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L’immagine inserita all’interno della copertina è stata realizzata grazie a un’idea di: Vitale e Calì Finito di stampare nel mese di ottobre 2007 Grafiche ZACCARA - Lagonegro – 0973 41300 Coordinamento scientifico - Emilio Becheri – Mercury S.r.l. Ambiti tematici - Gianpiero de la Feld – ENCO S.r.l. Linea grafica - Ugo Picarelli – Leader S.a.s. Responsabile di progetto – Pierluigi Picilli Testi a cura di Carmine Vitale Supervisione Maria Iannario Elaborazioni G.I.S. Antonello Azzato Responsabile PI G.A.C. “Certosa di Padula“ – Vincenzo Russo Responsabile Misura 2.3 – Nadia Murolo Direzione attività e Resp. del Procedimento – Michele Rienzo Coordinamento – Tiziana Medici Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano 3 Prefazione Introduzione I L’Indice di Funzionalità Fluviale 1.1 Cenni sulla storia dell’I.F.F. 1.2 Ambito di applicazione dell’I.F.F. 1.3 Metodologia 1.4 La Scheda I.F.F. II Inquadramento territoriale 2.1 Caratteri geomorfologici 2.2 Caratteri geologici 2.3 Caratteri idrogeologici 2.4 Idrografia 2.5 Clima e paleoclima III 7 8 9 11 17 21 27 30 31 Monitoraggio ambientale 3.1 Dati ed elaborazioni originali sull’IFF 3.1.1 3.1.2 3.1.3 I gruppi funzionali Gli indicatori di funzionalità fluviale Rilevamento dei siti inquinati 3.2 Considerazioni conclusive Appendice Bibliografia Siti web consultati Glossario 35 38 41 50 56 4 Prefazione PREFAZIONE La questione ambientale è venuta alla ribalta e, in un progressivo crescendo, si può dire oramai costituisca argomento costante di trattazione dei media, delle rubrica della politica e finanche delle conversazioni dell’uomo di strada, non più quindi esclusiva prerogativa di pochi addetti ai lavori, di scienziati o ambientalisti. Per tanti essa corrisponde agli emergenti mutamenti climatici, anche se per alcuni comprende aspetti quali la perdita di biodiversità, il depauperamento delle risorse naturali, la insostenibilità dello sviluppo, ecc; di fatto riempie le pagine dei quotidiani, diviene il tema centrale di film, attiva controversie, e talvolta intese, tra paesi, comunità, parti sociali. Sebbene sulla questione ambientale aumentino la quantità e la qualità delle informazioni e delle comunicazioni, non si riscontra altresì una maggiore comprensione e consapevolezza diffusa; e d’altro canto, a fronte dell’irriducibile complessità sistemica intesa come “interrelazioni plurime tra gli innumerevoli elementi costituenti”, che caratterizza la questione ambientale, si tende a privilegiare la pragmaticità a discapito della rigorosità scientifica, con i prevedibili conseguenti esiti. Da ciò, quindi, si riconosce più che mai la necessità di utilizzare strumenti ed approcci di supporto alle valutazioni sull’ambiente ed alle scelte in grado di consentire trasposizione e sintesi delle informazioni tali da assicurarne la migliore intelligibilità e fruibilità. Questa pubblicazione punta proprio a fornire una base conoscitiva di elevata comprensione e utilità indagando in modo strutturato ed organico gli ambiti fluviali ed i siti inquinati insistenti nell’ambito del comprensorio vasto del Vallo di Diano. L’auspicio è chiaramente che possa stimolare e supportare l’attuazione di politiche, piani, programmi e progetti coerenti, fortemente ed efficacemente orientanti allo sviluppo sostenibile, in favore e a beneficio dell’ambiente e delle comunità. Dott. Giancarlo Chiavazzo Responsabile Scientifico Legambiente Campania Onlus Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano 5 INTRODUZIONE Le attività economiche e i processi antropici causano spesso dei problemi ambientali, a valle dei quali, è possibile individuare le modificazioni a tutti i livelli, dovute alle continue sollecitazioni umane. Il mutarsi dello stato della natura comporta, sia sul sistema antropico che naturale, impatti per lo più negativi e devianti dai “modelli di sostenibilità”, per cui, è necessario mettere in campo delle azioni per la soluzione e/o mitigazione di eventuali criticità. La ricerca presentata in questa pubblicazione, rappresenta un referencebook per le caratteristiche geomorfologiche, geologiche, idrogeologiche, idriche, climatiche e paleoclimatiche del Vallo di Diano; una base conoscitiva sulla salute complessiva dell’ambiente fluviale, e ancor più, una proposta metodologica di acquisizione ed elaborazione di alcuni indicatori ambientali, da far condividere alle istituzioni ed associazioni locali, per poi immetterli nella banca dati del Sistema Informativo Territoriale della Comunità Montana Vallo di Diano. Per il perseguimento di tale obiettivo, per la parte pianeggiante del Vallo di Diano, si è determinato su circa 18 km di rete fluviale, l’Indice di Funzionalità Fluviale (I.F.F.), metodologia che rileva i segni che caratterizzano le dinamiche funzionali degli ambienti fluviali, caratterizzando, inoltre, le situazioni di degrado ambientale (acque e suoli potenzialmente inquinati) incontrate durante il rilevamento sul campo. Attraverso il monitoraggio ambientale effettuato, viene verificato lo stato reale di conservazione degli ecosistemi fluviali e le tendenze dinamiche in atto, per poter così accertare la validità delle misure gestionali adottate e l’idoneità degli interventi indirizzati al conseguimento degli obiettivi di conservazione delle risorse naturali e di tutela della biodiversità. La mappatura delle aree con livello e giudizio di funzionalità fluviale rappresenta, insieme ai dati Microbiologici e quelli dell’Indice Biologico Esteso (I.B.E.) in continuo aggiornamento dall’ Agenzia Regionale Protezione Ambientale Campania (A.R.P.A.C.), un quadro esaustivo di riferimento strategico, riguardante lo stato di qualità delle acque superficiali, rispetto alla Direttiva 2000/60/CE che istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque per il loro stato ottimale. Per la realizzazione del presente lavoro, si è avvalsi della preziosa collaborazione della durata di 250 ore, del tirocinante Marco Calì, dottore in Valutazione e Controllo Ambientale presso la Facoltà di Scienze MM. FF. NN. dell’Università degli Studi di Salerno, frequentatore del Master di primo livello in Monitoraggio Ambientale dell’Università Parthenope 6 Introduzione di Napoli, affidato alle attività del progetto “Sviluppo Sostenibile nella Filiera Turistico Culturale”, dalla Comunità Montana Vallo di Diano. Tale contributo (con allegato il Cd-rom contenente ulteriori elaborazioni), diretto al miglioramento della conoscenza dell’ambiente locale, si colloca tra le azioni strategiche dell’Ente montano, miranti a perseguire la conservazione e tutela degli ecosistemi, la salute delle popolazioni e l’uso razionale del suolo, nell’ottica di uno sviluppo sostenibile ed ecocompatibile del comprensorio Vallo di Diano. Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano 7 I L’INDICE DI FUNZIONALITA’ FLUVIALE 1.1 Cenni sulla storia dell’I.F.F. 1 L’Indice di Funzionalità Fluviale (I.F.F.), è da considerarsi un vero e proprio indicatore di sostenibilità ambientale, che permette di estendere l’indagine analitica dei vari comparti ambientali all’intero sistema fluviale, divenendo uno strumento utile ai fini della programmazione per interventi di ripristino di tale ecosistema. Tale indice deriva dal Riparian Channel Environmental Inventory (RCE-I), metodo di inventario per definire le caratteristiche ecologiche dei corsi d’acqua svedesi, ideato da R.C. Petersen nel 1992, con lo scopo di cercare informazioni ecologiche e capire lo stato degli alvei e delle fasce riparie dei corsi d'acqua svedesi. Il metodo venne sperimentato in Italia nel 1990 su 480 tratti di corsi d’acqua del Trentino (Siligardi M., Maiolini B., 1990). Nel 1993 il metodo fu modificato e ribattezzato RCE-II, a seguito delle esigenze scaturite dalla nuova realtà ambientale italiana riferita ai corsi d’acqua alpini, prealpini, planiziali, appenninici e meridionali (Siligardi e Maiolini, 1990-1993 ). Nuovamente, dopo ulteriori esperienze di studio degli ambienti fluviali, si rese necessario mettere appunto un metodo calibrato e generalizzabile in grado di coprire le varie tipologie presenti sul territorio italiano, e le reali esigenze dei tecnici addetti al monitoraggio dei fiumi. A tal fine l'A.N.P.A. (l'allora Agenzia Nazionale per la Protezione Ambientale, oggi A.P.A.T., Agenzia per la Protezione dell'Ambiente e per i servizi tecnici) costituì nel 1998 un gruppo di lavoro costituito da esperti nel campo dell’ecologia fluviale, che modificò sostanzialmente il precedente metodo sino ad ottenere nel 2000 un indice, l'I.F.F. appunto, in grado di fornire una nuova chiave di lettura dei corsi d'acqua, in relazione alla loro funzionalità. L’Indice di Funzionalità Fluviale si inserisce in un’ importante fase di cambiamento vissuta in Italia in relazione alla gestione del ciclo delle acque. Nel '99 infatti, è entrato in vigore il decreto legislativo n° 152 che ha affidato all’A.N.P.A., il compito di mettere a 1 Si ringraziano, per il supporto scientifico/tecnico, il Dott. Giancarlo Chiavazzo, Responsabile Scientifico della Legambiente Campania Onlus e Componente del Comitato Scientifico del Centro Italiano di Riqualificazione Fluviale (C.I.R.F.), il Dott. Luigi Iengo componente del Comitato Scientifico della Legambiente Campania e il Dott. Arnaldo Iudici componente dell’Associazione Tutela Ambientale A.T.A.P.S. Onlus di Sala Consilina. 8 L’indice di funzionalità fluviale punto e divulgare nuovi metodi per la determinazione della qualità per le matrici acqua e sedimento. Nel 2000 gli stati membri dell’Unione Europea, dopo una lunga elaborazione iniziata negli ultimi anni ottanta, hanno adottato la direttiva Water Framework Directive (W.F.D.) 2000/60/CE che definisce i principi generali e gli obiettivi per l’azione comunitaria in materia d'acque. Tale indice consente la caratterizzazione ecologica di un corso fluviale (D.L. n. 152/99; D.L. n. 258/00), rappresentando uno strumento per la gestione sostenibile della risorsa acqua. 1.2 Ambito di applicazione dell’I.F.F. Nel 2003 l’A.N.P.A. ha redatto il Manuale I.F.F. consegnando agli operatori uno strumento metodologico da seguire, a condizione che tecnici predestinati alla consultazione abbiano un’adeguata conoscenza dell’ecologia fluviale e delle dinamiche funzionali ad essa correlate. L’Indice di Funzionalità Fluviale è strutturato per essere applicato in qualunque ambiente d’acqua corrente, sia di montagna che di pianura, può essere infatti, applicato a torrenti, fiumi di diverso ordine e grandezza, rogge, fosse e canali, (purché abbiano acque fluenti), oppure in ambienti alpini, appenninici, insulari e mediterranei in genere. L’I.F.F. è una metodologia che fornisce valutazioni sintetiche sulla funzionalità fluviale, preziose informazioni sulle cause del suo deterioramento, ma anche precise ed importanti indicazioni per orientare gli interventi di riqualificazione (pianificazione del territorio, programmazione di interventi di ripristino dell’ambiente fluviale) e stimarne preventivamente l’efficacia. Questo indice può anche essere un utilissimo strumento per la salvaguardia di tratti o corsi d’acqua ad alta valenza ecologica, (politica di conservazione degli ambienti più integri), o per la stima dell’efficacia degli interventi di risanamento. Permette di rilevare l’impatto devastante di molti interventi di sistemazione fluviale e l’esigenza di adottare modalità di sistemazione più rispettose, oltreché di avviare un grandioso sforzo di riqualificazione dei nostri fiumi. L’obiettivo principale dell’indice consiste nella valutazione dello stato complessivo dell’ambiente fluviale e della sua funzionalità, intesa come risultato della sinergia e dell’integrazione di un’importante serie di fattori biotici e abiotici presenti nell’ecosistema acquatico e in quello terrestre ad esso collegato. Attraverso la descrizione di parametri morfologici, strutturali e biotici dell’ecosistema, interpretati alla luce dei principi dell’ecologia fluviale, vengono rilevati la funzione ad essi associata, nonché l’eventuale grado di allontanamento dalla condizione di massima Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano 9 funzionalità. La lettura critica ed integrata delle caratteristiche ambientali consente così di definire un indice globale di funzionalità. Il metodo impiegato fornisce informazioni che possono differire, anche sensibilmente, da quelle fornite da altri indici o metodi che analizzano un numero più limitato di aspetti e/o di comparti ambientali (es.: I.B.E, analisi chimiche, microbiologiche, ecc.). I metodi chimici e microbiologici limitano il loro campo di indagine all’acqua fluente, gli indici biotici (I.B.E.) lo estendono all’alveo bagnato, l’I.F.F., invece, analizza l’intero sistema fluviale. Bisogna perciò considerare l'I.F.F. non come un metodo alternativo a quello chimico, ma complementare a questo, in grado di fornire una conoscenza più approfondita del sistema fluviale. L’I.F.F., riportato su carte di facile comprensione, consente di cogliere con immediatezza la funzionalità dei singoli tratti fluviali. Una corretta lettura degli alvei consente una valutazione dell’ecosistema e degli habitat in essi presenti garantendo informazioni sulla qualità di questi e del sistema ad essi connessi specificando l’indirizzo per politiche ed interventi basati sull’ecosostenibilità. 1.3 Metodologia L'applicazione dell'Indice di Funzionalità Fluviale, non prevede l'uso di attrezzature sofisticate, ma richiede un'ottima conoscenza dell'ecologia fluviale e delle dinamiche funzionali ad essa correlate, da parte di chi lo analizza (personale qualificato e formato). Infatti sebbene la scheda I.F.F. permetta di rilevare oggettivamente le caratteristiche fluviali in esame, la sua compilazione richiede una lettura critica dell’ambiente e una forte capacità di riflessione sulle informazioni ricavate. È comunque necessario operare, almeno nella fase di prima applicazione dell’indice, sotto la guida di personale esperto o seguire appositi corsi di formazione. L'applicazione dell'I.F.F. deve essere preceduta da un preventivo e accurato studio dell'ambiente oggetto di lavoro. A questo proposito occorre prendere in considerazione: – cartografia del tratto oggetto di studio (uso del suolo, eventuali accessi al fiume, presenza di strade); – carta della vegetazione; – foto aeree; – morfologia del bacino; – regime idrico; – presenza e tipologia di derivazioni, e di scarichi; – se disponibili dati recenti (max 2 anni) circa monitoraggi I.B.E., faunistici o floristici relativi alle comunità acquatiche; 10 L’indice di funzionalità fluviale – se disponibili dati relativi a precedenti rilevamenti con scheda RCE-II. Per poter individuare con precisione gli elementi necessari all'analisi ambientale, il lavoro in campo deve essere supportato da una carta a scala 1:10.000, da un numero adeguato di schede di rilievo e da una serie di 2 strumenti tecnici/funzionali alla corretta attuazione delle operazioni . Per una corretta applicazione di tale metodo, il periodo di rilevamento 3 deve essere compreso tra il “regime di magra e di morbida” , in periodo di attività vegetativa. La metodica I.F.F. consente di prendere in esame tratti omogenei dei corsi d’acqua sotto 14 diversi aspetti rilevati con una specifica scheda. La metodologia predefinita è stata strutturata per essere applicata ad ogni 4 corso d’acqua (acque lotiche ) e prevede la compilazione della schede "in campo", cioè percorrendo le rive del corso d’acqua da valle verso monte, cambiando scheda quando varia una delle caratteristiche osservate. Le informazioni da rilevare sono effettuate per entrambe le rive e riguardano le principali caratteristiche di un corso d'acqua: – vegetazione delle fasce ripariali (tipologia, ampiezza, continuità); – conformazione delle rive e morfologia dell’alveo; – strutture di ritenzione in alveo; – erosione; – componente vegetale in alveo (macrofite); – detrito (stato di decomposizione della sostanza organica); – comunità macrobentonica. Per ogni domanda è possibile esprimere una sola delle quattro risposte predefinite. Alle risposte sono assegnati pesi numerici raggruppati in 4 classi (minimo 1, massimo 30) che esprimono le differenze funzionali delle singole risposte. Questi aspetti sono sottoposti ad una valutazione approfondita e sono presi in considerazione per la formazione di un indice con un minimo di 2 Tra tali strumenti: macchina fotografica (meglio se digitale), matite e gomme da cancellare, rotella metrica, e, per il prelievo di macrobentos, stivali da pescatore, retino a maglia piccola, vaschette, pinze e guanti. 3 Il regime indica la variazione di portata di un fiume determinata dalle magre e dalle piene. In base al regime si distinguono fiumi a regime costante e fiumi a regime torrentizio o torrenti. I fiumi a regime costante sono caratterizzati dal fatto di non avere grandi oscillazioni nella portata d’acqua. I fiumi a regime torrentizio sono tipici dell’Italia meridionale: essi sono spesso completamente asciutti in estate, mentre in autunno e in inverno possono gonfiarsi con una rilevante quantità d’acqua, spesso torbida e impetuosa, che riempie per qualche giorno tutto l’alveo. La portata di morbida è quella compresa tra le portate di piena e di magra. 4 Esistono essenzialmente due tipi di habitat costituiti da acqua dolce: quello dove le acque non scorrono, ossia le acque lentiche (come gli stagni ed i laghi) e quello dove le acque scorrono, ossia le acque lotiche (come i fiumi e gli altri corsi d’acqua). Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano 11 14 punti ed un massimo di 300. I risultati dell'indagine, elaborati direttamente sul campo e rilevabili in ciascuna scheda, sono raggruppati in 5 livelli di funzionalità, dal I (grado di funzionalità ottimo) al V (grado di funzionalità pessimo). Il metodo prevede anche livelli intermedi, al fine di graduare il passaggio tra un livello ed un altro. I livelli contraddistinti da colori diversi, sono riportati su carte di facile comprensione (cartografia tematica), allo scopo di creare una utilissima e pratica mappa della funzionalità fluviale. Per una rappresentazione di dettaglio si useranno carte in scala 1:10.000 o 1:25.000, per una rappresentazione d'insieme sono indicate scale 1:50.000 o 1:100.000. 1.4 La Scheda I.F.F. L’indice I.F.F. oltre a rendere precise ed importanti indicazioni per orientare gli interventi di riqualificazione (pianificazione del territorio, programmazione di interventi di ripristino dell’ambiente fluviale) e stimarne preventivamente l’efficacia, può anche essere un utilissimo strumento per la salvaguardia di tratti o corsi d’acqua ad alta valenza ecologica, (politica di conservazione degli ambienti più integri), o per la stima dell’efficacia degli interventi di risanamento. Permette di rilevare l’impatto devastante di molti interventi di sistemazione fluviale e l’esigenza di adottare modalità di sistemazione più rispettose, oltre che di avviare un grandioso sforzo di riqualificazione dei nostri fiumi. L’obiettivo principale dell’indice consiste nella valutazione dello stato complessivo dell’ambiente fluviale e della sua funzionalità, intesa come risultato della sinergia e dell’integrazione di un’importante serie di fattori biotici e abiotici presenti nell’ecosistema acquatico e in quello terrestre ad esso collegato. Attraverso la descrizione di parametri morfologici, strutturali e biotici dell’ecosistema, interpretati alla luce dei principi dell’ecologia fluviale, vengono rilevati la funzione ad essi associata, nonché l’eventuale grado di allontanamento dalla condizione di massima funzionalità. La lettura critica ed integrata delle caratteristiche ambientali consente così di definire un indice globale di funzionalità. Seguendo i principi generali dell’ecologia fluviale vengono valutati la funzione e l’eventuale grado di allontanamento dall’optimum di massima funzionalità, dei parametri strutturali, morfologici e biotici dell’ecosistema. La funzionalità è la caratteristica che descrive la capacità del corpo idrico di autodepurarsi e di riciclare il materiale organico presente. 12 L’indice di funzionalità fluviale La scheda I.F.F. si compone di una parte iniziale (prosp. 1) relativa alle informazioni ambientali di corredo e di 14 domande che riguardano le principali caratteristiche ecologiche di un corso d’acqua; per ogni domanda è possibile esprimere una sola delle quattro risposte predefinite. I dati di corredo richiesti riguardano il bacino, il corso d’acqua, la località, 5 la larghezza dell’alveo di morbida , la lunghezza del tratto omogeneo in esame. Prospetto 1 Informazioni sul tratto osservato Bacino:……………….…………… Corso d’acqua……………….……………………………….……… Località…………..……………………….……………….…………………….…………………………. Tratto (metri)..……… Larghezza alveo di morbida (metri)…………Quota (m.s.l.m.)……………..……. Data …………………………..… Scheda N°………....…. Foto N°……… Codice……….......………… Osservazioni………………………………………………………………………………………….….… …………………………………………………………………………………………………………....... Fonte: Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (ANPA), 2003 Le domande riportate nella scheda sono raggruppate in quattro gruppi funzionali ed alle risposte sono assegnati pesi numerici raggruppati in 4 classi (con peso minimo 1 e massimo 30) che esprimono le differenze funzionali tra le singole risposte. L’attribuzione degli specifici pesi numerici alle singole risposte non ha giustificazioni matematiche, ma deriva da valutazioni sull’insieme dei processi funzionali influenzati dalle caratteristiche oggetto di ciascuna risposta. Le prime quattro domande riguardano le condizioni vegetazionali delle rive e del territorio circostante al corso d’acqua (prosp. 2) ed analizzano le diverse tipologie strutturali che influenzano l’ambiente fluviale, come, ad 6 esempio, l’uso del territorio o l’ampiezza della zona riparia naturale . 5 Porzione dell’alveo occupata nelle condizioni di morbida alta. La frequenza delle sommersioni, la loro durata e l’azione delle correnti di piena sulla vegetazione e sui ciottoli (abrasione, rotolamento) determinano condizioni che non permettono lo sviluppo di arbusti. Nei periodi asciutti viene colonizzato, soprattutto nella fascia più esterna, dalle erbacee pioniere di greto. Si noti che, di norma, l’alveo di morbida non corrisponde all’alveo bagnato nelle condizioni di morbida ordinaria. 6 Per la domanda 2 se l’alveo è naturale si utilizza quella che fa riferimento alla fascia perifluviale primaria, se l’alveo è artificiale si considera quella secondaria (2bis). Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano 13 Prospetto 2 Valutazione domande primo gruppo funzionale Sponda 1) Stato del territorio circostante Coperto da foreste e boschi Prati, pascoli, boschi, pochi arativi ed incolti Colture stagionali in prevalenza e/o arativi misti e/o colture permanenti Aree urbanizzate 2) Vegetazione presente nella fascia perifluviale primaria Presenza di formazioni arboree riparie Presenza di formazioni arbustive riparie (saliceti arbustivi) e/o canneto Presenza di formazioni arboree non riparie Costituita da specie arbustive non riparie o erbacea o assente Sx Dx 25 20 5 1 25 20 5 1 30 25 10 1 30 25 10 1 20 15 5 1 20 15 5 1 20 15 5 1 20 15 5 1 20 10 5 1 20 10 5 1 2bis) Vegetazione presente nella fascia perifluviale secondaria Presenza di formazioni arboree riparie Presenza di formazioni arbustive riparie (saliceti arbustivi) e/o canneto Presenza di formazioni arboree non riparie Costituita da specie arbustive non riparie o erbacea o assente 3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva Fascia di vegetazione perifluviale > 30 m Fascia di vegetazione perifluviale 5-30 m Fascia di vegetazione perifluviale 1-5 m Fascia di vegetazione perifluviale assente 4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva Fascia di vegetazione perifluviale senza interruzioni Fascia di vegetazione perifluviale con interruzioni Interruzioni frequenti o solo erbacea continua e consolidata Suolo nudo o vegetazione erbacea rada Fonte: Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (ANPA), 2003 La quinta e sesta domanda (prosp. 3) si riferiscono all’ampiezza relativa dell’alveo bagnato e alla struttura fisica e morfologica delle rive, per le informazioni che esse forniscono sulle caratteristiche idrauliche. Prospetto 3 Valutazione domande secondo gruppo funzionale Sponda 5) Condizioni idriche dell'alveo Larghezza dell’alveo di morbida inferiore al triplo dell’alveo bagnato Alveo di morbida maggiore del triplo dell'alveo bagnato con fluttuazioni di portata a ritorno stagionale Alveo di morbida maggiore del triplo dell'alveo bagnato con fluttuazioni di portata a ritorno frequente Alveo bagnato inesistente o quasi, o presenza di impermeabilizzazioni della sezione trasversale 6) Conformazione delle rive Con vegetazione arborea e/o massi Con erbe e arbusti Con sottile strato erboso Rive nude Fonte: Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (ANPA), 2003 Sx Dx 25 15 5 1 25 15 5 1 25 15 5 1 14 L’indice di funzionalità fluviale Dalla settima all’undicesima domanda (prosp. 4) si considerano la struttura dell’alveo, con l’individuazione delle tipologie che favoriscono la diversità ambientale e la capacità di autodepurazione di un corso d’acqua. Prospetto 4 Valutazione domande terzo gruppo funzionale Sponda 7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici Alveo con grossi massi e/o vecchi tronchi stabilmente incassati o presenza di fasce di canneto o idrofite Massi e/o rami presenti con deposito di sedimento, o canneto, o idrofite rade e poco estese Strutture di ritenzione libere e mobili con le piene o assenza di canneto o idrofite Alveo di sedimenti sabbiosi privo di alghe o sagomature artificiali lisce a corrente uniforme 8) Erosione Poco evidente e non rilevante Solamente nelle curve e/o nelle strettoie Frequente con scavo delle rive e delle radici Molto evidente con rive scavate e franate o presenza di interventi artificiali 9) Sezione trasversale Naturale Naturale con lievi interventi artificiali Artificiale con qualche elemento naturale Artificiale 10) Fondo dell’alveo Diversificato e stabile A tratti movibile Facilmente movibile Cementato 11) Raschi, pozze o meandri Ben distinti, ricorrenti; rapporto tra distanza di raschi (o meandri) e larghezza dell’alveo bagnato pari a 5-7:1 Presenti a distanze diverse e con successione irregolare ( 7-15:1) Lunghe pozze che separano corti raschi o viceversa, pochi meandri (15-25:1) Meandri, raschi e pozze assenti, percorso raddrizzato (>25:1) Sx Dx 25 15 5 1 20 15 5 1 20 15 5 1 15 10 5 1 25 15 5 1 25 20 5 1 Fonte: Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (ANPA), 2003 7 Infine, le ultime tre domande rilevano le caratteristiche biologiche, attraverso l’analisi strutturale delle comunità macrobentonica e macrofitica e della conformazione del detrito (prosp. 5). 7 Per la domanda 12 si utilizza o quella relativa ad un corso d’acqua a regime turbolento o quella a regime laminare (12bis). Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano 15 Prospetto 5 Valutazione domande quarto gruppo funzionale Sponda 12) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso turbolento Periphyton rilevabile solo al tatto e scarsa copertura di macrofite Periphyton scarsamente sviluppato e copertura macrofitica limitata Periphyton discreto o scarsamente sviluppato con elevata copertura di macrofite Periphyton spesso o discreto con elevata copertura di macrofite Sx Dx 15 10 5 1 12 bis) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso laminare Periphyton scarsamente sviluppato e scarsa copertura di macrofite tolleranti Periphyton discreto con scarsa copertura di macrofite tolleranti o scarsamente sviluppato con limitata copertura di macrofite tolleranti Periphyton discreto o scarsamente sviluppato con significativa copertura di macrofite tolleranti Periphyton spesso e/o elevata copertura di macrofite tolleranti 15 10 5 1 13) Detrito Frammenti vegetali riconoscibili e fibrosi Frammenti vegetali fibrosi e polposi Frammenti polposi Detrito anaerobico 15 10 5 1 14) Comunità macrobentonica Ben strutturata e diversificata, adeguata alla tipologia fluviale Sufficientemente diversificata ma con struttura alterata rispetto a quanto atteso Poco equilibrata e diversificata con prevalenza di taxa tolleranti all’inquinamento Assenza di una comunità strutturata, presenza di pochi taxa tutti piuttosto tolleranti all’inquinamento 20 10 5 1 Fonte: Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (ANPA), 2003 Il valore di I.F.F., ottenuto sommando i punteggi parziali relativi ad ogni domanda, può assumere un valore minimo di 14 e uno massimo di 300. I valori di I.F.F. vengono tradotti in 5 Livelli di Funzionalità (L.F.), espressi con numeri romani (dal I che indica la situazione migliore al V che indica quella peggiore), ai quali corrispondono i relativi giudizi di funzionalità; sono inoltre previsti livelli intermedi, al fine di meglio graduare il passaggio da un livello all’altro. Ad ogni Livello di Funzionalità viene associato un colore convenzionale per la rappresentazione cartografica (tab. 1); i livelli intermedi vengono rappresentati con un tratteggio a barre, a due colori alternati. La rappresentazione grafica viene effettuata con due linee colorate, corrispondenti ai colori dei Livelli di Funzionalità, distinguendo le due sponde del corso d’acqua. Essa può essere eseguita su carte in scala 1:10.000 o 1:25.000 per una rappresentazione di dettaglio e in scala 1:100.000 per una rappresentazione d’insieme. Qualora esigenze di rappresentazione cartografica impongano di unificare alcuni tratti con diverso livello di funzionalità, vanno utilizzati il livello prevalente e il relativo colore. 16 L’indice di funzionalità fluviale Tab. 1 Collegamento tra valori di IFF e relativi Livelli e Giudizi di Funzionalità Valore di I.F.F: Livello di Funzionalità Giudizio di Funzionalità 261 - 300 251 - 260 201 - 250 181 - 200 121 - 180 101 - 120 61 -100 51 -60 14 -50 I I - II II II - III III III - IV IV IV - V V elevato elevato - buono buono buono - mediocre mediocre mediocre - scadente scadente scadente - pessimo pessimo Fonte: Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (ANPA), 2003 Colore blu blu - verde verde verde - giallo giallo giallo - arancio arancio arancio - rosso rosso Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano II 17 INQUADRAMENTO TERRITORIALE La conoscenza geografica permette di definire il contesto naturalistico ed ambientale di un territorio. Quest’ultimo è determinante considerarlo nella pianificazione e/o programmazione di interventi incentrati sulla sicurezza ambientale e la promozione turistica del comprensorio. Per tale scopo nei paragrafi che seguiranno verranno approfonditi gli aspetti geomorfologici, geologici, idrogeologici, idrici, climatici e paleoclimatici del Vallo di Diano. 2.1 Caratteri geomorfologici Il Vallo di Diano è un’area montana interna, posta a sud della Provincia di Salerno (fig. 1), con una superficie territoriale di circa 72.000 ha, di cui 13.000 ha costituiscono la parte valliva a fondo sub-pianeggiante. Il territorio della Comunità Montana Vallo di Diano è composto da 15 Comuni, aventi una popolazione residente principalmente inferiore ai 5.000 abitanti che ha registrato nel 2005 una popolazione complessiva di 61.547 unità. Fig. 1 Inquadramento geografico del Vallo di Diano Comunità Montana Vallo di Diano Fonte: Ns. elaborazione Il Vallo di Diano è rappresentato da un esteso fondovalle occupato dal fiume Calore-Tanagro orientato in direzione NO-SE e da porzioni di 18 Inquadramento territoriale rilievi appartenenti agli imponenti massicci della Maddalena e del Cilento, che lo delimitano rispettivamente a Nord-Est e a Sud-Ovest. Le dimensioni del bacino idrografico sono controllate dall’assetto morfostrutturale dei rilievi carbonatici, infatti, nel settore nord, in corrispondenza del Fossato Maltempo, si restringe decisamente, mentre a sud i rilievi lasciano un più vasto varco che si apre, in corrispondenza di Sanza, alla Valle del Bussento. Il Monte Sirino separa la porzione meridionale del Vallo di Diano, percorsa dal fiume Calore dal bacino del fiume Noce in territorio Lucano. Ad oriente i Monti della Maddalena separano il Vallo di Diano dalla Val d’Agri e dalla Valle del Melandro, che ricadono in provincia di Potenza. Ad occidente i massicci del Cervati e del Motola separano il Vallo di Diano dal bacino idrografico del Calore salernitano e si connettono al complesso orografico del Cilento e dei Monti Alburni. Numerosi sono gli indizi morfologici (paleosuperfici, versanti di faglia più o meno evoluti, livelli di base sospesi, terrazzi, valli sospese, grotte, doline, ecc.) che consentono di effettuare una ricostruzione morfoevolutiva dell’area. Il paesaggio circostante il bacino del Vallo di Diano presenta uno spiccato controllo strutturale ed è caratterizzato da una marcata asimmetria tra versante occidentale e versante orientale (Ascione A. et al.,1992). Il bordo 8 occidentale del bacino infatti è controllato da lineamenti con direzione N120° tramite versanti impostati generalmente su rocce carbonatiche che dislocano in blocchi il massiccio dei M.ti Alburni e quello del Cervati e che generalmente si presentano raccordati alle valli o ai campi carsici presenti al loro piede. Verso sud-est queste ultime non risultano troncate da importanti scarpate di andamento parallelo al Vallo, ma terminano con versanti di faglia dal profilo molto articolato, orientati in direzione N30°. A separare tra loro le strutture carbonatiche descritte, si rinvengono 9 importanti cunei di unità terrigene costituiti in massima parte da flysch tardo-miocenici e materiali delle coltri sicilidi. Essendo questi terreni molto più erodibili dei calcari ed essendo essi in corso di smantellamento per processi gravitativi ed erosionali, i contatti tettonici fra calcari mesozoici e formazioni terrigene sono marcati da fault-line scarp talora spettacolari. 8 L’espressione N120° così come quelle successive indicano la direzione dei lineamenti (faglie, versanti) indicando l’angolo (in gradi) che si individua a partire dal Nord geografico e proseguire in senso orario; ad esempio N90° indica un lineamento orientato E-W. 9 Deposito di elevato spessore costituito da materiale detritico (sia terrigeno che carbonatico o misto) sedimentato da correnti di densità (torbide) durante il movimento delle torbide stesse in un bacino di avanfossa. Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano 19 Come risulta particolarmente ben evidente lungo i versanti meridionali del Monte Cocuzzo delle Puglie e della dorsale del Monte Motola, la creazione degli attuali fault-line scarp (iniziata quando il collasso del Vallo ha ribassato il locale livello di base dell’erosione) è stata preceduta da un lungo periodo di modellamento operante con un livello di base localizzato più in alto degli attuali 500 m s.l.m. (Ascione A. et al.,1992). Rotture di pendenza lungo i versanti, forre sovrimposte ed altre evidenze permettono di ricostruire questo paleolivello di base e le tracce di queste antiche morfologie sospese (“Paleosuperficie” Auct.) si correlano abbastanza bene su tutta l’area ad occidente del Vallo. In particolare, nel caso del Monte Puglie si osserva che la scarpata di faglia N120° che mette a contatto le unità terrigene con i calcari cretacici è raccordata a relitti di un glacis d’erosione impostato sui terreni delle unità sicilidi e localizzato intorno ai 1.100 metri di quota. Nel caso del Monte Motola il profilo del versante è policiclico; e su esso è possibile distinguere una porzione sommitale parzialmente receduta (con una inclinazione di 30-40 gradi rispetto all’orizzontale) che è raccordata a relitti di un glacis d’erosione impostato sulle successioni terrigene. Nelle zone raggiunte dalla nuova fase di smantellamento il glacis è distrutto ed alla base del tratto di versante receduto ed addolcito compare il fault-line scarp verticale. In entrambe le situazioni si può affermare che i movimenti responsabili dell’individuazione delle scarpate di faglia (senza tener conto del fatto che tali scarpate di faglia sono anche “esumate”) sono senz’altro precedenti al modellamento dei glacis d’erosione presente al loro piede. A scala regionale i lembi di questo glacis si raccordano ad un unico paesaggio, che si segue bene su tutti i rilievi ad ovest del Vallo, fino al bordo meridionale dell’Alburno dove questo paesaggio “rasa” in maniera inequivocabile il lineamento N120° che borda a sud questa ampia morfostruttura a sommità degradata. Le evidenze geomorfologiche (Ascione A. et al.,1992) suggeriscono quindi che i lineamenti N120° caratterizzanti il bordo occidentale del Vallo hanno giocato solo, o comunque in modo preponderante, prima del modellamento della “Paleosuperficie”. La forte risposta morfologica che essi danno nel paesaggio attuale è legata a fattori puramente erosionali. Notevolmente diversa è la situazione presente nei rilievi che bordano ad oriente il Vallo di Diano (Ascione A. et al.,1992). Essi sono costituiti da una stretta e complessa dorsale montuosa (Monti della Maddalena), allungata in direzione NNW-SSE e con morfostruttura “a gradinata” degradante verso ovest. Essa è dominata da versanti di faglia con orientazioni comprese tra N140° e N160° come quelli di Monte Sarcone- 20 Inquadramento territoriale Serra Intranita, Serra la Rapanza. I lembi di “Paleosuperficie” in questa area sono quasi sempre in posizione sommitale e interessano litologie carbonatiche: sono quindi caratterizzate da un paesaggio carsico e sono localizzate tra i 1.000 ed i 1.300 metri di quota. Il raccordo con l’attuale fondo della depressione non è continuo, ma risulta interrotto da un secondo ordine di superfici di erosione localizzate tra i 600 ed 800 metri di quota. Osservazioni geomorfologiche permettono di affermare che queste ultime sono rappresentative di un livello di base precedente alla deposizione del primo ciclo lacustre (Santangelo N.,1991). Si è poi rilevato che i versanti che bordano ad oriente il Vallo mediamente orientati N150°, hanno un andamento “segmentato” che sembra dovuto all’intersezione di lineamenti N150° ed altri orientati circa N120°. Questi ultimi sono resi morfologicamente evidenti o da versanti trasversali o da corsi d’acqua susseguenti. La segmentazione potrebbe essere legata a movimenti di tipo orizzontale avvenuti lungo linee trasversali; si potrebbe pertanto ipotizzare che i lineamenti N150° siano stati interrotti da quelli orientati circa N120° che pertanto avrebbero almeno una fase di attività ad essi successiva. Le zone più interessate dal fenomeno dissolutivo gravitano intorno alle conche tettonocarsiche di Mandrano e Mandranello, Magorno, Perillo e Spigno (Nicotera, de Riso, 1969). In sostanza i dati geomorfologici suggeriscono che l’asimmetria morfologica esistente tra i due fianchi del Vallo di Diano sia legata al fatto che il bordo occidentale, per motivi di natura esclusivamente erosionale, risulta controllato da lineamenti antichi mentre quello orientale è il riflesso diretto di una tettonica distensiva su elementi a direzione NNW-SSE. Questa ipotesi trova riscontro anche nell’andamento del reticolo idrografico e degli spartiacque sui due bordi della depressione. Sul bordo occidentale, infatti, l’articolazione della linea di spartiacque (trasversale rispetto alle strutture principali, alcune vistose discordanza oroidrografiche (sovrimposizione del T. Buccana) e le confluenze anomale dei principali immissari del bacino (T. Peglio, T. La Marta), sono la testimonianza di un reticolo idrografico antico, riadattatosi in seguito alla formazione della conca endoreica. Sul bordo orientale di contro, lo spartiacque segue fedelmente le principali strutture, il reticolo idrografico è generalmente conseguente e susseguente, le confluenze dei corsi nel bacino avvengono senza vistose anomalie e nel complesso testimoniano un completo adattamento dell’idrografia alla struttura. Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano 2.2 21 Caratteri geologici Il Vallo di Diano è un’ampia depressione intermontana situata nella parte meridionale della Campania allungata in direzione NW-SE per circa 37 km, con un’ampiezza massima di circa 7 km ed una quota media del suo fondo, quasi piatto, posta a circa 450 metri s.l.m. Esso è bordato da rilievi calcarei con cima tra 1.000 e 1.600 m di altezza, ad occidente dai gruppi dei monti del Cilento (Monte Cervati, Monti Alburni, Monti della Motola) e dai Monti della Maddalena che segnano il confine con la regione Basilicata (Santangelo N., 1991) ad oriente. Nei rilievi ad ovest del Vallo sono estesamente rappresentati i termini calcarei prevalentemente di età cretacica e paleogenica della potente e regolare successione di piattaforma carbonatica dell’unità stratigraficostrutturale Alburno-Cervati (D’Argenio et al., 1973), La successione carbonatica è coperta in modo trasgressivo da calcareniti (Calcareniti di Laviano), di età Miocene inferiore-Tortoniano inferiore e, con contatto discordante, da sedimenti terrigeni riferibili ad almeno due cicli testimoniati regionalmente, rispettivamente ascrivibili alle formazioni di Monte Sierio (Tortoniano superiore) e di Castelvetere (Messiniano inferiore) (Amore et al., 2003). I Monti della Maddalena sono invece caratterizzati da una successione mesozoica lacunosa che presenta facies di margine di piattaforma carbonatica. Depositi silicoclastici di avanfossa distale vi trasgrediscono nel Tortoniano superiore e depositi di wildflysch (Formazione di Castelvetere, come sugli Alburni) la ricoprono in discordanza nel Tortoniano altissimo-Messiniano inferiore. Durante questo intervallo l’unità dei Monti Alburni era già tettonicamente accavallata su quella dei Monti della Maddalena ed entrambe erano sovrascorse sulle unità bacinali lagonegresi (Scandone, Bonardi, 1968; Cinque et al., 1993). Queste ultime affiorano nelle finestre tettoniche di Passo Croce di Marsico e di Padula, nei Monti della Maddalena. Lungo il bordo meridionale del Vallo (zona a sud di Buonabitacolo sono presenti terreni appartenenti al Complesso Liguride Auct., rappresentati da lembi di argilloscisti e siltiti e da alternanze di arenarie e conglomerati. I depositi pliocenici sono completamente assenti sui rilievi in sinistra del Vallo, mentre si rinvengono in piccolissimi lembi di sabbie e conglomerati con resti di lamellibranchi affiorante sull’estremità settentrionale dei Monti della Maddalena a 1000 circa di quota, ed attribuito al Pliocene inf-medio e riferite al ciclo di Ariano (Carta Geologica d’Italia, F. 199 Potenza). 22 Inquadramento territoriale I depositi quaternari del Vallo di Diano sono di origine lacustre s.s., alluvionale-torrentizia e detritica di versante, distribuiti nel fondovalle ed alla base dei versanti bordieri. Nell’ambito dei depositi lacustri (Santangelo N., 1991) è stato possibile riconoscere due distinti cicli sedimentari separati da una fase tettonica. I depositi del primo ciclo sono affioranti unicamente presso l’estremità settentrionale del Vallo, tra il centro di Polla ed il km 54 della SS19, e nella estremità meridionale, tra gli abitati di Montesano Scalo, Montesano sulla Marcellana e Buonabitacolo. Nei dintorni di Polla la successione è costituita da alternanze di argille e silt argillosi sottilmente laminati e con rare intercalazioni di livelli ciottolosi che verso l’alto passano a facies di transizione ad un’ ambiente subaereo, rappresentate da conglomerati a clasti calcarei più o meno smussati, immersi in una matrice sabbiosa giallastra; lateralmente questi ultimi termini presentano passaggi eteropici con travertini fitoclastici e brecce a cemento travertinoso. Gli spessori in affioramento sono dell’ordine dei 25 metri. Nella zona di Buonabitacolo gli affioramenti sono localizzati lungo una dorsalina rilevata rispetto all’attuale fondovalle, allungata in direzione NS parallelamente al corso del Tanagro, con una sommità subpianeggiante ed una quota media di 500 metri. Essa è costituita alla base da argille grigio-azzurre a giacitura suborizzontale, che affiorano per circa 3 metri di spessore (Loc. Fiume Tanagro, ad ovest del toponimo “La Rossa) e presentano tracce di un’intensa fratturazione subverticale con direzione N10°W. Verso l’alto e verso ovest queste argille vengono sostituite da conglomerati a clasti poligenici (loc. alle spalle di Fontana S. Donato) in prevalenza carbonatici e secondariamente arenacei e marnosi, con dimensioni medie variabili tra pochi centimetri ed il decimetro, ben smussati ed inclusi in una matrice arenaceo argillosa, immergenti lievemente verso E (15 gradi). L’abbondanza di matrice argillosa che localmente va a costituire dei veri e propri livelli intercalati a quelli conglomeratici, associata alle condizioni giaciturali e spaziali (localizzazione del corpo sedimentario allo sbocco del vallone del T. Peglio), nonché al passaggio laterale esistente con le facies argillose affioranti i località “La Rossa”, permette di affermare che tali depositi siano eteropici con quelli lacustri e rappresentino la paleoconoide del T. Peglio, uno degli immissari del lago. La continuità fisica di questo corpo di conoide è interrotta da una scarpata di faglia rettilinea, alta circa 15 metri ed inclinata verso W, di origine strutturale. Gli affioramenti di Buonabitacolo sono stati interpretati come lembi sollevati di una Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano 23 successione lacustre in cui si “incastrano” geologicamente e morfologicamente, i depositi costituenti l’attuale fondo della piana del Vallo di Diano. Considerando la datazione effettuata su un livello piroclastico molto ricco in cristalli di sanidino fornendo un’età K/Ar di circa 800.000 mila anni nelle argille in località “La Rossa” insieme allo spessore di 150 metri rinvenuto tramite sondaggi, si può ritenere che il lago sia stato attivo fino a quella data. A Montesano la situazione stratigrafica e morfologica è analoga ma le quote degli affioramenti lacustri e di conoide si spingono dai 500 metri di Montesano Scalo fino a circa 600 metri sotto gli abitati di Arena Bianca e di Montesano sulla Marcellana (Santangelo N., 1991). Alla Base della 10 successione (loc. Panzanelle) si rinvengono silt e silt argillosi bianco giallastri con intercalazioni di livelli fossiliferi e di livelli piroclastici. Da segnalare la presenza numerosa di ostracodi oltre a Molluschi dulcicoli tipici di ambienti lacustri tra cui fra i gasteropodi, della specie Nematurella subovata Settepassi in quanto essa è stata segnalata (Settepassi, Verdel, 1965) unicamente nel bacino lacustre del Liri che è attribuito al Pleistocene medio, e non esistono altre segnalazioni della sua presenza in depositi quaternari continentali più antichi o più recenti. Spostandosi verso E , cioè verso uno dei versanti perimetrali, e risalendo nella successione, i depositi francamente lacustri vengono sostituiti da conglomerati a clasti carbonatici più o meno smussati in facies di conoide che localmente (loc. Grottelle) sono in contatto eteropico con bancate travertinose molto ben cementate. In affioramento la successione è osservabile per uno spessore di 50 metri e risulta dislocata da una serie di faglie dirette, a debole rigetto. Il resto dell’ampia piana del Vallo di Diano, livellata ad una quota media di 475 m. s.l.m., è interamente occupato da una successione lacuopalustre le cui caratteristiche sono state desunte dall’analisi dei sondaggi effettuati sull’area. I primi metri dei depositi di riempimento sono costantemente caratterizzati da limi marroni o nerastri ad elevato contenuto di materia organica (frustoli vegetali, foglie ecc) e con matrice o livelli di natura piroclastica, attribuibili al Pleistocene sup-Olocene; essi rappresentano il top di un secondo ciclo di riempimento lacustre, non affiorante ma deducibile tramite l’anali stratigrafica di alcuni sondaggi. 10 Silt è un termine della letteratura geologica che indica un sedimento sciolto avente granulometria compresa tra 1/16 e 1/256 di mm. La diagenesi del silt porta alla formazione delle siltiti. 24 Inquadramento territoriale Dalle stratigrafie prese in considerazione (Santangelo N., 1991), si evidenzia che lo spessore del rempimento lacustre è in media dell’ordine degli 80-100 metri ma localmente nelle porzioni centrali è senz’altro maggiore di 150 metri senza rinvenire il substrato pre-lacustre e senza stabilire con certezza il limite di separazione tra i due cicli deposizionali (pre e post tettonica che interessa i depositi in affioramento) che avrebbe permesso di quantificare il rigetto della fase tettonica che li separa. Quello che in ogni caso emerge è che i depositi ascrivibili ad un ambiente lacuopalustre (limi neri e marroni), quale quello esistito nell’area fino in epoca storica (la bonifica del Vallo di Diano iniziata in età romana, è stata conclusa dai Borboni nel 1800), hanno spessori massimi di 5-6 metri, e passano verso il basso ad alternanze di conglomerati, depositi detritici, limi e argille che confermano la persistenza di un ambiente lacustre dopo il sollevamento dei depositi di Polla e Buonabitacolo. Tali terreni rappresentano un secondo gruppo di depositi lacustri, incastrato in quelli del primo ciclo, di cui purtroppo non è stato possibile individuarne la base. In una perforazione ubicata a valle di Sala Consilina fino a 90 metri dal piano campagna si rinviene un’alternanza di conglomerati calcarei molto cementati con sedimenti limo argillosi, che testimonia una attività continua nel tempo delle conoidi che si rinvengono in superficie, nell’alimentare in maniera più o meno intensa la sedimentazione prevalentemente argillosa del lago. In generale la tendenza della successione è regressiva indicando un progressivo colmamento della successione. Un’indagine geoelettrica eseguita da (Nicotera, De Riso; 1969) ha ben evidenziato l’andamento della morfologia del tetto del substrato carbonatico al di sotto delle coperture terrigene mioceniche e di quelle quaternarie e l’esistenza di importanti lineamenti tettonici. Sul versante destro è chiaramente presente una grossa faglia alla base dei Monti della Maddalena passante per Polla, Atena, Sala e Padula, dotata di notevole rigetto (diverse centinaia di metri) e responsabile del rapido approfondirsi dei calcari secondo un piano molto vicino alla verticale. Sul versante opposto le rocce carbonatiche degradano invece, al di sotto del ricoprimento, più dolcemente, a causa di una serie di gradoni successivi ben individuati rispettivamente nelle zone di Polla, S. Arsenio, San Rufo, Teggiano, Sassano e Buonabitacolo. Il tetto dei calcari nella zona centrale della depressione è pressocchè pianeggiante e raggiunge la profondità massima di 500-600 metri (isoipsa di -100 metri s.l.m.) di fronte a Sala Consilina e in un’angusta forra ad ovest di Teggiano; inoltre quasi tutte le Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano 25 faglie trasversali, visibili in superficie, proseguono anche in profondità, così da delimitare dei compartimenti più o meno estesi ed approfonditi. Nella zona di soglia infine, è chiaramente evidente la brusca risalita del tetto del substrato carbonatico che in pochi chilometri passa da 200 a 400 metri s.l.m., fino ad essere poi affiorante a circa 430 metri s.l.m., nella zona di stretta del vallone di Maltempo, a nord di Polla. D’altra parte anche i sondaggi perforati in questa zona rinvengono il substrato carbonatico a scarsa profondità dal piano campagna, sotto esigui spessori di depositi lacustri. I depositi di conoide, oltre che caratterizzare la parte alta delle successioni lacustri precedentemente descritte, sono estesamente diffusi alla base dei versanti orientali ed i loro migliori affioramenti sono localizzati tra Sala Consilina e Padula. Qui il vallone della Levata ha deposto due distinte generazioni di conoide. I depositi della prima generazione affiorano tra 520 e 650 metri di quota, dalla base dei versanti di Monte S. Michele fino alla località Marsicanella e sono costituiti da conglomerati a clasti carbonatici subsmussati, delle dimensioni medie comprese tra 1 e 5 cm, ben cementati e con dei livelli a matrice sabbiosa rossastra, interpretabili come materiali provenienti dal rimaneggiamento del suolo. Questi depositi conglomeratici rappresentano il frutto dell’anastomizzazione della conoide principale del Vallone della Levata e di altre conoidi minori provenienti dal retrostante versante. Una piccola scarpata di circa 25 metri, visibile in località Marsicanella ed orientata trasversalmente rispetto all’incisione principale, separa tali depositi da quelli della conoide di seconda generazione che si apre a ventaglio verso il centro del vallo ed è caratterizzata da depositi di facies analoga ai precedenti ma presentanti un minor grado di cementazione. Tale scarpata è stata interpretata come una scarpata di faglia che ha troncato i depositi della conoide più antica. I depositi di seconda generazione sono ben esposti nelle cave localizzate allo sbocco del vallone Rovina (Comune di Padula). I depositi detritici di versante sono ben rappresentati alla base di Monte Pizzo, Pozzillo e Sarcone ad E di Polla, dove sono costituiti da brecce più o meno cementate, a clasti con spigoli vivi di dimensioni centimetriche, di natura esclusivamente carbonatica , affioranti in una fascia compresa tra i 600 e i 700 m. di quota. Essi in alcune località (Mass. del Bagno, Torre Intranita) risultano leggermente ruotati in controtendenza ed interessati da dislocazioni subverticali a giacitura N150; in sostanza rappresentano i resti di falde detritiche, prodotte dalla recessione dei retrostanti versanti, attualmente sospese rispetto al fondo del Vallo di Diano. Queste brecce 26 Inquadramento territoriale sono più antiche dei depositi lacustri affioranti a Polla (I ciclo). Spostandosi verso valle è possibile osservare che localmente essi poggiano su depositi fliscioidi, ribassati dalla faglia di base del Monte Pozzillo-Sarcone. In questa area si segnala un affioramento di depositi detritici anche nella zona di soglia del bacino, al di sotto del km 54 della S.S. 19 delle Calabrie. La peculiarità di questi depositi rappresentati da brecce cementate fortemente eterometriche, poco elaborate (debris flow) potenti circa 25 metri, carbonatiche (con clasti provenienti da svariate altezze stratigrafiche della successione carbonatica) è quella di essere sganciati da quelli che potevano essere i versanti alimentatori. Infatti, essi sono incastrati da faglie nel basso della soglia, poggiano sia sui flysch che sui calcari e lateralmente e verso monte passano a depositi fliscioidi. Tali elementi permettono di ipotizzare che esso siano precedenti ai depositi lacustri di Polla e che la loro attuale posizione sia stata determinata dagli eventi deformativi responsabili della nascita del bacino lacustre. Nell’area di fondovalle compresa tra Polla ed Atena Lucana i depositi sono rappresentati maggiormente da quelli storici, però in una cava localizzata a circa 520 metri s.l.m. sul versante carbonatico che delimita la piana,presso lo svincolo autostradale di Atena Lucana, affiorano delle brecce di versante a matrice rossa poggianti su depositi limoso-argillosi con lenti di conglomerati, ricchi in resti di lamellibranchi di origine lacustre, che risultano sollevati e trascinati lungo la faglia cordiera. Quindi le brecce sono da ritenersi posteriori alla tettonizzazione dei depositi lacustri (I ciclo) ed inoltre è lecito ipotizzare che tra il sollevamento dei depositi lacustri e la deposizione delle brecce sia intercorso un periodo di tempo in cui essi sono stati esposti in regime subaereo grazie alla presenza nella parte alta dei depositi lacustri, al contatto con le brecce di sacche di dissoluzione e forte grado di cementazione. In località Fontana Antica, tra Atena Lucana e Sala Consilina a circa 620 metri di quota, sull’ultimo gradino che caratterizza i versanti del Vallo in questa area, sono presenti dei depositi di versante a classi subsmussati esclusivamente carbonatici con giacitura contropendente, quindi ruotati isolati e sganciati da quelli che potevano essere i versanti alimentatori. Essi inoltre presentano delle intercalazioni di livelli centimetrici rossastri con cristalli di pirosseni e fortemente alterati ed argillificati di origine vulcanica. In località “La Cerreta” infine, sui terrazzi localizzati a circa 900 metri di quota che si raccordano al versante meridionale di Timpa degli Irti, sotto Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano 27 un notevole spessore di suolo, affiorano sporadicamente brecce di versante, a spigoli vivi, carbonatiche, molto ben cementate. 2.3 Caratteri idrogeologici Nell’area del Vallo di Diano i “Complessi” presenti sono stati associati per gruppi aventi, nel loro insieme, comportamento sostanzialmente identico nei confronti dell’infiltrazione e della circolazione idrica sotterranea. In tale territorio si distingue il complesso carbonatico (Trias medioSeravalliano), costituito quasi esclusivamente da sedimenti in facies di piattaforma, può essere scisso in una parte basale prevalentemente dolomitica ed in una, stratigraficamente sovrapposta, nella quale i termini calcarei prevalgono su quelli dolomitici e calcareo-dolomitici. Le dolomie, permeabili per fratturazione, si rinvengono raramente carsificate e quasi sempre estremamente tettonizzate; pertanto si comportano da “impermeabile relativo” rispetto alla sovrastante serie calcarea, pur essendo un buon acquifero quando affiorano estesamente. Le litologie di maggior interesse idrogeologico affiorano essenzialmente lungo le dorsali montuose che bordano il Vallo di Diano. Tali litotipi, dotati di un alto grado di permeabilità, prevalentemente per fessurazione e carsismo, danno origine ad acquiferi che sono sede di un’intensa circolazione idrica sotterranea profonda. Il complesso carbonatico nel Vallo di Diano è rappresentato da diverse strutture idrogeologiche: Monti Alburni, Monte Motola, Monte Cervati, Monti della Maddalena. I Monti Alburni sono un grande blocco calcareo suddiviso in due monoclinali dalla faglia Sicignano-S. Arsenio. Essi sono delimitati da faglie dirette lungo i versanti occidentale e meridionale, mentre lungo il bordo nord il limite è dato dal probabile accavallamento tettonico delle assise carbonatiche sui sedimenti terrigeni miocenici e sull’unità prevalentemente dolomitica dei Monti della Maddalena, mentre il limite orientale coincide col Vallo di Diano dove dovrebbe proseguire la linea di accavallamento dell’Unità Alburno-Cervati sull’Unità di Monte Foraporta e sui Monti della Maddalena, così come è riscontrabile nelle alte Valli del fiume Calore e del fiume Noce. Nella parte orientale del massiccio, la falda che alimenta il fronte acquifero di Pertosa sembra essere mantenuta a quota alta da complicazioni strutturali di carattere compressivo. L’unità idrogeologica di Monte Motola è una piccola monoclinale, dove la falda è mantenuta alta dalla faglia di Monte Faggitella (ad est di Monte 28 Inquadramento territoriale Motola), verso il Vallo di Diano dove dovrebbero verificarsi perdite consistenti nelle falde dei depositi quaternari. L’unità di Monte Cervati presenta delle complicazioni strutturali come per l’unità precedente che mantengono alta la falda verso il Vallo di Diano per dare origine a sorgenti importanti (Fontanelle Soprane e Sottane e Riofreddo) il cui limite occidentale del bacino di alimentazione sembra coincidere con l’importante faglia dei Vallicelli (ad est di Monte Cervati). L’unità idrogeologica dei Monti della Maddalena è costituita da un massiccio carbonatico allungato in direzione appenninica, delimitato a sud-ovest e a nord-est da grosse discontinuità tettoniche coincidenti rispettivamente col Vallo di Diano e con le valli del Meandro e dell’Agri. Strutturalmente è un massiccio molto complesso per effetto di una tettonica compressiva con faglie a basso angolo che lo ha portato a sovrascorrere sui sedimenti del Bacino Lagonegrese che affiorano, peraltro, in finestra tettonica. Partendo da nord-ovest si può distinguere una parte del massiccio di età Trias-Infralias, che sembra drenare preferenzialmente verso le alluvioni del Tanagro, nei pressi di Pertosa. Invece, l’area delimitata a sud-est dal contatto dolomie-calcari, lungo la direttrice Atena Lucana-Brienza, dovrebbe alimentare la sorgente S. Antuono. Più a sud, la discontinuità tettonica che va da Trinità (a sud-est di Sala Consilina) a Brienza sembra segnare il limite meridionale dell’area di alimentazione delle sorgenti di Sala Consilina (Taverna e Conca G.) anche se, probabilmente, attraverso la stessa discontinuità, aliquote d’acqua consistenti vanno ad alimentare la sorgente S. Giovanni in Fonte. A meridione della suddetta direttrice tettonica l’idrostruttura è chiaramente spezzata in due dalle finestre tettoniche di Passo Croce di Marsico e Mandrano. Quest’ultime vanno associate al complesso terrigeno costituito da tutti i terreni fliscioidi costituiti essenzialmente da arenarie, argille e marne è caratterizzato da un grado di permeabilità molto scarso ed a volte praticamente nullo, svolgono un importante ruolo di tamponamento sulla falda di base dei massicci carbonatici. Queste rappresentano un alto strutturale relativamente impermeabile che consente alle acque sotterranee di defluire verso le sorgenti dell’alta valle dell’Agri e verso il Vallo di Diano (sorgenti S. Giovanni in Fonte e Gruppo delle sorgenti di Arenabianca, es. sorgente Valle). Altre sorgenti importanti del Vallo sono sono quelle di Montesano sulla Marcellana (Cantari, Eliceto ecc.) verso le quali dovrebbe drenare la conca di Spigno. Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano 29 Il Vallo di Diano fa parte del complesso detritico-alluvionale (Quaternario); comprende, oltre ai travertini, tutti i depositi dovuti a processi più o meno recenti di erosione, trasporto e accumulo instauratisi a spese dei rilievi appenninici (alluvioni antiche e recenti, sedimenti fluvio-lacustri, detriti di falda antichi e recenti ecc.). Esso è un complesso molto eterogeneo dotato di permeabilità variabile in relazione alla granulometria e all’ubicazione dei depositi stessi essendo possibili interconnessioni anche importanti con la falda di base dei massicci carbonatici e con i corsi d’acqua. L’idrografia sotterranea quindi è legata ai terreni sedimentari che interessano l’intera area montana, ove sono presenti numerose falde acquifere, rinvenibili generalmente alla base degli affioramenti delle rocce, a contatto con le coperture detritiche impermeabili ed all’interno del materasso alluvionale con la presenza di falde sotterranee, a profondità compresa tra i 50 ed i 100 metri. Falde freatiche superficiali si trovano, quasi ovunque, nelle zone in cui affiorano i terreni prevalentemente impermeabili. Tali falde forniscono però portate modeste inferiori a 0,5 lt/sec. I terreni a permeabilità variabile alimentano, invece, sorgenti di limitata portata che trovano qualche utilizzo per uso idrico-potabile. Numerose sono le sorgenti presenti nel Vallo di Diano ubicate prevalentemente nel comune di Montesano sulla Marcellana (tab. 2). Tab. 2 Principali sorgenti nel bacino idrografico del Tanagro nel Vallo di Diano Denominazione Comune Pertosa Pertosa Polla Sala Consilina Sala Consilina Sala Consilina Portata media (mc/s) 0,002 0,7 0,2 0,03 0,4 Quota (m) 850 450 470 460 480 Acquaviva Santa Domenica S. Antuono Taverna e Conca G. S. Giovanni e S. Golfo S. Giovanni in Fonte Pantanello e Crusco Fego Padula Montesano s/l M. 0,03 655 Gigante Acquanova Montesano s/l M. Montesano s/l M. 0,2 695 Tornaturo Valle Cantari S. Stefano Cadosso Cappuccini S. Michele Pidocchiosa Canalicchio Montesano s/l M. Montesano s/l M. Montesano s/l M. Montesano s/l M. Montesano s/l M. Montesano s/l M. Montesano s/l M. Montesano s/l M. Montesano s/l M. 0,05 0,1 0,4 0,05 0,1 0,04 - 675 680 650 565 700 720 - Tipologia d’Uso Potabile e lavatoio Irriguo o altro Bottino di presa potabile Si perdono nei fossi Si perdono nei fossi Uso irriguo consorzio di privati Usi irrigui Usi irrigui Potabile ed irriguo buonabitacolo Uso irriguo Uso irriguo-potabile Uso irriguo-idroelettrico Imbottigliata Uso irriguo - 30 Inquadramento territoriale Tab. 2 (segue) Principali sorgenti nel bacino idrografico del Tanagro nel Vallo di Diano BrignoccoleMangarrone Rio Freddo Fontanelle Soprane Fontanelle Sottane Montesano s/l M. 0,08 670 - Buonabitacolo Sassano Sassano 0,8 0,3 460 460 Uso irriguo - Fonte: Ns elaborazione su Nicotera P.,de Riso R., (1969); Grimaldi S., Summa G., (2005) 2.4 Idrografia Il principale corso d’acqua del territorio del Vallo di Diano è il fiume Tanagro, affluente del fiume Sele, nasce nel monte Serra Malombra assume il nome di Calore fino a quando riceve, in territorio di Buonabitacolo, da destra le acque dei Torrenti Acquabianca e Porcile e da sinistra quelle dei Torrenti Chiavico, Peglio, Riofreddo. La configurazione del reticolo idrografico nel Vallo di Diano ha un pattern dentritico-parallelo legato sia alla natura dei terreni che all’assetto tettonico e morfologico dell’area. Il regime idrico dei corsi d’acqua minori è tipicamente torrentizio, con eventi di piena in concomitanza dei rovesci e lunghi periodi di magra durante gran parte dell’anno. Soltanto il Fiume Tanagro normalmente non accusa periodi di secca, grazie alla notevole ampiezza del proprio bacino imbrifero. La formazione dell’attuale rete idrografica ed il regime idrico sono stati oggetto di profonde mutazioni, prima di assumere l’attuale configurazione, a seguito dei vari interventi tesi a favorire lo smaltimento delle acque. L’opera di bonifica fu iniziata dai Romani che, per favorire il deflusso delle acque della Valle, diedero inizio ai lavori del fossato Maltempo, lavori poi ripresi durante il regno Borbonico e tendenti ad approfondire la sezione del fossato e ad ampliare la sezione del Tanagro, specie nel tratto vallivo. In tempi recenti, gli interventi di bonifica sono stati eseguiti dai Consorzi di Bonifica del Vallo di Diano, dal Genio Civile e dal Corpo Forestale dello Stato ed hanno interessato essenzialmente il tratto vallivo attraverso la realizzazione di canali in terra battuta, mentre interventi di regimentazione e di monitoraggio delle acque sono realizzati rispettivamente dall’Autorità di Bacino Interregionale del fiume Sele e dall’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale Campana. Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano 2.5 31 Clima e paleoclima Il Vallo di Diano è una zona dal microclima particolare. Qui si riscontrano notevoli differenze sia termiche che in quantitativo di precipitazione, tra i versanti settentrionali e quelli meridionali della vallata. Spesso in questa valle si toccano durante l'estate valori record delle temperature massime a volte anche 38-40 gradi. Il clima del territorio del Vallo di Diano si identifica con il clima mediterraneo, caratterizzato da estati molto secche e precipitazioni per lo più concentrate durante il periodo autunno-invernale. Le condizioni climatiche dell’area sono legate alla posizione geografica che risente dell’influenza del vicino Mar Tirreno. L’area è caratterizzata da clima temperato con inverno marcato (4–8 mesi con temperatura media superiore a 10°C), variata con estate temperata (Temperatura media del mese più caldo di 20-23°C) e siccitosa, con piogge estive inferiori a 150 mm. Per il territorio in esame, si registra una temperatura media annua che si aggira sui 15°C. La distribuzione delle precipitazioni è tipica del regime mediterraneo, con massimi nel periodo invernale (Novembre–Febbraio) e minimi nel periodo estivo (Luglio- Agosto). Le nevicate sono frequenti nel periodo invernale, ma il manto nevoso non persiste mai a lungo sul terreno. Per ciò che riguarda il paleoclima registrato nel Vallo di Diano si informa che i granuli pollinici, prodotti in grandi quantità dalle piante superiori, hanno un’enorme potere dispersivo legato al trasporto fluviale ed eolico anche a grandissime distanze. La composizione chimica della sporopollenina, che costituisce l’involucro del polline, è tale da permettere la conservazione in diversi tipi di ambienti. L’attuale organizzazione delle associazioni vegetali nelle diverse fascie latitudinali ed altitudinali dipende dalla distribuzione della temperatura e dell’umidità nonché della configurazione fisiografica della regione. Le piante reagiscono in modo repentino alle variazioni che il loro habitat subisce in seguito a cambiamenti climatici o ambientali globali, ma anche in seguito a modificazioni locali (variazione del livello della falda, influenze antropiche, ecc.). L’analisi delle associazioni polliniche fossili, conservate in successioni sedimentarie continue, permette di evidenziare le variazioni che le associazioni vegetali regionali hanno subito nel corso della sedimentazione. Questo è possibile presupponendo che l’associazione pollinica rifletta in modo fedele l’associazione vegetale che l’ha prodotta. I numerosi studi sulla pioggia pollinica attuale lo hanno ampiamente 32 Inquadramento territoriale dimostrato ed hanno inoltre fornito delle preziose chiavi di interpretazione per gli spettri antichi. Lo studio dei granuli pollinici può essere realizzato su sedimenti fini di ambiente anaerobico (assenza di ossigeno) sia continentali (sedimenti lacustri, palustri, torbe) che marini (peliti in genere). I sedimenti lacustri si prestano particolarmente all’analisi pollinica sia per la loro natura (lini più o meno argillosi, varve, torbe), sia per il loro ambiente di deposizione (più vicino all’ambiente di produzione pollinica). Inoltre, le più alte velocità di sedimentazione degli ambienti continentali rispetto agli ambienti marini, permettono di prelevare campioni rappresentativi di brevi intervalli di tempo e quindi di ottenere delle ricostruzioni paleoclimatiche di dettaglio (secolare o addirittura annuale). I cambiamenti climatici quaternari nell’area mediterranea sono stati scanditi dall’alternanza di fasi fredde (glaciali) e calde (interglaciali). Tali cicli glaciali-interglaciali si sono succeduti con intensità ed ampiezza differenti e sono stati caratterizzati a livello di vegetazione, dalla rapida alternanza di fasi forestali e steppiche. La composizione flogistica degli spettri pollinici rispecchia dall’inizio dei cicli ad oggi (2,6 milioni di anni fa), una diminuzione generalizzata della temperatura che ha portato alla progressiva scomparsa, da nord verso sud, delle specie vegetali più termofile (che necessitano temperature elevate). Un esempio viene fornito dallo studio dei sedimenti lacustri dell’antico lago pleistocenico che occupava la piana del Vallo di Diano (Russo Ermolli E. et al, 1995). “Un’analisi pollinica della successione lacustre, carotata per uno spessore di circa 200 metri, ha consentito di ricostruire la storia climatica della regione per un periodo di 200.000 anni. L’integrazione con altre metodologie (datazioni assolute, tefrostratigrafia, isotopi dell’ossigeno) ha permesso, inoltre, di posizionare più precisamente la successione nell’ambito del Pleistocene medio. L’analisi pollinica ha evidenziato il succedersi di due cicli glacialiinterglaciali durante la deposizione dei sedimenti lacustri. In particolare dalla base dei depositi (175,5 m di profondità) fino a 152 m di profondità, gli spettri pollinici sono dominati da essenze erbacee (da 40 a 80%). Fra queste gli elementi steppici (Artemisia, Ephedra ed Hippophae) raggiungono delle percentuali elevate (fino a 20%). Gli spettri di questo intervallo forniscono l’immagine di un paesaggio aperto in cui le associazioni erbacee hanno, in buona parte della regione, sostituito la copertura forestale che è stata ridotta ed impoverita. Infatti, durante questo primo periodo glaciale, le uniche essenze arborre rappresentate negli spettri pollinici sono la Quercia ed il Pino. Successivamente a Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano 33 partire da 152 metri si è registrato un aumento repentino delle percentuali del Pino seguito dal brusco aumento della Quercia e di tutte le essenze arboree tipiche del Querceto misto s.l. (Carpino, Olmo, Zelkova, Ontano, ecc). Le percentuali di essenze arboree raggiungono il 90%. Tale rapido cambiamento nelle associazioni vegetali denota un altrettanto rapido aumento della temperatura. Si assiste al passaggio da una fase glaciale ad una fase interglaciale. L’aumento dell’umidità viene registrato successivamente (dai 149 m) con l’aumento delle percentuali dell’Abete fino al 40%. Alle nostre latitudini, infatti, ma anche in Europa nordoccidentale, le fasi interglaciali sono per l’appunto caratterizzate da un rapido aumento delle temperature seguito con un certo ritardo da un’aumento dell’umidità. Questo fa sì che la fine dei glaciali e l’inizio degli interglaciali siano caratterizzati da una certa aridità. Successivamente a questo periodo interglaciale (117 m) si assiste alla graduale diminuzione della copertura forestale che lascia il posto ad associazioni aperte dominate dalle essenze erbacee. Si passa cioè ad un secondo periodo glaciale molto simile al precedente in quanto a composizione floristica degli spettri pollinici. La transizione interglacialeglaciale avviene in maniera molto più graduale rispetto a quella glacialeinterglaciale. Tale andamento, ampiamente evidenziato nelle curve del Δ18O marine11, viene quindi confermato dalle curve polliniche. Il secondo periodo glaciale dura fino a circa 85 m di profondità alla quale si registra un nuovo rapido aumento della temperatura testimoniato dall’espandersi delle associazioni forestali. Queste ultime, sempre dominate dalla Quercia, vengono arricchite floristicamente rispetto al periodo caldo precedente. Sono molto abbondanti essenze quali Edera, Carya, Ontano e diverse Araliaceae che indicano valori elevati dell’umidità, superiori a quelli dell’interglaciale precedente. Questo secondo periodo interglaciale si interrompe bruscamente a 34,4 m di profondità con un contatto discordante con depositi di conoide.”12 In conclusione, l’analisi pollinica ha consentito di riconoscere due cicli glaciali-interglaciali nella successione lacustre del Vallo di Diano. Sulla base della composizione floristica degli spettri è stato inoltre possibile attribuire tali cicli al Pleistocene medio. In questo periodo le ampiezze dei 11 Si può ricostruire la successione di eventi climatici dedotta dall’analisi del rapporto fra isotopi stabili dell’ossigeno18O,16O in depositi fossili. 12 Sintesi dell’articolo redatto da Russo Ermolli E., Juvigné E., Bernasconi S., Brancaccio L., Cinque A., Lirer L., Ozer A., Santangelo N., (1995) - Le premier stratotype continental de quatre stades isotopiques successifs du Pléistocène moyen pour le bassin méditerranéen septentrional: le Vallo di Diano (Campanie, Italie). C. R. Acad. Sci. Paris, 321, Série IIa, 877-884. 34 Inquadramento territoriale cicli climatici è di 100.000 anni, per cui è stata attribuita ai depositi lacustri analizzati una durata di circa 200.000 anni. Le datazioni Ar/Ar, nonché le correlazioni tefrostratigrafiche ed isotopiche, hanno infine permesso di posizionare la successione tra circa 450.000 a circa 650.000 anni fa. Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano III 35 MONITORAGGIO AMBIENTALE 3.1 Dati ed elaborazioni originali sull’IFF L’identificazione dei tratti su cui effettuare l’I.F.F. è avvenuta in seguito all’osservazione di diversi aspetti fisiografici e territoriali avvalendosi di cartografie georiferite (IGM 1:25.000) e vettoriali (idrografia, rete infrastrutturale, rete ecologica, fig. 2). Si sono rilevati dei tratti fluviali appartenenti sia al corso d’acqua principale del Tanagro che ai diversi affluenti (torrenti e canali), ricoprendo vari settori della Piana del Vallo di Diano ubicati all’interno del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano e nella Riserva Naturale Regionale Foce Sele-Tanagro. I Comuni interessati sono Montesano sulla Marcellana, Buonabitacolo, Padula, Sala Consilina, Sassano, Teggiano, Atena Lucana, Sant’Arsenio e Polla. Il rilevamento ha ricoperto in totale circa 17.900 metri di lunghezza di corsi d’acqua su alvei di larghezza compresa tra i 2,5 m ed i 30 m ubicati ad una quota compresa tra 450 m ed 500 m. Il monitoraggio I.F.F. nel Vallo di Diano è stato effettuato durante il mese 13 di Ottobre 2006 su 31 tratti (27 oggetto dell’I.F.F. , poiché quattro di essi risultavano senza acqua). Ad ogni tratto sono stati associati un codice identificativo, il nome del corso d’acqua, la località, il comune di 14 15 appartenenza, la scheda “Rilievo I.F.F. ”, la scheda “Ubicazione ”, la 16 17 scheda “Rilievo Degrado ” e quella “ Ubicazione Degrado ” (tab. 3) . I tratti appartenenti al fiume Tanagro sono 8, con codici da T1 a T8 e, considerando che 5 tratti (da T1 a T5) corrispondono a quelli monitorati nell’Aprile 2004 con il Progetto Ecovolontari 2003/2004, è possibile, per essi, apprezzare l’evoluzione dello stato di salute dopo 30 mesi. I tratti appartenenti ai diversi affluenti del Tanagro sono 23 di cui 10 in destra idrografica (C1-dx a C10-dx) e 13 in sinistra (C1-sx a C13-sx). 13 Nel rispetto della metodologia I.F.F., i rilievi sono stati effettuati, per ogni tratto, risalendo il fiume (da valle verso monte), costeggiandolo alternativamente in riva destra o sinistra e mantenendo lungo il percorso sempre la visuale di entrambe le sponde. Non si sono verificati casi in cui per un tratto fluviale rilevato si sono dovute redigere più schede I.F.F. 14 Riportata in Appendice. 15 Riportata nel CD-rom. 16 Riportata in Appendice. 17 Riportata nel CD-rom. 36 Monitoraggio ambientale Sono state elaborate 17 schede di rilevamento del degrado ambientale in occasione del rinvenimento di microdiscariche abusive o di fenomeni di inquinamento delle acque, lungo o nelle adiacenze dei tratti osservati. Fig. 2 Mappa della distribuzione della rete idrografica, infrastrutturale e rete ecologica Fonte: Ns. elaborazione Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano 37 Tab. 3 Anagrafica dei tratti fluviali oggetto dell’indagine Scheda “Rilievo I.F.F.” Scheda “Ubicazione” Scheda “Rilievo Degrado” Scheda “Ubicazione Degrado” SR- 25 SU-25 - - SR-26 SU-26 - - SR-14 SU-14 SRD-1 SUD-1 Ponte Mesole SR-9 SU-9 - - Tanagro Ponte Filo SR-8 SU-8 - - Polla Tanagro Ponte Romano SR-19 SU-19 - - T7 Polla Tanagro SR-21 SU-21 - - T8 Padula Tanagro SR-23 SU-23 SRD-2 SUD-2 C1-dx Montesano sulla Marcellana Torrente Porcile SR-22 SU-22 SRD-3 SUD-3 C2-dx Buonabitacolo Calore Lucano SR-1 SU-1 SRD-4 SUD-4 C3-dx Sala Consilina Tanagro - - SRD-5 SUD-5 C4-dx Sala Consilina Lanito SR-2 SU-2 SRD-6 SUD-6 C5-dx Sala Consilina Spenito - - SRD-7 SUD-7 C6-dx Padula Fontana Vallone SR-24 SU-24 SRD-8 SUD-8 C7-dx Polla Tanagro SR-18 SU-18 SRD-9 SUD-9 C8-dx Polla S. Antuono SR-27 SU-27 - - C9-dx Sala Consilina Ponte Mesole SR-10 SU-10 - - C10dx Sala Consilina Ponte Mesole SR-11 SU-11 SRD-10 SUD-10 C1-sx Sassano (Silla) Silla fornace SR-3 SU-3 - - C2-sx Polla SR-20 SU-20 SRD-11 SUD-11 C3-sx Teggiano - - SRD-12 SUD-12 C4-sx Atena Lucana Cavone SR-15 SU-15 - - C5-sx Sassano Secchia SR-4 SU-4 SRD-13 SUD-13 C6-sx Sassano S. Rocco - - SRD-14 SUD-14 Cod. Tratto Comune Corso d’acqua T1 Padula Tanagro T2 Sassano Tanagro T3 Sala Consilina Tanagro T4 Sala Consilina Tanagro T5 Sala Consilina T6 Fossato Maggiore Vallone della Levata Fossato S.Antuono Fossato Maggiore Lagno Taverne Fiume Pantano Torrente Lacevo Torrente buccana Torrente La Marza Torrente Zia Francesca Canale Zia Francesca Località Ponte Caiazzano Ponte Cappuccini Ponte S. Agata Ponte Malaspina Vadonato – Ponte Giugliano Catassano FontanellePezzalunga Canale destro Ponte Mesole Vadonato Canale destro ponte Giugliano Malaspina Canale destro Ponte Malaspina Masseria Caggiano Valle Buccana - Ponte S. Salvatore 38 Monitoraggio ambientale Tab. 3 (segue) Anagrafica dei tratti fluviali oggetto dell’indagine C7-sx Sassano Canale Zia Francesca C8-sx Sassano Fiume Pantano C9-sx C10sx C11sx C12sx C13sx Pantano Varco Notar Ercole - Ponte Cavarelli Varco Notar Ercole - canale destro ponte Cavarelli Sassano Fiume Pantano S. Arsenio Torrente Lacevo S. Arsenio Canale sx Torrente Lacevo La Torre Lagno del Termine Codaglione – Ponte Mesole Tanagro Canale sinistro ponte S. Giovanni Sala Consilina Sala Consilina Fossa SR-5 SU-5 - - SR-6 SU-6 - - SR-7 SU-7 SRD15 SUD15 SR16 SR17 SR12 SR13 SU16 SU17 SU12 SU13 - - SRD16 SRD17 SUD16 SUD17 - - Fonte: Ns. elaborazione 3.1.1 I gruppi funzionali I gruppi funzionali sono stati definiti seguendo le indicazioni del manuale I.F.F.. Per ogni raggruppamento sono stati sommati i punteggi delle domande divisi per sponda destra e sinistra. I gruppi funzionali sono stati individuati nel seguente modo: - Primo gruppo (domanda 1-4): condizioni vegetazionali delle rive e del territorio circostante; - Secondo gruppo (domanda 5-6): alveo bagnato e morfologia delle rive; - Terzo gruppo (domanda 7-11): struttura dell’alveo; - Quarto gruppo (domanda 12-14): caratteristiche biologiche. Nello specifico, il grafico 1 riporta i punteggi ottenuti su ogni tratto, sommando il punteggio delle prime quattro domande della scheda IFF relative a: 1. stato del territorio circostante; 2. vegetazione presente nella fascia perifluviale; 3. ampiezza della fascia di vegetazione riparia; 4. continuità della fascia di vegetazione riparia. Sull’asse delle ascisse sono presenti i codici di ogni tratto osservato, sull’asse delle ordinate i punteggi relativi alle somme del gruppo funzionale. L’andamento delle curve del grafico 1 per alcuni tratti è simile per le due sponde; inoltre si osserva dai bassi punteggi la presenza di opere di urbanizzazione intorno ai corsi fluviali, nonché interventi di sistemazione sulle sponde con conseguente eliminazione della vegetazione arborea e/o arbustiva. Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano 39 Graf. 1 Raggruppamento funzionale “Condizioni vegetazionali delle rive e del territorio circostante” 90 sponda sinistra 80 sponda destra Punteggio 70 60 50 40 30 20 10 T8 T7 T6 T5 T4 T3 T2 T1 C13-sx C12-sx C11-sx C9-sx C10-sx C8-sx C7-sx C5-sx C4-sx C2-sx C1-sx C9-dx C10-dx C8-dx C7-dx C6-dx C4-dx C2-dx C1-dx 0 Punti rilevati Fonte: Ns. elaborazione Nel grafico 2 sono riportate delle informazioni che riguardano le condizioni dell’alveo, delle rive e quelle relative alle caratteristiche idrauliche. Raramente si registra una differenza dei valori tra le due sponde. Il punteggio più basso si osserva in corrispondenza del torrente Zia Francesca in località Secchia dove sono evidenti opere artificiali che hanno sostituito le rive e le fasce di vegetazione. Graf. 2 Raggruppamento funzionale “Alveo bagnato e morfologia delle rive” 50 45 sponda sinistra 40 sponda destra Punteggio 35 30 25 20 15 10 5 T8 T7 T6 T5 T4 T3 T2 T1 C13-sx C12-sx C11-sx C10-sx C9-sx C8-sx C7-sx C5-sx C4-sx C2-sx C1-sx C10-dx C9-dx C8-dx C7-dx C6-dx C4-dx C2-dx C1-dx 0 Punti rilevati Fonte: Ns. elaborazione Nel grafico 3 si osservano i punteggi attribuiti alle domande relative alla struttura dell’alveo. Questo raggruppamento, fornisce indicazioni circa la presenza di tipologie che favoriscono la diversità ambientale e le capacità di autodepurazione del corso d’acqua. I tratti che hanno un minore 40 Monitoraggio ambientale punteggio sono quelli relativi alle zone che hanno subito un maggiore impatto determinato dagli interventi antropici. Graf. 3 Raggruppamento funzionale “struttura dell’alveo” 120 sponda sinistra Punteggio 100 sponda destra 80 60 40 20 T8 T7 T6 T5 T4 T3 T2 T1 C13-sx C12-sx C11-sx C9-sx C10-sx C8-sx C7-sx C5-sx C4-sx C2-sx C1-sx C9-dx C10-dx C8-dx C7-dx C6-dx C4-dx C2-dx C1-dx 0 Punti rilevati Fonte: Ns. elaborazione Nel grafico 4 si riportano delle informazioni sulle caratteristiche biologiche del corso d’acqua, analizzando in particolare, la struttura delle comunità di macroinvertebrati, la struttura del detrito e la struttura delle macrofite acquatiche. In questo caso, ci si riferisce al fondo dell’alveo per cui non ci sono distinzioni tra sponda destra e sponda sinistra. Il maggior punteggio si ottiene nei tratti che presentano una elevata naturalità, nei quali, nelle vicinanze, non sono presenti attività di carattere antropico che potrebbero provocare l’inquinamento delle acque, influenzando a sua volta, le comunità vegetali e animali presenti nel corso d’acqua. I punteggi minori si osservano in corrispondenza del canale Zia Francesca e del canale esterno al torrente Lacevo nel Comune di S. Arsenio. Graf. 4 Raggruppamento funzionale “Caratteristiche biologiche” 40 35 Punteggio 30 25 20 15 Sponda sx e dx 10 5 Punti rilevati Fonte: Ns. elaborazione T8 T7 T6 T5 T4 T3 T2 T1 C13-sx C12-sx C11-sx C10-sx C9-sx C8-sx C7-sx C5-sx C4-sx C2-sx C1-sx C10-dx C9-dx C8-dx C7-dx C6-dx C4-dx C2-dx C1-dx 0 Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano 41 3.1.2 Gli indicatori di funzionalità fluviale Per ogni indicatore di funzionalità fluviale (domanda) riportato nella scheda di rilevamento I.F.F., si sono realizzati dei grafici che illustrano la distribuzione percentuale dei punteggi (risposta) assegnati a tutti i 27 tratti dei corsi d’acqua monitorati pari ad una lunghezza complessiva di circa 18 Km. Essi consentono di mettere in luce varie informazioni biotiche ed abiotiche, utili alla caratterizzazione dell’ambiente fluviale nel Vallo di Diano. Nel grafico 5 si osserva che nessun corso d’acqua osservato attraversa un territorio con foreste e boschi, mentre la maggior parte di essi attraversono aree seminaturali o poco urbanizzate (rurali). Graf. 5 Distribuzione percentuale “Stato del territorio circostante (domanda 1)” 81,5 sponda sx sponda dx 70,4 18,5 11,1 0,0 7,4 7,4 0,0 25 20 5 1 Punteggio Legenda - 25 = foreste e boschi; 20 = prati, pascoli, pochi arativi e incolti; 5 = colture, urbanizzazione rara; 1 = aree urbanizzate. Fonte: Ns. elaborazione Dall’osservazione del grafico 6, si rileva che per più del 40%, i corsi d’acqua presentano una fascia di vegetazione perifluviale primaria (cioè non distrutta e ricostruita successivamente a causa di interventi di regimazione idraulica) rappresentata da specie arbustive, invece la fascia secondaria presenta una vegetazione erbacea e/o da suolo nudo; solo circa il 10% dei tratti ha una fascia primaria costituita da formazioni arboree. 42 Monitoraggio ambientale Graf. 6 Distribuzione percentuale “Vegetazione perifluviale (domanda 2)” sponda sx sponda dx 48,1 44,4 40,7 40,7 11,1 7,4 7,4 0,0 0,0 30 25 20 0,0 15 0,0 0,0 0,0 0,0 10 5 1 Punteggio Legenda - 30 = fascia primaria: alberi; 25 = fascia primaria: arbusti; 20 = fascia secondaria: alberi; 15 = fascia secondaria: arbusti; 10 = fascia primaria: alberi non ripari; 5 = fascia secondaria: alberi non ripari; 1 = copertura erbacea o assente. Fonte: Ns. elaborazione Si segnala che l’ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale e la sua continuità spaziale rappresentano gli elementi fondamentali affinché la vegetazione possa svolgere efficacemente il ruolo di autodepurazione, di filtro per nutrienti, di fascia tampone e di consolidamento spondale. Nei tratti osservati, l’ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale risulta prevalentemente poco estesa o assente (graf. 7); solo brevi tratti di alcuni corsi d’acqua presentano una fascia maggiore di 5 metri che talvolta supera i 30 metri. Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano 43 Graf. 7 Distribuzione percentuale “Ampiezza fascia perifluviale (domanda 3)” 51,9 48,1 Sponda sx Sponda dx 40,7 37,0 11,1 3,7 3,7 20 3,7 15 5 1 Punteggio Legenda - 20 = fascia perifluviale > 30 metri; 15 = fascia perifluviale tra 5 e 30 metri; 5 = fascia perifluviale tra 1 e 5 metri; 1 = fascia perifluviale assente. Fonte: Ns. elaborazione La rete fluviale considerata, come si evince nel grafico 8, presenta pochi tratti con una fascia di vegetazione continua. Normalmente la vegetazione presenta delle interruzioni, talvolta frequenti, dovute alla presenza di tappeti erbacei o di suolo nudo. Graf. 8 Distribuzione percentuale “Continuità fascia vegetazione perifluviale (domanda 4)” Sponda sx Sponda dx 40,7 37,0 33,3 33,3 18,5 14,8 11,1 11,1 20 10 5 1 Punteggio Legenda - 20 = senza interruzioni; 10 = con interruzioni; 5 = interruzioni frequenti o solo erbacea; 1 = suolo nudo o vegetazione erbacea rada. Fonte: Ns. elaborazione Dal grafico 9 si osserva che generalmente i tratti fluviali non hanno il fondo impermeabilizzato o un’alveo bagnato ridotto; inoltre, l’alveo di morbida e di magra sono relativamente simili nell’85% dei casi. 44 Monitoraggio ambientale Graf. 9 Distribuzione percentuale “Condizioni idriche dell’alveo (domanda 5)” 85,2 14,8 20 0,0 0,0 5 1 15 Punteggio Legenda - 20 = larghezza alveo di morbida inferiore al triplo dell'alveo bagnato; 15 = fluttuazioni di portata stagionale; 5 = fluttuazioni di portata frequenti; 1 = alveo bagnato molto ridotto, impermeabilizzazione del fondo. Fonte: Ns. elaborazione Nel grafico 10 si nota che sulle rive predominano formazioni arbustive ed erbacee; sono abbastanza frequenti quelle che presentano solo lo strato erboso, si osserva anche una relativa presenza di rive completamente nude, scarsa, inoltre, è la presenza di rive alberate e massi. Graf. 10 Distribuzione percentuale “Rive (domanda 6)” 55,6 Sponda sx Sponda dx 48,1 44,4 29,6 11,1 3,7 3,7 25 3,7 15 5 1 Punteggio Legenda - 25 = rive con alberi e massi; 15 = rive con erbe e arbusti; 5 = rive con strato erboso; 1 = rive nude. Fonte: Ns. elaborazione Dal grafico 11, si osserva che la metà dei corsi analizzati presentano nell’alveo delle strutture di ritenzione di apporti trofici, quali depositi di sedimento, canneti o idrofite. Il 37% degli alvei presentano massi o tronchi incassati al proprio interno. Scarseggiano gli alvei con fondo Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano 45 costituito da: sedimenti sabbiosi, privi di alghe, senza canneti e idrofite, sagomature del tutto artificiali. Graf. 11 Distribuzione percentuale “Strutture e ritenzione apporti trofici (domanda 7)” 51,9 37,0 7,4 3,7 25 15 5 1 Punteggio Legenda - 25 = massi e tronchi incassati in alveo, canneto, idrofite; 15 = deposito di sedimento, canneto, idrofite poco estese; 5 = strutture libere con le piene; 1 = sedimenti sabbiosi, privi di alghe o sagomatura artificiale a corrente uniforme. Fonte: Ns. elaborazione La presenza o meno di erosione delle rive fornisce una idea di quanto la struttura della riva sia consolidata e di quanto il sistema fluviale sia maturo. Il grafico 12 mostra che il 63% dei tratti d’acqua non evidenzia un’erosione rilevante. Per il 19% di essi si registra un’erosione evidente solo nelle curve; per il 15% si evidenziano interventi artificiali che hanno comportato un’opera di cementificazione delle rive. L’azione radente delle correnti sulle sponde di un corso d’acqua può provocare la loro erosione: tale processo può risultare dannoso per i terreni circostanti per l’asportazione di terreno e provocare condizionamenti gravi per l’uso del territorio come la riduzione dell’ecosistema fluviale talvolta ad elevata biodiversità, il danneggiamento di strade vicine, case, ecc. 46 Monitoraggio ambientale Graf. 12 Distribuzione percentuale “Erosione (domanda 8)” 63,0 63,0 Sponda sx Sponda dx 18,5 18,5 14,8 14,8 3,7 3,7 20 15 5 1 Punteggio Legenda - 20 = non rilevante; 15 = soltanto nelle curve; 5 = frequente con scavo delle rive e radici; 1 = molto evidente o interventi artificiali. Fonte: Ns. elaborazione Il grafico 13 evidenzia, che la sezione trasversale dell’alveo dei tratti osservati, si presenta per la maggior parte o completamente naturale, o con qualche lieve intervento artificiale. In pochissimi tratti è presente un’opera di cementificazione dell’intera sezione dell’alveo. In alcune zone del Vallo di Diano sono presenti interventi artificiali in alveo utilizzando dei metodi dell’ingegneria naturalistica; purtroppo non mancano aree fluviali con sponde realizzate con la tecnica del cemento armato. Graf. 13 Distribuzione percentuale “Sezione trasversale (domanda 9)” 44,4 44,4 7,4 3,7 15 10 5 1 Punteggio Legenda - 15 = naturale; 10 = naturale con lievi interventi artificiali; 5 = artificiale con qualche elemento naturale; 1 = artificiale. Fonte: Ns. elaborazione Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano 47 Nel grafico 14 si nota che il fondo dell’alveo per il 70% dei corsi fluviali si presenta con una moderata mobilità. Questo garantisce un ambiente abbastanza stabile per la vita faunistica, in quanto, consente una buona ritenzione del materiale organico e quindi di elementi indispensabili per la sopravvivenza delle specie animali presenti. Graf. 14 Distribuzione percentuale “Fondo alveo (domanda 10)” 70,4 14,8 11,1 3,7 25 15 5 1 Punteggio Legenda - 25 = diversificato e stabile; 15 = a tratti movibile; 5 = facilmente movibile; 1 = artificiale o cementato. Fonte: Ns. elaborazione I tratti oggetto dell’osservazione evidenziano (graf. 15), prevalentemente, un percorso raddrizzato, con rive spesso costituite da sole specie pioniere erbacee; quest’ultime indicano la presenza di opere artificiali. Graf. 15 Distribuzione percentuale “Raschi-pozze-meandri (domanda 11)” 70,4 18,5 7,4 3,7 25 20 5 1 Punteggio Legenda - 25 = ben distinti e ricorrenti; 20 = successione irregolare; 5 = lunghe pozze, pochi meandri; 1 = percorso raddrizzato. Fonte: Ns. elaborazione 48 Monitoraggio ambientale I tratti osservati (graf. 16) presentano tutti un flusso laminare e non turbolento. Si è evidenziato nel 48% dei casi un periphyton scarsamente sviluppato; soltanto nell’11% dei tratti rilevano uno strato spesso e diversificato. Il periphyton, è quel sottile strato verdastro e sdrucciolevole che ricopre massi e ciottoli sommersi, costituito in massima parte da alghe macroscopiche, ma anche da batteri, funghi e microrganismi, rappresenta il primo livello di autodepurazione di un corso d’acqua. La maggiore o minore presenza di periphyton, il suo spessore, la sua composizione danno moltissime indicazioni circa il livello di eutrofizzazione di un corso d’acqua. Tuttavia lo strato perifitico è influenzato da molti altri fattori, non solo dai nutrienti presenti, come la velocità del flusso d’acqua, le specie bentoniche presenti, la quantità di luce legata alla profondità. Graf. 16 Distribuzione percentuale “Componente vegetale in alveo bagnato (domanda 12)” 48,1 22,2 18,5 11,1 15 10 5 1 Punteggio Legenda - 15 = periphyton e macrofite scarsi; 10 = strato scarsamente sviluppato; 5 = strato discreto; 1 = strato spesso. Fonte: Ns. elaborazione Nel grafico 17 si evidenzia una predominanza di detriti vegetali fibrosi e polposi nel fondo dell’alveo, quindi condizioni che comportano una importante decomposizione batterica e fungina. Quest’ultima procura delle condizioni ambientali poco favorevoli per la vita della comunità macrobentonica. Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano 49 Graf. 17 Distribuzione percentuale “Detrito (domanda 13)” 59,3 33,3 3,7 3,7 15 10 5 1 Punteggio Legenda - 15 = frammenti vegetali riconoscibili e fibrosi; 10 = frammenti vegetali fibrosi e polposi; 5 = frammenti polposi; 1 = detrito anaerobico. Fonte: Ns. elaborazione Nel grafico 18 si può osservare che la comunità animale è sufficientemente diversificata e poco equilibrata; il 7,4% dei tratti considerati mostra una comunità sufficientemente diversificata. Solo in 18 pochissimi tratti si evidenzia la presenza di taxa tolleranti all’inquinamento. La qualità di un corso d'acqua può essere apprezzata prendendo in considerazione la composizione qualitativa e quantitativa delle comunità di macroinvertebrati bentonici che vi abitano. Per macroinvertebrati bentonici si intendono quegli organismi invertebrati di dimensioni superiori al millimetro che vivono sul fondo di un corso d'acqua. Appartengono a questa categoria organismi che compiono il loro intero ciclo vitale o al meno parte di esso in acqua, quali Insetti, Crostacei, Molluschi, Oligocheti, Irudinei, Platelminti. Infatti in presenza di un disturbo ambientale i gruppi più sensibili scompaiono o riducono il numero di specie e di individui presenti, mentre permangono o addirittura aumentano quelli più resistenti. 18 Taxa: un taxon (plurale taxa), o unità tassonomica, è un raggruppamento di organismi nell'ambito della classificazione. Si usa per indicare una qualunque categoria nella gerarchia sistematica. 50 Monitoraggio ambientale Graf. 18 Distribuzione percentuale “Macrobenthos (domanda 14)” 55,6 33,3 7,4 3,7 20 10 5 1 Punteggio Legenda - 20 = comunità ben strutturata e diversificata; 10 = comunità sufficientemente diversificata; 5 = comunità poco equilibrata; 1 = comunità non strutturata, taxa tolleranti. Fonte: Ns. elaborazione 3.1.3 Rilevamento dei siti inquinati Il Vallo di Diano presenta un territorio ad alta valenza naturalistico19 ambientale con una rete di aree protette molto estesa . Tale realtà ambientale, pone come obiettivo prioritario, la conservazione della biodiversità e la promozione di attività umane che siano compatibili con i principi di protezione dell’ambiente. Perciò, i fenomeni di degrado ambientale che colpiscono diversi luoghi dell’area Valdianese, come l’inquinamento delle acque e dei suoli ed il mancato uso del suolo rispetto alla sua razionale vocazione sono connessi principalmente al mancato senso civico di una parte di popolazione ad inefficaci forme di controllo sul territorio. La constatazione di avere ogni comune una porzione di territorio in area protetta implica che le istituzioni, le autorità, le associazioni e la popolazione hanno il dovere irrinunciabile di proteggere l’ambiente e di sviluppare dei modelli di vita ecocompatibili e sostenibili. Di conseguenza, nelle porzioni di territorio oggetto del rilevamento di campo, ai fini della determinazione dell’indice di funzionalità fluviale (I.F.F.), si sono caratterizzate le situazioni di degrado incontrate nelle aree fluviali ed in prossimità di esse. La descrizione dei detrattori ambientali (microdiscariche, inquinamento delle acque) è stata realizzata riferendosi alla scheda di censimento dei siti potenzialmente inquinati redatta 19 Nella pubblicazione “La rete ecologica del Vallo di Diano” pubblicata dalla Comunità Montana Vallo di Diano nel 2006 a cura di C. Vitale si riporta una analisi sulla rete ecologica locale. Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano 51 dall’A.R.P.A.C. (prosp. 6). L’obiettivo di tale lavoro è stato quello di identificare e caratterizzare i siti in modo sistematico, i cui dati entreranno a far parte della banca dati del Sistema Informativo Territoriale (S.I.T.) della Comunità Montana Vallo di Diano. Il monitoraggio ambientale consentirà di avere un quadro conoscitivo delle zone sensibili all’uso illecito del suolo e/o delle acque presenti nel territorio della Piana del Vallo di Diano che potrà essere costantemente aggiornato ed esteso a tutto il territorio anche con le eventuali segnalazioni raccolte da enti locali, associazioni e cittadini. Le informazioni acquisite potranno essere utilizzate per la definizione di programmi volti alla rimozione e bonifica dei detrattori ambientali, alla sorveglianza delle zone esposte a tali abusi, alla sensibilizzazione della cittadinanza per ottenere livelli di qualità ambientale migliori per il territorio e la comunità che lo abita. Inoltre con tale strategia d’azione, nell’ottica di incrementare l’ecoturismo, si evita di subire delle negative impressioni sulla gestione del Vallo di Diano da parte di chi lo visita. 52 Monitoraggio ambientale Prospetto 6 Indicatori per il censimento dei siti potenzialmente inquinati Data sopralluogo (gg/mm/aaaa): Denominazione del sito: Codice di identificazione del sito: Comune di appartenenza: Sito che interessa più comuni (Si-No): Stima della superficie potenzialmente contaminata (m2): Destinazione d’uso prevalente prevista dal PRGC: - Uso verde pubblico, privato e residenziale - Uso commerciale e industriale - Uso agricolo e assimilabile Tipologia dell’area: Area residenziale; area agricola, area commerciale, area incolta, area naturale/protetta, area industriale, area fluviale, area lacuale Morfologia dell’area: Pianeggiante ( ) Collinare e/o scarpata con pendenza < 25% ( ) Scarp. Con pendenza >25% Area interessata da attività (Si-No): - Tipologia di attività principale (da compilare solo se si) Industriale ( ) Commerciale ( ) Mineraria ( ) Cava ( ) Punto vendita carburanti ( ) Attività di gestione rifiuti D ( ) R ( ) (Alleg. B e C. del D.Lgs 22/97) Altro ( ) Matrice coinvolta da probabile contaminazione: Suolo; Acque superficiali; Acque sotterranee Tipologie di eventi Eventi accidentali Si ( ) No ( ); Esplosioni ( ); Emissioni in atmosfera ( ); Incendi ( ); Incidenti a pipe line ( ); Incidenti stradali ( ); Altro: __________ ( ) Cattiva gestione di impianti e infrastrutture Si ( ) No ( ) Presunta ( ) Depositi di materie prime o intermedi di lavorazione ( ) Perdite di serbatoi e tubature ( ) Perdite in fognature ( ) Altro: _________________________________________ ( ) Smaltimento scorretto o illegale di rifiuti Si ( ) No ( ) Abbandono di rifiuti (art. 14): al suolo ( ) in area acquatica ( ) Discarica non controllata: ( ) Discarica autorizzata: Comunale ( ) Privata ( ) Consortile ( ) Deposito temporaneo di rifiuti: ( ) - Spandimento su suolo: ( ) - Modalità di rilascio: Cumuli/Rilevato ( ) Conferimento in cava/scavo ( ) Tipologia prevalente dei potenziali inquinanti: Urbani/Speciali/Pericolosi: accertati ( ) visivi ( ) Merceologia (%) Urbani ( ) Plastiche ( ) Inerti ( ) Ingombranti ( ) Pneumatici ( ) Industriali ( ) Altro ( ) Volume stimato dei potenziali inquinanti (mc): Tipologia di contenimento dei potenziali inquinati Fusti ( ) Vasca interrata ( ) Sacchi (big-bags) ( ) Silos ( ) Cumuli ( ) Container ( ) Serbatoi interrati ( ) Cisterna ( ) Serbatoi fuori terra ( ) Cassone scarrabile ( ) Mescolati al suolo ( ) Recipiente in latta ( ) Vasca fuori terra ( ) Bidone in plastica ( ) Stato di conservazione Contenitori integri ( ) Inquinanti non contenuti ( ) Contenitori deteriorati ( ) Stima soggiacenza falda dal piano campagna (m) da 1 a 3 ( ) da 4 a 7 ( ) da 8 a 15 ( ) da 16 a 30 ( ) > 30 ( ) non nota ( ) Accessibilità dell’area Accesso libero ( ) Recinzione parziale ( ) Recinzione con controllo ( ) Recinzione senza controllo ( ) Area sottoposta a vincoli Nessun vincolo ( ) Vincolo archeologico ( ) Vincolo paesaggistico/aree protette ( ) Vincolo idrogeologico ( ) Fasce di rispetto per manufatti vari ( ) Non noto ( ) Distanza dal corso d’acqua più vicino (m): Fino a 100 ( ) da 101 a 199 ( ) da 200 a 499 ( ) da 500 a 1000 ( ) > 1000 ( ) Nessun corso d’acqua entro 5 km ( ) Uso prevalente delle acque superficiali Potabile ( ) Irriguo – pesca ( ) Industriale ( ) Balneazione ( ) Nessuno ( ) Non noto ( ) Distanza dal centro abitato più vicino (m) Fino a 100 ( ) da 101 a 500 ( ) da 501 a 1000 ( ) da 1001 a 2000 ( ) > 2000 ( ) Note generali Fonte: Agenzia Regionale di Protezione Ambientale della Campania (ARPAC), 2005 - modificato Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano 53 Dai dati riferiti alle diverse situazioni di degrado incontrate durante il rilevamento per l’applicazione dell’I.F.F., si sono ricavati dei grafici riguardanti le distribuzioni percentuali su alcune informazioni ambientali. Dal grafico 19 si osserva che circa il 53% degli abusi ambientali si è commesso su di un suolo utilizzato a seminativi. Graf. 19 Distribuzione percentuale “Uso del suolo prevalente” Seminativi non irrigati 52,9 Mista 23,5 Suoli permanentemente irrigati 11,8 Tessuto urbano discontinuo 5,9 Colture annuali associate a colture permanenti 5,9 Fonte: Ns. elaborazione La tipologia di area invece per il 70% (graf. 20) è mista (rurale), per il 17,6% fluviale, mentre quella sia agricola che incolta per il 5,9%. Graf. 20 Distribuzione percentuale “Tipologia di area” mista 70,6 area fluviale 17,6 area agricola 5,9 area incolta 5,9 Fonte: Ns. elaborazione 54 Monitoraggio ambientale Il 52,9% dei rifiuti individuati è stato abbandonato esclusivamente in ambiente acquatico (graf. 21), mentre il 35,3% sia sul suolo che in acqua, e circa il 12% unicamente sul suolo. Graf. 21 Distribuzione percentuale “Abbandono rifiuti” ambiente acquatico 52,9 suolo- ambiente acquatico 35,3 suolo 11,8 Fonte: Ns. elaborazione Dal grafico 22 si osserva che prevalentemente la matrice coinvolta da probabile contaminazione è quella delle acque superficiali (52,9%) e del sistema acqua-suolo (23,5%). Graf. 22 Distribuzione percentuale “Matrice ambientale potenzialmente contaminata” acque superficiali 52,9 acque superf iciali- suolo 23,5 suolo suolo- acque superficiali- acque sott erranee Fonte: Ns. elaborazione 17,6 5,9 Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano 55 Nel grafico 23 si evidenzia che i siti inquinati rilevati sono ubicati per l’88,2% in un contesto morfologico di piana alluvionale, mentre l’11,8% in contesti collinari, in zone pedemontane, su conoidi alluvionali e/o di versante. Graf. 23 Composizione percentuale “Morfologia dell’area” 11,8 88,2 Collinare e/o scarpata <25% pianeggiante Fonte: Ns. elaborazione Il grafico 24 mostra che il 52,9% dei siti individuati sono all’interno di aree protette (Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano e Riserva Naturale regionale Foce Sele-Tanagro). Graf. 24 Distribuzione percentuale “Area soggetta a vincolo” no; 47,1 si; 52,9 Fonte: Ns. elaborazione Alla luce di alcune osservazioni effettuate sul territorio del Vallo di Diano 20 si può affermare che la presenza di scarichi abusivi è piuttosto diffusa sia nelle zone strettamente rurali che periferiche ai centri urbani. Tali abusi sono presenti sia nelle zone pianeggianti che collinari-montuose con tipologie di rifiuto simili a quelle riscontrate durante i rilievi. 20 Quotidiano di Salerno “La Città”, 21 Aprile 2007, pagina Vallo di Diano. 56 Monitoraggio ambientale 3.2 Considerazioni conclusive Dall’osservazione dei Livelli di Funzionalità I.F.F. assegnati per i tratti appartenenti ai corsi fluviali del bacino idrografico del fiume Tanagro è possibile estrarre alcune informazioni specifiche. A tal proposito nella tabella 4 si riportano per ogni tratto osservato i valori di I.F.F. ed il relativo Giudizio di funzionalità delle due sponde. Tab. 4 Livello e Giudizio di funzionalità dei tratti di corsi d’acqua del Vallo di Diano Codice IFF sx Livello di funzionalità Giudizio di funzionalità IFF dx Livello di funzionalità Giudizio di funzionalità T1 124 III-IV Mediocre-scadente 128 III-IV Mediocre-scadente T2 127 III Mediocre-scadente 127 III Mediocre-scadente T3 84 IV Scadente 137 III Mediocre T4 94 IV Scadente 166 III Mediocre T5 113 III-IV Mediocre-scadente 113 III-IV Mediocre-scadente T6 109 III-IV Mediocre-scadente 109 III-IV Mediocre-scadente T7 101 III-IV Mediocre-Scadente 101 III-IV Mediocre-Scadente T8 175 III Mediocre 185 II-III Buono-Mediocre C1-dx 235 II Buono 235 II Buono C2-dx 215 II Buono 215 II Buono C4-dx 181 II-III Buono-Mediocre 181 II-III Buono-Mediocre C6-dx 122 III Mediocre-scadente 160 III Mediocre C7-dx 191 II-III Buono-Mediocre 191 II-III Buono-Mediocre C8-dx 185 II-III Buono-Mediocre 185 II-III Buono-Mediocre C9-dx 181 II-III Buono-Mediocre 181 II-III Buono-Mediocre C10-dx 185 II-III Buono-Mediocre 185 II-III Buono-Mediocre C1-sx 129 III Mediocre 129 III Mediocre C2-sx 205 II Buono 165 III Mediocre C4-sx 191 II-III Buono-Mediocre 191 II-III Buono-Mediocre C5-sx 109 III-IV Mediocre-Scadente 97 IV Scadente C7-sx 116 III-IV Mediocre-Scadente 120 III Mediocre C8-sx 157 III Mediocre 157 III Mediocre Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano 57 Tab. 4 (segue) Livello e Giudizio di funzionalità dei tratti di corsi d’acqua del Vallo di Diano C9-sx 77 IV Scadente 77 IV Scadente C10-sx 162 III Mediocre 166 III Mediocre C11-sx 114 III-IV Mediocre-Scadente 114 III-IV Mediocre-Scadente C12-sx 186 II-III Buono-Mediocre 106 III-IV Mediocre-Scadente C13-sx 186 II-III Buono-Mediocre 186 II-III Buono-Mediocre Fonte: Ns elaborazione In particolare, nessun tratto fluviale considerato nel presente studio ha conseguito un Giudizio di funzionalità elevato o buono, mentre hanno raggiunto un giudizio sufficiente diversi tratti ubicati alla destra del Tanagro. I tratti che manifestano una qualità ecologico-ambientale insufficiente sono prevalentemente quelli del fiume Tanagro e dei suoi affluenti di sinistra. Dalla rappresentazione grafica (graf. 25), inoltre, si può osservare che talvolta i valori di I.F.F. assegnati alle sponde dei tratti monitorati sono diversi, tali da far assumere, tra le due sponde del corso d’acqua, livelli di funzionalità non uguali. Graf. 25 Rappresentazione del valore di IFF per i tratti oggetto del rilevamento Valore IFF sponda sx ANDAMENTO IFF Valore IFF sponda dx 294 254 Valore IFF 214 174 134 94 54 Tratti Fonte: Ns elaborazione C13-sx C12-sx C11-sx C9-sx C10-sx C8-sx C7-sx C5-sx C4-sx C2-sx C1-sx C9-dx C10-dx C8-dx C7-dx C6-dx C4-dx C2-dx T8 C1-dx T7 T6 T5 T4 T3 T2 T1 14 58 Monitoraggio ambientale Come evidenziato in precedenza, il Vallo di Diano è sottoposto a diverse pressioni di carattere prevalentemente antropico, tra cui la presenza di strutture degradate, di inerti e materiali di rifiuti di vario genere, che possono innescare, e in molti casi hanno già avviato, fenomeni di degrado e riduzione in superficie/copertura degli habitat di interesse comunitario. Riguardo le acque superficiali il monitoraggio effettuato indica che spesso la loro qualità è scarsa. Tale situazione è imputata alla presenza di scarichi di acque reflue non depurate, scarichi di acque industriali, di sostanze derivanti dalla fertilizzazione dei terreni agricoli e scarichi abusivi. Rilevante è la presenza di rifiuti solidi urbani e speciali rinvenibili negli alvei dei fiumi, torrenti e canali che spesso obliterano la luce di ponti. Riguardo ai suoli, diverse sono le microdiscariche abusive rinvenibili sul territorio talora piuttosto estese e spesso monomateriali (copertoni di automezzi, pezzi di carrozzeria, batterie, inerti, ecc.) prevalentemente ubicate in aree periferiche in prossimità di canali, fossi, in valloni, a ridosso di ponti ed a lato di strade. Negli ambienti umidi, fluviali e di acque superficiali in genere, la transizione tra l'ambiente acquatico e quello terrestre si estende attraverso un'ampia fascia che svolge diverse ed importantissime funzioni ecologiche. La presenza di una fascia di vegetazione fluviale sana e strutturata favorisce la presenza di fauna terrestre nonché della fauna ittica di interesse comunitario. 21 Tale criticità, dovuta alla mancanza di una gestione eco-sostenibile del territorio, nonché alla poca sensibilità e conoscenza in merito alla presenza e al valore degli ecosistemi naturali, rischia di alterare l’attuale stato di conservazione degli habitat presenti. La presenza di fenomeni di degrado in un contesto ambientale di notevole valenza naturalistica come quello del comprensorio Vallo di Diano viene percepito da chi lo osserva, in maniera più forte e negativa rispetto a situazioni di degrado incontrate in aree maggiormente antropizzate. Bisogna migliorare lo stato di conoscenza e di informazione, la sorveglianza, la sensibilizzazione e l’orientamento della fruizione del territorio ad alta valenza naturalistica, al fine di incrementare un turismo sostenibile e limitare i comportamenti e le attività economiche dannose. Una delle principali criticità alla tutela del territorio è la scarsa sensibilizzazione e la scarsa conoscenza degli habitat e delle specie di 21 Nella pubblicazione “Il governo della rete ecologica del Vallo di Diano” pubblicata dalla Comunità Montana Vallo di Diano nel 2007 a cura di C. Vitale si riportano gli interventi per una gestione ecosostenibile dell’ambiente. Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano 59 interesse comunitario presenti: si tratta di un forte limite in quanto la mancanza di informazione ambientale, e di conseguenza la non consapevolezza da parte dei fruitori dell’area delle esigenze di tutela, porta spesso a determinare comportamenti scorretti che danneggiano l’ambiente; al contrario, la sensibilizzazione e l’informazione mirata suggerirebbe il fruitore ad adottare comportamenti coerenti con gli obiettivi di conservazione dei siti. Non è da sottovalutare, la possibilità di riqualificare a scopo fruitivo il fiume Tanagro e i corsi d’acqua minori, attraverso il miglioramento della qualità ambientale delle aree umide e fluviali. La creazione di aree di sosta, di piste pedonali e/o ciclabili, di aree attrezzate e di altane di osservazione degli animali, potrebbero garantire un maggior presidio, incentivare lo sviluppo di un turismo sostenibile e sensibilizzare la cittadinanza in genere, sugli aspetti ecologico-ambientali come miglioramento della qualità della vita. Il monitoraggio ambientale realizzato vuole essere una proposta metodologica ed operativa per far assumere un impegno da parte delle istituzioni, i tecnici, gli operatori e la cittadinanza indirizzata al miglioramento delle condizioni di sicurezza, e all’incentivo di attività di collaborazione per la concreta attuazione della protezione dell'ambiente, costruendo un “senso comune” di rispetto dell'uomo e della natura. I materiali raccolti e rielaborati mediante l’ausilio di opportuni indicatori tecnico-scientifici offrono una documentazione completa e coerente sul rapporto complesso fra produzione industriale, vita civile e ambiente nel Vallo di Diano, essenziale dai punti di vista del controllo sanitario, del risanamento e della protezione ambientale. Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano 61 APPENDICE a) Schede Rilievo Indice di Funzionalità Fluviale Scheda I.F.F. T1 Bacino: Tanagro Località: Ponte Caiazzano (Padula) Larghezza alveo di morbida (metri): 3.5 Data: 25/10/2006 Corso d’acqua: Tanagro Tratto (metri): 700 Quota: 460 Foto N°: 2 Scheda N°: 25 Sponda Sx Dx 5 5 1 1 1 1 1) Stato del territorio circostante Colture stagionali in prevalenza e/o arativi misti e/o colture permanenti 2) Vegetazione presente nella fascia perifluviale primaria Costituita da specie arbustive non riparie o erbacea o assente 3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva Fascia di vegetazione perifluviale assente 4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva Interruzioni frequenti o solo erbacea continua e consolidata 5 Suolo nudo o vegetazione erbacea rada 1 5) Condizioni idriche dell'alveo Larghezza dell’alveo di morbida inferiore al triplo dell’alveo bagnato 20 6) Conformazione delle rive Con sottile strato erboso 5 5 7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici Alveo con grossi massi e/o vecchi tronchi stabilmente incassati o presenza di fasce di canneto o idrofite. 25 8) Erosione Solamente nelle curve e/o nelle strettoie 15 15 9) Sezione trasversale Naturale con lievi interventi artificiali 10 10) Fondo dell'alveo A tratti movibile 15 11) Raschi, pozze o meandri Meandri, raschi e pozze assenti, percorso raddrizzato (>25:1) 1 12 bis) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso laminare Periphyton discreto con scarsa copertura di macrofite tolleranti o scarsamente sviluppato con limitata copertura di macrofite tolleranti 10 Frammenti vegetali fibrosi e polposi 10 13) Detrito 14) Comunità macrobentonica Poco equilibrata e diversificata con prevalenza di taxa tolleranti all’inquinamento Punteggio totale Livello di funzionalità 5 124 128 III-IV III-IV 62 Appendice Scheda I.F.F. T2 Bacino: Tanagro Località: Ponte Cappuccini (Sassano) Larghezza alveo di morbida (metri): 3 Data: 25/10/2006 Foto N°: 1 Corso d’acqua: Tanagro Tratto (metri): 1000 Quota: 450 Scheda N°: 26 Sponda Sx Dx 5 5 1 1 1 1 5 5 1) Stato del territorio circostante Colture stagionali in prevalenza e/o arativi misti e/o colture permanenti 2) Vegetazione presente nella fascia perifluviale primaria Costituita da specie arbustive non riparie o erbacea o assente 3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva Fascia di vegetazione perifluviale assente 4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva Interruzioni frequenti o solo erbacea continua e consolidata 5) Condizioni idriche dell'alveo Larghezza dell’alveo di morbida inferiore al triplo dell’alveo bagnato 20 6) Conformazione delle rive Con sottile strato erboso 5 5 7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici Massi e/o rami presenti con deposito di sedimento, o canneto, o idrofite rade e poco estese 15 8) Erosione Solamente nelle curve e/o nelle strettoie 15 15 9) Sezione trasversale Naturale con lievi interventi artificiali 10 10) Fondo dell'alveo A tratti movibile 15 11) Raschi, pozze o meandri Lunghe pozze che separano corti raschi o viceversa, pochi meandri (15-25:1) 5 12 bis) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso laminare Periphyton scarsamente sviluppato e scarsa copertura di macrofite tolleranti 15 Frammenti polposi 5 13) Detrito 14) Comunità macrobentonica Sufficientemente diversificata ma con struttura alterata rispetto a quanto atteso Punteggio totale Livello di funzionalità 10 127 127 III-IV III-IV Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano 63 Scheda I.F.F. T3 Bacino: Tanagro Località: Ponte S. Giovanni (Sala Consilina) Larghezza alveo di morbida (metri): 5 Data: 23/10/2006 Scheda N°: 14 Corso d’acqua: Tanagro Tratto (metri): 2000 Quota: 450 Foto N°: 3 Sponda Sx Dx 1) Stato del territorio circostante Colture stagionali in prevalenza e/o arativi misti e/o colture permanenti 5 5 2bis) Vegetazione presente nella fascia perifluviale secondaria Presenza di formazioni arbustive riparie (saliceti arbustivi) e/o canneto 15 Costituita da specie arbustive non riparie o erbacea o assente 1 3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva Fascia di vegetazione perifluviale 5-30 m 15 Fascia di vegetazione perifluviale assente 1 4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva Fascia di vegetazione perifluviale senza interruzioni 20 Interruzioni frequenti o solo erbacea continua e consolidata 5 5) Condizioni idriche dell'alveo Alveo di morbida maggiore del triplo dell'alveo bagnato con fluttuazioni di portata a ritorno stagionale 15 6) Conformazione delle rive Con erbe e arbusti 15 Con sottile strato erboso 5 7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici Massi e/o rami presenti con deposito di sedimento, o canneto, o idrofite rade e poco estese 15 8) Erosione Molto evidente con rive scavate e franate o presenza di interventi artificiali 1 1 9) Sezione trasversale Naturale con lievi interventi artificiali 10 10) Fondo dell'alveo Facilmente movibile 5 11) Raschi, pozze o meandri Meandri, raschi e pozze assenti, percorso raddrizzato (>25:1) 1 12 bis) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso laminare Periphyton discreto con scarsa copertura di macrofite tolleranti o scarsamente sviluppato con limitata copertura di macrofite tolleranti 10 Frammenti polposi 5 13) Detrito 14) Comunità macrobentonica Poco equilibrata e diversificata con prevalenza di taxa tolleranti all’inquinamento 5 Punteggio totale 84 137 Livello di funzionalità IV III 64 Appendice Scheda I.F.F. T4 Bacino: Tanagro Località: Ponte Mesole (Sala Consilina) Larghezza alveo di morbida (metri): 10 Data: 23/10/2006 Scheda N°: 09 Corso d’acqua: Tanagro Tratto (metri): 1500 Quota: 450 Foto N°: 3 Sponda Sx Dx 1) Stato del territorio circostante Colture stagionali in prevalenza e/o arativi misti e/o colture permanenti 5 5 2bis) Vegetazione presente nella fascia perifluviale secondaria Presenza di formazioni arbustive riparie (saliceti arbustivi) e/o canneto 15 Costituita da specie arbustive non riparie o erbacea o assente 1 3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva Fascia di vegetazione perifluviale 5-30 m 15 Fascia di vegetazione perifluviale assente 1 4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva Fascia di vegetazione perifluviale senza interruzioni 20 Interruzioni frequenti o solo erbacea continua e consolidata 5 5) Condizioni idriche dell'alveo Larghezza dell’alveo di morbida inferiore al triplo dell’alveo bagnato 20 6) Conformazione delle rive Con erbe e arbusti 15 Con sottile strato erboso 5 7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici Massi e/o rami presenti con deposito di sedimento, o canneto, o idrofite rade e poco estese 15 8) Erosione Poco evidente e non rilevante 20 Molto evidente con rive scavate e franate o presenza di interventi artificiali 1 9) Sezione trasversale Artificiale con qualche elemento naturale 5 10) Fondo dell'alveo A tratti movibile 15 11) Raschi, pozze o meandri Meandri, raschi e pozze assenti, percorso raddrizzato (>25:1) 1 12 bis) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso laminare Periphyton discreto con scarsa copertura di macrofite tolleranti o scarsamente sviluppato con limitata copertura di macrofite tolleranti 10 Frammenti polposi 5 13) Detrito 14) Comunità macrobentonica Poco equilibrata e diversificata con prevalenza di taxa tolleranti all’inquinamento 5 Punteggio totale 94 166 Livello di funzionalità IV III Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano 65 Scheda I.F.F. T5 Bacino: Tanagro Località: Ponte Filo (Sala Consilina) Larghezza alveo di morbida (metri): 10 Data: 23/10/2006 Foto N°: 3 Corso d’acqua: Tanagro Tratto (metri): 1000 Quota: 450 Scheda N°: 08 Sponda Sx Dx 5 5 1 1 1 1 5 5 1) Stato del territorio circostante Colture stagionali in prevalenza e/o arativi misti e/o colture permanenti 2) Vegetazione presente nella fascia perifluviale primaria Costituita da specie arbustive non riparie o erbacea o assente 3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva Fascia di vegetazione perifluviale assente 4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva Interruzioni frequenti o solo erbacea continua e consolidata 5) Condizioni idriche dell'alveo Larghezza dell’alveo di morbida inferiore al triplo dell’alveo bagnato 20 6) Conformazione delle rive Con sottile strato erboso 5 5 7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici Massi e/o rami presenti con deposito di sedimento, o canneto, o idrofite rade e poco estese 15 8) Erosione Frequente con scavo delle rive e delle radici 5 5 9) Sezione trasversale Naturale con lievi interventi artificiali 10 10) Fondo dell'alveo A tratti movibile 15 11) Raschi, pozze o meandri Meandri, raschi e pozze assenti, percorso raddrizzato (>25:1) 1 12 bis) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso laminare Periphyton discreto con scarsa copertura di macrofite tolleranti o scarsamente sviluppato con limitata copertura di macrofite tolleranti 10 Frammenti vegetali riconoscibili e fibrosi 15 13) Detrito 14) Comunità macrobentonica Poco equilibrata e diversificata con prevalenza di taxa tolleranti all’inquinamento Punteggio totale Livello di funzionalità 5 113 113 III-IV IIIIV 66 Appendice Scheda I.F.F. T6 Bacino: Tanagro Località: Ponte Romano (Polla) Larghezza alveo di morbida (metri): 12 Data: 24/10/2006 Foto N°: 3 Corso d’acqua: Tanagro Tratto (metri): 300 Quota: 450 Scheda N°: 19 Sponda Sx Dx 1 1 1 1 1 1 5 5 1) Stato del territorio circostante Aree urbanizzate 2) Vegetazione presente nella fascia perifluviale primaria Costituita da specie arbustive non riparie o erbacea o assente 3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva Fascia di vegetazione perifluviale assente 4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva Interruzioni frequenti o solo erbacea continua e consolidata 5) Condizioni idriche dell'alveo Larghezza dell’alveo di morbida inferiore al triplo dell’alveo bagnato 20 6) Conformazione delle rive Con sottile strato erboso 5 5 7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici Massi e/o rami presenti con deposito di sedimento, o canneto, o idrofite rade e poco estese 15 8) Erosione Poco evidente e non rilevante 20 20 9) Sezione trasversale Naturale con lievi interventi artificiali 10 10) Fondo dell'alveo Facilmente movibile 5 11) Raschi, pozze o meandri Meandri, raschi e pozze assenti, percorso raddrizzato (>25:1) 1 12 bis) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso laminare Periphyton discreto con scarsa copertura di macrofite tolleranti o scarsamente sviluppato con limitata copertura di macrofite tolleranti 10 Frammenti vegetali fibrosi e polposi 10 13) Detrito 14) Comunità macrobentonica Poco equilibrata e diversificata con prevalenza di taxa tolleranti all’inquinamento Punteggio totale Livello di funzionalità 5 104 104 III-IV IIIIV Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano 67 Scheda I.F.F. T7 Bacino: Tanagro Località: Ponte Malaspina Larghezza alveo di morbida (metri): 8 Data: 24/10/2006 Corso d’acqua: Tanagro Tratto (metri): 2 Km. Quota: 450 Scheda N°: 21 Foto N°: 2 Sponda Sx Dx 5 5 1 1 1 1 5 5 1) Stato del territorio circostante Colture stagionali in prevalenza e/o arativi misti e/o colture permanenti 2) Vegetazione presente nella fascia perifluviale primaria Costituita da specie arbustive non riparie o erbacea o assente 3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva Fascia di vegetazione perifluviale assente 4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva Interruzioni frequenti o solo erbacea continua e consolidata 5) Condizioni idriche dell'alveo Larghezza dell’alveo di morbida inferiore al triplo dell’alveo bagnato 20 6) Conformazione delle rive Con sottile strato erboso 5 5 7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici Alveo di sedimenti sabbiosi privo di alghe o sagomature artificiali lisce a corrente uniforme 1 8) Erosione Poco evidente e non rilevante 20 20 9) Sezione trasversale Artificiale 1 10) Fondo dell'alveo Cementato 1 11) Raschi, pozze o meandri Meandri, raschi e pozze assenti, percorso raddrizzato (>25:1) 1 12 bis) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso laminare Periphyton scarsamente sviluppato e scarsa copertura di macrofite tolleranti 15 Frammenti polposi 5 13) Detrito 14) Comunità macrobentonica Poco equilibrata e diversificata con prevalenza di taxa tolleranti all’inquinamento 5 Punteggio totale 86 86 Livello di funzionalità IV IV 68 Appendice Scheda I.F.F. T8 Bacino: Tanagro Località: Ponte Giugliano – Vadonato (Padula) Larghezza alveo di morbida (metri): 8 Data: 25/10/2006 Foto N°: 21 Corso d’acqua: Tanagro Tratto (metri): 500 Quota: 500 Scheda N°: 23 Sponda Sx Dx 5 5 25 25 5 5 1) Stato del territorio circostante Colture stagionali in prevalenza e/o arativi misti e/o colture permanenti 2) Vegetazione presente nella fascia perifluviale primaria Presenza di formazioni arbustive riparie (saliceti arbustivi) e/o canneto 3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva Fascia di vegetazione perifluviale 1-5 m 4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva Fascia di vegetazione perifluviale senza interruzioni 20 Fascia di vegetazione perifluviale con interruzioni 10 5) Condizioni idriche dell'alveo Larghezza dell’alveo di morbida inferiore al triplo dell’alveo bagnato 20 6) Conformazione delle rive Con erbe e arbusti 15 15 7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici Massi e/o rami presenti con deposito di sedimento, o canneto, o idrofite rade e poco estese 15 8) Erosione Poco evidente e non rilevante 20 20 9) Sezione trasversale Naturale con lievi interventi artificiali 10 10) Fondo dell'alveo A tratti movibile 15 11) Raschi, pozze o meandri Lunghe pozze che separano corti raschi o viceversa, pochi meandri (15-25:1) 5 12 bis) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso laminare Periphyton scarsamente sviluppato e scarsa copertura di macrofite tolleranti 15 Frammenti vegetali fibrosi e polposi 10 13) Detrito 14) Comunità macrobentonica Poco equilibrata e diversificata con prevalenza di taxa tolleranti all’inquinamento 5 Punteggio totale 175 185 Livello di funzionalità III II-III Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano 69 Scheda I.F.F. C1-dx Bacino: Tanagro Località: Catassano (Montesano sulla Marcellana) Tratto (metri): 200 Larghezza alveo di morbida (metri): 4 Data: 25/10/2006 Foto N°: 6 Corso d’acqua: Torrente Porcile Quota: 500 Scheda N°: 22 Sponda Sx Dx 1) Stato del territorio circostante Prati, pascoli, boschi, pochi arativi ed incolti 20 20 30 30 15 15 20 20 2) Vegetazione presente nella fascia perifluviale primaria Presenza di formazioni arboree riparie 3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva Fascia di vegetazione perifluviale 5-30 m 4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva Fascia di vegetazione perifluviale senza interruzioni 5) Condizioni idriche dell'alveo Larghezza dell’alveo di morbida inferiore al triplo dell’alveo bagnato 20 6) Conformazione delle rive Con vegetazione arborea e/o massi 25 25 7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici Strutture di ritenzione libere e mobili con le piene o assenza di canneto o idrofite 5 8) Erosione Solamente nelle curve e/o nelle strettoie 15 15 9) Sezione trasversale Naturale 15 10) Fondo dell'alveo A tratti movibile 15 11) Raschi, pozze o meandri Presenti a distanze diverse e con successione irregolare ( 7-15:1) 20 12 bis) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso laminare Periphyton scarsamente sviluppato e scarsa copertura di macrofite tolleranti 15 Frammenti vegetali fibrosi e polposi 10 13) Detrito 14) Comunità macrobentonica Sufficientemente diversificata ma con struttura alterata rispetto a quanto atteso Punteggio totale Livello di funzionalità 10 235 235 II II 70 Appendice Scheda I.F.F. C2-dx Bacino: Tanagro Corso d’acqua: Calore Lucano Località: Fontanelle-Pezzalunga, di fronte rilievo Castaglione e cocuzzolo Panella, presso la confluenza tra Rio Freddo e fiume Calore Lucano (Buonabitacolo) Tratto (metri): 400 Larghezza alveo di morbida (metri): 30 Quota: 471 s.l.m. Data: 10-10-2005 Scheda N°: 01 Foto N°: 16 Sponda Sx Dx 1) Stato del territorio circostante Prati, pascoli, boschi, pochi arativi ed incolti 20 20 25 25 20 20 10 10 2) Vegetazione presente nella fascia perifluviale primaria Presenza di formazioni arbustive riparie (saliceti arbustivi) e/o canneto 3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva Fascia di vegetazione perifluviale > 30 m 4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva Fascia di vegetazione perifluviale con interruzioni 5) Condizioni idriche dell'alveo Alveo di morbida maggiore del triplo dell'alveo bagnato con fluttuazioni di portata a ritorno stagionale 15 6) Conformazione delle rive Con erbe e arbusti 15 15 7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici Strutture di ritenzione libere e mobili con le piene o assenza di canneto o idrofite 5 8) Erosione Solamente nelle curve e/o nelle strettoie 15 15 9) Sezione trasversale Naturale 15 10) Fondo dell'alveo A tratti movibile 15 11) Raschi, pozze o meandri Ben distinti, ricorrenti; rapporto tra distanza di raschi (o meandri) e larghezza dell’alveo bagnato pari a 5-7:1 25 12 bis) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso laminare Periphyton scarsamente sviluppato e scarsa copertura di macrofite tolleranti 15 Frammenti vegetali fibrosi e polposi 10 13) Detrito 14) Comunità macrobentonica Sufficientemente diversificata ma con struttura alterata rispetto a quanto atteso Punteggio totale Livello di funzionalità 10 215 215 II II Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano 71 Scheda I.F.F. C4-dx Bacino: Tanagro Località: Lanito (Sala Consilina) Larghezza alveo di morbida (metri): 2.5 Data: 11/10/2006 Foto N°: 4 Corso d’acqua: Tratto iniziale Fossato Maggiore Tratto (metri): 100 Quota: 460 s.l.m Scheda N°: 02 Sponda Sx Dx 5 5 25 25 5 5 10 10 1) Stato del territorio circostante Colture stagionali in prevalenza e/o arativi misti e/o colture permanenti 2) Vegetazione presente nella fascia perifluviale primaria Presenza di formazioni arbustive riparie (saliceti arbustivi) e/o canneto 3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva Fascia di vegetazione perifluviale 1-5 m 4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva Fascia di vegetazione perifluviale con interruzioni 5) Condizioni idriche dell'alveo Larghezza dell’alveo di morbida inferiore al triplo dell’alveo bagnato 20 6) Conformazione delle rive Con erbe e arbusti 15 15 7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici Alveo con grossi massi e/o vecchi tronchi stabilmente incassati o presenza di fasce di canneto o idrofite. 25 8) Erosione Poco evidente e non rilevante 20 20 9) Sezione trasversale Naturale con lievi interventi artificiali 10 10) Fondo dell'alveo A tratti movibile 15 11) Raschi, pozze o meandri Meandri, raschi e pozze assenti, percorso raddrizzato (>25:1) 1 12 bis) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso laminare Periphyton discreto con scarsa copertura di macrofite tolleranti o scarsamente sviluppato con limitata copertura di macrofite tolleranti 10 Frammenti vegetali fibrosi e polposi 10 13) Detrito 14) Comunità macrobentonica Ben strutturata e diversificata, ade guata alla tipologia fluviale 20 Punteggio totale 181 181 Livello di funzionalità II-III II-III 72 Appendice Scheda I.F.F. C6-dx Bacino: Tanagro Località: Vadonato (Padula) Larghezza alveo di morbida (metri): 4 Data: 25/10/2006 Corso d’acqua: Fontana Vallone (Tratto finale) Tratto (metri): 300 Quota: 500 Scheda N°: 24 Foto N°: 3 Sponda Sx Dx 5 5 1) Stato del territorio circostante Colture stagionali in prevalenza e/o arativi misti e/o colture permanenti 2) Vegetazione presente nella fascia perifluviale primaria Presenza di formazioni arbustive riparie (saliceti arbustivi) e/o canneto 25 Costituita da specie arbustive non riparie o erbacea o assente 1 3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva Fascia di vegetazione perifluviale 1-5 m 5 Fascia di vegetazione perifluviale assente 1 4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva Interruzioni frequenti o solo erbacea continua e consolidata 5 5 5) Condizioni idriche dell'alveo Larghezza dell’alveo di morbida inferiore al triplo dell’alveo bagnato 20 6) Conformazione delle rive Con erbe e arbusti 15 Con sottile strato erboso 5 7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici Massi e/o rami presenti con deposito di sedimento, o canneto, o idrofite rade e poco estese 15 8) Erosione Poco evidente e non rilevante 20 20 9) Sezione trasversale Naturale con lievi interventi artificiali 10 10) Fondo dell'alveo A tratti movibile 15 11) Raschi, pozze o meandri Lunghe pozze che separano corti raschi o viceversa, pochi meandri (15-25:1) 5 12 bis) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso laminare Periphyton discreto o scarsamente sviluppato con significativa copertura di macrofite tolleranti 5 Frammenti vegetali fibrosi e polposi 10 13) Detrito 14) Comunità macrobentonica Poco equilibrata e diversificata con prevalenza di taxa tolleranti all’inquinamento Punteggio totale Livello di funzionalità 5 122 160 III-IV III Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano 73 Scheda I.F.F. C7-dx Bacino: Tanagro Località: Canale destro Ponte Malaspina – Pantano (Polla) Larghezza alveo di morbida (metri): 5 Data: 24/10/2006 Foto N°: 2 Corso d’acqua: Tanagro Tratto (metri): 300 Quota: 450 Scheda N°: 18 Sponda Sx Dx 5 5 25 25 5 5 20 20 1) Stato del territorio circostante Colture stagionali in prevalenza e/o arativi misti e/o colture permanenti 2) Vegetazione presente nella fascia perifluviale primaria Presenza di formazioni arbustive riparie (saliceti arbustivi) e/o canneto 3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva Fascia di vegetazione perifluviale 1-5 m 4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva Fascia di vegetazione perifluviale senza interruzioni 5) Condizioni idriche dell'alveo Larghezza dell’alveo di morbida inferiore al triplo dell’alveo bagnato 20 6) Conformazione delle rive Con erbe e arbusti 15 15 7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici Massi e/o rami presenti con deposito di sedimento, o canneto, o idrofite rade e poco estese 15 8) Erosione Poco evidente e non rilevante 20 20 9) Sezione trasversale Naturale 15 10) Fondo dell'alveo A tratti movibile 15 11) Raschi, pozze o meandri Meandri, raschi e pozze assenti, percorso raddrizzato (>25:1) 1 12 bis) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso laminare Periphyton discreto con scarsa copertura di macrofite tolleranti o scarsamente sviluppato con limitata copertura di macrofite tolleranti 10 Frammenti polposi 5 13) Detrito 14) Comunità macrobentonica Ben strutturata e diversificata, ade guata alla tipologia fluviale 20 Punteggio totale 191 191 Livello di funzionalità II-III II-III 74 Appendice Scheda I.F.F. C8-dx Bacino: Tanagro Località: S. Antuono (Polla) Larghezza alveo di morbida (metri): 5 Data: 24/10/2006 Foto N°: 7 Corso d’acqua: Fossato S. Antuono Tratto (metri): 150 Quota: 450 Scheda N°: 27 Sponda Sx Dx 5 5 25 25 5 5 10 10 1) Stato del territorio circostante Colture stagionali in prevalenza e/o arativi misti e/o colture permanenti 2) Vegetazione presente nella fascia perifluviale primaria Presenza di formazioni arbustive riparie (saliceti arbustivi) e/o canneto 3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva Fascia di vegetazione perifluviale 1-5 m 4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva Fascia di vegetazione perifluviale con interruzioni 5) Condizioni idriche dell'alveo Larghezza dell’alveo di morbida inferiore al triplo dell’alveo bagnato 20 6) Conformazione delle rive Con erbe e arbusti 15 15 7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici Massi e/o rami presenti con deposito di sedimento, o canneto, o idrofite rade e poco estese 15 8) Erosione Solamente nelle curve e/o nelle strettoie 15 15 9) Sezione trasversale Naturale 15 10) Fondo dell'alveo A tratti movibile 15 11) Raschi, pozze o meandri Ben distinti, ricorrenti; rapporto tra distanza di raschi (o meandri) e larghezza dell’alveo bagnato pari a 5-7:1 25 12 bis) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso laminare Periphyton discreto o scarsamente sviluppato con significativa copertura di macrofite tolleranti 5 13) Detrito Frammenti vegetali fibrosi e polposi 10 14) Comunità macrobentonica Poco equilibrata e diversificata con prevalenza di taxa tolleranti all’inquinamento 5 Punteggio totale 185 185 Livello di funzionalità II-III II-III Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano 75 Scheda I.F.F. C9-dx Bacino: Tanagro Località: Ponte Mesole (Sala Consilina) Corso d’acqua: Fossato Maggiore Tratto (metri): 300 Larghezza alveo di morbida (metri): 3 Data: 23/10/2006 Foto N°: 2 Quota: 450 Scheda N°: 10 Sponda Sx Dx 5 5 25 25 5 5 10 10 1) Stato del territorio circostante Colture stagionali in prevalenza e/o arativi misti e/o colture permanenti 2) Vegetazione presente nella fascia perifluviale primaria Presenza di formazioni arbustive riparie (saliceti arbustivi) e/o canneto 3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva Fascia di vegetazione perifluviale 1-5 m 4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva Fascia di vegetazione perifluviale con interruzioni 5) Condizioni idriche dell'alveo Larghezza dell’alveo di morbida inferiore al triplo dell’alveo bagnato 20 6) Conformazione delle rive Con erbe e arbusti 15 15 7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici Alveo con grossi massi e/o vecchi tronchi stabilmente incassati o presenza di fasce di canneto o idrofite. 25 8) Erosione Poco evidente e non rilevante 20 20 9) Sezione trasversale Naturale 15 10) Fondo dell'alveo A tratti movibile 15 11) Raschi, pozze o meandri Meandri, raschi e pozze assenti, percorso raddrizzato (>25:1) 1 12 bis) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso laminare Periphyton discreto o scarsamente sviluppato con significativa copertura di macrofite tolleranti 5 Frammenti vegetali fibrosi e polposi 10 13) Detrito 14) Comunità macrobentonica Sufficientemente diversificata ma con struttura alterata rispetto a quanto atteso 10 Punteggio totale 181 181 Livello di funzionalità II-III II-III 76 Appendice Scheda I.F.F. C10-dx Bacino: Tanagro Località: Ponte Mesole (Sala Consilina) Larghezza alveo di morbida (metri): 1.5 Data: 23/10/2006 Foto N°: 4 Corso d’acqua: Lagno Taverne Tratto (metri): 300 Quota (m.s.l.m.): 450 Scheda N°: 11 Sponda Sx Dx 5 5 25 25 5 5 10 10 1) Stato del territorio circostante Colture stagionali in prevalenza e/o arativi misti e/o colture permanenti 2) Vegetazione presente nella fascia perifluviale primaria Presenza di formazioni arbustive riparie (saliceti arbustivi) e/o canneto 3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva Fascia di vegetazione perifluviale 1-5 m 4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva Fascia di vegetazione perifluviale con interruzioni 5) Condizioni idriche dell'alveo Larghezza dell’alveo di morbida inferiore al triplo dell’alveo bagnato 20 6) Conformazione delle rive Con erbe e arbusti 15 15 7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici Alveo con grossi massi e/o vecchi tronchi stabilmente incassati o presenza di fasce di canneto o idrofite. 25 8) Erosione Poco evidente e non rilevante 20 20 9) Sezione trasversale Naturale 15 10) Fondo dell'alveo A tratti movibile 15 11) Raschi, pozze o meandri Lunghe pozze che separano corti raschi o viceversa, pochi meandri (15-25:1) 5 12 bis) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso laminare Periphyton discreto o scarsamente sviluppato con significativa copertura di macrofite tolleranti 5 Frammenti vegetali fibrosi e polposi 10 13) Detrito 14) Comunità macrobentonica Sufficientemente diversificata ma con struttura alterata rispetto a quanto atteso 10 Punteggio totale 185 185 Livello di funzionalità II-III II-III Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano 77 Scheda I.F.F. C1-sx Bacino: Tanagro Località: Silla Fornace – giardini pubblici (Sassano) Larghezza alveo di morbida (metri): 6-20 m. Data: 11/10/2006 Foto N°: 2 Corso d’acqua: Tra Fiume Pantano e Lagno Casale Tratto (metri): 200 m. Quota (m.s.l.m.): 460 s.l.m. Scheda N°: 03 Sponda Sx Dx 1 1 1 1 1 1 5 5 1) Stato del territorio circostante Aree urbanizzate 2) Vegetazione presente nella fascia perifluviale primaria Costituita da specie arbustive non riparie o erbacea o assente 3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva Fascia di vegetazione perifluviale assente 4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva Interruzioni frequenti o solo erbacea continua e consolidata 5) Condizioni idriche dell'alveo Larghezza dell’alveo di morbida inferiore al triplo dell’alveo bagnato 20 6) Conformazione delle rive Con sottile strato erboso 5 5 7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici Alveo con grossi massi e/o vecchi tronchi stabilmente incassati o presenza di fasce di canneto o idrofite. 25 8) Erosione Poco evidente e non rilevante 20 20 9) Sezione trasversale Naturale con lievi interventi artificiali 10 10) Fondo dell'alveo A tratti movibile 15 11) Raschi, pozze o meandri Meandri, raschi e pozze assenti, percorso raddrizzato (>25:1) 1 12 bis) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso laminare Periphyton discreto con scarsa copertura di macrofite tolleranti o scarsamente sviluppato con limitata copertura di macrofite tolleranti 10 13) Detrito Frammenti polposi 5 14) Comunità macrobentonica Sufficientemente diversificata ma con struttura alterata rispetto a quanto atteso 10 Punteggio totale 129 129 Livello di funzionalità III III 78 Appendice Scheda I.F.F. C2-sx Bacino: Tanagro Località: Masseria Caggiano (Polla) Larghezza alveo di morbida (metri): 4 Data: 24/10/2006 Foto N°: 4 Corso d’acqua: Torrente Lacevo Tratto (metri): 200 Quota (m.s.l.m.): 440 Scheda N°: 20 Sponda Sx Dx 1) Stato del territorio circostante Prati, pascoli, boschi, pochi arativi ed incolti 20 Colture stagionali in prevalenza e/o arativi misti e/o colture permanenti 5 2) Vegetazione presente nella fascia perifluviale primaria Presenza di formazioni arboree riparie 30 Presenza di formazioni arbustive riparie (saliceti arbustivi) e/o canneto 25 3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva Fascia di vegetazione perifluviale 1-5 m 5 5 10 10 4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva Fascia di vegetazione perifluviale con interruzioni 5) Condizioni idriche dell'alveo Larghezza dell’alveo di morbida inferiore al triplo dell’alveo bagnato 20 6) Conformazione delle rive Con erbe e arbusti 15 15 7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici Alveo con grossi massi e/o vecchi tronchi stabilmente incassati o presenza di fasce di canneto o idrofite. 25 8) Erosione Poco evidente e non rilevante 20 20 9) Sezione trasversale Naturale 15 10) Fondo dell'alveo A tratti movibile 15 11) Raschi, pozze o meandri Lunghe pozze che separano corti raschi o viceversa, pochi meandri (15-25:1) 5 12 bis) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso laminare Periphyton discreto con scarsa copertura di macrofite tolleranti o scarsamente sviluppato con limitata copertura di macrofite tolleranti 10 Frammenti vegetali fibrosi e polposi 10 13) Detrito 14) Comunità macrobentonica Poco equilibrata e diversificata con prevalenza di taxa tolleranti all’inquinamento Punteggio totale Livello di funzionalità 5 205 165 II III Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano 79 Scheda I.F.F. C4-sx Bacino: Tanagro Località: Cavone (Atena Lucana) Larghezza alveo di morbida (metri): 10 Data: 24/10/2006 Foto N°: 3 Corso d’acqua: Torrente La Marza Tratto (metri): 200 Quota (m.s.l.m.): 450 Scheda N°: 15 Sponda Sx Dx 5 5 30 30 5 5 10 10 1) Stato del territorio circostante Colture stagionali in prevalenza e/o arativi misti e/o colture permanenti 2) Vegetazione presente nella fascia perifluviale primaria Presenza di formazioni arboree riparie 3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva Fascia di vegetazione perifluviale 1-5 m 4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva Fascia di vegetazione perifluviale con interruzioni 5) Condizioni idriche dell'alveo Larghezza dell’alveo di morbida inferiore al triplo dell’alveo bagnato 20 6) Conformazione delle rive Con erbe e arbusti 15 15 7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici Alveo con grossi massi e/o vecchi tronchi stabilmente incassati o presenza di fasce di canneto o idrofite. 25 8) Erosione Poco evidente e non rilevante 20 20 9) Sezione trasversale Naturale 15 10) Fondo dell'alveo A tratti movibile 15 11) Raschi, pozze o meandri Meandri, raschi e pozze assenti, percorso raddrizzato (>25:1) 1 12 bis) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso laminare Periphyton discreto con scarsa copertura di macrofite tolleranti o scarsamente sviluppato con limitata copertura di macrofite tolleranti 10 Frammenti vegetali fibrosi e polposi 10 13) Detrito 14) Comunità macrobentonica Sufficientemente diversificata ma con struttura alterata rispetto a quanto atteso 10 Punteggio totale 191 191 Livello di funzionalità II-III II-III 80 Appendice Scheda I.F.F. C5-sx Bacino: Tanagro Località: Nei pressi di località “Secchia”, a nord ovest (Sassano). Larghezza alveo di morbida (metri): 7 Data: 18/10/2006 Foto N°: 6 Corso d’acqua: Torrente Zia Francesca Tratto (metri): 50 Quota (m.s.l.m.): 490 Scheda N°: 04 Sponda Sx Dx 1) Stato del territorio circostante Aree urbanizzate 1 1 1 1 2bis) Vegetazione presente nella fascia perifluviale secondaria Costituita da specie arbustive non riparie o erbacea o assente 3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva Fascia di vegetazione perifluviale 1-5 m 5 Fascia di vegetazione perifluviale assente 1 4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva Interruzioni frequenti o solo erbacea continua e consolidata 5 Suolo nudo o vegetazione erbacea rada 1 5) Condizioni idriche dell'alveo Alveo di morbida maggiore del triplo dell'alveo bagnato con fluttuazioni di portata a ritorno stagionale 15 6) Conformazione delle rive Con sottile strato erboso 5 Rive nude 1 7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici Massi e/o rami presenti con deposito di sedimento, o canneto, o idrofite rade e poco estese 15 8) Erosione Molto evidente con rive scavate e franate o presenza di interventi artificiali 1 1 9) Sezione trasversale Artificiale con qualche elemento naturale 5 10) Fondo dell'alveo Diversificato e stabile 25 11) Raschi, pozze o meandri Meandri, raschi e pozze assenti, percorso raddrizzato (>25:1) 1 12 bis) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso laminare Periphyton scarsamente sviluppato e scarsa copertura di macrofite tolleranti 15 Frammenti vegetali fibrosi e polposi 10 13) Detrito 14) Comunità macrobentonica Poco equilibrata e diversificata con prevalenza di taxa tolleranti all’inquinamento Punteggio totale Livello di funzionalità 5 109 97 III-IV IV Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano 81 Scheda I.F.F. C7-sx Bacino: Tanagro Località: Pantano (Sassano) Larghezza alveo di morbida (metri): 20 Data: 18/10/2006 Foto N°: 3 Corso d’acqua: Canale Zia Francesca Tratto (metri): 3000 Quota (m.s.l.m.): 460 Scheda N°: 05 Sponda Sx Dx 1) Stato del territorio circostante Colture stagionali in prevalenza e/o arativi misti e/o colture permanenti 5 Aree urbanizzate 1 2) Vegetazione presente nella fascia perifluviale primaria Costituita da specie arbustive non riparie o erbacea o assente 1 1 1 1 1 1 3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva Fascia di vegetazione perifluviale assente 4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva Suolo nudo o vegetazione erbacea rada 5) Condizioni idriche dell'alveo Alveo di morbida maggiore del triplo dell'alveo bagnato con fluttuazioni di portata a ritorno stagionale 15 6) Conformazione delle rive Con sottile strato erboso 5 5 7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici Alveo con grossi massi e/o vecchi tronchi stabilmente incassati o presenza di fasce di canneto o idrofite. 25 8) Erosione Poco evidente e non rilevante 20 20 9) Sezione trasversale Naturale con lievi interventi artificiali 10 10) Fondo dell'alveo Diversificato e stabile 25 11) Raschi, pozze o meandri Meandri, raschi e pozze assenti, percorso raddrizzato (>25:1) 1 12 bis) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso laminare Periphyton spesso e/o elevata copertura di macrofite tolleranti 1 Frammenti polposi 5 13) Detrito 14) Comunità macrobentonica Poco equilibrata e diversificata con prevalenza di taxa tolleranti all’inquinamento Punteggio totale Livello di funzionalità 5 116 120 III-IV III 82 Appendice Scheda I.F.F. C8-sx Bacino: Tanagro Località: Varco Notar Ercole – Ponte Lavarelli (Sassano) Larghezza alveo di morbida (metri): 10 Data: 18/10/2006 Foto N°: 3 Corso d’acqua: Fiume Pantano Tratto (metri): 1600 Quota (m.s.l.m.): 460 Scheda N°: 06 Sponda Sx Dx 5 5 25 25 5 5 5 5 1) Stato del territorio circostante Colture stagionali in prevalenza e/o arativi misti e/o colture permanenti 2) Vegetazione presente nella fascia perifluviale primaria Presenza di formazioni arbustive riparie (saliceti arbustivi) e/o canneto 3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva Fascia di vegetazione perifluviale 1-5 m 4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva Interruzioni frequenti o solo erbacea continua e consolidata 5) Condizioni idriche dell'alveo Larghezza dell’alveo di morbida inferiore al triplo dell’alveo bagnato 20 6) Conformazione delle rive Con erbe e arbusti 15 15 7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici Alveo con grossi massi e/o vecchi tronchi stabilmente incassati o presenza di fasce di canneto o idrofite. 25 8) Erosione Poco evidente e non rilevante 20 20 9) Sezione trasversale Naturale con lievi interventi artificiali 10 10) Fondo dell'alveo A tratti movibile 15 11) Raschi, pozze o meandri Meandri, raschi e pozze assenti, percorso raddrizzato (>25:1) 1 12 bis) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso laminare Periphyton spesso e/o elevata copertura di macrofite tolleranti 1 Frammenti polposi 5 13) Detrito 14) Comunità macrobentonica Poco equilibrata e diversificata con prevalenza di taxa tolleranti all’inquinamento Punteggio totale Livello di funzionalità 5 157 157 III III Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano 83 Scheda I.F.F. C9-sx Bacino: Tanagro Località: Varco Notar Ercole (Sassano) Larghezza alveo di morbida (metri): 3 Data: 18/10/2006 Foto N°: 4 Corso d’acqua: Fiume Pantano (canale destro fiume Pantano) Tratto (metri): 300 Quota (m.s.l.m.): 460 Scheda N°: 07 Sponda Sx Dx 5 5 1 1 1 1 1 1 1) Stato del territorio circostante Colture stagionali in prevalenza e/o arativi misti e/o colture permanenti 2) Vegetazione presente nella fascia perifluviale primaria Costituita da specie arbustive non riparie o erbacea o assente 3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva Fascia di vegetazione perifluviale assente 4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva Suolo nudo o vegetazione erbacea rada 5) Condizioni idriche dell'alveo Larghezza dell’alveo di morbida inferiore al triplo dell’alveo bagnato 20 6) Conformazione delle rive Rive nude 1 1 7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici Massi e/o rami presenti con deposito di sedimento, o canneto, o idrofite rade e poco estese 15 8) Erosione Molto evidente con rive scavate e franate o presenza di interventi artificiali 1 1 9) Sezione trasversale Naturale con lievi interventi artificiali 10 10) Fondo dell'alveo Facilmente movibile 5 11) Raschi, pozze o meandri Meandri, raschi e pozze assenti, percorso raddrizzato (>25:1) 1 12 bis) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso laminare Periphyton spesso e/o elevata copertura di macrofite tolleranti 1 Frammenti vegetali fibrosi e polposi 10 13) Detrito 14) Comunità macrobentonica Poco equilibrata e diversificata con prevalenza di taxa tolleranti all’inquinamento 5 Punteggio totale 77 77 Livello di funzionalità IV IV 84 Appendice Scheda I.F.F. C10-sx Bacino: Tanagro Località: Fossa, nei pressi di Ponti di mezzo (S. Arsenio) Larghezza alveo di morbida (metri): 2 Data: 24/10/2006 Foto N°: 5 Corso d’acqua: Torrente Lacevo Tratto (metri): 200 Quota (m.s.l.m.): 450 Scheda N°: 16 Sponda Sx Dx 1) Stato del territorio circostante Colture stagionali in prevalenza e/o arativi misti e/o colture permanenti 5 Aree urbanizzate 1 2) Vegetazione presente nella fascia perifluviale primaria Presenza di formazioni arbustive riparie (saliceti arbustivi) e/o canneto 25 25 5 5 10 10 3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva Fascia di vegetazione perifluviale 1-5 m 4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva Fascia di vegetazione perifluviale con interruzioni 5) Condizioni idriche dell'alveo Larghezza dell’alveo di morbida inferiore al triplo dell’alveo bagnato 20 6) Conformazione delle rive Con erbe e arbusti 15 15 7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici Alveo con grossi massi e/o vecchi tronchi stabilmente incassati o presenza di fasce di canneto o idrofite. 25 8) Erosione Poco evidente e non rilevante 20 20 9) Sezione trasversale Naturale 15 10) Fondo dell'alveo Facilmente movibile 5 11) Raschi, pozze o meandri Meandri, raschi e pozze assenti, percorso raddrizzato (>25:1) 1 12 bis) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso laminare Periphyton discreto con scarsa copertura di macrofite tolleranti o scarsamente sviluppato con limitata copertura di macrofite tolleranti 10 Frammenti polposi 5 13) Detrito 14) Comunità macrobentonica Poco equilibrata e diversificata con prevalenza di taxa tolleranti all’inquinamento 5 Punteggio totale 162 166 Livello di funzionalità III III Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano 85 Scheda I.F.F. C11-sx Bacino: Tanagro Località: La Torre (S.Arsenio) Larghezza alveo di morbida (metri): 3 Data: 24/10/2006 Foto N°: 11 Corso d’acqua: Canale sinistro Torrente Lacevo Tratto (metri): 100 Quota (m.s.l.m.): 445 Scheda N°: 17 Sponda Sx Dx 5 5 1 1 5 5 5 5 1) Stato del territorio circostante Colture stagionali in prevalenza e/o arativi misti e/o colture permanenti 2) Vegetazione presente nella fascia perifluviale primaria Costituita da specie arbustive non riparie o erbacea o assente 3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva Fascia di vegetazione perifluviale 1-5 m 4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva Interruzioni frequenti o solo erbacea continua e consolidata 5) Condizioni idriche dell'alveo Larghezza dell’alveo di morbida inferiore al triplo dell’alveo bagnato 20 6) Conformazione delle rive Con sottile strato erboso 5 5 7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici Massi e/o rami presenti con deposito di sedimento, o canneto, o idrofite rade e poco estese 15 8) Erosione Poco evidente e non rilevante 20 20 9) Sezione trasversale Naturale 15 10) Fondo dell'alveo A tratti movibile 15 11) Raschi, pozze o meandri Meandri, raschi e pozze assenti, percorso raddrizzato (>25:1) 1 12 bis) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso laminare Periphyton discreto o scarsamente sviluppato con significativa copertura di macrofite tolleranti 5 Detrito anaerobico 1 13) Detrito 14) Comunità macrobentonica Assenza di una comunità strutturata, presenza di pochi taxa tutti piuttosto tolleranti all’inquinamento Punteggio totale Livello di funzionalità 1 114 III-IV 114 IIIIV 86 Appendice Scheda I.F.F. C12-sx Bacino: Tanagro Corso d’acqua: Lagno del Termine Località: Codaglione (Sala Consilina) Tratto (metri): 700 Larghezza alveo di morbida (metri): 8 Quota (m.s.l.m.): 450 Data: 23/10/2006 Scheda N°: 12 Foto N°: 7 Sponda Sx Dx 1) Stato del territorio circostante Colture stagionali in prevalenza e/o arativi misti e/o colture permanenti 5 5 2) Vegetazione presente nella fascia perifluviale primaria Presenza di formazioni arbustive riparie (saliceti arbustivi) e/o canneto 25 Costituita da specie arbustive non riparie o erbacea o assente 1 3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva Fascia di vegetazione perifluviale 1-5 m 5 Fascia di vegetazione perifluviale assente 1 4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva Fascia di vegetazione perifluviale senza interruzioni 20 Suolo nudo o vegetazione erbacea rada 1 5) Condizioni idriche dell'alveo Larghezza dell’alveo di morbida inferiore al triplo dell’alveo bagnato 20 6) Conformazione delle rive Con erbe e arbusti 15 Rive nude 1 7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici Massi e/o rami presenti con deposito di sedimento, o canneto, o idrofite rade e poco estese 15 8) Erosione Poco evidente e non rilevante 20 Molto evidente con rive scavate e franate o presenza di interventi artificiali 1 9) Sezione trasversale Naturale 15 10) Fondo dell'alveo A tratti movibile 15 11) Raschi, pozze o meandri Meandri, raschi e pozze assenti, percorso raddrizzato (>25:1) 1 12 bis) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso laminare Periphyton discreto con scarsa copertura di macrofite tolleranti o scarsamente sviluppato con limitata copertura di macrofite tolleranti 10 Frammenti vegetali fibrosi e polposi 10 13) Detrito 14) Comunità macrobentonica Sufficientemente diversificata ma con struttura alterata rispetto a quanto atteso 10 Punteggio totale 186 106 Livello di funzionalità II-III IIIIV Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano 87 Scheda I.F.F. C13-sx Bacino: Tanagro Località: Ponte S. Giovanni (Sala Consilina) Larghezza alveo di morbida (metri): 2 Data: 23/10/2006 Corso d’acqua: canale sinistro Tanagro Tratto (metri): 300 Quota (m.s.l.m.): 450 Foto N°: 6 Scheda N°: 13 Sponda Sx Dx 5 5 25 25 5 5 10 10 1) Stato del territorio circostante Colture stagionali in prevalenza e/o arativi misti e/o colture permanenti 2) Vegetazione presente nella fascia perifluviale primaria Presenza di formazioni arbustive riparie (saliceti arbustivi) e/o canneto 3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva Fascia di vegetazione perifluviale 1-5 m 4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva Fascia di vegetazione perifluviale con interruzioni 5) Condizioni idriche dell'alveo Larghezza dell’alveo di morbida inferiore al triplo dell’alveo bagnato 20 6) Conformazione delle rive Con erbe e arbusti 15 15 7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici Massi e/o rami presenti con deposito di sedimento, o canneto, o idrofite rade e poco estese 15 8) Erosione Poco evidente e non rilevante 20 20 9) Sezione trasversale Naturale 15 10) Fondo dell'alveo Diversificato e stabile 25 11) Raschi, pozze o meandri Meandri, raschi e pozze assenti, percorso raddrizzato (>25:1) 1 12 bis) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso laminare Periphyton discreto con scarsa copertura di macrofite tolleranti o scarsamente sviluppato con limitata copertura di macrofite tolleranti 10 Frammenti vegetali fibrosi e polposi 10 13) Detrito 14) Comunità macrobentonica Sufficientemente diversificata ma con struttura alterata rispetto a quanto atteso 10 Punteggio totale 186 186 Livello di funzionalità II-III II-III 88 Appendice b) Schede Rilievo Degrado Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano 89 90 Appendice Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano 91 92 Appendice Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano 93 94 Appendice Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano 95 96 Appendice Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano 97 98 Appendice Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano 99 100 Appendice Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano 101 102 Appendice Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano 103 104 Appendice Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano 105 Bibliografia Amore O. F., Ciampo G., Morabito S., Ruggiero E., Santini U., Sgrosso I. (2003) – Datazione biostratigrafica ed inquadramento regionale di alcuni depositi miocenici discordanti dell’Appennino campano-lucano. FIST – Geoitalia 2003, Riassunti, 286-288. Agenzia Regionale Protezione Ambientale Campania (2005) - Piano Regionale di Bonifica dei siti inquinati della Regione Campania, 179 pp, Napoli. Ascione A., Cinque A., Santangelo N., Tozzi M. (1992) - Il bacino del Vallo di Diano e la tettonica trascorrente plio-quaternaria: nuovi vincoli cronologici e cinematici. Studi Geologici Camerti, Volume Speciale 1992/1, 201-208. Celico P., De Innocentis M., Molinaro A., (1991) - Circolazione idrica sotterranea nella piana del Vallo di Diano (SA). Atti 1° Convegno Nazionale dei giovani Ricercatori in Geologia Applicata, in “Ricerca Scientifica ed Educazione Permanente”, Suppl., 93, 277-285. 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Acquifero: in idrologia, strato di roccia porosa in grado di immagazzinare, filtrare e cedere acqua; se i pori di una roccia sono in comunicazione, è possibile inoltre la migrazione dell'acqua attraverso la roccia stessa. Un acquifero si dice confinato quando è sormontato da uno strato di roccia impermeabile, e non può essere pertanto raggiunto dalla percolazione di acque superficiali; esistono pochi acquiferi veramente confinati, poiché una certa infiltrazione d'acqua esterna avviene quasi sempre, seppure in lunghi intervalli di tempo. Un acquifero è detto freatico se la superficie superiore, o tavola d'acqua, è aperta alla percolazione dal suolo. Di solito le rocce porose che ospitano gli acquiferi sono costituite da arenarie e calcari. Anastomizzato: tratto fluviale nel quale la corrente fluisce attraverso piccoli canali interconnessi e divisi da barre o soglie. Arenaria: roccia sedimentaria costituita da granuli di sabbia, prevalentemente di quarzo, legati da silice, carbonato di calcio o ossido di ferro. Benthos: flora e fauna che vive sul fondo del mare o dei laghi. Gli organismi bentonici posso essere capaci di camminare, strisciare o scavare cunicoli o essere fissati al fondo. Biotico: aggettivo che caratterizza i fenomeni o gli elementi presenti entro un ecosistema legati alla vita. Biotico ovvero "relativo agli esseri viventi". Carsismo: attività chimica dell'acqua su rocce calcaree e gessose a opera di precipitazioni rese leggermente acide dall’anidride carbonica presente nell’atmosfera. Cementazione: processo chimico che compatta i frammenti. Consiste nel riempimento dei vuoti mediante il carbonato di calcio (CaCO3) e l'ossido di silice (SiO2). Se si ha la cementazione con il carbonato di calcio si ottengono rocce calcaree; con l'ossido di silice si ottengono rocce siliciche. Clasto: frammento di roccia o di minerale ottenuto per disgregazione da un'altra roccia preesistente, ed in particolare si riferisce a frammenti che 110 Glossario cementandosi gli uni con gli altri vanno a creare delle altre rocce, dette brecce. Conoide: deposito alluvionale di sabbia e ghiaia, a forma di ventaglio aperto verso valle, che si forma quando un corso d'acqua, generalmente di carattere torrentizio, sbocca da una valle relativamente stretta e ripida, in una valle principale di pendenza più dolce. Cretacico: terzo (135 milioni di anni fa) e ultimo periodo dell'era mesozoica (65 milioni di anni fa) ed ha una durata di circa 70 milioni di anni. Debris flow: fenomeno (colate detritiche) che consiste nel trasporto di materiale solido da parte di un fluido, ad esempio una colata di fango causata da una frana che va a finire in un corso d'acqua. Dolina: parola di origine slava che significa valle, è, appunto, un avvallamento a forma di imbuto, che, se profondo, è caratterizzato da un clima particolare. Dolomia: roccia sedimentaria carbonatica costituita principalmente dal minerale dolomite, chimicamente un carbonato doppio di calcio e magnesio. Ecosistema: area delimitata naturalmente costituita da una comunità biologica e dall' ambiente fisico circostante. Eteropia: fenomeno per il quale rocce della stessa età hanno diversa facies a causa del diverso ambiente sedimentario e modo con cui si sono formate. Eutrofizzazione: l’eutrofizzazione è un fenomeno connesso all’eccessivo apporto di sostanze nutrienti, in particolare sali di N e P, nelle acque di laghi o mari chiusi, che provoca un’abnorme proliferazione di vegetazione sommersa. Facies: corpo di una roccia con specifiche caratteristiche e si riferisce ad una roccia ben determinata, che si è formata sotto in particolari condizioni, riflettendo il suo particolare ambiente di formazione. Il termine facies descrive le caratteristiche litologiche, paleontologiche e petrografiche di una roccia. Faglia: è una frattura (planare o non planare) della roccia che mostra evidenze di movimento relativo tra le due masse rocciose da essa divise. La superficie lungo cui si è verificata la frattura si chiama “superficie di faglia” oppure “piano di faglia”. Falda acquifera: l'acqua che circola nel sottosuolo. Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano 111 Fault-line scarp: la scarpata di linea di faglia è un lineamento che si individua per processi morfoselettivi (diversa grado di erosione di due masse litologiche a contatto). Flysch: deposito di elevato spessore costituito da materiale detritico (sia terrigeno che carbonatico o misto) sedimentato da correnti di densità (torbide) durante il movimento delle torbide stesse in un bacino di avanfossa. Glacis: in geomorfologia è una superficie debolmente inclinata, di raccordo tra i versanti montuosi e il fondovalle fluviale, formatasi con il deposito di detriti alluvionali o di erosione in roccia (pediment). Golena: terreno compreso tra gli argini del fiume, invaso dalle acque in periodi di piena. Isotopo: atomo dello stesso elemento chimico, e quindi con lo stesso numero atomico, ma con differente numero di massa, e quindi massa atomica. La differenza delle masse è dovuta a un diverso numero di neutroni presenti nel nucleo dell'atomo. Lamellibranco: classe Bivalva dei molluschi che comprende cozze, ostriche, pettini ecc., ed è caratterizzata lateralmente da due paia di conchiglie esterne calcaree (bivalve). Marna: roccia sedimentaria costituita da calcare e argilla in parti uguali. Con il variare dei rapporti tra queste due componenti si hanno: calcari marnosi, marne calcaree e argille marnose. Paleosuperficie: paesaggio caratterizzato da un grado di maturità relativamente elevato (pendenze ridotte: versanti di faglia ridotti fino a pendenze inferiori ai 15° - 20°; ampiezza del rilievo di poche centinaia di metri). Pelite: roccia derivata da un originario sedimento fangoso avente granulometria minore di 1/16 di mm, composto prevalentemente di minerali della famiglia delle argille. Pliocene: epoca geologica compresa tra 5,3 e 1,8 milioni di anni dal presente, con abbondante fauna. Sanidino: minerale, feldspato alcalino. Si presenta in cristalli prismatici o tabulari, spesso geminati. È biancastro o incolore, con stria bianca. Si trova in molte rocce vulcaniche, tra cui trachiti e rioliti. Tefrostratigrafia: branca della vulcanologia, mediante la quale è possibile ricostruire l’attività vulcanica da antiche “aree sorgenti” e, sfruttando la possibilità di datare il singolo livello piroclastico. Gruppo di lavoro Area sviluppo progetti: Azzato Antonello Barbone Silvia Becheri Emilio Becheri Giacomo Billi Sandro Cocilova Maurizio De la Feld Gianpiero Gambassi Roberto Iannario Maria Iannibelli Antonietta Picilli Pierluigi Russo Michela Sommese Antonio Vitale Carmine Comunicazione: Breglia Carmela Medici Salvatore Picarelli Ugo Segreteria organizzativa e monitoraggio: Martello Luigina Menna Pamela Uffici: Viale Certosa, 1 - 84034 Padula (Sa) tel. 0975.778622 . fax 0975.778866 e-mail: [email protected] sito web: www.dianosostenibile.it