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quando 1 azienda innova e lascia i neopapà a casa mo bene o male stipendi simili e non siamo nella situazione classicain cui il padre prende molto di più della madre ed è costretto a rinunciare al congedo perché la riduzione salariale sarebbe molto più alta», ma non solo. «L'alternativa era restare al lavoro e prendere una baby sitter ma a livello economico il risultato sarebbe stato simile, mentre a livello affettivo avrei perso l'opportunità di passare questo tempo con mio figlio». «I tempi sono cambiati e stanno cambiando in materia di paternità e di genitorialità ma le leggi, quelle italiane, di certo non aiutano», osserva Maurizio Quilici, presidente dell'Istituto di studi sulla paternità. Basti pensare che il congedo di paternità quei giorni di permesso che seguono la nascita del bebé e che sono retribuiti al 100% dello stipendio - in Italia equivale a due giorni obbligatori (più due facoltativi, da scalare però dal congedo della madre), ben al di sotto della media europea di 12,5 giornate. In Parlamento è stata battaglia. La proposta originaria, contenuta in un emendamento alla legge di stabilità presentato da Valeria Fedeli del Pd, prevedeva 15 giorni di congedo obbligatorio da utilizzare entro i primi 30 giorni di vita del bebé. Costo complesNestlè, Luxottica e Atm sono sivo: 500 milioni all'anno per 3 anni di sperimentazione. Non se ne è fatto più generose dello Stato. nulla. Tutto quello che si è ottenuto è MPiemonteincentivagli il passaggio da una giornata obbligauomini a prendere i permessi. toria a due giornate, da usare entro i primi 5 mesi di vita del bambino e Bolzano entrambi i genitori sempre nell'ambito di una sperimentazione valida solo per l'anno 2016. SARAFAROLFI • Fare il papà a tempo pieno è una storia da prime pagine, non solo se nei panni del neopapà c'è Mark Zuckerberg, il giovane fondatore di Facebook che a dicembre scorso, quando è nata la sua prima figlia, ha annunciato due mesi di congedo parentale. A tutt'altre latitudini - Faenza, provincia di Ravenna - anche la storia di Claudia e Alessandro ha scalato nelle scorse settimane i titoli di blog e cronache locali. Psicoterapeuta libera professionista lei e magazziniere in un'azienda che opera nel campo della medicina nucleare lui, quando è nato il loro primo figlio, qualche mese fa, a prendere il congedo parentale di cinque mesi, retribuito al 30% dello stipendio, è stato il neopapà. «E una decisione che abbiamo preso durante la gravidanza, mia moglie è libera professionista e non ha diritto a niente perciò ho sempre detto che il congedo lo avrei preso io», racconta Alessandro che dopo un mese trascorso tra pannolini, passeggiate, poppate a domicilio nello studio dove Claudia lavora, e un po' di «straniamento temporale, perché mi sembra sempre sa- bato o domenica», si dichiara felice della scelta fatta. Una scelta dettata da considerazioni di tipo economico, spiega Alessandro, «perché percepia- «Definirlo un passo in avanti può far sorridere», commenta Barbara Kenny, ricercatrice della Fondazioni Brodolini e redattrice del web magazine InGenere, «però almeno è stato WELFARE introdotto il monitoraggio che ci consentirà di sapere quanti padri si avvalgono del diritto a questi due giorni di congedo obbligatorio». A oggi infatti non è dato sapere quanti sono i neopapà che hanno utilizzato il congedo obbligatorio introdotto per la prima volta nell'ordinamento italiano dall'ex ministro del Lavoro Elsa Fornero nel 2012. Sappiamo invece (ma i dati si fermano al 2013) quanti padri hanno utilizzato il congedo parentale, l'astensione facoltativa dal lavoro, alternativa al congedo della madre e pagata al 30% dello stipendio. Le statistiche parlano di un aumento nell'utilizzo dei congedi parentali da parte dei padri dall'8,6% del 2009 al 12% del 2013. Un aspetto interessante dei numeri mostra che nanza dal lavoro è eccessivo e poco sopportabile per molte famiglie, soprattutto considerando il fatto che parliamo di un Paese in cui la maternità ti espone ancora al rischio lavoro», aggiunge Barbara Kenny. E per non parlare del fatto che in Italia esiste un'ampia fascia della popolazione, nel Centro-Sud, dove all'interno dei nuclei familiari a lavorare è molto spesso solo l'uomo. Per questo alcuni tentativi di incentivarne l'uso vanno nella direzione dei bonus. In Piemonte per esempio il bando Insieme apapà., cresce, pensato come strumento per incentivare il ritorno al lavoro delle madri dopo la maternità, prevede l'erogazione di un contributo di 400 euro per 3 mesi ai padri lavoratori dipendenti che fruiscono del congedo parentale nel primo anno di vita del bambino. A differenza del congedo di pater«Se non ti prendi cura di quel nità obbligatorio però, il congedo parentale è alternativo a quello della che hai di più importante, madre: utilizzarlo incentiva dunque comefacciamoad affidarti la conciliazione ma non la condivisioi nostri dipendenti?», ne dell'esperienza genitoriale. In questo senso la sperimentazione più dicono in Svezia interessante viene dalla provincia di Bolzano dove già il congedo parentale può essere fruito contemporaneasono più gli uomini con contratti a mente dalla madre e dal padre e dove tempo determinato a usarli e la loro proprio da inizio anno è stato riconopercentuale è quella che cresce di più: sciuto unbonus - da200 a 600 euro e 12,1% nel 2010, 15,7% nel 2011 e riguarda anche liberi professionisti e 17,2% nel 2012. La media europea, disoccupati - ai genitori che si avvaltrale due estremità dello 0,02% della gono entrambi del periodo di congeGrecia e del 44% della Svezia, si asse- do. Il progetto pilota, che vale circa 700 mila euro, verrà finanziato con i sta intorno al 10 per cento. «La percezione della paternità è 3 milioni di euro restituiti dai consicambiata e sta cambiando, c'è un desi- glieri regionali nello scandalo sulle derio maschile sempre maggiore di "pensioni d'oro". conciliazione e il confronto con i dati C'è però anche un altro aspetto. «I europei ci dice che se il congedo è re- due giorni di congedo obbligatorio tribuito al 100% i padri lo usano», sono risibili ma possono essere utili spiega Barbara Kenny. Lo dimostra- per togliere alibi alle aziende», sono anche, secondo Maurizio Quilici, i stiene ancora Quilici. Inutile nascondati sulla percentuale di padri che derlo: il vecchio stereotipo culturale partecipano ai corsi pre-parto e poi al che vuole le donne a casa a fare le parto vero e proprio: 92%, in linea mamme e gli uomini al lavoro perde con i numeri europei. Tutti gli osser- pezzi ma è duro a estinguersi. La stovatori concordano nell'indicare nella ria di Stefano Dall'Orto, papà e diricompensazione economica del perio- gente industriale emigrato in Svedo di congedo un fattore determinan- zia, alle nostre latitudini sembra te della scelta. In questo senso la so- fantascienza. Quando ha chiesto ai glia del 30% è bassissima: «Il peso dirigenti dell'azienda svedese per economico di questi periodi di lonta- WELFARE cui lavora il congedo parentale, Stefano ha ottenuto una promozione «se non ti prendi cura di quel che hai di più importante, noi come facciamo ad affidarti i nostri dipendenti?». E stato più o meno il ragionamento. Da allora, per raccontare la sua esperienza di neopapà in congedo, Stefano ha iniziato a tenere un b\og(congedoparentale.blogspot.it) che, a distanza di qualche anno, continua ad alimentare. Se le leggi faticano a tenere il passo con i cambiamenti della società, conciliazione e work life balance sono un tema sempre più all'attenzione delle aziende, soprattutto multinazionali. Non solo nella Silicon Valley dove i padri ripensano al proprio ruolo sul lavoro e in famiglia a partire da politiche aziendali sempre più generose. In Italia pioniera è stata Nestlè che nel 2012 ha introdotto per i suoi dipendenti un congedo di paternità di due settimane retribuito allOO% dello stipendio e che l'estate scorsa ha lanciato il suo nuovo programma Maternity Protection Policy: quattordici settimane di congedo retribuite al 100% per mamme e papà naturali o adottivi, con il diritto di prolungare l'astensione dal lavoro per ulteriori sei mesi. A Luxottica i neopapà possono contare su un congedo di paternità di 5 giorni e, con l'ultimo contratto aziendale, i permessi non fruiti vengono fatti rientrati in una banca ore per future maternità o paternità. In Atm, l'azienda trasporti milanese, il congedo parentale viene pagato al 60% dello stipendio, l'azienda integra il 30% erogato da Inps con una percentuale analoga. L'elenco si sta allungando anche sulla scorta di una sperimentazione partita, neanche a dirlo, proprio dal Trentino. Il progetto di FamilyAudit ha preso il via nel 2008 e ha ricevuto nel 2012 il patrocinio del Dipartimento nazionale delle politiche perla famiglia diventando da sperimentazione locale un laboratorio nazionale di buone pratiche aziendali in materia di flessibilità, conciliazione e work life balance. A oggi sono più di 100 le organizzazioni (aziende, cooperative ma anche pubbliche amministrazioni) che hanno intrapreso un percorso di certificazione. A fine 2015 è stato lanciato il secondo bando. Da Trento, dove ha sede l'organizzazione, spiegano come funziona: i percorsi di certificazione - ciascuna azienda con l'aiuto di un consulente individua il proprio - durano 3 anni e i costi, che vanno dai 3.200 euro ai 6.200 euro a seconda del numero di dipendenti, vengono sostenuti dall'impresa con un contributo pubblico, per le aziende che rientrano nel bando, pari circa alla metà dei costi. «Per le aziende c'è un ritorno soprattutto in termini di riduzione dell'assenteismo», spiegano dagli uffici. Il ragionamento è semplice: «Favorire la conciliazione famiglia e lavoro è un vantaggio per le imprese perché produce benessere e dove c'è benessere si lavora meglio». 2 giorni Il periodo di congedo di paternità obbligatorio introdotto dalla legge per i padri italiani. Luxottica ne concedecinque. l ^ t > giornate Il periodomediodi congedo obbligatorio di paternità in Europa. 12% La percentuale di padri che in Italia, nel 2013, ha usufruitodelperiododi congedo parentale (alternativa a quello della madre)al30%dello stipendio. La media europea è del 10%. In Svezia del 44%. La provincia di Bolzanosta sperimentando il congedo contemporaneo di madri e padri 14 settimane Il periododi congedo retribuitoal100% riconosciuto da Nestlèa mamme e papà naturali e adottivi con diritto di prolungare l'astensione dal lavorodialtri6mesi Ruoli | La nostra legge riconosce ai padri appena 2 giorni retribuiti entro i primi 5 mesi del bambino. La media europea è 12,5. Così prende piede il fai da te. Con imprese e amministrazioni illuminate afare da apripista WELFARE anche i maschi latini guardano a Nord Report | Congedi di paternità in crescita nelVUe. Svettano gli scandinavi, migliorano la Spagna e il Portogallo • In tutti i paesi dell'Unione europea l'utilizzo dei congedi - obbligatori o facoltativi - da parte dei neopapà è in crescita ma si assesta ancora su percentuali molto basse. A scattare la fotografia è il Report Eurofound 2015, Promoting uptake of paventai and paternity leave amongfathers in the European Union. A differenza della maternità, il congedo di paternità, nella maggioranza degli Stati europei, è facoltativo. Eppure l'obbligatorietà dei congedi, sottolinea il rapporto, è un elemento importante per incentivarne l'utilizzo. A guidare la classifica europea è la Slovenia, dove i padri hanno diritto a 90 giorni di congedo. Segue la Finlandia, dove sono 54 i giorni di congedo obbligatorio, 18 dei quali possono essere presi in contemporanea al congedo della madre, i restanti 36 da soli. In Spagna la legge introdotta nel 2015 ha esteso il congedo di paternità da 15 giorni a un mese. In Italia i giorni obbligatori sono due, e non valgono per i dipendenti pubblici. Per quanto riguarda il congedo parentale facoltativo, nella maggioranza dei Paesi la compensazione economica si avvicina al 100 per cento dello stipendio. La soglia italiana del 30 per cento è tra le più basse a livello europeo. Danimarca e Portogallo hanno una soglia di compensazione che per il primo periodo di congedo equivale al 100 per cento dello stipendio. In Austria è l'80 per cento, in Finlandia il 70, in Germania il 67 per cento. Osservando i trend di crescita, colpiscono Spagna e Portogallo, due paesi dove la crisi economica ha battuto forte. In Portogallo la percentuale di casi in cui il congedo parentale viene diviso tra entrambi i partner è cresciuta esponenzialmente: nel 2013 il 57,3 per cento dei neopapà ne ha fatto richiesta, in crescita del 20 per cento sui numeri del 2008. Un trend simile si osserva anche per quanto riguarda il congedo obbligatorio: dal 2008 al 2013 la percentuali di padri che l'hanno utilizzato (65,4 per cento) è cresciuta di 20 punti percentuali. In Spagna, spiega il Report, nonostante la dura crisi economica e a dispetto dell'ondata di tagli portata dalla recessione la percentuale di congedi di paternità è cresciuta dal 63,8 per cento del 2008 al 76,7 per cento del 2011. Emerge che uno dei sistemi più efficaci per incentivare l'uso dei congedi da parte dei padri è l'utilizzo di bonus. Alcuni Stati applicano il meccanismo premiante quando i congedi parentali sono utilizzati da entrambi i genitori, per rilanciare non solo la conciliazione ma anche la condivisione della genitorialità. È il caso della Svezia dove la durata complessiva del congedo, per entrambi i genitori, è di 480 giorni: possono prendere 30 giorni insieme, mentre i restanti 450 devono essere fruiti separatamente. Il bonus in questo caso viene concesso solo a condizione che il congedo sia ugualmente diviso tra i coniugi. Un altro strumento è auello dei WELFARE congedi part-time che consentono ai neo genitori di non staccare completamente la spina con il lavoro. Succede in Olanda e da luglio 2015 in Ger- Per alcune ricerche l'equa ripartizione in famiglia porta più lavoro e più figli. Servono regole e bonus mania: la durata totale del congedo è stata estesa a 24 mesi, più 2 mesi di bonus (invece di 12 mesi più 2 di bonus) se entrambi i genitori lavorano part-time durante il congedo. Nella stessa direzione si sta muovendo la legislazione inglese. Diverse ricerche collegano l'equa ripartizione dei periodi di congedo con l'incremento dei tassi di occupazione. In questo senso i congedi di paternità rappresentano uno degli strumenti cruciali per dare slancio alla fecondità. In Francia ad esempio il problema della denatalità è stato affrontato potenziando le politiche di sostegno alla maternità e all'occupazione femminile. I dati però non sono univoci: in Germania, dove molto si è investito in welfare, congedi e sussidi, non si è riusciti finora ad alzare il tasso di natalità. S.F.