Viaggio-Studio Milano-Londra ...connection established
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News3_07BIS 8-01-2008 10:43 Page 14 attualità Viaggio-Studio Milano-Londra ...connection established... Miriam Magri, Vicepresidente S i dice che Londra sia una città che ha qualcosa di speciale da offrire a chiunque, una grande metropoli che riesce sempre a stupire. Beh, effettivamente è vero. Quando abbiamo lasciato l’assolata Milano ci saremmo aspettati di trascorre i giorni successivi tormentati dalla classica pioggerellina versione “ombrello sempre in mano”, dall’aria pungente, dal grigio che ha anche dato nome al colore di un tessuto: fumo di Londra. Ma non è andata così. Il viaggio-studio organizzato dal Collegio si è svolto all’insegna del sole, che ha permesso di ottimizzare i quattro giorni a disposizione dei partecipanti. Abbastanza per cercare di comprendere l’avanzatissimo mondo del nursing d’oltremanica, ma decisamente serrati per sfruttare al meglio le occasioni che una grande capitale sa offrire. E in effetti la tabella di marcia è stata intensa. Subito dopo l’atterraggio, ha preso vita un confronto internazionale con i colleghi del Nursing and Midwifery Council, operativi nella sede di Portland Place. Immediatamente il filo rosso che lega gli infermieri di tutto il mondo si è reso visibile. Il Nursing and Midwifery Council è infatti un’organizzazione istituita dal Parlamento con l’obiettivo di tutelare i cittadini. In che modo ciò avvenga è semplice e ricorda da vicino le attività svolte quotidianamente in seno al Collegio. “Assicuriamo che gli 14 infermieri e le ostetriche forniscano elevati standard assistenziali ai pazienti e ai clienti ha spiegato la collega Julie Robinson -. Per raggiungere questo scopo teniamo un registro degli infermieri qualificati, delle ostetriche e degli infermieri specializzati in salute pubblica di comunità, forniamo standard per la pratica, le performance e l’etica, svolgiamo attività di consulenza rivolta sia agli infermieri sia alle ostetriche e interveniamo nei casi di cattiva condotta, mancanza di competenze o non idoneità”. Tutto ciò avviene attraverso appositi comitati fra cui, in primis, quello infermieristico, il cui ruolo consiste nel fornire consulenza all’NMC in merito a tutti gli aspetti concernenti l’assistenza infermieristica agli adulti e ai bambini, comprese la pratica infermieristica e la formazione. In particolare le aree assistenziali considerate riguardano il nursing agli adulti di ogni età, la salute mentale, la disabilità e l’assistenza alla popolazione carceraria. “Sono invece esclusi i pazienti e i clienti seguiti dal Comitato Infermieristico degli specialisti in salute pubblica di comunità e dal Comitato di Ostetricia”, ha puntualizzato Robinson. Un insieme di attività interessante e significativo, che in fondo ci fa sentire vicini, simili per scelte strategiche e metodologie adottate. Altrettanto positiva l’impressione al convegno oncologico del IO INFERMIERE - N.3 /2007 News3_07BIS 8-01-2008 10:43 Page 15 St. Christopher’s Hospice: una giornata dedicata alla qualità delle cure palliative in un contesto raccolto, immerso nel verde, pensato e voluto da un’infermiera sensibile alle esigenze dei suoi malati. “La qualità nelle cure palliative è un aspetto cruciale - ha affermato lo specialista in medicina palliativa Victor Pace - perché si rivolge a persone che richiedono totale attenzione, soprattutto per via delle loro condizioni clinche. Per questo il St. Christopher’s ha messo in gioco, nell’area della Qualità, persone e figure professionali deputate ad assicurarla”. Ma non solo: esiste un vero e proprio progetto pensato per “supportare e sostenere le famiglie in lutto - ha illustrato Patsy Way del Candle Project - con particolare attenzione ai ragazzi, per cui sono previsti interventi mirati. Per loro l’elaborazione del lutto dovuta alla perdita di un congiunto è una fase molto delicata, che va presidiata accuratamente”. Il convegno ci ha dato modo di toccare con mano come anche in Italia siano stati fatti passi da gigante: la qualità nelle cure palliative al St. Christopher’s non è molto distante da ciò che si propone nei nostri contesti professionali, nei reparti oncologici, negli hospice o nelle innumerevoli strutture sanitarie italiane. Ciò che però fa la differenza è un dettaglio semplice quanto fondamentale: il luogo. Il St. Christopher’s è ubicato su una gradevole collina da cui è possibile ammirare il paesaggio circostante. Lo sguardo si posa sul verde e anche se i pazienti non sono in grado di uscire dalla struttura, è come se il mondo entrasse per rasserenarli. Non è poco, per chi sta trascorrendo le ultime ore della sua vita. Il particolare contributo dell’assistenza infermieristica allo sviluppo delle cure palliative è ben documentato. È noto che le prime idee di IO INFERMIERE - N.3 /2007 Cicely Saunders relative all’essenza delle cure palliative sono state riportate in una serie di articoli commissionati dal Nursing Times di Londra nel 1959 e pubblicate successivamente nel 1976 (1). Le sue prime lettere (1959-1999) indicano il valore che Cicely Saunders attribuiva alla “cura attenta e individuale” (1) come chiave dell’approccio olistico alle cure nei confronti della persona morente da lei sostenuto. In un sistema socio-sanitario in rapido sviluppo e sempre più tecnologizzato, in cui la morte era spesso equiparata al fallimento medico (2), questi primi scritti hanno rappresentato una sfida al sistema medico-sanitario esistente e messo in discussione la “medicalizzazione” della morte così come veniva percepita. Oggi, i valori e le aspirazioni di pionieri come Cicely Saunders rimangono lo standard per eccellenza in base al quale vengono giudicate le cure nei confronti dei malati terminali. Il fatto che lei abbia scelto di esprimere le sue prime idee tramite un giornale specializzato per infermiere (considerando la sua formazione infermieristica negli anni ‘40), ha dato credito al ruolo dell’assistenza infermieristica in quello che è diventata la cura della persona morente. L’assistenza infermieristica è diventata un catalizzatore per un più ampio movimento al quale è stato dato il nome di cure palliative. Tuttavia, per quanto l’assistenza infermieristica sia una pietra miliare della pratica delle cure palliative, si sta anche rapidamente diversificando, modificando ed espandendo in modo da incorporare nuove definizioni e nuove pratiche. La capacità di rimanere fedele ai principi del movimento delle cure palliative è fondamentale per creare un equilibrio tra la scienza razionale della biomedicina e gli approcci dell’assistenza infermieristica alle cure - la scienza e l’arte dell’assistenza infermieristica (3,4). 15 News3_07BIS 8-01-2008 10:43 Page 16 Con questa sensazione di dover fare di più, di trovare nuove strade e nuove soluzioni anche grazie alla creatività - un prezioso suggerimento di Nigel Hartley, Direttore del Centro della Vita Creativa - ci siamo dedicati l’indomani alla riscoperta delle nostre origini con una visita (inutile dirlo) al Florence Nightingale Museum, in ricordo di una delle principali figure di riferimento per la professione infermieristica, la grande fondatrice. Nel museo diverse sono state le collezioni “assaporate”. Particolarmente interessanti gli oggetti posseduti e utilizzati dalla Nightingale, il materiale correlato alla Guerra di Crimea e gli oggetti impiegati nella Scuola Nightingale e nell’ospedale St. Thomas’. Il gruppo ha poi passato in rassegna gli archivi, in cui sono conservate sessantatre lettere scritte dalla Nightingale, la biblioteca con ben cinquantatre libri scritti dalla prima infermiera della storia e pubblicati in versione originale e i quadri con impresso il volto della protagonista, gli ospedali in Crimea, i campi di battaglia e alcune infermiere della Scuola di Nursing e del St. Thomas’ Hospital. E a questo punto, sebbene fuori programma, la visita al St. Thomas’ è diventata un’esigenza imprescindibile. Così ci siamo addentrati nell’ospedale dove - ospiti inattesi - siamo stati ricevuti con tutti gli onori di casa da alcune colleghe, italiane e non, che ci hanno illustrato il percorso per accedere alla professione. Il sistema di accreditamento è molto intenso, tanto che l’inserimento di professionisti stranieri, anche europei, si rivela impresa ardua. Ma c’è chi ce l’ha fatta e oggi si sente soddisfatto di 16 operare in uno dei più prestigiosi ospedali della nazione, nel pieno cuore di Londra. La visita a una città che resta nel cuore si è conclusa con lo storico sightseeing, il tour sugli autobus a due piani scoperti, da cui è possibile ammirare i ben noti monumenti londinesi: il Tower Bridge, simbolo di Londra in stile gotico, Buckingham Palace, la residenza della famiglia reale, le Houses of Parliament e il famosissimo Big Ben - con il suo suono cupo a scandire lo scorrere del tempo -, Trafalgar Square, Piccadilly Circus e la St. Paul’s Cathedral. Avvincenti, come sempre. Un viaggio porta sempre ricchezza, fa cambiare il proprio punto di vista, la propria prospettiva. Anche questo ha centrato nel segno. Si ritorna più carichi, motivati e ci si sente più uniti: i colleghi lontani per qualche giorno diventano vicini. È stata la prima esperienza di viaggio-studio in Europa proposta dal Collegio e si è rivelata un successo. Ce ne sarà un’altra? Certo, ci sono molti luoghi e persone che meritano di essere conosciuti. 1. Clark, D. (Ed): Cicely Saunders Founder of the Hospice Movement Selected Letters 1959-1999. Oxford University Press, U.K. 2002. 2. Clark, D: History, gender and culture in the rise of palliative care in Payne, S., Seymour, J., and Ingleton C: Palliative Care Nursing, Principles and Evidence for Practice. Open University Press, U.K. Chapter 2, 39-54 2004. 3. Connell Meehan, T: Careful nursing: a model for contemporary nursing practice. Journal of Advanced Nursing 2003 44 (1), 99-107. 4. Chase, S.K: Clinical Judgment and Communication in Nurse Practitioner Practice. Philadelphia: F.A. Davis Company, 2004. IO INFERMIERE - N.3 /2007