«Mio caro comunista, vi amo»

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«Mio caro comunista, vi amo»
Voci dal Sud
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AnnoV° nr. 4 Aprile 2009
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La Storia inedita
La contessa visse mesi di passione con l’ex partigiano
eoliano Leonida Bongiorno
«Mio caro comunista, vi amo»
Il capitolo finora inedito della storia di Edda Mussolini, vedova Ciano,
durante il suo confino a Lipari
Marianna Argentina
Gazzetta del Sud
È un capitolo inedito della molto esplorata storia di Edda, la figlia (n.d.r. prediletta) del Duce e vedova di Galeazzo Ciano,
l’ex Ministro degli Esteri del Fascismo giustiziato a Verona per ordine di Hitler dopo
il tradimento, perpetrato con altri gerarchi,
nei confronti di Mussolini nella famosa riunione del Gran Consiglio del 25 luglio 1943.
Al suo confino a Lipari, durato dal settembre 1945 al giugno 1946, Edda aveva
solo accennato nella sua autobiografia, ricca invece di dettagli su tutti i passaggi avventurosi della sua vita.
Guardandosi bene dal parlare della sua
storia d’amore con Leonida Bongiorno, il capo del Pci di
Lipari, da poco rientrato anche lui dalla guerra e dalla lotta
partigiana, a cui aveva preso parte in Francia con un documento falso e il nome di un contadino corso, Paul Zanetti.
Edda sbarca a Lipari, destinata, come dirà la madre, donna Rachele, «ad essere gettata in un lurido tugurio», a
cinque mesi dall’assassinio del padre e dallo scambio del
cadavere a Piazzale Loreto e ventuno mesi dopo l’esecuzione di Galeazzo.
La figlia prediletta del Duce è stata una figura di rilievo
anche politico durante il regime ed era una donna intelligente e irrequieta che non sopporta la morale del tempo:
beve, fuma, porta i pantaloni, ha accettato (e ricambiato) i
molti tradimenti del marito.
La «sorvegliata speciale numero 1», come lei stessa
ama definirsi, è malata, depressa, pesa quarantadue chili,
piegata dal dolore.
Forse non sarebbe sopravvissuta al confino senza l’aiuto, il calore e poi l’affetto di Leonida, che viene da una
famiglia di solida tradizione antifascista: suo padre, Edoardo
Bongiorno, capomusica della banda municipale di Lipari e
fiero esponente antifascista, aveva partecipato nel 1929
all’organizzazione della fuga per mare da Lipari di Carlo
Rosselli, Emilio Lussu e Fausto Nitti.
Uno strano intreccio della storia vuole così che il figlio di
quello che aveva fatto scappare Rosselli dal confino si metta
con la vedova di quello che l’aveva fatto ammazzare in
Francia, da un commando estremista di un’organizzazione
filonazista e razzista simile al Ku Klux Klan.
Una donna, peraltro, «che ancora si definiva
ostentatamente fascista».
Furono mesi di passione tra quella donna che era giunta
lì sconfitta e provata, nel crollo di tutto il suo mondo, e
quell’uomo, «un siciliano di grande carattere e temperamento, un garibaldino», un comunista colto e romantico,
«capace di aprirsi uno squarcio nel velo di solitudine
della contessa: farla sorridere, renderle meno penosa la
prigionia, riscoprendo con lei la poesia della vita indigena delle Eolie».
Fin dai primi incontri, nella casa che Edda aveva
ribattezzato “Petite Malmaison” (il nome del castello, all’interno di un immenso parco, che Napoleone aveva regalato dopo il divorzio a Joséphine e dove l’Imperatrice aveva
vissuto fino alla fine dei suoi giorni) e dove ancora, impolverata, c’è l’insegna che reca questo nome, scolpita nel
legno proprio dalla contessa.
Nell’estate del 1946, quando Edda, per effetto dell’amnistia firmata da Togliatti, lascia Lipari, la storia continua,
malgrado lo strazio della lontananza e della gelosia e le difficoltà personali e politiche: «Mio caro e unico comunista
– scrive a Leonida – vi amo assai».
Edda tornerà a Lipari per incontrarsi di nuovo con il suo
uomo, lui la raggiungerà in Toscana, dove lei viveva nella
villa della suocera, la contessa Carolina Ciano di
Cortellazzo, per partire da lì per un viaggio al Nord che
segnerà il declino della storia.
Restano, di quella storia di passione, documenti conservati a Lipari dalla famiglia Bongiorno, dal figlio di Leonida,
Edoardo: lettere, soprattutto, scritte con garbo e gusto dai
due amanti – che solevano chiamarsi vicendevolmente
“Ellenica” e “ Baiardo” – in inglese e in francese.
E anche messaggi cifrati, petali di rose, ciocche di capelli.
Ma dalla ricostruzione cronistica e documentale che
Marcello Sorgi ne ha fatto nel suo libro («Edda Ciano e il
comunista, l’inconfessabile passione della figlia del
Duce», Rizzoli editore, pp. 144, 18 euro) emerge una pagina
di storia, che documenta, assieme i contrasti ideologici ma
anche il desiderio di riconciliazione, di un’Italia uscita malamente dalla guerra e dai vent’anni della dittatura.
Una passione che, superando ogni convenzione del tempo, alla fine cambierà per sempre la vita dei protagonisti.
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Anno V° nr. 4 Aprile 2009
La Storia inedita
La figlia del Duce e il partigiano
In un libro Marcello Sorgi ricostruisce la relazione tra Edda Ciano e
l’eoliano Leonida Bongiorno, comunista - Un amore appassionato e
segreto divampato a Lipari dopo la guerra
Peppe Paino - Gazzetta del Sud
Amore prima di tutto. E con la A maiuscola. Il resto – che lui fosse il comunista e
partigiano, che lei fosse la figlia del Duce –
viene dopo, s’annulla di fronte ad un sentimento vero e forte, consumato in nove mesi
di relazione e celebrato in un centinaio di
lettere scritte da entrambi. Lei, Edda
Mussolini, figlia del Duce e moglie dell’ex
ministro degli Esteri fascista Galeazzo Ciano,
espulsa dalla Svizzera come “ospite non
desiderata”, era stata mandata al confino a
Lipari nel novembre 1945. Lui, Leonida, figlio di Edoardo (vecchio socialista e oppositore del regime fascista, musicista e primo
trombone della banda di Lipari, che s’era
sempre rifiutato di eseguire “Giovinezza”),
ufficiale degli alpini (sì, un alpino eoliano!)
ma soprattutto partigiano della Resistenza in Francia col
nome di Paul Zanetti, era un capopolo comunista. Si conobbero subito, a novembre, mentre lui cercava di trattenere un gruppo di paesani che s’erano ribellati al vescovo.
Edda, infelice e solitaria, trovò un riparo – nella casa di
contrada Timparozzo – e una passione, consumata in roventi ma poetici incontri: nella terrazza sotto le stelle lui le
recitava l’Odissea, oppure andavano insieme al mare, dove
lei dava scandalo con un audacissimo (e mai visto prima
alle Eolie) “due pezzi”. Lui la chiamava “Ellenica”, lei lo
chiamava “Baiardo”, dall’Ariosto. Si parlavano in inglese,
motteggiavano in francese, s’amavano alla latina. Fino alla
libertà di lei, nel ’46, al distacco. Sarebbero seguite altre
lettere, ma le distanze aumentavano, fino al matrimonio di
lui, con Angela Cusolito. Si sarebbero rivisti anni dopo,
ma, ormai sessantenni, solo “da amici”. Di quell’amore,
così particolare e così straordinario, ci sono le prove. Documentate in tutte quelle lettere appassionate ma anche
nelle tante foto custodite gelosamente a Lipari dal figlio di
Leonida, Edoardo (come il nonno) Bongiorno, che ha aperto lo scrigno dei ricordi del padre a Marcello Sorgi, ex direttore della “Stampa”, che ne ha tratto il libro “Edda Ciano e
il Comunista. L’inconfessabile passione della figlia del
Duce” (Rizzoli). Con simili “cimeli” Edoardo potrebbe arricchire il suo bellissimo albergo-museo etnografico, nel
centro di Lipari. Ma questi non sono documenti qualsiasi,
e si tratta di una storia che merita il massimo rispetto. «Mio
padre mi insegnò – dichiara con sicurezza Edoardo – a
rispettare i genitori. Il suo miglior amico fu suo padre. Il
mio migliore amico è stato lui». Discorso chiuso. Rimane
aperto, invece, quello sulla storia d’amore decisamente singolare tornata alla ribalta delle cronache grazie al rapporto
di amicizia creatosi tra lo stesso Bongiorno e Sorgi. Ma chi
era quell’uomo che fece tanto battere il cuore della bella e
inquieta Contessa? Era un pezzo d’uomo, alto, prestante
ma anche fine e colto. «Papà non tocca a me ricordarlo –
osserva emozionato Edoardo – sicuramente lo ricorderanno tutte quelle persone che lo ascoltavano ogni anno
in occasione della ricorrenza per i Caduti in guerra del 4
novembre. E poi avrà fatto oltre 300 orazioni funebri al
Anche dopo la morte di Leonida, la contessa Edda
Mussolini, divenuta ottima amica sia del figlio
Edoardo che della vedova, tornò a Lipari fino a quasi
la sua morte nel 1995
cimitero per i defunti di amici e parenti. Aveva una dialettica particolare, parlava a braccio e con le sue parole
spesso toccava il cuore degli altri».
Un uomo vero. Di quelli che non potevano non far breccia anche nei cuori più impossibili come quello della figlia
di Mussolini. «Io la storia tra loro due la conoscevo così
come la conoscevano tutti – ammette Edoardo – mio padre me ne parlò tantissimo. Del resto quando lui morì, nel
1987, avevo 37 anni e non ero più un ragazzino. Ma della
contessa Ciano ho un ricordo anche personale: ebbe una
grande amicizia con mia madre e anche con me. Ricordo
che nel 1961 mi regalò un’automobilina a pedali e per
me, che allora giocavo con gli oggetti più semplici, fu un
sogno, una grande gioia».
Edda Ciano, infatti, anche dopo la fine della storia d’amore
con Leonida rimase legata alla famiglia Bongiorno e all’isola. Tant’è che frequentò Lipari per le sue vacanze fino agli
inizi degli anni ’90, e quindi fino a pochi anni prima della
sua morte (nel 1995).
Ma possibile che da parte di donna Lina Cusolito, moglie di Leonida e mamma di Edoardo, non ci fosse neanche
un minimo di gelosia nel rivedere frequentemente la contessa a Lipari ? «No. Non credo proprio – risponde Edoardo
– papà e mamma si sposarono a 40 anni e con il loro
bagaglio di esperienze alle spalle. La Edda amante faceva parte del passato di mio padre e quando veniva a cena
o in albergo da noi si percepiva un comune sentimento di
vera amicizia. Poi, ovviamente, i loro segreti rimanevano
tali. Si poteva provare ad immaginarli. Solo le lettere,
comunque possono dare un’idea esatta di quello che era
il loro rapporto”.