Orizzonti 3_U3_C9

Transcript

Orizzonti 3_U3_C9
I due principali vincitori della Seconda guerra mondiale sapevano benissimo che lo
scontro tra di loro sarebbe stato inevitabile anche se non necessariamente diretto.
L’espressione «Guerra fredda», d’altronde, non significò la pace nel mondo nella
seconda metà del XX secolo; al contrario, una lunga serie di conflitti locali, spesso
cruenti, ebbe USA e URSS come protagonisti espliciti o, più spesso, dietro le quinte.
Il confronto sarebbe stato vinto dal blocco occidentale a causa dell’implosione di quello comunista sul finire degli anni Ottanta. L’Occidente, d’altronde, aveva conosciuto
nel secondo dopoguerra un clamoroso sviluppo economico, solo rallentato dalla grave
crisi degli anni Settanta. E mentre le ex colonie d’Africa e Asia si guadagnavano il diritto
all’indipendenza, l’Italia, geograficamente ma anche politicamente crocevia delle tensioni dell’epoca, gettava i fondamenti della sua vicenda repubblicana: una Costituzione
democratica, un confronto politico aspro ma pacifico, un boom economico destinato
a cambiare per sempre il paese. L’ansia riformatrice degli anni Sessanta doveva fare i
conti, però, con desideri e aspirazioni sempre più forti specie nelle giovani generazioni.
L’incapacità politica di dare risposte, l’esaurirsi dei benefici della crescita economica,
l’esplodere della violenza politica, precipitarono il paese in una fase dura e tormentata
dalla quale, pur con molte contraddizioni, si sarebbe usciti solo negli anni Ottanta.
Il mondo diviso
dalla Guerra
fredda
Per orientarti
1945
1990
C 9-C13
C 12
1946-1989 Guerra fredda
1945-1975 Decolonizzazione
C 11
1948-1960 Centrismo democristiano
1946
Referendum
monarchia/
repubblica
Da ricordare
C 11
1949
1945
C9
180
1955
Patto atlantico
1957
Patto di C 10 C 11 Nascita
Varsavia
della CEE
1949-1976
C 9 Mao Tse-tung presidente della Repubblica popolare cinese
C 9
1947
C 12
C 11
India e Pakistan indipendenti
Fondazione dell’ONU
© Loescher Editore – Torino
C 9
1953
Morte di
Stalin
C 9
1956
1958-1963
Invasione C 11 «Miracolo
sovietica
economico»
dell’Ungheria
C 9
1960-1968 Centrosinistra
1961
Concilio
Vaticano II
C 10
1969-1982 Anni di piombo
C 14 1976-1979
Solidarietà nazionale
C 14
1968
Innalzato il
Muro di Berlino
1981-1992 Governi di pentapartito
1985
Protesta
giovanile
C 10
1962-1965
C 14
C 10
C 13
Gorbacev lancia la perestrojka
C 13
1965-1973
Guerra del
Vietnam
1968
C 10 Primavera di Praga
C 10
1973
Shock
petrolifero
C 10 C 15
1989
Caduta del Muro di Berlino
1978
Rapimento 1980-1989
e uccisione di C 13 Presidenza Reagan
Aldo Moro
C 14
1989
Protesta di
Piazza Tien-An-Men
C 15
© Loescher Editore – Torino
181
Il Palazzo dell’ONU a New York.
La Guerra fredda
Groenlandia
GERMANIA OVEST
DANIMARCA
NORVEGIA
GERMANIA EST
UNIONE SOVIETICA
POLONIA
CECOSLOVACCHIA
REGNO UNITO
PAESI BASSI
UNGHERIA
BELGIO
IUGOSLAVIA
MONGOLIA
FRANCIA
ROMANIA
ITALIA
PORTOGALLO SPAGNA
TURCHIA
CINA
ALBANIA
IRAQ IRAN
BULGARIA
GRECIA
PAKISTAN
ISLANDA
CANADA
STAT I U N I T I
Oceano
Atlantico
PANAMA
COREA DEL NORD
GIAPPONE
COREA DEL SUD
FORMOSA
PAKISTAN OR.
THAILANDIA
Churchill durante il famoso discorso di Fulton nel marzo 1946.
FILIPPINE
Oceano
Pacifico
VIETNAM DEL SUD
Oceano
Indiano
Oceano
AUSTRALIA
Pacifico
La nascita dell’ONU e la
Conferenza di Bretton Woods
USA e alleati
URSS e alleati
NUOVA ZELANDA
Le aree di influenza di Stati Uniti e Unione Sovietica
9.1 Stati Uniti e Unione
superpotenze: il
termine venne dapprima
usato all’inizio del
Novecento per indicare
l’Impero britannico.
Dopo la Seconda guerra
mondiale, fu appannaggio
di USA e URSS.
Sovietica padroni del
mondo e nemici
Due sistemi contrapposti
Stati Uniti e Unione Sovietica furono i veri
vincitori della Seconda guerra mondiale:
l’aiuto di Washington fu essenziale per permettere a Regno Unito e Francia di sconfiggere Hitler, mentre Mosca aveva dimostrato
di poter fronteggiare addirittura da sola la
Germania. Le tradizionali potenze europee,
già indebolite dal conflitto del 1914-1918,
persero definitivamente il loro predominio
e, nel ruolo di guide della politica mondiale,
vennero sostituite dopo il 1945 proprio da
Manifesto propagandista raffigurante Stalin.
USA e URSS. Essi erano adesso gli unici due
paesi in grado, per risorse umane e materiali, di agire su scala globale e imporre le proprie scelte alla comunità internazionale.
Le due superpotenze erano però anche
profondamente diverse. Negli Stati Uniti vigevano la democrazia liberale e parlamentare e il sistema economico capitalista, basato sull’iniziativa individuale e sul limitato
intervento dello Stato. In Unione Sovietica,
il comunismo aveva invece imposto il partito unico, una fortissima restrizione dei
diritti dei cittadini e un sistema economico
fondato sulla pianificazione e sulla proprietà statale dei mezzi di produzione.
Scomparsa la minaccia nazista, uno
scontro tra democrazia e comunismo sembrava inevitabile.
La guerra, pur col suo drammatico carico di
morti, si chiuse in realtà tra grandi speranze.
Le potenze vincitrici, in particolare per
iniziativa degli Stati Uniti, vollero ripristinare la legalità internazionale e chiamarono
coloro che avevano determinato lo scoppio
della Seconda guerra mondiale a rispondere
delle proprie azioni: tra il novembre 1945 e
l’ottobre 1946, con accuse durissime, i capi
nazisti vennero processati a Norimberga (e
in buona parte condannati a morte).
Il 26 giugno 1945 ben cinquantuno governi approvarono a San Francisco lo Statuto dell’ONU, l’Organizzazione delle Nazioni Unite. [Testimonianze  documento 1,
p. 316] Essa sostituì la Società delle Nazioni
ed ebbe due scopi principali: la promozione
dello sviluppo economico e sociale dei popoli e il mantenimento della pace nel mondo attraverso il dialogo e la diplomazia.
Il modo in cui si organizzò portava chiaramente il segno della guerra appena conclusa: nell’Assemblea generale dell’ONU
sedeva un rappresentante per ogni paese
aderente, mentre il Consiglio di Sicurezza
era guidato dai cinque vincitori del conflitto: Francia, Regno Unito, Cina, Stati Uniti
e Unione Sovietica. Affinché il Consiglio
prendesse le sue decisioni era necessario
che questi cinque paesi fossero tutti d’accordo e non opponessero veti. Questa richiesta
di unanimità rese difficile l’attività delle
Nazioni Unite, ma all’epoca della prima
Assemblea generale (a Londra nel gennaio
1946) si pensava che le maggiori potenze del
pianeta avrebbero trovato un’intesa sulle
questioni cruciali.
Altre importanti organizzazioni nacquero in quel periodo, a testimonianza di un
nuovo desiderio di cooperazione tra Stati: la
Banca Mondiale, con lo scopo di favorire lo
sviluppo delle regioni più arretrate del pianeta erogando prestiti finanziati dai paesi
ricchi, e il Fondo Monetario Internazionale
(FMI), per prestare aiuto economico ai paesi in difficoltà, prevenendo così politiche
commerciali protezionistiche nocive per i
traffici internazionali.
La Banca Mondiale e il FMI furono fondati in realtà prima della fine della guerra,
nell’estate del 1944, nell’ambito della Con-
© Loescher Editore – Torino
182
1945
p. 312
© Loescher Editore – Torino
1957 Entra in produzione la Fiat 500
1961 Gagarin primo uomo nello spazio
1969 Armstrong primo uomo sulla Luna
1986 Incidente nucleare di Chernobyl
1990
183
3
9
Il mondo diviso dalla Guerra fredda
Manifesto americano di
propaganda antisovietica, 1947.
ferenza di Bretton Woods (località del New
Hampshire negli Stati Uniti nord-orientali).
Qui, i rappresentanti degli Alleati – con l’importante eccezione dell’Unione Sovietica
– avevano deciso che capitalismo e libero
mercato avrebbero dovuto rappresentare
l’asse portante delle future relazioni economiche internazionali. E stabilirono anche
che il dollaro americano diventasse la moneta mondiale di riferimento: al suo valore,
agganciato all’oro, si sarebbe legato il valore
delle altre divise nazionali.
Tale periodo di fervide iniziative in campo
politico ed economico si chiuse nel 1947, con
la nascita a Ginevra del GATT, l’Accordo generale sulle tariffe e il commercio: il suo scopo era quello di allargare sempre più tra i continenti l’area di libero scambio delle merci.
Nel 1948, infine, l’Assemblea dell’ONU
approvò la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, documento che riconosceva
l’universalità e inalienabilità dei diritti civili,
politici, economici, sociali e culturali di ogni
persona.
La «cortina di ferro»
La tensione tra i vincitori della guerra saliva
però senza soste. Essi non riuscivano a trovare un accordo sul futuro assetto della Germania, che al termine del conflitto era stata
divisa in quattro zone d’occupazione (rette
da Francia, Regno Unito, Unione Sovietica e
Stati Uniti). A rendere difficile il dialogo era
soprattutto la politica di Stalin. Egli intendeva infatti approfittare della presenza dell’Armata Rossa nei paesi dell’Europa dell’Est per
imporvi regimi comunisti non democratici
obbedienti a Mosca. Elezioni falsate, stampa
Manifesto sovietico di propaganda
che illustra il capitalismo come un
mostro che aggredisce il proletariato.
imbavagliata, intimidazione degli avversari
politici: tutti questi mezzi furono utilizzati
per raggiungere questo scopo.
Winston Churchill, in un famoso discorso
del marzo 1946 a Fulton, parlò di una «cortina di ferro» che calava tra Mar Baltico e
Mare Adriatico. A causa di quella «cortina»,
disse, l’Europa orientale sarebbe rimasta
prigioniera del dittatore sovietico e il continente si sarebbe trovato spaccato in due
sfere di influenza. Era proprio ciò che stava
accadendo: nell’Est europeo si formava un
blocco comprendente tra gli altri Ungheria,
Polonia, Cecoslovacchia e Romania, dominato dall’Unione Sovietica. All’Ovest, invece, nasceva un blocco fedele agli Stati Uniti
e che, tra gli altri, contava, oltre a Francia e
Regno Unito, anche l’Italia.
La divisione tra comunismo e capitalismo
dava così origine alla «Guerra fredda»: un
conflitto non cruento, combattuto in primo
luogo con le armi della propaganda, tra due
visioni del mondo opposte e ferocemente
nemiche. Era il trionfo delle ideologie politiche, che impregnarono di sé la storia del
Novecento.
Il Piano Marshall
Il presidente americano Harry Truman era
convinto che fosse compito degli Stati Uniti
difendere l’Europa dal comunismo. E riteneva che favorire lo sviluppo della democrazia
e del libero mercato nelle nazioni prostrate
dalla guerra fosse il modo migliore per perseguire tale obiettivo.
Nacque così nella primavera del 1948 il
Piano Marshall, dal nome di George Marshall, il Segretario di Stato che lo aveva
George Marshall.
elaborato. Il progetto era molto semplice:
finanziare, grazie alla forza del sistema
economico statunitense, la ricostruzione
dell’Europa. Tra 1948 e 1951, ben 17 miliardi
di dollari, quasi tutti a fondo perduto, vennero offerti a Regno Unito, Germania, Italia,
Francia e molti altri paesi. Furono utilizzati
soprattutto per l’acquisto di beni alimentari e industriali, e si dimostrarono essenziali
nel favorire la ripresa produttiva dell’Europa occidentale.
Anche ai paesi dell’Est fu offerto di partecipare al Piano Marshall, ma essi dovettero
rinunciarvi per volere dell’Unione Sovietica.
Mosca si affrettò a fondare tra i suoi alleati
il Comecon, o Consiglio di mutuo aiuto economico. L’Unione Sovietica, che possedeva
risorse assai più limitate degli Stati Uniti,
tese a subordinare le esigenze dei popoli fedeli alle proprie. Cominciò allora a crearsi tra
i due blocchi d’Europa un divario non più
solo politico ma anche economico e sociale.
Divario che si sarebbe approfondito nei decenni seguenti a tutto vantaggio dell’Ovest.
La divisione della Germania
La mancanza di un accordo sull’assetto della Germania ebbe un esito drammatico: il
blocco sovietico di Berlino.
Al termine del conflitto, la Germania aveva perso ampi territori a vantaggio della Polonia e, come deciso dagli Alleati nel 1945 a
Yalta, il territorio tedesco era stato occupato dalle potenze vincitrici: a Ovest Francia,
Regno Unito e Stati Uniti, a Est i sovietici.
Berlino, l’ex capitale, si trovava nel territorio
controllato dall’URSS ed era a sua volta divisa in quattro zone d’occupazione gestite da
Parigi, Londra, Washington e Mosca. Le crescenti tensioni internazionali resero presto
chiaro che un accordo condiviso sul futuro
di Berlino era impossibile e gli occidentali
decisero di unificare i propri settori per dar
loro un’amministrazione unica. Stalin reagì
chiudendo tutte le vie d’accesso alla città,
che passavano sul suolo tedesco sotto occupazione sovietica. Sperava in questo modo
di spingere le democrazie ad abbandonare
Berlino al suo destino e inglobarla interamente nell’alleanza dei paesi comunisti.
Il blocco durò dal maggio 1948 al giugno
1949 e fu causa di gravissime tensioni tra Est
e Ovest. Si risolse però in uno scacco per Stalin: gli americani riuscirono infatti a rifornire
I paesi aderenti al Piano Marshall
ISLANDA
Oceano
NORVEGIA
Atlantico
SVEZIA
IRLANDA REGNO DANIMARCA
UNITO
PAESI
BASSI
REP.
BELGIO FEDERALE
LUSSEMB.
TEDESCA
FRANCIA
SVIZZERA AUSTRIA
Ma r Nero
PORTOGALLO
ITALIA
TURCHIA
GRECIA
Mare Mediterraneo
costantemente la città attraverso un gigantesco ponte aereo, portandovi beni alimentari, combustibile per il riscaldamento e ogni
altro genere di prima necessità, e costrinsero così il dittatore sovietico a desistere.
A quel punto, le grandi potenze presero le
proprie decisioni. Nella Germania occupata
dagli occidentali nacque nel maggio 1949 la
Repubblica Federale Tedesca, che aveva la
sua capitale a Bonn e solide istituzioni parlamentari. Nell’ottobre dello stesso anno,
nella Germania occupata dall’URSS nacque
la Repubblica Democratica Tedesca, con
capitale a Berlino e istituzioni ricalcate su
quelle sovietiche. Berlino rimase comunque
La divisione della Germania e di Berlino in zone d’occupazione
DANIMARCA
Mare
Territori occupati da:
Mar Baltico
del Nord
1945
Sovietici
Americani
Amburgo
PA E S I
BASSI
Hannover
F E DE RA LE
BELGIO
LUSS.
Francesi
BERLINO
Postdam
R E PU B B LIC A
Bonn
Inglesi
Brema
R E PU B B LI C A
D E MOCR AT I C A
T E D E SC A
POLON IA
Dresda
T E D E SC A
Francoforte
Cortina di ferro
CECOSLOVACCHIA
Norimberga
Settore
francese
FRANCIA
Monaco
Settore
britannico
Berlino Est
Berlino Ovest
Settore
sovietico
Settore
statunitense
SVIZ Z E RA
AUSTRIA
© Loescher Editore – Torino
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La Guerra fredda
© Loescher Editore – Torino
1957 Entra in produzione la Fiat 500
1961 Gagarin primo uomo nello spazio
1969 Armstrong primo uomo sulla Luna
1986 Incidente nucleare di Chernobyl
1990
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3
9
Il mondo diviso dalla Guerra fredda
divisa e tale sarebbe stata ancora per quarant’anni, simbolo palese dell’accesa rivalità tra i popoli d’Europa.
NATO: sigla di North
Atlantic Treaty Organization
(«Organizzazione del
trattato nord-atlantico»).
L’alleanza conta oggi 26
paesi, molti dei quali
ex membri del Patto di
Varsavia, scioltosi all’inizio
degli anni Novanta.
 Tweet Storia p. 430
L’Unione Sovietica non poteva rivaleggiare con i mezzi economici degli Stati Uniti,
ma aveva a disposizione un altro efficace
strumento per premere sull’Europa occidentale: l’Armata Rossa. Fu proprio il timore che l’esercito di Mosca usasse tale forza
per espandere la propria sfera d’influenza
a spingere le democrazie occidentali sulla
strada di una nuova alleanza militare.
Il 4 aprile 1949 nacque a Washington il
Patto Atlantico, che fu firmato da Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Canada, Olanda,
Belgio, Lussemburgo, Danimarca, Norvegia, Islanda, Italia e Portogallo. L’articolo
più importante del trattato era il numero
5: esso stabiliva che, se anche uno solo dei
paesi aderenti fosse stato attaccato, i suoi
alleati sarebbero intervenuti per difenderlo
con le armi. La struttura militare legata al
Patto sorse grazie al contributo degli eserciti di tutti i paesi membri e prese il nome di
NATO , o Organizzazione del trattato nordatlantico. Nel 1955 alla NATO  si unì anche la Repubblica Federale Tedesca, nonostante la contrarietà dell’opinione pubblica
di molti paesi europei.
In quello stesso 1955, l’URSS reagì all’allargamento della NATO creando il Patto di
Nel 1953, presidente degli Stati Uniti divenne il repubblicano Dwight Eisenhower, il
generale eroe della Seconda guerra mondiale. A quell’epoca, l’economia americana era
la più ricca del pianeta e il benessere andava diffondendosi in strati sempre più larghi
della popolazione.
La grande democrazia americana conobbe però allora un momento oscuro:
la paura del comunismo e di una sua infiltrazione nella società statunitense generò un’ondata di intolleranza verso
chiunque manifestasse il minimo apprezzamento per idee e politiche di sinistra. Il
cosiddetto «maccartismo»  portò alla
limitazione delle libertà sindacali e all’emarginazione dal lavoro e dalla vita pubblica di
tutti i simpatizzanti comunisti o presunti tali.
E culminò con il processo per spionaggio
atomico contro i coniugi Ethel e Julius Rosenberg, condannati alla sedia elettrica nel marzo
del 1951. La facilità con cui, in tale atmosfera
politica, venivano calpestati i diritti civili dei
cittadini provocò la reazione dell’opinione
pubblica americana e il «maccartismo» ebbe
termine già alla metà del decennio.
Rimase invece altissima la guardia contro
i sovietici. La presenza militare americana
aumentò in ogni continente e gli USA assunsero per sé il ruolo di «gendarmi della libertà»
mondiale, mentre buona parte delle risorse
economiche nazionali venne utilizzata nella
crescente produzione di armamenti.
ISLANDA
Alleati degli USA
Alleati dell’URSS
STATI UNITI
Oceano
Atlantico
NORVEGIA
FINLANDIA
SVEZIA
Mare
del
Nord
IRLANDA REGNO
DANIMARCA
UNITO PAESI
Berlino
BELGIO REP. REP. DEM. POLONIA
TEDESCA
LUSS. FED.
TEDESCA CECOSLOVACCHIA
BASSI
U
R
S
S
FRANCIA
SVIZZERA AUSTRIA UNGHERIA
PO
RTO
G
ALL
O
ROMANIA
IUGOSLAVIA
SPAGNA
specchio
Stati Uniti: benessere
economico e «maccartismo»
CANADA
AT L A N T I C O
9.2 Due blocchi allo
Patto Atlantico e Patto
di Varsavia
I paesi aderenti alla NATO e al Patto di Varsavia (1955)
OCEANO
Harry Truman, presidente degli Sati Uniti tra 1945 e 1953,
su sua iniziativa fu fondata la NATO.
ITALIA
BULGARIA
M a r N ero
ALBANIA
GRECIA
Ma r
Med iterra neo
TURCHIA
Varsavia, che raccoglieva i paesi dell’Europa dell’Est a difesa del sistema comunista.
A metà degli anni Cinquanta, dunque, divenne chiaro che lo scontro finale tra le due
grandi potenze mondiali si sarebbe giocato
sul suolo del vecchio continente.
Pochi paesi rimasero fuori dai blocchi:
la Spagna franchista, l’Irlanda, la Svizzera
(neutrale da secoli), le nordiche Svezia e
Finlandia, la Iugoslavia (ostile tanto allo stalinismo quanto al capitalismo) e l’Austria,
che dopo la guerra subì l’occupazione alleata, com’era accaduto alla Germania, e tornò
libera nel 1955 a patto che si mantenesse
neutrale.
La «cortina di ferro» si imponeva dunque
con l’evidenza delle armi e tagliava, non solo
in senso figurato, in due l’Europa, correndo
talvolta nel cuore di una stessa città. Questo
fu per esempio, per un decennio, il destino
di Trieste: contesa tra Italia e Iugoslavia, nel
1945 era stata affidata in amministrazione
provvisoria agli anglo-americani, mentre il
suo circondario era stato assegnato a Tito.
La città giuliana sarebbe tornata completamente italiana solo nel 1954.
varsi: il suo tasso di crescita giunse in breve al 6% annuo, il maggiore al mondo dopo
quello del Giappone.
Il Regno Unito fu guidato fino al 1950 dai
laburisti e poi dai conservatori. I governi progressisti favorirono un maggiore intervento dello Stato nella vita pubblica. La
Banca d’Inghilterra, l’industria siderurgica e
i trasporti vennero nazionalizzati. Soprattutto fu creato un complesso e solido sistema
di assistenza sociale: il cosiddetto Welfare
State (letteralmente «Stato del benessere»)
che si proponeva di proteggere il cittadino
«dalla culla alla tomba»; in altre parole il
governo si fece carico di quei bisogni che il
singolo individuo e la famiglia non potevano soddisfare. Crebbe la sanità pubblica e
le sue prestazioni, pagate dallo Stato, furono estese a tutti i cittadini. Vennero inaugurati imponenti piani di edilizia popolare. I
disoccupati ricevettero sussidi sufficienti a
soddisfare i bisogni primari e furono elevate
le pensioni di anzianità. L’obbligo scolastico fu esteso dai 5 ai 15 anni e garantire una
solida istruzione a tutti i giovani divenne
una delle priorità del potere centrale. A finanziare il Welfare State furono destinate
le entrate fiscali e l’esempio britannico fu
imitato in breve dai governi di tutta l’Europa occidentale, che nel giro di due decenni
introdussero nei rispettivi paesi un sistema
assistenziale altrettanto evoluto.
La Francia fu invece appesantita da una
notevole instabilità politica, legata in gran
parte alle vicende coloniali. Parigi dovette infatti, negli anni Cinquanta, ritirarsi
dall’Indocina e fronteggiare la rivolta d’Al-
La rinascita dell’Europa
occidentale
Il vecchio continente era uscito distrutto
dalla Seconda guerra mondiale. Ma i paesi
dell’Europa occidentale, attratti nell’orbita
politica ed economica degli Stati Uniti, conobbero dopo il 1945 una rapida ricostruzione e, anzi, una fase di accelerato sviluppo.
Per tutti gli anni Cinquanta, la Repubblica Federale Tedesca venne guidata dal cancelliere Konrad Adenauer, capo della Cdu ,
il Partito democratico cristiano. La stabilità
politica e i finanziamenti generosi del Piano
Marshall aiutarono la Germania a risolle-
1945
laburisti: nome
assunto nel Regno Unito
dai socialdemocratici.
Storicamente ha sempre
avuto un forte legame
con le Trade Unions (i
sindacati inglesi) – da
qui deriva il suo nome
Labour Party (Partito
del lavoro) – e posizioni
contrapposte a quelle dei
comunisti.
maccartismo: il
nome viene da Joseph
McCarthy, il senatore
repubblicano che fu il
principale sostenitore
della «Commissione
per la repressione delle
attività antiamericane»,
che fu incaricata di
indagare su eventuali
cospirazioni comuniste.
Cdu: sigla di Christlich
Demokratische Union
(Unione democratico
cristiana). Suo alleato
era la moderata Csu
(Christlich Soziale Union,
Unione cristiano-sociale).
All’opposizione era la Spd
(Sozialdemokratische
Partei Deutschlands, il
Partito socialdemocratico
tedesco).
Il cancelliere tedesco Konrad Adenauer.
© Loescher Editore – Torino
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La Guerra fredda
 Tweet Storia p. 430
© Loescher Editore – Torino
1957 Entra in produzione la Fiat 500
1961 Gagarin primo uomo nello spazio
1969 Armstrong primo uomo sulla Luna
1986 Incidente nucleare di Chernobyl
1990
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Il mondo diviso dalla Guerra fredda
a una moltitudine di presunti «oppositori»
politici del regime.
Stalin, incapace di reggere il confronto
con gli Stati Uniti sul piano dei consumi e
del benessere, voleva almeno assicurarsi la
supremazia militare. Egli riteneva inoltre
che lo scontro tra comunismo e capitalismo
sarebbe presto sfociato in conflitto aperto.
Incaricò dunque i suoi scienziati a concentrarsi sulla fabbricazione della bomba
atomica ed egli stesso annunciò al mondo,
nel settembre 1949, che l’URSS aveva raggiunto la parità nucleare con gli Stati Uniti.
D6 Favorì inoltre l’allargamento delle forze
armate, che già erano le più numerose del
pianeta: per questo i piani economici quinquennali del 1946 e del 1951 diedero la priorità all’industria pesante, a scapito dell’industria leggera e della produzione di beni
di consumo. A pagare a caro prezzo queste
scelte furono i sovietici, il cui tenore di vita
non conobbe nel dopoguerra una crescita
analoga a quella sperimentata in occidente.
Le «democrazie popolari»
in Europa orientale
Manifesto con Stalin che presenta il quarto piano quinquennale, 1946.
geria. La Quarta Repubblica, nata nel 1946,
cadde nel 1958. Alla presidenza della Quinta
Repubblica fu chiamato con ampi poteri il
generale Charles de Gaulle, il padre della
Resistenza francese.
La dittatura staliniana
Dossier 6 p. 402
Al termine della Seconda guerra mondiale, l’Unione Sovietica estese notevolmente i suoi confini: annesse i paesi baltici di
Lettonia, Lituania ed Estonia (occupati già
all’inizio della guerra), e ampie fette di territorio già appartenute a Germania, Finlandia
e Polonia. Stalin, che agli occhi del proprio
popolo incarnava l’eroe vittorioso su Hitler,
era padrone dell’URSS e della vita dei suoi
cittadini. Il culto del dittatore, il peso della
propaganda ideologica, la repressione poliziesca crebbero ulteriormente. Etnie minoritarie come tatari e ceceni, accusate di
collaborazionismo con i tedeschi durante la
guerra, vennero deportate in massa e finirono in campo di concentramento, insieme
Nei paesi dell’Europa orientale l’imposizione del potere di Mosca seguì ovunque lo
stesso copione. Dove l’Armata Rossa ebbe il
controllo del territorio, i capi dei partiti liberali o conservatori vennero arrestati e ai loro
rappresentanti si impedì di candidarsi alle
elezioni. I rappresentanti più in vista della
borghesia e gli intellettuali furono decimati dagli arresti e dalle deportazioni, il culto
religioso scoraggiato e soffocato. Le Costituzioni vennero riscritte e sancirono l’illegalità dell’opposizione al partito unico comunista. Nacquero le cosiddette «democrazie
popolari», così chiamate perché mantenevano la forma parlamentare e il suffragio
universale, pur piegandole alle esigenze del
socialismo dominante.
Fu il percorso di Repubblica Democratica
Tedesca, Romania, Ungheria, Bulgaria, Polonia e infine della Cecoslovacchia («colpo
di Praga»). Qui i comunisti presero il potere
nel febbraio 1948, con le consuete modalità:
l’arresto dei membri dei partiti di centro e
destra, la repressione contro gli oppositori e
contro coloro che si ribellavano all’Armata
Rossa, la chiusura dei giornali indipendenti;
infine, l’insediamento di un governo composto da uomini fedeli a Stalin.
Proprio l’asservimento della Cecoslovacchia rappresentò l’ultimo atto della conquista sovietica dell’Europa orientale, considerata la prima linea di un ipotetico scontro
con l’Occidente filoamericano. In tutti i paesi dell’Est la sottomissione a Mosca determinò la perdita delle libertà democratiche.
Ovunque, il capo del partito comunista locale assunse una posizione analoga a quella
di Stalin, divenendo il dittatore del proprio
popolo; le economie furono nazionalizzate
e vennero imposte la pianificazione quinquennale, la collettivizzazione dell’agricoltura e l’industrializzazione pesante.
L’eccezione iugoslava
Le direttive di Mosca furono applicate in
modo inflessibile dai regimi locali, che solo
raramente accordarono modeste libertà ai
cittadini. Per esempio, nell’Europa dell’Est,
in generale, la collettivizzazione delle
campagne fu resa abbastanza difficoltosa dalla presenza di una borghesia agraria
e di un ceto contadino più forti di quelli
dell’Unione Sovietica rivoluzionaria. Così
gli agricoltori furono in alcuni casi autorizzati a trattenere per sé una piccola parte
della produzione. In Polonia – altro esempio – il cattolicesimo era così radicato che le
autorità preferirono non impegnarsi in una
battaglia per l’ateismo di Stato, concedendo
una certa libertà di culto.
L’unica rilevante eccezione alla sottomissione a Mosca fu rappresentata dalla
Iugoslavia: lo Stato balcanico infatti non
era stata liberato dall’Armata Rossa ma dai
partigiani comunisti di Tito (vero nome: Josip Broz) che avevano poi preso il governo
del paese. Il tentativo staliniano di imporre
a Tito le solite scelte economiche e politiche
– anche in campo diplomatico – portò alla
rottura fra URSS e Iugoslavia. Nel giugno
1948, Mosca accusò la Iugoslavia di essere
una «democrazia borghese» e una «colonia
imperialista». Tito si ritenne da allora libero
di cercare una «via nazionale al socialismo»,
che praticò per esempio dando spazio alla
gestione delle fabbriche da parte degli operai e riducendo il peso della pianificazione
economica. Questa vicenda evidenziò che,
senza il sostegno dell’Armata Rossa, difficilmente Mosca avrebbe potuto costringere i
paesi «fratelli» ad allinearsi ai suoi ordini.
L’avvento di Kruscev
Stalin morì nel marzo del 1953 e il suo posto
venne preso da un ucraino, Nikita Kruscev,
che proprio quell’anno divenne segretario
generale del PCUS, il Partito comunista sovietico. Kruscev era un cauto riformista e
voleva dare maggiore dinamismo all’URSS in
campo politico, economico e diplomatico.
Kruscev annunciò le sue intenzioni nel
febbraio 1956, durante il XX congresso del
partito, e suscitò subito ampie speranze in
tutto il mondo affermando che il comunismo
non doveva essere più visto come un «campo
trincerato». Giudicava anzi possibile la «co-
Manifesto sovietico di propaganda antiamericana,1953.
1945
collettivizzazione:
assegnazione alla
collettività di beni
appartenenti ai privati.
Josip Broz Tito.
© Loescher Editore – Torino
188
La Guerra fredda
© Loescher Editore – Torino
1957 Entra in produzione la Fiat 500
1961 Gagarin primo uomo nello spazio
1969 Armstrong primo uomo sulla Luna
1986 Incidente nucleare di Chernobyl
1990
189
3
9
Il mondo diviso dalla Guerra fredda
9.3 Tensioni e guerre
La guerra di Corea
nel mondo
UNIONE SOVIETICA
L’«equilibrio del terrore»
Nikita Kruscev, politico sovietico, fotografato nel corso di un
dibattito dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York.
deterrenza nucleare:
«deterrente» è ciò che
induce a non fare qualche
cosa. La deterrenza
nucleare si fondava sulla
Mad, ossia sulla Mutual
assured destruction,
«distruzione reciproca
assicurata»: formula che
significava semplicemente
che nessuno sarebbe
sopravvissuto a un
conflitto atomico.
Album p. 194
Dossier 6 p. 402
esistenza pacifica» tra Est e Ovest. Enorme
scalpore provocarono poi le dichiarazioni
di Kruscev su Stalin. Egli si scagliò contro il
dittatore scomparso, che aveva concentrato
nelle proprie mani un «potere immenso e
quasi illimitato», e lo accusò di molti eccessi:
dalla repressione indiscriminata, portatrice
di milioni di morti, al culto della personalità. Assumendo tali posizioni, il nuovo capo
dell’URSS provocò un vero shock in tutti i comunisti del mondo. Ma le aperture internazionali da lui lanciate e l’invocazione di un
maggiore equilibrio nella gestione del potere sovietico non diedero frutti immediati: la
Guerra fredda aveva altre leggi.
Negli Stati Uniti, in Unione Sovietica e nei
paesi loro alleati, gli anni della Guerra fredda
furono dominati dalla paura. La propaganda, in entrambi gli schieramenti, demonizzava l’avversario dipingendolo come una
minaccia terribile e incombente; e il timore
che il nemico scatenasse per primo un conflitto, nella speranza di vincerlo con un colpo
rapido e violento, crebbe dopo che l’URSS
annunciò di avere la bomba atomica. La
corsa ad armamenti sempre più potenti non
conobbe sosta e nel 1952 gli americani sperimentarono la bomba all’idrogeno (detta
anche bomba H, molto più distruttiva delle
prime bombe atomiche), che un anno dopo
anche i sovietici riuscirono a ottenere. Popoli
e governi diventavano ostaggi di una logica
bellica che impediva qualsiasi dialogo. D6
La pace si basava, per paradosso, sulla
«deterrenza nucleare» , sulla consapevolezza che una guerra avrebbe probabilmente causato la distruzione totale di attaccante
e attaccato. Un vero e proprio «equilibrio
del terrore». Il rischio di una catastrofe in
caso di scontro generalizzato non impedì tuttavia a USA e URSS di confrontarsi in
aree periferiche del mondo. [ I NODI DELLA
STORIA p. 192] A
Fuori dall’Europa e dall’America settentrionale, infatti, il pianeta era in pieno fermento. Per esempio l’America Latina percorreva una difficile strada verso la maturità
politica, economica e sociale; ma soprattutto la guerra appena conclusa aveva inferto
un colpo decisivo agli imperi coloniali e
molti popoli asiatici e africani cercavano la
libertà, lottando per la creazione di un proprio Stato. In Cina nel 1949 giungeva a compimento la rivoluzione, con l’affermazione
dei comunisti di Mao Tse-tung: avvenimento che modificava radicalmente gli equilibri
politici internazionali.
La guerra di Corea
Manifesto italiano
di propaganda della
Democrazia cristiana
contro il pericolo
della vittoria
del Fronte popolare
social-comunista, 1948.
In questo quadro rientrò la guerra di Corea,
il fatto bellico più rilevante dell’epoca, che
fu combattuta tra 1950 e 1953.
Fino al 1945 la penisola coreana aveva
fatto parte dei domini giapponesi e dopo la
M a n c i u r i a
C I N A
Linea del fronte
nell’ottobre 1950
Mar del
Giappone
COREA DEL NORD
Confine attuale
(armistizio del 1953)
Pyeongyang
Seul
COREA DEL SUD
1945
Fronte nel
gennaio 1951
Fronte
nell’agosto
1950
Mar
Cinese
Orientale
G IAPPO N E
Marines in attesa di essere imbarcati per la Corea, 1951.
fine della guerra era stata divisa lungo il 38°
parallelo in due Stati: la Corea del Nord, comunista, appoggiata dall’Unione Sovietica e
dalla Cina di Mao e la Corea del Sud, conservatrice, sostenuta dagli americani. Quando,
nel maggio 1950, le truppe del Nord invasero il Sud per riunificare il paese nel segno
del comunismo, gli Stati Uniti chiesero e ottennero l’intervento delle Nazioni Unite.
A capo di una coalizione di diciotto paesi,
gli americani respinsero gli attaccanti fino a
conquistare la capitale nordcoreana Pyeongyang. Fu però la Cina, allora, a scendere in
campo con il suo esercito inducendo gli Stati Uniti a una ritirata precipitosa.
Fu questo il momento di massima tensione tra «mondo libero» e «mondo comunista».
Il comandante statunitense, il generale Douglas MacArthur, chiese al presidente Truman
di bombardare la Manciuria, regione cinese.
Tale scelta avrebbe inevitabilmente causato
l’allargamento del conflitto e Truman rifiutò.
Prevalso il buon senso, iniziarono nell’estate
del 1951 trattative che portarono, dopo ben
due anni, all’armistizio del luglio 1953. La
guerra di Corea si chiuse con un ritorno alle
condizioni territoriali del 1950, dopo aver
causato circa 2,5 milioni di morti.
La svolta del Giappone
L’avvio della Guerra fredda ebbe un’importanza decisiva anche per le sorti del Giappone. Gli Stati Uniti, che nel 1945 erano decisi
a stroncare per sempre la potenza economica e il militarismo nipponici, cambiarono
infatti idea all’evolversi della situazione internazionale. L’espansionismo sovietico, il
trionfo del comunismo in Cina e la guerra di
Corea indussero Washington a fare di Tokyo
il suo migliore alleato in Asia.
Affinché ciò avvenisse, il Giappone doveva però trasformarsi in una democrazia
sana e prospera, come stava accadendo in
Europa alla Germania. E il generale americano MacArthur, che dal 1945 al 1949 fu
governatore d’occupazione delle isole giapponesi, lavorò con tenacia a questo scopo:
diede al paese una nuova Costituzione, che
introduceva la monarchia parlamentare,
mentre l’imperatore perse il suo carattere
divino per diventare il «simbolo dello Stato
e dell’unità del popolo».
I responsabili di Pearl Harbor furono puniti in un processo per crimini di guerra che
condusse a pene durissime ed esemplari, e
il trattato di pace fu firmato nel 1951. Infine,
© Loescher Editore – Torino
190
La Guerra fredda
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1957 Entra in produzione la Fiat 500
1961 Gagarin primo uomo nello spazio
1969 Armstrong primo uomo sulla Luna
1986 Incidente nucleare di Chernobyl
1990
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3
9
Il mondo diviso dalla Guerra fredda
Budapest: la folla brucia con gioia le fotografie di Stalin e di Rákosi, 25 ottobre 1956.
e soprattutto, la ricostruzione del Giappone
fu sostenuta con imponenti aiuti economici. Partì allora un’impetuosa ripresa produttiva, che nel giro di due decenni avrebbe
portato Tokyo a diventare una grande potenza industriale, seconda nel mondo solo
agli Stati Uniti.
La crisi d’Ungheria
La ferrea stretta esercitata dall’Unione Sovietica sull’Europa orientale causava nelle po-
polazioni sottomesse un forte malcontento,
che non tardò a sfociare in ribellione aperta. Nel 1953 a Berlino Est, nella Repubblica
Democratica Tedesca, e nel 1956 a Poznan,
in Polonia, furono gli operai a scioperare e
manifestare contro il potere comunista. A
spingerli erano le dure condizioni di lavoro,
i salari insufficienti, il rialzo dei prezzi di generi di prima necessità. In entrambe le occasioni, la rivolta fu sedata con l’intervento
dell’esercito, che provocò decine di morti.
Ma in quello stesso 1956 un segnale molto più grave per Mosca arrivò dall’Ungheria.
Alla fine di ottobre, un forte movimento popolare di protesta spinse il partito a destituire lo stalinista Mátyás Rákosi e ad affidare
il governo al riformista Imre Nagy, che annunciò il ritorno del pluripartitismo, libere elezioni e l’uscita del paese dal Patto di
Varsavia. Il 4 novembre, l’Unione Sovietica
rispose attaccando i ribelli e facendo migliaia di vittime. Una durissima repressione
piegò l’Ungheria, chiarendo che a nessuno,
nell’Europa dell’Est, sarebbe stato consentito abbandonare l’alleanza con la «patria
del socialismo». Temendo lo scontro con i
sovietici, né gli Stati Uniti né alcun altro paese occidentale corsero in aiuto degli insorti
di Budapest. La divisione del vecchio continente in blocchi contrapposti sembrava
consolidata.
1945
Fondazione dell’ONU
1946
Inizio della Guerra fredda
1948
Piano Marshall
1949
Patto Atlantico
1949
Anche l’URSS mette a punto
la bomba atomica
Che cosa fu la Guerra fredda?
L’epoca del confronto ideologico, politico, economico e militare tra l’Occidente guidato dagli Stati Uniti e il mondo comunista guidato dall’Unione Sovietica è caratterizzato da una serie
di ossimori, cioè di termini in accostamento apparentemente
impossibile tra di loro. La stessa espressione Guerra fredda
è paradossale, essendo per definizione la guerra di tutt’altro
tipo. Allo stesso modo «equilibrio del terrore», in riferimento
agli arsenali atomici esibiti ma mai usati, sembra rientrare nel
novero di queste contraddizioni. In realtà, le relazioni internazionali tra la fine degli anni Quaranta e la fine degli anni Ottanta
del XX secolo furono caratterizzate da un confronto durissimo
tra le due superpotenze basato fondamentalmente sull’uso del
deterrente nucleare per scoraggiare reciproche politiche aggressive. Questo non significa, come qualche volta si usa dire,
che sia stato un lungo e finora ininterrotto periodo di pace. Le
guerre nel mondo dopo la Seconda guerra mondiale sono state
192
© Loescher Editore – Torino
numerose e sanguinose e, nei primi quarant’anni, hanno avuto
sistematicamente come protagonisti più o meno nascosti proprio USA e URSS. Tuttavia, l’«equilibrio del terrore», la paura
cioè di attaccare il nemico nella convinzione che anche solo la
sua prima reazione sarebbe stata distruttiva, data la natura delle armi nucleari, generò, paradossalmente, una certa stabilità.
La politica dei due blocchi contrapposti semplificava i conflitti
e, se ne rendeva più facile l’esplosione, ne agevolava anche la
conclusione. La Guerra fredda, insomma, fu un classico caso
di guerra simmetrica dove l’equilibrio tra le forze in campo
scoraggiava mosse avventate. L’asimmetria dei conflitti attuali
è ben nota: a fronte di un unico esercito invincibile sul campo
di battaglia si risponde violando i tradizionali comportamenti
di guerra, portando il terrore direttamente in casa del nemico
(perché la paura è l’unico nemico che non si può vincere con la
superiorità tecnologica).
1 Stati Uniti e Unione Sovietica, le due «superpotenze» emerse dalla Seconda guerra mondiale, diventano in breve nemici mortali. Dalla Seconda
guerra mondiale emersero due sole grandi potenze, gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica, destinate a vivere una lunga contrapposizione reciproca. Democrazia americana
e comunismo sovietico avevano infatti visioni del mondo profondamente differenti.
Proprio nel 1945 vide la luce anche l’Organizzazione delle Nazioni Unite, che
ebbe il compito di assicurare la pace ed evitare le guerre. Ma negli anni successivi la
rivalità tra USA e URSS crebbe senza tregua, fino alla rottura dell’alleanza che aveva
permesso loro di trionfare sul nazismo. Era la cosiddetta Guerra fredda, conflitto
non cruento combattuto prima di tutto con le armi della propaganda.
2 L’Europa si divide in due blocchi: l’Ovest capitalista legato agli USA e l’Est
comunista alleato dell’URSS. Mentre nei paesi dell’Europa occidentale si affermavano parlamentarismo e capitalismo, nei paesi dell’Europa orientale prendevano il potere regimi guidati dai partiti comunisti e si imponeva l’economia pianificata.
L’Ovest rimase fedele a Washington, l’Est fu asservito agli interessi di Mosca, lungo
una linea di frattura che divideva la stessa Germania e la città di Berlino. I due blocchi, separati dalla cosiddetta «cortina di ferro», si raccolsero infine in alleanze militari contrapposte e potentemente armate: il Patto Atlantico e il Patto di Varsavia.
3 In Europa occidentale gli anni Cinquanta sono un periodo di progresso
economico e sociale, mentre in Europa orientale Mosca fatica a tenere
legati a sé gli alleati. Grazie anche ai finanziamenti americani del Piano Marshall,
tra anni Quaranta e Cinquanta le democrazie europee conobbero una fase di straordinaria ripresa e sviluppo economico, abbinati a stabilità politica e sociale. Le difficoltà dei paesi comunisti furono considerevoli: rivolte contro i regimi autoritari si ebbero
a Berlino Est nel 1953, in Polonia nel 1956 e in Ungheria, ancora nel 1956. Qui, per
sedare la ribellione popolare, intervennero i carri armati sovietici: Mosca aveva dunque bisogno della forza militare per conservare il controllo nell’Europa orientale.
4 1950-1953
Guerra di Corea
I NODI DELLA STORIA
La Guerra fredda
1953
Morte di Stalin il potere passa
a Kruscev
1955
Patto di Varsavia
Negli Stati Uniti cresce il benessere, in un contesto politico conservatore,
mentre in Unione Sovietica Nikita Kruscev apre il suo paese a un cauto
riformismo. Negli Stati Uniti, un eccezionale progresso economico si accompagnò
a una svolta politica conservatrice, culminata nell’intolleranza del «maccartismo»
verso chiunque fosse sospettato di simpatizzare per le idee della sinistra. In Unione
Sovietica, morto Stalin nel 1953, il potere passò a Nikita Kruscev. Il nuovo capo
del Cremlino era un cauto riformista, che desiderava aprire il suo paese al dialogo
con l’Occidente: giudicava anzi possibile la «coesistenza pacifica» tra Est e Ovest.
Grande clamore suscitò anche in tutto il mondo, nel 1956, la sua ferma condanna
dei crimini dello stalinismo. Secondo Kruscev, Stalin era stato uno spietato dittatore
e si era macchiato di delitti terribili.
5 Al tempo della Guerra fredda la pace è assicurata dalla «deterrenza nucleare» e le tensioni si sfogano in conflitti periferici come la guerra di
Corea. Le due superpotenze erano intanto protagoniste di una gigantesca corsa al
riarmo. E la pace veniva paradossalmente assicurata dalla «deterrenza nucleare»,
la certezza che una guerra atomica avrebbe causato la distruzione degli attaccanti
e degli attaccati. Democrazia e comunismo si affrontarono comunque nella guerra
di Corea. Combattuta tra 1950 e 1953, causò 2,5 milioni di morti e non produsse
alcuna modifica territoriale. Fu il punto di tensione più alto della Guerra fredda e del
contrasto che in quegli anni oppose Washington e Mosca.
1956
Invasione sovietica dell’Ungheria
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193
3
9
Il mondo diviso dalla Guerra fredda
La propaganda della Guerra fredda
in Occidente
Le guerre moderne non si combattono soltanto con le armi, ma anche con la propaganda. Nel caso della
Guerra fredda, che non vide mai il conflitto militare diretto tra Stati Uniti e Unione Sovietica, la lotta psicologica contro il nemico e la mobilitazione propagandistica del fronte interno furono decisive. Più interessante
di quella sovietica fu la guerra di propaganda americana ed europea occidentale, poiché all’interno di una
società democratica, più che in uno Stato tirannico, era necessario costruire il consenso intorno alle scelte
del governo.
Difedersi da un attacco atomico
La popolazione americana, soprattutto nelle grandi città,
era terrorizzata dalla prospettiva di un bombardamento
atomico sovietico: non a caso proprio su questo terreno
psicologico insisteva la campagna propagandistica, distribuendo, per esempio, istruzioni per far fronte alle prime
urgenze nel caso di un attacco atomico. Questo genere
di manifesti svolgeva una doppia funzione di mobilitare
contro la costante minaccia dell’aggressione nemica e di
rassicurare la popolazione civile circa la capacità del governo di far fronte all’emergenza nucleare.
La Guerra fredda
Un manifesto anticomunista durante la propaganda
per le elezioni del 1948 in Italia.
La propaganda anticomunista
in Italia
Manifesto americano che evoca la minaccia nucleare sovietica, 1951.
Manifesto antisovietico.
I manifesti antisovietici
Il «maccartismo»
Negli Stati Uniti degli anni Cinquanta, la fase del «maccartismo» fu segnata dall’intolleranza non solo nei confronti di
ogni forma dichiarata di adesione o simpatia al comunismo,
ma anche contro ogni atteggiamento indifferente o scettico,
che prevedesse la neutralità nello scontro con l’Unione Sovietica. Il motore psicologico elementare, ma efficacissimo
era volto a suscitare il terrore del nemico e a evocare lo
spettro sconvolgente di una sua possibile vittoria.
194
© Loescher Editore – Torino
Attraverso il linguaggio comprensibile e diretto dei manifesti, era possibile veicolare messaggi politici che rimandavano a realtà politiche, diplomatiche e ideologiche ben più
complesse. Le autorità americane, in particolare, profusero
non poche energie per denunciare la strategia sovietica che
stava alla base del Movimento per la Pace: pur rivendicando
le proprie intenzioni pacifiche, il governo di Stalin non aveva
rinunciato affatto alla propria politica di aggressione contro
gli Stati Uniti. Al contrario, il pacifismo comunista non era che
una maschera del suo bellicismo.
Le istruzioni da seguire in caso di attacco atomico.
La propaganda della Guerra fredda non coinvolse
soltanto i principali contendenti, Stati Uniti e Unione Sovietica, ma anche gli altri paesi alleati degli
uni o dell’altra. In Italia, la Democrazia cristiana,
soprattutto in occasione delle elezioni dell’aprile
1948, s’impegnò in una capillare azione di propaganda, che faceva capo soprattutto sulla rete
parrocchiale e sulle istituzioni ecclesiastiche. I
manifesti democristiani tendevano a incutere
il timore che una minaccia mortale gravasse, in
caso di vittoria comunista, sulla tradizionale civiltà cristiana italiana, cercando di chiamare a
raccolta tutti i propri potenziali sostenitori.
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195
3
9
Il mondo diviso dalla Guerra fredda
Ragiona sul tempo e sullo spazio
Impara il significato
1
4
2
Osserva le cartine alle pp. 185 (in alto) e 186 e illustra analogie e differenze tra le due rappresentazioni.
ATTIVITÀ
1 Il 4 aprile
il Patto Atlantico sigla la nascita della NATO, alleanza militare tra gli Stati Uniti e i paesi occidentali
in funzione antisovietica
2 Nel marzo
Winston Churchill dichiara in un suo discorso che una «cortina di ferro» ormai separa l’Europa
orientale e quella occidentale
3 Nel
in Ungheria una rivolta destituisce lo stalinista Mátyás Rákosi e affida il governo al riformista Imre Nagy,
che annuncia il ritorno del pluripartitismo, libere elezioni e l’uscita del paese dal Patto di Varsavia
4 Nella Primavera del
gli Stati Uniti lanciano il Piano Marshall: il progetto prevede l’invio di aiuti e
finanziamenti ai paesi occidentali per favorire la ricostruzione economica dell’Europa
5 Tra il maggio
e il giugno
l’Unione Sovietica attua il blocco di Berlino, che interrompe tutti gli
accessi via terra alla città (interamente collocata nella zona di occupazione sovietica); tuttavia gli americani riescono
a rifornire costantemente la città attraverso un gigantesco ponte aereo
6 Nell’ambito della Conferenza di Bretton Woods, nel
, vengono fondati la Banca Mondiale e il Fondo
monetario internazionale
7 Tra il
e il
si combatte la guerra di Corea, tra la Corea del Nord, comunista (appoggiata
dall’Unione Sovietica e dalla Cina di Mao) e la Corea del Sud, conservatrice (sostenuta dagli americani); essa si
conclude con un armistizio che conferma le condizioni territoriali di partenza
8 Nel
, in pieno maccartismo, i coniugi Ethel e Julius Rosenberg vengono processati per spionaggio atomico
e condannati alla sedia elettrica
9 Nel maggio
, nella Germania occupata dagli occidentali, nasce la Repubblica Federale Tedesca (con capitale
Bonn); nell’ottobre dello stesso anno, nella Germania occupata dall’URSS, nasce la Repubblica Democratica Tedesca
(con capitale Berlino)
Scrivi quale significato assumono i seguenti concetti nel periodo della Guerra fredda.
1
2
3
4
5
6
7
8
Completa le frasi scrivendo l’anno esatto in cui accade l’evento; poi distingui con tre colori diversi gli eventi
riconducibili al blocco occidentale, quelli che riguardano il blocco orientale e quelli che si riferiscono a entrambi.
5
Legalità internazionale
Pensione di anzianità
Piani di edilizia popolare
Collaborazionismo
Ateismo di stato
Pluripartitismo
Piani economici quinquennali
Ponte aereo
Prova a riflettere sul significato di «demonizzare» e spiega quali conseguenze ha la demonizzazione del nemico.
Osserva, rifletti e rispondi alle domande
6
La Guerra fredda
Osserva la mappa concettuale relativa alla Guerra fredda. Poi rispondi alle domande.
Cause e svolgimento della Guerra fredda
1 Quali sono le differenze
tra USA e URSS sul
piano politico?
2 Quali sono le differenze
tra USA e URSS sul
piano economico?
3 In cosa consiste
l’«equilibrio del terrore»?
Esplora il macrotema
3
Completa il testo.
Stati Uniti e Unione Sovietica sono i veri vincitori della Seconda guerra mondiale; le tradizionali potenze
europee, stremate dal conflitto, perdono il loro predominio e vengono sostituite da USA e URSS nel
ruolo di guide della politica (1)
. Essi sono gli unici due paesi in grado di agire su scala
globale e imporre le proprie scelte alla comunità internazionale.
Tuttavia le due superpotenze sono profondamente diverse: negli Stati Uniti, infatti, vigono la
(2)
liberale e parlamentare e il sistema economico capitalista, basato sull’iniziativa
individuale e sul limitato intervento dello (3)
; in Unione Sovietica, invece, il comunismo
impone il partito unico, una fortissima restrizione dei diritti dei cittadini e un sistema economico
fondato sulla pianificazione e sulla (4)
statale dei mezzi di produzione.
Ben presto il continente si trova spaccato in due sfere di influenza: nell’Est europeo si forma
un blocco comprendente tra gli altri Ungheria, Polonia, Cecoslovacchia e Romania, dominato
dall’(5)
; a Ovest, invece, nasce un blocco fedele agli Stati Uniti e che conta, tra gli altri,
Francia, Regno Unito e Italia. La divisione tra comunismo e capitalismo dà così origine alla «Guerra
fredda»: un conflitto non cruento, combattuto in primo luogo con le armi della propaganda, tra due
visioni del mondo e ideologie (6)
opposte e ferocemente nemiche.
Il timore dell’Armata Rossa spinge le democrazie occidentali a istituire, con il Patto Atlantico, una nuova
alleanza (7)
: la NATO. Dal canto suo, l’URSS crea il Patto di Varsavia, che raccoglie i
paesi dell’Europa dell’Est a difesa del sistema comunista.
Così, negli Stati Uniti, in Unione Sovietica e nei paesi loro alleati, gli anni della Guerra fredda sono
dominati dalla paura e la pace si basa, per paradosso, sulla «deterrenza nucleare». Un vero e proprio
«(8)
del terrore».
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Mostra quello che sai
7
Osserva le immagini di propaganda alle pp. 184 e 190 e spiega analogie e differenze tra le rappresentazioni dell’altro
che propongono.
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197