L`arte del recitar cantando Amore. Il Combattimento di Tancredi e

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L`arte del recitar cantando Amore. Il Combattimento di Tancredi e
Martedì 15 marzo 2016 ore 17
L’arte del recitar cantando Amore.
Il Combattimento di Tancredi e Clorinda.
I Parte
Amor dolente
Girolamo Frescobaldi: Ben veggio donna. Canto in stile recitativo. “Arie musicali, secondo libro”.
Sigismondo D’Indìa: Tutto il dì piango. “Libro Terzo a una e due voci”.
Amor benigno
Tarquinio Merula: Folle è ben che si crede. “Arie e Capricci a voce sola”.
Girolamo Frescobaldi: A’ miei pianti, aria a voce sola. “Arie musicali, secondo libro”.
Amor giocoso
Claudio Monteverdi: Ohimé ch’io cado. “Quarto scherzo delle ariose vaghezze”.
Claudio Monteverdi: Bel pastor. “Madrigali, libro nono”.
Raffaele Giordani
Miho Kamya
Raffaele Vrenna
Tenore
Soprano
Clavicembalo
II Parte
Claudio Monteverdi: Combattimento di Tancredi e Clorinda. “Madrigali guerrieri e amorosi. Libro ottavo”.
Matteo Sartori
Simone Baroni
Martina Sartori
Roberto Cattani
Franco Sartori
Raffaele Vrenna
Violino primo
Violino secondo
Viola
Viola da gamba
Liuto
Clavicembalo e concertazione
Raffaele Giordani
Miho Kamya
Testo / Tancredi
Clorinda
Ideazione e direzione artistica Raffaele Giordani
concerto a cura di Conservatorio Frescobaldi - Ferrara
Appuntamento al Ridotto con il Madrigale a cura Conservatorio Frescobaldi, in
agenda martedì 15 marzo alle 17. L'ha ideato il tenore Raffaele Giordani che
assieme al soprano Miho Kamiya proporrà un programma in due parti: la prima
prevede un impaginato a tema “madrigale amoroso” del tardo Rinascimento, con
composizioni di Girolamo Frescobaldi, Sigismondo d'India, Tarquinio Merula e
Claudio Monteverdi. Dello stesso Monteverdi sarà poi eseguito nella seconda
parte il celebre “Combattimento di Tancredi e Clorinda”, tratto dall'Ottavo libro dei
“Madrigali guerrieri et amorosi” dedicati alla Sacra Cesarea Maestà dell'Imperator
Federico II. Collaboreranno con Raffaele Giordani e Miho Kamiya gli strumentisti
Raffaele Vrenna clavicembalo e concertazione, Franco Sartori liuto, Matteo Sartori
e Simone Baroni violini, Martina Sartori viola e Roberto Cattani viola da gamba. Se
già i madrigali proposti nella prima parte del pomeriggio dimostrano uno stile
proiettato nel Barocco, “Il Combattimento” è a tutti gli effetti un madrigale
rappresentativo in cui, in assenza di scenografia e di azione teatrale propriamente
detta, alcune voci accompagnate da strumenti, incarnano personaggi. Fu eseguito
la prima volta nel carnevale del 1624 a Venezia a palazzo Mocenigo. Chissà se il
pubblico si rese pienamente conto di aver assistito alla nascita di una “cosa
nuovissima e destinata a essere registrata, palpitante e commovente quale si
dimostra in ogni momento, come una delle grandi conquiste della storia musicale”,
per usare la definizione dello storico della musica Alberto Basso. Certo è che il
successo fu straordinario ed in effetti l'autore stesso nella prefazione dell'edizione
a stampa dice che la nobiltà presente “restò mossa dall'affetto di essere stato
canto di genere non più visto né udito”. Ciò che a Monteverdi interessava sempre
più era la rappresentazione delle passioni opposte dell'animo umano, scopo per il
quale egli andava elaborando sempre nuove forme di espressività musicale, sia
vocale sia strumentale, alcune del tutto inedite, come il tremolo degli archi. Nulla di
meglio perciò del celebre e patetico episodio tassiano che vede l'eroe uccidere
inconsapevolmente la donna amata, una guerriera musulmana che in punto di
morte gli chiede di essere battezzata. “Per venire a maggior prova, - scrive il
musicista diedi di piglio al divin Tasso, come poeta che esprime con ogni proprietà,
& naturalezza con la sua oratione quelle passioni, che tende a voler descrivere, &
ritrovai la descrittione, che fa del combattimento di Tancredi con Clorinda, per
haver io le due passioni contrarie da mettere in canto Guerra, cioè preghiera, &
morte”. E non mancano precise indicazioni esecutive del musicista, una delle
quali, rivolta agli archi, si riferisce proprio al momento culminante, e conclusivo, in
cui Clorinda spira pronunciando le sue ultime parole, s'apre il ciel io vado in pace:
“Quest'ultima nota - avverte Monteverdi - va in arcata morendo”.