16 Storia di una strana spia innamorata di Galeazzo Ciano

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16 Storia di una strana spia innamorata di Galeazzo Ciano
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Domenica 9 ottobre 2011
Storia di una strana spia
innamorata di Galeazzo Ciano
ILCIELONERO
di
Sartori
di ANTONIO CELANO
i ritaglia come la ribalta di un vecchio
teatro d'avanguardia “Cielo nero”(Gaffi editore 2011, 224 pp., 16,00 euro), ultimo romanzo di Giacomo Sartori: una
sedia, un letto, una padellina di alluminio per il thè, una tazza. Poi, solo poi, una stufa da
tenere costantemente accesa, a sottolineare un
gelo inestinguibile, il grigio dell'ambiente. Il
luogo è il carcere veronese degli Scalzi, il tempo
l'autunno del '43: la guerra finita che continua.
Nelle celle un pugno di protagonisti della storia
del Fascismo in disgrazia. Il più importante è Galeazzo Ciano, prigioniero dopo aver votato contro Mussolini nella seduta del Gran Consiglio del
Fascismo il 25 aprile e accusato di alto tradimento.
A perdere, come vorrebbe Giulio Ferroni, anche lo stile. Scabro eppure intenso, drammaticosenza chemai siincontrino,lungo letrentadue sceneche compongonoil libro- fasisalienti tra il 20 ottobre del 1943 e l'11 gennaio del '44
-, momenti di caduta o di bassa tensione. Un'asciuttezza, tra l'altro, che non può ingannare,
se la narrazione poi si scopre ricca di una stratificata complessità, pur nella forzata, claustrale fissità del tempo, che la guerra scarnifica in quel buco nero della sopravvivenza che
può essere il presente. E che tuttavia follemente, scompostamente, tenta di ribellarsi a se
stesso, nella ricerca di un respiro in più, di un
futuro sotto un cielo nero. Sempre suscettibile
di accartocciarsi per un nonnulla o per un nonnulla animarsi di risorgenti speranze che immancabilmente rivelano, anche queste e sempre con maggiore durezza e violenza, il lastrico
delle illusioni su cui scoprono di dibattersi.
Il romanzo di Giacomo Sartori non può
ascriversi, dunque, al genere storico classicamente inteso, fatto com'è di scene e atti spesso
non collegati da un filo narrativo diacronicamente rintracciabile, ma che va appunto per
quadri. E la verità e la rigorosa documentazione storiche, utilizzate per tratteggiare il contesto e le figure di Ciano e di Edda Mussolini, poi
si lasciano contaminare dall'invenzione letteraria, non nella ricostruzione di figure, ma
nello sviluppodi personaggiche deveservirsi,
come ha dichiarato lo stesso autore, di “intuizione e sensibilità” perché possano prender vita.
Pure, per certi versi, in Sartori lo sguardo
profondo dello storico resta.Lo rivela Felicitas
Beetz, la giovane spia inviata a carpire, nella
sua cella, i segreti dei diari di Ciano da servizi
segreti nazisti animati da chissà quali recondite brame di conoscenza, di controllo o diplomatiche. Infine illusioni anche quelle. Ma che ci
danno la possibilità di guardare, con l'occhio
dei tedeschi, Ciano e i gerarchi italiani. Rivelando al tempo stesso, come sempre in questi
casi, molto dei giudicati, ma anche dei giudicanti. In un'osservazione relativa (in una verità relativa) che è tipica dello storiografo, ma
anche sempre coinvolta e partecipata del personaggio se è vero che, sotto lo sguardo prima
sprezzante di Felicitas, è già in atto la fascinazione, l'innamoramento per l'italiano.
Strana talpa questo personaggio femminile
di Sartori che, attraverso il coinvolgimento
sentimentale, sollecita la propria memoria,
quelle di Ciano e di Edda, rintracciando così la
suael'altrui dimensionepsicologicaesbucando poi in quella collettiva, storica e politica.
Una lettura di storie nella Storia o, meglio, la
costruzione di una poetica “dell'individuale
dentro il collettivo”, come brillantemente l'ha
definita Roberto Antolini sul quotidiano “L'Adige”.
Ed ecco dunque Felicitas innamorata di Ciano, innamorata di un uomo “egoista, incostante, infedele, molto vanitoso, sprezzante, dispotico, vendicativo, a volte implacabilmente crudele”. Eccola a contatto con l'irresponsabilità
fatta potere e il potere ridotto a esercizio familistico, assente di principi, dimentico del Paese, dimentico delle decisioni - anche gravi - prese il giorno prima, che si rappresenta problemi
piùgrandidiquel chesono,sminuendoinvece
quelli che non sarebbero assolutamente da sottovalutare. Eccola alle prese con una sorta di
codice genetico dell'italica politica, di un carat-
S
tere nazionale degli italiani di cui tanti storici
hanno voluto rintracciare la genesi proprio in
un 8 settembre 1943, che è quel vorticoso dissolversi della presunta coscienza nazionale
italiana. Caratteri che non evitano, tra l'altro,
di muovere anche al ridicolo se il tentato suicidio di Ciano naufraga nella farsa, se il suo sussulto di dignità contro il regime risulta non solo ormai tardivo, ma basato sul calcolo sbagliatodirifugiarsi- comescrisseIndroMontanelli
in una delle sue ultime “Stanze” pubblicate sul
“Corsera” - proprio presso il suocero e Hitler,
contando “sul familismo italiano, il quale ammette che in famiglia ci si tradisca, ma esclude
che ci si ammazzi”.
E tuttavia Felicitas è innamorata anche di
un uomo che, sorprendentemente, le cambia la
prospettiva con cui guardare alla vita proprio
nella sua fragilità, nella sua premura, nella
sua imperfezione, nell'odore di morte che ormai promana. Anche nel risvolto della medaglia del suo tardivo fare retromarcia di fronte
alle scelte del regime. Scelte che lui stesso ha
contribuito a prendere, ma poi realizzando che
ci si possa essere ingannati rispetto a un ventennio e alla firma di un Patto.
In Galeazzo, Felicitas Beetz ritrova e protegge, a rischio della sua stessa vita, il risorgere
della propria tormentata coscienza affettiva e
sentimentale, rivalutando infine quei rapporti familiari e interpersonali che l'ideologia
ariana ha distorto con i suoi deliri e i suoi rituali di purezza germanica. La figura di Galeazzo
si confonde, così, con il riemergere di un doloroso rimosso. Una pena angosciante, quella
della Beetz, sepolta sotto il continuo esercizio
di autocontrollo impostole alla Lega delle giovani tedesche e conclusosi con l'attiva partecipazione alla costruzione del Leviatano nazista:
un primo padre artista (quasi profetico nei
suoi disegni bui e scuri), oppositore del regime, morto suicida; l'evanescenza della figura
materna; un patrigno dispotico che ne abusa e
che viene alla fine scacciato dalla figura di
Kurt, il biondo Kurt, che però non esita ad assegnare Dieter, il proprio fratello, al programma
di eliminazione per handicappati, prima di
morire ligio al richiamo del regime nazista in
guerra.
Felicitas ama Ciano anche nella consapevolezza - nell'eventualità di una sua fuga o salvezza - che la dimenticherà come una delle sue tante amanti per correre subito da sua moglie Edda e dai suoi figli, senza il sostegno dei quali nulla sarebbe. Edda che ruggisce, che
spera di salvare suo marito
contro il volere del padre, ormai non si sa se più schiavo dei
tedeschi o del suo stesso psicodramma. E che in questo ruggire s'illude che i diari di Galeazzo possano qualcosa, rappresentandosi una realtà che
è completamente solo nella
sua testa.
Mai come con il fascismo e il
nazismo la realtà di tutti è stata
permeata di delirio, di allucinazione, di disumanità. E a
questo punto ci pare che la lezione di Sartori sia quella dell'inanità dell'individuo contro i
frangenti troppo più grandi
chealle voltelastoria solleva.E
tuttavia, se la storia ruota quasi del tutto intorno
alla figura maschile di Ciano, pure ci sembra che
la ribalta sia tutta dei disperati personaggi femminili di questa storia, capaci di incarnare un
amore passibile, all'occorrenza, anche di definitivo sacrificio. Uniche capaci di accendere un cerino per non maledire del tutto l'oscurità calata
sulla speranza di un mondo in guerra, uniche
capaci di lasciare ancora un seme sul terreno
indurito dal ghiaccio.
E tuttavia Galeazzo Ciano sarà fucilato l'11
gennaio 1944.
Giacomo Sartori,agronomo, vivetra Trento
e Parigi. Ha pubblicato racconti e romanzi, tra i
quali “Tritolo” e “Anatomia della battaglia”,
tutti tradotti in francese. È redattore del blog
letterario e culturale Nazione indiana
(www.nazioneindiana.com).
Realtà
e finzione
letteraria
si mescolano
in un romanzo
su una pagina
poco nota
del fascismo