[nazionale - 32] lastampa/cultura/01 02

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[nazionale - 32] lastampa/cultura/01 02
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LA STAMPA
DOMENICA 2 MARZO 2008
Potiomkin
Dovremo sorbirceli tutti i
giorni, ogni giorno di più, fino al
13 aprile. Non potrebbero limitarsi a esporci i loro programmi, a ripetere i loro slogan, a litigare, anche, senza infliggerci il loro humour e le loro battute? Altrimenti,
tanto varrebbe votare Grillo.
CULTURA
SPETTACOLI
il caso
SILVIA RONCHEY
Un confronto
immaginario
S
torico dell’Arte. «Caro amico, la vedo con un librone
sotto il braccio. Non sarà
per caso quello del suo collega Luciano Canfora sul papiro di Artemidoro?».
Antichista. «Shh! Parli piano. Anche i
muri hanno orecchie».
SdA. «Guardi che ho in cartella l’edizione critica dello stesso papiro, quella
che verrà presentata il 13 marzo a Berlino».
Ant. «Non mi dica! Ma allora l’edizione
c’è veramente?».
SdA. «Eccome, ed è il frutto della fatica
di ben quattro esperti, capitanati dal più
illustre e autorevole dei miei colleghi, Salvatore Settis. Ora come farà a dirmi che
il papiro è un falso?».
Ant. «Come farò non so, ma di certo Canfora ha dimostrato che non può essere
anteriore al IV secolo d.C.».
SdA. «Dimostrato? Non direi. Ha fornito
molti indizi, fin troppi, però non prove decisive.
Ant. «Scusi, come farebbe un documento che secondo Settis è del I secolo a.C. a
contenere errori derivati da Tolomeo,
che è del II d.C.?».
SdA. «Ma la teoria di Settis è che il papiro abbia avuto “tre vite” e includa stratificazioni di testi e disegni accumulate lungo due secoli dopo il I a.C.».
Ant. «Ah sì? E allora come può avere
dentro interi brani di Marciano?».
SdA. «Marciano? Chi era costui?».
Ant. «Un autore bizantino del IV secolo.
Come può Artemidoro avere ripreso
Marciano? Senza contare poi che la prosa sa di età tarda, brulica di termini della
Bibbia dei Settanta, di nessi liturgici, di
usi risalenti ai Padri della Chiesa, a Epifanio di Salamina, addirittura a Eustazio...».
SdA. «Altolà. Qui ci vorrebbe un bizantinista».
Ant. «Per carità, i bizantinisti non sono
diplomatici, riuscirebbero solo a scontentare tutti».
SdA. «Ha ragione, ne ho sentito uno che
datava il papiro a un’epoca impensabile,
il VI-VII secolo».
Ant. «Secondo me non si è spinto più
avanti solo perché dopo cessa la produzione dei papiri greci».
SdA. «Un vero delirio, pensare che un papiro possa essere finito nella maschera
Dialogo sopra
i massimi papiri
Artemidoro o non Artemidoro? Gli studiosi si schierano
Un documento del I secolo a.C. giunto avventurosamente fino a noi, come sostiene lo storico dell’arte
Salvatore Settis, o qualche cosa più recente, addirittura un falso ottocentesco, come argomenta l’antichista Luciano Canfora? Il papiro di Artemidoro,
acquistato quattro anni fa dalla Compagnia di San
Paolo per la cifra record di 2,75 milioni di euro, continua a dividere gli studiosi, in Italia e nel mondo.
Dietro ai due opposti «strateghi» si raccoglie un’armata agguerrita di studiosi che non si risparmiano
i colpi. In attesa del fatidico 13 marzo, quando all’Ägyptisches Museum di Berlino il papiro sarà di
nuovo esposto in pubblico (dopo la mostra torinese
di due anni fa), e soprattutto in attesa dell’edizione
critica che in quell’occasione sarà finalmente presentata, per stemperare i toni e riaprire un canale
di comunicazione Silvia Ronchey, antichista e bizantinista con solidi legami in entrambi gli schieramenti, propone un dialogo immaginario fra due ipotetici rappresentanti delle opposte file.
L’ANTICHISTA
«L’ha notato Canfora: quella
mano pare copiata da Raffaello
Per non parlare del bestiario...»
di una mummia, come ci è finito quello di
Artemidoro, in pieno Medioevo. E perché mai poi in quell'epoca qualcuno in
Egitto si sarebbe preso la briga di scrivere sulla lontana Spagna?».
Ant. «Oddio, i bizantini riconquistarono
la Spagna meridionale nel 550 e la tennero fino al 624, per cui l’Iberia era tornata
di attualità e a rigore un intellettuale dell’Egitto bizantino del VI secolo poteva
aver pensato di scriverci su una specie di
instant book».
SdA. «Non fosse che la grafia non ha
niente a che fare con quella dell’età in
questione».
Ant. «Non si metta nei guai da solo, tirando fuori la grafia, così diversa da tutti gli
altri esempi antichi».
SdA. «Un unicum - così lo hanno definito
fin dall’inizio - che rende il papiro tanto
più prezioso».
Ant. «O una scappatoia per evitare con-
Il papiro di Artemidoro come un multiplo di Andy Warhol: ossia, a ciascuno il suo papiro
&
fronti. Rigorosamente possibili invece
per la lingua, che non ha nulla a che fare
con quel po’ che conosciamo degli usi di
Artemidoro».
SdA. «Guardi che proprio per difendere
a spada tratta la lingua del papiro si è aggiunto il quarto curatore dell’edizione
critica, un filologo come lei, Albio Cassio».
Ant. «Una spada eccellente, che vivaddio di storia del greco se ne intende».
SdA. «Secondo lui abbiamo nel papiro
una rara e perciò tanto più pregiata attestazione degli usi di quello che voi antichisti chiamate il greco asiano, quasi tutto perduto».
Ant. «Sarebbe una vera delusione per
noi filologi, se il mitico greco asiano fosse
questo: un greco ellittico e pieno di sviste».
SdA. «Per parafrasare il vecchio Shakespeare, ci sono più cose tra la terra e il
cielo di quante lei possa pensare. Con
che diritto esclude dal greco antico le
anomalie stilistiche di questo cruciale reperto?».
Ant. «E allora mi spieghi quelle di contenuto. Per esempio le Colonne d’Ercole:
Artemidoro era l’unico geografo antico a
metterle tra l’isola di Gades e la terraferma, mentre nel papiro sono già dove sono ora».
SdA. «Tanto meglio, scusi».
Ant. «Vedo che lei non s’intende di trasmissione dei testi. Si intenderà almeno
di immagini: mi spieghi da dove viene
quella strana mappa che decora il papiLO STORICO DELL’ARTE
«E vuole che Settis non se ne
sia accorto? Quei disegni
anticipano il Rinascimento»
ro, lontanissima da tutti gli altri esempi
antichi».
SdA. «Una testimonianza eccezionale, la
prima nel suo genere!».
Ant. «Allora anche i disegni, quella mano
per esempio che sembra copiata pari pari da Raffaello, sarebbero i primi nel loro
genere? E Raffaello un tardo epigono del
papiro di Artemidoro? Per non parlare
dello strano bestiario astrologico, di cui
Canfora e i suoi ritengono impossibile
una datazione antica».
SdA. «Non le consiglio di intromettersi
in questa materia. Vuole che un grandissimo storico dell’arte come Settis non se
ne sia accorto prima di lei e di Canfora?
E se ha sostenuto e sostiene l’antichità di
quella mano, di quelle bestiole e degli altri disegni che tanto anticipano l’arte del
Rinascimento, vuole che non lo faccia a
ragion veduta? E non sia anzi per questo
che ha così insistito a fare acquistare un
papiro tanto costoso quanto, appunto, eccezionale?».
Ant. «Qui la voglio, parliamo dell’acquisto. Se il venditore lo ha recuperato dal
cartonnage di una mummia, quella specie
di cartapesta che usavano gli imbalsamatori, perché non sembra esserci più traccia della fantomatica maschera, che sarebbe l’unica vera prova per una datazione al I secolo?».
SdA. «Eh no, a provarla ci sono le analisi
chimiche fatte fare da Settis».
Ant. «Ma quelle esibite da Canfora sulla
composizione dell’inchiostro dicono il
contrario. E i massimi papirologi internazionali non si sono ancora pronunciati».
SdA. «All'Ägyptisches Museum di Berlino, la più prestigiosa istituzione papirologica del mondo germanico, dovranno farlo».
Ant. «E trionferà la verità. Come dicevano i nostri avi latini, “Amicus Plato sed
magis amica veritas”, ossia Platone è un
amico, ma la verità lo è di più».
SdA. «Non faccia il ratzingeriano. La verità è sempre relativa, quindi è meglio affidarsi a una riflessione, a un metodo di
indagine, insomma a un maître-à-penser».
Ant. «Amica veritas sed magis amicus
Plato», dunque, secondo lei. Sì, su questo, ma solo su questo, posso essere d’accordo».