato poi dal regime per
ribattezzare una provincia e addirittura il
giornale del partito comunista cubano).
L’icona per eccellenza è “Che” Guevara, il
cui volto troviamo dappertutto, dai murales
alle magliette. È l’eroe della Rivoluzione, il
combattente che dopo una breve esperienza
di governo imbracciò nuovamente il fucile
per lottare in altre terre, dove trovò la morte.
Certo, qui il suo mito sembra avere più senso
che nell’opulento Occidente, ma chi, come
noi, ha vissuto tante disillusioni della politica,
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non riesce a emozionarsi più di tanto. A ben
vedere, sull’operato di Che Guevara a Cuba
dopo la Rivoluzione incombono tante ombre
e la sua dichiarata vocazione al martirio ne
depotenzia il mito1.
La storia recente di Cuba si riflette in molti
aspetti evidenti del suo vivere quotidiano. I
macchinoni colorati risalenti all’epoca anteriore alla Rivoluzione ne sono la testimonianza
più sorprendente. Attraversano numerosi e
variopinti le vie della capitale e le strade fuori
città trasportando gente del luogo o turisti.
Alcuni di questi maestosi catorci non si sa
bene come possano stare ancora in strada,
altri sono tirati a lucido per la gioia dei fotografi. Sembra di stare in un mondo immaginario; quando il progresso li rottamerà si
sarà perso molto. Girano anche automobili
di altre epoche, dalle russe Lada degli anni
Settanta, eredità del periodo in cui l’economia
cubana era sostenuta dall’impero russo, a
tipi più recenti, europei o orientali.
La varietà dei mezzi di trasporto è tra le
cose che più restano impresse di un viaggio a
Cuba. Le strade brulicano di ogni mezzo immaginabile, dalla bicicletta ai motorini, dai
sidecar a camion vecchi e nuovi, ai moderni
pullman per turisti di fabbricazione cinese,
fino a carri e calessi tirati da cavalli.
Anche per questo, stare a Cuba significa
fare un viaggio nel tempo: “il socialismo –
annota lo scrittore tedesco Sascha Arango –
ha fermato il tempo e ha conservato tutto”2.
A Cuba si vive una diversa percezione del
tempo. Impariamo per necessità a non avere
fretta, ad avere pazienza. Lo sanno bene i cubani, che affollano gli ingressi delle rare banche
o dei ristori a loro riservati o sostano alla fermata dell’autobus: l’attesa è comunque un’occasione per socializzare.
E poi si impara ad apprezzare il valore delle
risorse disponibili. In un Paese che da sempre
fa i conti con la scarsezza di risorse e che,
perciò, ha sviluppato una mentalità di lotta
agli sprechi, il turista occidentale ipernutrito,
supertecnologico e sprecone impara a riflettere
sulla necessità di dosare i beni essenziali e le
Sulla figura di Che Guevara e le contraddizioni del suo mito
si veda l’interessante analisi del professor Luigi Zoja, in Utopie
minimaliste, Chiarelettere, pag. 11 e seguenti.
2
Cuba, la bellezza prima della verità, La Lettura del Corriere
della Sera del 15 febbraio 2015).
1
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11
rivista
urFi
Politica EStEra
fonti energetiche. “Nuestra principal fonte
de riqueza es el ahorro”, la nostra principale
fonte di ricchezza è il risparmio, si legge su
un cartellone alle porte di Cienfuegos.
Stretta dall’embargo americano – il bloqueo
che nei manifesti del regime è rappresentato
da un cappio che stritola l’isola – Cuba, dopo
la caduta del sistema sovietico da cui dipendeva economicamente, riceve ora aiuti soprattutto dai Paesi amici del Venezuela e del
Brasile: l’immagine di Chavez “amigo” campeggia in numerosi cartelloni stradali e in
televisione scorrono frequentemente filmati
del defunto presidente venezuelano. Alti volumi di scambi commerciali si registrano
anche con il Canada e la Cina, la quale ha investito nelle miniere di nickel cubane, oltre
che con la Spagna e altri paesi europei.
Il Venezuela fornisce petrolio in cambio di
medici e insegnanti. Il sistema sanitario cubano può vantare livelli di assoluta eccellenza,
tanto che l’isola è meta di un discreto turismo
sanitario, come pure il sistema scolastico:
l’alfabetizzazione di massa fu una delle prime
misure della Rivoluzione.
Altra costante di Cuba è la musica, presente
dappertutto in tutte le salse. In questo luogo
sono nati diversi stili musicali, dalla rumba
al son, al mambo, al cha cha cha. In tutti i locali, bar e ristoranti, si esibiscono gruppi
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musicali, più o meno validi, che eseguono
trascinanti ritmi caraibici e nenie struggenti;
immancabile l’esecuzione di “Guantanamera”
o di “Chan chan” dei Buena Vista Social Club
e Compay Segundo. Al termine dell’esecuzione,
la cantante passa tra i tavolini chiedendo un
contributo per la musica e prova a vendere
un cd. Parimenti contagiosa è la passione
per la danza, alla quale non ci si può sottrarre;
“a Cuba non si cammina, si balla” ci dice una
mulatta invitandoci a un ballo di gruppo.
Esprimere giudizi su una realtà così enigmatica e contraddittoria è arduo. Quello che
appare al viaggiatore è la coesistenza di un
doppio binario: da una parte, la vita non
sempre facile dei cubani “normali”, e, dall’altra,
quella di chi beneficia del flusso turistico che
assicura redditi di gran lunga superiori a
quelli del resto della popolazione. Insomma,
esistono due società parallele, due economie
separate, quella della valuta locale e quella
dei pesos convertibili (denominati CUC) quotati come il dollaro e riservati agli stranieri.
Andare a Cuba significa portare valuta preziosa a sostegno della Rivoluzione. E non è
una vacanza a buon mercato; in un buon ristorante a L’Avana si spende mediamente
come in Italia, sebbene al turista non manchino
certi comfort come l’aria condizionata in albergo e nelle auto.
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Anni addietro il regime ha aperto l’economia
a forme diffuse di iniziativa privata, a partire
dalle casas particulares (affittacamere privati)
e paladares (ristoranti), ma anche microimprese alimentari, di trasporto, artigianato.
Qualcuno si è arricchito più di altri. Molti
cubani hanno l’auto e la casa di proprietà e
qualcuno anche la casa al mare. Lo stesso
apparato pubblico ha subìto una decisa cura
dimagrante.
Resta il problema dei diritti politici, in un
rigido sistema a partito unico nel quale i dissenzienti hanno vita dura. Non a caso Papa
Giovanni Paolo II, durante la storica visita a
L’Avana nel 1998, chiese a Castro di liberare
un certo numero di prigionieri politici. L’accesso alla rete internet è fortemente limitato
e controllato3.
Un tassista, al quale chiedo che speranza
hanno oggi i cubani, mi risponde: “comunicazioni, internet”. Ecco, questa sarà probabilmente la sfida dei prossimi decenni: la
democrazia digitale. Con tutte le implicazioni
che possiamo immaginare.
Nonostante le difficoltà, il popolo cubano
mostra tanta dignità e fiducia.
Come osserva Sascha Arango, la magia dell’isola sta nell’armonia dell’inconciliabile: “i
cubani sono riusciti a realizzare qualcosa di
cui tutto il mondo è alla ricerca: socialismo e
buonumore”.
in viaggio
Atterriamo all’aeroporto Josè Martì de
L’Avana alle sei del pomeriggio di un giorno
di fine febbraio. Quando usciamo dall’aeroporto, dopo un’ora e mezzo di coda per le
pratiche d’ingresso, è notte fonda. L’accompagnatore dell’agenzia turistica di Stato ci
mette su un taxi di Stato che si avvia lentamente verso il centro della capitale tra i fumi
inquinanti delle vecchie auto americane. La
notte è buia, non c’è lo sciupio di luce delle
nostre città. Appena fuori l’aeroporto un
fascio di luce illumina un cartellone del
regime, “Orden, disciplina y exigencia”.
Tra larghi viali giungiamo infine in Piazza
della Rivoluzione, una spianata di asfalto ai
piedi del monumento a Josè Martì, il padre
della patria di tutti i cubani, castristi e anti3
Cfr. Atlante geopolitico Treccani.
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castristi; dall’altro lato della piazza, sulla facciata di due edifici, il tassista ci mostra con
orgoglio le immagini degli eroi rivoluzionari,
Ernesto Che Guevara e Camilo Cienfuegos.
L’Avana è una città estesa, di oltre 2 milioni
di abitanti, su una popolazione complessiva
di oltre 11 milioni di cubani distribuiti sull’isola
lunga oltre 1.200 chilometri4.
Il mattino seguente saliamo sull’autobus a
due piani riservato ai turisti che, per 5 CUC
al giorno, ci porta dalla zona di Miramar attraverso i quartieri del Vedado e di Centro
Habana fino ai limiti dell’Avana Vecchia.
Habana Vieja, dichiarata patrimonio dell’umanità dall’Unesco, è l’area turisticamente
più rilevante, un reticolo di strade strette e
parallele attorno a piccole e gloriose piazze,
in prossimità del porto canale. Siamo nel
cuore storico della capitale, qui sorgono i palazzi più antichi, la cattedrale, le sedi istituzionali. Bellezza e tristezza convivono e si sovrappongono: la bellezza delle piazze, dei
cortili, delle terrazze panoramiche di alberghi
e ristoranti; e la tristezza degli edifici in
rovina, del degrado, della povertà.
Dal Parque Central, tra un viavai disordinato
di variopinte automobili d’epoca, ci incamminiamo sulla pedonale Obispo, affollata via
commerciale in direzione del porto, fino a
Piazza delle Armi, deposito delle memorie
storiche della città, per inoltrarci poi nelle
perpendicolari Mercaderes e Oficios, in un
miscuglio di colori e decadenza.
Al quinto piano dell’Hotel Ambos Mundos visitiamo la stanza dove soggiornava Hemingway, oggi adibita a piccolo museo, e accediamo alla splendida terrazza del piano superiore per ammirare il panorama verso l’altra
sponda del porto canale. Ai tavolini si degusta
rum (il cubano ron) e caffè mentre un gruppo
musicale – ce ne sono ovunque a L’Avana –
suona ritmi caraibici.
Su Empedrado non può mancare una breve
visita alla Bodeguita del Medio, il celebre bar
trattoria tappezzato di scritte, dove si sorseggiano i tradizionali cocktail a base di rum,
dal mojito al cuba libre al daiquirì.
Su tutti gli aspetti della realtà cubana, suggeriamo il magnifico
libro di Danilo Manera, A Cuba, Einaudi, un condensato
sapiente di informazioni e atmosfere, molto prezioso per
capire l’isola e visitare i luoghi giusti.
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In Piazza delle Armi girovaghiamo nel
mercatino di libri usati, tra i quali spiccano
in bella vista i volumi sulla Rivoluzione e i
suoi protagonisti, Fidel e Che Guevara. All’angolo nord della piazza, nel luogo in cui fu
fondata la città e fu celebrata la prima messa
nel 1519 sorgono il Templete e un albero di
ceiba, erede di quello piantato il giorno dell’inaugurazione.
Sull’angolo opposto sta il glorioso Palazzo
dei Capitani Generali, oggi sede del Museo
della Città, pieno di testimonianze del patrimonio coloniale del paese. Sulle mura del
palazzo una lapide riporta le parole dedicate
a Giuseppe Garibaldi, che solcò questi mari,
dal padre della patria Josè Martì: “Esiste un
cuore in Europa, vasto e ardente, in cui c’è
spazio per ogni dolore e gioia umani, e pronto
a ogni atto eroico o sentimento generoso. Da
una patria, come da una madre, nascono gli
uomini. La libertà, patria umana, ha avuto
un figlio, ed è Garibaldi.”
Non è la sola traccia di Italia in questa
città. Il Capitolio, il monumentale edificio
che domina in altezza e imponenza il centro
della città, inaugurato nel 1929 come Parlamento, poi abbandonato dopo la Rivoluzione
ed ora in restauro, è pieno di sculture del
bresciano Zanelli e pavimenti in marmo realizzati dalla ditta Remuzzi di Bergamo. I due
forti che delimitano il Malecon e soprattutto
il Castillo de los Tres Reyes Magos del Morro,
sul promontorio oltre il canale, portano la
firma di architetti italiani, gli Antonelli, una
stirpe di ingegneri militari originari di Gatteo
di Romagna al servizio dei Re di Spagna tra
Cinque e Seicento. Notevoli sulla stessa altura
la grande fortezza di San Carlos de La Cabana
e la statua del Cristo, da cui si ammira una
vista magnifica.
Tornati in Piazza delle Armi ci inoltriamo
nelle viuzze dell’Avana vecchia, dove è bello
vagabondare spingendosi oltre i limiti degli
usuali percorsi turistici fino a scoprire gli
angoli più veri della città.
L’enorme afflusso turistico non ha snaturato
questi luoghi, dove i negozi di souvenir sono
presenti in misura assai ridotta rispetto a ciò
che avviene in altre città del mondo.
Qui si sente pulsare la vita autentica dei
cubani. Facciate coloratissime si alternano a
edifici decrepiti con balconi in rovina ai quali
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stanno affacciate donne giovani e vecchie. In
strada c’è chi vende frutta e ortaggi su carretti
malandati, chi parla, chi fa la fila davanti a
un mercato o a un posto di ristoro, chi attende
non si sa che cosa, mentre i bambini giocano
davanti a una scuola nelle loro divise colorate.
Sono le due del pomeriggio di un giorno di
marzo e l’afa ci opprime, quindi cerchiamo
rifugio nel cortile di un bar seduti al fresco
tra piante, allietati dal consueto sottofondo
musicale.
Visitiamo il Museo delle Belle Arti, la più
importante collezione della produzione pittorica cubana dall’epoca coloniale ad oggi.
Rilevanti alcuni autori del Novecento, come
Lam e Portocarrero, meno convincenti altre
produzioni più recenti. In una sala sono
esposti bellissimi disegni di ragazzi delle
scuole cubane. Ci colpisce un disegno di un
dodicenne: una mongolfiera variopinta con
le bandiere di tutto il mondo, colma di prodotti
agricoli e sulla quale campeggia la scritta “La
terra nutre tutti”.
Usciti dal museo torniamo verso il Parque
Central per dare uno sguardo all’Hotel Inglaterra, il più antico di tutta l’isola e il Gran
Teatro, un’esplosione di balconi e balaustre,
attualmente in restauro.
Passeggiando sul Paseo ci dirigiamo verso
uno dei simboli di L’Avana, il Malecon, il
lungomare infinito, da un lato il marciapiede
battuto dalle onde, dall’altro file di edifici in
rovina.
Quindi con un taxi - ce ne sono di vari tipi,
nuovi e vecchi, autorizzati o meno, col tassametro o senza; in ogni caso conviene pattuire
in anticipo il compenso – ci spostiamo verso
l’ampio quartiere del Vedado, attraversato
da strade larghe e ventilate dove si respira
una bella aria. Anche qui gloria e rovina si
miscelano, la città sembra aver abbandonato
gli antichi splendori. Si dice che la Rivoluzione
indirizzò lo sforzo edilizio soprattutto verso
le periferie, le province e la campagna, penalizzando la capitale, ritenuta responsabile
dell’arretratezza del resto dell’isola.
Al Vedado la vita è frizzante, tra locali musicali, bar e gallerie d’arte. L’Avana vanta
artisti contemporanei di qualità e qualche
gallerista di New York è già approdato da
queste parti in vista della riapertura dei rapporti commerciali tra i due paesi.
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Merita una visita il Museo delle Arti Decorative, una dimora patrizia degli anni Venti
che contiene una collezione di raffinati pezzi
di arredamento e oggetti d’arte.
Tornando in direzione del quartiere di Miramar, dove sono situate molte ambasciate,
c’è ancora tempo per fare un salto al vicino
Parque John Lennon, così chiamato per la
statua del celebre Beatle a grandezza naturale
seduto su una panchina. Particolare curioso,
Lennon è privo degli occhiali, più volte trafugati. Quando ci avviciniamo per fare una
foto, spunta un vecchietto che mette un paio
di occhialetti sul naso della statua e resta lì
ad aspettare l’attesa ricompensa.
A tre ore di macchina da L’Avana sorge
Trinidad, che merita assolutamente una visita.
La campagna tra la capitale e Trinidad alterna aree alberate a zone incolte, piantagioni
di banane e coltivazioni di canna da zucchero.
Sull’autostrada si viaggia superando mezzi
di ogni genere. Sulla corsia di destra non
mancano biciclette e carri tirati da cavalli.
La radio, costantemente accesa, diffonde armonie di percussioni e flauti e le canzoni
parlano di baci e di patria.
Lasciata l’autostrada imbocchiamo una strada più stretta che arriva alle porte di Cienfuegos e poi scollina verso il mare. Sui sali-
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scendi battuti dal sole superiamo autobus di
turisti, sidecar e un gruppo di cicloturisti –
di sicuro olandesi, soltanto loro fanno cose
del genere – che si sfilaccia a causa della durezza del percorso battuto da un sole per noi
già estivo.
Ai bordi della strada, in prossimità degli
incroci e delle pensiline degli autobus di linea,
tanta gente guarda l’orizzonte dietro di noi
in attesa del bus, che chissà se e quando arriverà. Qualcuno prova a fare l’autostop o va
in bicicletta portando la ragazza sulla canna
oppure si incammina a piedi.
Attorno a Trinidad, sulla costa meridionale
dell’isola, fiorì la ricca economia degli Ingenios,
gli zuccherifici che arricchirono l’élite coloniale
della città fino al suo tramonto decretato dall’abolizione della schiavitù.
Per avere un’idea della floridezza che regnava
a Trinidad nei secoli scorsi basta visitare il
Museo Romantico sulla splendida Plaza Mayor,
uno dei luoghi più belli dell’intera Cuba. Il
Museo espone mobili e suppellettili nel palazzo
che fu la residenza della famiglia Brunet, venuta da Barcellona a gestire vaste coltivazioni
di canna da zucchero.
Saliamo sul campanile giallo che fa parte
della chiesa e del convento settecentesco di
San Francesco di Assisi, che oggi ospitano
un rudimentale Museo della lotta contro i
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“banditos”, i gruppi controrivoluzionari che
combatterono Castro e il suo esercito dopo
la proclamazione della Rivoluzione. La vista
dal campanile spazia sulle case e sulla campagna circostante fino alla costa.
Trinidad è stata dichiarata patrimonio dell’umanità dall’Unesco ed è la città che meglio
ha conservato il sapore dei secoli passati. È
attraversata da strade acciottolate prive di
traffico e composta di case basse dalle facciate
multicolori e dai tetti rossi. La pressione turistica è molto evidente tanto da farci dubitare
della sua autenticità, ma viverla è così piacevole che si resta catturati dall’atmosfera unica
che vi si respira.
Alloggiamo in un grazioso affittacamere
privato gestito da una simpatica coppia di
coniugi, Josè e Martica, che parlano bene
l’italiano e ci ospitano con tante attenzioni.
La sera ceniamo al ristorante “San Josè”,
dall’eccellente rapporto qualità-prezzo, e poi
sediamo davanti alla Casa della Musica, in
mezzo a una moltitudine di turisti, ad ascoltare
gli allegri ritmi caraibici.
Per un tour dell’isola occorre almeno una
settimana. Sono numerose le località meritevoli di una visita: Vinales, le fabbriche di
sigari, Baracoa, la meridionale Santiago de
Cuba e le coste del nord, Cayo Santa Maria,
Cayo Levisa, Varadero, Cayo Guillermo.
Per la nostra settimana di mare abbiamo
scelto l’isola di Cayo Largo, una lingua di
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terra nel mare a sud di Cuba, circondata da
splendide spiagge bianche e totalmente destinata al turismo. A Cayo Largo non c’è popolazione stanziale, ma solo addetti alle strutture turistiche e ospiti in vacanza. Gli alberghi-villaggio sono posti sul versante ventoso
dell’isola.
Da lì conviene spostarsi alle vicine spiagge
di Playa Paradiso e Playa Sirena, o fare una
gita in catamarano fino a Cayo Rico, all’isola
delle tartarughe e a quella delle iguane, o
raggiungere le cd. piscine naturali, una zona
di fondali bassi costellata di isolotti. A Cayo
Largo si fa snorkeling alla barriera corallina
e sulle spiagge volteggiano aironi e falchi. Lo
scenario è quello tipico dei mari caraibici:
spiagge bianche, colore dell’acqua che sfuma
dal verde all’azzurro, palme.
Marzo è un mese ideale per una settimana
di vacanza: clima più secco, temperatura tra
i 25 e i 30 gradi, mare comunque caldo,
zanzare che ronzano in numero relativamente
ridotto.
Al termine del soggiorno, prima di imbarcarci per tornare in Europa facciamo gli
ultimi acquisti (l’immancabile rum), cambiamo (a condizioni capestro) la valuta rimasta
e paghiamo i 25 CUC di tassa aeroportuale
(una vera e propria exit tax). Quindi ci uniamo
alla folla di europei rubicondi che entrano
nella pancia dell’aereo. Si torna a casa viaggiando verso il sole.
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Scenari da Guerra Fredda
del XXi secolo
Obiettivo Grande russia
di antonio albanese e Graziella Giangiulio *
La Guerra Fredda che sembrava terminata
con l’implosione dell’URSS dei primi anni
Novanta, sembra essere tornata, seppur con
una diversa connotazione. Oggi, infatti, sembra
di assistere ad un nuovo Grande Gioco, le cui
mosse si dipanano su una scacchiera globale
con due attori/avversari vecchi ma rinnovati
nelle loro forme e manifestazioni: Stati Uniti
d’America e Federazione Russa.
Le prime mosse di questa nuova Guerra
Fredda nascono apparentemente con la esplosione della crisi ucraina e crimeana. Nel
marzo del 2014, la testata rus.azattyq informava di un progetto di legge con relativi
emendamenti teso a modificare la legge vigente
sulla cittadinanza russa. Secondo una simile
legge ogni persona appartenente al popolo
russo, parlante il russo, e residente nei territori
appartenenti all’ex Impero russo o nei territori
*
Le opinioni espresse impegnano solo gli Autori.
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della ex Unione Sovietica avrebbe il diritto di
ottenere il passaporto russo senza il bisogno
di un permesso di soggiorno.
Il progetto, presentato dal primo ministro,
Dmitry Medvedev, il 6 marzo 2014, è stato
poi passato alla Duma mentre l’assemblea
stava valutando un altro decreto quello sull’annessione di territori esteri alla Russia,
nella fattispecie la Crimea. La cittadinanza
sarà data con passaporto in cambio della rinuncia alla “vecchia” cittadinanza. Come sia
andata poi è oramai storia. Russo una volta,
russo per sempre, potremmo dire. Infatti nel
febbraio 2015, in una ottica eurasiatica, Mosca
dichiara la fine dell’EurAsEC. Il sito ufficiale
del Cremlino riferisce, infatti, che il 4 febbraio
2015, il presidente russo Vladimir Putin ha
firmato una legge sulla ratifica dell’accordo
sulla cessazione della Comunità eurasiatica
economica (EurAsEC). La legge relativa era
stata approvata dal Parlamento il 23 gennaio
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precedente e avvallata dal Consiglio della
Federazione il 28 gennaio. Il documento ufficiale ratifica l’accordo sulla cessazione delle
attività della EurAsEC, firmato a Minsk il 10
ottobre 2014. Questa decisione è dovuta al
raggiungimento degli obiettivi nonché la
firma del Trattato sull’Unione economica eurasiatica ad Astana il 29 maggio 2014. Secondo l’accordo, con il 1 gennaio 2015 EurAsEC cessava e venivano azzerati tutti i suoi
organi. Tutte le funzioni sono state trasferite
nella stessa data alla commissione per l’integrazione EurAsEC presso il Ministero degli
Affari Esteri della Federazione Russa. A marzo
la CEEA (Unione Eurasiatica), intende dotarsi
di una moneta unica. Il presidente Putin
aveva incaricato, ai primi del marzo 2015 la
Banca centrale e il governo prima del 1° settembre 2015 per determinare la fattibilità di
creare un’unione monetaria CEEA, secondo
il sito web del Cremlino. In questi termini, è
necessario sviluppare un meccanismo di cooperazione con la Commissione economica
eurasiatica e, se necessario, per preparare le
modifiche delle leggi e dei regolamenti della
Federazione russa. L’idea di una moneta
unica regionale per gran parte dell’area ex
sovietica, viene fuori contemporaneamente
alla grande crisi del rublo russo peggiorata
dalle sanzioni internazionali legate alla crisi
ucraina. Secondo i dati emessi dalla Banca
centrale della Russia nel 2014, Mosca ha
venduto 76,1 miliardi di dollari e 5, 4 miliardi
di euro nel tentativo di sostenere il rublo. I
dati statistici, forniti il 12 gennaio 2015, testimoniano che la moneta russa continuava
a perdere valore. Nel 2014, il rublo aveva
perso il 41 per cento del suo valore rispetto
al dollaro e il 34 per cento nei confronti dell’euro proprio a causa delle sanzioni occidentali
imposte per la crisi in Ucraina e il calo dei
prezzi del petrolio. La caduta del rublo e le
sanzioni sulla maggior parte delle importazioni
di prodotti alimentari occidentali hanno portato ad aumenti dei prezzi dell’11,4 per cento
nel 2014. Le statistiche della Banca centrale
hanno mostrato che i suoi più grandi interventi
per sostenere il rublo si sono verificati nel
marzo 2014, quando la Russia si annesse la
Crimea (22,3 miliardi di dollari), poi nel
mese di ottobre (27,2 miliardi di dollari) e
nel mese di dicembre (11,9 miliardi di dollari),
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quando il prezzo del petrolio è sceso bruscamente. La caduta del rublo scatenò il panico
tra i russi a dicembre, con i risparmiatori che
corsero in banca per convertire i risparmi in
dollari o euro, con un picco il 15 e il 16 dicembre quando il rublo perse fino a un quarto
del proprio valore in due giorni. Il rublo, stabilizzatosi, è rimasto debole a gennaio quando
i prezzi del petrolio hanno continuato a scendere. Le riserve valutarie della Russia nel
mese di dicembre 2014 sono scese al di sotto
dei 400 miliardi di dollari per la prima volta
in cinque anni. Altro crollo si è avuto il 30
gennaio. La Banca centrale della Russia ha
tagliato, a fine gennaio, il tasso di interesse
di riferimento di 2 punti percentuali, arrivando
al 15 per cento, e il rublo ha perso valore
dopo l’annuncio. La moneta russa è scesa
sotto i 71 per dollaro e 81 per euro poco dopo
il taglio a sorpresa del tasso di interesse.
L’energivora economia della Russia è stata
colpita duramente dalla forte caduta dei prezzi
mondiali del petrolio e dagli effetti delle sanzioni occidentali imposte in risposta alla crisi
in Ucraina. La banca centrale ha alzato il
tasso del 17 per cento a metà dicembre nel
tentativo di fermare la discesa del rublo, che
ha perso circa la metà del suo valore nel
2014. Tassi più elevati possono rafforzare le
valute, ma possono danneggiare la crescita
economica, rendendo i prestiti più costosi.
Nell’illustrare la riduzione del 30 gennaio, la
banca ha detto che i rischi di un rallentamento
economico sono superiori ai timori di una
spirale inflazionistica. Il sistema bancario
russo viene poi preso di mira, quasi in contemporanea da Fitch Ratings, proprio il 16
gennaio 2015. In quella data, Fitch Ratings
annunciò di aver declassato i rating principali
di 30 istituzioni finanziarie russe e di proprietà
russa, dopo il suo recente downgrade del
rating sovrano russo. La mossa rifletteva
«l’opinione di Fitch che la flessibilità finanziaria della Russia, e quindi la capacità di
fornire sostegno a queste entità, si è ridotta,
come risulta dal downgrade del rating sovrano», si leggeva nel comunicato dell’agenzia.
L’elenco degli istituti finanziari colpiti includeva Sberbank, Vnesheconombank (Veb),
Russian Agricultural Bank (RusAg), e Gazprombank. I rating di Vnesheconombank e
Sberbank sono stati passati a “BBB -” da
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“BBB”, RusAg ha visto il suo rating passare a
“BB +” da “BBB -”, mentre Gazprombank
“BB + “ da “BBB -”. L’agenzia di rating spiegò
che il downgrade di Sberbank rifletteva l’abbassamento del debito Paese della scorsa
settimana “BBB -”. Essendo per gran parte
statali, Sberbank e Veb hanno visto i loro rating riportati al livello di quello sovrano,
Fitch riteneva che il governo russo avesse la
tendenza a sostenere queste istituzioni finanziarie che godono di «eccezionalmente
elevata importanza sistemica» la prima e
dello status di banca di sviluppo la seconda.
L’agenzia di rating sottolineava poi che RusAg e Gazprombank, l’ala finanziaria del colosso energetico russo Gazprom, erano più
bassi di Sberbank e Veb perché RusAg e Gazprombank non hanno una simile importanza
agli istituti precedenti. Fitch dichiarava che
le prospettive negative sulla maggior parte
delle 30 entità riflettevano «la possibilità di
essere declassate ulteriormente se i rating
sovrani della Russia fossero tagliati e il livello
del paese abbassato». A livello geoeconomico,
il downgrade non intacca la capacità del sistema bancario russo di giocare le sue contromosse: il 23 gennaio, Sberbank annuncia
di voler finanziare il Turkish Stream. A darne
notizia è il canale televisivo turco Kanal7,
che riporta le dichiarazioni del presidente di
Sberbank, Sergey Gorkov. Gorkov espresse
la certezza che le operazioni dovessero andare
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in questa direzione: «Allo stato attuale, Sberbank sponsorizza una serie di progetti in Turchia» ha detto. Durante i colloqui in Turchia,
il 1° dicembre 2014, il presidente russo Vladimir Putin infatti aveva annunciato il passaggio del South Stream dalla Russia alla
Bulgaria. Un nuovo progetto, immediatamente
avviato, era della stessa portata, 63 miliardi
di metri cubi, verso la Turchia e i consumatori
dei paesi dell’Ue sarebbero stati in grado di
ricevere il gas dall’hub posto tra Turchia e
l’Unione europea. Il ministro dell’energia
russo Alexander Novak aveva poi detto, il 10
dicembre 2014, che i rappresentanti della
Federazione russa e della Turchia intendevano
incontrarsi entro dicembre per discutere la
questione della nuova costruzione del gasdotto.
La chiusura progressiva del sistema economico
- finanziario russo verso quello occidentale
capisce anche la popolazione “civile”: con la
crisi monetaria si è aperta anche quella dei
mutui ipotecari in valuta forte. A fine gennaio
2015, Elvira Nabiullina, deputato russo, parlando alla Duma di Stato il 30 gennaio, citava
questo tema spinoso per i cittadini russi. La
Nabiullina chiedeva che l’assistenza statale
per le persone che avessero preso mutui bancari in valute forti dovesse essere differenziata
dagli altri: la priorità per l’assistenza dello
Stato doveva essere data alle famiglie a basso
reddito. Molti proprietari immobiliari russi
con mutui in valuta forte erano stati grave-
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mente colpiti dalla brusca diminuzione del
valore del rublo russo. La Duma, il 29 gennaio,
discute un progetto di legge che vieta i mutui
ipotecari in valuta forte, dopo che centinaia
di persone avevano manifestato a più riprese
di fronte alla sede della Banca centrale di
Mosca per chiedere che i loro debiti in valuta
forte fossero ricalcolati in rubli ai tassi dell’accensione del mutuo. A febbraio 2015,
parte la reazione finanziaria di Mosca. Il 19
febbraio, alla Duma di Stato viene presentata
da Natalia Burykina (“Russia Unita”) la legge
“Sulla attività delle agenzie di rating nella
Federazione russa”. Il disegno di legge stabilisce la base giuridica di entrambe le agenzie
di rating nazionali e stranieri per valutare il
merito di credito delle persone giuridiche e
degli enti di diritto pubblico, i loro obblighi
finanziari e strumenti finanziari, nonché i
poteri della Banca Centrale della Federazione
Russa. Il disegno di legge stabilisce i concetti
di base di attività di rating e le condizioni
per la sua attuazione. Le agenzie di rating
dovrebbero essere soggetti giuridici russi e
persone giuridiche straniere con unità separate
nel territorio della Federazione russa, con
un adeguamento alle nuove norme entro 24
mesi dalla data di entrata in vigore della
legge. Le agenzie di rating dovranno sottoporsi
ad una procedura di accreditamento presso
la Banca Centrale, così come pagare una
tassa, come stabilito del governo russo. Le
agenzie di rating opereranno secondo le stesse
regole, che comprendono i requisiti di indipendenza, il conflitto di interessi, la trasparenza e la revisione della metodologia, il comitato di valutazione e la divulgazione delle
agenzie di rating. «Come risultato dell’introduzione di requisiti standard delle agenzie
di rating dovrebbe essere compensato da una
consolidata esperienza nel corso degli anni,
la divisione delle agenzie di rating sia in
campo internazionale che nazionale», ha
detto il proponente della norma.
L’agenzia di rating pubblica dovrà redigere
una relazione annuale sulla trasparenza con
le seguenti informazioni: notizie sugli assetti
proprietari dell’agenzia di rating e proprietari
finali dell’agenzia di rating; descrizione dei
principi e il funzionamento del controllo interno, e così via.
Il disegno di legge introduce un unico mec-
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canismo di controllo e di sorveglianza delle
agenzie di rating, dando poteri alla Banca di
Russia per l’approvazione della procedura e
l’attuazione di accreditamento delle agenzie
di rating e la conduzione della loro registrazione, controllo, la direzione dei requisiti e
l’applicazione di altre misure di esposizione.
Alle agenzie di rating accreditate saranno
concessi il diritto di utilizzare sia la scala di
rating internazionale e nazionale. Allo stesso
tempo, le agenzie di rating accreditate non
avranno il diritto di rifiutare l’assegnazione
dei rating e revocare i rating assegnati sulla
base e (o) le decisioni delle autorità di paesi
stranieri e di altri enti di diritto pubblico internazionale. «Questo approccio è volto a
rafforzare l’indipendenza del sistema finanziario russo da unilaterali decisioni politicamente motivati di paesi stranieri, mantenendo
i vantaggi della sua integrazione nell’architettura finanziaria internazionale» ha detto
l’autore del disegno di legge. L’interessato ha
diritto di presentare un motivato ricorso se
non ritiene l’assegnazione di rating assegnato
in linea con le sue valutazioni e se ci sono
nuove informazioni che potrebbero influenzare
il rating di credito. Il disegno di legge introduceva una procedura per il riconoscimento
delle agenzie di rating stabilite in paesi stranieri, il che suggerisce la possibilità di preservare la loro attività sul territorio della Federazione Russa, a determinate condizioni.
La Banca Centrale ha deciso l’equivalenza
della regolamentazione giuridica di un paese
straniero e ha firmato un accordo di cooperazione con l’autorità competente di uno Stato
straniero. Inoltre, il disegno di legge stabilisce
una procedura per il riconoscimento dei rating
assegnati dalle agenzie di rating registrate al
di fuori della Federazione russa. E a metà
febbraio, Mosca crea un suo Swift. Quasi 91
istituti di credito russi sono stati integrati
nel nuovo sistema finanziario russo, l’analogo
dello Swift, rete bancaria internazionale. Il
nuovo servizio, consente alle banche russe di
comunicare in modo trasparente attraverso
la Banca Centrale di Russia. La stessa Banca
Centrale ha avviato lo sviluppo del proprio
sistema interno in risposta alle minacce espresse dai partner occidentali di scollegare la
Russia dallo Swift. Dall’adesione al sistema
interbancario globale nel 1989, la Russia è
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rivista
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Politica EStEra
diventata uno degli utenti più attivi di Swift
a livello globale. In generale, Swift fornisce
una rete di comunicazione sicura per più di
10mila istituzioni finanziarie di tutto il mondo,
approvando transazioni per trilioni di dollari
Usa. All’inizio di febbraio il vice primo ministro
russo Igor Shuvalov disse che la Russia non
sarebbe stata scollegata dalla Swift; assicurazioni confermate dal Primo vicepresidente
russo della Banca Centrale, Ksenia Yudaeva,
aveva invitato cittadini e istituzioni russe a
non drammatizzare la situazione attuale, sottolineando il fatto che le imprese occidentali
avrebbero dovuto affrontare gravi perdite se
Mosca fosse stata espulsa dallo Swift. La risposta di Mosca è anche militare e sembra di
essere tornati ai tempi della cortina di ferro.
A settembre 2014 viene modificata la dottrina
militare nucleare della Federazione Russa,
che comunque non presuppone attacchi nucleari preventivi, come ricorda l’ex Capo di
Stato Maggiore Generale delle Forze Armate
della Russia, Yury Baluyevsky. «Prima di
tutto, non è un problema di creare una nuova
dottrina, ma di modificare quella esistente.
Qual’è la dottrina sugli attacchi nucleari preventivi? Mi raccomando di leggere con attenzione ancora una volta (...) in particolare
l’articolo 22: gli attacchi nucleari preventivi
non sono considerati. L’uso di armi nucleari
n. 5 - marzo 2015
ci sarà solo come ritorsione» disse Baluyevsky,
ex Primo Vice Ministro della Difesa russo e
Capo di Stato Maggiore Generale, riporta la
stampa russa. Baluyevsky è membro di un
gruppo di lavoro istituito nell’ambito del Consiglio di sicurezza russo per introdurre emendamenti alla dottrina, aggiornata l’ultima
volta nel 2010. Il generale ha sottolineato
che, secondo la dottrina attuale, «la Russia si
riserva il diritto di usare armi nucleari in risposta all’uso di armi nucleari o di altre di
distruzione di massa se usate contro di essa
o i suoi alleati, o nel caso di utilizzo di armi,
che minaccino l’esistenza di tutto lo Stato».
Il 2 settembre, il Consiglio di sicurezza
aveva annunciato che la Russia intendeva
aggiornare la sua dottrina militare entro la
fine del 2014 in modo da riflettere le nuove
minacce alla sicurezza, tra cui l’espansione
della Nato, i piani dello scudo missilistico
degli Stati Uniti e la crisi politica in Ucraina.
Secondo il Consiglio, le modifiche potranno
anche toccare l’indipendenza della Russia
nella produzione di armi, hardware e altri
prodotti e attrezzature militari. A riguardo
Mikhail Popov, vice presidente del Consiglio
di sicurezza russo, aveva detto che: «La vita
dimostra che l’affidabilità di alcuni dei nostri
partner occidentali è temporanea». Secondo
Popov, l’efficace funzionamento del settore
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rivista
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Politica EStEra
della difesa militare russa è «tra i fattori più
importanti della capacità del nostro esercito
di garantire la sicurezza dello Stato (...) è
evidente che i cambiamenti nella dottrina
militare dovrebbero essere diretti alla eliminazione della nostra dipendenza dalle importazioni di produzione di macchine, dalle
consegne di materie prime, di materiali e
parti di pronto uso». La Russia sta attuando,
infatti, un programma di riarmo da 640 miliardi di dollari teso ad aumentare la quota
di armi moderne nelle forze armate portandole
al 70 per cento entro il 2020. Le sanzioni
economiche occidentali che investono il settore
della difesa che vietano l’export di attrezzature
militari o di duplice uso militare verso la
Russia, sono state tra i motivi che hanno
spinto Mosca a cercare mercati sostitutivi
per l’importazione di armi. A giugno 2014, il
ministero della Difesa russo aveva detto che
prevedeva di sostituire il 95 per cento delle
importazioni della difesa entro i prossimi
2,5 anni. In piena crisi ucraina, il vice Premier,
Rogozin, il 4 aprile 2014 afferma a Novosibirsk
che la Russia avrebbe dovuto rivedere la produzione del suo complesso militare-industriale
ridimensionando la dipendenza da tecnologie
straniere. «Credo che sarebbe meglio contare
prima sulle nostre tecnologie e produrre ciò
che è veramente necessario e utile per la
nostra industria della difesa», disse Rogozin
che sottolineava una politica “autarchica”
per l’approvvigionamento di sistemi d’arma.
La linea autarchica di Rogozin e le riflessioni
di Baluyevsky anticipano quanto nel febbraio
2015 Putin ribadisce ufficialmente: l’esercito
russo è pronto ad agire con decisione contro
le minacce esterne. Il presidente Putin affermava che in questi ultimi anni, molto lavoro
era stato fatto per migliorare l’efficacia delle
forze armate della Russia. La Federazione
Russa, quindi, saprà sempre trovare una risposta adeguata alle pressioni esterne, ha ribadito il presidente Putin durante un concerto
dedicato al Giorno dei difensori della Patria.
«Nessuno dovrebbe farsi la ben che minima
illusione che possa essere possibile ottenere
la superiorità militare sulla Russia o metterla
sotto pressione, avremo sempre una risposta
adeguata. I nostri soldati e ufficiali hanno
dimostrato di essere pronti ad agire con decisione, in modo coerente, con professionalità
n. 5 - marzo 2015
e coraggio, per eseguire i compiti più difficili,
come un esercito efficiente e moderno, che
mantiene le sue tradizioni e come dovrebbe
fare un servizio militare» disse Putin. Il presidente ha anche osservato che l’esercito russo
sta sempre più migliorandosi. Putin ha sottolineato che negli ultimi anni, era stato fatto
un sacco di lavoro per migliorare l’efficacia
militare della Russia. «Un grande programma
di modernizzazione delle forze armate e della
marina è attualmente in corso di attuazione,
tra cui spicca il miglioramento della difesa
aerospaziale e delle forze nucleari. Si tratta
di garanzie per la parità globale», ha detto il
presidente russo, aggiungendo che la Russia
continuerà a migliorare il potenziale militare
delle sue forze armate. Putin ha concluso il
suo intervento ricordando a tutti che la Russia
ha sempre apprezzato e mantenuto vive le
sue tradizioni militari. Il presidente russo ha
detto che la Russia è orgogliosa dei suoi
soldati senza paura, che in tempi diversi non
hanno permesso a nessun nemico di conquistare il paese e hanno difeso ogni centimetro
della loro terra natale. Parole degne dell’Uomo
di Ferro, Josif Stalin. Nei fatti, comunque, le
cose vengono realizzate e impiantate in maniera da ricreare l’immagine di potenza globale
della Federazione. Un anno fa, aprile 2014,
la Russia elaborò il programma per la colonizzazione della Luna e aveva progettato di
inviare le prime spedizioni per costruire una
base lunare permanente nel 2030. A riportare
la notizia era stato il quotidiano Izvestia, che
citava un documento della Roscosmos. «La
Luna è un obiettivo spaziale per la futura
esplorazione della civiltà terrestre, e una competizione geopolitica per le risorse naturali
della Luna può iniziare nel XXI secolo», si
leggeva in questo rapporto sul potenziale programma lunare elaborato dall’Accademia Russa delle Scienze, dall’agenzia spaziale Roscosmos e dall’Università Statale di Mosca.
Il programma ha lo scopo di costruire una
base lunare stabile entro la metà del secolo;
in questo modo sarebbe permessa l’estrazione
di minerali sull’unico satellite naturale della
Terra. Il progetto prevede di sviluppare una
gamma di tecnologie spaziali a lunga distanza
per garantire che laRussia sia in grado di
esplorare la Luna indipendentemente da partner stranieri. Le precedenti proposte per
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Politica EStEra
l’esplorazione lunare erano concentrate su
una forte cooperazione internazionale, in
quanto si riteneva che nessun paese potesse
permettersi propri progetti interplanetari.
La Russia ha impostato una pianificazione
basata su tre o quattro cicli per i prossimi 16
anni: le prime quattro fasi si svolgeranno tra
il 2016 e il 2025 e si concentreranno sull’individuazione della composizione fisica e chimica del polo sud lunare, dove verrebbe poi
collocata la base. I viaggi spaziali di andata e
ritorno sono previsti per il 2028-30 e il presidio per l’esplorazione lunare per il 203040. La prima fase costerà al governo 28,5
miliardi di rubli (800 milioni di dollari), riportava Izvestia. Le precedenti spedizioni lunari, iniziate con il programma lunare di
Urss (1959) e Stati Uniti che portò allo sbarco
del primo uomo sulla Luna 10 anni dopo,
scoprirono alluminio, ferro, titanio, terre rare
e altri minerali. Mosca investirà in un nuovo
spazioporto: il cosmodromo di Vostochny
che si trova a nord del fiume Amur nell’estremo lembo orientale della Siberia. Con la sua
apertura la Russia lancerà dal proprio suolo,
piuttosto che dalla base kazaka di Baikonur.
Il piano russo iniziale prevederebbe, come
abbiamo detto, missioni da ora al 2025. È
prevista la progettazione e il lancio di un sistema modulare e di veicoli spaziali, con
vettori dei razzi. La navicella di 14 tonnellate
n. 5 - marzo 2015
sarà lanciata nella bassa orbita terrestre. Poi
saranno aggiunti ulteriori 6 tonnellate di moduli ogni missione. Il vettore lunare avrà una
capacità di carico utile di 80 tonnellate. In
parallelo la Russia intende lanciare una serie
di esploratori lunari robotici, tra cui due
nuovi rover e un orbiter. Luna- 25, il rover,
andrà verso il Polo Sud e verrà lanciato nel
2016. Sarà seguito da un orbiter nel 2018 e
un secondo lander polare nel 2019. Il rover
cercherà ghiaccio d’acqua nei crateri polari
profondi. Dovrebbero essere operativi per un
massimo di cinque anni e avranno la capacità
di viaggiare in un raggio di 30 km dai loro
siti di atterraggio .
A queste missioni senza equipaggio seguiranno una serie di voli spaziali umani, volti a
costruire e completare una base lunare permanente tra il 2030 e il 2040. La presenza
umana russa sulla Luna si concentrerà sulla
raccolta di risorse lunari, la sperimentazione
e la progettazione di nuove tecnologie spaziali
per le future missioni nello spazio profondo.
Per la Russia, la Luna è il primo passo logico
per l’esplorazione umana e la conquista dello
spazio. La Luna diventerà il banco di prova
per lo sviluppo di sistemi abitativi chiusi che
in futuro potrebbero essere costruiti su altri
pianeti come Marte. I russi pensano che la
decisione statunitense di non tornare sulla
Luna sia un errore e una opportunità, esatta-
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Politica EStEra
mente come faranno i cinesi e come hanno
fatto gli indiani.
Scendendo a livelli più terrestri, Mosca ha
fatto risorgere la sua Flotta del Mediterraneo.
La Flotta russa del Mar Nero, tra l’altro, ha
beneficiato del sostegno supplementare dello
stesso Cremlino, dopo che la Crimea è “ritornata a casa”. Il ministro della Difesa Shoigu
ha fatto del potenziamento del Distretto militare Sud, una priorità, nel febbraio 2015:
«La situazione politico-militare nella direttrice
strategica Sud Ovest dall’inizio di quest’anno
si è sostanzialmente modificata. È un cambiamento connesso in gran parte all’ampliamento del territorio del Distretto militare
Sud dopo l’entrata della Crimea nella Federazione russa. Inoltre, la situazione in Ucraina
si è fortemente aggravata e vi è un aumento
della presenza militare straniera nelle immediate vicinanze del nostro confine». La
commissione Difesa della Duma ha fatto sue
le osservazioni di Shoigu nel chiedere la creazione di una forza «vera e propria nonché
autosufficiente» sulla penisola; nello specifico,
tra l’altro: un squadra bombardieri a lungo
raggio Tu-22M3 all’aeroporto di Gvardeyskoye
in Crimea; la diffusione di sistemi di difesa
aerea e gli incrementi nel personale della
Fanteria Navale; incrementi nella presenza
di basi, sistemi missilistici mobili Bastion-P
con i missili P-800 Onyx. Non essendo più
un pericolo la presenza ucraina sul Mar Nero,
l’incapacità della Russia di mettere in acqua
una flotta nel Mediterraneo, come aveva
l’Urss, ricordo della perdita dello status della
Russia subito dopo la fine della Guerra Fredda,
deve terminare, si afferma nella Difesa russa.
A questo va aggiunto il fatto che la capacità
degli Stati Uniti e della Nato di entrare nella
regione del Mar Nero, senza alcun timore
plausibile dell’attuale Flotta russa del Mar
Nero è un vulnus per le pretese di potenza
dellaRussia e per il suo ruolo di attore mediterraneo. Shoigu anche sottolineato l’importanza della flotta nel febbraio del 2013 quando
ha detto che : «La regione mediterranea era
il cuore di tutti i pericoli per gli interessi nazionali della Russia». La Flotta del Mar Nero
ha in programma di ricevere navi e sottomarini
moderni, come le sei fregate classe Admiral
Grigorovich e sei sottomarini Varshavyanka
nei prossimi sei anni, trasformerà rapidamente
n. 5 - marzo 2015
questa “flotta debole” in una tra le più forti.
Accanto a questi nuovi arrivi starebbero poi
le tre corvette lancia missili, originariamente
previste per la Flotta del Mar Caspio, che si
uniranno alle sette già precedentemente previste per la flotta del Mar Nero (va anche
detto che le corvette lancia missili non alterano
drasticamente le capacità della flotta). È ormai
chiaro che Sebastopoli diventerà la nuova
casa per circa 80 nuove navi entro il 2020,
secondo il comandante della flotta, ammiraglio
Alexander Vitko, che arriverà a circa 206
navi. Prima dello scoppio delle ostilità, la
Russia stava già costruendo una nuova base
navale a Novorossiysk per ospitare i sommergibili Varshavyanka che avrebbero formato
il nucleo della nuova potenza sottomarina in
grado di confrontarsi con quella statunitense
(i Varshavyanka sono chiamati dalla marina
Usa “Black Holes” ). Putin ha visitato la città
e il porto con i «ministri competenti, i capi
delle regioni, i rappresentanti dell’Agenzia
per le costruzioni speciali (Spetsstroy) e di
altri dipartimenti» per parlare dei piani di
sviluppo delle infrastrutture portuali della
regione. Già sono state costruite circa 48
strutture in tutta la regione ed è evidente che
la modernizzazione delle infrastrutture militari
rimane una priorità della Russia che cercherà
di avere un ruolo prominente non solo nel
Mar Nero, ma in tutto il Mediterraneo. La
Russia presto cercherà di avere la capacità di
mettere in campo e sostenere una task force
militare permanente, anche se piuttosto piccola, nel Mediterraneo, composta fino ad ora
con vascelli provenienti dalle flotte del Nord
e del Pacifico. La Flotta del Mar Nero costituirà
il nucleo di questa forza visto l’invecchiamento
dell’ammiraglia, l’incrociatore lanciamissili
Moskva, classe Slava. Però, nonostante il finanziamento generoso e il sostegno politico,
la Flotta del Mar Nero rimarrà, anche dopo il
2020, una minaccia di medio livello per gli
interessi navali della Nato nella regione, visto
che la presenza della sesta flotta della US
Navy. Ed infatti a fine febbraio, la flotta russa
del Mediterraneo ha il permesso di accedere
ai porti di Cipro, mentre Mosca continuerà a
garantire e Nicosia la riduzione del debito, a
seguito di un accordo dal presidente russo
Vladimir Putin e il leader cipriota Nicos Anastasiades. Gli accordi, che si applicano alle
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navi russe coinvolte nella lotta al terrorismo
e negli sforzi anti-pirateria, sono stati firmati
durante la visita di due giorni, svoltasi alla
fine di febbraio, di Anastasiades in Russia,
che ha portato la stipula di un programma di
cooperazione per il biennio 2015-2017.
Putin, nell’immediato, ha minimizzato tutte
le preoccupazioni dell’Occidente sul nuovo
accordo. «I nostri legami amichevoli non
sono rivolti contro nessuno», ha detto, «io
non credo che possa causare preoccupazioni».
La Russia non è l’unico paese ad avere legami
militari a Cipro, l’isola dovrebbe ospitare
anche basi militari britanniche.
Mosca ha lavorato per mantenere buoni i
suoi rapporti con una serie di partner europei
come Cipro, la Grecia e l’Ungheria nonostante
l’aumento delle tensioni con l’Unione europea
e gli Stati Uniti.
Anastasiades ha anche messo in guardia
l’Unione europea circa l’attuazione di ulteriori
sanzioni contro la Russia, citando gli effetti
di ampia portata di simili embarghi. «Qualunque sanzione sia introdotta contro la Russia, essa avrà un impatto su altri paesi membri
dell’Unione europea, tra cui la mia patria».
In cambio dell’autorizzazione concessa alle
navi russe della marina militare di attraccare
a Cipro, Mosca ha accettato di ristrutturare
il proprio prestito di salvataggio di oltre due
miliardi di euro concesso a Cipro nel 2011.
La politica degli attracchi per la marina russa
n. 5 - marzo 2015
si è poi estesa anche ai porti sudamericani,
esattamente come ai tempi della Guerra Fredda. Febbraio e marzo sono mesi frizzanti per
la preparazione militare di Mosca: le Forze
missilistiche strategiche della Russia (Ракетные войска стратегического назначения Российской Федерации - РВСН РФ)
hanno terminato una serie di esercitazioni,
svoltesi il 18 e il 19 febbraio. Nella conferenza
stampa finale il portavoce, colonnello Igor
Yegorov ha detto che: «L’esercitazione ha riguardato questioni di prontezza al combattimento e operativa in un attacco nemico simulato».
Il comando РВСН РФ intende condurre oltre
100 esercitazioni nel 2015, dato già annunciato
in precedenza dalla Difesa di Mosca; il comando missilistico è la componente chiave
delle Forze nucleari strategiche russe, progettato per scoraggiare una possibile aggressione esterna e per difendere obiettivi militari
e economici strategici del Paese. Contemporaneamente alla tensione con la Francia per
la mancata consegna delle Mistral, Mosca
annuncia di star sviluppando una nuova generazione di cacciatorpediniere a propulsione
nucleare, per bocca del comandante della
marina militare Viktor Chirkov. In conferenza
stampa, il 20 febbraio, Chirkov afferma che:
«Attualmente, stiamo conducendo un’attività
di ricerca e sviluppo sulla creazione di una
nuova generazione di cacciatorpediniere a
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propulsione speciale. Il nostro obiettivo prioritario è la costruzione di una nave a propulsione nucleare». Attualmente, le forze navali
russe hanno solo una nave da guerra a propulsione nucleare, l’incrociatore lanciamissili
pesante Pyotr Velikiy. Il 19 marzo, Mosca
inaugura il quinto sottomarino nucleare classe
Yasen, l’Arkhangelsk, presso i cantieri Sevmash. La classe Yasen è propagandata come
il più avanzato mezzo subacqueo a propulsione
nucleare della marina russa. Sono progettati
per sostituire i sottomarini d’attacco di epoca
sovietica come i classe Akula, e si ritiene che
siano la controparte dello statunitense Seawolf
a propulsione nucleare e dei sottomarini
classe Virginia. La Russia sta attualmente
costruendo tre sottomarini classe Yasen, oltre
a quello che è stato messo in servizio in precedenza. Tutti i futuri sottomarini classe
Yasen avranno un profilo modificato in acciaio
a basso impatto magnetico. La classe Yasen
è la prima ad essere dotata di un sistema
sonar sferica; a causa delle grandi dimensioni
di questa matrice sferica, i tubi lanciasiluro
sono inclinati e collocati dietro il vano di
controllo principale. Oltre ai siluri da 533
mm, la Yasen è in grado di lanciare missili
da crociera dai suoi otto sistemi di lancio
verticali. Possono imbarcare anche missili
anti-nave o da attacco al suolo Onyx e Kalibr.
Il sommergibile ha un equipaggio di circa 90
uomini, il che suggerisce un elevato grado di
automazione dei diversi sistemi del sottomarino.
Marzo, poi, è stato un altro mese delle esercitazioni militari. Molte a fuoco vivo. Le manovre sono state lanciate l’11 marzo nelle regioni meridionali e occidentali della Russia
e nelle regioni orientali. Stando comunicato
del ministero della Difesa, durante un addestramento tattico nella zona di Stavropol,
Russia meridionale, 20 cacciabombardieri
Su-25 Sm (nome in codice Nato Frogfoot)
hanno effettuato 30 azioni con fuoco vivo
utilizzando missili e razzi. Nel frattempo, a
circa 7.000 chilometri di distanza, le navi di
guerra anfibia Peresvet e Ammiraglio Nevelsky, hanno iniziato esercitazioni nel Mar del
Giappone che prevedono l’uso di munizionamento vivo contro bersagli costieri. Contemporaneamente, unità di difesa aerea hanno
lanciato esercitazioni su larga scala, che coin-
n. 5 - marzo 2015
volgono oltre 500 militari e 100 unità militari,
nella regione russa più occidentale del Baltico,
l’exclave di Kaliningrad. Le attuali esercitazioni
militari russe si stanno svolgendo in concomitanza con le esercitazioni militari annuali
statunitensi in Estonia, quelle navali Nato
nel Mar Nero e quelle norvegesi al confine
della ragione di Murmansk. Navi da guerra
provenienti daTurchia, Bulgaria e Romania
partecipano alle manovre nel Mar Nero. Il 9
marzo, gli Stati Uniti hanno inviato 120 veicoli
blindati, tra cui carri armati Abrams, in Lettonia, parte di una missione Nato tesa a dimostrare il proprio sostegno ai membri dell’Alleanza. Il 16marzo, poi, sono iniziate le
grandi manovre navali ed aeree in Russia in
cui si simulava la penetrazione di territori
nemici. In Siberia, jet da combattimento russi,
assieme a aerei di supporto tenteranno di
penetrare le difese aeree “nemiche” nel corso
di una esercitazione di un mese, ha annunciato
il Distretto militare orientale.
«Durante le esercitazioni Su-30 e Su-25
penetreranno e attaccheranno le difese aeree
e attaccheranno congiuntamente le reti di
comunicazione dietro le linee nemiche», si
legge in un comunicato del distretto.
Durante queste manovre mensili verranno
impiegate 2.000 persone e oltre 30 velivoli.
Nella stessa giornata, il presidente russo Vladimir Putin ha dato l’ordine di allertare la
Flotta del Nord per una esercitazione di prontezza operativa. Lo annunciato lo stesso ministro della Difesa russo Sergei Shoigu: «Il
compito principale è quello di valutare la capacità della flotta del Nord di garantire la sicurezza della Federazione russa nella regione
artica», ha detto il generale Shoigu.
La Flotta del Nord è stata allertata a 8:00
ora di Mosca (05:00 Gmt) e prevede l’impiego
di 38mila militari, 3.360 attrezzature, 41 navi,
15 sottomarini e 110 aerei ed elicotteri, ha
detto Shoigu. «Le nuove sfide e le minacce di
sicurezza militare richiedono un ulteriore innalzamento delle capacità militari delle Forze
Armate e particolare attenzione sarà rivolta
alla fusione strategica di recente formazione
nel Nord», ha detto Shoigu. Le manovre, che
si terranno a terra, in mare e in aria, sono
durate cinque giorni a partire dal 16 marzo.
La settimana precedente, la Norvegia aveva
iniziato le sue più grandi esercitazioni militari
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dal 1967, nella regione settentrionale del Finnmark, vicino al confine con la Russia. Le
manovre norvegesi hanno visto l’impiego di
5.000 militari e si sono concluse il 18 marzo.
Alle manovre militari, va poi aggiunta la
nuova dimensione della globalizzazione, non
presente nel periodo della Guerra Fredda:
Internet. A fine marzo, il presidente russo
Vladimir Putin ha sostenuto la creazione di
un programma federale per lo sviluppo di
un Internet russo. Secondo l’agenzia Interfax,
Putin ha detto che: «Preparate le proposte,
noi, amministrazione e governo, le vaglieremo
e le discuteremo. E poi con il vostro sostegno
cercheremo di formulare e adottare una soluzione» ha detto Vladimir Putin in un incontro con gli imprenditori del settore IT e
rappresentanti del Fondo per lo sviluppo di
Internet. Così il Capo dello Stato ha risposto
n. 5 - marzo 2015
alla proposta del Presidente dell’“Istituto Internet”, Herman Klimenko, che aveva dichiarato la necessità di dare vita a un programma
presidenziale per lo sviluppo di un Internet
russo: «Stiamo programmando lo sviluppo
di una rete Internet in base a una tabella di
marcia, nel corso dei prossimi 10-15 anni per
cercare di non solo di sopravvivere, ma di rimanere al vertice». Secondo il numero uno
dell’agenzia preposta allo sviluppo di Internet
l’analogia potrebbe essere realizzata attraverso
una “road map”, in cui due parti, privato e
pubblico collaborano. Nel frattempo Mosca
lancia l’allarma sulla Moldavia, stato ex sovietico nel cui territorio, la Transnistria, è
presente dall’implosione dell’URSS, un intero
corpo d’armata russo. Chisinau arresta giornalisti russi e sospende sine die le trasmissioni
di canali di lingua russa.
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Come tuteliamo l’ambiente?
di Elena Giacone *
Nell’iniziare lo studio della tutela dei diritti
dei cittadini alla salubrità ambientale sorge
la necessità di definire cos’è l’ambiente, per
meglio cogliere ed identificare in concreto
l’oggetto della tutela. È fuor di dubbio che il
significato lessicale di “ambiente” non ha alcuna connotazione giuridica e può riuscire
utile apprendere che la prima attestazione
conosciuta nella lingua italiana risale al Galilei
che, con il vocabolo “ambiente”, nel 1623, indicava “lo spazio nel quale si trovano una
persona o un oggetto”.1
Anche sotto il profilo scientifico l’ambiente
si compone sempre di una varietà e complessità di elementi: dalla definizione francese
del 1976 del Vocabulaire de l’Environmental,
secondo cui l’ambiente sarebbe l’insieme di
*
elementi, fisici, chimici, biologici e sociali
che influiscono sugli esseri viventi e sull’attività
dell’uomo, a quella della prima Relazione
sulla situazione ambientale del Paese (1973)
dove, per ambiente, s’intende un complesso
di componenti naturali o determinate dall’attività dell’uomo2.
La varietà di significati assunti dal termine
ambiente e la mancanza di una definizione
giuridica hanno fatto dubitare per molto
tempo che l’ordinamento potesse accogliere
un concetto giuridico di ambiente in sé. La
“trasversalità” dell’interesse all’ambiente, la
sua caratteristica d’incidere su una pluralità
di altri interessi ha posto un problema di carattere scientifico-dogmatico: esiste l’ambiente
come oggetto definito, delimitato, individuabile
separatamente dagli altri diritti? l’Ambiente
Le opinioni espresse impegnano solo l’Autore.
M. CORTELLAZZO e P. ZOLLI, Dizionario etimologico della
lingua italiana, 5 t., Zanichelli, t. 1, Bologna 1979, p. 45 e 46.
1
n. 5 - marzo 2015
2
F. G. SCOCA, Tutela dell’ambiente: impostazione del problema
dal punto di vista giuridico, Relazione Convegno di Vibo Valentia 1988, in Quaderni Regionali, 1989, p. 550 e 551.
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è una materia? È un quid suscettibile di formare oggetto di diritti? Oppure è una sintesi
verbale capace, con la quale si indica un
complesso di cose tra loro differenti?
Fino alla metà degli anni ‘80 quel dubbio
era plausibile in quanto fino ad allora l’ordinamento si era occupato separatamente della
tutela dell’aria, dell’acqua, del suolo e del
sottosuolo, dello smaltimento dei rifiuti ecc…
Nella seconda metà degli anni ‘80 è stato
introdotto nel nostro ordinamento l’istituto
della “valutazione di impatto ambientale”
previsto dalla Direttiva Comunitaria n. 337
del 19853. Ai soggetti che intendono svolgere
determinate attività, che il legislatore ha individuato come maggiormente rischiose,
viene imposto di valutare l’impatto sull’ambiente e di sottoporre l’esercizio delle stesse
ad un procedimento amministrativo preordinato “a considerare le componenti naturalistiche ed antropiche interessate, le interazioni tra queste componenti naturalistiche
e il sistema ambientale preso nella sua globalità” (all. I al DPCM 27 dicembre 1988
che concorre ad attuare l’art. 6 della legge
349/1986).
La valutazione di impatto ambientale (VIA)
realizza dunque la considerazione dell’ambiente quale autonomo e globale soggetto di diritto poiché si passa dalla disciplina afferente singole risorse naturali all’affermazione delle fondamentali esigenze di
equilibrio ecologico ambientale.
Con l’art. 1 della legge n. 349 del 1986 si è
compiuta una tappa importante per la tutela
ambientale perché viene istituito un organo
apposito, il Ministero dell’ambiente, avente
il compito di assicurare in un quadro organico
“la promozione, la conservazione e il recupero
delle condizioni ambientali conformi agli
interessi fondamentali della collettività e
alla qualità della vita, nonché la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale nazionale e la difesa delle risorse naturali dall’inquinamento” (artt. 1 e 2). Il legislatore, attraverso l’indicazione di valori
per la prima volta così normativizzati ha
voluto riportare le singole parti all’integrità
Direttiva 85/337/CEE del Consiglio del 27 giugno 1985 concernente la valutazione dell’impianto ambientale di determinati
soggetti pubblici e privati.
3
n. 5 - marzo 2015
del tutto cui appartengono, cioè all’ambiente
come “ciò che circonda la persona”.
L’art. 18 configura l’ambiente come bene
pubblico e designa il nuovo dicastero, grazie
alle competenze proprie e a quelle svolte di
concerto con altri ministri, di volta in volta
competenti, come punto di riferimento dell’interesse pubblico inerente all’ambiente e
coordinatore delle azioni politico-amministrative finalizzate alla sua protezione.
Tuttavia, anche se gran parte delle funzioni
spettanti al Ministero presentavano ancora
carattere settoriale o venivano comunque
condivise con altri Ministeri, la organicità
della materia doveva individuarsi in fattori
quali: l’individuazione di un luogo istituzionale che consenta ai singoli elementi di inserirsi in un meccanismo
di relazioni reciproche.
L’istituzione del Ministero ha determinato
un’interazione fra le singole componenti dell’ambiente consentendo di sviluppare così i
nessi organizzativi necessari per il passaggio
da una nozione di “insieme”, intesa come
mera sintesi addizionale di vari elementi, ad
una di “sistema”.
La formazione di un centro di riferimento
istituzionale avente competenze, e quindi poteri,
doveri, risorse finanziarie, in ordine all’ambiente
porta quindi a concludere nel senso che l’ambiente oggi è una materia, anche se mantiene
prevalentemente carattere trasversale, con una
marcata incidenza su altre materie.
L’art. 18 della legge n. 349/1986 ha altresì
introdotto l’istituto del danno ambientale
che riguarda ogni caso di compromissione
dell’ambiente “considerato sotto il profilo
unitario” (Cass. 1° settembre 1995, n. 921) e
quindi anche la compromissione di componenti ambientali eventualmente non nominate
dalla legge.
Quindi, con l’art. 18 della legge n. 349 del
1986, la definizione di un concetto giuridico
di ambiente è ineludibile per individuare l’oggetto e i limiti del danno da risarcire o, se si
preferisce, l’ambito delle leggi e dei provvedimenti adottati in base a legge la cui violazione
dà luogo al c.d. “torto ambientale”. Pertanto,
quand’anche si ritenesse che la legge non definisca quel concetto non si può negare che
l’ordinamento, almeno, lo presupponga.
Del resto, gli elementi coagulanti della no-
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29
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zione possono essere rintracciati, oltre che
nelle funzioni di carattere generale comunque
spettanti al Ministero in materia di provvedimenti cautelari, di danno ambientale e di
riconoscimento delle associazioni ambientalistiche, ed in istituti giuridici di portata orizzontale quali l’informazione ambientale e la
programmazione ambientale, anche in una
pluralità di fattori che hanno progressivamente
mosso l’ordinamento verso un incremento
delle relazioni sistematiche fra discipline originariamente disomogenee4.
Anche le leggi successive alla 349/1986
sembrano confermare, pur non sempre in
maniera netta, la tendenza a fare dell’ambiente
un concetto giuridico unitario.
A completare il quadro normativo di riferimento è il Decreto Legislativo 3 aprile 2006,
n. 152, “Norme in materia ambientale”, così
come modificato dal Decreto Legislativo 16
gennaio 2008, n. 4, che mostra, sin dalla sua
intitolazione, la volontà del legislatore di
configurare l’ambiente come vera e propria
materia. Il decreto, emanato con l’intento di
armonizzare, semplificare e riformare, in attuazione della normativa comunitaria, la materia ambientale, rappresenta, in realtà, il
primo tentativo (o meglio il primo passo)
del legislatore italiano di creare un tessuto
normativo unitario (seppur incompleto, poiché
non contenente la disciplina di rilevanti forme
di inquinamento: inquinamento acustico ed
elettromagnetico, contaminazione radioattiva
ecc...) che, in ogni caso, non riesce a qualificare
in maniera definitiva ed assoluta l’ambiente
come materia né, tantomeno, porre fine al
dibattito giurisprudenziale sorto al riguardo5.
Occorre comunque far presente che, con
l’art. 5, comma 1, lett. e) del D.Lgs n.
152/20066, è stata tentata una definizione di
ambiente, inteso come “sistema di relazioni
4
Per una rassegna dei riferimenti normativi volti a valorizzare
le relazioni fra i singoli elementi dell’ambiente si rinvia a M.
CAFAGNO Principi e strumenti di tutela dell’ambiente. Come
sistema complesso, adattativo, comune, Torino, 2007, in
Sistemi del diritto amministrativo italiano, diretto da F. G.
SCOCA - F. A. ROVERSI MONACO - G. MORBIDELLI.
5
F. SCARDINA, L’ambiente valore giuridico o anche materia,
in Rivista on line di diritto dell’economia e dei trasporti e
dell’ambiente, articolo pubblicato il 23 luglio 2008.
6
Il D.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152, risulta da ultimo modificato
dal D.Lgs 16 gennaio 2008, n. 4 “Ulteriori disposizioni
correttive ed integrative del decreto legislativo 3 aprile 2006,
n. 152, recante norme in materia ambientale” in G. U. n. 24
del 29 gennaio 2008 - s.o. n. 24.
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fra i fattori antropici, naturalistici, chimicofisici, climatici, paesaggistici, architettonici,
culturali, agricoli ed economici, in conseguenza
dell’attuazione sul territorio di piani o programmi o di progetti nelle diverse fasi della
loro realizzazione, gestione e dismissione,
nonché di eventuali malfunzionamenti”.
Sul piano costituzionale l’acquisizione da
parte dell’ambiente di una specifica rilevanza
è avvenuta a seguito della riforma del Titolo
V della Costituzione entrata in vigore l’8 novembre 20017, dopo il referendum costituzionale previsto dall’art. 138. La Costituzione
si è così adeguata, per ciò che riguarda l’attribuzione all’ambiente di un rango costituzionale, alle altre Costituzioni c.d. di terza
generazione, approvate o modificate dopo gli
anni Settanta8, nelle quali, quasi senza eccezioni, l’ambiente è previsto a vario titolo,
sotto forma di dovere di tutela da parte dello
Stato o degli organismi pubblici o sotto forma
di vero e proprio diritto da parte della collettività o i suoi singoli componenti, o, ancora,
come parte integrante di altri diritti umani.
Infatti, numerose nuove Costituzioni di altri
Paesi tendono addirittura ad incorporare le
più moderne posizioni in materia, non limitandosi, in particolare al mero aspetto conservativo, ma anche a quello propositivo.
Fra i tanti esempi:
• la Costituzione greca (1975) recita “la
protezione dell’ambiente naturale culturale
costituisce un dovere dello Stato” (art.
24);
• Costituzione portoghese (del 1976) riconosce “gli aspetti economici, sociali e
culturali oltre a quelli puramente ecologici”
e “il diritto ad un ambiente di vita umano,
sano ecologicamente equilibrato e il dovere
di difenderlo” (art. 66);
• la Costituzione spagnola del 1978 prevede
che “tutti hanno diritto di fruire di un
ambiente adeguato per lo sviluppo della
persona e hanno il dovere di preservalo”
(art. 45);
• la Costituzione del Perù (del 1979) parla
7
Sul punto B. CARAVITA, Profili costituzionali della tutela
dell’ambiente in Italia, Padova, CEDAM, 1989.
8
S. GRASSI, Costituzioni e tutela dell’ambiente, in Fondazione
Olivetti, Costituzioni, razionalità e ambiente, Milano, 1994.
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di “diritto di vivere in un ambiente sano,
ecologicamente equilibrato ed appropriato
allo sviluppo della vita”; quella Argentina
(del 1994) addirittura inserisce il concetto
di “sviluppo sostenibile, di qualità della
vita e di informazione ed educazione ambientale”9;
• la Costituzione olandese, revisionata nel
1983, stabilisce che “i poteri pubblici provvedono a tutelare l’abilità del Paese e a
proteggere e migliorare l’ambiente” (art.
21);
• la Legge Fondamentale della Repubblica
Federale Tedesca, a partire dal 1994,
prevede che “è compito dello Stato, anche
in vista della responsabilità per le future
generazioni, proteggere le basi naturali
della vita” (art. 20);
• la Costituzione svizzera (revisionata nel
1999) dedica all’ambiente la sezione quarta
del titolo “Ambiente e governo del territorio”: “la Confederazione e i cantoni operano per stabilire un equilibrio durevole
all’interno della natura, in particolare per
salvaguardare la sua capacità di rinnovarsi
e il suo godimento da parte dell’uomo”
(art. 73);
• la Legge costituzionale francese del
1.3.2005, n. 205, costituzionalizza la carta
dell’ambiente e assume i principi dello
Sviluppo sostenibile, della prevenzione
(art. 3), della precauzione (art. 5) e della
“responsabilità per danni ambientale”
(art. 7)10.
Anche diverse Costituzioni adottate dai
“Paesi socialisti”, prima dei recenti mutamenti
istituzionali, affermavano principi analoghi:
• la Costituzione polacca (1997) afferma
che le autorità pubbliche hanno il “dovere
di proteggere l’ambiente” e “di garantire
la sicurezza ecologica delle future generazioni” (art. 74);
• la Costituzione dell’U.R.S.S. del 1977
prevedeva misure per il risanamento dell’ambiente, definiva la protezione della
natura come “dovere del cittadino”; indi9
S. MAGLIA Diritto ambientale: alla luce del T.U. ambientale
e delle novità 2011, Milanofiori, Assago, IPSOA, 2011, p. 4.
10
Per esempi ulteriori v. S. GRASSI, Costituzioni e tutela dell’ambiente, op. cit.; G. CORDINI, Diritto ambientale comparato,
CEDAM, 2002.
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cava la gestione razionale e la protezione
delle risorse naturali, quali compiti assegnati alla competenza del Consiglio dei
Ministri;
• la Costituzione dell’Ungheria del 1972
inseriva la “protezione dell’ambiente” tra
i doveri della Repubblica (art. 57, secondo
comma).
• la Costituzione cinese del 1978 assegnava
allo Stato il compito di proteggere l’ambiente e le risorse naturali ed impegnava
le istituzioni alla lotta contro gli inquinamenti e gli altri fattori di degrado (art. 11).
Prima della riforma del 2001, la Costituzione
non conteneva, alla pari della altre Costituzioni
sopra indicate, dell’epoca immediatamente
successiva alla fine della prima guerra mondiale (e alla pari del Trattato istitutivo delle
Comunità europee del 1957), previsioni relative
all’ambiente: questo perché fino alla metà
degli anni Sessanta, il tema dell’ambiente era
ignorato sia a livello giuridico che a livello di
opinione pubblica, ed era riservato ad esperti
di nicchia. Del resto non bisogna dimenticare
che la nostra Carta costituzionale nasce, nell’immediato dopoguerra ed è di tutta evidenza
che all’epoca fosse certo più importante tendere con tutti i mezzi ad una immediata rinascita economica senza considerare troppi
dettagli.
Solo nel periodo seguente l’ambiente diviene
uno dei settori in maggiore espansione e più
innovativi sia del diritto internazionale (insieme al settore dei diritti umani, sotto molti
aspetti collegato e insieme, più di recente, ai
vari temi coinvolti nella c.d. globalizzazione)
che dei diritti nazionali, soprattutto nei paesi
maggiormente sviluppati.
In mancanza di una espressa previsione
costituzionale, la dottrina e la giurisprudenza
avevano colmato il vuoto, sempre più evidente
con il passare degli anni e particolarmente
gravoso a partire dagli anni Ottanta, utilizzando, in varia combinazione, altre disposizioni
costituzionali e, specificamente gli artt. 9 e
32, talvolta in congiunzione con l’art. 2.
In realtà l’artt. 9 e l’art. 32, trattano, rispettivamente, di tutela del paesaggio e della
salute, ma non direttamente di ambiente
come bene giuridico autonomo, nella sua accezione più ampia e più corretta.
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Dall’art. 32, che tutela la salute come diritto
soggettivo e interesse della collettività - ed è
infatti ricondotto da alcuni all’interno della
categoria dei “diritti sociali”11, da altri configurato come un diritto della personalità12 - si
traeva la tutela dell’ambiente nella sua valenza
soggettiva e antropocentrica.
La giurisprudenza costituzionale ed ordinaria hanno così riconosciuto l’esistenza di
una situazione giuridica soggettiva, azionabile
direttamente di fronte a comportamenti lesivi,
il cui contenuto è dato dalla (tutela della)
salute individuale: “il bene (afferente alla salute) è tutelato dall’art. 32 Cost. non solo
come interesse della collettività, ma anche e
soprattutto come diritto fondamentale dell’individuo, sicché si configura come un diritto
primario ed assoluto, pienamente operante
anche nei rapporti tra privati. Esso è certamente da ricomprendere tra le situazioni
soggettive direttamente tutelate dalla Costituzione”13.
L’art. 9, d’altro canto – tutelando il paesaggio – offriva lo strumento per tutelare
l’ambiente nella sua valenza oggettiva14. Il
paesaggio, era, inteso, secondo una tesi più
restrittiva, come espressione di valori estetico-culturali relativi alle bellezze naturali e
paesistiche; secondo una concezione più ampia, come espressione della “forma del paese”15,
e quindi ogni elemento attinente alla forma
esteriore del territorio. Questa seconda interpretazione è stata accolta dalla Corte costituzionale, passando da una concezione di
paesaggio inteso nel senso di bellezze naturali
(Corte Cost. 141/1972), ad una concezione
estesa alla protezione di quei beni che hanno
A. BALDASSARRE, Voce “Diritti sociali”, Enciclopedia Giuridica, XI, Roma, 1989; F. MODUGNO, I nuovi diritti della
giurisprudenza costituzionale, op. cit.
12
A. CORASANITI, Commento agli artt. 1 e 2 della legge
23.12.1978, n. 833, in Nuove leggi civili commentate, Padova,
CEDAM, 1978, p. 1198.
13
Corte Cost., n. 88/1979, in Giur. Cost., 1979, p. 656; n.
184/1986 in Foro Ital., 1986, I, p. 2053; n. 307/1990 in Giur.
Cost., 1990, p1874; n. 180/1994, Giur. Cost, 1994, p. 1603; n.
218/1994, ivi, p. 1746; n. 258/1994, ivi, p. 2097; n. 467/2005
in Giur. Cost., 2005 e Giur. Ital., 2006, p. 604; Sez. Un. n.
23735/2006 in Giur. Cost, 2006, p. 2692; n. 14848/2006,
Foro Amm. –Cons. Stato, 2006, p. 2996.
14
B. CARAVITA, Oltre l’eguaglianza formale: un’analisi
dell’art. 3, comma 2, della Costituzione Padova, CEDAM,
1984, p. 118.
15
A. PREDIERI, voce “Paesaggio”, in Enciclopedia del Diritto,
XXXI, Milano, 1981; A. GUSTAPANE, La tutela globale dell’ambiente: dalla legge 349 del 1986 alle leggi 142 e 241 del
1990; ricerca coordinata dal prof. G. De Vergottini, Milano, A.
Giuffrè, 1991.
11
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un “valore estetico-culturale” (Corte Cost.
239/1982), la cui tutela deve essere “improntata a integralità e a globalità, vale a dire implicante una riconsiderazione assidua dell’intero territorio nazionale alla luce ed in attuazione del valore “estetico-culturale”16. Si
tratta di una interpretazione recepita dall’art.
131 del D.Lgs. 41/2004, secondo cui per paesaggio si intende “una parte omogenea di
territorio i cui caratteri derivano dalla natura,
dalla storia umana o dalle reciproche interrelazioni. La tutela e la valorizzazione del
paesaggio salvaguardano i valori che esso
esprime quali manifestazioni identitarie percepibili”.
Nel 2001 l’ambiente è finalmente entrato,
anche se in modo formale, a far parte della
Costituzione: ciò è avvenuto con due disposizioni contenute nell’art. 117, che a seguito
della modifica ad opera della legge costituzionale n. 3/2001, ha attribuito all’ambiente
specifico riconoscimento costituzionale17 considerandolo, sia pure sul piano strettamente
letterale, come materia. Il comma 2 del predetto articolo inserisce tra le materie di potestà
legislativa esclusiva dello Stato la “tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali”;
il comma 3 dello stesso articolo inserisce tra
le materie di potestà legislativa concorrente
tra Stato e Regioni - per le quali la potestà legislativa spetta alle Regioni, salvo che per la
determinazione dei principi fondamentali,
riservata alla legislazione dello Stato, “la valorizzazione dei beni culturali e ambientali”
(quindi non dell’ambiente), oltre ad una materia certamente interconnessa, “il governo
del territorio”.
Questa norma, quindi, al proprio interno
contiene peraltro solo un richiamo alle competenze statali “in tema” di tutela dell’ambiente, senza comunque definirne la nozione,
né tantomeno, inserire la medesima tra i
principi costituzionalmente garantiti.18
Si può quindi affermare che nella nostra
Costituzione, non solo non compare espliciP. MADDALENA, Responsabilità amministrativa, danno
pubblico e tutela dell’ambiente, Rimini, Maggioli, 1986, p. 71;
Corte Cost. 39/1986, in Giur. Cost., 1986, I, p. 317.
17
Sull’argomento B. POZZO e M. RENNA, L’ambiente nel
nuovo Titolo V della Costituzione, in Quaderni della Rivista
giuridica dell’Ambiente, 2004.
18
Art. 117 Cost., Lo Stato ha legislazione esclusiva in materia
di tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali.
16
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tamente la definizione di ambiente, ma non
c’è nemmeno un chiaro ed esplicito richiamo
alla sua protezione e tutela, a parte quello
del citato art. 117, e solo dal 2001.
D’altro canto, se da un lato è vero che non
si misura certo il grado di protezione dell’ambiente dall’inserimento o meno della sua
nozione in una Carta Costituzionale (si pensi
solo al fatto che le costituzioni di molti Paesi
dell’est europeo, come su menzionato, in
particolare Polonia, URSS, Cina e Ungheria,
contenevano già da molto tempo richiami
diretti all’ambiente, e non è certo che in
questi Paesi che vi sia stata una particolare
attenzione a questi temi), dall’altro è altrettanto vero che, fra tutte le proposte di modifica
della nostra Costituzione, non ve n’è stata
alcuna che abbia richiesto un diretto, puntuale
e preciso richiamo a questa tutela.
Nonostante ciò, la Corte Costituzionale,
con l’intento di colmare la lacuna presente
nella legge n. 349/1986, ha elaborato sugli
artt. 9 e 32 Cost. la prima nozione di ambiente,
giungendo addirittura ad affermare che “nel
nostro ordinamento giuridico la protezione
dell’ambiente è imposta da precetti costituzionali (artt. 9 e 32) ed assurge a valore
primario ed assoluto” (sent. 30 dicembre
1987, n. 641). Con la stessa sentenza la Corte
configura l’ambiente quale “bene immateriale
unitario” sebbene composto di varie componenti, ciascuna delle quali può anche costituire,
isolatamente e separatamente, oggetto di
cura e di tutela, ma tutte, nell’insieme, sono
riconducibili ad unità19.
Le posizioni giuridiche soggettive si sono
poi progressivamente affrancate dagli altri
interessi incidentalmente coinvolti per assumere un autonomo rilievo giuridico.
Così nell’ambito della pronuncia della Corte
Costituzionale, 28 maggio 1987, n. 210, si è
giunti a configurare il diritto all’ambiente
come diritto della persona ed interesse dell’intera collettività che incide su un bene unitario comprensivo di tutte le risorse naturali.
In argomento è intervenuta anche la Corte
di Cassazione (sent. 9 aprile 1991, n. 4362),
per cui “si è distinto tra ambiente quale
risulta dalla disciplina relativa al paesaggio,
ambiente preso in considerazione dalle norme
poste a protezione contro fattori aggressivi,
ed ancora, ambiente quale oggetto di disciplina urbanistica e di tutela del territorio,
riconducendosi, poi, le nozioni così configurate, ai valori di protezione della natura,
degli insediamenti umani e della qualità
della vita, che trovano fondamento nelle disposizioni di cui agli artt. 9 e 32 della Costituzione. L’elemento unificante di tutte queste
elaborazioni è, comunque, dato dal fatto che
l’ambiente in senso giuridico va considerato
come un insieme che, pur comprendendo
vari beni o valori, quali la flora, la fauna, il
suolo, l’acqua ecc..., si distingue ontologicamente da questi in quanto si identifica in
una realtà priva di consistenza materiale,
ovvero in un contesto senza forma”.
Sempre la Cassazione, ma questa volta in
ambito penalistico afferma che, ambiente è
“il contesto delle risorse naturali e delle stesse
opere più significative dell’uomo protette
dall’ordinamento perché la loro conservazione
è ritenuta fondamentale per il pieno sviluppo
della persona; l’ambiente è una nozione, oltreché unitaria, anche generale comprensiva
delle risorse naturali e culturali, veicolata
nell’ordinamento italiano dal diritto comunitario”20.
Tornando sempre alle attuali norme della
nostra Costituzione che non contengono una
esplicita definizione del concetto di ambiente,
vi è da segnalare ancora una sentenza della
Corte di Cassazione penale, la quale già oltre
venticinque anni fa21, sosteneva che “in tema
di tutela dell’ambiente, la Costituzione con
l’art. 9 collega aspetti naturalistici (paesaggio)
e culturali (promozione dello sviluppo della
cultura e tutela del patrimonio storico-artistico) in una visione non statica ma dinamica,
non meramente estetica od intrinseca, ma
di protezione integrata e complessiva dei
valori naturali insieme con quelli consolidati
dalle testimonianze di civiltà; allo stesso
modo con l’art. 32 eleva la salute a diritto
fondamentale dell’individuo ed interesse della
collettività; mentre sotto altri profili assicura
Questa decisione può leggersi in Foro it., 1988, p. 234, con
nota di F. GIAMPIETRO, Il danno all’ambiente innanzi alla
Corte Costituzionale.
20
19
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21
Cass. pen., sez. III, 28 ottobre 1993, n. 9727.
Cass. pen., sez. III, 20 gennaio 1983, con nota di P. Mazzola.
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al diritto all’ambiente, in quanto espressione
della personalità individuale e sociale, un’adeguata protezione; ambiente come sede della
partecipazione; oggetto di difesa per tutti;
sostrato necessario per l’apprendimento,
l’insegnamento, l’arte, la scienza; limite alla
proprietà e all’iniziativa economica; oggetto
del coagularsi di forze politiche”.
Questa visione “utilitaristica” dell’ambiente
in cui al centro c’è in realtà esclusivamente
la tutela del bene (prevalentemente economico) dell’uomo e non la tutela delle risorse
naturali tout court è stata non solo confermata
da altre sentenze (vedi per tutte Cass. penale,
sez. III, 28 ottobre 1993, n. 9727), che giungono ad affermare che “per ambiente deve
intendersi il contesto delle risorse naturali
... perché la loro conservazione è ritenuta
fondamentale per il pieno sviluppo della
persona, ma anche della maggior parte delle
leggi speciali in materia che si sono susseguite
negli anni”.
In riferimento a tutto ciò e nonostante
alcune pronunce parzialmente contrarie della
Corte Costituzionale (cfr. Corte Cost. 26 luglio
2002, n. 407 e Corte Cost. 20 dicembre 2002,
n. 536), non si può non condividere la posizione
di chi22, oggi, ritiene che non sembra più possibile negare all’ambiente la sua autonomia
concettuale e giuridica, e parlarne ancora in
termini di “valore” sembra in qualche misura
anacronistico. D’altronde, la stessa Corte,
nella prima sentenza citata23 ha osservato che
“non tutti gli ambiti materiali specificati nel
comma 2 dell’art. 117 Cost. possono, in quanto
tali, configurarsi come «materie» in senso
stretto, poiché, in alcuni casi, si tratta più
esattamente di competenze del legislatore
statale idonee ad investire una pluralità di
materie”. In questo senso, l’evoluzione legislativa e la giurisprudenza costituzionale portano ad escludere che possa identificarsi una
“materia” in senso tecnico, qualificabile come
“tutela dell’ambiente”, dal momento che non
sembra configurabile come sfera di competenza
statale rigorosamente circoscritta e delimitata,
ma investe e si intreccia inestricabilmente
con altri interessi e competenze. In particolare,
prosegue il giudice delle leggi nella suddetta
pronuncia, “dalla giurisprudenza di questa
Corte antecedente alla nuova formulazione
del Titolo V della Costituzione è agevole ricavare una configurazione dell’ambiente
come valore costituzionalmente protetto”, e
“la tutela dell’ambiente non può ritenersi
propriamente una materia essendo invece
da considerarsi come un valore costituzionalmente protetto che in quanto tale delinea
una sorta di materia trasversale, in ordine
alla quale si manifestano competenze diverse,
che ben possono essere regionali, spettando
allo Stato le determinazioni che rispondono
alle esigenze meritevoli di disciplina uniforme
sull’intero territorio nazionale”. Con la seconda
pronuncia su citata24 si afferma altresì che “...
la natura di valore trasversale ... trova ora
una conferma nella previsione contenuta
nella lettera s) del comma 2 dell’art. 117 Cost.
che affida allo Stato il compito di garantire
la tutela dell’ambiente e dell’ecosistema”25.
Considerare l’ambiente come “valore” significa che esso non solo può formare oggetto
di un diritto o di un principio per dirigere
l’interpretazione delle leggi o dei trattati, ma
che esso costituisce, proprio in quanto valore,
uno degli elementi fondamentali che caratterizzano una società in un dato periodo della
storia e sul quale una società fonda la sua legittimazione.
Sostanzialmente, a partire da metà degli
anni ‘80 possiamo affermare che, pur in assenza
di una norma specifica e ancor più di una
esplicita definizione, la tutela dell’ambiente è
da ritenersi costituzionalmente garantita. n
Corte Cost., 28 maggio 1987, n. 210.
Corte Cost., 20 dicembre 2002, n. 536, in materia di caccia,
in Riv. Giur. Polizia, 2003, p. 211 con note di DELIPIERI,
BRAMBILLA, SARTORETTI, STELLA RICHTER; Corte Cost.,
22 luglio 2004, n. 259, Urbanistica e Appalti, 11/2004, p.
1281.
24
25
22
Corte Cost., 26 luglio 2002, n. 407, in Riv. Giur. Ambiente,
p. 937 nota di Marocco.
23
Corte Cost., 30 dicembre 1987, n. 641.
n. 5 - marzo 2015
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34
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urFi
attività addEStrativa
Brevetto sportivo tedesco “dSa”
per i soci urfi
di fabio federico *
cEntro sportivo dElla guardia di Finanza di castEl porziano (roma-inFErnEtto)
11 aprilE 2015
Cari compagni d’arme soci URFI,
il prossimo 11 aprile 2015, presso il Centro
sportivo della Guardia di Finanza di Castel
Porziano (Ostia) - Via Croviana 120, località
Infernetto di Roma, si svolgerà una sessione
di prove per ottenere il Brevetto Sportivo Tedesco “DSA”, sessione organizzata congiuntamente da URFI e dalla Sezione UNUCI
Ostia.
Il nostro valutatore sarà il T. Col. GdF
Angelo Pisani.
Per chi non lo conoscesse, tale Brevetto,
per legge dello Stato tedesco, costituisce Onorificenza della Repubblica Federale di Germania. In Germania, il suo conseguimento è
annualmente obbligatorio per tutti i militari
*
Le opinioni espresse impegnano solo l’Autore.
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tedeschi e da alcuni anni, grazie al lavoro incessante di UNUCI Gallarate, è diventato
molto ambito anche per le nostre quattro
Forze Armate, per la Polizia e per la Guardia
di Finanza. Si organizzano continuamente
sessioni di prova per il suo conseguimento
presso le strutture sportive di reparti militari
in tutta la penisola e persino presso le nostre
forze impegnate in missioni all’estero, sempre
sotto il controllo del DSVM (il CONI Tedesco)
e dei “prufer” (valutatori) da questo addestrati
e nominati.
Prove
Poiché l’ho conseguito l’hanno scorso -in
allegato c’è il mio brevetto (urkunde), per
vostra curiosità-, al Centro Logistico della
GdF di Villa Spada in Roma, posso dirvi che
non si tratta di niente di fisicamente troppo
impegnativo.
Ci sono quattro prove obbligatorie da
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attività addEStrativa
completare entro alcuni parametri prestabiliti
in base all’età:
- 25 metri di nuoto – in pratica basta
non affogare…
- 3000 metri di corsa in pista;
E poi due tra alcune prove a scelta
tipo salto in alto, salto in lungo, salto
in lungo da fermo, lancio del peso.
Io ho scelto il salto in lungo ed il salto
in lungo da fermo che non presentano
zero difficoltà per chi -come me- non proviene
dall’atletica leggera.
In conclusione: sulla base della mia esperienza personale, l’unica vera prova per
cui ci si deve preparare sono i 3000
metri di corsa; trattasi peraltro di
tempi fattibilissimi ed alla portata di
tutti.
In base ai risultati ottenuti, il Brevetto sarà
conferito in oro, argento o bronzo.
Sul sito di UNUCI Gallarate www.militaly.it potete trovare ulteriori informazioni,
le tabelle espresse per sesso e per età dei
tempi e delle misure che i candidati dovranno superare -che comunque allego- e
varie curiosità.
certificato medico-sportivo
Ricordo che per poter partecipare purtroppo
è necessario essere in possesso di un certificato
medico-sportivo attestante l’idoneità a svolgere
attività agonistica rilasciato solo dal medico
sportivo. Ma tutto sommato vi fa bene sottoporvi una volta tanto a questa visita cardio
un po’ più accurata.
iscrizione
Per l’iscrizione alle prove dell’11 aprile i
candidati dovranno far pervenire via e-mail
entro fine marzo al sottoscritto all’account
[email protected] copia del certificato medico, liberatoria (in allegato) ed i propri dati
personali comunicando nome e cognome,
grado, data di nascita, residenza, contatti telefonici, e-mail, reparto di appartenenza,
auto (tipo e targa, per farvi entrare), numero
del corso.
I costi: economico, 10 euro da versare in
loco ai Prufer. Poi ricordo che per altri 15
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euro, mi pare, volendo si può acquistare il
nastrino e la medaglietta per l’uniforme.
Per i militari in servizio il dsa
è trascrivibile a matricola
Per i nostri molti compagni d’arme che attualmente ancora rivestono una divisa –in
GdF, in Polizia, in Capitaneria di Porto, ecc.,
almeno sette nel 34°-, ricordo che il DSA è
trascrivibile sul libretto personale ed è consentito fregiarsi del relativo distintivo sulla
Drop e la diagonale.
Per i compagni d’arme interessati che
non possono raggiungere roma
Ricordo nuovamente ai soci lontani da
Roma che le prove si tengono un po’ dappertutto nelle varie strutture militari d’Italia;
sul predetto sito militaly.it sono segnalati
luoghi e date; contattando autonomamente
gli organizzatori è quasi sempre possibile
iscriversi alla selezione.
Perche’ il dsa per urfi a roma?
Più volte ho sentito soci URFI non residenti
a Roma lamentarsi del fatto che l’Associazione
li trascura e che organizza poco o nulla fuori
Roma. Signori, l’Associazione siamo noi iscritti,
non esiste nessuna stabile struttura organizzativa a livello nazionale con personale e segreteria solo a ciò dedicata. L’URFI si fonda
sul lavoro di un pugno di soci che volontariamente sottraggono tempo, risorse ed energie
personali per cercare di sviluppare e portare
avanti l’Associazione. Solo che siamo tutti a
Roma e quindi organizziamo a Roma! Se c’è
qualcuno che nella sua regione vuole prendere
in mano le redini della situazione e provare a
organizzare e\o proporre qualcosa ai soci in
loco è il benvenuto e riceverà tuto il nostro
supporto!
n
Rimango a Vostra disposizione per qualsiasi
ulteriore delucidazione: 333-2003981.
Ok, rimboccatevi le maniche e se vi
reggete ancora in piedi partecipate numerosi!
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Nec recisa recedit!
Saluti a tutti.
Ten. Fabio Federico
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La rassegna stampa
30 marzo. JOBONLINE - Roma - 236 allievi della Guardia di Finanza
Iscrizioni aperte sino al 7 aprile 2015 È indetto, per l’anno accademico 2015/2016, un
pubblico concorso, per titoli ed esami, per l’ammissione all’87° corso presso la Scuola
Ispettori e Sovrintendenti della Guardia di finanza di:
a) n. 216 allievi marescialli del contingente ordinario;
b) n. 20 allievi marescialli del contingente di mare.
La domanda di partecipazione al concorso deve essere compilata esclusivamente mediante
la procedura informatica disponibile sul sito www.gdf.gov.it - area “Concorsi Online”, seguendo le istruzioni del sistema automatizzato, entro il 7 aprile 2015.
Lo svolgimento del concorso comprende:
a) una prova preliminare, consistente in questionari a risposta multipla;
b) una prova scritta di composizione italiana;
c) l’accertamento dell’idoneita’ attitudinale;
d) l’accertamento dell’idoneita’ psico-fisica;
e) una prova orale di cultura generale;
f) un esame facoltativo in una o piu’ lingue estere, consistente in una prova scritta ed una
prova orale per ciascuna lingua prescelta;
g) una prova facoltativa di informatica.
18 marzo. SENIGALLIA NOTIZIE - Senigallia - Marche, cambio al vertice della
Guardia di Finanza. Il Comando interregionale (Marche, Emilia Romagna e Toscana)
passa al Generale Flavio Zanini. Alla presenza del comandante generale della Guardia di
Finanza, Generale Saverio Capolupo, si è svolta mercoledì 18 marzo 2015 presso la
caserma “A.Fontanelli” in Borgo San Frediano, a Firenze, la cerimonia militare di
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passaggio di consegne del comando interregionale dell’Italia centro settentrionale fra il
Gen. Michele Adinolfi ed il Gen. Flavio Zanini, proveniente dal comando interregionale
dell’Italia nord orientale dove ha ricoperto l’incarico di comandante.
EXPO notizie 2015- Milano. 07/03/2015. Il colonnello Cosimo di Gesù, comandante del
nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Roma, coordinerà il personale
della Guardia di Finanza per il controllo sugli appalti di Expo 2015. Lo ha annunciato il
presidente dell’autorità nazionale anti corruzione, Raffaele Cantone, che ha evidenziato
la necessità di «aumentare il più possibile la trasparenza», ricordando che i controlli non
potranno riguardare le procedure chiuse, se non per «la fase esecutiva».
2 febbraio. GDF - Roma - “Sulla Gazzetta Ufficiale - IV Serie Speciale - sono state
pubblicate le norme relative ai concorsi pubblici, per esami, per l’ammissione di: 50
allievi ufficiali del “ruolo normale” (G.U. n. 6 del 23 gennaio 2015) al 1° anno del 115°
corso dell’Accademia della Guardia di Finanza, per l’anno accademico 2015-2016 (la presentazione delle domande dovrà avvenire entro il 23 febbraio 2015); 7 allievi ufficiali del
“ruolo aeronavale” (G.U. n. 7 del 27 gennaio 2015) al 1° anno del 14° corso aeronavale
dell’Accademia della Guardia di Finanza, per l’anno accademico 2015-2016 (le domande
dovranno pervenire entro il 26 febbraio 2015). Ai concorsi possono partecipare i cittadini
italiani che abbiano compiuto, alla data del 1° gennaio 2015, il diciassettesimo anno di
età e non superato il ventiduesimo (siano nati, cioè, nel periodo compreso tra il 1°
gennaio 1993 ed il 1° gennaio 1998 – estremi inclusi) e siano in possesso del diploma di
istruzione secondaria di secondo grado che consenta l’iscrizione a corsi di laurea
specialistica o magistrale, ma anche coloro che, pur non essendo in possesso del previsto
diploma alla data di scadenza per la presentazione delle domande, lo conseguano
nell’anno scolastico 2014/2015. La domanda di partecipazione va compilata esclusivamente
mediante la procedura informatica disponibile sul sito www.gdf.gov.it – area “Concorsi
Online” entro 30 giorni dalla data di pubblicazione dei presenti bandi. Sul predetto sito
internet è possibile acquisire ulteriori e più complete informazioni di dettaglio sui
concorsi e prendere visione dei bandi”. Lo riferisce un comunicato della Guardia di finanza.
2 febbraio. GDF- Rieti - Prosegue l’impegno della Guardia di Finanza volto alla tutela dei
consumatori ed alla repressione delle violazioni in materia di etichettatura e sicurezza
alimentare in Provincia di Rieti. Nel corso di tali indagini in materia di sicurezza dei
prodotti, i militari della Brigata di Poggio Mirteto hanno sottoposto a sequestro cautelare
circa 2.000 prodotti alimentari, preconfezionati senza l’etichettatura in lingua italiana e
posti in vendita in un esercizio commerciale di prodotti tipici rumeni. Gli alimenti
sequestrati - scatolame, spezie, legumi, riso, pasta, lievito, bevande alcoliche e analcoliche
– riportavano etichette esclusivamente in lingua straniera, in quanto si trattava di
alimenti verosimilmente non destinati al mercato nazionale italiano, in palese violazione
delle disposizioni previste dal d.lgs. n.206/2005, c.d. “codice del consumo”. Il titolare
dell’attività commerciale è stato segnalato alla Camera di Commercio di Rieti per l’avvio
del procedimento di irrogazione delle sanzioni amministrative previste dalla normativa
vigente.
30 gennaio. GDF- Torino - La Guardia di Finanza di Torino ha concluso nella giornata di
mercoledì scorso un’importante operazione nel settore del contrasto alla contraffazione.
I Baschi Verdi del Gruppo Torino, nel corso di un’attività di controllo organizzata in
occasione del concerto della Disney-star “Violetta”, hanno individuato numerosi soggetti
intenti alla vendita di fascette, cappellini, poster e giocattoli recanti le immagini e il
marchio della cantante argentina, resa celebre dalla serie televisiva prodotta dalla Walt
Disney. Le attività hanno portato al sequestro di 1.750 articoli contraffatti, per un valore
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quantificabile in circa 20.000 euro, ed il deferimento all’Autorità Giudiziaria dei
responsabili per il reato di contraffazione.
19 gennaio. GDF- Campobasso - 7000 prodotti fuorilegge sono stati sequestrati dai
Finanzieri nel corso di decine di controlli eseguiti dal Capoluogo al Basso Molise nelle
ultime settimane – 16 persone segnalate a vario titolo per detenzione di sostanze
stupefacenti – Denunce e sequestri anche nel settore della contraffazione - Accessori per
telefonia e per pc, prodotti per la casa e per la cura della persona, ma anche cancelleria,
colle e piccoli congegni elettronici: oltre 7000 articoli sono stati complessivamente
sequestrati dalle Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Campobasso presso 7 esercizi
commerciali operanti dall’area frentana al Basso Molise. I Finanzieri, all’esito di
preliminare attività info-investigativa sul territorio, hanno infatti riscontrato l’assenza
dei requisiti previsti dal D.Lgs. 206/2005 (Codice del Consumo) e dalla Legge 791/77 (sicurezza del materiale elettrico e marcatura CE), con particolare riferimento alle indicazioni
in lingua italiana, alle informazioni minime relative al produttore, all’eventuale presenza
di sostanze potenzialmente dannose per l’uomo o per l’ambiente, alle garanzie di sicurezza
in materia di circuiti elettrici e, più in generale, alle “avvertenze d’uso”. I militari hanno
anche sequestrato oltre 100 articoli, riconducibili a borse ed accessori d’abbigliamento
recanti marchi contraffatti; due persone sono state denunciate per le violazioni previste
dall’articolo 474 del Codice Penale (commercio di prodotti con segni falsi). 16 persone,
risponderanno invece, a vario titolo, delle violazioni di cui agli articoli 73 e 75 del D.P.R.
309/90 in materia di stupefacenti, in quanto sorprese dai Finanzieri con marijuana,
hashish e cocaina, per complessivi 189 grammi.
12 gennaio. FICIESSE - Roma - Ridurre i livelli gerarchici dagli attuali 6/7 a 4 per
recuperare subito 9mila finanzieri e spostarli dalle attività di funzionamento alle attività
dirette della prevenzione e dell’informazione ai contribuenti (in sinergia con l’Agenzia
delle entrate) stimolando in tal modo l’adempimento spontaneo e la riduzione del tax
gap.
12 gennaio. GDF- Bari - Spesso la gente si domanda che fine faccia la merce contraffatta
sequestrata. La risposta, nella maggior parte dei casi, non può che essere la stessa:
trattandosi di beni “fuorilegge”, che non possono essere rimessi in commercio, l’Autorità
giudiziaria ne dispone la distruzione.
In questo caso, è stato possibile, invece, provvedere diversamente: circa 15.000 capi di
abbigliamento sono stati dati in beneficenza a Enti caritatevoli di Molfetta, Terlizzi,
Ruvo di Puglia, Giovinazzo, Bisceglie, Trani, Andria e Barletta (tra essi, la Comunità
C.A.S.A. di “Don Tonino Bello” di Ruvo di Puglia).
Gli abiti erano stati sequestrati dalle Fiamme Gialle campane e pugliesi una decina di
anni fa a Giovinazzo (BA), nell’ambito di un’operazione di servizio congiunta che portò
allo smantellamento di un centro di commercializzazione di articoli di abbigliamento
recanti false etichettature “made in Italy”.
Considerato che parte di tali capi non erano stati ancora etichettati, mentre, per altri è
stato possibile asportarne la falsa etichettatura, l’Autorità Giudiziaria ha concesso l’autorizzazione a devolvere in beneficenza l’intero carico.
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