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Pubblicazione
L’immagine inserita all’interno della copertina è stata realizzata grazie a un’idea di: Vitale e Calì
Finito di stampare nel mese di ottobre 2007
Grafiche ZACCARA - Lagonegro – 0973 41300
Coordinamento scientifico - Emilio Becheri – Mercury S.r.l.
Ambiti tematici - Gianpiero de la Feld – ENCO S.r.l.
Linea grafica - Ugo Picarelli – Leader S.a.s.
Responsabile di progetto – Pierluigi Picilli
Testi a cura di Carmine Vitale
Supervisione Maria Iannario
Elaborazioni G.I.S. Antonello Azzato
Responsabile PI G.A.C. “Certosa di Padula“ – Vincenzo Russo
Responsabile Misura 2.3 – Nadia Murolo
Direzione attività e Resp. del Procedimento – Michele Rienzo
Coordinamento – Tiziana Medici
Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano
3
Prefazione
Introduzione
I
L’Indice di Funzionalità Fluviale
1.1 Cenni sulla storia dell’I.F.F.
1.2 Ambito di applicazione dell’I.F.F.
1.3 Metodologia
1.4 La Scheda I.F.F.
II
Inquadramento territoriale
2.1 Caratteri geomorfologici
2.2 Caratteri geologici
2.3 Caratteri idrogeologici
2.4 Idrografia
2.5 Clima e paleoclima
III
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8
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11
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21
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31
Monitoraggio ambientale
3.1 Dati ed elaborazioni originali sull’IFF
3.1.1
3.1.2
3.1.3
I gruppi funzionali
Gli indicatori di funzionalità fluviale
Rilevamento dei siti inquinati
3.2 Considerazioni conclusive
Appendice
Bibliografia
Siti web consultati
Glossario
35
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41
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56
4
Prefazione
PREFAZIONE
La questione ambientale è venuta alla ribalta e, in un progressivo
crescendo, si può dire oramai costituisca argomento costante di
trattazione dei media, delle rubrica della politica e finanche delle
conversazioni dell’uomo di strada, non più quindi esclusiva prerogativa di
pochi addetti ai lavori, di scienziati o ambientalisti. Per tanti essa
corrisponde agli emergenti mutamenti climatici, anche se per alcuni
comprende aspetti quali la perdita di biodiversità, il depauperamento delle
risorse naturali, la insostenibilità dello sviluppo, ecc; di fatto riempie le
pagine dei quotidiani, diviene il tema centrale di film, attiva controversie,
e talvolta intese, tra paesi, comunità, parti sociali.
Sebbene sulla questione ambientale aumentino la quantità e la qualità
delle informazioni e delle comunicazioni, non si riscontra altresì una
maggiore comprensione e consapevolezza diffusa; e d’altro canto, a fronte
dell’irriducibile complessità sistemica intesa come “interrelazioni plurime
tra gli innumerevoli elementi costituenti”, che caratterizza la questione
ambientale, si tende a privilegiare la pragmaticità a discapito della
rigorosità scientifica, con i prevedibili conseguenti esiti.
Da ciò, quindi, si riconosce più che mai la necessità di utilizzare strumenti
ed approcci di supporto alle valutazioni sull’ambiente ed alle scelte in
grado di consentire trasposizione e sintesi delle informazioni tali da
assicurarne la migliore intelligibilità e fruibilità.
Questa pubblicazione punta proprio a fornire una base conoscitiva di
elevata comprensione e utilità indagando in modo strutturato ed organico
gli ambiti fluviali ed i siti inquinati insistenti nell’ambito del
comprensorio vasto del Vallo di Diano.
L’auspicio è chiaramente che possa stimolare e supportare l’attuazione di
politiche, piani, programmi e progetti coerenti, fortemente ed
efficacemente orientanti allo sviluppo sostenibile, in favore e a beneficio
dell’ambiente e delle comunità.
Dott. Giancarlo Chiavazzo
Responsabile Scientifico
Legambiente Campania Onlus
Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano
5
INTRODUZIONE
Le attività economiche e i processi antropici causano spesso dei problemi
ambientali, a valle dei quali, è possibile individuare le modificazioni a
tutti i livelli, dovute alle continue sollecitazioni umane. Il mutarsi dello
stato della natura comporta, sia sul sistema antropico che naturale, impatti
per lo più negativi e devianti dai “modelli di sostenibilità”, per cui, è
necessario mettere in campo delle azioni per la soluzione e/o mitigazione
di eventuali criticità.
La ricerca presentata in questa pubblicazione, rappresenta un referencebook per le caratteristiche geomorfologiche, geologiche, idrogeologiche,
idriche, climatiche e paleoclimatiche del Vallo di Diano; una base
conoscitiva sulla salute complessiva dell’ambiente fluviale, e ancor più,
una proposta metodologica di acquisizione ed elaborazione di alcuni
indicatori ambientali, da far condividere alle istituzioni ed associazioni
locali, per poi immetterli nella banca dati del Sistema Informativo
Territoriale della Comunità Montana Vallo di Diano.
Per il perseguimento di tale obiettivo, per la parte pianeggiante del Vallo
di Diano, si è determinato su circa 18 km di rete fluviale, l’Indice di
Funzionalità Fluviale (I.F.F.), metodologia che rileva i segni che
caratterizzano le dinamiche funzionali degli ambienti fluviali,
caratterizzando, inoltre, le situazioni di degrado ambientale (acque e suoli
potenzialmente inquinati) incontrate durante il rilevamento sul campo.
Attraverso il monitoraggio ambientale effettuato, viene verificato lo stato
reale di conservazione degli ecosistemi fluviali e le tendenze dinamiche in
atto, per poter così accertare la validità delle misure gestionali adottate e
l’idoneità degli interventi indirizzati al conseguimento degli obiettivi di
conservazione delle risorse naturali e di tutela della biodiversità. La
mappatura delle aree con livello e giudizio di funzionalità fluviale
rappresenta, insieme ai dati Microbiologici e quelli dell’Indice Biologico
Esteso (I.B.E.) in continuo aggiornamento dall’ Agenzia Regionale
Protezione Ambientale Campania (A.R.P.A.C.), un quadro esaustivo di
riferimento strategico, riguardante lo stato di qualità delle acque
superficiali, rispetto alla Direttiva 2000/60/CE che istituisce un quadro
per l'azione comunitaria in materia di acque per il loro stato ottimale.
Per la realizzazione del presente lavoro, si è avvalsi della preziosa
collaborazione della durata di 250 ore, del tirocinante Marco Calì, dottore
in Valutazione e Controllo Ambientale presso la Facoltà di Scienze MM.
FF. NN. dell’Università degli Studi di Salerno, frequentatore del Master
di primo livello in Monitoraggio Ambientale dell’Università Parthenope
6
Introduzione
di Napoli, affidato alle attività del progetto “Sviluppo Sostenibile nella
Filiera Turistico Culturale”, dalla Comunità Montana Vallo di Diano.
Tale contributo (con allegato il Cd-rom contenente ulteriori elaborazioni),
diretto al miglioramento della conoscenza dell’ambiente locale, si colloca
tra le azioni strategiche dell’Ente montano, miranti a perseguire la
conservazione e tutela degli ecosistemi, la salute delle popolazioni e l’uso
razionale del suolo, nell’ottica di uno sviluppo sostenibile ed
ecocompatibile del comprensorio Vallo di Diano.
Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano
7
I
L’INDICE DI FUNZIONALITA’ FLUVIALE
1.1
Cenni sulla storia dell’I.F.F.
1
L’Indice di Funzionalità Fluviale (I.F.F.), è da considerarsi un vero e
proprio indicatore di sostenibilità ambientale, che permette di estendere
l’indagine analitica dei vari comparti ambientali all’intero sistema
fluviale, divenendo uno strumento utile ai fini della programmazione per
interventi di ripristino di tale ecosistema. Tale indice deriva dal Riparian
Channel Environmental Inventory (RCE-I), metodo di inventario per
definire le caratteristiche ecologiche dei corsi d’acqua svedesi, ideato da
R.C. Petersen nel 1992, con lo scopo di cercare informazioni ecologiche e
capire lo stato degli alvei e delle fasce riparie dei corsi d'acqua svedesi. Il
metodo venne sperimentato in Italia nel 1990 su 480 tratti di corsi
d’acqua del Trentino (Siligardi M., Maiolini B., 1990). Nel 1993 il
metodo fu modificato e ribattezzato RCE-II, a seguito delle esigenze
scaturite dalla nuova realtà ambientale italiana riferita ai corsi d’acqua
alpini, prealpini, planiziali, appenninici e meridionali (Siligardi e
Maiolini, 1990-1993 ).
Nuovamente, dopo ulteriori esperienze di studio degli ambienti fluviali, si
rese necessario mettere appunto un metodo calibrato e generalizzabile in
grado di coprire le varie tipologie presenti sul territorio italiano, e le reali
esigenze dei tecnici addetti al monitoraggio dei fiumi. A tal fine
l'A.N.P.A. (l'allora Agenzia Nazionale per la Protezione Ambientale, oggi
A.P.A.T., Agenzia per la Protezione dell'Ambiente e per i servizi tecnici)
costituì nel 1998 un gruppo di lavoro costituito da esperti nel campo
dell’ecologia fluviale, che modificò sostanzialmente il precedente metodo
sino ad ottenere nel 2000 un indice, l'I.F.F. appunto, in grado di fornire
una nuova chiave di lettura dei corsi d'acqua, in relazione alla loro
funzionalità. L’Indice di Funzionalità Fluviale si inserisce in un’
importante fase di cambiamento vissuta in Italia in relazione alla gestione
del ciclo delle acque. Nel '99 infatti, è entrato in vigore il decreto
legislativo n° 152 che ha affidato all’A.N.P.A., il compito di mettere a
1 Si ringraziano, per il supporto scientifico/tecnico, il Dott. Giancarlo Chiavazzo, Responsabile Scientifico
della Legambiente Campania Onlus e Componente del Comitato Scientifico del Centro Italiano di
Riqualificazione Fluviale (C.I.R.F.), il Dott. Luigi Iengo componente del Comitato Scientifico della
Legambiente Campania e il Dott. Arnaldo Iudici componente dell’Associazione Tutela Ambientale A.T.A.P.S.
Onlus di Sala Consilina.
8
L’indice di funzionalità fluviale
punto e divulgare nuovi metodi per la determinazione della qualità per le
matrici acqua e sedimento. Nel 2000 gli stati membri dell’Unione
Europea, dopo una lunga elaborazione iniziata negli ultimi anni ottanta,
hanno adottato la direttiva Water Framework Directive (W.F.D.)
2000/60/CE che definisce i principi generali e gli obiettivi per l’azione
comunitaria in materia d'acque. Tale indice consente la caratterizzazione
ecologica di un corso fluviale (D.L. n. 152/99; D.L. n. 258/00),
rappresentando uno strumento per la gestione sostenibile della risorsa
acqua.
1.2
Ambito di applicazione dell’I.F.F.
Nel 2003 l’A.N.P.A. ha redatto il Manuale I.F.F. consegnando agli
operatori uno strumento metodologico da seguire, a condizione che
tecnici predestinati alla consultazione abbiano un’adeguata conoscenza
dell’ecologia fluviale e delle dinamiche funzionali ad essa correlate.
L’Indice di Funzionalità Fluviale è strutturato per essere applicato in
qualunque ambiente d’acqua corrente, sia di montagna che di pianura, può
essere infatti, applicato a torrenti, fiumi di diverso ordine e grandezza,
rogge, fosse e canali, (purché abbiano acque fluenti), oppure in ambienti
alpini, appenninici, insulari e mediterranei in genere.
L’I.F.F. è una metodologia che fornisce valutazioni sintetiche sulla
funzionalità fluviale, preziose informazioni sulle cause del suo
deterioramento, ma anche precise ed importanti indicazioni per orientare
gli interventi di riqualificazione (pianificazione del territorio,
programmazione di interventi di ripristino dell’ambiente fluviale) e
stimarne preventivamente l’efficacia. Questo indice può anche essere un
utilissimo strumento per la salvaguardia di tratti o corsi d’acqua ad alta
valenza ecologica, (politica di conservazione degli ambienti più integri), o
per la stima dell’efficacia degli interventi di risanamento. Permette di
rilevare l’impatto devastante di molti interventi di sistemazione fluviale e
l’esigenza di adottare modalità di sistemazione più rispettose, oltreché di
avviare un grandioso sforzo di riqualificazione dei nostri fiumi.
L’obiettivo principale dell’indice consiste nella valutazione dello stato
complessivo dell’ambiente fluviale e della sua funzionalità, intesa come
risultato della sinergia e dell’integrazione di un’importante serie di fattori
biotici e abiotici presenti nell’ecosistema acquatico e in quello terrestre ad
esso collegato. Attraverso la descrizione di parametri morfologici,
strutturali e biotici dell’ecosistema, interpretati alla luce dei principi
dell’ecologia fluviale, vengono rilevati la funzione ad essi associata,
nonché l’eventuale grado di allontanamento dalla condizione di massima
Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano
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funzionalità. La lettura critica ed integrata delle caratteristiche ambientali
consente così di definire un indice globale di funzionalità. Il metodo
impiegato fornisce informazioni che possono differire, anche
sensibilmente, da quelle fornite da altri indici o metodi che analizzano un
numero più limitato di aspetti e/o di comparti ambientali (es.: I.B.E,
analisi chimiche, microbiologiche, ecc.). I metodi chimici e
microbiologici limitano il loro campo di indagine all’acqua fluente, gli
indici biotici (I.B.E.) lo estendono all’alveo bagnato, l’I.F.F., invece,
analizza l’intero sistema fluviale. Bisogna perciò considerare l'I.F.F. non
come un metodo alternativo a quello chimico, ma complementare a
questo, in grado di fornire una conoscenza più approfondita del sistema
fluviale. L’I.F.F., riportato su carte di facile comprensione, consente di
cogliere con immediatezza la funzionalità dei singoli tratti fluviali.
Una corretta lettura degli alvei consente una valutazione dell’ecosistema e
degli habitat in essi presenti garantendo informazioni sulla qualità di
questi e del sistema ad essi connessi specificando l’indirizzo per politiche
ed interventi basati sull’ecosostenibilità.
1.3
Metodologia
L'applicazione dell'Indice di Funzionalità Fluviale, non prevede l'uso di
attrezzature sofisticate, ma richiede un'ottima conoscenza dell'ecologia
fluviale e delle dinamiche funzionali ad essa correlate, da parte di chi lo
analizza (personale qualificato e formato). Infatti sebbene la scheda I.F.F.
permetta di rilevare oggettivamente le caratteristiche fluviali in esame, la
sua compilazione richiede una lettura critica dell’ambiente e una forte
capacità di riflessione sulle informazioni ricavate. È comunque necessario
operare, almeno nella fase di prima applicazione dell’indice, sotto la
guida di personale esperto o seguire appositi corsi di formazione.
L'applicazione dell'I.F.F. deve essere preceduta da un preventivo e
accurato studio dell'ambiente oggetto di lavoro.
A questo proposito occorre prendere in considerazione:
– cartografia del tratto oggetto di studio (uso del suolo, eventuali
accessi al fiume, presenza di strade);
– carta della vegetazione;
– foto aeree;
– morfologia del bacino;
– regime idrico;
– presenza e tipologia di derivazioni, e di scarichi;
– se disponibili dati recenti (max 2 anni) circa monitoraggi I.B.E.,
faunistici o floristici relativi alle comunità acquatiche;
10
L’indice di funzionalità fluviale
–
se disponibili dati relativi a precedenti rilevamenti con scheda
RCE-II.
Per poter individuare con precisione gli elementi necessari all'analisi
ambientale, il lavoro in campo deve essere supportato da una carta a scala
1:10.000, da un numero adeguato di schede di rilievo e da una serie di
2
strumenti tecnici/funzionali alla corretta attuazione delle operazioni .
Per una corretta applicazione di tale metodo, il periodo di rilevamento
3
deve essere compreso tra il “regime di magra e di morbida” , in periodo di
attività vegetativa.
La metodica I.F.F. consente di prendere in esame tratti omogenei dei corsi
d’acqua sotto 14 diversi aspetti rilevati con una specifica scheda. La
metodologia predefinita è stata strutturata per essere applicata ad ogni
4
corso d’acqua (acque lotiche ) e prevede la compilazione della schede "in
campo", cioè percorrendo le rive del corso d’acqua da valle verso monte,
cambiando scheda quando varia una delle caratteristiche osservate.
Le informazioni da rilevare sono effettuate per entrambe le rive e
riguardano le principali caratteristiche di un corso d'acqua:
– vegetazione delle fasce ripariali (tipologia, ampiezza, continuità);
– conformazione delle rive e morfologia dell’alveo;
– strutture di ritenzione in alveo;
– erosione;
– componente vegetale in alveo (macrofite);
– detrito (stato di decomposizione della sostanza organica);
– comunità macrobentonica.
Per ogni domanda è possibile esprimere una sola delle quattro risposte
predefinite.
Alle risposte sono assegnati pesi numerici raggruppati in 4 classi (minimo
1, massimo 30) che esprimono le differenze funzionali delle singole
risposte.
Questi aspetti sono sottoposti ad una valutazione approfondita e sono
presi in considerazione per la formazione di un indice con un minimo di
2 Tra tali strumenti: macchina fotografica (meglio se digitale), matite e gomme da cancellare, rotella metrica,
e, per il prelievo di macrobentos, stivali da pescatore, retino a maglia piccola, vaschette, pinze e guanti.
3 Il regime indica la variazione di portata di un fiume determinata dalle magre e dalle piene. In base al regime
si distinguono fiumi a regime costante e fiumi a regime torrentizio o torrenti. I fiumi a regime costante sono
caratterizzati dal fatto di non avere grandi oscillazioni nella portata d’acqua. I fiumi a regime torrentizio sono
tipici dell’Italia meridionale: essi sono spesso completamente asciutti in estate, mentre in autunno e in inverno
possono gonfiarsi con una rilevante quantità d’acqua, spesso torbida e impetuosa, che riempie per qualche
giorno tutto l’alveo. La portata di morbida è quella compresa tra le portate di piena e di magra.
4 Esistono essenzialmente due tipi di habitat costituiti da acqua dolce: quello dove le acque non scorrono, ossia
le acque lentiche (come gli stagni ed i laghi) e quello dove le acque scorrono, ossia le acque lotiche (come i
fiumi e gli altri corsi d’acqua).
Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano
11
14 punti ed un massimo di 300. I risultati dell'indagine, elaborati
direttamente sul campo e rilevabili in ciascuna scheda, sono raggruppati
in 5 livelli di funzionalità, dal I (grado di funzionalità ottimo) al V (grado
di funzionalità pessimo). Il metodo prevede anche livelli intermedi, al fine
di graduare il passaggio tra un livello ed un altro. I livelli contraddistinti
da colori diversi, sono riportati su carte di facile comprensione
(cartografia tematica), allo scopo di creare una utilissima e pratica mappa
della funzionalità fluviale. Per una rappresentazione di dettaglio si
useranno carte in scala 1:10.000 o 1:25.000, per una rappresentazione
d'insieme sono indicate scale 1:50.000 o 1:100.000.
1.4
La Scheda I.F.F.
L’indice I.F.F. oltre a rendere precise ed importanti indicazioni per
orientare gli interventi di riqualificazione (pianificazione del territorio,
programmazione di interventi di ripristino dell’ambiente fluviale) e
stimarne preventivamente l’efficacia, può anche essere un utilissimo
strumento per la salvaguardia di tratti o corsi d’acqua ad alta valenza
ecologica, (politica di conservazione degli ambienti più integri), o per la
stima dell’efficacia degli interventi di risanamento.
Permette di rilevare l’impatto devastante di molti interventi di
sistemazione fluviale e l’esigenza di adottare modalità di sistemazione più
rispettose, oltre che di avviare un grandioso sforzo di riqualificazione dei
nostri fiumi.
L’obiettivo principale dell’indice consiste nella valutazione dello stato
complessivo dell’ambiente fluviale e della sua funzionalità, intesa come
risultato della sinergia e dell’integrazione di un’importante serie di fattori
biotici e abiotici presenti nell’ecosistema acquatico e in quello terrestre ad
esso collegato.
Attraverso la descrizione di parametri morfologici, strutturali e biotici
dell’ecosistema, interpretati alla luce dei principi dell’ecologia fluviale,
vengono rilevati la funzione ad essi associata, nonché l’eventuale grado di
allontanamento dalla condizione di massima funzionalità. La lettura
critica ed integrata delle caratteristiche ambientali consente così di
definire un indice globale di funzionalità.
Seguendo i principi generali dell’ecologia fluviale vengono valutati la
funzione e l’eventuale grado di allontanamento dall’optimum di massima
funzionalità, dei parametri strutturali, morfologici e biotici
dell’ecosistema. La funzionalità è la caratteristica che descrive la capacità
del corpo idrico di autodepurarsi e di riciclare il materiale organico
presente.
12
L’indice di funzionalità fluviale
La scheda I.F.F. si compone di una parte iniziale (prosp. 1) relativa alle
informazioni ambientali di corredo e di 14 domande che riguardano le
principali caratteristiche ecologiche di un corso d’acqua; per ogni
domanda è possibile esprimere una sola delle quattro risposte predefinite.
I dati di corredo richiesti riguardano il bacino, il corso d’acqua, la località,
5
la larghezza dell’alveo di morbida , la lunghezza del tratto omogeneo in
esame.
Prospetto 1 Informazioni sul tratto osservato
Bacino:……………….…………… Corso d’acqua……………….……………………………….………
Località…………..……………………….……………….…………………….………………………….
Tratto (metri)..……… Larghezza alveo di morbida (metri)…………Quota (m.s.l.m.)……………..…….
Data …………………………..… Scheda N°………....…. Foto N°……… Codice……….......…………
Osservazioni………………………………………………………………………………………….….…
………………………………………………………………………………………………………….......
Fonte: Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (ANPA), 2003
Le domande riportate nella scheda sono raggruppate in quattro gruppi
funzionali ed alle risposte sono assegnati pesi numerici raggruppati in 4
classi (con peso minimo 1 e massimo 30) che esprimono le differenze
funzionali tra le singole risposte. L’attribuzione degli specifici pesi
numerici alle singole risposte non ha giustificazioni matematiche, ma
deriva da valutazioni sull’insieme dei processi funzionali influenzati dalle
caratteristiche oggetto di ciascuna risposta.
Le prime quattro domande riguardano le condizioni vegetazionali delle
rive e del territorio circostante al corso d’acqua (prosp. 2) ed analizzano le
diverse tipologie strutturali che influenzano l’ambiente fluviale, come, ad
6
esempio, l’uso del territorio o l’ampiezza della zona riparia naturale .
5 Porzione dell’alveo occupata nelle condizioni di morbida alta. La frequenza delle sommersioni, la loro durata
e l’azione delle correnti di piena sulla vegetazione e sui ciottoli (abrasione, rotolamento) determinano
condizioni che non permettono lo sviluppo di arbusti. Nei periodi asciutti viene colonizzato, soprattutto nella
fascia più esterna, dalle erbacee pioniere di greto. Si noti che, di norma, l’alveo di morbida non corrisponde
all’alveo bagnato nelle condizioni di morbida ordinaria.
6 Per la domanda 2 se l’alveo è naturale si utilizza quella che fa riferimento alla fascia perifluviale primaria, se
l’alveo è artificiale si considera quella secondaria (2bis).
Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano
13
Prospetto 2 Valutazione domande primo gruppo funzionale
Sponda
1) Stato del territorio circostante
Coperto da foreste e boschi
Prati, pascoli, boschi, pochi arativi ed incolti
Colture stagionali in prevalenza e/o arativi misti e/o colture permanenti
Aree urbanizzate
2) Vegetazione presente nella fascia perifluviale primaria
Presenza di formazioni arboree riparie
Presenza di formazioni arbustive riparie (saliceti arbustivi) e/o canneto
Presenza di formazioni arboree non riparie
Costituita da specie arbustive non riparie o erbacea o assente
Sx
Dx
25
20
5
1
25
20
5
1
30
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30
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5
1
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15
5
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5
1
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10
5
1
2bis) Vegetazione presente nella fascia perifluviale secondaria
Presenza di formazioni arboree riparie
Presenza di formazioni arbustive riparie (saliceti arbustivi) e/o canneto
Presenza di formazioni arboree non riparie
Costituita da specie arbustive non riparie o erbacea o assente
3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva
Fascia di vegetazione perifluviale > 30 m
Fascia di vegetazione perifluviale 5-30 m
Fascia di vegetazione perifluviale 1-5 m
Fascia di vegetazione perifluviale assente
4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva
Fascia di vegetazione perifluviale senza interruzioni
Fascia di vegetazione perifluviale con interruzioni
Interruzioni frequenti o solo erbacea continua e consolidata
Suolo nudo o vegetazione erbacea rada
Fonte: Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (ANPA), 2003
La quinta e sesta domanda (prosp. 3) si riferiscono all’ampiezza relativa
dell’alveo bagnato e alla struttura fisica e morfologica delle rive, per le
informazioni che esse forniscono sulle caratteristiche idrauliche.
Prospetto 3 Valutazione domande secondo gruppo funzionale
Sponda
5) Condizioni idriche dell'alveo
Larghezza dell’alveo di morbida inferiore al triplo dell’alveo bagnato
Alveo di morbida maggiore del triplo dell'alveo bagnato con fluttuazioni di portata a ritorno
stagionale
Alveo di morbida maggiore del triplo dell'alveo bagnato con fluttuazioni di portata a ritorno
frequente
Alveo bagnato inesistente o quasi, o presenza di impermeabilizzazioni della sezione trasversale
6) Conformazione delle rive
Con vegetazione arborea e/o massi
Con erbe e arbusti
Con sottile strato erboso
Rive nude
Fonte: Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (ANPA), 2003
Sx
Dx
25
15
5
1
25
15
5
1
25
15
5
1
14
L’indice di funzionalità fluviale
Dalla settima all’undicesima domanda (prosp. 4) si considerano la
struttura dell’alveo, con l’individuazione delle tipologie che favoriscono
la diversità ambientale e la capacità di autodepurazione di un corso
d’acqua.
Prospetto 4 Valutazione domande terzo gruppo funzionale
Sponda
7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici
Alveo con grossi massi e/o vecchi tronchi stabilmente incassati o presenza di fasce di canneto o
idrofite
Massi e/o rami presenti con deposito di sedimento, o canneto, o idrofite rade e poco estese
Strutture di ritenzione libere e mobili con le piene o assenza di canneto o idrofite
Alveo di sedimenti sabbiosi privo di alghe o sagomature artificiali lisce a corrente uniforme
8) Erosione
Poco evidente e non rilevante
Solamente nelle curve e/o nelle strettoie
Frequente con scavo delle rive e delle radici
Molto evidente con rive scavate e franate o presenza di interventi artificiali
9) Sezione trasversale
Naturale
Naturale con lievi interventi artificiali
Artificiale con qualche elemento naturale
Artificiale
10) Fondo dell’alveo
Diversificato e stabile
A tratti movibile
Facilmente movibile
Cementato
11) Raschi, pozze o meandri
Ben distinti, ricorrenti; rapporto tra distanza di raschi (o meandri) e larghezza dell’alveo bagnato
pari a 5-7:1
Presenti a distanze diverse e con successione irregolare ( 7-15:1)
Lunghe pozze che separano corti raschi o viceversa, pochi meandri (15-25:1)
Meandri, raschi e pozze assenti, percorso raddrizzato (>25:1)
Sx
Dx
25
15
5
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20
15
5
1
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15
5
1
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10
5
1
25
15
5
1
25
20
5
1
Fonte: Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (ANPA), 2003
7
Infine, le ultime tre domande rilevano le caratteristiche biologiche,
attraverso l’analisi strutturale delle comunità macrobentonica e
macrofitica e della conformazione del detrito (prosp. 5).
7 Per la domanda 12 si utilizza o quella relativa ad un corso d’acqua a regime turbolento o quella a regime
laminare (12bis).
Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano
15
Prospetto 5 Valutazione domande quarto gruppo funzionale
Sponda
12) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso turbolento
Periphyton rilevabile solo al tatto e scarsa copertura di macrofite
Periphyton scarsamente sviluppato e copertura macrofitica limitata
Periphyton discreto o scarsamente sviluppato con elevata copertura di macrofite
Periphyton spesso o discreto con elevata copertura di macrofite
Sx
Dx
15
10
5
1
12 bis) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso laminare
Periphyton scarsamente sviluppato e scarsa copertura di macrofite tolleranti
Periphyton discreto con scarsa copertura di macrofite tolleranti o scarsamente sviluppato con limitata copertura
di macrofite tolleranti
Periphyton discreto o scarsamente sviluppato con significativa copertura di macrofite tolleranti
Periphyton spesso e/o elevata copertura di macrofite tolleranti
15
10
5
1
13) Detrito
Frammenti vegetali riconoscibili e fibrosi
Frammenti vegetali fibrosi e polposi
Frammenti polposi
Detrito anaerobico
15
10
5
1
14) Comunità macrobentonica
Ben strutturata e diversificata, adeguata alla tipologia fluviale
Sufficientemente diversificata ma con struttura alterata rispetto a quanto atteso
Poco equilibrata e diversificata con prevalenza di taxa tolleranti all’inquinamento
Assenza di una comunità strutturata, presenza di pochi taxa tutti piuttosto tolleranti all’inquinamento
20
10
5
1
Fonte: Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (ANPA), 2003
Il valore di I.F.F., ottenuto sommando i punteggi parziali relativi ad ogni
domanda, può assumere un valore minimo di 14 e uno massimo di 300. I
valori di I.F.F. vengono tradotti in 5 Livelli di Funzionalità (L.F.),
espressi con numeri romani (dal I che indica la situazione migliore al V
che indica quella peggiore), ai quali corrispondono i relativi giudizi di
funzionalità; sono inoltre previsti livelli intermedi, al fine di meglio
graduare il passaggio da un livello all’altro.
Ad ogni Livello di Funzionalità viene associato un colore convenzionale
per la rappresentazione cartografica (tab. 1); i livelli intermedi vengono
rappresentati con un tratteggio a barre, a due colori alternati. La
rappresentazione grafica viene effettuata con due linee colorate,
corrispondenti ai colori dei Livelli di Funzionalità, distinguendo le due
sponde del corso d’acqua. Essa può essere eseguita su carte in scala
1:10.000 o 1:25.000 per una rappresentazione di dettaglio e in scala
1:100.000 per una rappresentazione d’insieme. Qualora esigenze di
rappresentazione cartografica impongano di unificare alcuni tratti con
diverso livello di funzionalità, vanno utilizzati il livello prevalente e il
relativo colore.
16
L’indice di funzionalità fluviale
Tab. 1 Collegamento tra valori di IFF e relativi Livelli e Giudizi di Funzionalità
Valore di
I.F.F:
Livello di
Funzionalità
Giudizio di
Funzionalità
261 - 300
251 - 260
201 - 250
181 - 200
121 - 180
101 - 120
61 -100
51 -60
14 -50
I
I - II
II
II - III
III
III - IV
IV
IV - V
V
elevato
elevato - buono
buono
buono - mediocre
mediocre
mediocre - scadente
scadente
scadente - pessimo
pessimo
Fonte: Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (ANPA), 2003
Colore
blu
blu - verde
verde
verde - giallo
giallo
giallo - arancio
arancio
arancio - rosso
rosso
Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano
II
17
INQUADRAMENTO TERRITORIALE
La conoscenza geografica permette di definire il contesto naturalistico ed
ambientale di un territorio. Quest’ultimo è determinante considerarlo
nella pianificazione e/o programmazione di interventi incentrati sulla
sicurezza ambientale e la promozione turistica del comprensorio. Per tale
scopo nei paragrafi che seguiranno verranno approfonditi gli aspetti
geomorfologici, geologici, idrogeologici, idrici, climatici e paleoclimatici
del Vallo di Diano.
2.1
Caratteri geomorfologici
Il Vallo di Diano è un’area montana interna, posta a sud della Provincia di
Salerno (fig. 1), con una superficie territoriale di circa 72.000 ha, di cui
13.000 ha costituiscono la parte valliva a fondo sub-pianeggiante.
Il territorio della Comunità Montana Vallo di Diano è composto da 15
Comuni, aventi una popolazione residente principalmente inferiore ai
5.000 abitanti che ha registrato nel 2005 una popolazione complessiva di
61.547 unità.
Fig. 1 Inquadramento geografico del Vallo di Diano
Comunità Montana
Vallo di Diano
Fonte: Ns. elaborazione
Il Vallo di Diano è rappresentato da un esteso fondovalle occupato dal
fiume Calore-Tanagro orientato in direzione NO-SE e da porzioni di
18
Inquadramento territoriale
rilievi appartenenti agli imponenti massicci della Maddalena e del
Cilento, che lo delimitano rispettivamente a Nord-Est e a Sud-Ovest.
Le dimensioni del bacino idrografico sono controllate dall’assetto
morfostrutturale dei rilievi carbonatici, infatti, nel settore nord, in
corrispondenza del Fossato Maltempo, si restringe decisamente, mentre a
sud i rilievi lasciano un più vasto varco che si apre, in corrispondenza di
Sanza, alla Valle del Bussento.
Il Monte Sirino separa la porzione meridionale del Vallo di Diano,
percorsa dal fiume Calore dal bacino del fiume Noce in territorio Lucano.
Ad oriente i Monti della Maddalena separano il Vallo di Diano dalla Val
d’Agri e dalla Valle del Melandro, che ricadono in provincia di Potenza.
Ad occidente i massicci del Cervati e del Motola separano il Vallo di
Diano dal bacino idrografico del Calore salernitano e si connettono al
complesso orografico del Cilento e dei Monti Alburni.
Numerosi sono gli indizi morfologici (paleosuperfici, versanti di faglia
più o meno evoluti, livelli di base sospesi, terrazzi, valli sospese, grotte,
doline, ecc.) che consentono di effettuare una ricostruzione
morfoevolutiva dell’area.
Il paesaggio circostante il bacino del Vallo di Diano presenta uno spiccato
controllo strutturale ed è caratterizzato da una marcata asimmetria tra
versante occidentale e versante orientale (Ascione A. et al.,1992). Il bordo
8
occidentale del bacino infatti è controllato da lineamenti con direzione
N120° tramite versanti impostati generalmente su rocce carbonatiche che
dislocano in blocchi il massiccio dei M.ti Alburni e quello del Cervati e
che generalmente si presentano raccordati alle valli o ai campi carsici
presenti al loro piede. Verso sud-est queste ultime non risultano troncate
da importanti scarpate di andamento parallelo al Vallo, ma terminano con
versanti di faglia dal profilo molto articolato, orientati in direzione N30°.
A separare tra loro le strutture carbonatiche descritte, si rinvengono
9
importanti cunei di unità terrigene costituiti in massima parte da flysch
tardo-miocenici e materiali delle coltri sicilidi. Essendo questi terreni
molto più erodibili dei calcari ed essendo essi in corso di smantellamento
per processi gravitativi ed erosionali, i contatti tettonici fra calcari
mesozoici e formazioni terrigene sono marcati da fault-line scarp talora
spettacolari.
8 L’espressione N120° così come quelle successive indicano la direzione dei lineamenti (faglie, versanti)
indicando l’angolo (in gradi) che si individua a partire dal Nord geografico e proseguire in senso orario; ad
esempio N90° indica un lineamento orientato E-W.
9 Deposito di elevato spessore costituito da materiale detritico (sia terrigeno che carbonatico o misto)
sedimentato da correnti di densità (torbide) durante il movimento delle torbide stesse in un bacino di avanfossa.
Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano
19
Come risulta particolarmente ben evidente lungo i versanti meridionali
del Monte Cocuzzo delle Puglie e della dorsale del Monte Motola, la
creazione degli attuali fault-line scarp (iniziata quando il collasso del
Vallo ha ribassato il locale livello di base dell’erosione) è stata preceduta
da un lungo periodo di modellamento operante con un livello di base
localizzato più in alto degli attuali 500 m s.l.m. (Ascione A. et al.,1992).
Rotture di pendenza lungo i versanti, forre sovrimposte ed altre evidenze
permettono di ricostruire questo paleolivello di base e le tracce di queste
antiche morfologie sospese (“Paleosuperficie” Auct.) si correlano
abbastanza bene su tutta l’area ad occidente del Vallo. In particolare, nel
caso del Monte Puglie si osserva che la scarpata di faglia N120° che mette
a contatto le unità terrigene con i calcari cretacici è raccordata a relitti di
un glacis d’erosione impostato sui terreni delle unità sicilidi e localizzato
intorno ai 1.100 metri di quota. Nel caso del Monte Motola il profilo del
versante è policiclico; e su esso è possibile distinguere una porzione
sommitale parzialmente receduta (con una inclinazione di 30-40 gradi
rispetto all’orizzontale) che è raccordata a relitti di un glacis d’erosione
impostato sulle successioni terrigene. Nelle zone raggiunte dalla nuova
fase di smantellamento il glacis è distrutto ed alla base del tratto di
versante receduto ed addolcito compare il fault-line scarp verticale. In
entrambe le situazioni si può affermare che i movimenti responsabili
dell’individuazione delle scarpate di faglia (senza tener conto del fatto che
tali scarpate di faglia sono anche “esumate”) sono senz’altro precedenti al
modellamento dei glacis d’erosione presente al loro piede. A scala
regionale i lembi di questo glacis si raccordano ad un unico paesaggio,
che si segue bene su tutti i rilievi ad ovest del Vallo, fino al bordo
meridionale dell’Alburno dove questo paesaggio “rasa” in maniera
inequivocabile il lineamento N120° che borda a sud questa ampia
morfostruttura a sommità degradata. Le evidenze geomorfologiche
(Ascione A. et al.,1992) suggeriscono quindi che i lineamenti N120°
caratterizzanti il bordo occidentale del Vallo hanno giocato solo, o
comunque in modo preponderante, prima del modellamento della
“Paleosuperficie”. La forte risposta morfologica che essi danno nel
paesaggio attuale è legata a fattori puramente erosionali.
Notevolmente diversa è la situazione presente nei rilievi che bordano ad
oriente il Vallo di Diano (Ascione A. et al.,1992). Essi sono costituiti da
una stretta e complessa dorsale montuosa (Monti della Maddalena),
allungata in direzione NNW-SSE e con morfostruttura “a gradinata”
degradante verso ovest. Essa è dominata da versanti di faglia con
orientazioni comprese tra N140° e N160° come quelli di Monte Sarcone-
20
Inquadramento territoriale
Serra Intranita, Serra la Rapanza. I lembi di “Paleosuperficie” in questa
area sono quasi sempre in posizione sommitale e interessano litologie
carbonatiche: sono quindi caratterizzate da un paesaggio carsico e sono
localizzate tra i 1.000 ed i 1.300 metri di quota. Il raccordo con l’attuale
fondo della depressione non è continuo, ma risulta interrotto da un
secondo ordine di superfici di erosione localizzate tra i 600 ed 800 metri
di quota. Osservazioni geomorfologiche permettono di affermare che
queste ultime sono rappresentative di un livello di base precedente alla
deposizione del primo ciclo lacustre (Santangelo N.,1991).
Si è poi rilevato che i versanti che bordano ad oriente il Vallo mediamente
orientati N150°, hanno un andamento “segmentato” che sembra dovuto
all’intersezione di lineamenti N150° ed altri orientati circa N120°. Questi
ultimi sono resi morfologicamente evidenti o da versanti trasversali o da
corsi d’acqua susseguenti. La segmentazione potrebbe essere legata a
movimenti di tipo orizzontale avvenuti lungo linee trasversali; si potrebbe
pertanto ipotizzare che i lineamenti N150° siano stati interrotti da quelli
orientati circa N120° che pertanto avrebbero almeno una fase di attività ad
essi successiva.
Le zone più interessate dal fenomeno dissolutivo gravitano intorno alle
conche tettonocarsiche di Mandrano e Mandranello, Magorno, Perillo e
Spigno (Nicotera, de Riso, 1969).
In sostanza i dati geomorfologici suggeriscono che l’asimmetria
morfologica esistente tra i due fianchi del Vallo di Diano sia legata al
fatto che il bordo occidentale, per motivi di natura esclusivamente
erosionale, risulta controllato da lineamenti antichi mentre quello
orientale è il riflesso diretto di una tettonica distensiva su elementi a
direzione NNW-SSE. Questa ipotesi trova riscontro anche nell’andamento
del reticolo idrografico e degli spartiacque sui due bordi della
depressione. Sul bordo occidentale, infatti, l’articolazione della linea di
spartiacque (trasversale rispetto alle strutture principali, alcune vistose
discordanza oroidrografiche (sovrimposizione del T. Buccana) e le
confluenze anomale dei principali immissari del bacino (T. Peglio, T. La
Marta), sono la testimonianza di un reticolo idrografico antico,
riadattatosi in seguito alla formazione della conca endoreica. Sul bordo
orientale di contro, lo spartiacque segue fedelmente le principali strutture,
il reticolo idrografico è generalmente conseguente e susseguente, le
confluenze dei corsi nel bacino avvengono senza vistose anomalie e nel
complesso testimoniano un completo adattamento dell’idrografia alla
struttura.
Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano
2.2
21
Caratteri geologici
Il Vallo di Diano è un’ampia depressione intermontana situata nella parte
meridionale della Campania allungata in direzione NW-SE per circa 37
km, con un’ampiezza massima di circa 7 km ed una quota media del suo
fondo, quasi piatto, posta a circa 450 metri s.l.m. Esso è bordato da rilievi
calcarei con cima tra 1.000 e 1.600 m di altezza, ad occidente dai gruppi
dei monti del Cilento (Monte Cervati, Monti Alburni, Monti della
Motola) e dai Monti della Maddalena che segnano il confine con la
regione Basilicata (Santangelo N., 1991) ad oriente.
Nei rilievi ad ovest del Vallo sono estesamente rappresentati i termini
calcarei prevalentemente di età cretacica e paleogenica della potente e
regolare successione di piattaforma carbonatica dell’unità stratigraficostrutturale Alburno-Cervati (D’Argenio et al., 1973), La successione
carbonatica è coperta in modo trasgressivo da calcareniti (Calcareniti di
Laviano), di età Miocene inferiore-Tortoniano inferiore e, con contatto
discordante, da sedimenti terrigeni riferibili ad almeno due cicli
testimoniati regionalmente, rispettivamente ascrivibili alle formazioni di
Monte Sierio (Tortoniano superiore) e di Castelvetere (Messiniano
inferiore) (Amore et al., 2003).
I Monti della Maddalena sono invece caratterizzati da una successione
mesozoica lacunosa che presenta facies di margine di piattaforma
carbonatica. Depositi silicoclastici di avanfossa distale vi trasgrediscono
nel Tortoniano superiore e depositi di wildflysch (Formazione di
Castelvetere, come sugli Alburni) la ricoprono in discordanza nel
Tortoniano altissimo-Messiniano inferiore.
Durante questo intervallo l’unità dei Monti Alburni era già tettonicamente
accavallata su quella dei Monti della Maddalena ed entrambe erano
sovrascorse sulle unità bacinali lagonegresi (Scandone, Bonardi, 1968;
Cinque et al., 1993). Queste ultime affiorano nelle finestre tettoniche di
Passo Croce di Marsico e di Padula, nei Monti della Maddalena.
Lungo il bordo meridionale del Vallo (zona a sud di Buonabitacolo sono
presenti terreni appartenenti al Complesso Liguride Auct., rappresentati
da lembi di argilloscisti e siltiti e da alternanze di arenarie e conglomerati.
I depositi pliocenici sono completamente assenti sui rilievi in sinistra del
Vallo, mentre si rinvengono in piccolissimi lembi di sabbie e
conglomerati con resti di lamellibranchi affiorante sull’estremità
settentrionale dei Monti della Maddalena a 1000 circa di quota, ed
attribuito al Pliocene inf-medio e riferite al ciclo di Ariano (Carta
Geologica d’Italia, F. 199 Potenza).
22
Inquadramento territoriale
I depositi quaternari del Vallo di Diano sono di origine lacustre s.s.,
alluvionale-torrentizia e detritica di versante, distribuiti nel fondovalle ed
alla base dei versanti bordieri.
Nell’ambito dei depositi lacustri (Santangelo N., 1991) è stato possibile
riconoscere due distinti cicli sedimentari separati da una fase tettonica. I
depositi del primo ciclo sono affioranti unicamente presso l’estremità
settentrionale del Vallo, tra il centro di Polla ed il km 54 della SS19, e
nella estremità meridionale, tra gli abitati di Montesano Scalo, Montesano
sulla Marcellana e Buonabitacolo.
Nei dintorni di Polla la successione è costituita da alternanze di argille e
silt argillosi sottilmente laminati e con rare intercalazioni di livelli
ciottolosi che verso l’alto passano a facies di transizione ad un’ ambiente
subaereo, rappresentate da conglomerati a clasti calcarei più o meno
smussati, immersi in una matrice sabbiosa giallastra; lateralmente questi
ultimi termini presentano passaggi eteropici con travertini fitoclastici e
brecce a cemento travertinoso. Gli spessori in affioramento sono
dell’ordine dei 25 metri.
Nella zona di Buonabitacolo gli affioramenti sono localizzati lungo una
dorsalina rilevata rispetto all’attuale fondovalle, allungata in direzione NS parallelamente al corso del Tanagro, con una sommità subpianeggiante
ed una quota media di 500 metri. Essa è costituita alla base da argille
grigio-azzurre a giacitura suborizzontale, che affiorano per circa 3 metri
di spessore (Loc. Fiume Tanagro, ad ovest del toponimo “La Rossa) e
presentano tracce di un’intensa fratturazione subverticale con direzione
N10°W. Verso l’alto e verso ovest queste argille vengono sostituite da
conglomerati a clasti poligenici (loc. alle spalle di Fontana S. Donato) in
prevalenza carbonatici e secondariamente arenacei e marnosi, con
dimensioni medie variabili tra pochi centimetri ed il decimetro, ben
smussati ed inclusi in una matrice arenaceo argillosa, immergenti
lievemente verso E (15 gradi). L’abbondanza di matrice argillosa che
localmente va a costituire dei veri e propri livelli intercalati a quelli
conglomeratici, associata alle condizioni giaciturali e spaziali
(localizzazione del corpo sedimentario allo sbocco del vallone del T.
Peglio), nonché al passaggio laterale esistente con le facies argillose
affioranti i località “La Rossa”, permette di affermare che tali depositi
siano eteropici con quelli lacustri e rappresentino la paleoconoide del T.
Peglio, uno degli immissari del lago. La continuità fisica di questo corpo
di conoide è interrotta da una scarpata di faglia rettilinea, alta circa 15
metri ed inclinata verso W, di origine strutturale. Gli affioramenti di
Buonabitacolo sono stati interpretati come lembi sollevati di una
Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano
23
successione lacustre in cui si “incastrano” geologicamente e
morfologicamente, i depositi costituenti l’attuale fondo della piana del
Vallo di Diano. Considerando la datazione effettuata su un livello
piroclastico molto ricco in cristalli di sanidino fornendo un’età K/Ar di
circa 800.000 mila anni nelle argille in località “La Rossa” insieme allo
spessore di 150 metri rinvenuto tramite sondaggi, si può ritenere che il
lago sia stato attivo fino a quella data.
A Montesano la situazione stratigrafica e morfologica è analoga ma le
quote degli affioramenti lacustri e di conoide si spingono dai 500 metri di
Montesano Scalo fino a circa 600 metri sotto gli abitati di Arena Bianca e
di Montesano sulla Marcellana (Santangelo N., 1991). Alla Base della
10
successione (loc. Panzanelle) si rinvengono silt e silt argillosi bianco
giallastri con intercalazioni di livelli fossiliferi e di livelli piroclastici. Da
segnalare la presenza numerosa di ostracodi oltre a Molluschi dulcicoli
tipici di ambienti lacustri tra cui fra i gasteropodi, della specie
Nematurella subovata Settepassi in quanto essa è stata segnalata
(Settepassi, Verdel, 1965) unicamente nel bacino lacustre del Liri che è
attribuito al Pleistocene medio, e non esistono altre segnalazioni della sua
presenza in depositi quaternari continentali più antichi o più recenti.
Spostandosi verso E , cioè verso uno dei versanti perimetrali, e risalendo
nella successione, i depositi francamente lacustri vengono sostituiti da
conglomerati a clasti carbonatici più o meno smussati in facies di conoide
che localmente (loc. Grottelle) sono in contatto eteropico con bancate
travertinose molto ben cementate. In affioramento la successione è
osservabile per uno spessore di 50 metri e risulta dislocata da una serie di
faglie dirette, a debole rigetto.
Il resto dell’ampia piana del Vallo di Diano, livellata ad una quota media
di 475 m. s.l.m., è interamente occupato da una successione lacuopalustre le cui caratteristiche sono state desunte dall’analisi dei sondaggi
effettuati sull’area.
I primi metri dei depositi di riempimento sono costantemente
caratterizzati da limi marroni o nerastri ad elevato contenuto di materia
organica (frustoli vegetali, foglie ecc) e con matrice o livelli di natura
piroclastica, attribuibili al Pleistocene sup-Olocene; essi rappresentano il
top di un secondo ciclo di riempimento lacustre, non affiorante ma
deducibile tramite l’anali stratigrafica di alcuni sondaggi.
10 Silt è un termine della letteratura geologica che indica un sedimento sciolto avente granulometria compresa
tra 1/16 e 1/256 di mm. La diagenesi del silt porta alla formazione delle siltiti.
24
Inquadramento territoriale
Dalle stratigrafie prese in considerazione (Santangelo N., 1991), si
evidenzia che lo spessore del rempimento lacustre è in media dell’ordine
degli 80-100 metri ma localmente nelle porzioni centrali è senz’altro
maggiore di 150 metri senza rinvenire il substrato pre-lacustre e senza
stabilire con certezza il limite di separazione tra i due cicli deposizionali
(pre e post tettonica che interessa i depositi in affioramento) che avrebbe
permesso di quantificare il rigetto della fase tettonica che li separa. Quello
che in ogni caso emerge è che i depositi ascrivibili ad un ambiente lacuopalustre (limi neri e marroni), quale quello esistito nell’area fino in epoca
storica (la bonifica del Vallo di Diano iniziata in età romana, è stata
conclusa dai Borboni nel 1800), hanno spessori massimi di 5-6 metri, e
passano verso il basso ad alternanze di conglomerati, depositi detritici,
limi e argille che confermano la persistenza di un ambiente lacustre dopo
il sollevamento dei depositi di Polla e Buonabitacolo. Tali terreni
rappresentano un secondo gruppo di depositi lacustri, incastrato in quelli
del primo ciclo, di cui purtroppo non è stato possibile individuarne la
base.
In una perforazione ubicata a valle di Sala Consilina fino a 90 metri dal
piano campagna si rinviene un’alternanza di conglomerati calcarei molto
cementati con sedimenti limo argillosi, che testimonia una attività
continua nel tempo delle conoidi che si rinvengono in superficie,
nell’alimentare in maniera più o meno intensa la sedimentazione
prevalentemente argillosa del lago. In generale la tendenza della
successione è regressiva indicando un progressivo colmamento della
successione.
Un’indagine geoelettrica eseguita da (Nicotera, De Riso; 1969) ha ben
evidenziato l’andamento della morfologia del tetto del substrato
carbonatico al di sotto delle coperture terrigene mioceniche e di quelle
quaternarie e l’esistenza di importanti lineamenti tettonici.
Sul versante destro è chiaramente presente una grossa faglia alla base dei
Monti della Maddalena passante per Polla, Atena, Sala e Padula, dotata di
notevole rigetto (diverse centinaia di metri) e responsabile del rapido
approfondirsi dei calcari secondo un piano molto vicino alla verticale. Sul
versante opposto le rocce carbonatiche degradano invece, al di sotto del
ricoprimento, più dolcemente, a causa di una serie di gradoni successivi
ben individuati rispettivamente nelle zone di Polla, S. Arsenio, San Rufo,
Teggiano, Sassano e Buonabitacolo. Il tetto dei calcari nella zona centrale
della depressione è pressocchè pianeggiante e raggiunge la profondità
massima di 500-600 metri (isoipsa di -100 metri s.l.m.) di fronte a Sala
Consilina e in un’angusta forra ad ovest di Teggiano; inoltre quasi tutte le
Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano
25
faglie trasversali, visibili in superficie, proseguono anche in profondità,
così da delimitare dei compartimenti più o meno estesi ed approfonditi.
Nella zona di soglia infine, è chiaramente evidente la brusca risalita del
tetto del substrato carbonatico che in pochi chilometri passa da 200 a 400
metri s.l.m., fino ad essere poi affiorante a circa 430 metri s.l.m., nella
zona di stretta del vallone di Maltempo, a nord di Polla. D’altra parte
anche i sondaggi perforati in questa zona rinvengono il substrato
carbonatico a scarsa profondità dal piano campagna, sotto esigui spessori
di depositi lacustri.
I depositi di conoide, oltre che caratterizzare la parte alta delle successioni
lacustri precedentemente descritte, sono estesamente diffusi alla base dei
versanti orientali ed i loro migliori affioramenti sono localizzati tra Sala
Consilina e Padula. Qui il vallone della Levata ha deposto due distinte
generazioni di conoide. I depositi della prima generazione affiorano tra
520 e 650 metri di quota, dalla base dei versanti di Monte S. Michele fino
alla località Marsicanella e sono costituiti da conglomerati a clasti
carbonatici subsmussati, delle dimensioni medie comprese tra 1 e 5 cm,
ben cementati e con dei livelli a matrice sabbiosa rossastra, interpretabili
come materiali provenienti dal rimaneggiamento del suolo. Questi
depositi conglomeratici rappresentano il frutto dell’anastomizzazione
della conoide principale del Vallone della Levata e di altre conoidi minori
provenienti dal retrostante versante. Una piccola scarpata di circa 25
metri, visibile in località Marsicanella ed orientata trasversalmente
rispetto all’incisione principale, separa tali depositi da quelli della
conoide di seconda generazione che si apre a ventaglio verso il centro del
vallo ed è caratterizzata da depositi di facies analoga ai precedenti ma
presentanti un minor grado di cementazione.
Tale scarpata è stata interpretata come una scarpata di faglia che ha
troncato i depositi della conoide più antica. I depositi di seconda
generazione sono ben esposti nelle cave localizzate allo sbocco del
vallone Rovina (Comune di Padula).
I depositi detritici di versante sono ben rappresentati alla base di Monte
Pizzo, Pozzillo e Sarcone ad E di Polla, dove sono costituiti da brecce più
o meno cementate, a clasti con spigoli vivi di dimensioni centimetriche, di
natura esclusivamente carbonatica , affioranti in una fascia compresa tra i
600 e i 700 m. di quota. Essi in alcune località (Mass. del Bagno, Torre
Intranita) risultano leggermente ruotati in controtendenza ed interessati da
dislocazioni subverticali a giacitura N150; in sostanza rappresentano i
resti di falde detritiche, prodotte dalla recessione dei retrostanti versanti,
attualmente sospese rispetto al fondo del Vallo di Diano. Queste brecce
26
Inquadramento territoriale
sono più antiche dei depositi lacustri affioranti a Polla (I ciclo).
Spostandosi verso valle è possibile osservare che localmente essi
poggiano su depositi fliscioidi, ribassati dalla faglia di base del Monte
Pozzillo-Sarcone.
In questa area si segnala un affioramento di depositi detritici anche nella
zona di soglia del bacino, al di sotto del km 54 della S.S. 19 delle
Calabrie. La peculiarità di questi depositi rappresentati da brecce
cementate fortemente eterometriche, poco elaborate (debris flow) potenti
circa 25 metri, carbonatiche (con clasti provenienti da svariate altezze
stratigrafiche della successione carbonatica) è quella di essere sganciati da
quelli che potevano essere i versanti alimentatori. Infatti, essi sono
incastrati da faglie nel basso della soglia, poggiano sia sui flysch che sui
calcari e lateralmente e verso monte passano a depositi fliscioidi. Tali
elementi permettono di ipotizzare che esso siano precedenti ai depositi
lacustri di Polla e che la loro attuale posizione sia stata determinata dagli
eventi deformativi responsabili della nascita del bacino lacustre.
Nell’area di fondovalle compresa tra Polla ed Atena Lucana i depositi
sono rappresentati maggiormente da quelli storici, però in una cava
localizzata a circa 520 metri s.l.m. sul versante carbonatico che delimita la
piana,presso lo svincolo autostradale di Atena Lucana, affiorano delle
brecce di versante a matrice rossa poggianti su depositi limoso-argillosi
con lenti di conglomerati, ricchi in resti di lamellibranchi di origine
lacustre, che risultano sollevati e trascinati lungo la faglia cordiera.
Quindi le brecce sono da ritenersi posteriori alla tettonizzazione dei
depositi lacustri (I ciclo) ed inoltre è lecito ipotizzare che tra il
sollevamento dei depositi lacustri e la deposizione delle brecce sia
intercorso un periodo di tempo in cui essi sono stati esposti in regime
subaereo grazie alla presenza nella parte alta dei depositi lacustri, al
contatto con le brecce di sacche di dissoluzione e forte grado di
cementazione.
In località Fontana Antica, tra Atena Lucana e Sala Consilina a circa 620
metri di quota, sull’ultimo gradino che caratterizza i versanti del Vallo in
questa area, sono presenti dei depositi di versante a classi subsmussati
esclusivamente carbonatici con giacitura contropendente, quindi ruotati
isolati e sganciati da quelli che potevano essere i versanti alimentatori.
Essi inoltre presentano delle intercalazioni di livelli centimetrici rossastri
con cristalli di pirosseni e fortemente alterati ed argillificati di origine
vulcanica.
In località “La Cerreta” infine, sui terrazzi localizzati a circa 900 metri di
quota che si raccordano al versante meridionale di Timpa degli Irti, sotto
Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano
27
un notevole spessore di suolo, affiorano sporadicamente brecce di
versante, a spigoli vivi, carbonatiche, molto ben cementate.
2.3
Caratteri idrogeologici
Nell’area del Vallo di Diano i “Complessi” presenti sono stati associati
per gruppi aventi, nel loro insieme, comportamento sostanzialmente
identico nei confronti dell’infiltrazione e della circolazione idrica
sotterranea.
In tale territorio si distingue il complesso carbonatico (Trias medioSeravalliano), costituito quasi esclusivamente da sedimenti in facies di
piattaforma, può essere scisso in una parte basale prevalentemente
dolomitica ed in una, stratigraficamente sovrapposta, nella quale i termini
calcarei prevalgono su quelli dolomitici e calcareo-dolomitici. Le
dolomie, permeabili per fratturazione, si rinvengono raramente carsificate
e quasi sempre estremamente tettonizzate; pertanto si comportano da
“impermeabile relativo” rispetto alla sovrastante serie calcarea, pur
essendo un buon acquifero quando affiorano estesamente. Le litologie di
maggior interesse idrogeologico affiorano essenzialmente lungo le dorsali
montuose che bordano il Vallo di Diano. Tali litotipi, dotati di un alto
grado di permeabilità, prevalentemente per fessurazione e carsismo,
danno origine ad acquiferi che sono sede di un’intensa circolazione idrica
sotterranea profonda.
Il complesso carbonatico nel Vallo di Diano è rappresentato da diverse
strutture idrogeologiche: Monti Alburni, Monte Motola, Monte Cervati,
Monti della Maddalena.
I Monti Alburni sono un grande blocco calcareo suddiviso in due
monoclinali dalla faglia Sicignano-S. Arsenio. Essi sono delimitati da
faglie dirette lungo i versanti occidentale e meridionale, mentre lungo il
bordo nord il limite è dato dal probabile accavallamento tettonico delle
assise carbonatiche sui sedimenti terrigeni miocenici e sull’unità
prevalentemente dolomitica dei Monti della Maddalena, mentre il limite
orientale coincide col Vallo di Diano dove dovrebbe proseguire la linea di
accavallamento dell’Unità Alburno-Cervati sull’Unità di Monte Foraporta
e sui Monti della Maddalena, così come è riscontrabile nelle alte Valli del
fiume Calore e del fiume Noce.
Nella parte orientale del massiccio, la falda che alimenta il fronte
acquifero di Pertosa sembra essere mantenuta a quota alta da
complicazioni strutturali di carattere compressivo.
L’unità idrogeologica di Monte Motola è una piccola monoclinale, dove
la falda è mantenuta alta dalla faglia di Monte Faggitella (ad est di Monte
28
Inquadramento territoriale
Motola), verso il Vallo di Diano dove dovrebbero verificarsi perdite
consistenti nelle falde dei depositi quaternari.
L’unità di Monte Cervati presenta delle complicazioni strutturali come
per l’unità precedente che mantengono alta la falda verso il Vallo di
Diano per dare origine a sorgenti importanti (Fontanelle Soprane e
Sottane e Riofreddo) il cui limite occidentale del bacino di alimentazione
sembra coincidere con l’importante faglia dei Vallicelli (ad est di Monte
Cervati).
L’unità idrogeologica dei Monti della Maddalena è costituita da un
massiccio carbonatico allungato in direzione appenninica, delimitato a
sud-ovest e a nord-est da grosse discontinuità tettoniche coincidenti
rispettivamente col Vallo di Diano e con le valli del Meandro e dell’Agri.
Strutturalmente è un massiccio molto complesso per effetto di una
tettonica compressiva con faglie a basso angolo che lo ha portato a
sovrascorrere sui sedimenti del Bacino Lagonegrese che affiorano,
peraltro, in finestra tettonica.
Partendo da nord-ovest si può distinguere una parte del massiccio di età
Trias-Infralias, che sembra drenare preferenzialmente verso le alluvioni
del Tanagro, nei pressi di Pertosa. Invece, l’area delimitata a sud-est dal
contatto dolomie-calcari, lungo la direttrice Atena Lucana-Brienza,
dovrebbe alimentare la sorgente S. Antuono.
Più a sud, la discontinuità tettonica che va da Trinità (a sud-est di Sala
Consilina) a Brienza sembra segnare il limite meridionale dell’area di
alimentazione delle sorgenti di Sala Consilina (Taverna e Conca G.)
anche se, probabilmente, attraverso la stessa discontinuità, aliquote
d’acqua consistenti vanno ad alimentare la sorgente S. Giovanni in Fonte.
A meridione della suddetta direttrice tettonica l’idrostruttura è
chiaramente spezzata in due dalle finestre tettoniche di Passo Croce di
Marsico e Mandrano. Quest’ultime vanno associate al complesso
terrigeno costituito da tutti i terreni fliscioidi costituiti essenzialmente da
arenarie, argille e marne è caratterizzato da un grado di permeabilità
molto scarso ed a volte praticamente nullo, svolgono un importante ruolo
di tamponamento sulla falda di base dei massicci carbonatici. Queste
rappresentano un alto strutturale relativamente impermeabile che consente
alle acque sotterranee di defluire verso le sorgenti dell’alta valle dell’Agri
e verso il Vallo di Diano (sorgenti S. Giovanni in Fonte e Gruppo delle
sorgenti di Arenabianca, es. sorgente Valle).
Altre sorgenti importanti del Vallo sono sono quelle di Montesano sulla
Marcellana (Cantari, Eliceto ecc.) verso le quali dovrebbe drenare la
conca di Spigno.
Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano
29
Il Vallo di Diano fa parte del complesso detritico-alluvionale
(Quaternario); comprende, oltre ai travertini, tutti i depositi dovuti a
processi più o meno recenti di erosione, trasporto e accumulo instauratisi
a spese dei rilievi appenninici (alluvioni antiche e recenti, sedimenti
fluvio-lacustri, detriti di falda antichi e recenti ecc.). Esso è un complesso
molto eterogeneo dotato di permeabilità variabile in relazione alla
granulometria e all’ubicazione dei depositi stessi essendo possibili
interconnessioni anche importanti con la falda di base dei massicci
carbonatici e con i corsi d’acqua.
L’idrografia sotterranea quindi è legata ai terreni sedimentari che
interessano l’intera area montana, ove sono presenti numerose falde
acquifere, rinvenibili generalmente alla base degli affioramenti delle
rocce, a contatto con le coperture detritiche impermeabili ed all’interno
del materasso alluvionale con la presenza di falde sotterranee, a
profondità compresa tra i 50 ed i 100 metri. Falde freatiche superficiali si
trovano, quasi ovunque, nelle zone in cui affiorano i terreni
prevalentemente impermeabili. Tali falde forniscono però portate modeste
inferiori a 0,5 lt/sec.
I terreni a permeabilità variabile alimentano, invece, sorgenti di limitata
portata che trovano qualche utilizzo per uso idrico-potabile.
Numerose sono le sorgenti presenti nel Vallo di Diano ubicate
prevalentemente nel comune di Montesano sulla Marcellana (tab. 2).
Tab. 2 Principali sorgenti nel bacino idrografico del Tanagro nel Vallo di Diano
Denominazione
Comune
Pertosa
Pertosa
Polla
Sala Consilina
Sala Consilina
Sala Consilina
Portata media
(mc/s)
0,002
0,7
0,2
0,03
0,4
Quota
(m)
850
450
470
460
480
Acquaviva
Santa Domenica
S. Antuono
Taverna e Conca G.
S. Giovanni e S. Golfo
S. Giovanni in Fonte
Pantanello e Crusco
Fego
Padula
Montesano s/l M.
0,03
655
Gigante
Acquanova
Montesano s/l M.
Montesano s/l M.
0,2
695
Tornaturo
Valle
Cantari
S. Stefano
Cadosso
Cappuccini
S. Michele
Pidocchiosa
Canalicchio
Montesano s/l M.
Montesano s/l M.
Montesano s/l M.
Montesano s/l M.
Montesano s/l M.
Montesano s/l M.
Montesano s/l M.
Montesano s/l M.
Montesano s/l M.
0,05
0,1
0,4
0,05
0,1
0,04
-
675
680
650
565
700
720
-
Tipologia d’Uso
Potabile e lavatoio
Irriguo o altro
Bottino di presa potabile
Si perdono nei fossi
Si perdono nei fossi
Uso irriguo consorzio di
privati
Usi irrigui
Usi irrigui
Potabile ed irriguo
buonabitacolo
Uso irriguo
Uso irriguo-potabile
Uso irriguo-idroelettrico
Imbottigliata
Uso irriguo
-
30
Inquadramento territoriale
Tab. 2 (segue) Principali sorgenti nel bacino idrografico del Tanagro nel Vallo di Diano
BrignoccoleMangarrone
Rio Freddo
Fontanelle Soprane
Fontanelle Sottane
Montesano s/l M.
0,08
670
-
Buonabitacolo
Sassano
Sassano
0,8
0,3
460
460
Uso irriguo
-
Fonte: Ns elaborazione su Nicotera P.,de Riso R., (1969); Grimaldi S., Summa G., (2005)
2.4
Idrografia
Il principale corso d’acqua del territorio del Vallo di Diano è il fiume
Tanagro, affluente del fiume Sele, nasce nel monte Serra Malombra
assume il nome di Calore fino a quando riceve, in territorio di
Buonabitacolo, da destra le acque dei Torrenti Acquabianca e Porcile e da
sinistra quelle dei Torrenti Chiavico, Peglio, Riofreddo.
La configurazione del reticolo idrografico nel Vallo di Diano ha un
pattern dentritico-parallelo legato sia alla natura dei terreni che all’assetto
tettonico e morfologico dell’area.
Il regime idrico dei corsi d’acqua minori è tipicamente torrentizio, con
eventi di piena in concomitanza dei rovesci e lunghi periodi di magra
durante gran parte dell’anno. Soltanto il Fiume Tanagro normalmente non
accusa periodi di secca, grazie alla notevole ampiezza del proprio bacino
imbrifero.
La formazione dell’attuale rete idrografica ed il regime idrico sono stati
oggetto di profonde mutazioni, prima di assumere l’attuale
configurazione, a seguito dei vari interventi tesi a favorire lo smaltimento
delle acque.
L’opera di bonifica fu iniziata dai Romani che, per favorire il deflusso
delle acque della Valle, diedero inizio ai lavori del fossato Maltempo,
lavori poi ripresi durante il regno Borbonico e tendenti ad approfondire la
sezione del fossato e ad ampliare la sezione del Tanagro, specie nel tratto
vallivo.
In tempi recenti, gli interventi di bonifica sono stati eseguiti dai Consorzi
di Bonifica del Vallo di Diano, dal Genio Civile e dal Corpo Forestale
dello Stato ed hanno interessato essenzialmente il tratto vallivo attraverso
la realizzazione di canali in terra battuta, mentre interventi di
regimentazione e di monitoraggio delle acque sono realizzati
rispettivamente dall’Autorità di Bacino Interregionale del fiume Sele e
dall’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale Campana.
Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano
2.5
31
Clima e paleoclima
Il Vallo di Diano è una zona dal microclima particolare. Qui si
riscontrano notevoli differenze sia termiche che in quantitativo di
precipitazione, tra i versanti settentrionali e quelli meridionali della
vallata. Spesso in questa valle si toccano durante l'estate valori record
delle temperature massime a volte anche 38-40 gradi.
Il clima del territorio del Vallo di Diano si identifica con il clima
mediterraneo, caratterizzato da estati molto secche e precipitazioni per lo
più concentrate durante il periodo autunno-invernale. Le condizioni
climatiche dell’area sono legate alla posizione geografica che risente
dell’influenza del vicino Mar Tirreno.
L’area è caratterizzata da clima temperato con inverno marcato (4–8 mesi
con temperatura media superiore a 10°C), variata con estate temperata
(Temperatura media del mese più caldo di 20-23°C) e siccitosa, con
piogge estive inferiori a 150 mm. Per il territorio in esame, si registra una
temperatura media annua che si aggira sui 15°C.
La distribuzione delle precipitazioni è tipica del regime mediterraneo, con
massimi nel periodo invernale (Novembre–Febbraio) e minimi nel
periodo estivo (Luglio- Agosto).
Le nevicate sono frequenti nel periodo invernale, ma il manto nevoso non
persiste mai a lungo sul terreno.
Per ciò che riguarda il paleoclima registrato nel Vallo di Diano si informa
che i granuli pollinici, prodotti in grandi quantità dalle piante superiori,
hanno un’enorme potere dispersivo legato al trasporto fluviale ed eolico
anche a grandissime distanze. La composizione chimica della
sporopollenina, che costituisce l’involucro del polline, è tale da
permettere la conservazione in diversi tipi di ambienti.
L’attuale organizzazione delle associazioni vegetali nelle diverse fascie
latitudinali ed altitudinali dipende dalla distribuzione della temperatura e
dell’umidità nonché della configurazione fisiografica della regione. Le
piante reagiscono in modo repentino alle variazioni che il loro habitat
subisce in seguito a cambiamenti climatici o ambientali globali, ma anche
in seguito a modificazioni locali (variazione del livello della falda,
influenze antropiche, ecc.).
L’analisi delle associazioni polliniche fossili, conservate in successioni
sedimentarie continue, permette di evidenziare le variazioni che le
associazioni vegetali regionali hanno subito nel corso della
sedimentazione. Questo è possibile presupponendo che l’associazione
pollinica rifletta in modo fedele l’associazione vegetale che l’ha prodotta.
I numerosi studi sulla pioggia pollinica attuale lo hanno ampiamente
32
Inquadramento territoriale
dimostrato ed hanno inoltre fornito delle preziose chiavi di interpretazione
per gli spettri antichi.
Lo studio dei granuli pollinici può essere realizzato su sedimenti fini di
ambiente anaerobico (assenza di ossigeno) sia continentali (sedimenti
lacustri, palustri, torbe) che marini (peliti in genere). I sedimenti lacustri
si prestano particolarmente all’analisi pollinica sia per la loro natura (lini
più o meno argillosi, varve, torbe), sia per il loro ambiente di deposizione
(più vicino all’ambiente di produzione pollinica). Inoltre, le più alte
velocità di sedimentazione degli ambienti continentali rispetto agli
ambienti marini, permettono di prelevare campioni rappresentativi di
brevi intervalli di tempo e quindi di ottenere delle ricostruzioni
paleoclimatiche di dettaglio (secolare o addirittura annuale).
I cambiamenti climatici quaternari nell’area mediterranea sono stati
scanditi dall’alternanza di fasi fredde (glaciali) e calde (interglaciali). Tali
cicli glaciali-interglaciali si sono succeduti con intensità ed ampiezza
differenti e sono stati caratterizzati a livello di vegetazione, dalla rapida
alternanza di fasi forestali e steppiche. La composizione flogistica degli
spettri pollinici rispecchia dall’inizio dei cicli ad oggi (2,6 milioni di anni
fa), una diminuzione generalizzata della temperatura che ha portato alla
progressiva scomparsa, da nord verso sud, delle specie vegetali più
termofile (che necessitano temperature elevate). Un esempio viene fornito
dallo studio dei sedimenti lacustri dell’antico lago pleistocenico che
occupava la piana del Vallo di Diano (Russo Ermolli E. et al, 1995).
“Un’analisi pollinica della successione lacustre, carotata per uno spessore
di circa 200 metri, ha consentito di ricostruire la storia climatica della
regione per un periodo di 200.000 anni. L’integrazione con altre
metodologie (datazioni assolute, tefrostratigrafia, isotopi dell’ossigeno)
ha permesso, inoltre, di posizionare più precisamente la successione
nell’ambito del Pleistocene medio.
L’analisi pollinica ha evidenziato il succedersi di due cicli glacialiinterglaciali durante la deposizione dei sedimenti lacustri. In particolare
dalla base dei depositi (175,5 m di profondità) fino a 152 m di profondità,
gli spettri pollinici sono dominati da essenze erbacee (da 40 a 80%). Fra
queste gli elementi steppici (Artemisia, Ephedra ed Hippophae)
raggiungono delle percentuali elevate (fino a 20%). Gli spettri di questo
intervallo forniscono l’immagine di un paesaggio aperto in cui le
associazioni erbacee hanno, in buona parte della regione, sostituito la
copertura forestale che è stata ridotta ed impoverita. Infatti, durante
questo primo periodo glaciale, le uniche essenze arborre rappresentate
negli spettri pollinici sono la Quercia ed il Pino. Successivamente a
Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano
33
partire da 152 metri si è registrato un aumento repentino delle percentuali
del Pino seguito dal brusco aumento della Quercia e di tutte le essenze
arboree tipiche del Querceto misto s.l. (Carpino, Olmo, Zelkova, Ontano,
ecc). Le percentuali di essenze arboree raggiungono il 90%. Tale rapido
cambiamento nelle associazioni vegetali denota un altrettanto rapido
aumento della temperatura. Si assiste al passaggio da una fase glaciale ad
una fase interglaciale. L’aumento dell’umidità viene registrato
successivamente (dai 149 m) con l’aumento delle percentuali dell’Abete
fino al 40%. Alle nostre latitudini, infatti, ma anche in Europa nordoccidentale, le fasi interglaciali sono per l’appunto caratterizzate da un
rapido aumento delle temperature seguito con un certo ritardo da
un’aumento dell’umidità. Questo fa sì che la fine dei glaciali e l’inizio
degli interglaciali siano caratterizzati da una certa aridità.
Successivamente a questo periodo interglaciale (117 m) si assiste alla
graduale diminuzione della copertura forestale che lascia il posto ad
associazioni aperte dominate dalle essenze erbacee. Si passa cioè ad un
secondo periodo glaciale molto simile al precedente in quanto a
composizione floristica degli spettri pollinici. La transizione interglacialeglaciale avviene in maniera molto più graduale rispetto a quella glacialeinterglaciale. Tale andamento, ampiamente evidenziato nelle curve del
Δ18O marine11, viene quindi confermato dalle curve polliniche.
Il secondo periodo glaciale dura fino a circa 85 m di profondità alla quale
si registra un nuovo rapido aumento della temperatura testimoniato
dall’espandersi delle associazioni forestali. Queste ultime, sempre
dominate dalla Quercia, vengono arricchite floristicamente rispetto al
periodo caldo precedente. Sono molto abbondanti essenze quali Edera,
Carya, Ontano e diverse Araliaceae che indicano valori elevati
dell’umidità, superiori a quelli dell’interglaciale precedente. Questo
secondo periodo interglaciale si interrompe bruscamente a 34,4 m di
profondità con un contatto discordante con depositi di conoide.”12
In conclusione, l’analisi pollinica ha consentito di riconoscere due cicli
glaciali-interglaciali nella successione lacustre del Vallo di Diano. Sulla
base della composizione floristica degli spettri è stato inoltre possibile
attribuire tali cicli al Pleistocene medio. In questo periodo le ampiezze dei
11 Si può ricostruire la successione di eventi climatici dedotta dall’analisi del rapporto fra isotopi stabili
dell’ossigeno18O,16O in depositi fossili.
12 Sintesi dell’articolo redatto da Russo Ermolli E., Juvigné E., Bernasconi S., Brancaccio L., Cinque A., Lirer
L., Ozer A., Santangelo N., (1995) - Le premier stratotype continental de quatre stades isotopiques successifs
du Pléistocène moyen pour le bassin méditerranéen septentrional: le Vallo di Diano (Campanie, Italie). C. R.
Acad. Sci. Paris, 321, Série IIa, 877-884.
34
Inquadramento territoriale
cicli climatici è di 100.000 anni, per cui è stata attribuita ai depositi
lacustri analizzati una durata di circa 200.000 anni. Le datazioni Ar/Ar,
nonché le correlazioni tefrostratigrafiche ed isotopiche, hanno infine
permesso di posizionare la successione tra circa 450.000 a circa 650.000
anni fa.
Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano
III
35
MONITORAGGIO AMBIENTALE
3.1 Dati ed elaborazioni originali sull’IFF
L’identificazione dei tratti su cui effettuare l’I.F.F. è avvenuta in seguito
all’osservazione di diversi aspetti fisiografici e territoriali avvalendosi di
cartografie georiferite (IGM 1:25.000) e vettoriali (idrografia, rete
infrastrutturale, rete ecologica, fig. 2).
Si sono rilevati dei tratti fluviali appartenenti sia al corso d’acqua
principale del Tanagro che ai diversi affluenti (torrenti e canali),
ricoprendo vari settori della Piana del Vallo di Diano ubicati all’interno
del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano e nella Riserva Naturale
Regionale Foce Sele-Tanagro. I Comuni interessati sono Montesano sulla
Marcellana, Buonabitacolo, Padula, Sala Consilina, Sassano, Teggiano,
Atena Lucana, Sant’Arsenio e Polla.
Il rilevamento ha ricoperto in totale circa 17.900 metri di lunghezza di
corsi d’acqua su alvei di larghezza compresa tra i 2,5 m ed i 30 m ubicati
ad una quota compresa tra 450 m ed 500 m.
Il monitoraggio I.F.F. nel Vallo di Diano è stato effettuato durante il mese
13
di Ottobre 2006 su 31 tratti (27 oggetto dell’I.F.F. , poiché quattro di essi
risultavano senza acqua). Ad ogni tratto sono stati associati un codice
identificativo, il nome del corso d’acqua, la località, il comune di
14
15
appartenenza, la scheda “Rilievo I.F.F. ”, la scheda “Ubicazione ”, la
16
17
scheda “Rilievo Degrado ” e quella “ Ubicazione Degrado ” (tab. 3) .
I tratti appartenenti al fiume Tanagro sono 8, con codici da T1 a T8 e,
considerando che 5 tratti (da T1 a T5) corrispondono a quelli monitorati
nell’Aprile 2004 con il Progetto Ecovolontari 2003/2004, è possibile, per
essi, apprezzare l’evoluzione dello stato di salute dopo 30 mesi.
I tratti appartenenti ai diversi affluenti del Tanagro sono 23 di cui 10 in
destra idrografica (C1-dx a C10-dx) e 13 in sinistra (C1-sx a C13-sx).
13 Nel rispetto della metodologia I.F.F., i rilievi sono stati effettuati, per ogni tratto, risalendo il fiume (da valle
verso monte), costeggiandolo alternativamente in riva destra o sinistra e mantenendo lungo il percorso sempre
la visuale di entrambe le sponde. Non si sono verificati casi in cui per un tratto fluviale rilevato si sono dovute
redigere più schede I.F.F.
14 Riportata in Appendice.
15 Riportata nel CD-rom.
16 Riportata in Appendice.
17 Riportata nel CD-rom.
36
Monitoraggio ambientale
Sono state elaborate 17 schede di rilevamento del degrado ambientale in
occasione del rinvenimento di microdiscariche abusive o di fenomeni di
inquinamento delle acque, lungo o nelle adiacenze dei tratti osservati.
Fig. 2 Mappa della distribuzione della rete idrografica, infrastrutturale e rete ecologica
Fonte: Ns. elaborazione
Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano
37
Tab. 3 Anagrafica dei tratti fluviali oggetto dell’indagine
Scheda
“Rilievo
I.F.F.”
Scheda
“Ubicazione”
Scheda
“Rilievo
Degrado”
Scheda
“Ubicazione
Degrado”
SR- 25
SU-25
-
-
SR-26
SU-26
-
-
SR-14
SU-14
SRD-1
SUD-1
Ponte Mesole
SR-9
SU-9
-
-
Tanagro
Ponte Filo
SR-8
SU-8
-
-
Polla
Tanagro
Ponte Romano
SR-19
SU-19
-
-
T7
Polla
Tanagro
SR-21
SU-21
-
-
T8
Padula
Tanagro
SR-23
SU-23
SRD-2
SUD-2
C1-dx
Montesano
sulla
Marcellana
Torrente
Porcile
SR-22
SU-22
SRD-3
SUD-3
C2-dx
Buonabitacolo
Calore
Lucano
SR-1
SU-1
SRD-4
SUD-4
C3-dx
Sala Consilina
Tanagro
-
-
SRD-5
SUD-5
C4-dx
Sala Consilina
Lanito
SR-2
SU-2
SRD-6
SUD-6
C5-dx
Sala Consilina
Spenito
-
-
SRD-7
SUD-7
C6-dx
Padula
Fontana
Vallone
SR-24
SU-24
SRD-8
SUD-8
C7-dx
Polla
Tanagro
SR-18
SU-18
SRD-9
SUD-9
C8-dx
Polla
S. Antuono
SR-27
SU-27
-
-
C9-dx
Sala Consilina
Ponte Mesole
SR-10
SU-10
-
-
C10dx
Sala Consilina
Ponte Mesole
SR-11
SU-11
SRD-10
SUD-10
C1-sx
Sassano (Silla)
Silla fornace
SR-3
SU-3
-
-
C2-sx
Polla
SR-20
SU-20
SRD-11
SUD-11
C3-sx
Teggiano
-
-
SRD-12
SUD-12
C4-sx
Atena Lucana
Cavone
SR-15
SU-15
-
-
C5-sx
Sassano
Secchia
SR-4
SU-4
SRD-13
SUD-13
C6-sx
Sassano
S. Rocco
-
-
SRD-14
SUD-14
Cod.
Tratto
Comune
Corso
d’acqua
T1
Padula
Tanagro
T2
Sassano
Tanagro
T3
Sala Consilina
Tanagro
T4
Sala Consilina
Tanagro
T5
Sala Consilina
T6
Fossato
Maggiore
Vallone
della
Levata
Fossato
S.Antuono
Fossato
Maggiore
Lagno
Taverne
Fiume
Pantano
Torrente
Lacevo
Torrente
buccana
Torrente La
Marza
Torrente
Zia
Francesca
Canale Zia
Francesca
Località
Ponte
Caiazzano
Ponte
Cappuccini
Ponte S.
Agata
Ponte
Malaspina
Vadonato –
Ponte
Giugliano
Catassano
FontanellePezzalunga
Canale destro
Ponte Mesole
Vadonato Canale destro
ponte
Giugliano
Malaspina Canale destro
Ponte
Malaspina
Masseria
Caggiano
Valle Buccana
- Ponte S.
Salvatore
38
Monitoraggio ambientale
Tab. 3 (segue) Anagrafica dei tratti fluviali oggetto dell’indagine
C7-sx
Sassano
Canale Zia
Francesca
C8-sx
Sassano
Fiume Pantano
C9-sx
C10sx
C11sx
C12sx
C13sx
Pantano
Varco Notar Ercole - Ponte
Cavarelli
Varco Notar Ercole - canale destro
ponte Cavarelli
Sassano
Fiume Pantano
S. Arsenio
Torrente Lacevo
S. Arsenio
Canale sx Torrente
Lacevo
La Torre
Lagno del Termine
Codaglione – Ponte Mesole
Tanagro
Canale sinistro ponte S. Giovanni
Sala
Consilina
Sala
Consilina
Fossa
SR-5
SU-5
-
-
SR-6
SU-6
-
-
SR-7
SU-7
SRD15
SUD15
SR16
SR17
SR12
SR13
SU16
SU17
SU12
SU13
-
-
SRD16
SRD17
SUD16
SUD17
-
-
Fonte: Ns. elaborazione
3.1.1 I gruppi funzionali
I gruppi funzionali sono stati definiti seguendo le indicazioni del manuale
I.F.F.. Per ogni raggruppamento sono stati sommati i punteggi delle
domande divisi per sponda destra e sinistra. I gruppi funzionali sono stati
individuati nel seguente modo:
- Primo gruppo (domanda 1-4): condizioni vegetazionali delle rive e
del territorio circostante;
- Secondo gruppo (domanda 5-6): alveo bagnato e morfologia delle
rive;
- Terzo gruppo (domanda 7-11): struttura dell’alveo;
- Quarto gruppo (domanda 12-14): caratteristiche biologiche.
Nello specifico, il grafico 1 riporta i punteggi ottenuti su ogni tratto,
sommando il punteggio delle prime quattro domande della scheda IFF
relative a:
1. stato del territorio circostante;
2. vegetazione presente nella fascia perifluviale;
3. ampiezza della fascia di vegetazione riparia;
4. continuità della fascia di vegetazione riparia.
Sull’asse delle ascisse sono presenti i codici di ogni tratto osservato,
sull’asse delle ordinate i punteggi relativi alle somme del gruppo
funzionale.
L’andamento delle curve del grafico 1 per alcuni tratti è simile per le due
sponde; inoltre si osserva dai bassi punteggi la presenza di opere di
urbanizzazione intorno ai corsi fluviali, nonché interventi di sistemazione
sulle sponde con conseguente eliminazione della vegetazione arborea e/o
arbustiva.
Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano
39
Graf. 1 Raggruppamento funzionale “Condizioni vegetazionali delle rive e del territorio
circostante”
90
sponda sinistra
80
sponda destra
Punteggio
70
60
50
40
30
20
10
T8
T7
T6
T5
T4
T3
T2
T1
C13-sx
C12-sx
C11-sx
C9-sx
C10-sx
C8-sx
C7-sx
C5-sx
C4-sx
C2-sx
C1-sx
C9-dx
C10-dx
C8-dx
C7-dx
C6-dx
C4-dx
C2-dx
C1-dx
0
Punti rilevati
Fonte: Ns. elaborazione
Nel grafico 2 sono riportate delle informazioni che riguardano le
condizioni dell’alveo, delle rive e quelle relative alle caratteristiche
idrauliche. Raramente si registra una differenza dei valori tra le due
sponde. Il punteggio più basso si osserva in corrispondenza del torrente
Zia Francesca in località Secchia dove sono evidenti opere artificiali che
hanno sostituito le rive e le fasce di vegetazione.
Graf. 2 Raggruppamento funzionale “Alveo bagnato e morfologia delle rive”
50
45
sponda sinistra
40
sponda destra
Punteggio
35
30
25
20
15
10
5
T8
T7
T6
T5
T4
T3
T2
T1
C13-sx
C12-sx
C11-sx
C10-sx
C9-sx
C8-sx
C7-sx
C5-sx
C4-sx
C2-sx
C1-sx
C10-dx
C9-dx
C8-dx
C7-dx
C6-dx
C4-dx
C2-dx
C1-dx
0
Punti rilevati
Fonte: Ns. elaborazione
Nel grafico 3 si osservano i punteggi attribuiti alle domande relative alla
struttura dell’alveo. Questo raggruppamento, fornisce indicazioni circa la
presenza di tipologie che favoriscono la diversità ambientale e le capacità
di autodepurazione del corso d’acqua. I tratti che hanno un minore
40
Monitoraggio ambientale
punteggio sono quelli relativi alle zone che hanno subito un maggiore
impatto determinato dagli interventi antropici.
Graf. 3 Raggruppamento funzionale “struttura dell’alveo”
120
sponda sinistra
Punteggio
100
sponda destra
80
60
40
20
T8
T7
T6
T5
T4
T3
T2
T1
C13-sx
C12-sx
C11-sx
C9-sx
C10-sx
C8-sx
C7-sx
C5-sx
C4-sx
C2-sx
C1-sx
C9-dx
C10-dx
C8-dx
C7-dx
C6-dx
C4-dx
C2-dx
C1-dx
0
Punti rilevati
Fonte: Ns. elaborazione
Nel grafico 4 si riportano delle informazioni sulle caratteristiche
biologiche del corso d’acqua, analizzando in particolare, la struttura delle
comunità di macroinvertebrati, la struttura del detrito e la struttura delle
macrofite acquatiche. In questo caso, ci si riferisce al fondo dell’alveo per
cui non ci sono distinzioni tra sponda destra e sponda sinistra.
Il maggior punteggio si ottiene nei tratti che presentano una elevata
naturalità, nei quali, nelle vicinanze, non sono presenti attività di carattere
antropico che potrebbero provocare l’inquinamento delle acque,
influenzando a sua volta, le comunità vegetali e animali presenti nel corso
d’acqua. I punteggi minori si osservano in corrispondenza del canale Zia
Francesca e del canale esterno al torrente Lacevo nel Comune di S.
Arsenio.
Graf. 4 Raggruppamento funzionale “Caratteristiche biologiche”
40
35
Punteggio
30
25
20
15
Sponda sx e dx
10
5
Punti rilevati
Fonte: Ns. elaborazione
T8
T7
T6
T5
T4
T3
T2
T1
C13-sx
C12-sx
C11-sx
C10-sx
C9-sx
C8-sx
C7-sx
C5-sx
C4-sx
C2-sx
C1-sx
C10-dx
C9-dx
C8-dx
C7-dx
C6-dx
C4-dx
C2-dx
C1-dx
0
Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano
41
3.1.2 Gli indicatori di funzionalità fluviale
Per ogni indicatore di funzionalità fluviale (domanda) riportato nella
scheda di rilevamento I.F.F., si sono realizzati dei grafici che illustrano la
distribuzione percentuale dei punteggi (risposta) assegnati a tutti i 27 tratti
dei corsi d’acqua monitorati pari ad una lunghezza complessiva di circa
18 Km. Essi consentono di mettere in luce varie informazioni biotiche ed
abiotiche, utili alla caratterizzazione dell’ambiente fluviale nel Vallo di
Diano.
Nel grafico 5 si osserva che nessun corso d’acqua osservato attraversa un
territorio con foreste e boschi, mentre la maggior parte di essi
attraversono aree seminaturali o poco urbanizzate (rurali).
Graf. 5 Distribuzione percentuale “Stato del territorio circostante (domanda 1)”
81,5
sponda sx
sponda dx
70,4
18,5
11,1
0,0
7,4
7,4
0,0
25
20
5
1
Punteggio
Legenda - 25 = foreste e boschi; 20 = prati, pascoli, pochi arativi e incolti; 5 = colture, urbanizzazione rara; 1 =
aree urbanizzate.
Fonte: Ns. elaborazione
Dall’osservazione del grafico 6, si rileva che per più del 40%, i corsi
d’acqua presentano una fascia di vegetazione perifluviale primaria (cioè
non distrutta e ricostruita successivamente a causa di interventi di
regimazione idraulica) rappresentata da specie arbustive, invece la fascia
secondaria presenta una vegetazione erbacea e/o da suolo nudo; solo circa
il 10% dei tratti ha una fascia primaria costituita da formazioni arboree.
42
Monitoraggio ambientale
Graf. 6 Distribuzione percentuale “Vegetazione perifluviale (domanda 2)”
sponda sx
sponda dx
48,1
44,4
40,7
40,7
11,1
7,4
7,4
0,0 0,0
30
25
20
0,0
15
0,0 0,0
0,0 0,0
10
5
1
Punteggio
Legenda - 30 = fascia primaria: alberi; 25 = fascia primaria: arbusti; 20 = fascia secondaria: alberi; 15 = fascia
secondaria: arbusti; 10 = fascia primaria: alberi non ripari; 5 = fascia secondaria: alberi non ripari; 1 =
copertura erbacea o assente.
Fonte: Ns. elaborazione
Si segnala che l’ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale e la sua
continuità spaziale rappresentano gli elementi fondamentali affinché la
vegetazione possa svolgere efficacemente il ruolo di autodepurazione, di
filtro per nutrienti, di fascia tampone e di consolidamento spondale.
Nei tratti osservati, l’ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale
risulta prevalentemente poco estesa o assente (graf. 7); solo brevi tratti di
alcuni corsi d’acqua presentano una fascia maggiore di 5 metri che
talvolta supera i 30 metri.
Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano
43
Graf. 7 Distribuzione percentuale “Ampiezza fascia perifluviale (domanda 3)”
51,9
48,1
Sponda sx
Sponda dx
40,7
37,0
11,1
3,7
3,7
20
3,7
15
5
1
Punteggio
Legenda - 20 = fascia perifluviale > 30 metri; 15 = fascia perifluviale tra 5 e 30 metri; 5 = fascia perifluviale
tra 1 e 5 metri; 1 = fascia perifluviale assente.
Fonte: Ns. elaborazione
La rete fluviale considerata, come si evince nel grafico 8, presenta pochi
tratti con una fascia di vegetazione continua. Normalmente la vegetazione
presenta delle interruzioni, talvolta frequenti, dovute alla presenza di
tappeti erbacei o di suolo nudo.
Graf. 8 Distribuzione percentuale “Continuità fascia vegetazione perifluviale (domanda
4)”
Sponda sx
Sponda dx
40,7
37,0
33,3
33,3
18,5
14,8
11,1
11,1
20
10
5
1
Punteggio
Legenda - 20 = senza interruzioni; 10 = con interruzioni; 5 = interruzioni frequenti o solo erbacea; 1 = suolo
nudo o vegetazione erbacea rada.
Fonte: Ns. elaborazione
Dal grafico 9 si osserva che generalmente i tratti fluviali non hanno il
fondo impermeabilizzato o un’alveo bagnato ridotto; inoltre, l’alveo di
morbida e di magra sono relativamente simili nell’85% dei casi.
44
Monitoraggio ambientale
Graf. 9 Distribuzione percentuale “Condizioni idriche dell’alveo (domanda 5)”
85,2
14,8
20
0,0
0,0
5
1
15
Punteggio
Legenda - 20 = larghezza alveo di morbida inferiore al triplo dell'alveo bagnato; 15 = fluttuazioni di portata
stagionale; 5 = fluttuazioni di portata frequenti; 1 = alveo bagnato molto ridotto, impermeabilizzazione del
fondo.
Fonte: Ns. elaborazione
Nel grafico 10 si nota che sulle rive predominano formazioni arbustive ed
erbacee; sono abbastanza frequenti quelle che presentano solo lo strato
erboso, si osserva anche una relativa presenza di rive completamente
nude, scarsa, inoltre, è la presenza di rive alberate e massi.
Graf. 10 Distribuzione percentuale “Rive (domanda 6)”
55,6
Sponda sx
Sponda dx
48,1
44,4
29,6
11,1
3,7
3,7
25
3,7
15
5
1
Punteggio
Legenda - 25 = rive con alberi e massi; 15 = rive con erbe e arbusti; 5 = rive con strato erboso; 1 = rive nude.
Fonte: Ns. elaborazione
Dal grafico 11, si osserva che la metà dei corsi analizzati presentano
nell’alveo delle strutture di ritenzione di apporti trofici, quali depositi di
sedimento, canneti o idrofite. Il 37% degli alvei presentano massi o
tronchi incassati al proprio interno. Scarseggiano gli alvei con fondo
Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano
45
costituito da: sedimenti sabbiosi, privi di alghe, senza canneti e idrofite,
sagomature del tutto artificiali.
Graf. 11 Distribuzione percentuale “Strutture e ritenzione apporti trofici (domanda 7)”
51,9
37,0
7,4
3,7
25
15
5
1
Punteggio
Legenda - 25 = massi e tronchi incassati in alveo, canneto, idrofite; 15 = deposito di sedimento, canneto,
idrofite poco estese; 5 = strutture libere con le piene; 1 = sedimenti sabbiosi, privi di alghe o sagomatura
artificiale a corrente uniforme.
Fonte: Ns. elaborazione
La presenza o meno di erosione delle rive fornisce una idea di quanto la
struttura della riva sia consolidata e di quanto il sistema fluviale sia
maturo. Il grafico 12 mostra che il 63% dei tratti d’acqua non evidenzia
un’erosione rilevante. Per il 19% di essi si registra un’erosione evidente
solo nelle curve; per il 15% si evidenziano interventi artificiali che hanno
comportato un’opera di cementificazione delle rive.
L’azione radente delle correnti sulle sponde di un corso d’acqua può
provocare la loro erosione: tale processo può risultare dannoso per i
terreni circostanti per l’asportazione di terreno e provocare
condizionamenti gravi per l’uso del territorio come la riduzione
dell’ecosistema fluviale talvolta ad elevata biodiversità, il
danneggiamento di strade vicine, case, ecc.
46
Monitoraggio ambientale
Graf. 12 Distribuzione percentuale “Erosione (domanda 8)”
63,0
63,0
Sponda sx
Sponda dx
18,5
18,5
14,8
14,8
3,7
3,7
20
15
5
1
Punteggio
Legenda - 20 = non rilevante; 15 = soltanto nelle curve; 5 = frequente con scavo delle rive e radici; 1 = molto
evidente o interventi artificiali.
Fonte: Ns. elaborazione
Il grafico 13 evidenzia, che la sezione trasversale dell’alveo dei tratti
osservati, si presenta per la maggior parte o completamente naturale, o
con qualche lieve intervento artificiale. In pochissimi tratti è presente
un’opera di cementificazione dell’intera sezione dell’alveo.
In alcune zone del Vallo di Diano sono presenti interventi artificiali in
alveo utilizzando dei metodi dell’ingegneria naturalistica; purtroppo non
mancano aree fluviali con sponde realizzate con la tecnica del cemento
armato.
Graf. 13 Distribuzione percentuale “Sezione trasversale (domanda 9)”
44,4
44,4
7,4
3,7
15
10
5
1
Punteggio
Legenda - 15 = naturale; 10 = naturale con lievi interventi artificiali; 5 = artificiale con qualche elemento
naturale; 1 = artificiale.
Fonte: Ns. elaborazione
Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano
47
Nel grafico 14 si nota che il fondo dell’alveo per il 70% dei corsi fluviali
si presenta con una moderata mobilità. Questo garantisce un ambiente
abbastanza stabile per la vita faunistica, in quanto, consente una buona
ritenzione del materiale organico e quindi di elementi indispensabili per la
sopravvivenza delle specie animali presenti.
Graf. 14 Distribuzione percentuale “Fondo alveo (domanda 10)”
70,4
14,8
11,1
3,7
25
15
5
1
Punteggio
Legenda - 25 = diversificato e stabile; 15 = a tratti movibile; 5 = facilmente movibile; 1 = artificiale o
cementato.
Fonte: Ns. elaborazione
I tratti oggetto dell’osservazione evidenziano (graf. 15), prevalentemente,
un percorso raddrizzato, con rive spesso costituite da sole specie pioniere
erbacee; quest’ultime indicano la presenza di opere artificiali.
Graf. 15 Distribuzione percentuale “Raschi-pozze-meandri (domanda 11)”
70,4
18,5
7,4
3,7
25
20
5
1
Punteggio
Legenda - 25 = ben distinti e ricorrenti; 20 = successione irregolare; 5 = lunghe pozze, pochi meandri; 1 =
percorso raddrizzato.
Fonte: Ns. elaborazione
48
Monitoraggio ambientale
I tratti osservati (graf. 16) presentano tutti un flusso laminare e non
turbolento. Si è evidenziato nel 48% dei casi un periphyton scarsamente
sviluppato; soltanto nell’11% dei tratti rilevano uno strato spesso e
diversificato.
Il periphyton, è quel sottile strato verdastro e sdrucciolevole che ricopre
massi e ciottoli sommersi, costituito in massima parte da alghe
macroscopiche, ma anche da batteri, funghi e microrganismi, rappresenta
il primo livello di autodepurazione di un corso d’acqua. La maggiore o
minore presenza di periphyton, il suo spessore, la sua composizione
danno moltissime indicazioni circa il livello di eutrofizzazione di un corso
d’acqua. Tuttavia lo strato perifitico è influenzato da molti altri fattori,
non solo dai nutrienti presenti, come la velocità del flusso d’acqua, le
specie bentoniche presenti, la quantità di luce legata alla profondità.
Graf. 16 Distribuzione percentuale “Componente vegetale in alveo bagnato (domanda
12)”
48,1
22,2
18,5
11,1
15
10
5
1
Punteggio
Legenda - 15 = periphyton e macrofite scarsi; 10 = strato scarsamente sviluppato; 5 = strato discreto; 1 = strato
spesso.
Fonte: Ns. elaborazione
Nel grafico 17 si evidenzia una predominanza di detriti vegetali fibrosi e
polposi nel fondo dell’alveo, quindi condizioni che comportano una
importante decomposizione batterica e fungina. Quest’ultima procura
delle condizioni ambientali poco favorevoli per la vita della comunità
macrobentonica.
Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano
49
Graf. 17 Distribuzione percentuale “Detrito (domanda 13)”
59,3
33,3
3,7
3,7
15
10
5
1
Punteggio
Legenda - 15 = frammenti vegetali riconoscibili e fibrosi; 10 = frammenti vegetali fibrosi e polposi; 5 =
frammenti polposi; 1 = detrito anaerobico.
Fonte: Ns. elaborazione
Nel grafico 18 si può osservare che la comunità animale è
sufficientemente diversificata e poco equilibrata; il 7,4% dei tratti
considerati mostra una comunità sufficientemente diversificata. Solo in
18
pochissimi tratti si evidenzia la presenza di taxa tolleranti
all’inquinamento. La qualità di un corso d'acqua può essere apprezzata
prendendo in considerazione la composizione qualitativa e quantitativa
delle comunità di macroinvertebrati bentonici che vi abitano.
Per macroinvertebrati bentonici si intendono quegli organismi invertebrati
di dimensioni superiori al millimetro che vivono sul fondo di un corso
d'acqua. Appartengono a questa categoria organismi che compiono il loro
intero ciclo vitale o al meno parte di esso in acqua, quali Insetti,
Crostacei, Molluschi, Oligocheti, Irudinei, Platelminti.
Infatti in presenza di un disturbo ambientale i gruppi più sensibili
scompaiono o riducono il numero di specie e di individui presenti, mentre
permangono o addirittura aumentano quelli più resistenti.
18 Taxa: un taxon (plurale taxa), o unità tassonomica, è un raggruppamento di organismi nell'ambito della
classificazione. Si usa per indicare una qualunque categoria nella gerarchia sistematica.
50
Monitoraggio ambientale
Graf. 18 Distribuzione percentuale “Macrobenthos (domanda 14)”
55,6
33,3
7,4
3,7
20
10
5
1
Punteggio
Legenda - 20 = comunità ben strutturata e diversificata; 10 = comunità sufficientemente diversificata; 5 =
comunità poco equilibrata; 1 = comunità non strutturata, taxa tolleranti.
Fonte: Ns. elaborazione
3.1.3 Rilevamento dei siti inquinati
Il Vallo di Diano presenta un territorio ad alta valenza naturalistico19
ambientale con una rete di aree protette molto estesa . Tale realtà
ambientale, pone come obiettivo prioritario, la conservazione della
biodiversità e la promozione di attività umane che siano compatibili con i
principi di protezione dell’ambiente.
Perciò, i fenomeni di degrado ambientale che colpiscono diversi luoghi
dell’area Valdianese, come l’inquinamento delle acque e dei suoli ed il
mancato uso del suolo rispetto alla sua razionale vocazione sono connessi
principalmente al mancato senso civico di una parte di popolazione ad
inefficaci forme di controllo sul territorio. La constatazione di avere ogni
comune una porzione di territorio in area protetta implica che le
istituzioni, le autorità, le associazioni e la popolazione hanno il dovere
irrinunciabile di proteggere l’ambiente e di sviluppare dei modelli di vita
ecocompatibili e sostenibili.
Di conseguenza, nelle porzioni di territorio oggetto del rilevamento di
campo, ai fini della determinazione dell’indice di funzionalità fluviale
(I.F.F.), si sono caratterizzate le situazioni di degrado incontrate nelle aree
fluviali ed in prossimità di esse. La descrizione dei detrattori ambientali
(microdiscariche, inquinamento delle acque) è stata realizzata riferendosi
alla scheda di censimento dei siti potenzialmente inquinati redatta
19 Nella pubblicazione “La rete ecologica del Vallo di Diano” pubblicata dalla Comunità Montana Vallo di
Diano nel 2006 a cura di C. Vitale si riporta una analisi sulla rete ecologica locale.
Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano
51
dall’A.R.P.A.C. (prosp. 6). L’obiettivo di tale lavoro è stato quello di
identificare e caratterizzare i siti in modo sistematico, i cui dati entreranno
a far parte della banca dati del Sistema Informativo Territoriale (S.I.T.)
della Comunità Montana Vallo di Diano. Il monitoraggio ambientale
consentirà di avere un quadro conoscitivo delle zone sensibili all’uso
illecito del suolo e/o delle acque presenti nel territorio della Piana del
Vallo di Diano che potrà essere costantemente aggiornato ed esteso a tutto
il territorio anche con le eventuali segnalazioni raccolte da enti locali,
associazioni e cittadini. Le informazioni acquisite potranno essere
utilizzate per la definizione di programmi volti alla rimozione e bonifica
dei detrattori ambientali, alla sorveglianza delle zone esposte a tali abusi,
alla sensibilizzazione della cittadinanza per ottenere livelli di qualità
ambientale migliori per il territorio e la comunità che lo abita. Inoltre con
tale strategia d’azione, nell’ottica di incrementare l’ecoturismo, si evita di
subire delle negative impressioni sulla gestione del Vallo di Diano da
parte di chi lo visita.
52
Monitoraggio ambientale
Prospetto 6 Indicatori per il censimento dei siti potenzialmente inquinati
Data sopralluogo (gg/mm/aaaa):
Denominazione del sito:
Codice di identificazione del sito:
Comune di appartenenza:
Sito che interessa più comuni (Si-No):
Stima della superficie potenzialmente contaminata (m2):
Destinazione d’uso prevalente prevista dal PRGC:
- Uso verde pubblico, privato e residenziale - Uso commerciale e industriale - Uso agricolo e assimilabile
Tipologia dell’area: Area residenziale; area agricola, area commerciale, area incolta, area
naturale/protetta, area industriale, area fluviale, area lacuale
Morfologia dell’area: Pianeggiante ( ) Collinare e/o scarpata con pendenza < 25% ( ) Scarp. Con
pendenza >25%
Area interessata da attività (Si-No): - Tipologia di attività principale (da compilare solo se si)
Industriale ( ) Commerciale ( ) Mineraria ( ) Cava ( ) Punto vendita carburanti ( )
Attività di gestione rifiuti D ( ) R ( ) (Alleg. B e C. del D.Lgs 22/97) Altro ( )
Matrice coinvolta da probabile contaminazione: Suolo; Acque superficiali; Acque sotterranee
Tipologie di eventi
Eventi accidentali Si ( ) No ( ); Esplosioni ( ); Emissioni in atmosfera ( ); Incendi ( ); Incidenti a pipe line (
); Incidenti stradali ( ); Altro: __________ ( )
Cattiva gestione di impianti e infrastrutture Si ( ) No ( ) Presunta ( )
Depositi di materie prime o intermedi di lavorazione ( )
Perdite di serbatoi e tubature ( )
Perdite in fognature ( )
Altro: _________________________________________ ( )
Smaltimento scorretto o illegale di rifiuti Si ( ) No ( )
Abbandono di rifiuti (art. 14): al suolo ( ) in area acquatica ( )
Discarica non controllata: ( ) Discarica autorizzata: Comunale ( ) Privata ( ) Consortile ( )
Deposito temporaneo di rifiuti: ( ) - Spandimento su suolo: ( ) - Modalità di rilascio: Cumuli/Rilevato ( ) Conferimento in cava/scavo ( )
Tipologia prevalente dei potenziali inquinanti: Urbani/Speciali/Pericolosi: accertati ( ) visivi ( )
Merceologia (%)
Urbani ( ) Plastiche ( ) Inerti ( )
Ingombranti ( ) Pneumatici ( ) Industriali ( ) Altro ( )
Volume stimato dei potenziali inquinanti (mc):
Tipologia di contenimento dei potenziali inquinati
Fusti ( ) Vasca interrata ( ) Sacchi (big-bags) ( ) Silos ( ) Cumuli ( ) Container ( ) Serbatoi interrati (
) Cisterna ( ) Serbatoi fuori terra ( ) Cassone scarrabile ( ) Mescolati al suolo ( ) Recipiente in latta ( )
Vasca fuori terra ( ) Bidone in plastica ( )
Stato di conservazione
Contenitori integri ( ) Inquinanti non contenuti ( ) Contenitori deteriorati ( )
Stima soggiacenza falda dal piano campagna (m)
da 1 a 3 ( ) da 4 a 7 ( ) da 8 a 15 ( ) da 16 a 30 ( ) > 30 ( ) non nota ( )
Accessibilità dell’area
Accesso libero ( )
Recinzione parziale ( ) Recinzione con controllo ( ) Recinzione senza controllo (
)
Area sottoposta a vincoli
Nessun vincolo ( ) Vincolo archeologico ( )
Vincolo paesaggistico/aree protette ( )
Vincolo idrogeologico ( )
Fasce di rispetto per manufatti vari ( )
Non noto ( )
Distanza dal corso d’acqua più vicino (m):
Fino a 100 ( ) da 101 a 199 ( ) da 200 a 499 ( ) da 500 a 1000 ( ) > 1000 ( ) Nessun corso d’acqua entro 5
km ( )
Uso prevalente delle acque superficiali
Potabile ( ) Irriguo – pesca ( ) Industriale ( ) Balneazione ( ) Nessuno ( ) Non noto ( )
Distanza dal centro abitato più vicino (m)
Fino a 100 ( ) da 101 a 500 ( ) da 501 a 1000 ( ) da 1001 a 2000 ( ) > 2000 ( )
Note generali
Fonte: Agenzia Regionale di Protezione Ambientale della Campania (ARPAC), 2005 - modificato
Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano
53
Dai dati riferiti alle diverse situazioni di degrado incontrate durante il
rilevamento per l’applicazione dell’I.F.F., si sono ricavati dei grafici
riguardanti le distribuzioni percentuali su alcune informazioni ambientali.
Dal grafico 19 si osserva che circa il 53% degli abusi ambientali si è
commesso su di un suolo utilizzato a seminativi.
Graf. 19 Distribuzione percentuale “Uso del suolo prevalente”
Seminativi non irrigati
52,9
Mista
23,5
Suoli permanentemente
irrigati
11,8
Tessuto urbano
discontinuo
5,9
Colture annuali
associate a colture
permanenti
5,9
Fonte: Ns. elaborazione
La tipologia di area invece per il 70% (graf. 20) è mista (rurale), per il
17,6% fluviale, mentre quella sia agricola che incolta per il 5,9%.
Graf. 20 Distribuzione percentuale “Tipologia di area”
mista
70,6
area fluviale
17,6
area agricola
5,9
area incolta
5,9
Fonte: Ns. elaborazione
54
Monitoraggio ambientale
Il 52,9% dei rifiuti individuati è stato abbandonato esclusivamente in
ambiente acquatico (graf. 21), mentre il 35,3% sia sul suolo che in acqua,
e circa il 12% unicamente sul suolo.
Graf. 21 Distribuzione percentuale “Abbandono rifiuti”
ambiente acquatico
52,9
suolo- ambiente
acquatico
35,3
suolo
11,8
Fonte: Ns. elaborazione
Dal grafico 22 si osserva che prevalentemente la matrice coinvolta da
probabile contaminazione è quella delle acque superficiali (52,9%) e del
sistema acqua-suolo (23,5%).
Graf. 22 Distribuzione percentuale “Matrice ambientale potenzialmente contaminata”
acque superficiali
52,9
acque superf iciali- suolo
23,5
suolo
suolo- acque superficiali- acque
sott erranee
Fonte: Ns. elaborazione
17,6
5,9
Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano
55
Nel grafico 23 si evidenzia che i siti inquinati rilevati sono ubicati per
l’88,2% in un contesto morfologico di piana alluvionale, mentre l’11,8%
in contesti collinari, in zone pedemontane, su conoidi alluvionali e/o di
versante.
Graf. 23 Composizione percentuale “Morfologia dell’area”
11,8
88,2
Collinare e/o scarpata <25%
pianeggiante
Fonte: Ns. elaborazione
Il grafico 24 mostra che il 52,9% dei siti individuati sono all’interno di
aree protette (Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano e Riserva
Naturale regionale Foce Sele-Tanagro).
Graf. 24 Distribuzione percentuale “Area soggetta a vincolo”
no; 47,1
si; 52,9
Fonte: Ns. elaborazione
Alla luce di alcune osservazioni effettuate sul territorio del Vallo di Diano
20
si può affermare che la presenza di scarichi abusivi è piuttosto diffusa sia
nelle zone strettamente rurali che periferiche ai centri urbani. Tali abusi
sono presenti sia nelle zone pianeggianti che collinari-montuose con
tipologie di rifiuto simili a quelle riscontrate durante i rilievi.
20 Quotidiano di Salerno “La Città”, 21 Aprile 2007, pagina Vallo di Diano.
56
Monitoraggio ambientale
3.2
Considerazioni conclusive
Dall’osservazione dei Livelli di Funzionalità I.F.F. assegnati per i tratti
appartenenti ai corsi fluviali del bacino idrografico del fiume Tanagro è
possibile estrarre alcune informazioni specifiche.
A tal proposito nella tabella 4 si riportano per ogni tratto osservato i valori
di I.F.F. ed il relativo Giudizio di funzionalità delle due sponde.
Tab. 4 Livello e Giudizio di funzionalità dei tratti di corsi d’acqua del Vallo di Diano
Codice
IFF
sx
Livello di
funzionalità
Giudizio di
funzionalità
IFF
dx
Livello di
funzionalità
Giudizio di
funzionalità
T1
124
III-IV
Mediocre-scadente
128
III-IV
Mediocre-scadente
T2
127
III
Mediocre-scadente
127
III
Mediocre-scadente
T3
84
IV
Scadente
137
III
Mediocre
T4
94
IV
Scadente
166
III
Mediocre
T5
113
III-IV
Mediocre-scadente
113
III-IV
Mediocre-scadente
T6
109
III-IV
Mediocre-scadente
109
III-IV
Mediocre-scadente
T7
101
III-IV
Mediocre-Scadente
101
III-IV
Mediocre-Scadente
T8
175
III
Mediocre
185
II-III
Buono-Mediocre
C1-dx
235
II
Buono
235
II
Buono
C2-dx
215
II
Buono
215
II
Buono
C4-dx
181
II-III
Buono-Mediocre
181
II-III
Buono-Mediocre
C6-dx
122
III
Mediocre-scadente
160
III
Mediocre
C7-dx
191
II-III
Buono-Mediocre
191
II-III
Buono-Mediocre
C8-dx
185
II-III
Buono-Mediocre
185
II-III
Buono-Mediocre
C9-dx
181
II-III
Buono-Mediocre
181
II-III
Buono-Mediocre
C10-dx
185
II-III
Buono-Mediocre
185
II-III
Buono-Mediocre
C1-sx
129
III
Mediocre
129
III
Mediocre
C2-sx
205
II
Buono
165
III
Mediocre
C4-sx
191
II-III
Buono-Mediocre
191
II-III
Buono-Mediocre
C5-sx
109
III-IV
Mediocre-Scadente
97
IV
Scadente
C7-sx
116
III-IV
Mediocre-Scadente
120
III
Mediocre
C8-sx
157
III
Mediocre
157
III
Mediocre
Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano
57
Tab. 4 (segue) Livello e Giudizio di funzionalità dei tratti di corsi d’acqua del Vallo di
Diano
C9-sx
77
IV
Scadente
77
IV
Scadente
C10-sx
162
III
Mediocre
166
III
Mediocre
C11-sx
114
III-IV
Mediocre-Scadente
114
III-IV
Mediocre-Scadente
C12-sx
186
II-III
Buono-Mediocre
106
III-IV
Mediocre-Scadente
C13-sx
186
II-III
Buono-Mediocre
186
II-III
Buono-Mediocre
Fonte: Ns elaborazione
In particolare, nessun tratto fluviale considerato nel presente studio ha
conseguito un Giudizio di funzionalità elevato o buono, mentre hanno
raggiunto un giudizio sufficiente diversi tratti ubicati alla destra del
Tanagro. I tratti che manifestano una qualità ecologico-ambientale
insufficiente sono prevalentemente quelli del fiume Tanagro e dei suoi
affluenti di sinistra.
Dalla rappresentazione grafica (graf. 25), inoltre, si può osservare che
talvolta i valori di I.F.F. assegnati alle sponde dei tratti monitorati sono
diversi, tali da far assumere, tra le due sponde del corso d’acqua, livelli di
funzionalità non uguali.
Graf. 25 Rappresentazione del valore di IFF per i tratti oggetto del rilevamento
Valore IFF sponda sx
ANDAMENTO IFF
Valore IFF sponda dx
294
254
Valore IFF
214
174
134
94
54
Tratti
Fonte: Ns elaborazione
C13-sx
C12-sx
C11-sx
C9-sx
C10-sx
C8-sx
C7-sx
C5-sx
C4-sx
C2-sx
C1-sx
C9-dx
C10-dx
C8-dx
C7-dx
C6-dx
C4-dx
C2-dx
T8
C1-dx
T7
T6
T5
T4
T3
T2
T1
14
58
Monitoraggio ambientale
Come evidenziato in precedenza, il Vallo di Diano è sottoposto a diverse
pressioni di carattere prevalentemente antropico, tra cui la presenza di
strutture degradate, di inerti e materiali di rifiuti di vario genere, che
possono innescare, e in molti casi hanno già avviato, fenomeni di degrado
e riduzione in superficie/copertura degli habitat di interesse comunitario.
Riguardo le acque superficiali il monitoraggio effettuato indica che spesso
la loro qualità è scarsa. Tale situazione è imputata alla presenza di
scarichi di acque reflue non depurate, scarichi di acque industriali, di
sostanze derivanti dalla fertilizzazione dei terreni agricoli e scarichi
abusivi. Rilevante è la presenza di rifiuti solidi urbani e speciali
rinvenibili negli alvei dei fiumi, torrenti e canali che spesso obliterano la
luce di ponti.
Riguardo ai suoli, diverse sono le microdiscariche abusive rinvenibili sul
territorio talora piuttosto estese e spesso monomateriali (copertoni di
automezzi, pezzi di carrozzeria, batterie, inerti, ecc.) prevalentemente
ubicate in aree periferiche in prossimità di canali, fossi, in valloni, a
ridosso di ponti ed a lato di strade.
Negli ambienti umidi, fluviali e di acque superficiali in genere, la
transizione tra l'ambiente acquatico e quello terrestre si estende attraverso
un'ampia fascia che svolge diverse ed importantissime funzioni
ecologiche. La presenza di una fascia di vegetazione fluviale sana e
strutturata favorisce la presenza di fauna terrestre nonché della fauna ittica
di interesse comunitario.
21
Tale criticità, dovuta alla mancanza di una gestione eco-sostenibile del
territorio, nonché alla poca sensibilità e conoscenza in merito alla
presenza e al valore degli ecosistemi naturali, rischia di alterare l’attuale
stato di conservazione degli habitat presenti.
La presenza di fenomeni di degrado in un contesto ambientale di notevole
valenza naturalistica come quello del comprensorio Vallo di Diano viene
percepito da chi lo osserva, in maniera più forte e negativa rispetto a
situazioni di degrado incontrate in aree maggiormente antropizzate.
Bisogna migliorare lo stato di conoscenza e di informazione, la
sorveglianza, la sensibilizzazione e l’orientamento della fruizione del
territorio ad alta valenza naturalistica, al fine di incrementare un turismo
sostenibile e limitare i comportamenti e le attività economiche dannose.
Una delle principali criticità alla tutela del territorio è la scarsa
sensibilizzazione e la scarsa conoscenza degli habitat e delle specie di
21 Nella pubblicazione “Il governo della rete ecologica del Vallo di Diano” pubblicata dalla Comunità
Montana Vallo di Diano nel 2007 a cura di C. Vitale si riportano gli interventi per una gestione ecosostenibile
dell’ambiente.
Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano
59
interesse comunitario presenti: si tratta di un forte limite in quanto la
mancanza di informazione ambientale, e di conseguenza la non
consapevolezza da parte dei fruitori dell’area delle esigenze di tutela,
porta spesso a determinare comportamenti scorretti che danneggiano
l’ambiente; al contrario, la sensibilizzazione e l’informazione mirata
suggerirebbe il fruitore ad adottare comportamenti coerenti con gli
obiettivi di conservazione dei siti.
Non è da sottovalutare, la possibilità di riqualificare a scopo fruitivo il
fiume Tanagro e i corsi d’acqua minori, attraverso il miglioramento della
qualità ambientale delle aree umide e fluviali. La creazione di aree di
sosta, di piste pedonali e/o ciclabili, di aree attrezzate e di altane di
osservazione degli animali, potrebbero garantire un maggior presidio,
incentivare lo sviluppo di un turismo sostenibile e sensibilizzare la
cittadinanza in genere, sugli aspetti ecologico-ambientali come
miglioramento della qualità della vita.
Il monitoraggio ambientale realizzato vuole essere una proposta
metodologica ed operativa per far assumere un impegno da parte delle
istituzioni, i tecnici, gli operatori e la cittadinanza indirizzata al
miglioramento delle condizioni di sicurezza, e all’incentivo di attività di
collaborazione per la concreta attuazione della protezione dell'ambiente,
costruendo un “senso comune” di rispetto dell'uomo e della natura.
I materiali raccolti e rielaborati mediante l’ausilio di opportuni indicatori
tecnico-scientifici offrono una documentazione completa e coerente sul
rapporto complesso fra produzione industriale, vita civile e ambiente nel
Vallo di Diano, essenziale dai punti di vista del controllo sanitario, del
risanamento e della protezione ambientale.
Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano
61
APPENDICE
a) Schede Rilievo Indice di Funzionalità Fluviale
Scheda I.F.F. T1
Bacino: Tanagro
Località: Ponte Caiazzano (Padula)
Larghezza alveo di morbida (metri): 3.5
Data:
25/10/2006
Corso d’acqua: Tanagro
Tratto (metri): 700
Quota: 460
Foto N°: 2
Scheda N°: 25
Sponda
Sx
Dx
5
5
1
1
1
1
1) Stato del territorio circostante
Colture stagionali in prevalenza e/o arativi misti e/o colture permanenti
2) Vegetazione presente nella fascia perifluviale primaria
Costituita da specie arbustive non riparie o erbacea o assente
3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva
Fascia di vegetazione perifluviale assente
4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva
Interruzioni frequenti o solo erbacea continua e consolidata
5
Suolo nudo o vegetazione erbacea rada
1
5) Condizioni idriche dell'alveo
Larghezza dell’alveo di morbida inferiore al triplo dell’alveo bagnato
20
6) Conformazione delle rive
Con sottile strato erboso
5
5
7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici
Alveo con grossi massi e/o vecchi tronchi stabilmente incassati o presenza di fasce di
canneto o idrofite.
25
8) Erosione
Solamente nelle curve e/o nelle strettoie
15
15
9) Sezione trasversale
Naturale con lievi interventi artificiali
10
10) Fondo dell'alveo
A tratti movibile
15
11) Raschi, pozze o meandri
Meandri, raschi e pozze assenti, percorso raddrizzato (>25:1)
1
12 bis) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso laminare
Periphyton discreto con scarsa copertura di macrofite tolleranti o scarsamente sviluppato
con limitata copertura di macrofite tolleranti
10
Frammenti vegetali fibrosi e polposi
10
13) Detrito
14) Comunità macrobentonica
Poco equilibrata e diversificata con prevalenza di taxa tolleranti all’inquinamento
Punteggio totale
Livello di funzionalità
5
124
128
III-IV
III-IV
62
Appendice
Scheda I.F.F. T2
Bacino: Tanagro
Località: Ponte Cappuccini (Sassano)
Larghezza alveo di morbida (metri): 3
Data:
25/10/2006
Foto N°: 1
Corso d’acqua: Tanagro
Tratto (metri): 1000
Quota: 450
Scheda N°: 26
Sponda
Sx
Dx
5
5
1
1
1
1
5
5
1) Stato del territorio circostante
Colture stagionali in prevalenza e/o arativi misti e/o colture permanenti
2) Vegetazione presente nella fascia perifluviale primaria
Costituita da specie arbustive non riparie o erbacea o assente
3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva
Fascia di vegetazione perifluviale assente
4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva
Interruzioni frequenti o solo erbacea continua e consolidata
5) Condizioni idriche dell'alveo
Larghezza dell’alveo di morbida inferiore al triplo dell’alveo bagnato
20
6) Conformazione delle rive
Con sottile strato erboso
5
5
7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici
Massi e/o rami presenti con deposito di sedimento, o canneto, o idrofite rade e poco estese
15
8) Erosione
Solamente nelle curve e/o nelle strettoie
15
15
9) Sezione trasversale
Naturale con lievi interventi artificiali
10
10) Fondo dell'alveo
A tratti movibile
15
11) Raschi, pozze o meandri
Lunghe pozze che separano corti raschi o viceversa, pochi meandri (15-25:1)
5
12 bis) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso laminare
Periphyton scarsamente sviluppato e scarsa copertura di macrofite tolleranti
15
Frammenti polposi
5
13) Detrito
14) Comunità macrobentonica
Sufficientemente diversificata ma con struttura alterata rispetto a quanto atteso
Punteggio totale
Livello di funzionalità
10
127
127
III-IV
III-IV
Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano
63
Scheda I.F.F. T3
Bacino: Tanagro
Località: Ponte S. Giovanni (Sala Consilina)
Larghezza alveo di morbida (metri): 5
Data:
23/10/2006
Scheda N°: 14
Corso d’acqua: Tanagro
Tratto (metri): 2000
Quota: 450
Foto N°: 3
Sponda
Sx
Dx
1) Stato del territorio circostante
Colture stagionali in prevalenza e/o arativi misti e/o colture permanenti
5
5
2bis) Vegetazione presente nella fascia perifluviale secondaria
Presenza di formazioni arbustive riparie (saliceti arbustivi) e/o canneto
15
Costituita da specie arbustive non riparie o erbacea o assente
1
3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva
Fascia di vegetazione perifluviale 5-30 m
15
Fascia di vegetazione perifluviale assente
1
4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva
Fascia di vegetazione perifluviale senza interruzioni
20
Interruzioni frequenti o solo erbacea continua e consolidata
5
5) Condizioni idriche dell'alveo
Alveo di morbida maggiore del triplo dell'alveo bagnato con fluttuazioni di portata a ritorno stagionale
15
6) Conformazione delle rive
Con erbe e arbusti
15
Con sottile strato erboso
5
7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici
Massi e/o rami presenti con deposito di sedimento, o canneto, o idrofite rade e poco estese
15
8) Erosione
Molto evidente con rive scavate e franate o presenza di interventi artificiali
1
1
9) Sezione trasversale
Naturale con lievi interventi artificiali
10
10) Fondo dell'alveo
Facilmente movibile
5
11) Raschi, pozze o meandri
Meandri, raschi e pozze assenti, percorso raddrizzato (>25:1)
1
12 bis) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso laminare
Periphyton discreto con scarsa copertura di macrofite tolleranti o scarsamente sviluppato con limitata
copertura di macrofite tolleranti
10
Frammenti polposi
5
13) Detrito
14) Comunità macrobentonica
Poco equilibrata e diversificata con prevalenza di taxa tolleranti all’inquinamento
5
Punteggio totale
84
137
Livello di funzionalità
IV
III
64
Appendice
Scheda I.F.F. T4
Bacino: Tanagro
Località: Ponte Mesole (Sala Consilina)
Larghezza alveo di morbida (metri): 10
Data:
23/10/2006
Scheda N°: 09
Corso d’acqua: Tanagro
Tratto (metri): 1500
Quota: 450
Foto N°: 3
Sponda
Sx
Dx
1) Stato del territorio circostante
Colture stagionali in prevalenza e/o arativi misti e/o colture permanenti
5
5
2bis) Vegetazione presente nella fascia perifluviale secondaria
Presenza di formazioni arbustive riparie (saliceti arbustivi) e/o canneto
15
Costituita da specie arbustive non riparie o erbacea o assente
1
3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva
Fascia di vegetazione perifluviale 5-30 m
15
Fascia di vegetazione perifluviale assente
1
4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva
Fascia di vegetazione perifluviale senza interruzioni
20
Interruzioni frequenti o solo erbacea continua e consolidata
5
5) Condizioni idriche dell'alveo
Larghezza dell’alveo di morbida inferiore al triplo dell’alveo bagnato
20
6) Conformazione delle rive
Con erbe e arbusti
15
Con sottile strato erboso
5
7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici
Massi e/o rami presenti con deposito di sedimento, o canneto, o idrofite rade e poco estese
15
8) Erosione
Poco evidente e non rilevante
20
Molto evidente con rive scavate e franate o presenza di interventi artificiali
1
9) Sezione trasversale
Artificiale con qualche elemento naturale
5
10) Fondo dell'alveo
A tratti movibile
15
11) Raschi, pozze o meandri
Meandri, raschi e pozze assenti, percorso raddrizzato (>25:1)
1
12 bis) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso laminare
Periphyton discreto con scarsa copertura di macrofite tolleranti o scarsamente sviluppato con limitata
copertura di macrofite tolleranti
10
Frammenti polposi
5
13) Detrito
14) Comunità macrobentonica
Poco equilibrata e diversificata con prevalenza di taxa tolleranti all’inquinamento
5
Punteggio totale
94
166
Livello di funzionalità
IV
III
Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano
65
Scheda I.F.F. T5
Bacino: Tanagro
Località: Ponte Filo (Sala Consilina)
Larghezza alveo di morbida (metri): 10
Data:
23/10/2006
Foto N°: 3
Corso d’acqua: Tanagro
Tratto (metri): 1000
Quota: 450
Scheda N°: 08
Sponda
Sx
Dx
5
5
1
1
1
1
5
5
1) Stato del territorio circostante
Colture stagionali in prevalenza e/o arativi misti e/o colture permanenti
2) Vegetazione presente nella fascia perifluviale primaria
Costituita da specie arbustive non riparie o erbacea o assente
3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva
Fascia di vegetazione perifluviale assente
4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva
Interruzioni frequenti o solo erbacea continua e consolidata
5) Condizioni idriche dell'alveo
Larghezza dell’alveo di morbida inferiore al triplo dell’alveo bagnato
20
6) Conformazione delle rive
Con sottile strato erboso
5
5
7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici
Massi e/o rami presenti con deposito di sedimento, o canneto, o idrofite rade e poco estese
15
8) Erosione
Frequente con scavo delle rive e delle radici
5
5
9) Sezione trasversale
Naturale con lievi interventi artificiali
10
10) Fondo dell'alveo
A tratti movibile
15
11) Raschi, pozze o meandri
Meandri, raschi e pozze assenti, percorso raddrizzato (>25:1)
1
12 bis) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso laminare
Periphyton discreto con scarsa copertura di macrofite tolleranti o scarsamente sviluppato
con limitata copertura di macrofite tolleranti
10
Frammenti vegetali riconoscibili e fibrosi
15
13) Detrito
14) Comunità macrobentonica
Poco equilibrata e diversificata con prevalenza di taxa tolleranti all’inquinamento
Punteggio totale
Livello di funzionalità
5
113
113
III-IV
IIIIV
66
Appendice
Scheda I.F.F. T6
Bacino: Tanagro
Località: Ponte Romano (Polla)
Larghezza alveo di morbida (metri): 12
Data:
24/10/2006
Foto N°: 3
Corso d’acqua: Tanagro
Tratto (metri): 300
Quota: 450
Scheda N°: 19
Sponda
Sx
Dx
1
1
1
1
1
1
5
5
1) Stato del territorio circostante
Aree urbanizzate
2) Vegetazione presente nella fascia perifluviale primaria
Costituita da specie arbustive non riparie o erbacea o assente
3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva
Fascia di vegetazione perifluviale assente
4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva
Interruzioni frequenti o solo erbacea continua e consolidata
5) Condizioni idriche dell'alveo
Larghezza dell’alveo di morbida inferiore al triplo dell’alveo bagnato
20
6) Conformazione delle rive
Con sottile strato erboso
5
5
7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici
Massi e/o rami presenti con deposito di sedimento, o canneto, o idrofite rade e poco estese
15
8) Erosione
Poco evidente e non rilevante
20
20
9) Sezione trasversale
Naturale con lievi interventi artificiali
10
10) Fondo dell'alveo
Facilmente movibile
5
11) Raschi, pozze o meandri
Meandri, raschi e pozze assenti, percorso raddrizzato (>25:1)
1
12 bis) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso laminare
Periphyton discreto con scarsa copertura di macrofite tolleranti o scarsamente sviluppato
con limitata copertura di macrofite tolleranti
10
Frammenti vegetali fibrosi e polposi
10
13) Detrito
14) Comunità macrobentonica
Poco equilibrata e diversificata con prevalenza di taxa tolleranti all’inquinamento
Punteggio totale
Livello di funzionalità
5
104
104
III-IV
IIIIV
Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano
67
Scheda I.F.F. T7
Bacino: Tanagro
Località: Ponte Malaspina
Larghezza alveo di morbida (metri): 8
Data:
24/10/2006
Corso d’acqua: Tanagro
Tratto (metri): 2 Km.
Quota: 450
Scheda N°: 21
Foto N°: 2
Sponda
Sx
Dx
5
5
1
1
1
1
5
5
1) Stato del territorio circostante
Colture stagionali in prevalenza e/o arativi misti e/o colture permanenti
2) Vegetazione presente nella fascia perifluviale primaria
Costituita da specie arbustive non riparie o erbacea o assente
3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva
Fascia di vegetazione perifluviale assente
4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva
Interruzioni frequenti o solo erbacea continua e consolidata
5) Condizioni idriche dell'alveo
Larghezza dell’alveo di morbida inferiore al triplo dell’alveo bagnato
20
6) Conformazione delle rive
Con sottile strato erboso
5
5
7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici
Alveo di sedimenti sabbiosi privo di alghe o sagomature artificiali lisce a corrente
uniforme
1
8) Erosione
Poco evidente e non rilevante
20
20
9) Sezione trasversale
Artificiale
1
10) Fondo dell'alveo
Cementato
1
11) Raschi, pozze o meandri
Meandri, raschi e pozze assenti, percorso raddrizzato (>25:1)
1
12 bis) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso laminare
Periphyton scarsamente sviluppato e scarsa copertura di macrofite tolleranti
15
Frammenti polposi
5
13) Detrito
14) Comunità macrobentonica
Poco equilibrata e diversificata con prevalenza di taxa tolleranti all’inquinamento
5
Punteggio totale
86
86
Livello di funzionalità
IV
IV
68
Appendice
Scheda I.F.F. T8
Bacino: Tanagro
Località: Ponte Giugliano – Vadonato (Padula)
Larghezza alveo di morbida (metri): 8
Data:
25/10/2006
Foto N°: 21
Corso d’acqua: Tanagro
Tratto (metri): 500
Quota: 500
Scheda N°: 23
Sponda
Sx
Dx
5
5
25
25
5
5
1) Stato del territorio circostante
Colture stagionali in prevalenza e/o arativi misti e/o colture permanenti
2) Vegetazione presente nella fascia perifluviale primaria
Presenza di formazioni arbustive riparie (saliceti arbustivi) e/o canneto
3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva
Fascia di vegetazione perifluviale 1-5 m
4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva
Fascia di vegetazione perifluviale senza interruzioni
20
Fascia di vegetazione perifluviale con interruzioni
10
5) Condizioni idriche dell'alveo
Larghezza dell’alveo di morbida inferiore al triplo dell’alveo bagnato
20
6) Conformazione delle rive
Con erbe e arbusti
15
15
7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici
Massi e/o rami presenti con deposito di sedimento, o canneto, o idrofite rade e poco estese
15
8) Erosione
Poco evidente e non rilevante
20
20
9) Sezione trasversale
Naturale con lievi interventi artificiali
10
10) Fondo dell'alveo
A tratti movibile
15
11) Raschi, pozze o meandri
Lunghe pozze che separano corti raschi o viceversa, pochi meandri (15-25:1)
5
12 bis) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso laminare
Periphyton scarsamente sviluppato e scarsa copertura di macrofite tolleranti
15
Frammenti vegetali fibrosi e polposi
10
13) Detrito
14) Comunità macrobentonica
Poco equilibrata e diversificata con prevalenza di taxa tolleranti all’inquinamento
5
Punteggio totale
175
185
Livello di funzionalità
III
II-III
Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano
69
Scheda I.F.F. C1-dx
Bacino: Tanagro
Località: Catassano (Montesano sulla Marcellana)
Tratto (metri): 200
Larghezza alveo di morbida (metri): 4
Data:
25/10/2006
Foto N°: 6
Corso d’acqua: Torrente Porcile
Quota: 500
Scheda N°: 22
Sponda
Sx
Dx
1) Stato del territorio circostante
Prati, pascoli, boschi, pochi arativi ed incolti
20
20
30
30
15
15
20
20
2) Vegetazione presente nella fascia perifluviale primaria
Presenza di formazioni arboree riparie
3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva
Fascia di vegetazione perifluviale 5-30 m
4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva
Fascia di vegetazione perifluviale senza interruzioni
5) Condizioni idriche dell'alveo
Larghezza dell’alveo di morbida inferiore al triplo dell’alveo bagnato
20
6) Conformazione delle rive
Con vegetazione arborea e/o massi
25
25
7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici
Strutture di ritenzione libere e mobili con le piene o assenza di canneto o idrofite
5
8) Erosione
Solamente nelle curve e/o nelle strettoie
15
15
9) Sezione trasversale
Naturale
15
10) Fondo dell'alveo
A tratti movibile
15
11) Raschi, pozze o meandri
Presenti a distanze diverse e con successione irregolare ( 7-15:1)
20
12 bis) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso laminare
Periphyton scarsamente sviluppato e scarsa copertura di macrofite tolleranti
15
Frammenti vegetali fibrosi e polposi
10
13) Detrito
14) Comunità macrobentonica
Sufficientemente diversificata ma con struttura alterata rispetto a quanto atteso
Punteggio totale
Livello di funzionalità
10
235
235
II
II
70
Appendice
Scheda I.F.F. C2-dx
Bacino: Tanagro
Corso d’acqua: Calore Lucano
Località: Fontanelle-Pezzalunga, di fronte rilievo Castaglione e cocuzzolo Panella, presso la confluenza tra
Rio Freddo e fiume Calore Lucano (Buonabitacolo)
Tratto (metri): 400
Larghezza alveo di morbida (metri): 30
Quota: 471 s.l.m.
Data: 10-10-2005
Scheda N°: 01
Foto N°: 16
Sponda
Sx
Dx
1) Stato del territorio circostante
Prati, pascoli, boschi, pochi arativi ed incolti
20
20
25
25
20
20
10
10
2) Vegetazione presente nella fascia perifluviale primaria
Presenza di formazioni arbustive riparie (saliceti arbustivi) e/o canneto
3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva
Fascia di vegetazione perifluviale > 30 m
4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva
Fascia di vegetazione perifluviale con interruzioni
5) Condizioni idriche dell'alveo
Alveo di morbida maggiore del triplo dell'alveo bagnato con fluttuazioni di portata a
ritorno stagionale
15
6) Conformazione delle rive
Con erbe e arbusti
15
15
7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici
Strutture di ritenzione libere e mobili con le piene o assenza di canneto o idrofite
5
8) Erosione
Solamente nelle curve e/o nelle strettoie
15
15
9) Sezione trasversale
Naturale
15
10) Fondo dell'alveo
A tratti movibile
15
11) Raschi, pozze o meandri
Ben distinti, ricorrenti; rapporto tra distanza di raschi (o meandri) e larghezza dell’alveo
bagnato pari a 5-7:1
25
12 bis) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso laminare
Periphyton scarsamente sviluppato e scarsa copertura di macrofite tolleranti
15
Frammenti vegetali fibrosi e polposi
10
13) Detrito
14) Comunità macrobentonica
Sufficientemente diversificata ma con struttura alterata rispetto a quanto atteso
Punteggio totale
Livello di funzionalità
10
215
215
II
II
Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano
71
Scheda I.F.F. C4-dx
Bacino: Tanagro
Località: Lanito (Sala Consilina)
Larghezza alveo di morbida (metri): 2.5
Data: 11/10/2006
Foto N°: 4
Corso d’acqua: Tratto iniziale Fossato Maggiore
Tratto (metri): 100
Quota: 460 s.l.m
Scheda N°: 02
Sponda
Sx
Dx
5
5
25
25
5
5
10
10
1) Stato del territorio circostante
Colture stagionali in prevalenza e/o arativi misti e/o colture permanenti
2) Vegetazione presente nella fascia perifluviale primaria
Presenza di formazioni arbustive riparie (saliceti arbustivi) e/o canneto
3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva
Fascia di vegetazione perifluviale 1-5 m
4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva
Fascia di vegetazione perifluviale con interruzioni
5) Condizioni idriche dell'alveo
Larghezza dell’alveo di morbida inferiore al triplo dell’alveo bagnato
20
6) Conformazione delle rive
Con erbe e arbusti
15
15
7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici
Alveo con grossi massi e/o vecchi tronchi stabilmente incassati o presenza di fasce di
canneto o idrofite.
25
8) Erosione
Poco evidente e non rilevante
20
20
9) Sezione trasversale
Naturale con lievi interventi artificiali
10
10) Fondo dell'alveo
A tratti movibile
15
11) Raschi, pozze o meandri
Meandri, raschi e pozze assenti, percorso raddrizzato (>25:1)
1
12 bis) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso laminare
Periphyton discreto con scarsa copertura di macrofite tolleranti o scarsamente sviluppato
con limitata copertura di macrofite tolleranti
10
Frammenti vegetali fibrosi e polposi
10
13) Detrito
14) Comunità macrobentonica
Ben strutturata e diversificata, ade guata alla tipologia fluviale
20
Punteggio totale
181
181
Livello di funzionalità
II-III
II-III
72
Appendice
Scheda I.F.F. C6-dx
Bacino: Tanagro
Località: Vadonato (Padula)
Larghezza alveo di morbida (metri): 4
Data:
25/10/2006
Corso d’acqua: Fontana Vallone (Tratto finale)
Tratto (metri): 300
Quota: 500
Scheda N°: 24
Foto N°: 3
Sponda
Sx
Dx
5
5
1) Stato del territorio circostante
Colture stagionali in prevalenza e/o arativi misti e/o colture permanenti
2) Vegetazione presente nella fascia perifluviale primaria
Presenza di formazioni arbustive riparie (saliceti arbustivi) e/o canneto
25
Costituita da specie arbustive non riparie o erbacea o assente
1
3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva
Fascia di vegetazione perifluviale 1-5 m
5
Fascia di vegetazione perifluviale assente
1
4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva
Interruzioni frequenti o solo erbacea continua e consolidata
5
5
5) Condizioni idriche dell'alveo
Larghezza dell’alveo di morbida inferiore al triplo dell’alveo bagnato
20
6) Conformazione delle rive
Con erbe e arbusti
15
Con sottile strato erboso
5
7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici
Massi e/o rami presenti con deposito di sedimento, o canneto, o idrofite rade e poco estese
15
8) Erosione
Poco evidente e non rilevante
20
20
9) Sezione trasversale
Naturale con lievi interventi artificiali
10
10) Fondo dell'alveo
A tratti movibile
15
11) Raschi, pozze o meandri
Lunghe pozze che separano corti raschi o viceversa, pochi meandri (15-25:1)
5
12 bis) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso laminare
Periphyton discreto o scarsamente sviluppato con significativa copertura di macrofite
tolleranti
5
Frammenti vegetali fibrosi e polposi
10
13) Detrito
14) Comunità macrobentonica
Poco equilibrata e diversificata con prevalenza di taxa tolleranti all’inquinamento
Punteggio totale
Livello di funzionalità
5
122
160
III-IV
III
Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano
73
Scheda I.F.F. C7-dx
Bacino: Tanagro
Località: Canale destro Ponte Malaspina – Pantano (Polla)
Larghezza alveo di morbida (metri): 5
Data:
24/10/2006
Foto N°: 2
Corso d’acqua: Tanagro
Tratto (metri): 300
Quota: 450
Scheda N°: 18
Sponda
Sx
Dx
5
5
25
25
5
5
20
20
1) Stato del territorio circostante
Colture stagionali in prevalenza e/o arativi misti e/o colture permanenti
2) Vegetazione presente nella fascia perifluviale primaria
Presenza di formazioni arbustive riparie (saliceti arbustivi) e/o canneto
3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva
Fascia di vegetazione perifluviale 1-5 m
4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva
Fascia di vegetazione perifluviale senza interruzioni
5) Condizioni idriche dell'alveo
Larghezza dell’alveo di morbida inferiore al triplo dell’alveo bagnato
20
6) Conformazione delle rive
Con erbe e arbusti
15
15
7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici
Massi e/o rami presenti con deposito di sedimento, o canneto, o idrofite rade e poco estese
15
8) Erosione
Poco evidente e non rilevante
20
20
9) Sezione trasversale
Naturale
15
10) Fondo dell'alveo
A tratti movibile
15
11) Raschi, pozze o meandri
Meandri, raschi e pozze assenti, percorso raddrizzato (>25:1)
1
12 bis) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso laminare
Periphyton discreto con scarsa copertura di macrofite tolleranti o scarsamente sviluppato
con limitata copertura di macrofite tolleranti
10
Frammenti polposi
5
13) Detrito
14) Comunità macrobentonica
Ben strutturata e diversificata, ade guata alla tipologia fluviale
20
Punteggio totale
191
191
Livello di funzionalità
II-III
II-III
74
Appendice
Scheda I.F.F. C8-dx
Bacino: Tanagro
Località: S. Antuono (Polla)
Larghezza alveo di morbida (metri): 5
Data:
24/10/2006
Foto N°: 7
Corso d’acqua: Fossato S. Antuono
Tratto (metri): 150
Quota: 450
Scheda N°: 27
Sponda
Sx
Dx
5
5
25
25
5
5
10
10
1) Stato del territorio circostante
Colture stagionali in prevalenza e/o arativi misti e/o colture permanenti
2) Vegetazione presente nella fascia perifluviale primaria
Presenza di formazioni arbustive riparie (saliceti arbustivi) e/o canneto
3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva
Fascia di vegetazione perifluviale 1-5 m
4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva
Fascia di vegetazione perifluviale con interruzioni
5) Condizioni idriche dell'alveo
Larghezza dell’alveo di morbida inferiore al triplo dell’alveo bagnato
20
6) Conformazione delle rive
Con erbe e arbusti
15
15
7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici
Massi e/o rami presenti con deposito di sedimento, o canneto, o idrofite rade e poco estese
15
8) Erosione
Solamente nelle curve e/o nelle strettoie
15
15
9) Sezione trasversale
Naturale
15
10) Fondo dell'alveo
A tratti movibile
15
11) Raschi, pozze o meandri
Ben distinti, ricorrenti; rapporto tra distanza di raschi (o meandri) e larghezza dell’alveo
bagnato pari a 5-7:1
25
12 bis) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso laminare
Periphyton discreto o scarsamente sviluppato con significativa copertura di macrofite tolleranti
5
13) Detrito
Frammenti vegetali fibrosi e polposi
10
14) Comunità macrobentonica
Poco equilibrata e diversificata con prevalenza di taxa tolleranti all’inquinamento
5
Punteggio totale
185
185
Livello di funzionalità
II-III
II-III
Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano
75
Scheda I.F.F. C9-dx
Bacino: Tanagro
Località: Ponte Mesole (Sala Consilina)
Corso d’acqua: Fossato Maggiore
Tratto (metri): 300
Larghezza alveo di morbida (metri): 3
Data:
23/10/2006
Foto N°: 2
Quota: 450
Scheda N°: 10
Sponda
Sx
Dx
5
5
25
25
5
5
10
10
1) Stato del territorio circostante
Colture stagionali in prevalenza e/o arativi misti e/o colture permanenti
2) Vegetazione presente nella fascia perifluviale primaria
Presenza di formazioni arbustive riparie (saliceti arbustivi) e/o canneto
3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva
Fascia di vegetazione perifluviale 1-5 m
4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva
Fascia di vegetazione perifluviale con interruzioni
5) Condizioni idriche dell'alveo
Larghezza dell’alveo di morbida inferiore al triplo dell’alveo bagnato
20
6) Conformazione delle rive
Con erbe e arbusti
15
15
7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici
Alveo con grossi massi e/o vecchi tronchi stabilmente incassati o presenza di fasce di
canneto o idrofite.
25
8) Erosione
Poco evidente e non rilevante
20
20
9) Sezione trasversale
Naturale
15
10) Fondo dell'alveo
A tratti movibile
15
11) Raschi, pozze o meandri
Meandri, raschi e pozze assenti, percorso raddrizzato (>25:1)
1
12 bis) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso laminare
Periphyton discreto o scarsamente sviluppato con significativa copertura di macrofite
tolleranti
5
Frammenti vegetali fibrosi e polposi
10
13) Detrito
14) Comunità macrobentonica
Sufficientemente diversificata ma con struttura alterata rispetto a quanto atteso
10
Punteggio totale
181
181
Livello di funzionalità
II-III
II-III
76
Appendice
Scheda I.F.F. C10-dx
Bacino: Tanagro
Località: Ponte Mesole (Sala Consilina)
Larghezza alveo di morbida (metri): 1.5
Data:
23/10/2006
Foto N°: 4
Corso d’acqua: Lagno Taverne
Tratto (metri): 300
Quota (m.s.l.m.): 450
Scheda N°: 11
Sponda
Sx
Dx
5
5
25
25
5
5
10
10
1) Stato del territorio circostante
Colture stagionali in prevalenza e/o arativi misti e/o colture permanenti
2) Vegetazione presente nella fascia perifluviale primaria
Presenza di formazioni arbustive riparie (saliceti arbustivi) e/o canneto
3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva
Fascia di vegetazione perifluviale 1-5 m
4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva
Fascia di vegetazione perifluviale con interruzioni
5) Condizioni idriche dell'alveo
Larghezza dell’alveo di morbida inferiore al triplo dell’alveo bagnato
20
6) Conformazione delle rive
Con erbe e arbusti
15
15
7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici
Alveo con grossi massi e/o vecchi tronchi stabilmente incassati o presenza di fasce di
canneto o idrofite.
25
8) Erosione
Poco evidente e non rilevante
20
20
9) Sezione trasversale
Naturale
15
10) Fondo dell'alveo
A tratti movibile
15
11) Raschi, pozze o meandri
Lunghe pozze che separano corti raschi o viceversa, pochi meandri (15-25:1)
5
12 bis) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso laminare
Periphyton discreto o scarsamente sviluppato con significativa copertura di macrofite
tolleranti
5
Frammenti vegetali fibrosi e polposi
10
13) Detrito
14) Comunità macrobentonica
Sufficientemente diversificata ma con struttura alterata rispetto a quanto atteso
10
Punteggio totale
185
185
Livello di funzionalità
II-III
II-III
Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano
77
Scheda I.F.F. C1-sx
Bacino: Tanagro
Località: Silla Fornace – giardini pubblici (Sassano)
Larghezza alveo di morbida (metri): 6-20 m.
Data:
11/10/2006
Foto N°: 2
Corso d’acqua: Tra Fiume Pantano e Lagno Casale
Tratto (metri): 200 m.
Quota (m.s.l.m.): 460 s.l.m.
Scheda N°: 03
Sponda
Sx
Dx
1
1
1
1
1
1
5
5
1) Stato del territorio circostante
Aree urbanizzate
2) Vegetazione presente nella fascia perifluviale primaria
Costituita da specie arbustive non riparie o erbacea o assente
3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva
Fascia di vegetazione perifluviale assente
4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva
Interruzioni frequenti o solo erbacea continua e consolidata
5) Condizioni idriche dell'alveo
Larghezza dell’alveo di morbida inferiore al triplo dell’alveo bagnato
20
6) Conformazione delle rive
Con sottile strato erboso
5
5
7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici
Alveo con grossi massi e/o vecchi tronchi stabilmente incassati o presenza di
fasce di canneto o idrofite.
25
8) Erosione
Poco evidente e non rilevante
20
20
9) Sezione trasversale
Naturale con lievi interventi artificiali
10
10) Fondo dell'alveo
A tratti movibile
15
11) Raschi, pozze o meandri
Meandri, raschi e pozze assenti, percorso raddrizzato (>25:1)
1
12 bis) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso laminare
Periphyton discreto con scarsa copertura di macrofite tolleranti o scarsamente
sviluppato con limitata copertura di macrofite tolleranti
10
13) Detrito
Frammenti polposi
5
14) Comunità macrobentonica
Sufficientemente diversificata ma con struttura alterata rispetto a quanto atteso
10
Punteggio totale
129
129
Livello di funzionalità
III
III
78
Appendice
Scheda I.F.F. C2-sx
Bacino: Tanagro
Località: Masseria Caggiano (Polla)
Larghezza alveo di morbida (metri): 4
Data:
24/10/2006
Foto N°: 4
Corso d’acqua: Torrente Lacevo
Tratto (metri): 200
Quota (m.s.l.m.): 440
Scheda N°: 20
Sponda
Sx
Dx
1) Stato del territorio circostante
Prati, pascoli, boschi, pochi arativi ed incolti
20
Colture stagionali in prevalenza e/o arativi misti e/o colture permanenti
5
2) Vegetazione presente nella fascia perifluviale primaria
Presenza di formazioni arboree riparie
30
Presenza di formazioni arbustive riparie (saliceti arbustivi) e/o canneto
25
3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva
Fascia di vegetazione perifluviale 1-5 m
5
5
10
10
4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva
Fascia di vegetazione perifluviale con interruzioni
5) Condizioni idriche dell'alveo
Larghezza dell’alveo di morbida inferiore al triplo dell’alveo bagnato
20
6) Conformazione delle rive
Con erbe e arbusti
15
15
7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici
Alveo con grossi massi e/o vecchi tronchi stabilmente incassati o presenza di fasce di
canneto o idrofite.
25
8) Erosione
Poco evidente e non rilevante
20
20
9) Sezione trasversale
Naturale
15
10) Fondo dell'alveo
A tratti movibile
15
11) Raschi, pozze o meandri
Lunghe pozze che separano corti raschi o viceversa, pochi meandri (15-25:1)
5
12 bis) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso laminare
Periphyton discreto con scarsa copertura di macrofite tolleranti o scarsamente sviluppato
con limitata copertura di macrofite tolleranti
10
Frammenti vegetali fibrosi e polposi
10
13) Detrito
14) Comunità macrobentonica
Poco equilibrata e diversificata con prevalenza di taxa tolleranti all’inquinamento
Punteggio totale
Livello di funzionalità
5
205
165
II
III
Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano
79
Scheda I.F.F. C4-sx
Bacino: Tanagro
Località: Cavone (Atena Lucana)
Larghezza alveo di morbida (metri): 10
Data:
24/10/2006
Foto N°: 3
Corso d’acqua: Torrente La Marza
Tratto (metri): 200
Quota (m.s.l.m.): 450
Scheda N°: 15
Sponda
Sx
Dx
5
5
30
30
5
5
10
10
1) Stato del territorio circostante
Colture stagionali in prevalenza e/o arativi misti e/o colture permanenti
2) Vegetazione presente nella fascia perifluviale primaria
Presenza di formazioni arboree riparie
3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva
Fascia di vegetazione perifluviale 1-5 m
4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva
Fascia di vegetazione perifluviale con interruzioni
5) Condizioni idriche dell'alveo
Larghezza dell’alveo di morbida inferiore al triplo dell’alveo bagnato
20
6) Conformazione delle rive
Con erbe e arbusti
15
15
7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici
Alveo con grossi massi e/o vecchi tronchi stabilmente incassati o presenza di fasce di
canneto o idrofite.
25
8) Erosione
Poco evidente e non rilevante
20
20
9) Sezione trasversale
Naturale
15
10) Fondo dell'alveo
A tratti movibile
15
11) Raschi, pozze o meandri
Meandri, raschi e pozze assenti, percorso raddrizzato (>25:1)
1
12 bis) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso laminare
Periphyton discreto con scarsa copertura di macrofite tolleranti o scarsamente sviluppato
con limitata copertura di macrofite tolleranti
10
Frammenti vegetali fibrosi e polposi
10
13) Detrito
14) Comunità macrobentonica
Sufficientemente diversificata ma con struttura alterata rispetto a quanto atteso
10
Punteggio totale
191
191
Livello di funzionalità
II-III
II-III
80
Appendice
Scheda I.F.F. C5-sx
Bacino: Tanagro
Località: Nei pressi di località “Secchia”, a nord ovest (Sassano).
Larghezza alveo di morbida (metri): 7
Data: 18/10/2006
Foto N°: 6
Corso d’acqua: Torrente Zia Francesca
Tratto (metri): 50
Quota (m.s.l.m.): 490
Scheda N°: 04
Sponda Sx
Dx
1) Stato del territorio circostante
Aree urbanizzate
1
1
1
1
2bis) Vegetazione presente nella fascia perifluviale secondaria
Costituita da specie arbustive non riparie o erbacea o assente
3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva
Fascia di vegetazione perifluviale 1-5 m
5
Fascia di vegetazione perifluviale assente
1
4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva
Interruzioni frequenti o solo erbacea continua e consolidata
5
Suolo nudo o vegetazione erbacea rada
1
5) Condizioni idriche dell'alveo
Alveo di morbida maggiore del triplo dell'alveo bagnato con fluttuazioni di portata a
ritorno stagionale
15
6) Conformazione delle rive
Con sottile strato erboso
5
Rive nude
1
7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici
Massi e/o rami presenti con deposito di sedimento, o canneto, o idrofite rade e poco estese
15
8) Erosione
Molto evidente con rive scavate e franate o presenza di interventi artificiali
1
1
9) Sezione trasversale
Artificiale con qualche elemento naturale
5
10) Fondo dell'alveo
Diversificato e stabile
25
11) Raschi, pozze o meandri
Meandri, raschi e pozze assenti, percorso raddrizzato (>25:1)
1
12 bis) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso laminare
Periphyton scarsamente sviluppato e scarsa copertura di macrofite tolleranti
15
Frammenti vegetali fibrosi e polposi
10
13) Detrito
14) Comunità macrobentonica
Poco equilibrata e diversificata con prevalenza di taxa tolleranti all’inquinamento
Punteggio totale
Livello di funzionalità
5
109
97
III-IV
IV
Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano
81
Scheda I.F.F. C7-sx
Bacino: Tanagro
Località: Pantano (Sassano)
Larghezza alveo di morbida (metri): 20
Data:
18/10/2006
Foto N°: 3
Corso d’acqua: Canale Zia Francesca
Tratto (metri): 3000
Quota (m.s.l.m.): 460
Scheda N°: 05
Sponda
Sx
Dx
1) Stato del territorio circostante
Colture stagionali in prevalenza e/o arativi misti e/o colture permanenti
5
Aree urbanizzate
1
2) Vegetazione presente nella fascia perifluviale primaria
Costituita da specie arbustive non riparie o erbacea o assente
1
1
1
1
1
1
3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva
Fascia di vegetazione perifluviale assente
4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva
Suolo nudo o vegetazione erbacea rada
5) Condizioni idriche dell'alveo
Alveo di morbida maggiore del triplo dell'alveo bagnato con fluttuazioni di portata a
ritorno stagionale
15
6) Conformazione delle rive
Con sottile strato erboso
5
5
7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici
Alveo con grossi massi e/o vecchi tronchi stabilmente incassati o presenza di fasce di
canneto o idrofite.
25
8) Erosione
Poco evidente e non rilevante
20
20
9) Sezione trasversale
Naturale con lievi interventi artificiali
10
10) Fondo dell'alveo
Diversificato e stabile
25
11) Raschi, pozze o meandri
Meandri, raschi e pozze assenti, percorso raddrizzato (>25:1)
1
12 bis) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso laminare
Periphyton spesso e/o elevata copertura di macrofite tolleranti
1
Frammenti polposi
5
13) Detrito
14) Comunità macrobentonica
Poco equilibrata e diversificata con prevalenza di taxa tolleranti all’inquinamento
Punteggio totale
Livello di funzionalità
5
116
120
III-IV
III
82
Appendice
Scheda I.F.F. C8-sx
Bacino: Tanagro
Località: Varco Notar Ercole – Ponte Lavarelli (Sassano)
Larghezza alveo di morbida (metri): 10
Data:
18/10/2006
Foto N°: 3
Corso d’acqua: Fiume Pantano
Tratto (metri): 1600
Quota (m.s.l.m.): 460
Scheda N°: 06
Sponda
Sx
Dx
5
5
25
25
5
5
5
5
1) Stato del territorio circostante
Colture stagionali in prevalenza e/o arativi misti e/o colture permanenti
2) Vegetazione presente nella fascia perifluviale primaria
Presenza di formazioni arbustive riparie (saliceti arbustivi) e/o canneto
3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva
Fascia di vegetazione perifluviale 1-5 m
4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva
Interruzioni frequenti o solo erbacea continua e consolidata
5) Condizioni idriche dell'alveo
Larghezza dell’alveo di morbida inferiore al triplo dell’alveo bagnato
20
6) Conformazione delle rive
Con erbe e arbusti
15
15
7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici
Alveo con grossi massi e/o vecchi tronchi stabilmente incassati o presenza di fasce di
canneto o idrofite.
25
8) Erosione
Poco evidente e non rilevante
20
20
9) Sezione trasversale
Naturale con lievi interventi artificiali
10
10) Fondo dell'alveo
A tratti movibile
15
11) Raschi, pozze o meandri
Meandri, raschi e pozze assenti, percorso raddrizzato (>25:1)
1
12 bis) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso laminare
Periphyton spesso e/o elevata copertura di macrofite tolleranti
1
Frammenti polposi
5
13) Detrito
14) Comunità macrobentonica
Poco equilibrata e diversificata con prevalenza di taxa tolleranti all’inquinamento
Punteggio totale
Livello di funzionalità
5
157
157
III
III
Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano
83
Scheda I.F.F. C9-sx
Bacino: Tanagro
Località: Varco Notar Ercole (Sassano)
Larghezza alveo di morbida (metri): 3
Data:
18/10/2006
Foto N°: 4
Corso d’acqua: Fiume Pantano (canale destro fiume Pantano)
Tratto (metri): 300
Quota (m.s.l.m.): 460
Scheda N°: 07
Sponda
Sx
Dx
5
5
1
1
1
1
1
1
1) Stato del territorio circostante
Colture stagionali in prevalenza e/o arativi misti e/o colture permanenti
2) Vegetazione presente nella fascia perifluviale primaria
Costituita da specie arbustive non riparie o erbacea o assente
3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva
Fascia di vegetazione perifluviale assente
4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva
Suolo nudo o vegetazione erbacea rada
5) Condizioni idriche dell'alveo
Larghezza dell’alveo di morbida inferiore al triplo dell’alveo bagnato
20
6) Conformazione delle rive
Rive nude
1
1
7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici
Massi e/o rami presenti con deposito di sedimento, o canneto, o idrofite rade e poco estese
15
8) Erosione
Molto evidente con rive scavate e franate o presenza di interventi artificiali
1
1
9) Sezione trasversale
Naturale con lievi interventi artificiali
10
10) Fondo dell'alveo
Facilmente movibile
5
11) Raschi, pozze o meandri
Meandri, raschi e pozze assenti, percorso raddrizzato (>25:1)
1
12 bis) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso laminare
Periphyton spesso e/o elevata copertura di macrofite tolleranti
1
Frammenti vegetali fibrosi e polposi
10
13) Detrito
14) Comunità macrobentonica
Poco equilibrata e diversificata con prevalenza di taxa tolleranti all’inquinamento
5
Punteggio totale
77
77
Livello di funzionalità
IV
IV
84
Appendice
Scheda I.F.F. C10-sx
Bacino: Tanagro
Località: Fossa, nei pressi di Ponti di mezzo (S. Arsenio)
Larghezza alveo di morbida (metri): 2
Data:
24/10/2006
Foto N°: 5
Corso d’acqua: Torrente Lacevo
Tratto (metri): 200
Quota (m.s.l.m.): 450
Scheda N°: 16
Sponda
Sx
Dx
1) Stato del territorio circostante
Colture stagionali in prevalenza e/o arativi misti e/o colture permanenti
5
Aree urbanizzate
1
2) Vegetazione presente nella fascia perifluviale primaria
Presenza di formazioni arbustive riparie (saliceti arbustivi) e/o canneto
25
25
5
5
10
10
3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva
Fascia di vegetazione perifluviale 1-5 m
4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva
Fascia di vegetazione perifluviale con interruzioni
5) Condizioni idriche dell'alveo
Larghezza dell’alveo di morbida inferiore al triplo dell’alveo bagnato
20
6) Conformazione delle rive
Con erbe e arbusti
15
15
7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici
Alveo con grossi massi e/o vecchi tronchi stabilmente incassati o presenza di fasce di
canneto o idrofite.
25
8) Erosione
Poco evidente e non rilevante
20
20
9) Sezione trasversale
Naturale
15
10) Fondo dell'alveo
Facilmente movibile
5
11) Raschi, pozze o meandri
Meandri, raschi e pozze assenti, percorso raddrizzato (>25:1)
1
12 bis) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso laminare
Periphyton discreto con scarsa copertura di macrofite tolleranti o scarsamente sviluppato
con limitata copertura di macrofite tolleranti
10
Frammenti polposi
5
13) Detrito
14) Comunità macrobentonica
Poco equilibrata e diversificata con prevalenza di taxa tolleranti all’inquinamento
5
Punteggio totale
162
166
Livello di funzionalità
III
III
Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano
85
Scheda I.F.F. C11-sx
Bacino: Tanagro
Località: La Torre (S.Arsenio)
Larghezza alveo di morbida (metri): 3
Data:
24/10/2006
Foto N°: 11
Corso d’acqua: Canale sinistro Torrente Lacevo
Tratto (metri): 100
Quota (m.s.l.m.): 445
Scheda N°: 17
Sponda
Sx
Dx
5
5
1
1
5
5
5
5
1) Stato del territorio circostante
Colture stagionali in prevalenza e/o arativi misti e/o colture permanenti
2) Vegetazione presente nella fascia perifluviale primaria
Costituita da specie arbustive non riparie o erbacea o assente
3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva
Fascia di vegetazione perifluviale 1-5 m
4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva
Interruzioni frequenti o solo erbacea continua e consolidata
5) Condizioni idriche dell'alveo
Larghezza dell’alveo di morbida inferiore al triplo dell’alveo bagnato
20
6) Conformazione delle rive
Con sottile strato erboso
5
5
7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici
Massi e/o rami presenti con deposito di sedimento, o canneto, o idrofite rade e poco estese
15
8) Erosione
Poco evidente e non rilevante
20
20
9) Sezione trasversale
Naturale
15
10) Fondo dell'alveo
A tratti movibile
15
11) Raschi, pozze o meandri
Meandri, raschi e pozze assenti, percorso raddrizzato (>25:1)
1
12 bis) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso laminare
Periphyton discreto o scarsamente sviluppato con significativa copertura di macrofite
tolleranti
5
Detrito anaerobico
1
13) Detrito
14) Comunità macrobentonica
Assenza di una comunità strutturata, presenza di pochi taxa tutti piuttosto tolleranti
all’inquinamento
Punteggio totale
Livello di funzionalità
1
114
III-IV
114
IIIIV
86
Appendice
Scheda I.F.F. C12-sx
Bacino:
Tanagro
Corso d’acqua: Lagno del Termine Località: Codaglione (Sala Consilina)
Tratto (metri): 700
Larghezza alveo di morbida (metri): 8
Quota (m.s.l.m.): 450
Data:
23/10/2006
Scheda N°: 12 Foto N°: 7
Sponda
Sx
Dx
1) Stato del territorio circostante
Colture stagionali in prevalenza e/o arativi misti e/o colture permanenti
5
5
2) Vegetazione presente nella fascia perifluviale primaria
Presenza di formazioni arbustive riparie (saliceti arbustivi) e/o canneto
25
Costituita da specie arbustive non riparie o erbacea o assente
1
3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva
Fascia di vegetazione perifluviale 1-5 m
5
Fascia di vegetazione perifluviale assente
1
4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva
Fascia di vegetazione perifluviale senza interruzioni
20
Suolo nudo o vegetazione erbacea rada
1
5) Condizioni idriche dell'alveo
Larghezza dell’alveo di morbida inferiore al triplo dell’alveo bagnato
20
6) Conformazione delle rive
Con erbe e arbusti
15
Rive nude
1
7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici
Massi e/o rami presenti con deposito di sedimento, o canneto, o idrofite rade e poco estese
15
8) Erosione
Poco evidente e non rilevante
20
Molto evidente con rive scavate e franate o presenza di interventi artificiali
1
9) Sezione trasversale
Naturale
15
10) Fondo dell'alveo
A tratti movibile
15
11) Raschi, pozze o meandri
Meandri, raschi e pozze assenti, percorso raddrizzato (>25:1)
1
12 bis) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso laminare
Periphyton discreto con scarsa copertura di macrofite tolleranti o scarsamente sviluppato con limitata
copertura di macrofite tolleranti
10
Frammenti vegetali fibrosi e polposi
10
13) Detrito
14) Comunità macrobentonica
Sufficientemente diversificata ma con struttura alterata rispetto a quanto atteso
10
Punteggio totale
186
106
Livello di funzionalità
II-III
IIIIV
Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano
87
Scheda I.F.F. C13-sx
Bacino: Tanagro
Località: Ponte S. Giovanni (Sala Consilina)
Larghezza alveo di morbida (metri): 2
Data:
23/10/2006
Corso d’acqua: canale sinistro Tanagro
Tratto (metri): 300
Quota (m.s.l.m.): 450
Foto N°: 6
Scheda N°: 13
Sponda
Sx
Dx
5
5
25
25
5
5
10
10
1) Stato del territorio circostante
Colture stagionali in prevalenza e/o arativi misti e/o colture permanenti
2) Vegetazione presente nella fascia perifluviale primaria
Presenza di formazioni arbustive riparie (saliceti arbustivi) e/o canneto
3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva
Fascia di vegetazione perifluviale 1-5 m
4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva
Fascia di vegetazione perifluviale con interruzioni
5) Condizioni idriche dell'alveo
Larghezza dell’alveo di morbida inferiore al triplo dell’alveo bagnato
20
6) Conformazione delle rive
Con erbe e arbusti
15
15
7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici
Massi e/o rami presenti con deposito di sedimento, o canneto, o idrofite rade e poco estese
15
8) Erosione
Poco evidente e non rilevante
20
20
9) Sezione trasversale
Naturale
15
10) Fondo dell'alveo
Diversificato e stabile
25
11) Raschi, pozze o meandri
Meandri, raschi e pozze assenti, percorso raddrizzato (>25:1)
1
12 bis) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso laminare
Periphyton discreto con scarsa copertura di macrofite tolleranti o scarsamente sviluppato
con limitata copertura di macrofite tolleranti
10
Frammenti vegetali fibrosi e polposi
10
13) Detrito
14) Comunità macrobentonica
Sufficientemente diversificata ma con struttura alterata rispetto a quanto atteso
10
Punteggio totale
186
186
Livello di funzionalità
II-III
II-III
88
Appendice
b) Schede Rilievo Degrado
Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano
89
90
Appendice
Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano
91
92
Appendice
Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano
93
94
Appendice
Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano
95
96
Appendice
Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano
97
98
Appendice
Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano
99
100
Appendice
Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano
101
102
Appendice
Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano
103
104
Appendice
Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano
105
Bibliografia
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(2003) – Datazione biostratigrafica ed inquadramento regionale di alcuni
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http://www.ilmartinpescatore.com
http://www.interreg3a-idrobiologia.com/funz_fluviale.htm
http://www.inea.it/pdf/irri/rapirricamp.pdf
http://www.fishingmagic.com/news/article.asp?UAN=3635&SP=&v=3
http://www.santerno.it/geolab/IBE/
http://www.apat.gov.it/site/_Files/Pubblicazioni/MetodiAnaliticiAcque/90
00-9010.pdf
http://www.apat.gov.it/site/it-IT
http://www.arpa.umbria.it
http://www.arpalombardia.it/new/live/download/pubblicazioni/IFF_olona
/4_MET_UTIL.pdf
Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano
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Glossario
Abiotico: in ecologia è una zona, parte o luogo mancante di qualsiasi
organismo vivente (forma di vita).
Acquifero: in idrologia, strato di roccia porosa in grado di
immagazzinare, filtrare e cedere acqua; se i pori di una roccia sono in
comunicazione, è possibile inoltre la migrazione dell'acqua attraverso la
roccia stessa. Un acquifero si dice confinato quando è sormontato da uno
strato di roccia impermeabile, e non può essere pertanto raggiunto dalla
percolazione di acque superficiali; esistono pochi acquiferi veramente
confinati, poiché una certa infiltrazione d'acqua esterna avviene quasi
sempre, seppure in lunghi intervalli di tempo. Un acquifero è detto
freatico se la superficie superiore, o tavola d'acqua, è aperta alla
percolazione dal suolo. Di solito le rocce porose che ospitano gli acquiferi
sono costituite da arenarie e calcari.
Anastomizzato: tratto fluviale nel quale la corrente fluisce attraverso
piccoli canali interconnessi e divisi da barre o soglie.
Arenaria: roccia sedimentaria costituita da granuli di sabbia,
prevalentemente di quarzo, legati da silice, carbonato di calcio o ossido di
ferro.
Benthos: flora e fauna che vive sul fondo del mare o dei laghi. Gli
organismi bentonici posso essere capaci di camminare, strisciare o
scavare cunicoli o essere fissati al fondo.
Biotico: aggettivo che caratterizza i fenomeni o gli elementi presenti
entro un ecosistema legati alla vita. Biotico ovvero "relativo agli esseri
viventi".
Carsismo: attività chimica dell'acqua su rocce calcaree e gessose a opera
di precipitazioni rese leggermente acide dall’anidride carbonica presente
nell’atmosfera.
Cementazione: processo chimico che compatta i frammenti. Consiste nel
riempimento dei vuoti mediante il carbonato di calcio (CaCO3) e l'ossido
di silice (SiO2). Se si ha la cementazione con il carbonato di calcio si
ottengono rocce calcaree; con l'ossido di silice si ottengono rocce
siliciche.
Clasto: frammento di roccia o di minerale ottenuto per disgregazione da
un'altra roccia preesistente, ed in particolare si riferisce a frammenti che
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Glossario
cementandosi gli uni con gli altri vanno a creare delle altre rocce, dette
brecce.
Conoide: deposito alluvionale di sabbia e ghiaia, a forma di ventaglio
aperto verso valle, che si forma quando un corso d'acqua, generalmente di
carattere torrentizio, sbocca da una valle relativamente stretta e ripida, in
una valle principale di pendenza più dolce.
Cretacico: terzo (135 milioni di anni fa) e ultimo periodo dell'era
mesozoica (65 milioni di anni fa) ed ha una durata di circa 70 milioni di
anni.
Debris flow: fenomeno (colate detritiche) che consiste nel trasporto di
materiale solido da parte di un fluido, ad esempio una colata di fango
causata da una frana che va a finire in un corso d'acqua.
Dolina: parola di origine slava che significa valle, è, appunto, un
avvallamento a forma di imbuto, che, se profondo, è caratterizzato da un
clima particolare.
Dolomia: roccia sedimentaria carbonatica costituita principalmente dal
minerale dolomite, chimicamente un carbonato doppio di calcio e
magnesio.
Ecosistema: area delimitata naturalmente costituita da una comunità
biologica e dall' ambiente fisico circostante.
Eteropia: fenomeno per il quale rocce della stessa età hanno diversa
facies a causa del diverso ambiente sedimentario e modo con cui si sono
formate.
Eutrofizzazione: l’eutrofizzazione è un fenomeno connesso all’eccessivo
apporto di sostanze nutrienti, in particolare sali di N e P, nelle acque di
laghi o mari chiusi, che provoca un’abnorme proliferazione di
vegetazione sommersa.
Facies: corpo di una roccia con specifiche caratteristiche e si riferisce ad
una roccia ben determinata, che si è formata sotto in particolari
condizioni, riflettendo il suo particolare ambiente di formazione. Il
termine facies descrive le caratteristiche litologiche, paleontologiche e
petrografiche di una roccia.
Faglia: è una frattura (planare o non planare) della roccia che mostra
evidenze di movimento relativo tra le due masse rocciose da essa divise.
La superficie lungo cui si è verificata la frattura si chiama “superficie di
faglia” oppure “piano di faglia”.
Falda acquifera: l'acqua che circola nel sottosuolo.
Monitoraggio Ambientale nel Vallo di Diano
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Fault-line scarp: la scarpata di linea di faglia è un lineamento che si
individua per processi morfoselettivi (diversa grado di erosione di due
masse litologiche a contatto).
Flysch: deposito di elevato spessore costituito da materiale detritico (sia
terrigeno che carbonatico o misto) sedimentato da correnti di densità
(torbide) durante il movimento delle torbide stesse in un bacino di
avanfossa.
Glacis: in geomorfologia è una superficie debolmente inclinata, di
raccordo tra i versanti montuosi e il fondovalle fluviale, formatasi con il
deposito di detriti alluvionali o di erosione in roccia (pediment).
Golena: terreno compreso tra gli argini del fiume, invaso dalle acque in
periodi di piena.
Isotopo: atomo dello stesso elemento chimico, e quindi con lo stesso
numero atomico, ma con differente numero di massa, e quindi massa
atomica. La differenza delle masse è dovuta a un diverso numero di
neutroni presenti nel nucleo dell'atomo.
Lamellibranco: classe Bivalva dei molluschi che comprende cozze,
ostriche, pettini ecc., ed è caratterizzata lateralmente da due paia di
conchiglie esterne calcaree (bivalve).
Marna: roccia sedimentaria costituita da calcare e argilla in parti uguali.
Con il variare dei rapporti tra queste due componenti si hanno: calcari
marnosi, marne calcaree e argille marnose.
Paleosuperficie: paesaggio caratterizzato da un grado di maturità
relativamente elevato (pendenze ridotte: versanti di faglia ridotti fino a
pendenze inferiori ai 15° - 20°; ampiezza del rilievo di poche centinaia di
metri).
Pelite: roccia derivata da un originario sedimento fangoso avente
granulometria minore di 1/16 di mm, composto prevalentemente di
minerali della famiglia delle argille.
Pliocene: epoca geologica compresa tra 5,3 e 1,8 milioni di anni dal
presente, con abbondante fauna.
Sanidino: minerale, feldspato alcalino. Si presenta in cristalli prismatici o
tabulari, spesso geminati. È biancastro o incolore, con stria bianca. Si
trova in molte rocce vulcaniche, tra cui trachiti e rioliti.
Tefrostratigrafia: branca della vulcanologia, mediante la quale è
possibile ricostruire l’attività vulcanica da antiche “aree sorgenti” e,
sfruttando la possibilità di datare il singolo livello piroclastico.
Gruppo di lavoro
Area sviluppo progetti:
Azzato Antonello
Barbone Silvia
Becheri Emilio
Becheri Giacomo
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Cocilova Maurizio
De la Feld Gianpiero
Gambassi Roberto
Iannario Maria
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Picilli Pierluigi
Russo Michela
Sommese Antonio
Vitale Carmine
Comunicazione:
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Medici Salvatore
Picarelli Ugo
Segreteria organizzativa e monitoraggio:
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Uffici:
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