VITTORIALE DEGLI ITALIANI 1

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VITTORIALE DEGLI ITALIANI 1
VISITA AL VITTORIALE DEGLI ITALIANI
a GARDONE sul Lago di Garda (BS)
Il giorno 7 marzo 2014, accompagnati dalle professoresse Bigardi, Guidi,
Perlini, Toscano, noi alunni delle classi 3°H e 3°I ci siamo recati in visita al
Vittoriale, a Gardone, località sul lago di Garda, dove visse il famoso poeta
italiano Gabriele D’Annunzio.
Prima di procedere con la visita guidata all’interno della casa di D’Annunzio,
abbiamo visitato un museo di recente apertura, D’Annunzio segreto. Qui,
custoditi in teche, abbiamo potuto vedere un gran numero di oggetti personali
appartenuti al poeta. Nel museo, abbiamo potuto vedere moltissimi abiti, tra
cui la divisa da aviatore e un frac nero, che probabilmente il poeta indossava
in occasioni importanti. Numerose anche le scarpe, all’apparenza identiche,
ma che in realtà si differenziavano per piccolissimi dettagli che le rendevano
uniche. Le scarpe erano così sottili e piccole da sembrare calzature da
donna, ma c’erano anche varie paia di stivali e persino le sue pantofole. Per
non parlare delle cravatte, dei cappelli, tra cui anche quello che utilizzava nei
suoi voli, addirittura la biancheria.
Sembra incredibile come persino piccoli oggetti per il bagno e per la rasatura
si siano conservati perfettamente fino a oggi, tanto che potrebbero essere
ancora utilizzati.
Nel museo erano presenti vari ritratti di donne e le fotografie di alcune delle
tantissime donne che affiancarono il poeta nel corso della sua vita.
Dalle fotografie alle pareti e le museruole custoditi nelle teche, abbiamo
potuto intuire la passione di D’Annunzio per i cani, ma soprattutto per i
levrieri, che considerava i cani perfetti. (introduzione di Silvia Mascia III H)
Il Museo d’Annunzio Segreto è stato inaugurato nel 2010 nello spazio
espositivo del sottoteatro e raccoglie i vestiti del Vate, le numerosissime paia
di scarpe, gli stivali, diversi tra loro anche nei minimi particolari, come per
esempio il colore del pellame, a testimonianza dell’incredibile cura che il
poeta aveva per l’abbigliamento e i dettagli. Sono esposte le vesti fatte
confezionare da Gabriele per le sue donne, la sua biancheria da notte, i
collari e le museruole dei suoi cani, gli oggetti da scrivania, i gioielli, le valigie
e le cappelliere da viaggio. Questa esposizione è molto interessante e
permette un incontro ravvicinato e intimo con il mondo quotidiano di
d’Annunzio e con il suo stile di vita stravagante e raffinato.
( Luca Scarsetto, classe 3I)
Una volta usciti dal museo, ci siamo diretti verso l’entrata del Casa e del
parco circostante
L’ENTRATA del parco è caratterizzata da un vialetto immerso nella natura e
da quattro archi a tutto sesto che conducono il visitatore alla villa. Inoltre, le
pareti che delimitano il sentiero sono adornati con piante rampicanti che
rendono il verde il colore principale dell’ingresso.
Circa a metà vialetto s’incontra una colonna che riporta la scritta PIAVE, in
ricordo della difesa del fiume friulano che permise poi la vittoria italiana nella
prima Guerra Mondiale.
Proseguendo, sembra sempre più di essere in
un borgo medievale curato, dove spiccano gli alti
cipressi e alcune decorazioni del periodo
neoclassico.
.
L’entrata sembra quella di una reggia reale e lungo il vialetto si può
trovare addirittura un anfiteatro
L’ANFITEATRO
L’anfiteatro è posto sul lato destro del vialetto d’ingresso: per essere
all’interno di una villa, è davvero enorme!
La vista da questo punto è molto bella e questo panorama, caratterizzato
dall’anfiteatro in primo piano e dal Lago di Garda sullo sfondo, è spettacolare.
Piazzetta Dalmata
Il lungo vialetto d’entrata porta in questa piazzetta, che è un po’ il chiostro
della casa dannunziana.
È delimitata dalle pareti esterne dell’abitazione, il cui giallo, unito con la luce
del sole, rende la piazzetta molto luminosa. L’ingresso in questo spazio è
composto da un porticato e da un ulivo che orna il luogo. Al centro della
piazzetta è posto un monumento in pietra che ricorda la forma di una fontana.
In questo posto sono presenti il guardaroba per il pubblico, il negozietto di
souvenir, due automobili d’epoca appartenenti a D’Annunzio e l’ingresso della
casa chiamata Prioria.
Prioria
La Prioria è stata la casa di D’Annunzio nell’ultimo ventennio della sua vita.
Comprò quest’abitazione nel 1921 da un certo Tode, che era tedesco e
dovette abbandonare l’Italia in seguito alla sconfitta della Germania alla fine
della Prima Guerra Mondiale. Una volta acquistata la villa, D’Annunzio coniò
un nuovo termine: voleva detodeschizzare la casa. In seguito così fece e
riempì l’abitazione di oggetti di ogni tipo, tappeti, libri, stranezze originali e la
rese di suo piacimento. D’Annunzio inoltre, incupì la casa, rendendola buia, a
causa della sensibilità alla luce di un suo occhio, dovuta a un incidente.
(Andrea Nizzoli III H)
A questo punto della nostra visita, abbiamo depositato i nostri zaini e,
divisi in gruppi di dieci persone, abbiamo iniziato la visita guidata
all’interno della villa.
VISITA DEGLI GLI INTERNI DEL VITTORIALE
La casa della Prioria è stata abitata dal poeta dal 14 febbraio 1921 fino alla
sua morte. L’ingresso, in stile Novecento, è decorato all’esterno con due
‘Vittorie’ attribuite allo scultore Jacopo Sansovino e sulla porta appaiono il
motto dannunziano “Nè più fermo, né più fedele” e l’iscrizione “Clausura fin
che s’apra, silentium fin che parli”. Appena entrati ci siamo resi conto che
questo posto brulica di ornamenti religiosi e simbolici come il cancello dorato,
i sette scalini, la colonnina francescana in pietra d’Assisi sormontata da un
cesto con melograni, simbolo di abbondanza e fertilità.
Questa colonnina al centro delle scale divide le due anticamere. Sulle due
porte, che introducono il visitatore alle stanze degli ospiti ‘graditi’ e ‘sgraditi’,
vi sono due lunette raffiguranti santa Chiara e san Francesco d’Assisi.
Stanza del Mascheraio - Era quella in cui fu
ospitato Mussolini, con cui il poeta era spesso in
contrasto. In occasione della sua seconda visita,
nel 1925, d’Annunzio gli fece trovare uno
specchio appeso alla parete, con una scritta
fortemente provocatoria:
“Al visitatore:
teco porti lo specchio di Narciso?
Questo è piombato vetro, o mascheraio.
Aggiusta le tue maschere al tuo viso,
ma pensa che sei vetro contro acciaio”
(Lorena Barna, Riccardo Bertani, Devis Cristiano, classe 3I)
Stanza della musica - E’ la seconda stanza che abbiamo visitato, dopo la
sala degli ospiti graditi. La stanza è ricoperta da una seta per favorire
l’acustica. Qui suonava Luisa Baccara, l’ultima delle tante compagne di
d’Annunzio. Ci sono molti strumenti: due pianoforti, che venivano suonati da
Luisa, un clarino, uno zufolo e un arciliuto. Sul soffitto è appesa una striscia di
pelle di un pitone. I vetri sono oscurati perché d’Annunzio, essendosi ferito ad
un occhio in seguito a un incidente aereo, non sopportava la luce.
(Vasco Bertoldi, Pietro Fiorin, Michele Gambirasio, classe 3I)
Sala del Mappamondo - Era la biblioteca di d’Annunzio e deve il suo nome
a un grandissimo mappamondo posto al centro di essa. Vi sono disposti 6000
libri scritti in tedesco, appartenenti al precedente proprietario prima della
ristrutturazione attuata dall’architetto Maroni. I restanti 27000 libri, che fanno
parte della collezione personale del poeta, sono tutt’ora esposti in questa
stanza e nel resto della casa. D’Annunzio voleva far notare il valore degli
artisti italiani, pertanto pose su una delle pareti il ritratto di Dante Alighieri e
su una scrivania una copia illustrata dell’Inferno della “Divina Commedia” e
un calco di gesso di Michelangelo.
Un altro importante elemento di questa biblioteca è l’organetto che la sua
ultima compagna, Luisa Baccara, famosa pianista, suonava per deliziare
d’Annunzio che si recava a leggere in quella sala.
(Moreno Bonato, classe 3I)
Scrittoio del Monco - all’entrata della stanza, sullo stipite della porta, è
presente una mano mozzata, con l’iscrizione: “Scrittoio del Monco”. In questa
stanza D’Annunzio rispondeva alle numerose lettere che riceveva, si trattava
soprattutto di richieste di risarcimento da parte dei creditori. Era definita così
perché lui si giustificava come ‘monco’, quando non voleva e non aveva il
tempo per rispondere ad ognuna di esse. In questa stanza sono collocati una
sedia e una grande scrivania circondata da una libreria che avvolge tutte le
pareti con numerosissimi volumi. Sul soffitto è dipinto un motivo di mani
stilizzate con i motti spagnoli.
(Diletta Toffali, classe 3I)
Stanza della Leda (camera da letto) - All’entrata della camera da letto, sullo
stipite della porta si legge la frase ‘genio et voluptati’’ che, tradotta dal latino
significa ‘dedicata all’estro creativo e alla voluttà’. Entrando, si nota la
manifestazione della sua psicologia, caratterizzata dall’ ‘horror vacui’, la
paura di lasciare degli spazi vuoti. La stanza, infatti, è piena di cuscini
realizzati con stoffe orientali e oggetti esotici, come un comodino decorato
con disegni cinesi e le pareti sono rivestite da preziose tappezzerie.
Ai piedi del letto vi è una statua denominata ‘Il Prigione morente’, che lo
stesso D’Annunzio aveva rivestito con un drappo, poiché secondo lui le
proporzioni del corpo non erano state rispettate dallo scultore. Sul letto vi è
una preziosa coperta di un tessuto damascato che fu regalata al poeta dalla
moglie, Maria di Gallese. Sul soffitto si possono leggere versi di Dante
Alighieri, il suo poeta preferito. Nella stanza la luce arriva filtrata dalle vetrate
della veranda dell’Apollino.
(Anna Costantino, classe 3I)
Veranda dell’Apollino - E’ una veranda che fa da anticamera alla stanza da
letto del poeta. Si notano due foto incorniciate di Eleonora Duse e della
nonna del poeta. La veranda offre luce indiretta alla camera da letto e si
affaccia sul giardino privato.
(Rui Lin Wang Cristian Livolsi, classe 3I)
Corridoio della via Crucis – porta alla ‘Stanza delle Reliquie’. Alle pareti
sono appesi dei piccoli quadri che rappresentano la crocifissione di Gesù e il
cammino verso il Golgota. Si affaccia su un cortile interno alla villa.
Stanza delle reliquie - Questa stanza è la parte della casa dove Gabriele
d’Annunzio teneva gli oggetti a cui era sentimentalmente legato, che
considerava come vere e proprie reliquie. In una nicchia sotto al soffitto sono
appese statue rappresentati molte religioni, poste tutte allo stesso livello.
Infatti egli pensava che esistesse un solo unico dio. Al centro della sala
spicca un tabernacolo proveniente da una chiesa cattolica del 1500. Nella
stanza si può notare il ‘sincretismo religioso’, cioè l’usanza di avvicinare
simboli appartenenti a più religioni (ad esempio ci sono immagini di martiri
cristiani, ma anche la statua di un Buddha). Oltre alle divinità vi è un cimelio
molto prezioso per lui: ‘un volante’, appartenuto alla macchina di un suo
amico che aveva tentato di superare il record di velocità. Purtroppo l’intento
fallì e l’amico morì. Per d’Annunzio anche il coraggio è una sorta di religione,
che fa diventare un uomo un eroe e lo fa rivivere nel ricordo, anche dopo la
morte. Infine, per ricordare le imprese militari, riveste il soffitto con una
grande bandiera che aveva posto sul palazzo del governo, durante la sua
permanenza nella città di Fiume, liberata durante la prima guerra mondiale.
(Marco Previtera, Michele Gambirasio, Alex Scrieciu, classe 3I)
La Zambracca – Era la camera
della servitù e lo si comprende
analizzandone il soprannome: la parola ‘Zambra’ significa infatti ‘cameriera’.
Qui D’Annunzio si vestiva e spogliava, riponendo nella guardarobiera, che
sorregge i calchi di due teste di cavallo, le sue numerose tuniche da notte.
Si possono notare anche molti oggetti orientali ed addirittura due serpenti in
legno che si intrecciano e fanno da ferma porta. Il lampadario è in vetro di
Murano e c’è anche una scaffalatura con una piccola farmacia privata, perché
il Vate era ipocondriaco. Negli ultimi anni della sua vita, poichè aveva
problemi motori, non si recava più nella sala da pranzo, ma usava ordinare la
cena in questa stanza. Purtroppo la sera del 1° marzo 1938 alle ore 20
D’Annunzio, colpito da emorragia cerebrale, proprio in questa stanza è stato
trovato morto, mentre impugnava una penna seduto allo scrittoio.
(Naida Gasperini, Giacomo Mischi, classe 3I)
Lo scrittoio nella Zambracca
Stanza del Lebbroso – E’ collegata alla Zambracca, perché in questa stanza
il suo cadavere venne deposto sul letto chiamato ‘delle due età’, perché
simile sia a una culla (nascita), sia a una bara (morte). Il soffitto è stato
affrescato dal pittore Cadorin, le pareti sono in pelle scamosciata e le finestre
sembrano dei piccoli mosaici in vetro di Murano. Un interessante particolare è
quello di un quadro in cui c’è San Francesco che abbraccia un lebbroso, però
al posto del volto del santo c’è quella di d’Annunzio. Il lebbroso, a cui si
intitola la stanza, è proprio lui, il poeta, perchè secondo la credenza
medievale è stato ‘signatus’, cioè toccato da Dio.
(Giacomo Mischi, Elena Lanzarotto, classe 3I)
Bagno blu - Il bagno blu è un ambiente molto particolare, diviso in due
stanze (bagno alla francese). La ritirata è separata dal resto del bagno, dove
è presente anche la vasca. Il colore è un blu persiano, nel bagno sono
presenti più di 900 oggetti e gli accessori sono della nota marca Ideal
Standard. La maggior parte di quegli accessori sono inutili e sono stati
raccolti durante i suoi viaggi. E’ il bagno principale del Vittoriale e al suo
interno sono contenuti più di 900 oggetti inutili. E’ un bagno alla francese
perché il water è separato dal resto del bagno. Il nome della stanza deriva dal
colore blu persiano delle pareti.
(Alex Bulgaru, Leonardo Mattoccia, classe 3I)
Cabina telefonica
D’Annunzio era uno dei pochi dell’epoca ad avere un telefono; addirittura, il
suo fu il 104° telefono venduto in Italia. 104 era anche il numero che
bisognava comporre per contattare il poeta.
(Andrea Nizzoli, classe III H)
Officina - Questa è la stanza più luminosa della casa, nonché il suo studio
personale, dove si ritirava a scrivere. La porta d’entrata è molto bassa, poiché
il poeta voleva che le persone si inchinassero per evidenziare l’importanza
del personaggio. Sullo stipite interno compare questa frase: ”HOC OPUS HIC
LABOR ES”, mentre quello esterno riporta io motto: “IO HO QVEL CHE HO
DONATO”. Nello studio i sono due statue importanti: la prima è fedele
imitazione della ‘Nike di Samotracia’ (custodita al Louvre di Parigi), la
seconda è invece una testa in gesso raffigurante la sua ultima compagna,
Eleonora Duse.
Quest’ultima veniva coperta con un velo dal poeta nei momenti di creatività,
perché non voleva essere distratto dalla sua bellezza. Sulla scrivania è
posizionata una bottiglietta di acqua minerale con la scritta: ”Edizione limitata
per Gabriele d’Annunzio”. Il poeta inoltre ha inventato i neologismi veivolo e
tramezzino (che sostituisce l’inglese ‘sandwich’) e, a scopo pubblicitario, i
marchi “Oro Saiwa” e “Amaro Montenegro”.
(Riccardo Bertani, Anna Costantino, classe 3I)
Bagno delle Marionette
Era il bagno degli ospiti: dotato di gabinetto, lavandino e appendiabiti; rispetto
alle altre stanze della casa era spoglio, perché D’Annunzio, quando aveva
visite, faceva dormire i visitatori in albergo, non a casa sua.
(Andrea Nizzoli, classe III H)
Stanza del giglio - E’ la stanza con decori floreali, detta anche ‘il
confessionale’, una sala di lettura contenente migliaia libri appartenuti a
d’Annunzio. C’è un armonium a pedale sul quale suonava Luisa Baccara.
Inoltre ci sono due nicchie che simboleggiano l’isolamento e la
concentrazione necessaria allo studio, con degli scranni sui quali il poeta si
ritirava a leggere e meditare.
(Giulia Melotti, classe 3I)
Stanza della Cheli - Nella sala ornata con colori vivaci regna su tutto una
grossa tartaruga imbalsamata. Il guscio della tartaruga apparteneva a
Carolina, la ghiotta tartaruga della villa, morta per indigestione avendo
mangiato troppe foglie nel giardino. E’ posta nel luogo del capotavola ad
ammonire i commensali, perché non si cibino con ingordigia.
(Elena Gelmetti, classe 3I)
Schifamondo - Il palazzo dello Schifamondo, destinato a diventare la nuova
residenza del poeta, al momento della sua morte non era ancora terminato.
L’unica stanza arredata personalmente è quella che diventerà la ‘camera
mortuaria pubblica’, dove, nei giorni successivi alla morte, è stato esposto per
poter dare la possibilità agli amici e ai cittadini di omaggiarlo e salutarlo.
Nell’Auditorium è esposto l’aereo Ansaldo S.V.A. dell’87° squadriglia
Aeroplani “Serenissima”, che potete ammirare nella fotografia, utilizzato
nell’impresa del Volo su Vienna del 9 agosto 1918.
Le altre sale sono state allestite a museo
D‘Annunzio Eroe, dove si possono
osservare le armi, i gonfaloni, i medaglieri
ed altri oggetti utilizzati nelle battaglie e
nelle imprese militari.
(Giulia Melotti, Elena Gelmetti, classe 3I)
Ritratto di D’Annunzio in divisa
VISITA DEL PARCO DEL VITTORIALE
Terminata la visita della Prioria, ci siamo riuniti all’esterno della casa per
proseguire la visita all’esterno.
Fontana del Delfino
Tramite un sentiero lastricato in salita si arriva a questa fontana da cui origina
un ruscello che alimenta il Laghetto delle Danze.
Il ruscello scende a valle districandosi tra le rocce e attraversando la
boscaglia. Inoltre, in un laghetto che precede la fontana, si possono trovare
pesci di grossa taglia.
Successivamente ci siamo recati alla prua delle nave Puglia, ricostruita poco
lontano dal lago.
La prua della nave Puglia. All’interno dell’immenso parco del Vittoriale, è
posta anche la prua di una nave che spicca sulla collina, permettendo di
osservare un panorama stupendo sul Lago di Garda. La nave Puglia gli
venne donata dalla Regia Marina nel 1923. La nave era armata di cannoni e
mitragliatori, possedeva un’ancora enorme e oggi, nella stiva, è possibile
visitare una serie di modellini di grandi imbarcazioni.
La prua della nave è reale mentre il corpo dello scafo è stato costruito in
muratura e pavimentato similarmente a quello reale.
Il MAS 96. Esplorata la nave, abbiamo potuto ammirare il MAS 96, uno dei
tre Motoscafi Armati Siluranti con i quali, la notte dell’11 febbraio 1918,
D’Annunzio e i suoi compagni penetrarono nella pericolosa Baia di Buccari,
dove si trovavano alcuni piroscafi nemici, dopo aver navigato per 150 miglia
in acque nemiche senza essere scoperti. Avrebbero potuto attaccarli, ma non
lo fecero e si limitarono a lanciare agli austro-tedeschi delle bottiglie di
champagne, dimostrando coraggio ed irridendo l’avversario.
Questa è una delle imprese eroiche e temerarie compiute da D’Annunzio
durante la Prima guerra mondiale.
Il MAS è un motoscafo dotato di mitragliatrice e missili, usato principalmente
durante la Prima Guerra Mondiale.
Abbiamo osservato il MAS, ma soprattutto l’abbiamo fotografato, da tutti i
punti di vista e, quando tutti siamo stati pronti a ripartire, ci siamo inerpicati
sulla piccola collina che domina il Vittoriale e abbiamo raggiunto il Mausoleo,
dove sono sepolti D’Annunzio e i suoi più fidati compagni.
Il Mausoleo
In questo luogo è sepolto Gabriele D’Annunzio, la cui tomba è posta al centro
del monumento. Sulla sommità dell’edificio sono collocate in cerchio a forma
di arche altre tombe di persone famose come, per esempio, quella
dell’aviatore Locatelli e dello stesso architetto Maroni, che progettò il
mausoleo e restaurò il Vittoriale per D’Annunzio.
Oltre alle tombe vi si trovano anche tre statue in gesso rappresentanti tre
levrieri che erano la razza di cane preferita da D’Annunzio.
Da questo punto si può ammirare il panorama più bello del Lago di Garda e
addirittura del Monte Baldo
Dalla cima del Mausoleo, la vista sul lago e il paese di
Gardone è magnifica.
Nella parte inferiore, all’interno della collina, si trovano un
grande crocifisso e due pilastri dove sono ricordati tutti i
caduti, civili e non, durante le missioni eroiche di
D’Annunzio.
Panorami…
Questo viaggio d’istruzione è stato per noi una visita magnifica
e molto interessante: siamo contenti di aver ammirato
TANTA BELLEZZA !!!
(per la classe III H Mascia Silvia e Nizzoli Andrea)