Sua maestà il pianoforte ci racconta la musica

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Sua maestà il pianoforte ci racconta la musica
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CULTURA
A INVENTARLO FU L'ITALIANO CRISTOFORi
di Stefano Darra
L
a musica è una componente essenziale
dello spirito umano, fino a divenirne un
elemento insopprimibile. Prima di nascere,
ciascuno di noi vive per lunghi mesi nel grembo materno e ogni attimo è scandito dal ritmo
del cuore della mamma. Nessuno dei popoli
primitivi studiati dagli antropologi ignorava
l’uso dei suoni. Gli uomini primitivi, attenti ai
fenomeni naturali e intimoriti dal fatto di non
poterli controllare, consideravano questi suoni
come voci divine e ben presto la musica venne
ad avere una parte importante nei riti magici e
religiosi delle comunità umane. Non c’è stata civiltà che non abbia sviluppato un proprio
sistema musicale, o che non ne abbia accolto
uno, pur adattandolo alle proprie necessità o
alle proprie tradizioni.
La parola musica deriva dalla parola greca
moysa, “musa”. L’idea primordiale è quindi
collegata alle muse e in tal senso alludeva ad
ogni scienza ed arte che rimandasse all’idea
di perfezione, gradevolezza e ordine. Quando
tuttavia parliamo di musica, non intendiamo
solo l’emissione di suoni con la voce o con
strumenti, ma anche una qualche loro organizzazione. Il lungo cammino della musica attraverso i millenni ha visto uno sviluppo molto
complesso dei tre elementi essenziali che la
compongono, il ritmo, la melodia e l’armonia.
Si può presumere che le primissime forme di
musica siano nate soprattutto dal ritmo e per
questo è molto probabile che i primi strumenti
musicali siano stati strumenti a percussione.
Se con tamburi e gong si imitavano i suoni più
profondi o squillanti, con i flauti, fatti di canne
o ossa più o meno lunghe, si potevano emettere suoni simili al cinguettare degli uccelli.
Il suono, elemento materiale della musica, è
stato da sempre materia di studio anche per
matematici e fisici. Tra questi, Pitagora che nel
580 a.C. costruisce uno strumento da laboratorio chiamato monocordo. Il monocordo consisteva in una sola corda di budello o di metallo
tesa tra due ponti appoggiati su di una cassa
armonica. Un terzo ponte divideva la corda in
vari segmenti che costituivano la scala diatonica. Costruito per scopi scientifici diviene ben
presto il primo vero predecessore di tutti gli
strumenti a corde. Con il moltiplicarsi del numero delle corde il monocordo darà vita a vari
strumenti, che per secoli saranno in uso in tutti
i paesi più civilizzati. In Italia prese il nome di
sambuca e in Germania fu noto al tempo delle
Crociate, prima come sambynt, poi come psalter (salterio).
Dal salterio o dal monocordo sono comunque
derivati i vari strumenti a corda e a tastiera
che oggi conosciamo come spinetta, virginale,
clavicembalo e clavicordo. I primi tre si suonavano e si suonano con plettri mossi da una
rudimentale e semplice tastiera. La spinetta è
Sua maestà il pianoforte
ci racconta la musica
Da Mozart a Rachmaninov, lo sviluppo dello strumento più completo
di tutti si accompagna all'affermazione dei grandi compositori
ancora oggi in uso presso gli zingari ungheresi
e in qualche vallata austriaca e dell’Alto Adige. Il clavicordo, le cui corde, per il tramite
della tastiera, venivano percosse e non pizzicate, si presenta come il vero e unico predecessore di quello strumento destinato a divenire il
“principe degli strumenti”: il pianoforte.
Nel 1702 il fabbricante di cembali Bartolomeo
Cristofori, nato a Padova il 4 maggio 1655, al
servizio di Casa Medici, e più precisamente
del principe Ferdinando di Toscana, diede vita
al vero e proprio pianoforte, da lui chiamato
clavicembalo con il piano e il forte.
Il marchese veronese Scipione Maffei ne descrisse l’invenzione sulla Gazzetta dei letterati
del 1711, riportando poi una dettagliata relazione anche in un suo libro intitolato Rime e
prose, pubblicato a Venezia nel 1719, il che
diede origine a malintesi circa la primogenitura del pianoforte, pretesa nel frattempo da
vari costruttori e recentemente risolta a favore
del Cristofori da inoppugnabili documentazioni. Da allora questo meraviglioso strumento,
chiamato inizialmente anche fortepiano, andò
via via migliorando, grazie all’evolversi della
tecnica di lavorazione ed agli studi di grandi
fabbricanti tedeschi. È doloroso sapere che
un’invenzione così geniale abbia avuto la sua
culla in Italia e sia stata poi sviluppata e diffusa in tutto il mondo dalla Germania, che oggi è
considerata come la patria del pianoforte.
Il pianoforte classico dominerà incontrastato
nei decenni tra il settecento e l’ottocento, ma
proprio il suo successo, che lo porta in esecuzioni sempre più prestanti ed esigenti, lo met-
terà sempre più in difficoltà. Così rinforzerà
il suo telaio ligneo con il metallo, rinforzerà
la meccanica e, trasformandosi con continue
migliorie costruttive, ritroverà nuovo slancio.
Diventa il fido destriero di grandi autori come
Mozart, Brahms, Beethoven, Chopin, Liszt e
tanti altri compositori, allargando così il suo
dominio in ogni angolo della terra. Il successo
sempre crescente crea di nuovo qualche difficoltà. Bisognava riprovvedere, e si riprovvede con un massiccio telaio metallico fuso in
un solo blocco e con un rafforzamento della
meccanica. Il rinnovato e possente strumento
soddisfa così le grandi mani di Debussy e di
Ravel, di Scriabin e di Rachmaninov, di Busoni e di Godowsky, che negli anni compiranno
con lui memorabili imprese.
Il successo si stabilizza e le innovative tastiere
elettriche o elettroniche non riusciranno mai a
scalfire le grandi “imprese” umane ed artistiche compiute con il pianoforte. Il pianoforte
oggi rappresenta ovviamente qualcosa di diverso che non nel passato. Se possiamo considerare ormai definitivo il repertorio della letteratura pianistica, certamente non è definitiva
l’interpretazione. Pensiamo per un momento a
quali siano le infinite possibilità che la mente
umana può realizzare nell’interpretazione pianistica.
È così che il grande e meraviglioso vecchietto diviene sempre più gloria del passato, monumento e icona del tempo che fu, guardiano
della storia, ma soprattutto compagno di un
viaggio che ancora oggi ci porta tra le più alte
vette dei sentimenti e dello spirito umano.