RIVISTA LETTORI

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RIVISTA LETTORI
HP
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HYDE PARK
LA
PRIMA
RIVISTA
SCRITTA
DAI
LETTORI
RIVISTAHYDEPARK.ORG
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DIRETTORE
RESPONSABILE
ANTONIO BORGHESE
ART DIRECTOR
E EDITORE
MARCO SAVARESE
PUBBLICITA’
E MARKETING
GRAFIKAEWEB
DI GIAMPIERO LAGO
STAMPA
GRAFFIETTI STAMPATI
01027 MONTEFIASCONE
VITERBO (ITALY)
02
HYDE PARK_11/10
SITO WEB
RIVISTAHYDEPARK.ORG
EMAIL
[email protected]
FOTO COPERTINA SOMMARIO
ALESSIO COGHE
FLICKR.COM/PHOTOS/ALXCOGHE
REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE DI NAPOLI CON IL N. 66 DEL 28/09/2009
HYDE EDITORIALE
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I
ASPETTANDO LA
GIUSTIZIA, VIA
LE “TROUPE”DA
AVETRANA
LA CITTADINA PUGLIESE, TEATRO
DELL’OMICIDIO DELLA GIOVANE SARAH
SCAZZI, E’ DA MESI SOTTO UNA TANTO
FORTE, QUANTO VERGOGNOSA
PRESSIONE MEDIATICA
l dramma di Avetrana, consumatosi con la morte
della appena quindicenne Sarah Scazzi, ha sicuramente scosso
una nazione intera. Dopo 42 giorni di ricerche spasmodiche,
infatti Michele Misseri, l’ormai tristemente noto zio di Sarah,
durante il lungo interrogatorio a cui è stato sottoposto, ha messo
fine alla teoria che la nipote fosse scomparsa, confessando di
averla uccisa e gettata in un pozzo.
Non prima, stando almeno alle prime deposizioni del
reo confesso, di aver abusato della ragazza. Parliamo di prime
deposizioni, perché “zio Michele” oltre a (maldestramente)
fingere, prima dell’agghiacciante “pentimento”, di aver ritrovato
il cellulare di Sarah nelle campagne nelle quali lui stesso lavorava,
ha dato diverse versioni dei fatti agli inquirenti. Versioni che di
volta in volta muta, ma ciò nonostante sufficienti per la Procura
della Repubblica ad emettere un’ordinanza di custodia cautelare
per lui e per Sabrina Misseri, figlia di Michele ed in pratica una
sorella per Sarah.
Nell’attesa che la Giustizia faccia il suo corso, e le
indagini vengano concluse, la vicenda assume, quindi, sempre
più i contorni di un romanzo giallo. E, al contempo, i luoghi
dell’orrore, sembrano essere diventati un set cinematografico,
e per la curiosità delle persone e a causa dell’invasione, troppo
massiccia, di reti televisive e giornali. Dando, così, un immagine
invadente, e poco rispettosa nei riguardi della tragedia e del
dolore che la stessa ha cagionato. Approfondire il contenuto di
una notizia, rientra certo nelle corde e nel lavoro dei media, su
questo siamo d’accordo.
Non è condivisibile, invece, l’esasperazione di tale
concetto, l’accanimento mediatico nei confronti della vicenda. Il
piccolo e tranquillo paese di Avetrana è ormai da giorni invaso da
telecamere e taccuini, quasi picchettati davanti al cancello di casa
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DI ANTONIO BORGHESE
Misseri, o meglio dire dinanzi al garage dove si sarebbe svolto
il delitto, e certo non è toccata miglior sorte all’abitazione della
mamma di Sarah, Concetta Serrano. Ogni giorno, accendendo
la tv negli orari e canali più disparati, non è difficile imbattersi
in collegamenti che ormai evidenziano, in modo quasi morboso,
ogni minimo particolare legato agli spostamenti dei protagonisti
della vicenda, da dare poi “in pasto” ai vari speciali e talk show,
i quali hanno innalzato un processo parallelo a quello vero e
proprio, di cui invece dovrà occuparsi il Tribunale di Taranto. L’impressione a volte è che basti essere avetranese, per
essere ritenuto una persona da intervistare, perché magari custode
di chissà quale segreto da scovare, una cosa assurda e disgustosa.
Certo è che la “monotonia” della cittadina pugliese, prendendo
spunto dalle parole che la stessa Sarah utilizzava nei suoi diari per
descrivere il proprio paese, dal quale spesso pianificava la fuga,
è stata infranta. Quei diari che hanno rappresentato il primo
tassello del polverone mediatico che si è alzato. Pochi giorni
dopo la scomparsa di Sarah, avvenuta il 26 agosto 2010, sono
infatti stati diffusi gli scritti presenti su quei fogli: pagine nelle
quali Sarah riponeva le proprie intime confidenze, tra complessi,
amori, sogni ed insofferenze.
Una forte indelicatezza, per usare un’eufemismo, così
come quella di cui è stata accusata la trasmissione di RaiTre “Chi
l’ha visto?”, andata in onda il 6 ottobre. In quella puntata l’ospite
era Concetta Serrano, collegata da casa Misseri, pronta a lanciare
l’ennesimo appello a chiunque avesse potuto fornire indicazioni
utili a ritrovare sua figlia. Le notizie arrivano, ma di una gravità
crescente. E più la conduttrice, Federica Sciarelli, legge in diretta
i continui aggiornamenti dell’ “ultim’ora” provenienti dall’Ansa
e da altre agenzie di stampa, più si affievoliscono, sempre in
tempo reale, le speranze di mamma Concetta di riabbracciare la
HYDE EDITORIALE
FLICKR.COM/PHOTOS/s4xton
sua Sarah viva. Il giorno dopo, insieme al recupero del cadavere
della povera Sarah, piovono le critiche, da parte di stampa ed
opinione pubblica, su “Chi l’ha visto” e il suo staff, rei di non aver
interrotto prima il programma, decisione vista come una forma
di “sciacallaggio” in nome dell’audience. Superati gli strascichi
di una serata orribile, aldilà delle polemiche, Avetrana si ferma
stringendosi intorno a Sarah per l’ultimo saluto e sprizzando odio
per l’ “orco” Michele.
La pressione mediatica, invece, è senza soste, e deflagra
il business legato alla vicenda. La legge, non scritta, del “tutto
ha un prezzo” è spietata: lauti compensi non solo per ottenere
foto, ma anche per rilasciare interviste in esclusiva, a cominciare
dagli avvocati di Michele e Sabrina Misseri. Legali che non si
sono fatti scrupoli, in barba alla deontologia professionale, ad
accettare di essere “ospitati” nelle varie trasmissioni. Anche il
segreto istruttorio, che copriva atti secretati è stato calpestato,
da ignoti non ancora individuati. I documenti sono stati, infatti,
diffusi senza freni, escludendo qualche testata il cui direttore si è
opposto alla pubblicazione. La maggior parte degli atti di indagine
(le spontanee informazioni degli indagati e le dichiarazioni rese
dalle persone informate dei fatti) sono usciti fuori dalle mura della
Procura per essere pubblicati sulla testata di turno. Insomma uno
scandalo dopo l’altro, che auspichiamo non rallenti la già difficile
strada intrapresa dagli inquirenti alla ricerca della verità. La
verità sulle sorti di una ragazza di appena 15 anni, alla quale è
stata tolta la vita in circostanze ancora del tutto da chiarire.
Nei giorni passati si è parlato tanto di ritirare le nostre
truppe militari in Afghanistan, sarebbe bello che oggi si parlasse
di ritirare le troupe televisive da Avetrana, oltre a chiedere, ai
tanti “turisti dell’orrore”, che affollano la cittadina pugliese,
facendo tappa nei luoghi chiave della tragedia, di lasciare quei
luoghi. Non ci si rende conto che tutto ciò equivale ad uccidere
nuovamente Sarah e la sua famiglia, la quale, ora e più che mai,
ha, invece, bisogno solo di pace.
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BERTOLASO
FORZA
VESUVIO
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FLICKR.COM/PHOTOS/ROBERTO_FERRARI
BERTOLASO
:<< L’unico
rammarico
che avrò, che
avremo, sarà che
purtroppo fra
Vesuvio e Campi
Flegrei non è
successo niente.
È l’unica che ci
manca>>
urante un galà
d’addio con i suoi sodali, pare che il buon Bertolaso si sia lasciato
andare a una piccola riflessione:<< L’unico rammarico che avrò, che
avremo, sarà che purtroppo fra Vesuvio e Campi Flegrei non è successo
niente. È l’unica che ci manca>>. I sodali giù a ridere e a grattarsi
nelle parti mollicce fino a spezzarsi le unghie. Al che l’uomo che si
corolla il collo col tricolore, avrebbe poi rincarato la dose aggiungendo: “Inutile che vi grattiate, da buon leghista vi dico che non sarebbe tutta
questa disgrazia !”.
Bertolaso pare abbia un po’ rimarcato le orme degli intemperanti che non molto tempo fa si divertivano negli stadi d’oltre Tevere a mostrare striscioni della serie: forza Vesuvio. Ora lo
fanno sul web: forse sarà un iscritto, Guido, giacché si è crogiolato
tra una portata e l’altra, in quel gioco di necessaria simpatia che i
sinistri cercano a tutti i costi, facendo battute sui poveracci, magari
sporchi brutti e cattivi, che hanno la fortuna o la sfortuna di abitare
ai margini di zone vulcaniche particolarmente rischiose.
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DI MALKO
I protettori hanno detto che si è frainteso, e che volevano dire ben altro. Riferiscono che la chiave di lettura dell’infame
affermazione debba così essere interpretata: un modo per dire che
in tutta consapevolezza la protezione civile sarebbe in grado di affrontare
e superare anche un’eventuale crisi vulcanica in Campania. Questa tesi
ottimistica oltre ad essere carica d’ipocrisia, è comunque decisamente comica e a tratti sadica. L’emergenza vulcani partenopei
speriamo che si affronti e si superi utopisticamente sempre e solo
davanti a un buon bicchiere di vino rosso, per arrossire guance
senza pudore, come quelle del protagonista della gaffe… La realtà delle aree vulcaniche campane è ben diversa, con il Vesuvio
sempre lì a minacciare dirompenze pliniane, e i Campi Flegrei con un big bang eruttivo latente lì nelle viscere profonde.
La sfortuna di quei poveracci che abitano la parte pede-
<<Inutile che vi
grattiate, da buon
leghista vi dico che
non sarebbe tutta
questa disgrazia !>>
HYDE ATTUALITA’
FLICKR.COM/PHOTOS/photosak
montana del noto Vesuvio o gli anfratti flegrei è doppia: da un
lato sono sottoposti a un pericolo tutto naturale rappresentato
dal fuoco vulcanico; dall’altro, e qui il pericolo è tutto umano, dipendono per la loro salvezza da un dipartimento, quello
della protezione civile, avvezzo alla propaganda piuttosto che
alla sicurezza e alla chiarezza, e alla forma piuttosto che alla
sostanza. E qui il meritevole e misericordioso volontariato che è
puntualmente tirato in ballo come scudo non c’entra assolutamente niente!
Il buon Bertolaso e sodali, ma non è una scoperta di
oggi, riferiscono in giro per il mondo che il loro ufficio ha elaborato un piano d’emergenza Vesuvio, che è un capolavoro organizzativo. Nulla di più falso. Il piano, di là dalla propaganda affidata a comparse in gonnella, addirittura non esiste,
fatta eccezione per la copertina traslucida e a colori. Oltre la
nota introduttiva, la bozza esistente contiene una disquisizione
scientifica, una classificazione dei livelli di allerta e indicazioni
di massima che non hanno nulla di operativo. Non esistono
istruzioni scritte o orali da impartire a una popolazione, che, in questa sciagurata condizione, è particolarmente
impotente e completamente affidata alle mani degli imbonitori
di professione (l’Aquila docet).
Dalla prima bozza del piano nazionale emergenza Vesuvio, pubblicata nel 1995, nulla si è reso concreto, tant’è che
siamo ancora all’anno zero o se volete al palo dell’incertezza,
con una popolazione che in tutta franchezza, a fronte del rischio Vesuvio o flegreo così trattato, preferisce come metodo
affidarsi più che a Bertolaso e compagni, a scongiuri, madonne, San Gennaro e fatalismo: a vedere i risultati non gli si può
certo dare torto. Una protezione divina è proprio quella che
ci vuole contro le iatture lanciate all’aria da quella terrena, la
cui principale funzione sembra essere quella di un efficiente segretariato al servizio dei potenti, piuttosto che una struttura a
sostegno dei bisognosi. Eppure il personaggio dovrebbe avere
nel suo DNA una propensione alla pietas, un sentimento verso
il prossimo non comune. Bertolaso si fregia della medaglia di
cavaliere di gran croce ordine al merito della Repubblica Italiana: la lavi e la lucidi, perché quelle affermazioni
da pseudo leghista l’hanno notevolmente imbrunita!
HYDE ATTUALITA’
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Pena di morte:
occhio per
occhio?
DI STEFANIA SARRUBBA
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Può un criminale,
per quanto
responsabile
di atti cruenti,
essere punito con
la morte?
A
vvenimenti di cronaca recenti
hanno riportato all’attenzione la questione della pena di morte,
pur sotto prospettive diverse.
Il pensiero va in primo luogo al caso di Sakineh, l’iraniana condannata alla lapidazione e poi all’impiccagione per adulterio e omicidio, quest’ultimo confessato dalla stessa in seguito a
due giorni di interrogatori e di probabili torture. Il mondo occidentale si è mobilitato affinché la sentenza non venisse messa
in atto nei confronti dell’ennesima musulmana colpevole di aver
avuto relazioni extra-coniugali, sostenendo la barbarie della pena
capitale, ancora applicata in 58 stati.
Ma restringendo di poco il campo e mettendo a fuoco su
eventi vicini, ci si trova davanti a un altro scenario, pur con le dovute differenze. Crimini più o meno efferati, non ultimo l’omicidio della 15enne Sarah Scazzi, causano orrore tra la popolazione,
atterrita dalla violenza di gesti di questo genere.
La solidarietà alle famiglie di vittime della crudeltà umana può incorrere, però, nella trasformazione in qualcos’altro.
Indignazione che spesso sfiora il fanatismo, acuita dall’abuso dei
media nel proporre le vicende più macabre in una dimensione a
volte al di là di quella informativa. Basta uno sguardo a Facebook,
purtroppo amato-odiato specchio dell’attualità, per percepirlo.
Innumerevoli pagine a sostegno dell’introduzione della pena di
morte, magari create dalle stesse persone che si recano in piazza
a manifestare per Amnesty International. Il controsenso appare
evidente, come per molti altri aspetti della società contemporanea. Può un criminale, per quanto responsabile di atti cruenti,
essere punito con la morte?
Si ritorna sulla domanda che divide da sempre l’opinione pubblica.
FLICKR.COM/PHOTOS/danagonzales
Non sono pochi i sostenitori, non solo virtuali, dell’esecuzione capitale, ritenuta uno strumento giusto di punizione per
reati gravi, quali omicidio e alto tradimento, nonché un’alternativa alle esose spese carcerarie. Ancora, questa viene considerata
un valido deterrente dal reiterarsi di simili infrazioni. Si crede, infatti, che questa possibilità, contemplata da leggi di nazioni anche
molto diverse tra loro, faccia diminuire il numero di omicidi, con
particolare riferimento a quelli seriali.
In realtà, come dichiarano opportunamente i contrari alla pena
di morte, questo mezzo risulterebbe fortemente coercitivo agli
occhi degli individui, oltre che inumano in ogni sua forma di applicazione.
Pur tralasciando l’ovvia violazione dei diritti umani che
si perpetra con la pena capitale, non mancano ragioni di altra
natura, pratica e filosofica. Infatti, nel primo caso, la riabilitazione sociale del condannato, che dovrebbe essere il fine ultimo del
sistema carcerario, diviene di fatto inattuabile; nel secondo, si va
incontro ad una sorta di legittimazione dell’omicidio da parte dello Stato. In effetti, arrogandosi il diritto di decidere delle sorti dei
suoi cittadini e di privarli della vita, esso stesso compie un omicidio, forse persino più grave poiché attribuibile all’organismo
posto al di sopra delle pulsioni del singolo e teso alla tutela della
civiltà.
In conclusione, appare fondamentale non lasciarsi
condizionare dalla brutalità degli eventi di cronaca su un tema
piuttosto delicato e dibattuto quale quello della pena di morte,
considerata, con un accostamento azzardato eppure efficace, un
retaggio della legge del taglione, unica soluzione alle controversie
giudiziarie presso i popoli antichi, oggi decisamente anacronistico.
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Rischio vulcanico
ai Campi Flegrei:
intervista al
Prof. Giuseppe
Mastrolorenzo
L
i campi Flegrei sono tra i
pochissimi siti al mondo
quali possibili sede di “super
eruzioni”, cioè eventi esplosivi
di straordinaria energia, che,
oltre a devastazioni su scala
regionale, possono indurre
anche modificazioni climatiche
su scala planetaria.
DI MALKO
a provincia di Napoli si estende su
di una superficie di 1171 Km2 annoverando 92 comuni e una
popolazione di oltre 3.000.000 di abitanti, con una densità media abitativa che supera le 2600 unità per Km2.
Il dato che spaventa analizzando queste cifre, è il fatto tutt’altro
secondario che ben tre distretti vulcanici si accalcano all’interno
di questo misurato perimetro amministrativo. Tra l’altro tutti vulcani (Vesuvio, Campi Flegrei e Ischia), con indici di pericolosità non certo minimi.
Molti non addetti ai lavori affermano che l’allarmismo
che sovente si alza sul rischio vulcanico campano è eccessivo, perché la storia stessa degli insediamenti dimostra una perdurante
capacità della popolazione a coabitare con siffatto pericolo.
In realtà, quello che non è tenuto in debito conto, è la totale sproporzione in termini di densità abitativa tra quelli che erano gli agglomerati urbani di una volta rispetto a quelli attuali, superaffollati
e senza strutture stradali idonee a sostenere i flussi di traffico, già
in situazioni normali. Non dimentichiamoci che gli indici di affollamento sono una variabile fondamentale, che fanno innalzare
inusitatamente i livelli di rischio a prescindere dal pericolo che si
vuole prendere in esame.
I Campi Flegrei sono definiti il vero vulcano di Napoli,
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non solo per la contiguità territoriale, ma anche e soprattutto per
il sottosuolo di tufo giallo su cui poggia buona parte della metropoli. Il tufo è un prodotto derivante dall’attività eruttiva esplosiva di alcuni vulcani ubicati nella caldera flegrea.
L’area flegrea è famosa per il bradisismo, cioè l’innalzamento e l’abbassamento periodico del suolo che, tra glia anni
70’ e 80’ in due distinte crisi, destò preoccupazione, allarme e
polemiche, per lo sgombero del rione terra (quartiere storicopopolare di Pozzuoli) e altri quartieri puteolani, con la costruzione d’insediamenti alternativi da molti ritenuti inutili soprattutto
per l’ubicazione. Infatti, l’area scelta per erigere i nuovi fabbricati
(al rione Toiano e Monteruscello), rientra nel comprensorio
della stessa Pozzuoli.
La solfatara è un altro cratere caratteristico dell’area, meta di tanti turisti che si soffermano a osservare le sue calde “effusioni”.
In questa terra di rara fertilità, sono ben visibili gli apparati esterni di alcuni dei circa 40 vulcani che costellano il distretto,
tra cui Monte Nuovo che nacque in pochi giorni nel tutt’altro
che lontano 1538, distruggendo il villaggio di Tripergole.
Al Prof. Giuseppe Mastrolorenzo, esperto vulcanologo, poniamo alcune domande:
HYDE AMBIENTE
FLICKR.COM/PHOTOS/mrtopf
A
Professore, l’indice di pericolosità vulcanica dei Campi Flegrei è simile al Vesuvio?
La caldera attiva dei Campi Flegrei è ritenuta a livello mondiale
una delle aree a più alto rischio vulcanico. Il motivo è da ricercarsi nella probabilità che un eventuale evento eruttivo sia caratterizzato da un’elevata esplosività (indice di Esplosività Vulcanica
-VEI- compreso tra 3 e 5), e ancora che tale evento possa avvenire
nel breve o medio termine. Bisogna poi registrare un rilevante
valore esposto (persone e beni), visto che una parte della città di
Napoli si trova addirittura all’interno della caldera flegrea.
Per questo distretto quindi, il rischio potrebbe essere addirittura
superiore a quello calcolabile per il Vesuvio. Una vera competizione tra i vulcani napoletani che si contendono il “titolo” di vulcano più pericoloso su scala mondiale. Inoltre, i campi Flegrei sono
tra i pochissimi siti al mondo quali possibili sede di “super eruzioni”, cioè eventi esplosivi di straordinaria energia, che, oltre a
devastazioni su scala regionale, possono indurre anche modificazioni climatiche su scala planetaria.
B
Dobbiamo temere l’area f legrea in sé, o
ognuna delle bocche che caratterizzano questo distretto magari con indici di pericolosità diversi?
L’intera area calderica con un diametro di dodici chilometri può
essere sede di bocche eruttive. Questa caratteristica, comune ad
altre caldere vulcaniche attive, è uno dei fattori di rischio che rendono ancora più insidiosi i Campi Flegrei rispetto ai vulcani centrali come il Somma-Vesuvio.
Come dimostrato dalla distribuzione areale delle bocche eruttive
negli ultimi 15.000 anni, le eruzioni possono avvenire da qualsiasi
punto e in alcuni casi i centri eruttivi possono migrare o addirittura essere più di uno nel corso della stessa eruzione. Recenti
simulazioni al computer, sviluppate in collaborazione con la dottoressa Pappalardo dell’Osservatorio Vesuviano, hanno consentito di esaminare i possibili scenari di un’eventuale eruzione
futura, tenendo conto dell’intensità e della posizione della bocca
eruttiva. I risultati dimostrano che in caso di eruzione, il rischio si
estenderebbe per oltre venti chilometri dalla cittadina di Pozzuoli
e in tutte le direzioni.
C
Il Golfo di Pozzuoli è l’altra semicirconferenza che manca alla caldera f legrea? Se sì con
quali fenomeni sottomarini?
Il Golfo di Pozzuoli è la parte sommersa della caldera dei Campi
Flegrei, ed è molto meno attiva rispetto a quella emersa e ancora in gran parte da studiare. Sono state rilevate alcune possibili
strutture nei fondali, ma mancano dati precisi sulla tipologia di
attività e sulla datazione degli eventi che qui sono avvenuti.
D
Il bradisismo f legreo, a prescindere dalla
sua evoluzione, è legato a un vulcanesimo secondario o è da intendersi un sintomo pre-eruttivo?
Il bradisismo è un fenomeno tipico di caldere vulcaniche attive ed
è connesso in modo diretto o indiretto alla presenza di un sistema magmatico in profondità. Nel caso dei Campi Flegrei, alcune
ricerche condotte da me e da altri geofisici e vulcanologi, hanno
HYDE AMBIENTE
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rilevato come il fenomeno bradisismico sia
stato una costante dell’area flegrea. Eventi
di sollevamento e di subsidenza del suolo sono documentati dalle evidenze negli
strati geologici così come nei segni lasciati
sui resti archeologici, quali sommersione
di ville di epoca romana o tracce di erosione marine su strutture oggi emerse.
Una prima ipotesi collegava il bradisismo
a variazioni di pressione e volume all’interno della camera magmatica. Di recente
invece, abbiamo dimostrato la compatibilità del fenomeno con complessi processi
di espansione e contrazione volumetrica
dello spesso strato di rocce porose che costituisce il sottosuolo della caldera, fino alla
profondità di almeno quattro chilometri.
Queste modificazioni sarebbero comun-
que causate da variazioni di flusso di calore
e/o fratturazioni in profondità riconducibili alle dinamiche del sistema magmatico.
Pertanto, il bradisismo deve essere considerato un possibile precursore di un evento eruttivo, anche se, in alcuni casi, come
durante le crisi che si registrarono tra gli
anni ’70 e ’80, il fenomeno non fu seguito da un’eruzione. Al contrario, l’eruzione
del Monte Nuovo del 1538, fu preceduta
da un’intensa e prolungata crisi bradisismica, caratterizzata da sollevamento del
suolo e sismicità.
E
L’epicentro del bradisismo si è spostato nel tempo?
Sulla base di ricerche geologiche, geofisiche e archeologiche, abbiamo evidenziato
come, almeno negli ultimi millenni, i fenomeni bradisismici si siano concentrati proprio in prossimità del centro della
caldera, in un raggio di alcuni chilometri.
In un mio studio, ho dimostrato che, nel
corso dei millenni, il bradisismo positivo,
in altre parole il sollevamento del suolo, si
è manifestato con crisi di anni e decenni,
alternato, viceversa, da lunghi, e continui
periodi di lenta subsidenza.
F
Il rione terra rappresenta o rappresentava
un pericolo unicamente
per la fatiscenza delle abitazioni?
La città di Pozzuoli si trova al centro della caldera dei Campi Flegrei, ed è certamente l’area a maggior rischio da eventi
pre-eruttivi e/o eruttivi. Nel corso delle
due ultime crisi bradisismiche dei periodi
1970-1972 e, 1982-1984, furono evacuati
rispettivamente il Rione Terra e l’area di
via Napoli di Pozzuoli. Nel caso della
prima crisi, l’attività sismica fu relativamente modesta, mentre nella seconda fu
intensa con oltre quindicimila eventi, molti dei quali avvertiti dalla popolazione. In
entrambi i casi, l’evacuazione fu suggerita
dal persistere dei fenomeni bradisismici
e sismici e in particolare dalle condizioni
fatiscenti degli edifici. In realtà, nella crisi
degli anni ’80 e più ancora in quella precedente, le conoscenze sulle dinamiche
dell’area calderica flegrea e sull’effettiva
pericolosità della stessa erano modeste.
Con le conoscenze attuali, si sarebbe resa
necessaria per una maggior tutela, un’evacuazione molto più rapida degli abitanti,
da una superficie territoriale più ampia di
quella realmente evacuata. A supporto di
tale valutazione, l’eruzione del 1994 della
caldera di Rabual in Nuova Guinea, ha
dimostrato come i precursori possano precedere anche solo di pochi giorni l’inizio
dell’attività eruttiva.
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G
Che cosa prevede
il piano d’emergenza per i
Campi Flegrei?
Il piano d’emergenza dei Campi Flegrei
è di competenza del Dipartimento della
Protezione Civile (Presidenza del Consiglio dei Ministri) ed è in corso di aggiornamento con la consulenza di una commissione scientifica nazionale (commissione
grandi rischi – rischio vulcanico).
Sulla base dei risultati delle mie ricerche,
ho più volte evidenziato sia in ambito
scientifico-istituzionale sia attraverso i
mass media, l’urgenza della stesura di un
piano d’emergenza, che tenga conto della reale pericolosità dei Campi Flegrei,
ampiamente riconosciuta dalla comunità
scientifica nazionale e internazionale.
Nel corso dell’ultimo decennio ho prodot-
to le prime e uniche mappe vulcanologicoprobabilistiche di pericolosità per tutti gli
scenari possibili, che a fronte di un vasto
interesse in ambito scientifico, ma anche
da parte dei mass media col supporto di
specifiche interrogazioni parlamentari,
non sono ancora state trasferite nel piano
di emergenza.
Resta il fatto che una crisi bradisismica
potrebbe iniziare in qualsiasi momento e
sfociare in un’eruzione che potrebbe rivelarsi catastrofica in assenza di un adeguato
piano d’emergenza. Infatti, le attuali conoscenze vulcanologiche e le tecniche di
monitoraggio esistenti, non consentono di
prevedere quando e dove avverrà la prossima eruzione e quale sarà la sua entità.
Dall’istante in cui dovessero manifestarsi
i fenomeni precursori, l’unica soluzione
possibile consisterebbe nell’allontanamento immediato della popolazione residente
nell’area a rischio, comprendente anche
interi settori della città di Napoli. Ovviamente con prassi successiva d’attesa fino
all’evolversi in negativo o in positivo degli
eventi.
In più contesti ho evidenziato come in assenza di un dettagliato piano d’emergenza, che preveda tutti gli scenari sismici e
vulcanici, si renda praticamente impossibile qualsiasi pianificazione territoriale e
qualsiasi intervento nell’area a rischio. Tra
questi ad esempio, il progetto di perforazione del sottosuolo a scopo scientifico e
industriale nel territorio di Bagnoli, per
cui recentemente è stato sollevato un forte
allarme da parte di colleghi vulcanologi e
geofisici, autorità e popolazione.
(La redazione esprime un particolare ringraziamento al Prof. Giuseppe Mastrolorenzo, per la
cortese e preziosissima collaborazione scientifica
che assicura ai lettori di Hyde ParK)
HYDE AMBIENTE
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Nello spazio
della memoria:
un viaggio tra
le ombre del
nostro passato
le giovani donne, avvolte
in un mantello d’imposto
pudore, stanno sedute
lì, all’uscio delle loro
case, intrecciando dita
e lana, sognando la
libertà
V
DI ANGELA DE CASTRO
oci, risa, nenie e ninna nanne
popolano, ancora, quelle mura e
quelle viuzze abbandonate, ormai,
ad un desolato silenzio.
Delle folte rampicanti si fanno
strada, spedite e coraggiose, tra le
vecchie pareti esterne di una casa:
si avvicinano alle finestre cercando,
disperatamente, di tapparle con le
loro grosse foglie. Quasi, per non
lasciar via di scampo agli spettri
di antichi sentimenti, di antichi
discorsi.
Le signore, con il loro fazzoletto
annodato sotto al mento, si aggirano fra le tortuose vie alla ricerca dei loro bimbi,
ora uomini; le giovani donne, avvolte in un mantello d’imposto pudore, stanno
sedute lì, all’uscio delle loro case, intrecciando dita e lana, sognando la libertà: la
stessa che troveranno le loro figlie e nipoti.
I ‘padri di famiglia’, sudici e stanchi, continuano la loro lotta nei campi: la terra
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HYDE PARK_11/10
rappresenta la loro unica fonte di sostentamento.
Poi, eccole lì, le povere bestie: giumente e asinelli
in smanie sotto al sole cocente di mezzogiorno.
Si, echi di vite vissute risuonano per l’antico
centro abitato.
Nessuno percorre più questi labirinti, una volta
brulicanti di vita. Solo chi, per avidità, decide
di abbattere qualche vecchio scrigno dei ricordi
per sostituirlo con un’appariscente ufficio o
checché sia.
Ognuno di noi, ha avuto un’origine lontana
in questi luoghi abitati, adesso, solo da ratti e
piante selvatiche.
Le nostre antiche dimore meritano rispetto. Da
lì, noi, siamo partiti grazie ai sacrifici di uomini
e donne, senza né libri e penne, dotati, però,
d’immensa forza e di grande coraggio.
Recuperiamo e rispettiamo il nostro centro
storico, in ricordo di chi siamo stati.
HYDE PENSIERI
FLICKR.COM/PHOTOS/deepblue66
HYDE PENSIERI
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Città della
storia, città
degli uomini
La Città dell’antichità
splendeva di una luce
naturale, alimentata
dall’infinita volontà di
costruire ed impreziosire,
ornare ed adorare dei potenti
che spesso e volentieri si
perdevano nel riflesso della
loro vanità
C
DI FRANCESCO RICCI
os’è una città? Qual è il
ruolo che svolge o che dovrebbe svolgere sul palcoscenico del teatro
mondiale?
A un primo impatto la risposta a queste domande può sembrare
prepotentemente scontata, ma in realtà gli argomenti che ruotano
intorno a questa tematica costringono chiunque ad affrontare
l’oggetto con cautela e precisione in modo da poter realmente dare
una soluzione a quei quesiti che “banalmente” coinvolgono ogni
giorno la vita di miliardi di persone.
La città è sostanzialmente il frutto di millenni di storia; è il riassunto di
tutte le utopie ed ideologie dell’uomo, che forse inconsapevolmente
è finito con l’abusare di questa artificiale condizione.
La Città dell’antichità splendeva di una luce naturale, alimentata
dall’infinita volontà di costruire ed impreziosire, ornare ed adorare
dei potenti che spesso e volentieri si perdevano nel riflesso della
loro vanità.
Era la polis, città dei rapporti umani e sociali, in cui la politica si
intrecciava al bisogno, e il potere all’interesse pubblico.
Nella modernità la città perde questi connotati per identificarsi con
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HYDE PARK_11/10
la borghesia prima e col proletariato poi.
La storia spoglia la città della sua veste elegante costringendola
ad indossare una superba armatura: nasce così la metropoli.
Il capoluogo urbano però continua ad essere una sorta di
sovrastruttura per la civiltà, in cui l’arte, la religione, la politica
e l’economia si concentrano e sviluppano. La città moderna
diviene centro e punto di riferimento per l’individuo che
paradossalmente – e a volte involontariamente – infligge colpi
mortali alla, oramai “sua”, realtà.
I problemi con cui le città europee devono fare i conti al giorno
d’oggi sono il traffico automobilistico, l’inquinamento e la
manomissione dei centri storici; ma una questione forse ancor
più grave però è stata sollevata con il sopravvento della periferia
e della cosiddetta ‘esplosione urbana’. Il dilemma, benché
possa sembrare irrilevante, in realtà sussiste ed è piuttosto
sviluppato: la periferia sembra voler assumere una propria
identità, per molti aspetti anomala e casuale, separandosi
dal centro strutturato. Sotto molti punti di vista, il disordine,
l’incompiutezza e l’anonimato periferico contribuiscono al
FLICKR.COM/PHOTOS/mugley
diffondersi di questo “nuovo oggetto storico”, che pur essendo
ovunque, si afferma come un “nessun luogo”.
L’esempio più vicino a noi e a questa realtà è senza dubbio
Napoli con le sue regole assurde e prospettive ingannevoli.
Napoli è la città del crimine organizzato, la città in cui i bambini
rischiano di morire con la sola colpa di essere nati sotto un
accento sbagliato, la città del disordine e della negligenza
sociale in cui un problema rischia di diventare un alibi, la città
dai mille volti.
Ma Napoli non è solo una “carta sporca”.
Napoli è la vena storica di un’Italia ancora antica, è il teatro
dei colori e della musica, è una realtà viva che conosce tutto
il mondo e in cui tutto il mondo si ritrova: Napoli è come un
sogno costruito di desideri e di paure su cui il sole non sempre
conduce a un giorno nuovo.
Forse è proprio qui che risiede la risposta alle domande iniziali:
la città deve essere il connubio tra storia e uomini, in cui
l’individuo lotta per migliorarsi e allo stesso tempo gode di una
realtà indelebilmente scritta sulla sua pelle.
HYDE PENSIERI
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Alessio
Coghe: il
fotografo
di strada
Un pittore si
metterebbe mai
a parlare dei
suoi pennelli?
No di certo…
Piuttosto, la
fotografia
devo
ammetterlo,
ha compensato
la mia rinuncia
alla poesia
DI MARCO
A
lessio Coghe è nato a Roma
nel 1975. La passione per la fotografia l’ha avuta fin da piccolo.
Il suo primo “strumento” fotografico è stato un’economicissima
fujica, con cui realizzava dei reportages particolarmente efficaci
per immortalare gite scolastiche e familiari su carta lucida. Le
sue foto in quegli anni non avevano grandi pretese, ovviamente
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HYDE PARK_11/10
perché gli mancava il necessario bagaglio tecnico e quella
particolare visione delle cose che oggi invece, lo caratterizza
rendendolo protagonista di uno stile personalissimo, assimilabile
ai concetti del verismo perché le sue opere prendono spunti dal
più grande palcoscenico del mondo: la strada.
Poi fu la volta della polaroid, ma anche qui scattava
senza sapere. Alessio Coghe si racconta e di sé dice: abbandonai
la fotografia per un lungo periodo dedicandomi moltissimo alla
lettura (leggevo qualunque cosa, prediligendo però i maestri dell’800
ma anche certa letteratura d’evasione). Poesia e racconti erano
l’ordinarietà, con Charles Bukowski come faro guida. Lo scrivere è
un’altra passione che non ho mai abbandonato…
Ho sempre sostenuto che la poesia è un’ammissione di
solitudine, un sentimento però, che non mi pervase mai realmente,
ma in quel periodo avevo tempo per chiudermi in me stesso e riempire
d’inchiostro le pagine dei quaderni, poi sostituiti dai moleskine.
HYDE RITRATTI IN A4
FLICKR.COM/PHOTOS/ALXCOGHE
La mia vita annovera una notevole quantità d’impegni
lavorativi i ma la fotografia è ritornata in primo piano nei miei
interessi e con intenzioni tutt’altro che hobbystiche. Numerose macchine
fotografiche sono passate tra le mie mani e tutte rigorosamente digitali
(e ora sento la necessità di provare il brivido dell’analogico e magari
di stamparmi le foto da me), ma evito di elencarle per tipo e marca.
Un pittore si metterebbe mai a parlare dei suoi pennelli? No di certo…
Piuttosto, la fotografia devo ammetterlo, ha compensato la mia rinuncia
alla poesia.
Nella fotografia di Alessio prevale in positivo un
certo minimalismo che si pregia di varie esperienze, non
solo esclusivamente fotografiche, ma anche derivate dalla
metabolizzazione di film, musica e letture. Il tempo poi, ha
prodotto una miscellanea ottimale acuendo nel fotografo il colpo
d’occhio dell’artista moderno.
Sono specializzato in street photography, dice, il genere da
me preferito in assoluto e che mi ha portato a fondare una community
specializzata (SPC Street Photography Community). L’amore per questo stile mi ha condotto anche a scrivere un libro che è
una guida per chi inizia e per chi la fotografia di strada già la pratica
da qualche tempo. Oltre alla street photography e al reportage, amo
pure il paesaggio urbano alla Stephen Shore, per intenderci.
Nella vita sono passionale, e la passione la metto in tutto
quel che faccio, dal lavoro all’amore. A proposito di amore, è per
questo motivo che mi sono trasferito a Città del Messico. A gennaio
ho sposato la donna della mia vita, e da giugno risiedo in questo
paese dell’America latina. Adesso insegno lingua e cultura italiana,
ma sono anche fotografo freelance. Oltre all’impegno con Hyde Park,
sono diventato corrispondente dal Messico per Prisma News, periodico
nazionale italiano
Insegnare mi piace e credo sarà questa la mia attività anche in
futuro, ma se il lavoro di fotogiornalista dovesse incrementarsi di molto,
sarei costretto a operare una scelta che non ho dubbi… sull’obiettivo.
HYDE RITRATTI A4
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Federica Farini “Una
stella nella sua fetta
di cielo…”
scrivo per vocazione e non
solo per passione. Perché i miei
pensieri possano trasformarsi
in conforto, sorrisi, lacrime…
Emozioni da generare come un
effetto farfalla in anime a me
sconosciute
DI MALKO
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HYDE PARK_11/10
F
ederica
è
nata a Milano nel 1977. Quel doppio sette
dice che le ha sempre portato fortuna. Dopo il
liceo linguistico approdò alla Facoltà di Scienze
dell’Educazione, approfondendo quindi materie
umanistiche come Sociologia e Psicologia.
Dal 2002 all’anno 2004 si trasferì alle Isole
Baleari. Ora lavora per una banca straniera e
collabora con riviste di attualità, curando con
passione alcune rubriche di moda e oroscopo.
L’astrologia e la scrittura rappresentano i suoi
hobbies, e spera un giorno di essere ricordata
per qualcosa che ha scritto. Di se dice: scrivo
per vocazione e non solo per passione. Perché i miei
pensieri possano trasformarsi in conforto, sorrisi,
lacrime… Emozioni da generare come un effetto
farfalla in anime a me sconosciute. Giudico il
potere della scrittura simile a quello di una pozione
magica, capace di collegare e avvicinare le persone
attraverso i sottili grovigli dei sentimenti migliori. Le
parole hanno un cuore grande e possono diventare un
messaggio di speranza per chiunque sia in grado di
accoglierlo e farlo proprio.
L’ironia e l’autoironia sono le caratteristiche
che maggiormente la contraddistinguono,
e alla domanda enuncia gli aggettivi che ti
rappresentano, non ha dubbi nella risposta:
solare, affidabile, estroversa, allegra, sincera,
passionale e ardente.
Racconta di sé: a volte non sono stata eterea né
tantomeno perfetta. Sono caduta e mi sono ferita
come tanti, ma sono riuscita a rialzarmi e a ritrovare
la strada giusta. Spesso m’immagino come Alice nel
paese delle meraviglie, che affronta ogni situazione
con curiosità, spontaneità e semplicità.
Nella vita ho sempre pensato che valesse la pena di
provare a fare qualcosa piuttosto che rinunciare alla
stessa idea di farlo. Se non si tenta, non si potrà
nemmeno mai sapere come andrà a finire… Credo
che niente sia realmente impossibile: è solo quando
si arriva a pensare che nulla andrà bene che ci si
chiude la via, perché è proprio sul nichilismo che il
male si adagia e si diffonde. La Storia Infinita è il
mio film guida. Metafora dell’essere umano come figura del guerriero-bambino Atreyu,
eroe inconsapevole della sua immensa forza chiamata coraggio. Audacia di lottare contro
mostri e calamità; energia in grado di vincere i propri limiti, anche quando sembra
impossibile riuscirci.
Credo che dopo un dolore, sia dolce anche il momento prima di quella felicità che
certamente tornerà a farci compagnia; una sensazione piacevole che inizia lì, ai margini
dove la sofferenza s’accheta, lasciando spazio all’aspettativa del cambiamento
Piccola stella senza cielo, come canta Luciano Ligabue, mi fa ricordare di me…“Tanti
ti cercano, spiazzati da una luce senza futuro. Altri si allungano, vorrebbero
tenerti nel loro buio. Ti brucerai, piccola stella senza cielo. Ti mostrerai, ci
incanteremo mentre scoppi in volo. Ti scioglierai, dietro a una scia un soffio, un
velo. Ti staccherai, perché ti tiene su soltanto un filo, sai”…
HYDE RITRATTI A4
23
L
uglio, 2009
L’estate in cui uccisi mio padre avevo diciannove anni. Trascorsi
gran parte del luglio di quell’anno chiusa nella mia stanza,
giacendo sul letto senza lenzuola. D’estate la casa era surriscaldata
dal tepore che vecchie finestre non riuscivano a filtrare come
avrebbero dovuto.
Viola.
Il 16 luglio 1999 lo ricordo come un giorno viola, come le nuvole
che scalzarono via il sole, regalando una pioggia sottile ma
efficace. Fu l’unico giorno del mese in cui indossai la felpa rossa
regalatami proprio da lui.
Alle sedici e trenta, il corpo di polizia dell’Illinois era riunito
intorno al cadavere di Connor Devoto, 60enne italoamericano,
proprietario dell’Old Palace Hotel di Rockford. La ringhiera
della terrazza su cui spazzava via polvere rossa non aveva retto il
suo peso. Nessuno poteva immaginare che a provocare la morte
di Devoto era stata, in realtà, sua figlia, Jennifer Devoto. Jenny,
per gli amici.
Il giorno viola volgeva al termine, e niente riusciva a scuotermi.
L’assenza di mio padre era solo un’idea astratta. In realtà non
avevo mai avuto un padre. O questo fu quello di cui mi convinsi
sin dall’età pre-adolescenziale. Decisi che i rapporti consanguinei
niente avrebbero potuto vincere contro quelli creati da altri
fattori come l’amore, l’amicizia, la lealtà, l’onestà o tutta la serie
di stronzate che una piccola e arrogante tredicenne potrebbe
pensare alla sua età.
Costantemente sola, l’unica persona da cui ero preceduta era
la mia reputazione. Perché lei aveva vita propria, si nutriva del
pettegolezzo altrui. Del buffo di quartiere che derideva le mie
lentiggini, della bidella che mi credeva orfana, delle mie compagne
di classe per le quali ero una povera tossica e da Thomas Stuart,
grazie al cui rifiuto ad un appuntamento, diventai, per il college
intero, la ‘lesbica dalle trecce rosse’.
Dov’ero rimasta? Vedi papà? Sono così egocentrica che ho scritto più
di me, che di te. Avevi proprio ragione, allora. Riprendo il discorso,
ero alla concretizzazione della tua assenza. Si, non ho mai sentito
la tua presenza. Non appena rifiutata la mia iscrizione presso l’All
American HighSchool, fui felice del tuo sguardo di compassione, perché
fu accompagnato da un sorriso che sembrava dirmi: “Non avevo alcun
dubbio, tesoro”.
Eppure fui sollevata. Se pensavo alle mie compagne di classe o allo
stesso Thomas Stuart e ai loro genitori, piccolo borghesi arricchiti
da chissà quale patto con il crimine, trascorrevo il resto della
serata a vomitare sangue. Loro erano molto soli, ma a pensarci
bene erano pur preceduti da qualcosa: la loro mente bigotta e
retrograda. Grassa e maleodorante, la immaginavo vestita di
tailleur e calze a rete, proprio come la signora Stuart, mentre
trattava suo marito come l’ultimo dei servi che le preparava la
cena.
Scusa, papà. Il pomeriggio è dedicato solo alla tua assenza.
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Nero
ebano
(aspettAndo
Finnegan)
DI CARMINE DELLA PIA
China sulla scrivania del suo ufficio, raccoglievo le sue cose,
con la speranza che il vento portasse via tutto. Aprendo la
finestra sentivo il vento cessare i suoi giri freschi, e la calura mi
tormentava ancora.
Sono trascorse dieci ore e la tua presenza stenta a sparire. Continuo a
scrivere, un vortice di sensazioni spinge la penna rossa trovata in un
comodino sul ripiano ‘ricevute fiscali. I tuoi fogli gialli sono pieni di
sbavature. Scrivo, e, quando sono esausta, la mia mente è così vuota
che esco fuori dalla porta e quasi ti chiamo. Apro la bocca e si ferma
a mezz’aria, ricordandomi che non ci sei più.
Jennifer, Jenny, Dev’O. Piccola, tesoro, puttana. Chi ero, quel
pomeriggio? Chi credevo di essere, quale vestito avrei voluto
indossare, e quali parole avrei usato per farmi compatire ancora?
Quali sorrisi ammiccanti avrei regalato per attirare le attenzioni
degli altri, e quali inganni avrebbe escogitato la mia mente per
HYDE RACCONTI
FLICKR.COM/PHOTOS/jeeves
Dov’ero rimasta?
Vedi papà? Sono
così egocentrica
che ho scritto
più di me, che di
te. Avevi proprio
ragione, allora.
Riprendo il
discorso, ero alla
concretizzazione
della tua assenza.
Si, non ho mai
sentito la tua
presenza
loro vite e le loro storie. Sei andato via, ma ti sento ancora, ti aspetto
alla reception per la paghetta settimanale. Se fossi vissuto un giorno in
più, non ti avrei parlato dell’ennesimo amante della mamma, sadica
puttana in preda ad una crisi ormonale post-menopausa.
Chiedevo del denaro a mio padre, facoltoso proprietario
alberghiero dell’Illinois, ero esclusa dal college più importante
della nazione, ma la mia delusione sparì quando Helena
Goodson, in tabaccheria, iniziò a vendermi della purissima
marijuana olandese.
salvarmi il culo, ancora una volta?
Quel giorno di luglio avevo compiuto diciannove anni da dieci
mesi. Mi avvicinavo alla maggiore età come in una stanza buia,
come se non mi riguardasse minimamente.
La signora Devoto era stata la signorina Scezia, di padre
veneziano e madre argentina. Aveva conosciuto il signor Devoto
nei primi anni sessanta, ma si sposarono molto tempo dopo.
Nel 1970, forse. La signorina Scezia, quando divenne Signora
Devoto, cambiò molto. Credo che se avessero potuto incontrarsi,
sarebbero state grandi nemiche, antagoniste di una vita, l’una
avrebbe criticato i capelli dell’altra, il trucco dell’altra, le mani
dell’altra. Mia madre lasciò mio padre all’Old Palace una sera
del 1971, a pochi mesi dalla mia nascita. Lasciò la sua famiglia, e
non vi fece più ritorno.
China sulla tua scrivania, alzo la testa e penso che sia ora che scrivi al
computer i registri dei clienti, i loro dati e i giorni di permanenza. Le
Fumo, papà, da molti mesi. La signora Johnson aveva sorpreso
Kimberly a fumare nella sua stanza e la punizione durò fino al mese
successivo. Tu sapevi del mio vizio? Ignoravi totalmente inventando
a te stesso improbabili scuse per giustificare l’odore di erba provenire
dalla stanza 3? Non te l’avevo detto prima che saltassi giù dalla
terrazza, ma spesso ho desiderato le sberle della signora Johnson e
l’isolamento di Kimberly.
Libero il tuo studio dal superfluo, papà. Comincerò dalla scatola
nero ebano che mi hai sempre tenuto nascosta sotto al tuo letto.
Anch’io conoscevo i tuoi segreti, sai? E se un giorno avremmo parlato,
raccontandoci tutto? Il perché, il dove e il quando dei nostri istinti?
Aprirò la cassa nero ebano e ogni volta che, prendendo una boccata
d’aria, la bocca vorrà esclamare il tuo nome, accenderò una sigaretta.
E un’altra, e un’altra, e un’altra ancora. Quelle non sono sicura di
poterle abbandonare. Smetterò, papà, quella merda non sfiorerà mai
più le mie narici.
Leggevo la mia storia di dieci anni fa mentre, su una poltrona
di pelle, aspettavo la dottoressa Finnegan. Colei che di lì a poco
avrebbe fermato la mia dipendenza.
HYDE RACCONTI
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POLONAISE
“Anche la
natura
era stata
fin troppo
magnanima
dando ad
ogni curva
la giusta
piega ed ad
ogni neo il
suo pregio”
DI ROCCO
GIUSEPPE TASSONE
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FLICKR.COM/PHOTOS/vlad-sense
A
ttraversando
la veneziana la rossa luce del tramonto, in una sera d’estate calabrese,
illuminava a chiazze ardenti la camera da letto. Il lenzuolo di seta
sagomava un flessibile corpo che sinuosamente si muoveva al motivo
della Polonaise di Chopin. La fresca seta si rotolava stringendo il suo
contenuto da farlo traboccare come la soffice spuma dal bicchiere.
Soffocato un sospiro a ritmo incostante accompagnava un dolce
gemito d’amore. E tra la penombra i merletti ed i pizzi restavano muti!
Polonaise era una giovane donna stimata ed amata. Anche la natura
era stata fin troppo magnanima dando ad ogni curva la giusta piega
ed ad ogni neo il suo pregio.
Gli occhi felini, velati da un incognito desiderio, spesso vagavano nel
vuoto segnando con le labbra un enigmatico sorriso. Sul lavoro era
un simbolo: pronta a qualunque novità e situazione. Molti uomini
restavano affascinati, ma Polonaise apparentemente lontana da ogni
sentimento con un sorriso chetava gli istinti sprofondando dolcemente
nella sua solitudine. Il suo io, profondamente segnato da un’insaziabile
nascosta passione, conviveva con una struggente storia d’amore.
In ufficio spesso si ritirava in bagno solleticata da un pungente fuoco
che improvvisamente si impadroniva del corpo e di ogni ragione della
povera donna e quando usciva era una vampata di rossore che piano
piano sbiadiva mentre l’affannoso respiro ritornava alla normalità.
Poi la sera, rifiutando ogni svago con gli amici, correva a casa,
qualcuno ansioso l’aspettava: la sua perversione.
Si tuffava nel suo morbido letto lasciando che il suo corpo, accarezzato
dalla penombra al suono delle note polacche, scivolasse sulla seta e
con essa perdersi in struggenti e narcisistiche visioni.
Solitudini interrotte da mille fuggitivi immagini di corpi avvinti
e desideri timidamente nascosti alla luce ma focosi al silenzio ed
all’atonia della seta. E tra la penombra i merletti ed i pizzi restavano
muti ad ascoltare passionali respiri che si accavallavano a soffocate
parole, al cigolio del letto e a pensieri di freschi ruscelli montani:
magari spegnessero il fuoco che bruciava anima e corpo!
Poi quella sera il lenzuolo di seta, dopo aver rotolato in grande
confusione, finì con l’irrigidirsi e un sonno profondo portò con se ogni
segreto amore.
E tra la penombra i merletti ed i pizzi restavano muti mentre Polonaise
libera dalla sua ossessione si volò nell’aria finalmente parca!
HYDE RACCONTI
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La giacca, sopra
le spalle
DI BRUNO MAGNOLFI
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HYDE PARK_11/10
S
dai, fammela provare, non
ci vuole niente, fa lui, così
vediamo a chi calza meglio.
Io non me lo filo neanche, e
assesto un pugno sopra al
bancone, tanto per fargli
vedere di cosa sono capace
to bene in questi ultimi tempi.
Al medico ho detto che mi sento in grado di riprendere con il
mio lavoro, la depressione ormai è alle spalle, soltanto una brutta
fase della mia vita. Adesso frequentemente indosso una giacca,
una bella giacca che ho comperato per caso, dopo averla vista in
una vetrina mentre passavo davanti al negozio. E’ di colore rosso,
un rosso un po’ scuro, per niente vistoso: i miei parenti vengono
spesso a trovarmi e tutti mi fanno i complimenti per quella mia
giacca. Ne sono fiero, dico la verità, indosso quella e mi sento
subito meglio, giro per le strade con più sicurezza, maggiore
indipendenza di prima. Certe volte la tengo sopra le spalle anche
quando resto in casa. Non lo so, non so spiegarmi perché, ma so
che è così, lo sento, per questo forse vorrei tornare al lavoro, per
farmi vedere guarito da tutti i colleghi e con indosso la giacca.
Oggi sono uscito di casa, non mi piace più stare lì fermo
seduto a guardare il solito muro. Ho girato un po’ avanti e indietro
nel mio quartiere, poi sono entrato dentro al caffè dove andavo
fino a qualche anno fa. Un uomo mi ha riconosciuto e mi ha fatto
un saluto, ma io non mi ricordavo per nulla di lui, così ho fatto
finta di niente. Bella la tua giacca, dice quello, forse già mezzo
sbronzo. Già, faccio io. Devi averla comperata da poco, fa lui, un
nuovo modello, roba fine, che non si vede tanto spesso qua in giro.
Annuisco, intanto metto i bottoni dentro alle asole tanto per fargli
vedere come mi calza, ma quello butta giù un bicchierino e poi fa:
potresti venderla a me, dice di un fiato, più o meno siamo uguali
di taglia, sono sicuro che con una giacca così mi sentirei un’altra
persona.
Lo guardo come se non avesse detto un bel niente, cerco qualcosa
dentro alle tasche con modi nervosi; quest’uomo mi sta facendo
arrabbiare, penso tra me, dice soltanto delle sciocchezze, la giacca
è la mia, non c’è alcun motivo per cui dovrei toglierla. Ma quello
FLICKR.COM/PHOTOS/mikedefiant
insiste, dice: dai, fammela provare, non ci vuole niente, fa lui, così
vediamo a chi calza meglio. Io non me lo filo neanche, e assesto
un pugno sopra al bancone, tanto per fargli vedere di cosa sono
capace.
Ma quello cambia sistema, diventa più appiccicoso, adesso dice
che non gli importa più niente della mia giacca, che diceva tanto
per dire, e che anzi, è proprio di un colore impossibile, lui non
la indosserebbe per nessuna ragione, se non per fare un piacere
a un amico. Mi volto, nel locale non c’è nessuno, il barista fa le
sue cose, mi sento di non sopportare ancora quell’uomo. Così
dico a voce sempre più alta: basta, lei non deve dire più niente,
né sulla giacca, né su altre cose, così quello si fa servire un altro
bicchierino e lo offre anche a me, tanto per fare la pace. Io dico
che mi fa male, ma quello insiste, infine mi porge il suo, e forse
senza intenzione mi versa il liquore sopra la giacca.
Sul momento non dico niente, ma la macchia è proprio
davanti ed è appiccicosa. Quello si scusa, dice qualcosa con la
sua voce per me insopportabile, io resto fermo, senza niente da
dire, il barista mi fa: forse è meglio se adesso vai a casa. Io mi
sento sempre più male, ognuno mi dice cosa è meglio e cosa è
peggio per me, intanto la mia giacca ormai è rovinata, non potrò
più indossarla, è un grosso guaio, penso, un guaio senza rimedio.
Vorrei gettarmi addosso a quell’uomo, riempirlo di botte, ma mi
sento sempre più debole, sono sicuro che non riuscirò neppure
ad arrivare fino a casa. Barcollo fino all’uscita del caffè senza dire
niente a nessuno, poi cado lungo disteso sopra al marciapiede di
fronte: voglio morire qui, penso, non mi importa più niente se i
miei colleghi di lavoro non riusciranno a vedere la mia giacca,
incaricherò qualcuno per andare a spiegarglielo che mi stava
bene, che era tagliata proprio su misura per me, che era una
giacca davvero speciale.
HYDE RACCONTI
29
D
Sua nonna le raccontava
che una donna è una crepa
nella terra dove mettere
radici: nata con un vuoto
al centro che è capace di
accogliere, confortare,
accudire
onna Annunziata
Maresca uscì sull’uscio di casa che era ancora notte. Divaricò le
gambe grosse e vigorose, si sollevò la gonna di panno fino alle
ginocchia e mise le mani sugli stinchi. Accovacciata in quella
posizione invocò la corrente – Soffia ponente. Soffia! Nel suo volto di quercia l’acqua del Vallone, il fiume che lambisce
Nocera, aveva scavato delle forre dove raccogliere le lacrime.
Donna Annunziata aveva accompagnato al camposanto tutti
i maschi della sua famiglia, con il pianto. Ma ogni notte li
aveva accarezzati mentre dormivano. Perché solo nel sonno si
accarezzano i bambini, per non gonfiargli il cuore con il calore
delle tenerezze.
Il pianto della donna si era sciolto nel legno e nel lino del letto di
nozze, ora vuoto. E le sue urla rapprese come latte cagliato, sulla
croce, sulle bare scure portate a spalla dai becchini.
L’uscio della casa di Donna Annunziata si apriva su uno stanzone
semi buio, al centro un tavolaccio dove mangiare, appoggiare la
testa sulle braccia, ospitare, quando faceva buio, la stanchezza
maleodorante delle mani che imparavano a firmare con il
proprio nome. La stanza ristagnava sempre di odori contadini e
di pomeriggio le voci sguaiate dei bambini urlavano a memoria
le litanie parrocchiali.
Chi ti ha creato? – Dio – rispondeva il coro. E chi è Dio? – e
le bocche sdentate dei bambini articolavano – Dio è l’essere
perfettissimo e… Donna Annunziata si era chiesta spesso come fosse Dio, ma
continuava a ridere mentre recitava le poste di rosario tra le
vecchie del vicinato. Lei non ci capiva molto nei libri di preghiera.
Le piaceva l’odore della carta spessa che ingialliva e la copertina
nera disegnata a sbalzo con un san Pietro in trono. Avevano un
profumo diverso.Guardava le figure nere di Cristo e degli apostoli
nell’orto degli ulivi, e mangiava pane duro bagnato nell’olio.
Con le dita unte d’origano seguiva i contorni rossi della passione.
Com’era la passione? Lei se l’immaginava con i colori dei
tramonti autunnali.
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SOFFIA
PONENTE
DI DARIO DE GIACOMO
Il vicinato delle madri non si era ancora animato quando la
donna uscì per sentire il vento sotto le gonne, tra le cosce.
Annunziata amava il vento di ponente, ma era un segreto che
custodiva stringendo i fianchi, con occhi gelosi che guardavano
intorno.
Sua nonna le raccontava che una donna è una crepa nella terra
dove mettere radici: nata con un vuoto al centro che è capace di
accogliere, confortare, accudire.
Donna Nunziata pensava che sarchiare la terra e sgombrarla
dalle pietre è un lavoro da uomini, di dita dure che spezzano un
mallo di noce. Aveva rigovernato bestie e uomini per tutta la vita,
allo stesso modo, imparando tutto: i maschi volevano svuotarsi,
le femmine essere riempite. Era così anche per le piante. Per le
rocce cave ingrossate dal fiume. Il destino della femmina è nascere
gravida dell’uomo, anche quando è destinate alla sterilità.
Lei era stata riempita dall’uomo dieci volte, e dieci volte era stata
svuotata della sua piccola carne, che cercava il seno: ora tutti e
dieci riempivano di nuovo la crepa sotto la terra, con tutti gli altri.
In quel richiamo di vento si sgravava di tutto il peso dei suoi
ottant’anni. Gli occhi celesti sfavillavano, e da quelle due finestre
chiarissime tutte le nonne delle sue nonne guardavano il mondo,
come l’avevano già visto nei secoli che erano passati su quelle
terre.
Donna Nunziata aveva i colori pallidi, biondi intensi e celesti
sbiaditi, delle stirpi ungheresi che anticamente erano dilagate
nei campi di Nocera. Quando la cripta del tempio non era stata
ancora murata, una volta era scesa laggiù per aggirarsi tra le
regine dei popoli ungheresi. Stavano sedute nelle nicchie di terra
bruna. Nell’umidità aveva intravisto i loro volti, consumati dalla
fatica di resistere al tempo e conservati dal buio.
Si era sentita premere forte sullo sterno dalla pietra grezza, dal
buco sterminato della cripta.
Si affrettò fuori e fu sedotta dal vuoto, per la prima volta.
Il vuoto della sua cavità riempita di vento. Corse fino alla cava
di pietre dello zio, passò oltre e si diresse verso l’Affonnatore: è
FLICKR.COM/PHOTOS/12392252@N03
questo il nome che i contadini danno ad una spaccatura enorme
nella roccia.
Stretta e lunga, perennemente battuta dalle acque del fiume, che
in quel punto saltano nel vuoto e affondano tra le pietre, ridotte in
schegge di un verde spugnoso. Ancora oggi quel luogo la faceva
sorridere, perché quella fenditura assomigliava a una vagina.
Da allora aveva osservato tutte le donne più anziane, quando
scendevano al lavatoio e si chinavano, gonfie di panni, sullo scolo
delle acque. Quando nessuno le guardava, entravano vestite nel
fiume, sembrava che si lasciassero cullare.
La nonna le aveva raccontato anche di una massa d’acqua più
grande, che stava lontano, a Salerno, era simile al fiume ma
enorme.
Lì vanno le donne a bagnarsi, per conoscere il loro destino – così
aveva detto la nonna. Per conoscere il destino. Ma Nunziata
non si era mai spinta a Salerno. Eppure il suo destino l’aveva
conosciuto, prima nel fiume e poi sulla terra. Ora lo richiamava a
gran voce dall’uscio di casa.
Dalla fabbrica di muratura spirava il vento di Ponente.
Soffia Ponente – lo incitò Donna Nunziata – Soffia! – e reclinò la
testa sparpagliando i capelli.
Nei libri di preghiera non c’era scritto questo, c’erano il fuoco e
il respiro è vero. C’era Dio ma era descritto uomo come gli altri.
Si sentì invasa di vento, sollevata come nessuna mano di maschio
ne sarebbe capace. Una presa forte, delicata, che annega dentro
il corpo sviscerandolo.
Il suo destino cavo si riempiva di tutto. In quei rari momenti si
riempiva davvero di tutto. Si sentiva perdere, mano a mano che il
vento le cresceva dentro.
Soffia Ponente. Soffia. – Lo incitò.
HYDE RACCONTI
31
RAPSODIE
DI ANNA UTOPIA GIORDANO
Eucrasia
jinn sussurra alleli simmetrici,
lecca funzioni suriettive,
inghiotte recettori dactilitici
e invoca ambliopia,
tenaglie e pulsioni ottiche
sciolte in assegni inflessi:
tutto ciò di cui gli uomini si nutrono.
HYDE POESIA
MUSICA TRISTE
DI MARIA TOSA
FLICKR.COM/PHOTOS/ajknowles
Nell’aria c’è il sentore
lieve di una pena.
Come un affanno
che si fonde con il respiro.
Sapore amaro di distacco.
Rumore secco
di lama che recide
Che spezza
un equilibrio precario
Tra catene e gabbie arruginite
Vivono in bilico fantasie segrete
Lontano,
una musica triste
attraversa il tempo
Tra note cadute su fili d’erba.
e lacrime avvolte in veli di rugiada.
32
HYDE PARK_11/10
Iblis sussurra il mio nome,
sorrido, si brucia.
PURA
SERENA GIOFFREDI
FLICKR.COM/PHOTOS/mrgrubb
Vorrei strapparti il cuore
e crescere dentro te
al posto suo, per poterti dare
il battito martellante e sordo
che ci unisce ed accelera sopra di noi.
Vorrei strapparti il cuore
e crescere sempre di più
rincorrere il tuo sospiro
e spingere sempre in basso, ancora giù.
Voglio scoparti il cuore
e credere che dentro te
pulsino solo senso ed ardore.
Respiro piano, un gemito
e nel tuo petto esplodo
colpisco ancora, è quasi un fremito.
E là m’accorgo
che m’hai slabbrato il cuore
e mentre monti dentro me
vivo del tuo calore,
mi lascio andare…
Ti sfioro il seno e sono lì.
La mia madonna appare
è come sole, è come te.
Ormai posso dormire
ti stringo forte, ritorno in me.
FLICKR.COM/PHOTOS/amylovesyah
DI ED WARNER
SENSO
UN NUOVO GIORNO
DI STEFANIA PAROLIN
FLICKR.COM/PHOTOS/suzyesue
Di cuore e anima,
fragili e risolute,
viviamo di sorrisi e lacrime,
lamenti e sospiri.
amiamo con un respiro.
Sogniamo senza sonno
e danziamo se pur stanche.
Capaci di ascoltare
anche ciò che non si sente.
Inconsapevoli….
siamo oltre ciò che sappiamo.
Il nostro cuore puro
non mente mai!
Nasce un nuovo giorno
e sul mare pare eterno.
Brillano invisibili diamanti
sparsi nel blu
e rivoli di lucida bianca seta
si perdono nella riva.
Accarezzano l’oro
e diventano un confondersi
di preziosi gioielli
che a rimirar,
il cuor mai si stanca.
I flutti impetuosi
accolgono dolci pensieri
e l’onda spumeggiante
porta con sè
i miei sogni.
HYDE POESIA
33
I segnali
elettromagnetici
antistress
Goethe definì gli
aspetti fisiologici
del colore come
percezione dell’occhio
indacandone la
legge armonica ed i
collegamenti con il
sistema neurovegetativo,
scoperti da Becher nel
1954
Prof. Dr. Ricciardi Pasquale Maurizio
L
a luce, i colori, i suoni possono avere
effetti terapeutici come avevano studiato gli antichi Greci, Egiziani, Romani, Indiani e Cinesi.
La cromoterapia moderna è legata ai
nomi di Finsen e Rollier oltre a Mandel con la sua cromoterapia oppure a
Ricciardi con la fototerapia e fonoterapia (utilizzando i punti agopunturistici tradizionali).
Dalle esperienze di Newton, nel XVII
secolo, con il prisma si resero visibili i
colori ovvero lo spettro elettromagnetico e si riconobbe che ogni
colore spettrale possiede un diverso valore di oscillazione, misurato in Hz, ovvero rapporto tra la lunghezza d’onda e la frequenza dove ogni corpo acquista un determinato colore perché la sua
struttura molecolare lascia passare determinate onde elettromagnetiche e ne riflette altre ossia percepiamo come colore la parte
riflessa della luce bianca.
Goethe definì’ gli aspetti fisiologici del colore come percezione
dell’occhio indacandone la legge armonica ed i collegamenti con
il sistema neurovegetativo, scoperti da Becher nel 1954.
Le scoperte di Einstein E=mC2 hanno evidenziato le trasformazioni tra energia e materia ed il fisico Popp dimostro’ recentemente come tutte le cellule emettono dei suoni (fononi) e delle luci
(fotoni) in base al grado di equilibrio delle membrane cellulari
34
HYDE PARK_11/10
(intese come amplificatori e trasmettitori dei segnali elettromagnetici che viaggiano alla velocità della luce).
Recentemente sono stati posti in relazione le frequenze elettromagnetiche dei colori con i suoni ed alcuni farmaci omotossicologici che possiamo riassumere come segue:
Rosso
= acidum muriaticum–belladonna–ignatia –
silicea–helonias dioica–magnesia carbonica.
E’ il colore della vita e del fuoco, l’amore, la rabbia, la collera, è
il colore del cuore e dei polmoni (aumenta il battito cardiaco, la
pressione sanguigna, la frequenza del respiro, è un colore caldo
quindi non si deve usare nei processi infiammatori. La nota corrispondente è il Do.
Arancione
= ferrum metallicum–ammonium muriaticum–carbo vegetabilis–ambra grisea–ipecacuan-
ha–camphora. E’ il colore della serenità e gioia, da buoni risultati
nelle malattie del sistema nervoso e contro la stanchezza continua. La nota è il Do diesis.
Giallo
= secale cornutum–kalium bichromicum–
cocculus–kalium bromatum–phytolacca–ammonium bromatum. E’ il colore simbolo del sole allo zenit, è allegria con distacco
ed è il colore del sistema digerente, linfatico ed endocrino oltre al
cervello sinistro ossia la razionalità. La nota è il Re.
FLICKR.COM/PHOTOS/mrsenil
Verde
= Baptisia–baryum carbonicum–phosphorus.
E’ il colore neutro con effetti armonizzanti, aiuta la concentrazione e la memoria oltre al metabolismo. La nota è il Fa.
Blu
= Bryonia–Rhus Tox–Symphytum–aconitum.
E’ il colore della tranquillità e rilassamento oltre che antiinfiammatorio e decongestionante. La nota è il Sol.
Indaco
Viola
= arsenicum album–acidum nitricum–ammonium muriaticum–camphora. E’ il colore del rilassamento pro-
= pulsatilla–antimonium crudum–ignatia.
E’ il colore del rilassamento e come nota corrisponde al La.
fondo e della meditazione quindi dell’emisfero destro (intuizione
e creatività). La nota è il Si.
Le ricerche di Head, alla fine dell’800, e poi di Mackenzie approdarono alla suddivisione segmentale dell’organismo ossia riconobbero e dimostrarono le affinità degli organi interni con le zone
superficiali della parte posteriore del tronco (dermatomi, miotomi). I dolori così irradiati vengono definiti “trasposti” (transferred pain).
Le vie di riflesso sono valide in entrambe le direzioni quindi è
possibile stimolare con un massaggio Shatzu o con l’agopuntura
tali zone cutanee e portare benefici sugli organi ad esse collegate (riflesso cutaneo – viscerale). Il tracciato di tutti questi riflessi
passa nel segmento spinale che diventa un punto determinante di
distribuzione.
Le esperienze di altri ricercatori come Puttkamer, Vogler, Cornelius hanno confermato queste ipotesi.
Inoltre è stato osservato che questi riflessi coinvolgono anche il
sistema neurovegetativo (brividi lungo la schiena quando si percepiscono certi suoni o colori o massaggi).
Le ricerche sulle endorfine condotte da Pomeranz, Chiu, Tere-
nius, Goldstein hanno dimostrato che uno stimolo periferico
come un massaggio Shatzu su queste zone libera le endorfine
(encefaline, dinorfina) molto più’ potenti degli oppiati esogeni
(morfina, cocaina ecc).
A livello cellulare il sistema simpatico si può considerare come un
attivatore di energia, mentre il parasimpatico agisce in maniera
strutturante come un fissatore di energia ed accumulatore. Così
ogni campo di disturbo provoca il dominio del parasimpatico
(Yin per i cinesi) cosi’ stimolando con l’agopuntura o con il massaggio Shatsu, attraverso il midollo spinale che funziona come
preamplificatore e la formazione reticolare del tronco cerebrale
che regola il gammatono responsabile del controllo posturale,si
possono riequilibrare queste disfunzioni del neurovegetativo (via
centripeta).Lo stimolo periferico con un ago o con l’agopressione
(massaggio Schatsu) o con le tecniche osteopatiche diventa una
informazione elettromagnetica che raggiunge il talamo e la corteccia cerebrale ottenendo una regolazione cibernetica del sistema Uomo.
Così i punti delle zone riflesse si possono interpretare come punti
di distribuzione di una rete di comunicazione cibernetica elettromagnetica.
Voltolini e Fliess svilupparono la riflessoterapia nasale stimolando il setto o la volta piuttosto che il corpo ed i muscoli nasali inferiori e mediani anche con sostanze aromatiche.
Nelle nostre esperienze abbiamo notato come il sinergismo terapeutico potenzi in maniera non lineare gli effetti dei singoli rimedi.
Così utilizzando la poltrona Shatsu,che noi preferiamo alla terapia manuale in quanto l’operatore,per quanto esperto ed allenato,
dopo alcuni minuti di terapia non riesce a tenere costante la pressione da esercitare sui punti riflessi agopunturali, se la associamo alla musica e ai colori opportunamente scelti e magari anche
all’aromaterapia otteniamo dei risultati considerevoli ed in tempi
brevi sia per quanto riguarda lo stress che per alcune patologie
funzionali.
HYDE BENESSERE
35
Il mito di Lady Oscar
L
Lady Oscar è a tutt’oggi uno degli
anime e manga più amati in Italia e non
solo, uno dei più rappresentativi delle
potenzialità di una forma d’arte per
decenni sottovalutata e una delle
vicende più amate nell’immaginario
recente, tra storia, amore e morte
a sua autrice è stata accolta in Italia, a Novello a giugno e a Roma ai primi di ottobre, come una diva da
una vasta platea di giovani donne e uomini cresciuti
con il suo personaggio più famoso. Riyoko Ikeda, classe 1947, che continua la sua attività di autrice di manga alla quale preferisce però anteporre la sua nuova
DI ELENA ROMANELLO
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HYDE PARK_11/10
passione come soprano leggero, è quasi stupita
per come la sua Versailles no Bara, nota in Occidente come Lady Oscar, è ancora oggi amata e
seguita da un pubblico che va da alcuni teenager che l’hanno riscoperta con i dvd e ai video
su Youtube e magari anche grazie ai genitori,
a professionisti quarantenni che non dimenticano le serate del lontano 1982 quando arrivò in
Italia.
Più vicino alla sensibilità europea del romanzo
d’appendice al femminile (inevitabile rievocare
Dumas padre e la serie di Angelica) ma molto
inserito nella tradizione degli shojo manga giapponesi, Lady Oscar è a tutt’oggi uno degli anime
e manga più amati in Italia e non solo, uno dei
più rappresentativi delle potenzialità di una forma d’arte per decenni sottovalutata e una delle
vicende più amate nell’immaginario recente, tra
storia, amore e morte.
Il tema della ragazza costretta a vestirsi da uomo
qui per volere paterno e che grazie a questo riesce a vivere avventure ben diverse da quelle che
avrebbe come donna in una società maschilista,
è molto caro agli shojo manga, da Ribbon no kishi, noto da noi come La principessa Zaffiro di
Osamu Tezuka in poi e deriva da leggende e
tradizioni orientali, le stesse che sono alla base
della storia di Mulan, diventata lungometraggio
anche per la Disney. Ma questo tema c’è anche in Occidente, basti pensare a figure come
Clorinda della Gerusalemme liberata, a Jolanda la
figlia del corsaro nero di Salgari, al personag-
gio storico di Giovanna d’Arco, che non fu l’unica donna nella
vita reale a prendere abiti maschili per combattere, fu solo più
sfortunata.
La scelta dell’epoca, la Rivoluzione francese, adorata da Riyoko
Ikeda, porta tantissimi fan di Oscar a diventare appassionati di
Maria Antonietta e del Settecento: la ricostruzione storica è
abbastanza impeccabile nei fatti narrati, un po’ meno dal punto di vista visivo, dove ci sono alcuni svarioni nella scelta dei
costumi, delle armi e degli ambienti.
La vicenda, tra amore e morte, appassiona e avvince, e la scelta,
abbastanza coraggiosa se vista con occhi occidentali, forse più
scontata in un’ottica orientale, di rinunciare all’happy ending
consolatorio, abbastanza improponibile visto che diversi personaggi chiave della vicenda sono comunque destinati a morire
tragicamente, alla fine rende la storia ancora più riuscita, anche
se obiettivamente tragica, visto che molti, anche qui in Italia,
ricordano la morte di Oscar e del fedele André come un vero
e proprio trauma.
Non c’è da stupirsi se a distanza ormai di quasi trent’anni dalla
prima messa in onda su Italia 1 nella primavera del 1982 Lady
Oscar continui ad attrarre pubblico, che nello specifico va a
fare code chilometriche e a mettersi in cosplay per poter incontrare Riyoko Ikeda, ma che fa anche altro normalmente, tipo
collezionare materiale in tema, che siano le vecchie edizioni
della Fabbri, che pubblicò il manga censurandolo della parte
finale e appiccicandoci un improbabile lieto fine o le ripubblicazioni più recenti del fumetto o i gadget, a volte costosi e intro-
vabili ma decisamente imperdibili, o anche scrivere fanfiction
sul web, incontrarsi in circoli, leggere libri su Maria Antonietta,
rivedere le repliche su La 5 o i dvd.
Quando si dice un oggetto di culto si può pensare comodamente a Lady Oscar, anche per chi poi non ha continuato a seguire
il mondo dei manga e degli anime e che oggi non è certo un
frequentatore abituale dell’universo otaku in tutte le sue forme,
dai forum alle gare cosplay. Ma Oscar ha saputo travalicare
confini e generi, interessi specifici e passioni circoscritte, diventando una protagonista dell’immaginario con la sua storia, tra
avventura e amore, segnata dal destino e per questo ancora più
coinvolgente.
Ci sarà senz’altro un effetto nostalgia non da sottovalutare,
quando risuonano le note dei Cavalieri del Re la commozione
è quasi d’obbligo, ma c’è obiettivamente l’interesse e il merito
di aver creato un personaggio che ha saputo diventare emblematico. Icona femminista o gay, protagonista di una struggente
storia d’amore immortale, emblema di un mondo di cambiamenti che la travolge, porta tramite cui si scoprono gli shojo
manga ma anche la storia di Francia: Oscar è tutte queste cose,
oltre che un manga ed anime di successo, ancora oggi all’avanguardia come realizzazione e scelte d’animazione e regia, e magari più ricco di contenuti di altri più recenti, dove l’esigenza di
vendere gadget e le animazioni computerizzate sono diventate
più importanti di una trama decente.
Non si può dimenticare Lady Oscar, anche se si è cresciuti e
magari ci si interessa ad altro, e non più al mondo dei fumetti.
HYDE RECENSIONI
37
LA STREET
PHOTOGRAPHY
E’ IN BIANCO
E NERO!
PROVIAMO A
SFATARE UN
MITO
scevra dai colori
l’immagine si
riduce all’essenza
di quello che
rappresenta lo
scatto senza
invadenti
distrazioni che
può generare il
colore
DI ALESSIO COGHE
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HYDE PARK_11/10
HYDE STREET PHOTOGRAPHY
P
FLICKR.COM/PHOTOS/ALXCOE
remetto subito che sono un profondo amante del bianco e nero e che dovendo scegliere tra i due “mondi” ad
occhi chiusi scelgo la fotografia black & white. A maggior ragione se parliamo di
street photography.
Perchè quando vediamo le foto inseribili in questo ramo della fotografia la maggior parte è in bianco e nero? Ma perchè è così che è nata la fotografia di reportage ed è così che è nell’immaginario di tutti coloro che conoscono il reportage
e la street. La fotografia è nata in bianco e nero, e anche quando arrivò il colore
esigenze di risparmio imponevano comunque la stampa in bianco e nero. A questa
esigenza pratica però si aggiunse presso i fotografi di reportage la convinzione che
solo fotografando in bianco e nero si riesce a rappresentare la realtà per immagini
esattamente come la propria interpretazione dello scatto: Capa, Bresson, Berengo
Gardin, giusto per fare qualche nome. In più scevra dai colori l’immagine si riduce
all’essenza di quello che rappresenta lo scatto senza invadenti distrazioni che può
generare il colore.
Una tesi questa che mi sento di sposare totalmente a cui però fà da contraltare la
certezza che a volte uno scatto, un particolare scatto ha ragion d’essere a colori.
Un esempio calzante di ciò che sostengo è ben rappresentato dal celebre ritratto
della ragazza afghana di McCurry, una delle foto più famose degli ultimi decenni.
Chi non la conosce? Per ovvi motivi di copyrightt qui non possiamo pubblicarla,
ma basta una semplice ricerca per immagini su google e la troverete.
Se non fosse stata lasciata, o meglio pensata, a colori non avrebbe avuto lo stesso
impatto che tutti riconosciamo a questo scatto. Ci sono ovviamente le solite contrapposizioni da fondamentalisti sull’argomento, dai fedeli al totally black & white
a chi sostiene che il mondo è a colori e come tale và rappresentato, ma io ritengo
che la verità come quasi sempre stà nel mezzo.
E di fronte ad una bella street a colori applaudo senza tentennamenti, pur essendo
come detto uno che preferisce di solito il bianco e nero.
Il mio consiglio riguardo alla street è scegliete senza indugio tra colori e bianco e
nero, oppure non scegliete affatto. Ogni scatto a mio avviso fà storia a sè, a meno
che non si tratti di un reportage che necessita comunque di un’omogeneità di linguaggio per dare un continuum alla storia che volete raccontare.
HYDE STREET PHOTOGRAPHY
39
DI EMILIANO MIGLIORUCCI
HYDE STREET PHOTOGRAPHY
FLICKR.COM/PHOTOS/MIGLIO
PARK
4022 HYDE
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HYDE STREET PHOTOGRAPHY
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HYDE STREET PHOTOGRAPHY
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“The Monk & The
Monkey” Intervista a
Francesco Giroldini
“il “processo tecnologico” in Italia non e’
semplicemente lento, ma e’ più che altro
assente; se non avessi deciso di andarmene
via cinque anni fa, sarei probabilmente
ancora uno stagista in qualche piccolo
studios, mal pagato e insoddisfatto”
DI MARCO
N
avigando su internet, per essere preci su sul portale VIMEO, mi sono imbattuto
in un cortometraggio d’animazione, di questi ultramoderni stile
Toy Story, che mi ha lasciato a dir poco sconvolto per la precisione dei dettagli e la qualità grafica delle animazioni.
Nei titoli di coda mi sono reso conto che il creatore era un certo
Francesco Giroldini ed ho pensato “caspita” un italiano esperto
di “COMPUTER ANIMATION”?
Da una prima “navigata” la cosa che mi è balzata agli occhi è
44
HYDE PARK_11/10
http://vimeo.com/hd#14441514
che Francesco, oltre ad avere poco più di 20 anni, studia e vive in
Florida. Essendo un appassionato del settore, mi sono messo sulle
sue tracce per fargli qualche domanda sul suo interessantissimo
lavoro. Francesco, molto gentilmente, ha subito dimostrato grande disponibilità nel rispondere a qualche mia domanda ed ecco
cosa è uscito fuori in questa interessante intervista:
A
– Dopo aver visto “The Monk & The
Monkey” la prima domanda che rivolgiamo a Francesco Giroldini è questa’: quale scuola o percorso formativo bisogna
intraprendere in Italia per lavorare nel
mondo della “Computer Animation”?
Vi racconto subito la mia esperienza formativa.
Dopo aver finito la scuola media decisi di frequentare l’istituto
I.T.S.O.S. Albe Steiner di Milano, per i suoi particolari settori di
studio e per la sua flessibilità.
Programmi come Maya, Photoshop, Flash o After Effects invece,
imparai a usarli da solo aiutandomi con le guide e seguendo alcuni tutorials online.
Una volta conseguito il diploma, espressi interesse nel programma di studi offertomi dall’Istituto Europeo di Design, sempre di
Milano, ma l’esperienza non durò molto perché cercavo qualcosa
di più incisivo. Pensai allora di recarmi all’estero per ricevere una
maggiore formazione nel campo dell’animazione grafica. Decisi d’iscrivermi al corso universitario di arte e disegno studiando
Computer Animation alla Ringling in Florida. L’amico che mi
consigliò questo percorso di studio invece, s’iscrisse in Savannah
al College of Art and Design per formarsi sugli Special Effects.
Dopo quattro anni di studi ci siamo laureati e sia io sia lui abbiamo trovato subito ottimi impieghi nonostante l’America stia
attraversando una delle peggiori crisi economiche, come del resto
l’Europa.
Altre scuole all’estero con una buona reputazione nel campo delle arti grafiche sono: Calarts, in California; BYU in Utah; Acadamy of Art in San Francisco; Supinfocom e Gobelins in Francia.
In Italia non ci sono molte scelte in questo specifico campo e
non si trovano strutture scolastiche capaci di formare pienamente
nell’arte della computer animation.
A prescindere comunque dalla qualità formativa, rimarrebbe
difficile nel nostro Paese trovarsi poi un buon lavoro in questo
settore dell’animazione. Paesi come gli Stati Uniti, l’Inghilterra o
la Francia, offrono maggiori possibilità. Studiare all’estero, rimanere in contatti con gli amici che condividono questa passione lavorativa, rimane il percorso ideale per gli appassionati di grafica.
B
– In Italia e’ da tanto tempo che si parla di “fuga di cervelli”, un fenomeno che
rischia di rallentare seriamente il progresso tecnologico ed economico del
Paese. Il tuo può essere considerato uno
di questi casi?
Purtroppo sì.
Che io sappia il “processo tecnologico” in Italia è troppo lento;
se non avessi deciso di andarmene via cinque anni fa, sarei probabilmente ancora uno stagista in qualche piccolo studios, mal
pagato e insoddisfatto.
Ogni tanto do un’occhiata al mercato italiano sperando che qualcosa sia cambiato, ma durante la mia assenza non ho notato nessun cambiamento notevole che mi convinca a tornare.
C
– In Italia esistono aziende competitive nel mondo della “Computer Animation?”
Non che io sappia. No! Sarei felice se qualcuno mi dimostrasse il
contrario…
D
-Hai anche lavorato per la Pixar Animation Studios che è una delle più importanti case cinematografiche specializzata in “computer generated imagery”. Ci
racconteresti questa tua esperienza?
Ho avuto il piacere di lavorare in Pixar per tre mesi nell’estate
del 2009 come Lighting Technical Director Intern, sotto la direzione del direttore della fotografia di “UP”: Jean-Claude Kalache.
La mia esperienza in Pixar, pur se breve, ha avuto un impatto
fondamentale sulla mia carriera e ha cambiato completamente
HYDE VIDEO
45
il mio modo di lavorare soprattutto dal punto di vista del perfezionismo.
La Pixar si presentò nella primavera del 2009 nel mio college a
intervistare alcuni studenti per offrir loro degli stage durante l’estate: fui uno dei fortunati a essere scelto per l’intervista.
All’epoca non ero ancora sicuro della specializzazione da intraprendere (illuminazione, modellazione, texturing o animazione),
ma, dovendo scegliere uno di questi dipartimenti (grandi studios
non accettano generalisti), scelsi quindi illuminazione & compositing.
In meno di 2 settimane fui intervistato una seconda volta al telefono da persone leggendarie nel campo dell’animazione quali Danielle Feinberg (direttore della fotografia in WALL-E), JeanClaude Kalache (direttore della fotografia in UP) e finalmente
venni accettato nel loro programma di tirocinio estivo.
Dopo aver sofferto per un paio di mesi aspettando che il mio permesso per lavorare arrivasse, volai a San Francisco e incominciai
la mia esperienza lavorativa alla Pixar,
Nelle prime due settimane fui introdotto alla loro pipeline: dovetti imparare unix da zero e in un paio di giorni dovetti realizzare un piccolo “corto” di 10 secondi,e in solo due settimane mi
dovetti occupare di tutti gli aspetti della produzione, escluso la
modellazione, del surfacing e del rigging.
Al termine di queste quindici giorni di training, incominciai il
corso vero e proprio in illuminazione e compositing. Per due mesi
e mezzo ci fu insegnato il loro programma d’illuminazione in dettaglio e ci furono dati esercizi sempre più complessi, al punto da
essere a nostra volta capaci di illuminare un intero shot da zero,
utilizzando appunto le loro tecniche d’illuminazione.
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HYDE PARK_11/10
Per la maggior parte del corso ebbi il piacere di lavorare usando
assets dal film “UP” e, a metà del corso, ebbi l’opportunità di
lavorare a un trailer televisivo con i personaggi di “Toy Story 3”.
Il corso fu strutturato in modo da alternare equamente il tempo
di lavoro in classe, con quello da utilizzare in dimostrazioni pratiche, d’illuminazione e critiques in dettaglio per ognuno dei nostri
esercizi.
Le critiques per i miei esercizi furono le più dettagliate critiques
che io abbia mai ricevuto in ambito professionale; il livello di dettaglio e attenzione ai particolari discussi in Pixar sono qualcosa di
raro cui pochi studios riescono ad arrivare.
Alla fine del corso ero in grado di illuminare qualsiasi shot con
dimestichezza e cura nei dettagli.
Ancora oggi ricordo con affetto tutte le persone che ho incontrato
in Pixar e il tempo trascorso lavorando con alcune dei professionisti più in gamba del mondo.
E
– Quali programmi sono considerati
“la Bibbia” in questo lavoro?
Maya e 3d studio max sono i due programmi principalmente usati
nei maggiori studios di animazione; per modellazione ad alto livello di dettaglio: Zbrush è il software più usato. Photoshop è il programma più usato per creare matte paintings e dipingere textures.
I più noti motori di rendering sul mercato sono Renderman, Mental ray e Vray.
In Compositing generalmente si usa Nuke, Shake o After Effects.
F
– Se uno giovane vorrebbe iniziare “in
casa” a muovere I primi passi nel mondo
della grafica 3D, quale attrezzatura
tecnica dovrebbe comprare?
Imparare a usare programmi quali Maya o 3d Studio e’ il primo
passo per entrare nel mondo della computer graphic. Io suggerirei di comprare e leggere uno di questi libroni che consentono di
farsi un’idea generale del programma e capire così le potenzialità
del software.
Molte persone fanno l’errore di ritenere che imparare il programma sia sufficiente per poter poi creare delle buone immagini, oppure una buona storia o delle buone animazioni; in realtà
avere il computer più veloce e l’ultima versione del software non
fa’ molta differenza se non si sa come sfruttarli a proprio vantaggio.
Il mio suggerimento è sì di sviluppare la conoscenza tecnica dei
programmi, ma allo stesso tempo occorre implementare anche
le conoscenze artistiche. In effetti si ha bisogno di entrambe le
cose. Tant’è che imparare a disegnare, pitturare e coltivare un
senso di curiosità verso l’ambiente circostante, sono abilità e
comportamenti importanti quanto conoscere un programma da
cima a fondo.
G
– Trasferirsi in America per lavorare e vivere dopo l’11 settembre è un sogno o una realtà?
E’ un po’ tutti e due; sono stato molto fortunato a essere accettato
in RIngling, e aver avuto l’opportunità di lavorare prima in Pixar e
ora in DreamWorks.
Ho lavorato sodo per arrivare dove sono arrivato, e ho speso molto tempo per diventare pratico di burocrazia americana, quale
chiave di volta per avere una carriera lavorativa negli Stati Uniti.
Ho sempre fatto tutto da solo senza aiuti. La vita negli U.S. è un
po’ diversa da quella in Italia; la gente qui è abituata a lavorare in
teams e a fare amicizia velocemente; ma nessuna di queste amicizie è molto profonda ed è facile sentirsi a volte soli.
H
– Che consiglio daresti ad un giovane lettore di Hyde Park appassionato di
grafica e animazione in 3D?
Consiglierei di impratichirsi nell’uso di programmi quali Maya
e Photoshop: questo il più presto possibile, guardando dvd quali
Gmonon e Digital Tutors, acquistando guide e libri vari.
Disegnare, pitturare e fare pratica con la fotografia, sono attività
essenziali per allenare l’occhio a riconoscere quali elementi portano a creare una buona immagine.
Guardare due o tre film al giorno aiuta a stimolare un senso critico per la storia, la fotografia e le scelte di recitazione.
Iniziare qualsiasi di queste attività al più presto possibile comporta vantaggi importanti per la propria carriera,tenuto conto che la
maggior parte delle persone decidono di imbarcarsi in una professione solamente verso la fine dei loro studi superiori.
Il settore dell’animazione è molto competitivo ed è facile pensare
che non ce la si farà mai a trovare un buon lavoro e ci demoralizza facilmente. La mia opinione è che ogni secondo speso a
lamentarsi e compiangersi è tempo che qualcun altro sta spendendo lavorando sodo e migliorando le proprie abilità, per cui la
migliore garanzia per trovare un buon lavoro nel nostro settore, è
di non considerare nemmeno per ipotesi l’idea di gettare la spugna, e lavorare sodo ogni giorno e tutti i giorni.
http://francescogiroldini.com
http://giro3d.blogspot.com
HYDE VIDEO
47
iPhone 4 le app più
strane
Parafrasando forse la Bibbia (“Per ogni
cosa c’è il suo momento [...]”), gli spot
Apple ci informano che “per ogni cosa
c’è un’app”
P
DI SEBASTIANO SACCO
48
HYDE PARK_11/10
resentato al WWDC
2010 di San Francisco. “Più di un semplice smartphone, più di
un telefono”, “più del fratellino col numero 3”, “più di tutti i
più” (citando definizioni trovate in rete).
1,7 milioni di pezzi, prevendite incluse, venduti in soli tre giorni. Indovinato, sto parlando dell’Apple iPhone 4, ovvero il famosissimo “melafonino”, di cui ogni geek che si rispetti è letteralmente innamorato, ma che riscuote sempre più consensi in
ogni parte del mondo e in ogni fascia d’utenza. Ma per favore
non si parli di “melacrazia”…
Il mondo che si muove attorno alla punta di diamante di casa
Cupertino, cuore della Silicon Valley, è ricco e affascinante, e
le migliori (peggiori?) assurdità e fantasie che vi si trovano fanno sorridere ma anche impallidire. Fra le tante, mi vengono in
mente i video su YouTube che testimoniano le notti bianche di
Nerd Italiani (le maiuscole sono obbligate) in tenda, a Luglio,
fuori da un’Apple Store in attesa di acquistare all’alba il proprio gioiellino; o, sempre in tema video, le parodie degli spot
dell’iPhone (“Non sono un matematico, ma 3 è meno di 4”).
E nel caotico mondo iPhone-maniaco, meritano certamente
menzione le “app”, piccole, grandi applicazioni (per iPhone,
FLICKR.COM/PHOTOS/ivyfield
ma anche per Android e altri sistemi) disponibili, nel caso di
Apple, sugli appositi Store in rete. Parafrasando forse la Bibbia (“Per ogni cosa c’è il suo momento [...]”), gli spot Apple ci
informano che “per ogni cosa c’è un’app”. E in effetti, organizzate in un bel pò di categorie, ce ne sono per tutti i gusti:
riconoscitori di brani, che tramite algoritmi di matching frequenziale riconoscono canzoni che girano in radio o nell’impianto audio di un centro commerciale; giochi, classici come
“Il pranzo è servito”, o un pò più sofisticati come quelli che
sfruttano il sistema di posizionamento 3D dell’iPhone per consentire maggiore interattività con l’ambiente in cui si trova il
videogiocatore; app biologiche (per la serie “Cosa c’è nel cibo
che mangio?”); antifurti; editor video touch; e chi più ne ha
più ne metta.
Mi è venuta allora la curiosità di fare un’indagine su quelle che
potessero essere alcune fra le app più particolari, quelle magari
che più che per utilità, spiccano per singolarità e, perché no,
idiozia. E con una rapida ricerca in rete, mi sono imbattuto in
quanto segue:
Fit or Fugly. Giudica l’aspetto estetico di chi in quel momento usa l’app, basandosi sul codice Fibonacci.
iVoodoo. Come si intuisce facilmente, si tratta di un’app
pensata per sostituire una vera bambolina voodoo, a volte scomoda da portare con sé, con una virtuale. E’ anche possibile
applicare una foto sul volto della bambola, per personalizzarla
ed ottenere così un… più efficace effetto su colui/colei che è
oggetto del nostro maleficio.
Hold on!. Al prezzo di pochi centesimi, questa app promette di aiutare coloro che stanno annoiandosi, presentando
sul display dell’iPhone un pulsante “Hold” da cliccare per tutto il tempo di cui si è “umanamente capaci”. La durata effettiva dell’attività viene così registrata e visualizzata all’utente
annoiato. Ogni commento mi sembra superfluo.
Blower. Letteralmente “Soffiatore”, è un’app che vi viene
in soccorso quando siete… a corto d’aria. In occasione della
vostra festa di compleanno, ad esempio, potreste dover spegnere le proverbiali candeline, ma non avere fiato sufficiente.
L’app provvede, tramite il microfono dell’iPhone, a generare
una pressione che si traduce in uno sbuffo d’aria. Puntandolo
sulla torta, le candeline vengono spente.
iBubbleWrap. App grazie alla quale è possibile far scoppiare le caratteristiche bollicine d’aria degli imballi cliccando
sullo schermo touch.
Non ne conosco il nome, ma, suggeritami da alcuni colleghi,
so che esiste un’app che simula sul display un boccale di birra
pieno. Posando l’iPhone/boccale alle labbra e inclinandolo, si
ottiene l’effetto della bevuta, e una volta “svuotato il bicchiere”, posandolo sul tavolo, l’iPhone emette un sonoro… flato,
secondo i costumi di alcune trattorie.
Ma questo è solo un piccolo elenco, delle stranezze dell’appmondo. Ne conoscete altre? Segnalatele pure, qualche sorriso
in più è certamente il benvenuto.
HYDE TECNOLOGIA
49
Donny Hathaway
Donny Hathaway è da più di 30 anni fonte
d’ispirazione per molti artisti e musicisti
come Alicia Keys, George Benson, Stevie
Wonder, Anthony Hamilton e molti altri
non solo per l’aspetto musicale e lo stile
di canto ma anche per il suo stile nello
scrivere i testi
Q
uella che sto per
raccontarvi è una storia intensa, senza lieto fine purtroppo. Vi parlerò di
Donny Hathaway, un artista che seppur ebbe una carriera breve, resta tra i
mostri sacri del Soul anni 70.
Donny ha sempre avuto la musica nel sangue, a soli 3 anni cantava
con sua nonna in un coro gospel! Dopo essersi laureato all’Howard University
di Washington entra nel mondo delle produzioni musicali, inizialmente come
autore e produttore. Lavora a Chicago alla Twinight Records dove prende
parte a vari progetti che coinvolgono artisti del calibro di Aretha Franklin,
Jerry Butler e Curtis Mayfield. Da qui inizia una collaborazione costante con
“King Curtis” e sotto la stessa etichetta pubblica anche il suo primo singolo,
The Ghetto, Pt.1 che scrive insieme al suo compagno di stanza Leroy Hutson.
Il pezzo appare nel suo LP di debutto, “Everything is Everything”.
Il suo secondo album “Donny Hathaway”, datato 1971 ha un successo decisamente superiore al secondo anche se molti critici storsero il naso,
dato che 8 delle 9 tracce presenti sono delle cover di vecchi successi soul e
gospel di artisti come George Clinton (She Is My Lady), oppure Leon Russell
(A Song For You). Dire che Donny reinterpretò questi brani è limitativo, egli
diede letteralmente nuova vita a grandi successi dimenticati da molti, tanto
da essere considerati pezzi (da chi vi scrive) splendidi originali forse ancor
più belli delle versioni precedenti. Quest’album è strapieno di sentimento.
Riporta chi ascolta alle radici della musica nera con pezzi gospel come Magnificient Sanctuary Band e Put your hand in the hand. Donny e il gospel sono
una cosa sola, voce e musica si sposano in un’ emozione unica, in capolavori
come Giving Up (originale di Van McCoy) dove la musica sembra un battito
50
HYDE PARK_11/10
DI Flavio De Luca
a.k.a. Yayo
cardiaco rallentato che avvolge e crea un’atmosfera
unica, oppure in ballate come Little girl, She Is My
Lady o Take a Love Song; che definire semplicemente
“romantiche” è un eufemismo. Pezzi (o reinterpretazioni se volete, trattandosi di cover) che diventano
opere sacre grazie alla voce calda di Mr. Hathaway,
che incarna alla perfezione l’anima soul dell’artista
sofferente e romantico.
Già, sofferente. Donny durante il periodo
più brillante della sua carriera inizia a soffrire di depressione. Gli venne diagnosticata una schizofrenia
paranoica, una patologia che causa allucinazioni,
crisi nervose e disturbi del sonno, ma comunque
controllabile con farmaci. Cosa che Donny non
sempre faceva causando non pochi problemi con le
sue 2 figlie. In ogni caso seguì la terapia e continuò a
scrivere e cantare.
Nel 1972 viene pubblicato “Live”, album
registrato durante due concert, uno a Hollywood e
uno a Manhattan. Sulla scia del precedente lavoro,
anche questo è un album quasi interamente di cover.
Ci sono pezzi come What’s Goin On di Marvin Gaye,
pubblicata l’anno prima, Little Ghetto Boy o Jealous
Guy di John Lennon. Presente una nuova versione di
The Ghetto e l’inedito We’re Still Friends. Molti con-
HYDE SOUND2.0
51
siderano quest’album come il migliore di
Donny, personalmente considero superiore l’album omonimo oppure il successivo
a questo. Rimane comunque un ottimo
disco, ricco di Soul che scalda il cuore e
l’anima.
Nel 1973, dopo l’album omonimo, inizia una collaborazione che viene
considerato uno dei “Duo” più affiatati e
azzeccati della storia, con Roberta Flack,
sua ex compagna di studi. L’album, interamente di duetti ebbe un grande successo, soprattutto nelle classifiche pop.
La voce sensuale della Flack è l’ideale da
affiancare a quella profonda e calda di
Donny. Tra i pezzi di maggior successo
vi segnalo “Where is The Love” che entrò
nelle TOP 5 di tutte le classifiche dell’epoca. E alcune cover come You’ve Got a
Friend e Baby I Love You di Carole King e
You’ve Lost That Loving Feeling di Aretha
Franklin.
In seguito scrive e interpreta la
colonna sonora per la serie TV Maude e
per il film Come Back Charleston Blue.
Il suo ultimo album in studio “Extension
Of A Man” del 1973 contiene pezzi come
Love, Love, Love e I Love You More Than
You’ll Ever Know che restarono in vetta
alle classifiche R&B per varie settimane.
Ma di questo album viene spesso ricordata la ballata Someday We’ll Be Free o la
sinfonica strumentale I Love The Lord, He
Heard My Cry.
I problemi mentali di Donny
purtroppo non migliorarono e causarono
un allontanamento, causato dalla continua malinconia alternata a rabbia del
povero Donny, da Roberta Flack con la
quale si riconciliò nel 1978, quando torna
in classifica con un nuovo duetto con Roberta Flack, The Closer I Get To You, per il
suo album “Blue Lights in The Basement”.
Il pezzo si posiziona al secondo posto nelle TOP 100!
Durante una sessione di registrazione per il suo secondo album di duetti,
nel 1979, ebbe delle crisi nervose sostenendo che “i bianchi” stessero rubando la
sua musica con delle macchine collegate
al suo cervello… ovviamente la sessione
venne sospesa e più tardi Donny venne
trovato morto sul marciapiede del New
York’s Essex House Hotel, dove pernottava
nelle sua stanza al 15esimo piano. Aveva
33 anni. Distrutto dalla depressione e dai
problemi di stabilità mentale, anche se
molti sostennero che non si trattò di suicidio. Roberta Flack rimase sconvolta dalla
morte del suo caro amico e pubblicò le registrazioni sul suo album successivo dedicato
interamente a Donny.
Donny Hathaway è da più di 30
anni fonte d’ispirazione per molti artisti e
musicisti come Alicia Keys, George Benson,
Stevie Wonder, Anthony Hamilton e molti altri
non solo per l’aspetto musicale e lo stile di
canto ma anche per il suo stile nello scrivere
i testi. Il suo uso innovativo del Rhodes Piano
nei pezzi R&B ha influenzato molti artisti
Neo Soul, e molti artisti hanno dedicato
canzoni e tributi vari a Donny, come Amy
Winehouse nella canzone Mr. Hathaway che
parla dell’alcolismo e la depressione, menzionato diverse volte dal rapper Common
in un duetto con Lauryn Hill, Retrospect for
Life, che contiene un campione di Song For
You dello stesso Hathaway, nel 2001 Jay-Z
in Girls, Girls Girls so un campione di Love,
Love, Love; e potremmo continuare per molto ancora con i tributi e i pezzi campionati
più e più volte. Segno quest’ultimo di quanto sia stato innovativo e apprezzato il suo
modo di suonare e interpretare la musica
dell’anima, che con Donny Hathaway trova
una delle sue massime espressioni.
R.I.P. Mr. Hathaway
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HYDE PARK_11/10
myspace.com/davedamato
Il funky made in Italy
ha un nuovo nome:
Dave Damato
L
a prima reazione che avrete ascoltando Dave Damato è che un sound così non può essere stato generato da un musicista italiano. E invece è proprio così.
Dave Damato, a dispetto del nome che suona molto italo americano, è di Giussano, canta in inglese, ha un sound molto molto
molto funky ed ha una voce ricca di sfumature che ti entrano nella pelle e ti fanno ondeggiare quasi senza che te ne renda conto.
L’amore sconfinato per questo artista è arrivato dopo
aver ascoltato Jimmy, brano in cui Damato dimostra di avere delle doti anche come songwriter. Chitarrista, batterista, cantautore,
compositore… tutti i brani sono stati scritti, cantati, registrati da
questo ragazzo, incluse le melodie di tutti gli strumenti: chitarra,
batteria, basso, percussioni e tastiere.
Inutile dire che in Italia di talenti del genere sono dav-
DI VERONICA ERACLEO
vero pochissimi ed è bello scoprire che sul web si possono ancora
ascoltare persone con una vera passione per la musica, lontane
dalle paillettes di certi reality che producono cantanti usa e getta.
You have (what you want), Colours and flowers: ancora
buona musica e ancora stupore.
Ogni traccia di Dave Damato indossa un vestito diverso, che risulta delicato e pieno di sfumature come la chitarra in Days and
night e la voce di Dave che colora ogni canzone rendendola perfetta per sé.
Non sappiamo se After breakfast, il primo disco di Dave
Damato, troverà un’etichetta che lo produca, non sappiamo quale sarà il destino di questo talentuoso ragazzo. Di certo speriamo
di vederlo presto in giro live perché di musica genuina come questa ce n’è davvero bisogno.
HYDE SOUND2.0
53
BACETTI DI
CIOCCOLATO
FONDENTE
HYDE CUCINA GIOVANE
DI LALLA
H
o
tostato in forno 100 gr di mandorle pelate per una
decina di minuti, a 150°. POI, le ho riversate nel
frullatore e le ho tritate finemente. Polvere e pezzettini piccoli, li ho poi disposti in un contenitore.
Per OTTIMIZZARE, ho poi mescolato in una ciotola: il burro ammorbidito (circa 7 o 8 cucchiai) con
lo zucchero a velo (100 gr) e farina (QUANTITA? La
metà dello zucchero!).
Dunque, ho riversato nella ciotola le mandorle polverizzate ;-) e 1 bustina di vanillina. Con il composto
ottenuto, ho formato delle polpettine, grosse come
noci (BACETTI DI LALLA) ed ho fatto cuocere in
forno per 5 minuti, o poco più (= 7 minuti?).
Subito dopo, le ho fatte raffreddare.
In un pentolino, ho sciolto a bagnoTERESA ah, ah,
ah :-) il cioccolato delle uova fondenti che non ho
mangiato a Pasqua (circa 200 gr) e vi ho immerso i
bacetti. Li ho messi, poi, a raffreddare su un piatto
leggermente unto e... LI HO MANGIATI!
SORRIDENDO, ovviamente ;-)
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HYDE PARK_11/10
FLICKR.COM/PHOTOS/eljay
S
BISCOTTI
AL
CIOCCOLATO
ai che faccio con
quell’uovo di cioccolato che mi è avanzato, da Pasqua?
Lo prendo, lo butto in terra, lo prendo a calci, a
cazzotti, ci salto su, lo alzo e rilancio a terra...
INSOMMA: lo riduco in polvere. Polvere e pezzettini di cioccolata. YES ;-)
VEDIAMO UN PO’:
dispongo ½ pacco di farina (= 500 gr) a fontana
sul tavolo. Nel mezzo ci metto 10 cucchiai di burro
ammorbidito (200 gr), 3 di zucchero (60 gr), la
polvere del mio uovo (pesava circa 300 gr - FONDENTE), 4 uova intere e 1 bustina di vaniglia in
polvere.
PRIMA, lavoro rapidamente l’impasto e, POI,
quando è ben amalgamato, lo avvolgo in un
tovagliolo e lo metto in frigo per un’oretta.
BRRRRRRRRRRRRRRR :-(
Successivamente spiano la pasta a uno spessore
di circa 1/2 cm, e... ne ricavo tanti biscotti a forma
di.......... cuore (PENSO a Hyde, eheheh) :-) Li allineo nella teglia imburrata e spennello con il tuorlo
di un altro uovo.
Metto in forno a 180°. Dopo più o meno 10 minuti,
ne assaggio uno e...
SORRIDO!
FLICKR.COM/PHOTOS/dongga
HYDE CUCINA GIOVANE
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OROSCOPO NOVEMBRE 2010
SEGNO DEL MESE
“SCORPIONE”
La razionalità lucida e l’istintività dominano
psicologicamente questo segno. Marte suo
governatore gli dà l’aggressività, la voglia
di combattere, la tendenza a mettere sempre
in gioco la propria vita, la forza di distruzione
unita alla passione, all’eros più sfrenato.
L’aggressività è unita a una intelligenza lucida e
quindi agisce sempre in modo diretto, a volte può
degenerare in smania di potere, gelosia, sete di
vendetta. Può avere una lingua tagliente e non
tenere conto della sensibilità altrui, è un libero
pensatore,portato alla discussione.
Lo scorpione ha con il mondo esterno un
rapporto conflittuale. Ben conscio delle sue
grandi inquietudini e contraddizioni interiori.
Molto sospettoso e diffidente nasconde una
profonda emotività.
DI MARIANGELA PRINCI
ARIETE (21/03-20/04):
finalmente torna
il sereno in amore nel mese di novembre, Venere positiva da giorno 9 vi regala emozioni e novità e Marte dal sagittario riaccende la passione. Buona armonia e ottima intesa tra le coppie. Nel
lavoro ci saranno delle novità positive, qualcuno sarà aiutato e i
viaggi d’affari si concretizzeranno in positivo.
TORO (21/04-20/05):
Venere non sarà più
opposta in questo mese e questo vi renderà più sereni, meno nervosi e più concreti. Ritorna la serenità tra le coppie e chi ha chiuso un rapporto riuscirà a voltare pagina. Vi sentirete più stabili.
Nel lavoro la situazione migliora, non avendo più l’opposizione
di Mercurio i dialoghi saranno più sereni e avrete più lucidità nel
valutare le situazioni. Gestirete ogni cosa con più facilità.
GEMELLI (21/05-21/06):
Venere entra
in bilancia con moto retrogrado giorno 7. Le situazioni amorose
miglioreranno un po’ ma è meglio essere prudenti e far passare
questo mese. Marte in opposizione vi rende nervosi e Mercurio
negativo può farvi dire cose poco carine e creare tensioni con il
partner. Nel lavoro sarete più concentrati ed efficienti la prima
parte del mese. Marte sfavorevole crea attriti con i colleghi, non
sopporterete critiche e osservazioni.
56
HYDE PARK_11/10
CANCRO (22/06-22/07):
bene la prima
settimana del mese per le questioni d’amore. Poi potrebbe esserci
un calo del desiderio, una stasi, qualche piccola incomprensione
che si supererà facilmente. I single è meglio che agiscono durante
la prima metà del mese dopo avrete meno voglia, meno entusiasmo. Nel lavoro sarete molto impegnati e forse accumulerete un
po’ di stress e insoddisfazione se non otterrete i risultati sperati.
Andranno meglio le questioni legali o le trattative commerciali.
LEONE (23/07-23/08): le situazioni in
amore si sistemeranno nella seconda settimana di novembre
quando Venere e Mercurio saranno positivi. Le coppie datate riscopriranno il piacere di stare assieme, si riaccenderà la passione
e anche per chi si è appena sposato o ha iniziato una convivenza
le cose cominceranno a girare bene. Favoriti i single che avranno
ottime occasioni per incontri stimolanti e per divertirsi con gli
amici. Nel lavoro Marte in trigono vi renderà più carichi e pieni
di energia, entusiasti e dinamici ma attenzione non tutte le vostre
idee sono vincenti. Mercurio vi renderà più convincenti e persuasivi e favorirà i viaggi d’affari.
FLICKR.COM/PHOTOS/serzz
VERGINE (24/08- 22/09): per quanto
riguarda l’amore sarà un mese abbastanza neutrale. Chi è solo sarà
contento così e non avrà voglia di darsi da fare per conoscere nuove
persone e innamorarsi. Chi ha un rapporto stabile si accontenterà
senza fare troppi sogni romantici. Le coppie sposate o conviventi
avranno qualche discussione per problemi legati alla quotidianità.
Nel lavoro Marte negativo vi renderà a volte insofferenti e impulsivi e vi potrà fare avere delle reazioni esagerate che gli altri non
capiranno. Non sarete al top riguardo la lucidità quindi cercate di
controllarvi e rimandate le cose da fare se non sono urgenti.
BILANCIA (23/09-22/10): il ritorno di
Venere nel vostro segno da giorno 8 vi porterà dei benefici, risolverete le questioni in sospeso e ritroverete un po’ di armonia con
la persona del cuore. Chi è ancora solo potrà contare sull’aumento
del proprio fascino per fare nuove conquiste e per qualcuno ritorna
un amore dal passato o lontano. Abbiate più fiducia e osate. Nel
lavoro Marte e Mercurio in sestile vi renderanno più attivi e aperti
alle novità e al cambiamento. Andranno bene i colloqui di lavoro o
gli esami. Favorite le attività commerciali e le nuove collaborazioni,
bene anche i viaggi.
SCORPIONE (23/10-22/11): il mese
inizia bene sotto il profilo sentimentale. Nuovi incontri passionali
per chi è solo e intimità e tante emozioni per le coppie. Nella seconda parte attenti a qualche discussione, per gli altri sarà una fase
neutrale e un po’ fiacca. Nel lavoro potrete contare su un’intelligenza pronta e un buon intuito. Affronterete bene ogni situazione, risolverete i problemi velocemente. Vi sentirete più ambiziosi e
pronti a tutto, il vostro impegno sarà premiato.
SAGITTARIO (23/11-21/12): l’amore si
riprende da metà mese con l’appoggio di Venere e Mercurio nel
segno. Avrete piacere a stare con chi amate in maniera semplice
e sincera, riscoprendo le piccole cose, i piccoli gesti. Vorrete vivere in armonia e senza tensioni. Chi è solo farà vita mondana
e avrà diverse occasioni di incontri con persone interessanti. Nel
lavoro impegnatevi a risolvere situazioni che non vanno e che state
rimandando da tempo. Sarete ottimisti e anche impulsivi ma ciò
potrebbe farvi commettere degli errori di valutazione.
CAPRICORNO (22/12-20/01): la
seconda parte del mese vi vedrà più coinvolti dai sentimenti
rispetto alla prima che verterà più sul lavoro. In amore vedrete
più problemi di quelli che ci sono e sarete piuttosto pessimisti.
Evitate di isolarvi e rimuginare su dubbi e situazioni. Chiarite
piuttosto con il partner in maniera onesta e se ci sono davvero
difficoltà insuperabili dite basta e girate pagina. Periodo sterile
per i single. Nel lavoro sarete più motivati nella prima parte del
mese concentrate quindi gli impegni in questo periodo, partecipate a convegni, fate colloqui, contattate nuovi collaboratori.
ACQUARIO (21/01-19/02):
dopo un
ottobre trascorso tra alti e bassi si torna a respirare un po’ di serenità. Marte in sestile risveglia la passione e regala calde emozioni e con Venere e Mercurio a favore tutto torna a sorridere
dando stabilità al rapporto. Si ritrova complicità e intimità. Ottime occasioni si presenteranno a chi è ancora solo e ha voglia
di innamorarsi o di vivere avventure passionali. Nel lavoro non
abbiate paura di osare. Possedete una buona creatività che di
solito non utilizzate. Bene i nuovi progetti e le collaborazioni.
Seguite l’intuito.
PESCI (20/02-20/03): per quanto riguarda l’amore questo mese suggerisce prudenza per evitare di
commettere errori che potrebbero compromettere il rapporto. Dovrete essere più pazienti, tolleranti e comprensivi con
il partner ma anche analizzare il vostro comportamento che
potrebbe essere a volte un po’ egoista e troppo sicuro di sé.
Anche voi potete sbagliare. I single avranno poca voglia di flirts
e divertimenti. Nel lavoro controllate l’impulsività e non fatevi
coinvolgere in pettegolezzi dai colleghi con i quali potranno nascere delle tensioni. Bene i primi giorni del mese per prendere
decisioni poi è meglio aspettare.
HYDE OROSCOPO
57
CASSANO, CROCE E
DELIZIA DEL NOSTRO
CALCIO
ENNESIMA BRAVATA DEL
TALENTO DELLA
SAMPDORIA: LITIGA ED
INSULTA IL SUO
PRESIDENTE GARRONE
DI ANTONIO BORGHESE
L
a “Rete d’argento”, è
il premio istituito dal Sampdoria Club “Gianni De
Paoli”di Lavagna (in provincia di Genova) come riconoscimento al miglior calciatore blucerchiato della
stagione precedente. Quest’anno ricorreva la 27.ma
edizione del premio, in passato vinto da atleti che hanno segnato la storia passata della Samp, come Pagliuca, Vialli, Mancini, e quella più recente, come Volpi,
Palombo e Pazzini.
Per questa ragione, la società doriana ritiene molto importante questa gratifica, nonchè l’ormai
tradizionale cerimonia di consegna ad essa collegata.
La scelta di Antonio Cassano, come vincitore 2010, è
sembrata la scelta più sensata, in virtù del fantastico
campionato, appena trascorso, disputato dal talento
barese come ulteriore segno dell’amore reciproco che
ormai sembrava legare “FantAntonio” al club ligure.
Si è, invece, passati, in un battito di ciglia, da un evento
di celebrazione del proprio idolo, ad un evento che sta
rischiando di far giungere al capolinea un idillio, una
sorta di pomo della discordia calcistico.
Cassano a quella festa non ci voleva andare,
non per disprezzo, o divismo, verso i tanti tifosi pronti
ad accoglierlo ed incensarlo, di questo ne siamo più
che sicuri. Semplicemente, come tutte le “persone
normali”, aveva la necessità di dedicarsi a ciò che gli
58
HYDE PARK_11/10
spettava dopo gli allenamenti (un tradizionale turno di lavoro), ovvero alla
propria vita privata. Voleva stare vicino alla moglie Carolina Marcialis, la
ragazza che, a detta dello stesso Antonio“gli ha cambiato la vita”, e che ora
sta vivendo una difficile gravidanza.
Un diritto, quello alla privacy e alla famiglia, che il “Pibe de Bari”
è riuscito sì ad ottenere ma, mettendosi dalla parte del torto con la stessa abilità con cui dribbla gli avversari in campo. A tradirlo sempre lei, la
testa calda compagna di mille “cassanate”, che ha impedito ad un talento cristallino di diventare un vero campione, ma che pareva essersi messa
a posto negli ultimi due anni. Due anni fantastici culminati con l’accesso
della Sampdoria ai preliminari di Champions League, poi, il matrimonio
con Carolina e il ritorno in Nazionale, dove il neo c.t. Cesare Prandelli gli
ha riaperto quelle porte che Marcello Lippi aveva chiuso, facendo, così, di
Cassano il leader della nuova Italia. Tra controsensi e tradimenti, però, chi
ne esce davvero moralmente distrutto è Riccardo Garrone, il presidente
della Sampdoria al quale va il merito di aver creduto, tre stagioni orsono,
HYDE SPORT
FLICKR.COM/PHOTOS/californiapete
ad un giocatore che al Real Madrid era dato per finito, in sovrappeso
(non a caso Cassano veniva soprannominato “gordito”, in italiano
“grassottello” dai supporters madrileni) e spesso protagonista, in negativo, più fuori che dentro il campo. Garrone ed il talento barese
hanno quasi subito instaurato un sincero affetto paterno, che va oltre
il semplice rapporto datore di lavoro-dipendente.
Il presidente, peraltro, quando può cena a casa Cassano
e, curiosità delle curiosità, ha regalato, allo stesso, per le nozze del
suo pupillo, un originale servizio di piatti dipinti a mano, raffiguranti proprio Garrone e Cassano in coppia. Dicevamo di un presidente distrutto, perché, visti i presupposti sopra indicati, poteva
sentirsi anch’egli in diritto di chiedere qualcosa. Per esempio chiedere a Cassano un piccolo favore personale: quello di presenziare
al “Rete d’argento”, anche solo per il tempo necessario al ritiro del
premio. Non è corretto, invece, da parte del giocatore, rispondere
con pesanti e ripetuti insulti alla richiesta di spiegazioni sul perché
del proprio diniego. Epiteti che hanno spinto Garrone ad una
decisione molto sofferta. Anziché andare “a quel paese” (così
come invitato, in maniera non molto signorile, da Cassano), il
primo tifoso doriano si è rivolto alla Lega Serie A chiedendo
la risoluzione del contratto, in poche parole il licenziamento di
“FantAntonio”. Un epilogo triste per chi “cinque minuti prima
si voleva bene”, ed ora deve dialogare tramite avvocati e procuratori, oppure inviare una raccomandata per chiedere almeno
di potersi allenare.
Antonio Cassano non ha tardato a far pervenire una
sua risposta, chiedendo scusa al presidente Garrone per il suo
irrispettoso comportamento e dichiarando di voler fortemente
restare alla Sampdoria, allontanando così eventuali sirene juventine. Un attestato d’amore al quale potrebbe farne seguito
un altro ancora più clamoroso: la rinuncia a circa la metà del
suo cospicuo ingaggio (che ammonta a 2,8 milioni di euro), pur
di ricucire lo strappo con la società. E di conseguenza evitare
di mettere a repentaglio il posto, ed il gradimento, faticosamente riconquistati nella Nazionale, specie se si considera che
il codice etico introdotto da Prandelli “taglia fuori” i giocatori
che commettono gesti violenti o che tengono comportamenti
antisportivi. La Sampdoria, nel frattempo, tace, e continua a
seguire la linea che porta alla riunione del Collegio Arbitrale
della Lega Calcio, il quale deciderà se sanzionare o meno il
giocatore. A prescindere dal modo in cui si concluderà questa
“telenovela”, resterà comunque un senso di amaro in bocca:
eravamo tutti convinti che Antonio Cassano, uno dei patrimoni del nostro calcio, fosse diventato veramente “un altro
uomo”, lontano anni luce dai tempi dei litigi con Capello, con
i vari allenatori di turno, con gli arbitri. Pensavamo che ormai
fosse pronto a deliziarci solo col suo immenso genio calcistico,
invece c’è ancora (troppo) spazio per la sua sregolatezza.
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