Viaggio-Studio Milano-Londra ...connection established

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Viaggio-Studio Milano-Londra ...connection established
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attualità
Viaggio-Studio Milano-Londra
...connection established...
Miriam Magri, Vicepresidente
S
i dice che Londra sia una città che ha qualcosa di speciale da offrire a chiunque, una
grande metropoli che riesce sempre a stupire.
Beh, effettivamente è vero. Quando abbiamo
lasciato l’assolata Milano ci saremmo aspettati
di trascorre i giorni successivi tormentati dalla
classica pioggerellina versione “ombrello sempre in mano”, dall’aria pungente, dal grigio
che ha anche dato nome al colore di un tessuto: fumo di Londra. Ma non è andata così.
Il viaggio-studio organizzato dal Collegio si è
svolto all’insegna del sole, che ha permesso di
ottimizzare i quattro giorni a disposizione dei partecipanti.
Abbastanza per
cercare di comprendere l’avanzatissimo mondo del
nursing d’oltremanica, ma decisamente serrati per
sfruttare al meglio
le occasioni che
una grande capitale sa offrire.
E in effetti la tabella di marcia è stata intensa.
Subito dopo l’atterraggio, ha preso vita un confronto internazionale con i colleghi del
Nursing and Midwifery Council, operativi nella
sede di Portland Place. Immediatamente il filo
rosso che lega gli infermieri di tutto il mondo
si è reso visibile. Il Nursing and Midwifery
Council è infatti un’organizzazione istituita dal
Parlamento con l’obiettivo di tutelare i cittadini. In che modo ciò avvenga è semplice e
ricorda da vicino le attività svolte quotidianamente in seno al Collegio. “Assicuriamo che gli
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infermieri e le ostetriche forniscano elevati
standard assistenziali ai pazienti e ai clienti ha spiegato la collega Julie Robinson -.
Per raggiungere questo scopo teniamo un
registro degli infermieri qualificati, delle ostetriche e degli infermieri specializzati in salute
pubblica di comunità, forniamo standard per la
pratica, le performance e l’etica, svolgiamo
attività di consulenza rivolta sia agli infermieri
sia alle ostetriche e interveniamo nei casi di
cattiva condotta, mancanza di competenze o
non idoneità”. Tutto ciò avviene attraverso
appositi comitati
fra cui, in primis,
quello infermieristico, il cui ruolo
consiste nel fornire consulenza
all’NMC in merito
a tutti gli aspetti
concernenti l’assistenza infermieristica agli adulti e
ai bambini, comprese la pratica
infermieristica e la
formazione.
In particolare le aree assistenziali considerate
riguardano il nursing agli adulti di ogni età, la
salute mentale, la disabilità e l’assistenza alla
popolazione carceraria. “Sono invece esclusi i
pazienti e i clienti seguiti dal Comitato
Infermieristico degli specialisti in salute pubblica di comunità e dal Comitato di Ostetricia”,
ha puntualizzato Robinson. Un insieme di attività interessante e significativo, che in fondo ci
fa sentire vicini, simili per scelte strategiche e
metodologie adottate. Altrettanto positiva
l’impressione al convegno oncologico del
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St. Christopher’s Hospice:
una giornata dedicata alla
qualità delle cure palliative in un contesto raccolto, immerso nel verde,
pensato e voluto da un’infermiera sensibile alle esigenze dei suoi malati.
“La qualità nelle cure palliative è un aspetto cruciale - ha affermato lo specialista in medicina palliativa Victor Pace - perché
si rivolge a persone che
richiedono totale attenzione, soprattutto per via
delle loro condizioni clinche. Per questo il St.
Christopher’s ha messo in
gioco, nell’area della Qualità, persone e figure
professionali deputate ad assicurarla”.
Ma non solo: esiste un vero e proprio progetto
pensato per “supportare e sostenere le famiglie
in lutto - ha illustrato Patsy Way del Candle
Project - con particolare attenzione ai ragazzi,
per cui sono previsti interventi mirati.
Per loro l’elaborazione del lutto dovuta alla
perdita di un congiunto è una fase molto delicata, che va presidiata accuratamente”.
Il convegno ci ha dato modo di toccare con
mano come anche in Italia siano stati fatti passi
da gigante: la qualità nelle cure palliative al St.
Christopher’s non è molto distante da ciò che si
propone nei nostri contesti professionali, nei
reparti oncologici, negli hospice o nelle innumerevoli strutture sanitarie italiane.
Ciò che però fa la differenza è un dettaglio
semplice quanto fondamentale: il luogo.
Il St. Christopher’s è ubicato su una gradevole
collina da cui è possibile ammirare il paesaggio
circostante. Lo sguardo si posa sul verde e
anche se i pazienti non sono in grado di uscire
dalla struttura, è come se il mondo entrasse per
rasserenarli. Non è poco, per chi sta trascorrendo le ultime ore della sua vita.
Il particolare contributo dell’assistenza infermieristica allo sviluppo delle cure palliative è
ben documentato. È noto che le prime idee di
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Cicely Saunders relative
all’essenza delle cure palliative sono state riportate in
una serie di articoli commissionati dal Nursing Times di
Londra nel 1959 e pubblicate successivamente nel 1976
(1). Le sue prime lettere
(1959-1999) indicano il valore che Cicely Saunders attribuiva alla “cura attenta e
individuale” (1) come chiave
dell’approccio olistico alle
cure nei confronti della persona morente da lei sostenuto.
In un sistema socio-sanitario
in rapido sviluppo e sempre
più tecnologizzato, in cui la
morte era spesso equiparata al fallimento
medico (2), questi primi scritti hanno rappresentato una sfida al sistema medico-sanitario
esistente e messo in discussione la “medicalizzazione” della morte così come veniva percepita. Oggi, i valori e le aspirazioni di pionieri
come Cicely Saunders rimangono lo standard
per eccellenza in base al quale vengono giudicate le cure nei confronti dei malati terminali. Il
fatto che lei abbia scelto di esprimere le sue
prime idee tramite un giornale specializzato per
infermiere (considerando la sua formazione
infermieristica negli anni ‘40), ha dato credito al
ruolo dell’assistenza infermieristica in quello
che è diventata la cura della persona morente.
L’assistenza infermieristica è diventata un catalizzatore per un più ampio movimento al quale
è stato dato il nome di cure palliative. Tuttavia,
per quanto l’assistenza infermieristica sia una
pietra miliare della pratica delle cure palliative,
si sta anche rapidamente diversificando, modificando ed espandendo in modo da incorporare nuove definizioni e nuove pratiche.
La capacità di rimanere fedele ai principi del
movimento delle cure palliative è fondamentale per creare un equilibrio tra la scienza razionale della biomedicina e gli approcci dell’assistenza infermieristica alle cure - la scienza e
l’arte dell’assistenza infermieristica (3,4).
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Con questa sensazione di dover fare di più, di
trovare nuove strade e nuove soluzioni anche
grazie alla creatività - un prezioso suggerimento di Nigel Hartley, Direttore del Centro della
Vita Creativa - ci siamo dedicati l’indomani alla
riscoperta delle nostre origini con una visita
(inutile dirlo) al Florence Nightingale Museum,
in ricordo di una delle principali figure di riferimento per la professione infermieristica, la
grande fondatrice. Nel museo diverse sono
state le collezioni “assaporate”.
Particolarmente interessanti gli oggetti posseduti e utilizzati dalla Nightingale, il materiale
correlato alla Guerra di Crimea e gli oggetti
impiegati nella Scuola Nightingale e nell’ospedale St. Thomas’. Il gruppo ha poi passato in
rassegna gli archivi, in cui sono conservate sessantatre lettere scritte dalla Nightingale, la
biblioteca con ben cinquantatre libri scritti dalla
prima infermiera della storia e pubblicati in versione originale e i quadri con impresso il volto
della protagonista, gli ospedali in Crimea, i
campi di battaglia e alcune infermiere della
Scuola di Nursing e del St. Thomas’ Hospital. E
a questo punto, sebbene fuori programma, la
visita al St. Thomas’ è diventata un’esigenza
imprescindibile. Così ci siamo addentrati nell’ospedale dove - ospiti inattesi - siamo stati ricevuti con tutti gli onori di casa da alcune colleghe, italiane e non, che ci hanno illustrato il
percorso per accedere alla professione. Il sistema di accreditamento è molto intenso, tanto
che l’inserimento di professionisti stranieri,
anche europei, si rivela impresa ardua. Ma c’è
chi ce l’ha fatta e oggi si sente soddisfatto di
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operare in uno dei più prestigiosi ospedali
della nazione, nel pieno cuore di Londra. La
visita a una città che resta nel cuore si è conclusa con lo storico sightseeing, il tour sugli
autobus a due piani scoperti, da cui è possibile ammirare i ben noti monumenti londinesi: il
Tower Bridge, simbolo di Londra in stile gotico, Buckingham Palace, la residenza della famiglia reale, le Houses of Parliament e il famosissimo Big Ben - con il suo suono cupo a scandire lo scorrere del tempo -, Trafalgar Square,
Piccadilly Circus e la St. Paul’s Cathedral.
Avvincenti, come sempre.
Un viaggio porta sempre ricchezza, fa cambiare il proprio punto di vista, la propria prospettiva. Anche questo ha centrato nel segno.
Si ritorna più carichi, motivati e ci si sente più
uniti: i colleghi lontani per qualche giorno
diventano vicini. È stata la prima esperienza di
viaggio-studio in Europa proposta dal Collegio
e si è rivelata un successo. Ce ne sarà un’altra?
Certo, ci sono molti luoghi e persone che meritano di essere conosciuti.
1. Clark, D. (Ed): Cicely Saunders Founder of the Hospice
Movement Selected Letters 1959-1999. Oxford University
Press, U.K. 2002.
2. Clark, D: History, gender and culture in the rise of palliative care in Payne, S., Seymour, J., and Ingleton C:
Palliative Care Nursing, Principles and Evidence for
Practice. Open University Press, U.K. Chapter 2, 39-54
2004.
3. Connell Meehan, T: Careful nursing: a model for contemporary nursing practice. Journal of Advanced Nursing
2003 44 (1), 99-107.
4. Chase, S.K: Clinical Judgment and Communication in
Nurse Practitioner Practice. Philadelphia: F.A. Davis
Company, 2004.
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