INTRODUZIONE INCONTRO MIGRANTI

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INTRODUZIONE INCONTRO MIGRANTI
Questo scritto è la relazione con la quale la Dott.ssa Alessia Basiglio ha
introdotto alle classi gli incontri con i migranti, inquadrando il fenomeno
migratorio in un contesto più ampio.
Anno scolastico 2005-2006, progetto “La voce dell'altro”
Nel periodo precedente la Prima Guerra Mondiale, i flussi migratori nel mondo erano
costituiti dagli europei che lasciavano i propri paesi per cercare una vita migliore all'estero. La
maggioranza degli emigranti si dirigeva verso uno dei cinque Stati che in quel periodo stavano
vivendo un rapido sviluppo economico: Stati Uniti, Canada, Brasile Argentina e Australia.
L'emigrazione di massa degli Europei fin con la grande depressione degli anni 30. Dal 1950
l'emergere di nuovi paesi d'origine e di destinazione produsse sistemi migratori internazionali
completamente nuovi. Vi sono oggi oltre 175 milioni di emigranti e rifugiati nel mondo.
Il nostro paese ha una storia migratoria un po’ particolare.
Infatti è solo nel 1971 che l’Italia registra, per la prima volta, un saldo migratorio positivo:in altre
parole il numero di immigrati superava quello degli italiani che partivano alla ricerca di condizioni
di vita migliori all’estero.
I nostri connazionali sono stati protagonisti del pi grande esodo della storia contemporanea.
Nell'arco di poco pi di un secolo, a partire dal 1861, sono state registrate pi di 24 milioni di
partenze, un numero quasi equivalente all'ammontare della popolazione al momento dell'unità di
Italia. Il fenomeno non si esaurito, gli italiani sono ancora al primo posto dei migranti comunitari e
gli immigrati nel mondo che hanno conservato la cittadinanza italiana sfiorano i 4 milioni.
I primi flussi di immigrati in Italia, nel corso degli anni 70-80, sono costituiti da nordafricani
che si dirigono verso la Sicilia e trovano impiego nel settore agricolo e in quello della pesca, donne
filippine, somale, eritree, latinoamericane che vengono a fare le domestiche presso le famiglie delle
grandi città italiane, rifugiati politici (provenienti soprattutto dai paesi del Sud America) e studenti
iscritti alle università italiane.
Gli anni 80-90 vedono l'aumento progressivo degli arrivi da varie parti del mondo (molte sono le
persone che giungono dai paesi dell'Est), fino ad arrivare ai giorni nostri dove gli stranieri
regolarmente soggiornanti sono 2 milioni e 800 mila, su una popolazione di 58.000.000 di persone.
A questa cifra va aggiunto il numero, per ovvie ragioni difficile da calcolare, di persone che
soggiornano irregolarmente in Italia e che giungono nel nostro paese soprattutto via terra (cioè
attraversando le frontiere) e anche via mare.
Alla luce dei dati statistici il fenomeno della presenza straniera evidenzia segnali di
consolidamento, sia sotto il profilo della consistenza numerica, sia rispetto alle caratteristiche di
insediamento sul territorio e inserimento nella società.
Per capire meglio i fenomeni migratori è necessario approfondire quali sono, oggi, le cause
principali che spingono le persone ad abbandonare il loro paese d’origine.
La decisione di partire, di lasciare la propria famiglia e il proprio paese di origine, la combinazione
di una serie di motivazioni che non sono solo legate al paese di arrivo ma anche a quello di origine.
A tal proposito infatti si distingue tra fattori di espulsione (quindi ci che spinge a partire) e di
attrazione (ossia ci che attira in un paese piuttosto che in un altro).
Tra i primi possiamo segnalare:

Fattori naturali (scarsità di risorse, disastri naturali)

Guerre, persecuzioni, povertà, disoccupazione, abbondante tasso di natalità.

Le aspirazioni e i desideri delle singole persone, la ricerca di migliori condizioni di vita
Nei fattori di attrazione invece troviamo:

la maggiore offerta di lavoro

le risorse naturali più facilmente sfruttabili

lo scarso sviluppo demografico

il moltiplicarsi delle informazioni e del sistema di comunicazione

la presenza di connazionali/parenti, quindi di ci che possiamo chiamare rete etnica
Le conseguenze delle migrazioni nei paesi di partenza :

Se l’emigrazione da un certo paese è massiccia, si crea un vuoto di presenze nelle classi di
giovani

Le persone che emigrano appartengono spesso a categorie professionali di cui il paese
avrebbe bisogno per il proprio sviluppo economico. In tal senso si parla di fuga di Cervelli
Per quel che riguarda gli effetti delle migrazioni nel paese di arrivo, questi sono rinvenibili su
diversi piani.
Sul piano demografico la popolazione immigrata d un fondamentale apporto al numero delle
nascite.
Sul piano economico, gli stranieri si adattano a svolgere i lavori rifiutati e non desiderati dagli
italiani perché troppo faticosi, poco pagati e rischiosi (quali per esempio i lavori nell'edilizia,
nell'agricoltura, i lavori domestici e di assistenza). Accettano lavori di questo tipo nonostante le
statiche dimostrino come, lungi dall'essere ignoranti, sono mediamente pi istruiti degli italiani.
Sul piano socio-culturale creazione di zone ad alta concentrazione di immigrati dove il rischio
sociale molto alto. Nello stesso tempo, però si presenta la possibilità di creare uno scambio e un
dialogo arricchendo le nostre società con i contributi di persone che arrivano da lontano con tutto il
loro bagaglio culturale e che hanno deciso di stabilirsi in Italia.
Nell’immaginario comune la figura dell’immigrato continua a nutrirsi di ciò che fa notizia
non considerando quasi per niente la silenziosa presenza di tante famiglie perfettamente inserite nel
nostro paese. Gli immigrati che commettono reati sono messi alla ribalta da stampa e televisione
aumentando il pregiudizio sulla pericolosità dell’immigrato.
Al di là delle esasperazioni legate a episodi di criminalità, sicuramente da non sottovalutare,
ma non rappresentativi della popolazione immigrata, è necessario mantenere una visione obiettiva
del fenomeno.
Come abbiamo visto l'Italia riceve un gran contributo dalla maggioranza degli stranieri
presenti sul territorio e non sarebbe in grado di risolvere senza di essi una parte importante
dei suoi problemi attuali.
Per quel che riguarda le prospettive future c’è da aspettarsi che i flussi dal Sud al Nord del
mondo continueranno nonostante le restrizioni alle frontiere dei paesi più ricchi.
Per non farci trovare impreparati è importante che si crei una cultura dell’integrazione e del dialogo
dello scambio.
Cercheremo con questi incontri, attraverso il racconto di alcune storie autobiografiche di
migrazioni, di fornirvi uno stimolo a considerare l’incontro con l’altro come una opportunità di
crescita e arricchimento.
LA QUESTIONE DEI RIFUGIATI
A 35 ani di distanza da quando gli immigrati in Italia erano un numero inferiore rispetto alla
quantità di italiani che lasciavano il paese per conquistarsi all'estero la speranza di una vita
migliore, la situazione radicalmente cambiata.
Ora il numero di immigrati supera notevolmente quello degli emigranti. Secondo le stime
fornite dal Dossier Caritas 2005 gli stranieri regolarmente soggiornanti sono circa 2 milioni e 88
mila, su una popolazione di 58.000.000 di persone. Ogni anno entrano in Italia persone provenienti
da paesi situati al di fuori dei confini della Comunità Europea con permessi quali, per esempio, per
lavoro, per ricongiungimento familiare, per studio, per motivi religiosi così come per cure mediche.
Una piccola percentuale di queste persone entra invece chiedendo Asilo, in altre parole
chiedendo che gli venga riconosciuto lo Status di rifugiato così come viene inteso a livello
internazionale.
Nel 2003, ultimo dato disponibile, Il numero di domande d'asilo presentate in Italia stato di
oltre 13 mila. Questo numero costituisce il 4,3 delle oltre 310 mila domande presentate
complessivamente nei paesi dell'Unione Europea a 15.
Le domande d'asilo esaminate durante il 2003 dalla Commissione per il riconoscimento dello status
di rifugiato sono state circa 11 mila, delle quali 726 sono state accolte, 10.491 respinte, 83 sospese,
mentre 20 richiedenti asilo hanno rinunciato alla domanda d'asilo prima di essere convocati in
Commissione.
Tra le ragioni del numero decisamente ridotto di domande accolte dalla Commissione
esaminatrice risiede anche il fatto che, a causa di leggi sempre pi restrittive per l'ingresso regolare
nei paesi ricchi, la richiesta di asilo diviene l'unica strada percorribile per garantirsi la presenza sul
territorio del paese di arrivo, anche da parte di persone la cui storia personale non richiede la
protezione internazionale così come viene concepita dai vari stati che la garantiscono.
Ora, andando oltre le cifre e le conseguenti valutazioni, necessario chiedersi chi sono i
rifugiati.
A differenza del migrante, il rifugiato non ha preparato la partenza, non ha deciso il paese di
accoglienza , non ha possibilità di rientro se non in caso di cambiamenti politici sostanziali. A chi si
allontana dal proprio paese perché la sua vita in pericolo la fuga si impone come unica possibilità
di salvezza. Il rifugiato un soggetto indebolito dalle persecuzioni subite, dalle preoccupazioni che
porta con sé per i familiari rimasti in patria. Pi ancora del migrante, che in genere può contare sulle
reti di amici o parenti già presenti sul territorio, il più delle volte non conosce il paese di approdo ed
pi solo nel confronto con la società.
Secondo le statistiche pubblicate dall'ACNUR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per
i Rifugiati), nel mondo, quasi 20.000.000 sono state le persone costrette negli ultimi anni a fuggire
dalle proprie case per sottrarsi ad un pericolo di morte, tortura o trattamento disumano, per fuggire
dalla guerra o comunque perché per cause legate alla loro storia personale o alla situazione nel loro
paese, era per loro impossibile rimanere.
Il fenomeno degli esodi e degli esili forzati non nuovo: da sempre nel mondo vi sono state singole
persone o interi popoli costretti a fuggire da persecuzioni inflitte loro per varie ragioni, ad esempio,
la professione di una diversa religione, l'appartenenza ad una diversa razza, o per l'espressione di un
pensiero politico in contrasto con i governanti del momento.
Quella che possiamo definire una costante della storia dell'umanità trova dal 1951, in una
Europa ancora sconvolta dagli avvenimenti delle Seconda Guerra Mondiale e testimone di enormi
spostamenti di popolazione, una definizione e un meccanismo di tutela a livello internazionale
grazie alla Convenzione di Ginevra. Qui viene istituita la figura del rifugiato come portatore di
diritti riconosciuti da tutti gli stati firmatari.
Dalla Convenzione di Ginevra a oggi la situazione internazionale ha visto grandi cambiamenti.
La questione dei rifugiati odierna si distingue infatti da quanto accadeva in passato, per
almeno due importanti elementi, strettamente collegati alla dimensione internazionale che entrata
in tutti gli aspetti della vita del mondo moderno e che influenza le azioni degli stati come quelle dei
singoli individui.

Il primo elemento l'esistenza del diritto internazionale, in particolare di quello umanitario e
di quello dei diritti umani, che attraverso una serie di dichiarazioni e patti, prima fra tutte la
Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948, riconosce a tutti ed individualmente una
serie di diritti civili e politici, come la libertà e l'uguaglianza di tutti gli esseri umani e il diritto alla
vita, alla libertà e alle sicurezza della propria persona, ed economico-sociali che gli stati sono tenuti
a garantire a ciascuno, indipendentemente dalla cittadinanza o dalla provenienza.

Il secondo aspetto riguarda l'entità del fenomeno: esso ha assunto, infatti, una portata
realmente internazionale, a cui nessuno stato può pi restare indifferente. La perdita progressiva di
ruolo degli stati nazionali in un mondo sempre pi dominato da un'economia globalizzata stata una
delle maggiori tendenze di fine secolo. Il processo stato fortemente accelerato anche dalla rottura
dell'equilibrio bipolare seguito dall'implosione dell'URSS. Se fino al crollo dell'Unione Sovietica la
maggior parte dei richiedenti asilo fuggiva da regimi dittatoriali e situazioni di repressione politica,
oggi tra le principali ragioni di esodo vi sono i numerosi conflitti armati che sono andati
moltiplicandosi negli ultimi anni e che, presentando caratteristiche inedite, vengono spesso definiti
nuove guerre. L'indebolimento dei governi centrali di paesi, che fino al 1989 si potevano
appoggiare ad una delle due superpotenze, ha portato a una proliferazione di conflitti in cui sempre
più spesso gioca un ruolo centrale l'identità etnica, religiosa, linguistica. Una delle caratteristiche
comuni di questi conflitti l'accanimento contro i civili insieme all'utilizzo di nuove armi quali le
pulizie etniche o le azioni militari volte a distruggere vite e identità della popolazione civile.
Moltissime sono le persone in fuga da queste guerre, i soli conflitti Jugoslavi hanno prodotto circa
4.000.000 di profughi nei solo anni 90.In una situazione di sviluppo e di diffusione globale dei
mezzi di comunicazione e di trasporto, molte persone in fuga dalla miseria, così come ai rifugiati in
fuga dalla persecuzione, riescono a raggiungere le frontiere degli stati pi ricchi, inclusi naturalmente
quelli europei, oggi assai pi facilmente che in passato.
L'Italia non certo esclusa dal fenomeno: le notizie degli sbarchi di centinaia di profughi
sulle nostre coste o gli arrivi entro i nostri confini di camion stipati di persone in cerca di una nuova
vita sono all'ordine del giorno e sotto gli occhi di tutti.
La maggiore possibilità per i rifugiati di raggiungere paesi sicuri si scontra, però con il più o
meno esplicito rifiuto di questi di farsi carico della loro protezione: in questo momento l'Europa
attraversata da un diffuso sentimento di paura e diffidenza verso gli stranieri in generale, percepiti
indiscriminatamente come approfittatori del sistema, o peggio, come criminali e terroristi.
I paesi occidentali ed in particolare quelli Europei, che poco pi di cinquantanni fa si trovavano ad
esportare rifugiati, in fuga dagli orrori nazisti, ed avevano premuto per la creazione della
Convenzione di Ginevra, sembrano aver dimenticato, ora che il problema non li tocca pi
direttamente, cosa questo significhi e gli obblighi che si erano allora assunti.
Per quanto sia necessario per gli stati e per l'Unione Europea attuare delle misure di
regolamentazione dell'immigrazione, tuttavia esse devono essere rispettose dei diritti umani e
soprattutto in grado di distinguere tra chi ha scelto di emigrare e chi invece stato costretto a farlo
per salvarsi la vita ed ha dunque bisogno di essere protetto.
Sarebbe quanto mai necessario che la comunità internazionale si dotasse di nuovi strumenti che
possano ridefinire lo status di rifugiato, anche con una revisione della Convenzione di Ginevra.
Per quanto riguarda la situazione dell'Italia, possiamo dire innanzitutto che il nostro paese
aderisce alla Convenzione di Ginevra nel 1954. Inoltre in Italia esiste il diritto d'asilo sancito
dall'Art. 10 della Costituzione.
Questo articolo prevede, infatti, che:
Lo straniero al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle
libertà democratiche garantite dalla Costituzione Italiana, ha diritto d'asilo
nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge.
Esiste quindi una procedura per il riconoscimento dello status di rifugiato e dal 2001 esiste
un sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati pubblico gestito territorialmente
dai comuni.
Come mai, però nonostante quanto detto precedentemente, il numero di domande di asilo
presentate nel nostro paese è decisamente più basso rispetto a quello negli altri paesi
europei? Le ragioni di ci vanno ricondotte al fatto che in Italia non esiste ancora oggi una
legge organica e indipendente in materia. E questo nonostante il fatto che dal 21 aprile
2005 nel nostro paese ci sia una nuova procedura per accedere allo status di rifugiato.
Ci che manca realmente una cultura a favore dei richiedenti asilo e dei rifugiati. Anche
l'approvazione di una nuova legge organica e migliore in materia, come auspicabile che
avvenga nel futuro prossimo, sarebbe insufficiente senza la diffusione di una cultura di
questo tipo.
Come recita il titolo di una campagna a sostegno della causa dei richiedenti
asilo e dei rifugiati, promossa da ICS (Consorzio Italiano di Solidarietà, Amnesty
International e Medici Senza Frontiere La battaglia per il diritto d'asilo una questione
di civiltà volta a garantire la necessaria protezione in Italia a tutti coloro che
scappano da guerre, persecuzioni, torture, sofferenze e morte. Noi cercheremo con
questi incontri di dare una mano alla creazione di una cultura di questo tipo.
Dott.ssa Alessia Basiglio