Scritti eucaristici - Adorazione eucaristica

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Scritti eucaristici - Adorazione eucaristica
Dagli Scritti, Messaggi e Discorsi di Papa Giovanni XXIII
“La terra vive, si muove ed ha la sua esistenza permanente nel Sacrificio della S. Messa“ (21-11-1961)
“La Santa Messa suscita la più intima familiarità dell’uomo con il suo Signore, con colui che l’ha creato e
redento“ (28-2-1960)
“Durante il santo sacrificio della Messa, il Sangue di Cristo Gesù è disceso sopra le nostre spalle, le nostre
vite, le nostre anime. Esso ci santifica, ci redime, ci inebria“ (10-9-1961)
“S. Filippo Neri, in estasi, vide nell’Ostia, al momento della benedizione, la folla inginocchiata e Gesù che
la benediceva, come se questa fosse la naturale occupazione della sua bontà nel Santo Sacramento.
Oh! Grazie che Gesù vivente con noi ci elargisce la benedizione. Dalla mia infanzia io fui educato a fare
tre volte il segno della croce sotto il gesto benedicente col santo Ostensorio. Gesù è infatti descritto nel
Vangelo nell’atto di benedire tre volte. Egli benedisse i fanciulli, benedisse il pane e il calice nell’Ultima
Cena, benedisse i discepoli nel momento di lasciarli ascendendo al cielo, preannunciando la grande
benedizione del giudizio finale.
Oh, la benedizione eucaristica, segno della più grande familiarità di Gesù con la nostra povera vita. Dio
con noi ! Essa scende sui fastidi e sulle nostre afflizioni, sulle inquietudini e sulle tentazioni, sulle
mancanze e sulle debolezze che non gli nascondiamo in quel momento; ma anche su tutti i lati più deboli
del nostro spirito, sulle circostanze di cui non scorgiamo ancora i pericoli, sugli spiriti malefici che cercano
di snervarci e di stupirci, sul nostro angelo custode che sta in nostra compagnia, quasi a rimunerarlo delle
sue caritatevoli sollecitudini per noi“ (SD,III,663).
“L’Eucaristia, infondendo nel cuore dell’uomo una nuova energia – l’amore soprannaturale – rafforza,
canalizza e purifica l’affetto umano, facendolo più solido ed autentico. Quando l’uomo porta nel suo cuore
il suo Dio, rimane tutto armonizzato in sè stesso“ (15-2-1959)
“Nell’intimo contatto con Gesù, Parola vivificante e Cibo sostanziale, la vostra fede si rinsalda, la speranza
si eleva a soavi certezze, e la carità diventa più ardente” (1-8-1962)
“Nel divino sacramento il Signore rimane in mezzo al silenzio per ascoltarci tutti“ (25-3-1962)
“Nell’Eucaristia il popolo di Dio, illuminato dalla predicazione della fede, nutrito del corpo di Cristo, trova
la sua vita, la sua crescita e, se v’è bisogno, rinsalda la sua unità“ (1-8-1959)
“L’Eucaristia è per sua natura sacramento di unità e di pace.
Tutti quelli che si gloriano del nome cristiano, se la ricevono con spirito di pietà e di santità, si uniscono
intimamente con Dio e fra di loro con un vincolo stretto che li costituisce una società, una assemblea, un
corpo.
Niente di più contrario a quanti si nutrono di questo cibo che le inimicizie, gli odii, le invidie che spezzano
l’unione fraterna” (2-8-1959)
“Il sacramento dell’Eucaristia, immagine vivente e meravigliosa dell’unità della Chiesa, ci comunica
l’Autore stesso della grazia soprannaturale affinché di Lui prendiamo quello spirito di carità che ci faccia
vivere con la nostra vita, quella di Cristo stesso ed amare il Redentore in tutte le membra del suo corpo“
(13-8-1963)
“Le devozioni private sono degne di rispetto, hanno il loro valore; ma niente, nella stima del cristiano,
deve essere collocato al di sopra del santo sacrificio della Messa” (1-1-1961)
La forza di mantenere la vostra risoluzione la troverete sempre presso il santo altare ove si svolge, per il
più grande bene delle nostre anime, la memoria della sua passione“ (1-1-1961)
“Ciò che conta, in una buona comunità cristiana, quasi un termometro del vero fervore spirituale, è
l’amore a Gesù nel suo sacramento, la familiarità con il Tabernacolo, la graziosa compagnia e quella
solitudine misteriosa e benedicente” (DMC, I, 349)
“Prego con fervore davanti al Santissimo Sacramento, vero pane celeste che veramente darà la vita al
mondo. Come è bello Gesù troneggiante dal prezioso altare!
Oh, come la questione sociale, questione di vita, non solo materiale ma dello spirito, attraverso l’agitarsi
delle menti, i lamenti dei diseredati, il lavoro febbrile delle anime apostoliche, le lotte, le disillusioni, i
trionfi, mi appare più degna della mia attenzione, del mio interesse, dei propositi ardenti e dell’opera mia,
quando mi pare di vedere Gesù come il sole di primavera che si leva sul vasto mare; il volto sereno e
mite, il cuore sfolgorante di luce che circonda, pervade ogni cosa! O Cuore divino tu sei la soluzione di
ogni problema. La soluzione di ogni difficoltà è Cristo. In te riposano le nostre speranze, da te ci
aspettiamo la salvezza“ (GdA, 381)
“Gesù mi vuole tutto là, dove è la fonte di ogni bene, al suo Sacro Cuore, misteriosamente palpitante
dietro i veli eucaristici.
Tra le prime orazioni che ho imparato, ricordo la bella giaculatoria che oggi mi è così caro ripetere: Dolce Cuor del mio Gesù, fa che io t’ami sempre più. - Mi pare che la mia vita sia destinata a svolgersi
alla luce illuminante del tabernacolo, e nel Cuore di Gesù debba trovare come la soluzione a tutte le mie
difficoltà. Mi pare che sarei pronto a dare il mio sangue per il trionfo del Sacro Cuore. Il mio desiderio più
ardente è di poter fare qualcosa per quel caro oggetto di amore.
A volte il pensiero della mia superbia, del mio amor proprio incredibile, della mia grande miseria, mi
atterrisce, mi sgomenta, e perdo il coraggio; trovo però subito argomento di conforto in quelle parole che
Gesù disse alla beata Margherita Maria Alacoque – Io ho scelto te a rivelare le meraviglie del mio Cuore,
perché sei un abisso di ignoranza e di miseria”. (GdA, 416-418)
“È la comunione ad infondere la risolutezza e il coraggio, che nessun intervento o scienza dell’uomo può
riuscire ad ottenere da noi.
Essa dona incomparabili energie che occorrono per il compimento del proprio dovere, per avere pazienza,
per operare contro tutto e contro tutti, non certo in battaglia, ma resistendo, conquistando, diffondendo
lo spirito di santificazione e di apostolato sociale“ (MP)
“Gesù vi è prigioniero di amore. Sia il tabernacolo prezioso o povero. Gesù è sempre là. Il buon
parrocchiano di Ars che venne sorpreso dal suo santo curato in atto di fissare la dimora di Gesù senza che
le labbra si muovessero a preghiera, rispose con semplicità: - Io lo guardo e penso che anche Egli mi
guardi; e questo mi nutre e mi sostiene. Nella sola contemplazione degli occhi, dunque, può esservi la preghiera. Nella odierna vita frenetica,
questo starsene in compagnia di Gesù, subisce un rallentamento. Anche tra le anime più devote si sente
ripetere, a volte: la vita è così intensa che non abbiamo la possibilità di ragionare un poco con il Signore.
Eppure, proprio sulla visita al Santissimo Sacramento, esiste una letteratura copiosa, attraente e gustosa.
Dovremmo avvalercene a nostra consolazione, a delizia recondita delle nostre giornate, qualche volta
tiepide e incerte“ (DMC,II,59)
“Oh! L’altare, l’altare, dove il libro divino ed il calice rappresentano i due segni più alti e più sacri delle
comunicazioni e degli scambi tra il divino e l’umano!
La voce sacerdotale legge il libro e lo canta; le mani sacerdotali sorreggono il calice e lo benedicono.
E’ sull’altare che i due testamenti si congiungono e si compiono.
Gesù, il Verbo di Dio fatto uomo, si pone infatti sacerdote eterno in mezzo a loro: continuatore di una
tradizione sancita dal sacrificio del suo sangue, che si prolunga misteriosamente lungo i secoli per il
ministero sacerdotale, che assicura gli immensi valori spirituali della redenzione a beneficio delle anime e
dei popoli.
Non per nulla la Pasqua significa passaggio del Signore. Ed ogni Messa celebrata segna il tocco di questo
passaggio, per cui ogni giorno è Pasqua nel tempio del Signore.
È intorno all’altare infatti, e per la S. Messa, che si svolge la vita religiosa delle anime, delle parrocchie,
delle città, delle nazioni. Ed è dall’altare che si irradiano le altre forme o espressioni di culto che
costituiscono tutto l’insieme della liturgia“ (Epistola Paschalis, 18-4-1957)
“E’ dolce ripeterlo: noi siamo gli amici di Gesù. C’è dunque in noi, oltre tutto ciò che appare del viver
nostro, una vita nascosta. Una comunicazione intima di santi affetti, un pensiero fisso nella mente, per
cui l’anima nostra è sempre rivolta a lui. La nostra amicizia si manifesta più viva, quando accogliamo
Gesù nelle nostre mani che lo toccano tremanti; quando lo accogliamo dolcemente nel nostro seno.
Lungo il giorno ci accostiamo a lui più vicini per versare nel suo i sentimenti del nostro cuore, e nelle
nostre occupazioni gli mandiamo i nostri saluti amorevoli.
L’amicizia con Gesù non fa rumore al di fuori, ma traspare presto in una diffusione di soavità e di pace,
che traspare da tutta la nostra persona, nel dominio tranquillo e senza scosse delle nostre passioni, in
una gentilezza squisita e ad un tempo aggraziata nel tratto, che man mano veniamo acquistando.
L’ardore apostolico per cui un giorno potremo compiere tante opere grandi a favore dei nostri fratelli, si
viene elaborando in questo santuario segreto della nostra amicizia familiare con Gesù.
In lui apprendiamo ad amare tutti gli uomini, come egli li ha amati, affinché tutto il mondo si unisca a noi
nell’amare lui solo.
Anche la fortezza del martire si attinge a questa fonte. Teniamo, dunque, cara l’amicizia di Gesù e
vediamo di mantenerla sempre ardente e tenerissima nel nostro cuore“ (GdA, 452-454)