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FRUTTA
SECCA
A GUSCIO
FRUTTA SECCA A GUSCIO
Giovanni Ballarini
AGRICOLTURA OGGI
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La frutta secca, consumata nelle giuste quantità e
preferibilmente non a fine pasto, è una sana abitudine
alimentare quotidiana per fornire all’organismo proteine,
vitamine, sali minerali, grassi essenziali, fibre e zuccheri.
Riduce il rischio di malattie cardio vascolari e coronariche,
abbassa i livelli di colesterolo cattivo (LDL) e favorisce
l’aumento di quello buono (HDL).
Giovanni Ballarini
Frutta secca cibo naturale
Da tempo immemorabile l’uomo e le specie che l’hanno preceduto si sono nutriti di
frutta secca a guscio e in particolare noci,
nocciole, mandorle, pistacchi, anacardi e castagne. Albero del pane era detto il castagno
e pane d’albero le tante preparazioni ottenute con la farina di castagna. Oltre l’uomo, vi
sono molti animali come gli scoiattoli e le
ghiandaie che si nutrono di questi frutti o di
tipo similare, con complessi e raffinati comportamenti di conservazione.
Questi animali, per sopravvivere a inverni
rigidi e spesso nevosi, durante l’autunno,
raccolgono nocciole e altra frutta secca che
nascondono in cavità dei tronchi d’albero o
in buche nel terreno, che poi ricoprono.
Ciascun animale crea alcune centinaia di
rifugi per il cibo, che recupera usando i
segnali olfattivi che lascia in prossimità di
queste piccole dispense di cibo. Lo scoiattolo grigio, per questo, possiede un’eccellente
memoria spaziale e se capita che alcuni di
questi sono dimenticati dall’animale, permette ai semi di germogliare e in questo
modo contribuisce al rimboschimento delle
aree in cui vive.
Allo stesso modo opera la ghiandaia, un
uccello che raccoglie il suo cibo di noci,
nocciole e altre bacche e lo nasconde nel
terreno, nei buchi degli alberi e nei ceppi,
per poi andare a recuperarlo in un secondo
momento. Quest’uccello riesce a trasportare
nella gola fino a 9 ghiande e 90 pinoli ed è
dotato di una spiccata memoria visiva che
gli permette di recuperare il cibo nascosto
nel terreno anche dopo molto tempo e se coperto di neve.
Coltivazione di noce in Cile
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FRUTTA SECCA A GUSCIO
Giovanni Ballarini
FRUTTA SECCA A GUSCIO
Giovanni Ballarini
Frutta secca cibo culturale
Già nell’Antico Egitto noci e mandorle fanno parte delle mense dei Faraoni e dei ricchi
ed è attraverso il loro costume alimentare
che questi frutti arrivano alla civiltà greca e
romana. Nei banchetti dell’antichità la frutta
secca fa parte della secunda mensa, quando
i greci cambiano il piano del tavolo prima di
servirla, e i romani sostituiscono la tovaglia.
Nella Roma antica è un rito spargere noci
sul pavimento della casa del futuro marito
in occasione delle nozze.
Ancor oggi vi è il proverbio “pane e noci
mangiar da sposi”. Anche in epoca cristiana
la frutta secca continua ad avere valori mistici e simbolici e Rabano Mauro, benedet-
tino tedesco dell’ IX secolo, sottolinea che
questi frutti sono contraddistinti da un guscio duro e di un interno gustoso e gli alberi
che li producono rappresentano la Chiesa
che riunisce gli uomini santi come la pianta
è carica di frutti gustosi. Inoltre, le fasi che
scandiscono la generazione di questi frutti
rimandano all’incarnazione di Cristo e al
mistero della Trinità. Per questo, negli inventari stagionali la frutta secca invernale
compare spesso, prevalentemente nelle scene di genere e nelle nature morte. In seguito, nel periodo dell’alimentazione magicosimbolica, la noce è vista come favorevole al
pensiero e al cervello, per la sua forma che
ricorda le circonvoluzioni cerebrali.
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FRUTTA SECCA A GUSCIO
Giovanni Ballarini
Frutta secca a guscio nutriente eccellente
Gli italiani non mangiano quantità significative di frutta secca a guscio, circa mezzo
chilogrammo per persona e per anno, una
quantità che deve essere decurtata dallo
scarto dei gusci.
Un tempo, e per molte popolazioni di montagna non era così, perché, prima che arrivasse il mais, la castagna era il cibo base,
tanto che e vi era il detto che “possiamo sposarci, perché il raccolto di castagne è stato
buono”.
Anche gli animali e soprattutto i maiali dai
quali si ottenevano gustosi salumi, erano
nutriti con castagne.
La frutta secca a guscio, chiamata anche
frutta oleosa (noci, nocciole, mandorle, pinoli ecc.), ha importanti caratteristiche nutrizionali plastiche (proteine) e caloriche
(grassi). Tuttavia il mezzo chilogrammo
(lordo) annuo non costituisce un pericolo!
Il paradosso che forse ci avvicina agli animali come lo scoiattolo e la ghiandaia, è che,
pur essendo disponibili tutto l’anno, per
tradizione la frutta secca è consumata quasi esclusivamente durante le feste natalizie.
Un periodo nel quale abbondano anche altri
cibi ricchi di calorie e, per di più, al termine
di menù sontuosi!
La frutta secca in guscio, consumata nelle
giuste quantità e preferibilmente non a fine
pasto, è invece una sana abitudine alimentare quotidiana per fornire all’organismo favorevoli proprietà derivanti da proteine, vitamine, sali minerali, grassi essenziali, fibre
e zuccheri. Volendo utilizzare le proteine di
questi alimenti vegetali, bisogna sceglierli in
alternativa ad alimenti proteici più utilizza-
Mercato della frutta secca in Georgia
Churchkhela è lo snack più diffuso in Georia;
le noci sgusciate vengono coperte da una pellicola
gelatinosa ottenuta con il mosto d’uva o frutta.
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e coronariche, tutela la salute del cuore, abbassa i livelli di colesterolo “cattivo” (LDL) e
favorisce l’aumento del colesterolo “buono”
(HDL). Per lo stesso motivo protegge la pelle, rafforza i capelli, le unghie.
La frutta secca è salutare siccome essendo
ricca di omega 3, omega 6, polifenoli e di sali
minerali. Secondo il British Journal of Nutrition quattro manciate di noci, mandorle
o arachidi a settimana riducono del 37% il
rischio di cardiopatia legata al colesterolo,
perché alzano i livelli di HDL e riducono
quelli di LDL.
Mangiare noci almeno tre volte la settimana
consente di vivere più a lungo, secondo uno
studio dell’Universitat Rovira i Virgili di
Tarragona (Spagna), i cui risultati sono stati
pubblicati sulla rivista scientifica Bmc Medicine e indica che nei consumatori di noci
ti come carne o pesce. Infatti, pur considerando l’elevata quantità di lipidi, in ogni 100
grammi di frutta oleosa troviamo 31,9 gr. di
proteine nei pinoli, 29 nelle arachidi, 22nelle
mandorle, 18,1 gr. nei pistacchi; a confronto
con i 15-20 gr di contenuto proteico medio
delle carni e dei pesci. La frutta secca lipidica, nut per gli anglosassoni e traducibile con
il termine generico di noccioline, è ricchissima di grassi e ne contiene una quantità dal
50% al 65%, e quindi di calorie, più di 500
kcal per 100 grammi.
Attività extranutrizionali e nutraceutiche
della frutta secca a guscio
Studi scientifici dimostrano che la frutta
secca, e in particolare quella a guscio per il
contenuto di grassi insaturi e polinsaturi,
riduce il rischio di malattie cardiovascolari
Coltivazione di frutta a guscio nel mondo (FAO 2005)
Mondo (esclusi anacardi e arachidi): 5,4 milioni di ettari
Mandorle
32%
Noci
13%
Pistacchi
11%
Nocciole
11%
Castagne
6%
Altra frutta in guscio
28%
CONSUMI MEDI ANNUI PER ITALIANO
Noci
150 g
Mandorle dolci
75 g
Pinoli
35 g
Altra frutta in guscio
110 g
Castagne
110 g
TOTALE
480 g
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FRUTTA SECCA A GUSCIO
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il rischio di morte si riduce del 39% rispetto a chi non ne mangia. Le noci sono una
delle migliori fonti di acido alfa linolenico,
un acido grasso essenziale appartenente alla
famiglia degli omega 3 che bisogna obbligatoriamente assumere con l’alimentazione.
Sono anche una buona fonte di omega-6
e in una porzione di noci ci sono gli stessi
omega-3 presenti in un’orata di 300 grammi!
I pistacchi abbondano di fitosteroli, molecole vegetali che riducono il colesterolo cattivo
(LDL) e sono tra la frutta secca più ricca di
antiossidanti; 30 grammi di pistacchi secchi
contengono 0.6 milligrammi di Vitamina E
e 64 milligrammi di fitosteroli.
Le mandorle sono tra i frutti meno calorici,
più proteici, più ricchi di fibre e con il più
alto contenuto di vitamina B3. Mangiare alcune mandorle prima di dormire, apporta
una buona dose di magnesio, tranquillante
naturale dalle proprietà sedative che regolarizza i battiti cardiaci, diminuisce i livelli di
adrenalina e favorisce il sonno.
Il calcio è presente in particolare nelle mandorle, il fosforo nei pistacchi e nei pinoli, il
ferro nelle nocciole.
Importante è la quantità di fibra alimentare
presente nella frutta secca a guscio; favorisce la peristalsi e il transito intestinale, prevenendo i tumori al colon. Tuttavia una sua
eccesiva quantità è sconsigliata a coloro che
soffrono di colite, morbo di Crohn o quando è richiesta una dieta a basso contenuto
di fibre.
Frutta secca a guscio - Valore nutrizionale di 100 grammi
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Energia (Kcal)
Proteine (g)
Carboidrati (g)
Grassi (g)
Fibra(g)
Nocciole
655
13,8
6,1
64,1
8,1
Anacardi
598
15
33
46
3
Castagne
189
3,5
42,4
2
9
Mandorle dolci
542
16
4
52
14
Noci
582
10,5
5,5
58
5
Pistacchi
601
18
8
55
6
Nocciole mg
Noci mg
Arachidi mg
Mandorle mg
Pistacchi mg
Vitamina E
15,00
4,0
-
26,0
4,0
Ferro
3,3
2,4
3,5
3,0
7,3
Calcio
150
61
64
240
131
Fosforo
322
300
283
550
500
Potassio
466
603
680
780
972
Cucina e gastrotomia della frutta
secca a guscio
Non vi è frutta secca a guscio che non abbia contribuito alla cucina tradizionale e alla
gastronomia. Cosa sarebbe la cucina ligure
senza il pesto alla genovese o la pasticceria
siciliana senza la pasta di mandorle, o i gelati di nocciola e pistacchio?
In modo analogo non vi è regione d’Italia
che non abbia un dolce con le mandorle
come i famosi cantucci toscani.
Le nocciole sono entrate in simbiosi con il
cioccolato e hanno dato origine a creme che
hanno reso celebre l’Italia nel mondo.
Le castagne lessate, arrostite o in purè sono
utilizzate in una grande varietà di piatti
dolci, salse, ripieni, come contorno o come
guarnizione. Il purè di castagne è la base
dell’ottimo dolce Mont Blanc, mentre le castagne intere sgusciate sono cristallizzate e
confezionate con il nome di Marron Glacè.
In modo analogo nella cucina salata passiamo dalla trota e torte alle mandorle, ai raffinati sposalizi delle noci con i formaggi.
Frutta secca a guscio per un’alimentazione sostenibile
La frutta secca per la sua composizione è una valida alternativa agli alimenti d’origine animale e
sotto questo profilo può contribuire a un’alimentazione ecologicamente sostenibile, considerando che è una produzione di alberi che hanno un importante ruolo di conservazione del terreno
e valore paesaggistico. In particolare, la loro presenza in un’alimentazione equilibrata può sostituire nutrienti d’origine animale, con le seguenti modifiche: parziale sostituzione della quantità consumata di carne rossa, insaccati e carni bianche, parziale sostituzione del pesce di mare
attualmente consumato e contenimento di quello d’allevamento. Privilegiando la frutta secca a
guscio nazionale, si può ridurre quella esotica d’importazione.
Consigli per gli acquisti e la conservazione
La frutta secca va scelta con attenzione al momento dell’acquisto. Non è solo una questione di
gusto, ma i prodotti scadenti possono contenere additivi e residui chimici poco salutari.
Le principali regole da seguire sono le seguenti:
• Preferire il prodotto confezionato perché quello sfuso offre minori garanzie di igiene.
• Se si acquista un prodotto sfuso, controllare che non vi siano segni di parassiti e in particolare
muffe che potrebbero produrre aflatossine, intensamente cancerogene.
• Se disponibile, dare la preferenza ai prodotti di coltivazione biologica.
Per la conservazione in casa, ricordare che se non è conservata in condizioni ideali, la frutta secca può anche arricchirsi di sostanze nocive, in particolare perossidi della ossidazione dei grassi.
La frutta secca, pur conservandosi per lungo tempo, richiede particolari attenzioni nella conservazione. Soprattutto noci, nocciole, anacardi, mandorle e pistacchi, con rilevante contenuto di
grassi, tendono a irrancidire facendo perdere anche la croccantezza. Per questo motivo è opportuno acquistare la frutta oleosa sgusciata sottovuoto e, qualora non lo fosse, con le confezioni ben
richiuse. Allo stesso modo non lasciare invecchiare il prodotto, tenerlo in sacchetti di plastica
eliminando l’aria e ricordando che il frigorifero non interrompe l’ossidazione dei grassi.
Curiosità: mandorle e biancomangiare
Latte di mandorle, pasta di mandorle o marzapane, delle gran varietà di ricette dolci e salate con
le mandorle rimandano al biancomangiare o mangiare in bianco. Nel quadro dei colori in cucina
ed in alimentazione, nel Rinascimento si forma una teoria che trova la sua codificazione nel 1489
da parte di Marsilio Ficino. Quattro sarebbero gli umori del corpo umano e dal loro equilibrio
deriva un perfetto stato di salute. Quando uno di questi umori, la bile nera o atrabile (latino) o
melancolia (greco) aumenta, compaiono malattie, non ultima una melanconia mortale.
Per un buono stato di salute, l’eccesso di bile nera dev’essere eliminato. Il metodo migliore di
cura è l’eliminazione della bile nera con salassi, purganti, trattamenti “depurativi” eseguiti fino a
poco tempo fa, in modo particolare in primavera e soprattutto con un’adatta alimentazione che
deve essere bianca! Sono adatti tutti i cibi lattiginosi, come il latte, i formaggi freschi, le mandorle
dolci, la carne di uccelli, polli e capponi, quella dei capretti ed altri piccoli nutriti con il latte della
madre, le uova fresche, il cervello ed il midollo di animali giovani, il vino bianco leggero. Sono
anche benefici la frutta fresca, l’olio vegetale, il riso e la carne di taluni pesci bianchi, come il
merluzzo. Su queste linee i cuochi dei signori sviluppano una serie di piatti di cibi “bianchi” che
trovano il culmine nel “biancomangiare” o mangiare in bianco, nel quale imperano le mandorle!
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Anacardio
Albero originario del nordest del Brasile. Il
suo frutto, anacardi, ha una forma simile ad
un rene umano; la mandorla contenuta all’interno del marrone quando asciutto e croccante, è indicata come la frutta a guscio-anacardi.
É conosciuto con i nomi di acajaíba, acajuíba,
cajuil, cajuzeiro ocaju. In Mozambico come
mecaju e mepoto. Si presume che la anacardi
arriva a Goa, la principale colonia del Portogallo, nelle Indie Orientali tra il 1560 e il 1565. I portoghesi portano la pianta in India tra il 1563 e
il 1578, e da qui si diffonde nel Sud-Est asiatico, per arrivare in Africa nella seconda metà del XVI
secolo. Oltre che da soli, gli anacardi hanno impieghi in cucina, per preparare pietanze dal gusto
forte e deciso. Possono essere utilizzati per secondi piatti dal sapore orientale o per salse esotiche
inconfondibili molto amate nella cucina etnica, come il pollo agli anacardi.
Castagna
É il nocciolo del frutto del maestoso castagno che cresce in tutta Europa meridionale, in Africa del
nord e in alcune zone del Medio Oriente. Quest’albero secolare, venerato dai Greci e Romani, ha un
legno ottimo ed economico combustibile nelle regioni in cui abbonda.
La castagna, unica tra la frutta a guscio, ricca di amidi e scarsa di proteine e grassi, per molti secoli
ha sostituito i cereali alimentari. Diverse castagne sono riconosciute come prodotti tipici: Castagna di Montella IGP - Castagna di Cuneo IGP - Castagna del Monte Amiata IGP - Castagna di
Vallerano IGP - Marrone della Val di Susa IGP - Marrone del Mugello IGP - Marrone di Caprese
Michelangelo IGP - Marrone di Castel del Rio IGP - Marrone di Combai DOP - Marrone di Roccadaspide DOP - Marrone di San Zeno DOP - Marrone di Monfenera DOP - Farina di castagne
della Lunigiana DOP. Molti sono gli impieghi delle castagne e loro farina nella cucina tradizionale
italiana e nella gastronomia. Tra le cento e più ricette sono da ricordare le minestre e le zuppe, il
loro abbinamento con le carni e soprattutto la selvaggina, il gelato, i castagnacci di ogni regione e le
mistocchine bolognesi, le mousse, i marron gracés e il Monte Bianco.
Mandorla
Il mandorlo si coltiva nella regione dell’olivo, in Italia, Spagna e Africa settentrionale.
Patria originaria pare essere una vasta area che dall’Egeo va al Pamir, comprendendo la Mesopotamia, l’Altopiano Iranico e il Kurdistan. In Grecia arriva fra il terzo e il quarto secolo prima di
Cristo e in Italia nel secondo secolo. I Romani lo propagano fino ai piedi delle Alpi, e al di là, fino
nel Vallese. Due sono le principali varietà: mandorla dolce o Prunus amygdalus “dulcis”, e amara o
Prunus amygdalus “amara”. Le più antiche colture si trovarono in Persia, Siria e Palestina, dove una
leggenda nomina il mandorlo che sarebbe sorto dal cadavere di una figlia del Re Mida, morta per il
dolore causato dalla perdita del marito.
In Italia sono celebri le Mandorle di Avola così come molte ricette con mandorle e tra queste i Biscottini di Prato, i Cantucci Toscani e molti torroni e mandorlate.
Le mandorle sono presenti anche nella cucina salata dei primi piatti e dei secondi, soprattutto di
carne e di pesce, come i petti di pollo e la trota alle mandorle.
La pasta reale o pasta di mandorle (Pàsta riàli in siciliano, Pasta te mennule o Pasta ti mennuli in
pugliese e salentino) è un preparato dolciario utilizzato nella preparazione di diversi dolci della cucina siciliana, pugliese, salentina e cucina sarda.
Come Pasta di Mandorle è ufficialmente riconosciuto il Prodotto Agroalimentare Tradizionale
(PAT) dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (Mipaaf).
La pasta di mandorle è usata in tantissime ricette e le sue origini sono molto lontane; pare infatti
sia nata alla fine del 1100, nel convento palermitano della Martorana, annesso alla chiesa di Santa
Maria dell’Ammiraglio, che deve il suo nome a Giorgio d’Antiochia, ammiraglio del re Ruggero II.
Il nome “reale” attribuito alla pasta dolciaria si può ricondurre al fatto che essa fosse “degna di un
re” per la bontà e le caratteristiche del dolce.
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Nocciola
La nocciola è un frutto selvatico apprezzato dai Greci, raccomandato da Catone che ne consiglia la
coltivazione negli orticelli cittadini dell’antica Roma. Plinio sostiene che la nocciola provoca emicranie e flatulenze, ma tosta cura il mal di gola. A quanto si legge nei poeti classici, le regioni mediterranee fin dal passato sono ricche di noccioli e molti i pastori e ninfe stando seduti alla loro
ombra. Il nome botanico Corylus avellana, deriva dalla parola greca còrys che significa casco o
copricapo, perché la ghianda del nocciolo è protetta da una brattea fogliosa.
Nell’antichità il legno di nocciolo era considerato una difesa contro le serpi e per questo i pastori
lo usano come bastone. Nel medioevo, frasche di nocciolo sono impiegate per stringere patti col
demonio e guarire l’epilessia. Un ramo di nocciolo, reciso con un coltello mai usato, serve ai maghi
per evocare i morti, e ancora oggi è utilizzato dai rabdomanti per localizzare una sorgente d’acqua.
Celebri sono: Nocciola del Piemonte o Nocciola Piemonte IGP - Nocciola delle Langhe IGP - Nocciola di Giffoni IGP - Nocciola Romana IGP.
In cucina le nocciole trovano posto dagli antipasti al dessert, ma soprattutto nei dolci e nei gelati,
senza dimenticare i liquori. Tipico uso della nocciola è nell’impasto oggi conosciuto come gianduia
che nasce in Piemonte nel 1806, per opera dei pasticceri torinesi che sostituiscono il costoso cacao
con la più economica nocciola tonda gentile delle Langhe.
Il chocolatier Michele Prochet, in società con Caffarel, nel 1852 perfeziona l’impasto tostando le
nocciole e macinandole finemente. Dalla pasta gianduia nasce il gianduiotto (o Giandujot), un
cioccolatino incartato in occasione del Carnevale del 1865 e distribuito dalla maschera popolare di
Torino che dall’impasto prende il nome di Gianduja.
Noce
Il noce é un albero bello e venerabile, noto anche come noce Persiano, coltivato in tutta Europa, nel Medio Oriente, e in California. Il nome scientifico è Juglans regia.
Juglans è il termine latino che indica l’albero ed è una contrazione della locuzione Jovis glans,
cioè “ghianda di Giove”, così chiamata in virtù della bontà e dell’alto valore nutritivo del
frutto. Fin dai tempi antichi alla noce sono attribuite magiche proprietà salutari e, secondo
Ovidio, durante le cerimonie nuziali gli sposi gettavano delle noci ai bambini presenti per
simboleggiare che accantonavano le occupazioni puerili. Il legno di noce é apprezzato da
secoli dagli ebanisti, mentre il seme, molto versatile, é usato da tempi immemorabili nella
preparazione di pietanze dolci e salate. Ancora oggi dalle noci ancora verdi e dal mallo si
ricava il tradizionale liquore chiamato Nocino, che anticamente era considerato una panacea
per ogni male. Secondo la tradizione, la raccolta delle noci necessarie alla sua fabbricazione
deve essere fatta nella notte di San Giovanni tra il 23 e il 24 Giugno, in corrispondenza del
Solstizio d’Estate, a piedi nudi e percuotendo i rami con un bastone di legno.
Oggi abbiamo il Nocino di Modena IG. Nella tradizione alchemica, la noce, a causa della
sua forma ovale quando è ancora racchiusa nel mallo, ricorda l’Uovo Filosofico, nel quale
la Materia è preparata per il compimento della Grande Opera. La noce è anche un’allegoria
dell’essere umano, se si considera il mallo come la sua carne, il guscio come le sue ossa e il
dolce e candido gheriglio interno come la sua anima. La somiglianza tra il gheriglio della
noce e l’encefalo umano ha fatto nel passato della noce un rimedio medicinale contro tutti
i problemi legati al cervello, mentre la somiglianza con l’organo genitale maschile ha fatto
della noce un simbolo di fertilità e di fecondità. Dal termine latino glans, ghianda, deriva
il termine glande, per la somiglianza tra la parte terminale dell’organo genitale maschile e
la noce che, specialmente quando è ancora acerba ed è avvolta dalla caratteristica buccia di
colore verde, chiamata mallo, gli antichi trovano una somiglianza con i testicoli.
Le noci entrano tra la frutta secca del dessert, unite anche ai formaggi e molte sono le ricette
tradizionali di piatti salati e dolci che contengono noci, iniziando dal Pesto alla Genovese,
senza dimenticare il liquore Nocino.
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FRUTTA SECCA A GUSCIO
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FRUTTA SECCA A GUSCIO
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CALEIDOSCOPIO
Pistacchio
Gli alberi del pistacchio sono presenti da migliaia di anni in Medio Oriente, dove i loro frutti sono
considerati da sempre una prelibatezza. I pistacchi sono menzionati nell’Antico Testamento (Genesi 43:11). Secondo la leggenda, i pistacchi sono uno degli alimenti preferiti dalla regina di Saba.
In Persia, l’attuale Iran, il commercio di pistacchi e la proprietà di pistacchieti significava poter
disporre di ricchezze e di uno status sociale elevato. Tramite le conquiste di Alessandro il Grande
(334-323 a.C.), la “nocciola verde” raggiunge la Grecia e in seguito, durante il dominio dell’imperatore romano Tiberio (I secolo d.C.), il pistacchio é introdotto anche in Italia e in Spagna. L’area di
coltivazione del pistacchio si estende con la diffusione dell’Islam e l’espansione araba, con le crociate
e i traffici commerciali del Levante della Repubblica di Venezia che ha stretti legami con la Siria,
una delle principali zone di coltivazione del pistacchio. Celebre é il Pistacchio Verde di Bronte DOP.
Molte sono le ricette che vedono la presenza del pistacchio per il suo aroma e le qualità organolettiche. I pistacchi sono usati sia come stuzzichini, tostati e salati, spesso serviti insieme a noccioline e
patatine negli aperitivi, ma anche in numerose ricette dolci e salate. Tritati insieme a erbe e spezie,
sono ingredienti fondamentali del pesto di pistacchi, per condire la pasta. Usati nella preparazione
di salumi, come la mortadella, i pistacchi sono presenti anche in molte ricette di dolci. Un vero
classico è il gelato al pistacchio.
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Università degli Studi di Parma
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Rappresentanza italiana della fondazione INC
(International Nut and Dried Fruit Council), istituita
con la finalità di divulgare le qualità benefiche
connesse al consumo di frutta secca ed essiccata –
della quale fanno parte le principali aziende italiane di
produzione e commercializzazione della frutta secca
- ha dato vita nel 2006 a progetto “Frutta Secca è
Benessere”.
Il progetto, sviluppato da SG Marketing Agroalimentare
per Nucis, coinvolge ogni anno circa 1000 medici che
utilizzano i materiali informativi sui benefici salutistici
della frutta secca nelle proprie sale d’attesa e li
mettono a disposizione dei propri pazienti.
Analogamente l’attività di educational sviluppata
da Nucis Italia si rivolge anche direttamente al
pubblico dei consumatori attraverso l’allestimento
ogni anno di oltre 1600 supermercati delle principali
insegne distributive italiane con una campagna che
ha permesso di contattare direttamente 5 milioni di
famiglie. Nella comunicazione per i punti vendita della
Grande Distribuzione, studiata con il contributo della
Prof.ssa Alessandra Bordoni Specialista in Scienza
dell’Alimentazione dell’Università di Bologna, è stato
dato risalto alla giusta quantità di frutta secca da
consumare ogni giorno, esprimendo in numero di
frutti la porzione quotidiana di consumo da associare
comunque sempre ad uno stile di vita sano e ad una
alimentazione bilanciata.
www.nucisitalia.it
CALEIDOSCOPIO
Nucis Italia
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