Gay: il Coraggio dei giovani scout e gli insopportabili

Transcript

Gay: il Coraggio dei giovani scout e gli insopportabili
I blog deIlFatto quotidiano.it
Matteo Winkler
Avvocato e socio di Rete Lenford
Gay: il Coraggio dei giovani scout e gli insopportabili niet
cattolici
di Matteo Winkler | 27 agosto 2014
Al centro della vita del cattolico
autenticamente
credente
dovrebbe
esserci l’amore. Amore per il prossimo e
rispetto per l’amore del prossimo. O,
almeno, così ci insegnano sin da
bambini.
E’ esattamente con questo spirito che 456 giovani scout, espressione di altri 30.000 iscritti di
tutta Italia, hanno redatto la Carta del Coraggio, un documento che esprime posizioni che in
realtà dovrebbero essere proprie di ogni cattolico vero. Vi si chiede ai vertici dell’Agesci
(l’Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani) di aprirsi all’amore, riconoscendo che dove c’è
amore non può esserci peccato, e che quindi anche due persone dello stesso sesso o due
conviventi o una persona divorziata devono avere la possibilità di vivere nella comunità degli
scout in piena uguaglianza e dignità. Le parole d’ordine del documento sono, in definitiva, non
discriminazione e accoglienza.
Si tratta indubbiamente di un passo in linea coi tempi.
Come la società italiana è molto più avanti rispetto ai suoi governanti (e verrebbe da dire per
fortuna!), così la base dell’Agesci, con le sue decise richieste di apertura provenienti “dal basso”,
esprime posizioni molto più in linea con una genuina politica dell’amore (o, per chi ci crede,
dell’Amore con la A maiuscola) rispetto a quelle della Chiesa cattolica, quella ufficiale e del
Catechismo, che ancora risale, piaccia oppure no, a due papi fa, Chiesa che ancora oggi,
purtroppo, è arroccata sull’intransigente intolleranza nei confronti delle persone e, cosa ancora
più grave, nella totale ignoranza - sicuramente colpevole – rispetto alle esperienze di vita di
ciascuno, ponendosi invece a strenua difesa della dottrina, dell’ortodossia e dunque della
conservazione più imbalsamata e lontana dalla vita reale.
Pubblicità
1
Ma per carità, non sia mai che la Chiesa, che spesso proprio in alcune associazioni trova sia la
sua parte più vivida ma anche il suo lato più intransigente e, lo si dica senza timore, omofobo, si
accolli la responsabilità di ciò che le chiedono a gran voce i giovani scout italiani.
Non sia mai che la Chiesa si apra davvero al mondo com’è oggi senza mostrare la propria
nostalgia del mondo com’era tremila anni fa, ai tempi del Levitico o, in epoca più prossima ma
nondimeno molto lontana dalla nostra, nell’era di San Paolo. Non sia mai che rinuncino una
volta per tutte al mondo escludente e vetusto nel quale è stata confezionata.
E infatti non sono mancati i distinguo, ad esempio, dell’Associazione Pro Vita, il cui nome
sembra denigrare come cadaverico tutto ciò che non si allinea a suoi schemi.
“La nostra proposta”, ribattono sul loro sito internet traducendo la presa di distanze dalla Carta
del Coraggio alcuni vertici scout, “è mirata unicamente ad educare, secondo gli insegnamenti
autentici di Cristo, buoni cristiani e buoni cittadini, capaci un giorno, con spirito critico e con una
solida base valoriale cattolica, di compiere le scelte che più riterranno opportune per realizzarsi
pienamente nella loro Vocazione, sia essa nella vita religiosa, nel vincolo sacramentale della
famiglia naturale“. Come se Cristo non privilegiasse proprio gli esclusi, quelli che nel mainstream
sociale della sua epoca non volevano o non potevano rientrare!
No, mi spiace. Non v’è nulla di amorevole (o Amorevole) in questa risposta. Niente, neppure una
briciola, che sia in linea con gli insegnamenti di Gesù. Nessun amore, né rispetto, per gli scout
omosessuali, per i gay, le lesbiche, i divorziati o i conviventi che fanno parte, anche
orgogliosamente, dell’Agesci.
I continui niet delle gerarchie e dei vertici delle associazioni è lo scotto che, purtroppo, questi
giovani scout italiani devono ancora pagare per il coraggio mostrato con la loro Carta, alcuni di
loro per la loro stessa esistenza. Un coraggio la cui unica consolazione risiede nella semplice
constatazione che, presto, il futuro sarà loro. Come scrive Martina Colomasi nel suo blog,
“dovremo prendere coscienza che quei 30.000 ragazzi sono i capi scout di domani e che dunque
non c’è soluzione al cambiamento“.
Coraggio significa anche guardare al domani senza necessariamente indossare le lenti di chi, per
professione, mente spudoratamente facendo finta che mentire non sia peccato
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/08/27/gay-il-coraggio-dei-giovani-scout-e-gliinsopportabili-niet-cattolici/1100573/
2