Fino a quando esisterà, per colpa delle leggi e dei

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Fino a quando esisterà, per colpa delle leggi e dei
IL MITO DI AURORA
simbolo: il bozzolo
Fino a quando esisterà, per colpa delle
leggi e dei costumi, una condanna
sociale che, in piena civiltà,
crea artificialmente degli inferni e complica con una fatalità umana il fato ch'è
divino; fino a quando non saranno
risolti i tre problemi del secolo: la
degradazione dell'uomo per colpa
dell'estrema povertà, la corruzione della
donna per colpa della fame, l'atrofia del
fanciullo per colpa delle tenebre; fino a
quando, in certi ambienti, sarà possibile
l'asfissia sociale; in altre parole,
e secondo un punto di vista ancor più
esteso, fino a quando vi saranno sulla
terra ignoranza e miseria, i libri come
questo non potranno non essere inutili.
V. Hugo, I miserabili
Ceruti, Giacomo (il Pitocchetto)
La piccola mendicante e donna che fila
olio su tela, Collezione privata
La durezza della vita quotidiana, le liti domestiche e le ire furibonde costituiscono gli ingredienti del focolare domestico della donna del popolo.
I figli crescono vittime della violenza che li circonda. L'ubriachezza per
questo mondo è la sola gran festa e l'unico sogno. I ricordi di famiglia affiorano e svaniscono col vinello rosso corso a fiumi. Smaltita la sbornia, ricomincia per la donna il duro lavoro, la miseria della vita, della malattia,
delle privazioni, dei giorni senza fuoco in casa, dei figli senza pane, un'esistenza implacabile, che ti schiaccia, che alla lunga, anno dopo anno, porta
nelle vecchie popolane l'ebetismo dei pensieri, delle idee, dei sentimenti.
de Goncourt, La donna nel XVIII secolo
Licinio, Bernardino (Pordenone)
Autoritratto con la moglie e i figli (particolare)
prima metà del XVI secolo, olio su tela, 118x165
Roma, Galleria Borghese
Cenerentola
Immensamente fragile si colora
d'azzurro nel buio vigile il
momento che rincorro.
Carrozza trasformati...in zucca,
e scarpa di vetro,
rimani fredda tra le mie mani,
così che io domani sappia
di non aver dormito davvero.
A. Merini
Longhi, Pietro
Battesimo
1765, olio su tela, 60x49
Venezia, Pinacoteca Querini Stampalia
UNA E PIÙ CENERENTOLE
3. Cenerentola (Perrault, Francia 1697)
4. Cenerentola (Grimm, Germania 1822)
C’era una volta un gentiluomo che in seconde nozze si pigliò
La moglie di un ricco si ammalò e, quando sentì avvicinarsi la
fine, chiamò al capezzale la sua unica figlioletta e le disse: “Sii
una moglie che più superba non s'era mai vista. Costei aveva
due figlie che in tutto e per tutto le somigliavano. Dal canto
suo, il marito aveva una ragazza molto dolce e buona: doveva
queste qualità alla mamma. La matrigna, che non poteva
soffrire le doti della giovinetta, la incaricò dei più bassi servizi
della casa. La povera ragazza soffriva tutto con pazienza.
Finito il suo lavoro, si metteva accanto al camino e si sedeva
nella cenere; la minore delle due sorelle la chiamava Cenerentola. Eppure Cenerentola, infagottata com'era nei suoi cenci,
era cento volte più bella delle sorelle sfarzosamente vestite.
sempre docile e buona, così il buon Dio ti aiuterà e io ti guarderò dal cielo e ti sarò vicina.” Poi chiuse gli occhi e morì. La
fanciulla andava ogni giorno alla tomba della madre, piangeva ed era sempre docile e buona. La neve ricoprì la tomba di
un bianco drappo, e quando il sole l’ebbe tolto, l’uomo prese
moglie di nuovo.
La donna aveva due figlie che portò con sé in casa, ed esse
erano belle e bianche di viso, ma brutte e nere di cuore. Per la
figliastra incominciarono tristi giorni. Si alzava prima che facesse giorno, portava l’acqua, accendeva il fuoco, cucinava e
lavava. La sera, quando era stanca, non andava a letto ma
doveva coricarsi nella cenere accanto al focolare. E siccome
era sempre sporca e impolverata, la chiamavano Cenerentola.