SETTEMBRE
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SETTEMBRE
NUOVA SERIE – Anno XVII – Numero 4 – Settembre 2014 Speciale Papa Francesco in Albania Un nonno che ha vissuto un’esperienza talmente speciale e vuole raccontarla al più presto a figli e nipoti. Un Bergoglio entusiasta, che ripercorre tappa dopo tappa le 14 ore di visita in Albania: un diario di bordo delle impressioni ed emozioni vissute da Papa Francesco nel paese delle aquile. Sorpreso e commosso sino alle lacrime per aver toccato con mano la sofferenza di un intero popolo e aver conosciuto dei martiri. L’esperienza vissuta è il punto forte della nazione che attualmente la rende un modello quasi unico nel mondo e che a Francesco è sembrato “importante” incoraggiare. Questo messaggio il Papa l’ha affidato all’intera popolazione albanese che – dice – “ho visto entusiasta e gioiosa nei luoghi degli incontri e delle celebrazioni, come pure nelle vie di Tirana”. Ai “fratelli e sorelle dell’Albania” rinnova l’invito “al coraggio del bene, per costruire il presente e il domani del loro Paese e dell’Europa”, Speciale Papa Francesco in Albania Visitare l’Albania “è nato dal desiderio di recarmi in un Paese che, dopo essere stato a lungo oppresso da un regime ateo e disumano, sta vivendo un’esperienza di pacifica convivenza tra le sue diverse componenti religiose”. Nell’incontro interreligioso all’Università “Nostra Signora del Buon Consiglio”, “ho potuto constatare, con viva soddisfazione, che la pacifica e fruttuosa convivenza tra persone e comunità appartenenti a religioni diverse è non solo auspicabile, ma concretamente possibile e praticabile”. “Si tratta di un dialogo autentico e fruttuoso - precisa - che rifugge dal relativismo e tiene conto delle identità di ciascuno. Ciò che accomuna le varie espressioni religiose, infatti, è il cammino della vita, la buona volontà di fare del bene al prossimo, non rinnegando o sminuendo le rispettive identità”. Alle parole del Papa, noi di Agimi ci siamo commossi, pensando quanto abbiamo gioito e sofferto nell’usare gli stessi termini parlando del popolo albanese ogni volta che in 23 anni siamo tornati in Italia. Agimi nella moschea di Tirana Pag. 3 Speciale Papa Francesco in Albania L’Albania è “un esempio non solo di rinascita della Chiesa ma anche di pacifica convivenza tra le religioni. I martiri non sono degli sconfitti, ma dei vincitori”. Nella loro eroica testimonianza “risplende l’onnipotenza di Dio che sempre consola il suo popolo, aprendo strade nuove e orizzonti di speranza”. Già nel dicembre 1992 il Signore ci ha concesso di incontrare Anastasios Janullatos a Girocastro ed esprimere in un fraterno abbraccio il desiderio di metterci a servizio di un popolo che anche nell’esperienza fondante della comunità cristiana e della società civile dava testimonianza di ecumenismo: famiglie con padre musulmano, madre ortodossa e figli che chiedevano il battesimo cattolico. Guardando questa immagine, il vescovo cattolico bizantino di Lungro (arbëresh) che partecipa alla concelebrazione con il Papa, con cardinali, con vescovi cattolici di rito latino, ci tornano in mente le emozioni vissute nel 1992, quando per la prima volta abbiamo celebrato, con Mons. Lupinacci, allora vescovo bizantino di Lungro, nella chiesa di Valona e nella cattolico-bizantina di Elbasan, avendo alle spalle e davanti i canestri, del campo di basket del regime comunista, ma circondati da una folla di uomini e donne che per permettere un minimo di dignità alla celebrazione e alla preghiera si erano subito adoperati a lavare il pavimento, portando le sedie dalle case e illuminando l’ambiente con ceri e lumi vari. La chiesa cattolico-bizantina di san Pietro, accanto alla chiesa ortodossa: anche questa è l’Albania che ha entusiasmato Francesco. Pag. 4 Speciale Papa Francesco in Albania Le lacrime versate dal Pontefice dopo la testimonianza di un sacerdote e una religiosa perseguitati durante il regime comunista. Quella “è stata l’occasione per fare grata memoria, con accenti di particolare commozione, dei numerosi martiri della fede”, ammette il Santo Padre. “Grazie alla presenza di alcuni anziani, che hanno vissuto sulla loro carne le terribili persecuzioni, è riecheggiata la fede di tanti eroici testimoni del passato”. don Ernesto Troshani Questi hanno seguito Cristo fino alle estreme conseguenze”, in virtù di quella “unione intima con Gesù” da cui è scaturita “la forza di affrontare gli avvenimenti dolorosi che li hanno condotti al martirio”.“La nostra forza è l’amore di Cristo”, e non c’è n’è un’altra. Essa non scaturisce “dalle capacità organizzative o dalle strutture” della Chiesa, per quanto necessarie. Solo il rapporto di amore con Gesù – ha ribadito Papa Francesco - è la vera forza “che ci sostiene nei momenti di difficoltà e che ispira l’odierna azione apostolica per offrire a tutti bontà e perdono, testimoniando così la misericordia di Dio”. suor Maria Kaleta, Stimattina Pag. 5 Speciale Papa Francesco in Albania L’omelia di papa Francesco è ruotata attorno a tre nuclei, che a ben vedere sono le tre ragioni del suo interesse per il caso albanese e dell'inserimento di quest'ultimo nella sua azione pastorale: il Papa ha ricordato l'eroico martirio dei cattolici, le sofferenze degli ortodossi e dei musulmani (sempre nominati in quest'ordine) durante le persecuzioni del regime comunista; ha ricordato lo "spirito di comunione" vigente tra le rinate comunità religiose albanesi, "esempio per l'Europa" e antidoto ad ogni deriva estremista. Ha sottolineato il ruolo dei giovani nella costruzione di un futuro diverso, fondato su amore, libertà, giustizia e pace. "Sono venuto a rendervi grazie per la vostra testimonianza e per incoraggiarvi a far crescere la speranza dentro di voi e intorno a voi... Sono venuto a incoraggiare le nuove generazioni, questo è un popolo giovane, e dove c'è giovinezza c'è speranza. Fate come la vostra aquila, che vola alto, ma mai si dimentica del nido...". La Madonna del Buon Consiglio vi guidi e vi accompagni con materna tenerezza. Pag. 6 Speciale Papa Francesco in Albania Una delle colonne portanti per Agimi è stato ed è “il dialogo interreligioso ed ecumenico”. Già dal maggio ’92 ogni incontro, ogni intervento in Albania e in Italia, non avrebbe potuto realizzarsi se non ci fosse stata la certezza che questa era l’UNICA strada su cui camminare ed avanzare e che il Signore l’avrebbe benedetta e sostenuta, così come è avvenuto per questi 24 anni di vita!.... Non potevamo mancare all’appuntamento con Papa Francesco, come fummo presenti e in molti alla visita di san Giovanni Paolo II in Albania. Il cuore di tutti noi era carico di emozioni nel ritrovarci dopo aver accolto i vari Messaggi di Papa Francesco che ci stimolano a continuare il cammino …”l’aquila non dimentica il suo nido, ma vola nelle altezze..” è per i giovani di età e di spirito! Il cammino del dialogo interreligioso, il cammino della solidarietà, il cammino degli scambi culturali, il cammino della tradizione e dell’antico tesoro di un popolo! Si, continuare il cammino è l’incoraggiamento di Papa Francesco! Pag. 7 Speciale Papa Francesco in Albania La maggior parte delle strade erano addobbate con bandiere del Vaticano e dell'Albania. Nel viale principale erano state affisse anche le fotografie dei 40 martiri albanesi morti per la fede in Cristo. Lungo tutto il viale sul quale per circa 50 anni erano sfilati i simboli dello stato ateo i testimoni della fede di ieri sino al martirio e della fede di oggi: suore di clausura, religiose impegnate nel servizio dei fratelli e sorelle più poveri, laici gioiosi ed esultanti che acclamavano papa Francesco e partecipavano alla celebrazione dell’Eucaristia: cattolici ed ortodossi, musulmani e appartenenti ad altre comunità di credenti, come i Bektashì. “Non avrei mai immaginato di percorrere lo storico e bellissimo viale di Tirana, da piazza Skanderbeg a piazza Madre Teresa di Calcutta, portando con me Gesù, presente nell’Eucaristia, per donarlo quale pane di vita ai cristiani albanesi” – ci ha confessato don Giuseppe, nostro presidente di Agimi - . “Un’emozione grande che in verità avevo cercato di evitare, mettendomi tra i sacerdoti che non erano stati incaricati di tale compito”. “Ma quando il diacono ha cantato ad alta voce dall’ambone: Zoti qoftë me ju.( Il Signore sia con voi), ho sentito un brivido nell’anima e nel corpo e quasi una chiamata a portare Gesù su quella strada dalla quale era stato bandito il suo nome per tanti anni Pag. 8 Speciale Papa Francesco in Albania All’intera popolazione albanese ha detto: “ho visto entusiasta e gioiosa nei luoghi degli incontri e delle celebrazioni, come pure nelle vie di Tirana”. “Ho incoraggiato tutti ad attingere energie sempre nuove dal Signore risorto, per poter essere lievito evangelico nella società e impegnarsi, come già avviene, in attività caritative ed educative”. Nelle splendide e lusinghiere parole del Papa l'Albania diviene terra della tolleranza, del rispetto reciproco, del dialogo interreligioso, un vero e proprio esempio di convivenza pacifica in grado di rispondere agli odi e agli estremismi dilaganti in altre zone del pianeta. Un Papa che sorride e fa sorridere il bimbo, figlio del premier Edi Rama. Pag. 9 Speciale Papa Francesco in Albania PAPA FRANCESCO BACIA L’ ALBANIA Dal punto di vista albanese il messaggio più forte è stato quello maggiormente calato nell'odierna realtà locale, quando il Papa si è rivolto nuovamente ai giovani cittadini della nuova Albania capitalista, scandendo per ben tre volte un deciso "no all'idolatria del denaro e alla falsa libertà individualista". Il boato che ne è seguito è il boato di chi evidentemente si riconosce più nel proprio peccato che nelle proprie virtù. Pag. 10 Speciale Papa Francesco in Albania La venuta di Papa Francesco in Albania non poteva non stimolare ad incontrarci e, da Girocastro,, Libohove, Rreshen, Durazzo, Berat, Skrapar. Grazie al lavoro di Nikoll Toma e all’aiuto delle piccole sorelle di Gesù che tanto hanno lavorato per questo storico evento ci siamo riuniti con parte del Comitato di Garanzia, don Giuseppe, Gallipoli, Satriano, Otranto, Bolzano, Riccione, Rimini, e grazie alla generosa accoglienza della Famiglia di Edmond, Lina, Loris, Andrea e dei suoi genitori. L’amicizia profonda e fraterna in Agimi, lo sguardo positivo, rispettoso di coloro che hanno un’altra fede, un’altra cultura, altre tradizioni ci hanno sempre uniti tra di noi e con gli altri. Tirana, la Piazza di Madre Teresa, tutta la città, pur se con la pioggia, brillava di foulards gialli, bianchi come raggi di sole che facevano capolino, con la scritta “INSIEME CON IL SIGNORE VERSO LA SPERANZA CHE NON INGANNA”. Un giornale ha intitolato: Papa Francesco ha indicato al mondo la luce del popolo albanese …. Una ricchezza incalcolabile in Albania la convivenza interreligiosa ed ecumenica. PI Pag. 11 Speciale Papa Francesco in Albania E’ incredibile come ognuno si sia sentito coinvolto nel rendere la città accogliente, quanta collaborazione e dialogo al di là delle differenze di fede e non... Tante iniziative sono state organizzate a tutti i livelli, culturali, religiosi, tra associazioni diverse e tutte molto partecipate. Alla TV si è svolto un incontro di tutti i responsabili religiosi degli albanesi in diaspora, Kosovo, Macedonia, Montenegro, arbëresh, Albania, e ci ha molto colpito la semplicità e stima reciproca espressa così apertamente. In un momento storico tanto difficile e doloroso è importante che ci siano segni positivi che alimentano la speranza. Papa Francesco ha consegnato a questo piccolo grande popolo un particolare messaggio: l'Albania ha conosciuto lunghi anni di martirio e questi non passano mai invano; il chicco di grano caduto in terra se muore, porta molto frutto! Tutte queste sollecitazioni ci hanno introdotto nel grande avvenimento che tutti insieme abbiamo vissuto come figli di una unica madre, la Chiesa e l’Albania. Pag. 12 . Speciale Papa Francesco in Albania AGIMI BOLZANO AGIMI RIMINI Non poteva assolutamente mancare Roberto Cucchiaro, presidente di Agimi Bolzano, in un evento così importante, storico ed unico: la visita di Papa Francesco in Albania. Ha condiviso con noi tutti i momenti programmati sia per ascoltare il Papa, sia per partecipare all’Eucaristia celebrata in piazza Madre Teresa di Calcutta, che all’assemblea dei presidenti Agimi d’Albania, tenutasi per gioire dell’evento e per ricordare a tutti i presenti l’impegno di collaborazione tra Agimi e i diversi distretti del paese delle aquile. Molti sono i progetti realizzati da Agimi Bolzano in Albania e molti quelli in programma. In fila per incontrare il Papa ci siamo messi anche noi di Rimini. Insieme con noi, giovani riminesi con genitori di origine albanese, che per la prima volta sono andati in Albania e riminesi, anch’essi qui per prima volta. Ci siamo aggregati a molti altri soci di “Agimi Italia” che da decenni lavorano nell’attività di scambi culturali e solidarietà sociale fra le due sponde dell’adriatico. Tornati a Rimini più ricchi e più decisi come ambasciatori di pace per una convivenza civile e sociale rispettosa delle varie credenze anche nel territorio riminese, come una testimonianza vera vivente ed esempio per le altre comunità immigrate residenti nel territorio. AGIMI GALLIPOLI AGIMI SATRIANO Abbiamo accolto l’invito e con tanta felicità nel cuore siamo partiti. Un viaggio particolarmente speciale per me, tanto emozionato, per questo grande evento in Albania. La partecipazione è stata diversa da tante altre volte, perche ha dato forza e speranza agli albanesi, specialmente ai giovani, giovani che abbiamo visto crescere e conosciuto in tutti questi anni e con loro abbiamo condiviso la nostra vita e continueremo a farlo nel rispetto e nella CARITA’. Abbiamo trascorso delle ore felici, ci guardavamo emozionati per quanto eravamo uniti a pregare, a piangere e a continuare a sperare: AMANDO. Un abbraccio a tutti e ….. GRAZIE. Antonio PACCIOLLA Grande è stato l’impegno di Pinuccio Spera e di tutti i membri di Agimi Satriano per l’Albania in genere e per alcune situazioni personali e familiari in particolare: famiglie, istituzioni, singole persone ed in particolare soggetti con gravi difficoltà come i bambini non vedenti hanno trovato in Agimi Satriano e nelle istituzioni regionali e cittadine di Potenza grande accoglienza e disponibilità anche per impegni elevati, sia dal punto di vista economico che sociale. Un giovane albanese non vedente è stato operato alla testa nell’ospedale regionale di Potenza. Tutto questo e tanto altro aiuto era importante che fosse presentato nel silenzio al popolo albanese riunito attorno a papa Francesco. Grazie, Pinuccio, per la tua presenza e la tua testimonianza sincera e gioiosa. Presidente, Edmond Kumaraku Pag. 13 Vizita e Papa Françeskut në Shqipëri u nderua edhe në mërgatën shqiptare! La visita di Papa Francesco ha reso onore anche a noi albanesi emigrati! Nga Asllan Dibrani Në Shqipëri ka bërë jehonë vizita e Papa Françeskut në mediat ndërkombëtare. Thuajse secila gazetë prestigjiozeve botërore e kanë raportuar dhe komentuar në mënyra të ndryshme.Reportazhe, artikuj dhe komente mediale e përshkruan itinerarin e ceremonisë të kreut të Vatikanit dhe shton se kjo vizitë shihet si një mbështetje për përpjekjet e Shqipërisë për t’u rreshtuar dhe afruar me Perëndimin, dhe integrimin e saj si pjesë e Bashkimit Evropian. Me një vëmendje të veçantë për këtë vizitë historike të Papa Françeskut në Tiranë, u prononcuar edhe disa media televiziv drejtpërsëdrejti siç ishin Televizioni “Rai 1” italian "SNN" amerikan etj, duke pasqyruar ardhjen e Atit të Shenjtë në Shqipëri .Këtë takim historik dhe me vlera prestigjioze kombëtare e përcollën të gjitha mediat shqiptare kudo që janë . Takimet presidenciale dhe qeveritare ja shtuan vlerën këtij takimi ,nga e cila botërisht u pa mikpritja dhe traditat shqiptare për miqtë e vet. Takime të ngjashme u bënë edhe në mërgatën shqiptare në shumë shtete , po veçojmë takimin në kishën shqiptare të Shtutgardit , pasi që ishte edhe ditë e diele . Këtu u koordinuar mesha javore , po edhe takim kushtuar Papa Françeskut në Tiranë. Këtu çdo të diele takohen m e qindra besimtar , po edhe kësaj here ishte e ngjashme , me një numër të madh njerëzish. Pati edhe disa qe u vonuan për ceremoninë e meshës nga se ishin përqendruar pran ekraneve televizive në përcjelljen e vizitës së Papës në Shqipëri qe u transmetonte drejtpërsëdrejti ky takim. Pag. 14 IL SOGNO DISPERATO DEL CALIFFATO ISLAMICO 3 di Samir Khalil Samir 5. Ricostruire una cultura aperta In realtà, l'unica via per riconquistare la nostra dignità è ricostruire culturalmente l'uomo arabo e musulmano, ripensando le leggi, applicando i diritti umani, rafforzandoli, andando nel senso di una cultura aperta, che solidarizza con tutto il mondo. Invece vediamo il diffondersi di una cultura della divisione, che è un passo indietro. Guardiamo al califfato abbasside e domandiamoci: da dove è venuta la sua grandezza? Essa è venuta dall'unione fra tutte le parti dell'antico impero musulmano. Dal punto di vista culturale più che gli arabi, vi hanno contribuito iraniani, afghani, balkh, cristiani di lingua siriaca... Era una visione aperta che dava spazio a tutti, pur privilegiando il mondo arabo islamico. Oggi la cultura è basata sui diritti umani della persone e la solidarietà fra i popoli. E noi cosa facciamo? Cerchiamo di giustificare e riportare tutti a un modo di vivere che risale a un periodo passato (il VII secolo), tipico di una regione beduina e desertica: questo non può essere una soluzione per il XXI secolo. 6. L'errore ideologico dell'islam L'errore del mondo islamico è a livello ideologico. Esso porta a guerre di tipo ideologico: culturale, religioso, storico, ma mai basate sulle vere esigenze della gente. La gente araba chiede soluzioni ai bisogni essenziali; uguaglianza fra uomini e donne; fra musulmani e non musulmani; ricchi e poveri (nel mondo arabo il povero non ha mai voce!). Invece di prendere il meglio della civiltà moderna e assimilarlo, noi cerchiamo la soluzione andando indietro. Ciò suppone, sia per gli israeliani che per i palestinesi, la decisione di cercare una soluzione A causare questo errore ideologico, vi è pure una responsabilità dell'occidente: esso deve migliorare la relazione con il mondo arabo. Fra di noi, l'occidente è visto come un luogo immorale, senza valori. E in parte è vero. L'occidente è visto come la guida del mondo, che però attua il suo dominio anche con le armi, con la legge del più forte. Guardando questi elementi, il mondo musulmano rifiuta il progetto occidentale, troppo "umano", e spera in un "progetto divino", che è la sharia. In realtà la sharia non ha nulla di "divino": essa è la sedimentazione delle regole tribali e beduine del IX e X secolo, e nulla hanno a che fare con il Corano, che è del VII secolo, o con il profeta Muhammad. Purtroppo anche se questa idea è condivisa dalla maggior parte della popolazione, i capi politici, soprattutto quelli più ricchi, continuano a mantenere viva questa idea della sharia come una cosa "santa", difendendo la cultura beduina e del deserto, essendo loro i discendenti di quell'epoca. Ma essi non sono e non potranno mai essere un modello per il mondo musulmano. 7. Israele, l'islam e la teoria del "complotto" La crisi del mondo islamico si è acuita anche con la fondazione dello Stato d'Israele, una creazione ingiusta perché nata sul territorio di un altro Stato che non era per nulla colpevole della Shoah. La disfatta del 1948 e poi del 1967 ha mostrato fino a che punto il mondo arabo (e il mondo islamico) fosse in ritardo, e ha suscitato tutte le rivoluzioni arabe e l'animosità contro l'Occidente, oltre che l'odio per Israele (e per alcuni contro ebrei e cristiani). Ma da questa creazione, essendo ormai un fatto storico, non si può tornare indietro. Per entrare nella prospettiva di maggiore collaborazione internazionale, dobbiamo lavorare per una soluzione alla questione israelopalestinese.giusta anche se mai perfetta, perché entrambi hanno ricevuto torti e procurato ferite. Di fronte a questa situazione politico-militare, da noi molti vedono la mano d'Israele (e degli Stati Uniti) in tutto ciò che succede in Medio Oriente. Anche nella creazione dell'Ei, si sospetta il loro zampino per dividere il mondo arabo e rimescolare le carte della regione. Pag. 15 IL SOGNO DISPERATO DEL CALIFFATO ISLAMICO 4 Io sono contro la teoria del "complotto", perché ci indebolisce di più, ci rende irresponsabili della nostra sfortuna. E se questa teoria è vera, allora siamo noi arabi gli stupidi: alla fine chi fa le guerre intestine, nella regione, nel mondo arabo? Siamo noi. E anche se ci lasciassimo abbindolare così facilmente, la nostra responsabilità rimarrebbe. Che questa situazione di divisione del mondo arabo e islamico dia forza a chi è nemico del mondo arabo, è evidente. Ma favorire la divisione e la guerra è una cattiva politica perché elimina la pace per tutti, anche per Israele. Israele potrà continuare a espropriare territori ai palestinesi, ma arriverà al punto che dovrà tenersi, in uno stesso Stato, israeliani e palestinesi, assumendo quindi al suo interno elementi in lotta. L'unica via è la collaborazione. Gli aderenti alla teoria del "complotto" accusano gli Stati Uniti e alcuni Paesi europei di aver facilitato questo genocidio interno al mondo islamico. Di nuovo, la colpa è nostra. Il problema è nato da noi in Siria, perché il governo di Damasco, oltre che dittatoriale, è un governo della minoranza alauita. Un problema politico e sociale interno alla Siria, si è trasformato in una guerra religiosa fra sunniti e sciiti, una guerra che risale al settimo secolo! Anche la soluzione proposta da Abu Bakr al-Baghdadi è quella del settimo secolo, quando Maometto si è messo a combattere tutte le tribù arabe che non credevano in Dio (e nella sua missione), organizzando più di sessanta razzie (= ghazwa) in una decina di anni (622-632) secondo la più antica biografia del Profeta dell' Islam, il Kitâb al-Maghâzî ("Libro delle spedizioni") di al-Wâqidî. Conclusione: Ricostruire la società araba coi valori comuni Se davvero vogliamo ricostruire la società araba, sono necessarie alcune scelte fondamentali: 1. Noi arabi dobbiamo imparare a convivere sulla base di valori comuni, senza fare guerre a motivo di differenze religiose. E in secondo luogo, dobbiamo pensare alla solidarietà nei Paesi e nella regione. Non è possibile che vi siano arabi superricchi e gente che fa fatica a sopravvivere: queste differenze incoraggiano le guerre. 2. Ad un altro livello, c'è anche da collaborare in tutta la regione, soprattutto con Israele, per la pace coi palestinesi. Ogni passo verso la pace in questo senso potrà facilitare i rapporti anche con l'Occidente. 3. Un'altra urgenza è che i Paesi arabi stilino delle costituzioni ispirate alla giustizia, all'uguaglianza, ai diritti umani, alla pace, senza fare distinzioni tra sessi o religioni. 4. E infine occorre ripulire la società dalla corruzione. I nostri Paesi annegano nella corruzione. In Egitto, per esempio, molte persone non vanno in ospedale perché sanno che ogni servizio, anche il più semplice, può essere elargito solo se paghi una piccola bustarella. Per un intervento chirurgico, una pastiglia quotidiana, un'iniezione devi pagare, altrimenti non ti curano! Questo movimento del califfato non rispetta nessuno di questi 4 principi. Perciò non avrà successo, anzi rafforzerà le discriminazioni basate su norme stabilite più di 1000 anni fa. La stragrande maggioranza dei musulmani vuol vivere secondo valori autentici e attuali; solo i salafiti vogliono tornare all'epoca medievale! La soluzione è entrare in una visione di collaborazione internazionale interaraba, per costruire una civiltà nuova, integrando gli elementi positivi della modernità e i valori contenuti nella tradizione islamica. Fuori di questo, il mondo arabo non farà che regredire, e - ciò che è peggio - lo farà in nome della religione, cioè dell'Islam. E' tempo di salvare l'Islam, lottando contro il fanatismo religioso. Fine Pag. 16 CARDINALI E VESCOVI in Albania 21.09.2014 Card. Pietro Parolin - SEGRETARIO DI STATO Card. Giuseppe Versaldi - Presidente della prefettura degli affari economici della Santa Sede Delegato pontificio per la congregazione dei Figli dell'Immacolata Concezione + Giovanni Angelo Becciu - Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato + Dominique Mamberti - Segretario per i Rapporti con gli Stati Segretario della Commissione Interdicasteriale per le Chiese dell'Est Europa + Ramiro Moliner Inglés – Nunzio Apostolico in Albania Vescovi in Albania: + Angelo Massafra + Rrok Mirdita + Lucjan Avgustini + Ottavio Vitale + Cristoforo Palmieri + Hil Kabashi + George Frendo Da altri Paesi: + Dode Gjergji - Kosovo + Zef Gashi - Montenegro + Mons Wolfang Iport (delegato Conferenza Episcopale Germania) + Mons Tomo Vuksic (delegato Conferenza Episcopale Bosnia-Erzegovnia) + Mons Petru Gerghel (Vescovo di Iasi - Romania) + Mons Ilija Janjic (Vescovo di Kotor - Montenegro) + Mons Kiro Stojanov (Vescovo di Skopje - Macedonia) + Mons Joan Robu (Presidente Conferenza Episcopale Romania) + Mons Donato Oliviero (Eparca di Lungro - Italia) + Mons Nicole de Angelis (Vescovo Emerito si San Peterbourgh - Canada) In questo numero SPECIALE PAPA FRANCESCO IN ALBANIA DIRETTORE RESPONSABILE: don GIUSEPPE COLAVERO - Cell. +39 368 38 65 055 – Chiuso il 30/09 /2014 - • REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI LECCE N. 670 DELL'11/12/1997.