DIELE Sandro
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DIELE Sandro
N. N. ~ ( . Q L ( Q $ ~ Q J 2- \ ~ \ ~ g (c $oL. Irrevocabile il ~Ab-b a. Sent. N 4397107 Del 21/12/07 R.G. Notizie di Reato R.G. Tribunale 3208106 582107 Al P.M. per esecuz. il -launlo8 ?43/%~ Campione Penale no Redatta scheda il C f l , 53140 yed- LIA,\J~ " +) DI PALERMO SENTENZA ( ~~41.544e segg., 549 C.P.P. ) REPUBBLICA ITALIANA I NNOME DEL POPOLO ITALIANO Il Tribunale di Palermo - Sez. I1 penale Dott. B. FASCIANA Presidente Dott. F. LA CASCIA Giudice Dott. S. BRAMBILLE Giudice - composta da: ha pronunziato e pubblicato Alla pubblica udienza del 21/12/07 mediante lettura del dispositivo la seguente SENTENZA Nei confronti di: DIELE Sandro nato a Palermo il 06.03.1972 ivi residente via Costante 1 ka& ° ~ s~p@d,&~ ~ Girardengo n. 18- iu 9 0 h*Wj ~ Arr.to 07.04.2006 - detenuto presente - CATALANO Davide nato a Locri il 26.01.1978 residente a Palermo via Agesia di Siracusa n. 12 Arr.to 07.04.2006 - arr. dom. dal 19.12.2006 - arr. dom. presente P.C.: F.A.I. difesa dall'aw. Salvatore Caradonna IMPUTATI DIELE Sandro, CATALANO Davide ( DE LUCA Antonino, BOSCO Sergio ) Per il delitto di tentata estorsione aggravata e continuata in concorso ( artt. 56, 81, 110 e 629 C.P., art. 7 d.1. 13 maggio 1991 n. 152, conv. con modif. nella legge 12 luglio 1991 n. 203 ), per avere compiuto, in concorso con DE LUCA Antonino e BOSCO Sergio, e con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, atti idonei diretti in modo non equivoco a costringere l'imprenditore MORGANTE Francesco, mediante minaccia esercitata nei suoi confronti, a pagare la somma di euro 20.000 al fine di procurarsi un ingiusto profitto con corrispondente danno della predetta persona offesa. Con la circostanza aggravante di avere commesso il fatto awalendosi delle condizioni previste dall'ari. 4 16 bis C.P. In Palermo sino alla data del 5 aprile 2006 Con l'intervento del P.M. dott. Paci e dei difensore di fiducia aw.ti Francesca Russo per Diele, a w . Roberto D'Agostino per Catalano. Le parii hanno concluso: I1 P.M. all'udienza del 05.12.2007 chiede per Diele la condanna alla pena di anni 8 di reclusione, per Catalano la condanna alla pena di anni 6 di reclusione, per entrambi chiede il massimo della pena pecuniaria. / La P.C. chiede affermarsi la penale responsabilità di entrambi gli imputati e conclude come da comparsa conclusionale e nota spese che deposita chiedendo al Tribunale che voglia stabilire una prowisionale immediatamente esecutiva. Y ..- . Il difensore a w . Francesca Russo per Diele chiede che il Tribunale voglia ritenere non sussistente l'aggravante di cui all'art. 7 L. 203191 e pertanto la condanna al minimo della pena previsto dalla legge. L'aw. Roberto D'agostino per Catalano chiede l'assoluzione dal reato di tentata estorsione aggravata dall'art. 7 L. 203191 per non aver commesso il fatto ai sensi dell'art. 530 co. 2 C.P.P. , in subordine chiede che venga riconosciute l'attenuante di cui all'art. 114 C.P. da considerarsi equivalente o addirittura prevalente alla contestata aggravante di cui all'art. 7 L. 203191, in ulteriore subordine ritenere non sussistente l'aggravante di cui all'art. 7 L. 203/9 1 SVOLGIMENTO DEL PROCESSO L'attività dibattimentale A seguito di decreto del Giudice dell'udienza preliminare, in data 12 gennaio 2007, q - Sandro Diele e Davide Catalano venivano ritualmente citati a comparire davanti a questo Tribunale per rispondere del reato descritto in epigrafe. Nel corso di diverse udienze veniva svolta la seguente attività istruttoria: 6 esame testimoniale di: -Francesco Gosciu, comandante del Nucleo Operativo Comando Provinciale dei Carabinieri di Palermo, sul complesso delle investigazioni svolte nella fase delle indagini preliminari; -Riccardo Barbera, Vincenzo Catalano, Cannelo Barbaria e Roberto Dattilo, Carabinieri appartenenti al Nucleo Operativo di Palermo, sul17individuazione degli interlocutori delle conversazioni telefoniche e ambientali intercettate, e acquisite al fascicolo del dibattimento, e sui servizi di osservazioni effettuati nella zona del cantiere edile gestito dalla persona offesa; -Francesco Morgante, gestore del suddetto cantiere, sulle richieste estorsive subite; 6 acquisizione di documentazione: - sentenza emessa ex art. 442 C.P.P. dal Gup Tribunale di Palermo in data 26 giugno 2007 nei confronti degli imputati del medesimo reato Antonino De Luca e Sergio Bosco, al solo fine della rappresentazione del fatto storico documentato; -ordinanza di custodia cautelare del 12 marzo 2007, emessa dal Gip del Tribunale di Palermo nei confronti di Antonino De Luca e altri, nel proc. n. 3446D002 R.G.N.R., al solo fine della rappresentazione del fatto storico documentato, verbale di perquisizione della cella della Casa Circondariale "Pagliarelli di Palermo, ove era ristretto il De Luca, e 23 lettere ivi rinvenute, relative a corrispondenza carceraria tra lo stesso De Luca e Sandro Diele, con relativo verbale di sequestro; -relazione di servizio del 4 marzo 2006 e relativo fascicolo fotografico, anche in supporto informatico (c.d.), che riproduce l'incontro awenuto in quella data tra gli imputati e la persona offesa; - 5 lettere spedite dal Diele, tre alla moglie e due a Davide Catalano, prodotte . - dai difensori degli imputati 8 trascrizione delle conversazioni telefoniche e ambientali acquisite, queste ultime intercettate presso il cantiere edile gestito dalla persona offesa; 8 esame di entrambi g1.i imputati. All'odierna udienza, il rappresentante della pubblica accusa, il difensore di parte civile e i difensori degli imputati concludevano come da verbale, quindi il collegio si ritirava in camera di consiglio ed emetteva dispositivo del quale era data pubblica lettura in udienza. MOTIVI DELLA DECISIONE Premessa I1 processo trae origine da un'azione investigativa sul territorio del Nucleo Operativo del Comando Provinciale dei Carabinieri di Palermo, nella borgata m - palermitana di Partanna-Mondello, finalizzata a verificare l'esistenza di un'attività - estortiva organizzata ai danni dei titolari di cantieri edili. - Il teste Gosciu ha spiegato che nel dicembre 2005, a seguito di numerosi arresti effettuati nella borgata e del conseguente smemb:ramento dell'organizzazione mafiosa ivi dedita all'irnposizione e raccolta del c.d. pizzo, il Nucleo Operativo da lui diretto aveva iniziato un'intensa attività per individuare la nuova "manovalanza" criminale assunta per la prosecuzione del programma delittuoso. Nell'ambito di un costante monitoraggio dei cantieri edili in corso d'opera, era . stata rilevata la presenza di tale Sergio Bosco, pregiudicato della zona per reati in materia di sostanze stupefacenti, all'intemo di un cantiere della ditta "Nuova Palermo Progetti" s.r.1. di Salvatore Morgante, sito in via Lazzarini n. 1. Sulla base di un'ipotesi investigativa fondata sulla necessità dell'organizzazione di reclutare soggetti criminali del luogo fino allora inseriti in diversi circuiti delinquenziali, e quindi nuovi all'attività dedita alle estorsioni, o in alternativa sull'imposizione di manodopera sponsorizzata dal sodalizio, veniva intrapreso un servizio di osservazione nei pressi del cantiere che presto registrava un episodio anomalo: la ripartenza, improvvisa e ad alta velocità, di un'autovettura che lì aveva sostato per pochi minuti. Fatto che determinava gli investigatori ad approfondire le indagini mediante l'escussione di Francesco Morgante, padre del titolare della ditta "Nuova Progetti" ed effettivo gestore del cantiere. I* Sull'audizione del Morgante, stante i limiti posti dall'art. 195 co. IV C.P.P.,il d Maggiore Gosciu ha precisato soltanto che dalla stessa era emersa la conferma dell'ipotesi investigativa e che, pertanto, subito dopo venivano intraprese indagini specifiche con l'istallazione di apparati di intercettazione ambientale nello spazio antistante e all'intemo del cantiere e di una videocamera al suo ingresso. *** Esame del tema probatorio Le dichiarazioni di Francesco Morgante, i risultati delle indagini riferiti dai Carabinieri nelle deposizioni testimoniali, il testo delle conversazioni intercettate e le immagini fotografiche acquisite, il contenuto delle lettere prodotte, l'esame degli imputati o@ono una nitida ricostruzione dei fatti oggetto del processo. s - I1 Morgante ha premesso di avere appreso dell'iniziativa degli estortori dal figlio Marcello. In particolare, ha raccontato che il 3 gennaio 2006, verso le ore 12.00, si erano presentati al cantiere due individui sconosciuti e avevano intimato al figlio di "mettersi subito a posto", "come tutti gli altri, di pagare", miiiacciando: "se no dovete chiudere il cantiere e ve ne dovete andare" (a seguito di contestazione ha precisato: "se .no vi facciamo scomparire"), e avevano assunto un tono ancora più minaccioso allorché, accortisi, mentre si allontanavano, che il figlio tentava di prendere il numero - di targa della loro autovettura (una Renault Clio di colore grigio metallizzato), tornavano indietro e lo ammonivano con un lapidario awertirnento: "hai preso il numero di targa, te la in$liamo in bocca". I1 giorno successivo, lo stesso in cui si era recato dai Carabinieri e aveva denunciato i fatti, i due sconosciuti si erano ripresentati al cantiere insieme ad una terza persona e, ricevuti dal proprietario della villa in costruzione, Pietro Scaglione, avevano affermato di non pretendere nulla da questi, ma dal17irnpresa. Lo Scaglione, qualche giorno dopo, aveva ricevuto la visita di una persona di circa 60-70 anni che lo rassicurava dicendo che si trattava di ragazzi e che bastava dargli 50 euro. I1 Morgante ha proseguito il suo racconto ricostruendo i fatti vissuti personalmente. 8 - Ha distinto l'attività criminale di cui è stato vittima in due fasi. Nella prima si presentavano nel cantiere diverse volte le stesse persone che erano venute in precedenza, pretendevano inizialmente una somma di trentamila euro, dagli stessi commisurata all'entità dei lavori, e successivamente, dopo che il Morgante aveva preso tempo con la scusa di doverne discutere con il figlio e fiapponendo problemi di liquidità, riducevano la pretesa a ventimila euro. La seconda, introdotta dall'intervento di Sergio Bosco, l'operaio riconosciuto dai Carabinieri nell'iniziale attività di monitoraggio, che si oflìiva, comunicandolo al figlio del Morgante ("ora mi immischio io") di intervenire sugli estortori per "mettere una buona parola". Da quel momento uscivano definitivamente di scena i due individui che avevano avanzato esose richieste con pesanti minacce e intervenivano due nuovi soggetti, riconosciuti dal Morgante in aula negli imputati Diele e Catalano. Questi si presentavano più volte, alcune a bordo di un motociclo, altre di un'autovettura, e avviavano una trattativa direttamente con il Morgante usando toni decisamente più concilianti; anzi il solo Diele parlava, mentre il Catalano si teneva a una distanza di un metro e mezzo - due metri, ma seguiva per intoo le conversazioni, intrattenute a voce alta, nello spazio antistante al cancello d'ingresso del cantiere. Il Diele esordiva affermando che loro rappresentavano le persone che avevano avanzato le richieste di denaro, con l'intenzione di "chiudere la cosa in armonia", che il Bosco "gli aveva parlato bene" del Morgante, che era "una persona perbene" m Condivideva le lamentele del Morgante sul comportamento di coloro che lo - avevano preceduto e in modo educato lo invitava a "mettersi in regola", offrendogli alla fine delle trattative uno sconto fino a cinqueinila euro e accettando in pagamento due assegni postdatati. I1 Morgante si impegnava a pagare dopo aver chiesto le dovute garanzie che altri non si sarebbero presentati con analoghe richieste, il Diele assicurava: "tutti i garanzie m munnu" La persona offesa ha, infine, concluso la sua testimonianza precisando, su specifica richiesta delle parti, di essersi soltanto impegnato e di non aver pagato nulla, - . che il Diele non lo aveva minacciato, né si era presentato quale rappresentante di una famiglia mafiosa, ma a nome dei soggetti intervenuti in precedenza. Sul fronte dei risultati probatori delle indagini c.d tecniche, le testimonianze univoche degli appartenenti al Nucleo Operativo dei Carabinieri e le trascrizioni delle conversazioni intercettate hanno ricostruito un quadro probatorio ancora più defhto di quello offerto dalla persona offesa, fonte di prova suscettibile dell'erosione del ricordo a causa del passare del tempo, diversamente dalle propalazioni degli ufficiali di polizia giudiziaria, che si sono potuti awalere della consultazione degli atti a loro firma, e, ovviamente, dalle intercettazioni. Le testimonianze dei Carabinieri e le operazioni di intercettazione audio e video ambientali hanno ricostruito i singoli passaggi, e l'esatta cronologia, dell'attività estortiva. Si premette che il maggiore Gosciu ha precisato che gli apparati di intercettazione audio venivano istallati subito dopo la denuncia del Morgante, mentre quelli video, per motivi tecnici, in una fase successiva. Quindi il primo contatto è documentato da una intercettazione audio. I1 9 gennaio 2006, alle ore 12.30, veniva registrata la seguente conversazione tra la persona offesa e un uomo non identificato: MORGANTE Francesco: e meno male Uomo: - MORGANTE Francesco: (incomprensibile poiché si sovrappongono le voci) Uomo: cu u tiempu, lei, io proprio, ogni simana MORGANTE Francesco: non l'ho capito Uomo: o p , cocchi (fonico), problemi un cinn'è! MORGANTE Francesco: ma io ne devo parlare pure! Uomo: parràssi, parràssi, parràssi! MORGANTE Francesco: devo parlare (si sente un clacson di autovettura) Uomo: / vedi che problemi un cinn'è! guarda ca un cristiano si rispiètta, basta? ni nì st'amu ennu, un secondo (rivolgendosi ad I altro uomo)! signor Morgante ni parrassi, ni viriemu, dai! MORGANTE Francesco: arrivederci Uomo: (incomprensibile), lei quannu si trova cà, sor Morgante? MORGANTE Francesco: ma io, saltuariamente, sugnu sempre cà Uomo: - lei vene cà e nuatri avviciniamo! MORGANTE Francesco: va bene? arrivederci! Da come inizia la conversazione si comprende che non è stata interamente registrata, comunque dalle due successive si ha una sua conoscenza completa e certamente si coglie meglio il motivo della visita dello sconosciuto al cantiere. La prima tra lo stesso Morgante e un suo operaio e la seconda tra il Morgante e un Carabiniere che si trovava appostato in zona, ma in una posizione defilata per non farsi notare e che non gli consentiva di osservare l'incontro. Dopo circa 4 minuti: MORGANTE Francesco: allora, stu marmo u (incomprensibile). Se, và manciu, ni veremu chiù tàiddi?va bene! Operaio: di Paittanna sunnu? MORGANTE Francesco: ma io unni canuscièva chsti! Operaio: io a chddru u canusciu, a chiddru siccu siccul MORGANTE Francesco: siccu siccu? (incomprensibile) Operaio: (incomprensibile) MORGANTE Francesco: chiddru chiu luongu! Operaio: eh MORGANTE Francesco: chiddru cu l'occhi celesti Operaio: * pare chiddru i drà sutta! MORGANTE Francesco: i Paittanna è? dici ca cà cumannano iddri! lei si infuimmassi. cà cumannamu nuatri! e un ci su problemi! (il Morgante sta riferendo al suo operaio le parole dette dai due sconosciuti). Dopo circa 3 minuti: MORGANTE Francesco: siete, siete riusciti a prendere, a pigliare il numero? siete riusciti a pigliare il numero? Voce maschile: ma di quale macchina? ma lei non ha chiamato più però per cercare (fonico) MORGANTE Francesco: sii! Voce maschile: - ma quale? MORGANTE Francesco: è accussi! qua, sulla (incomprensibile), io c'ho parlato! Voce maschile: va bene MORGANTE Francesco: (incomprensibile, verosdmente) cinque minuti! Voce maschile: non l'ho ricevuta la risposta, ora l'ho ricevuta, ma prima MORGANTE Francesco: con, con, con una Volkswagen sono venuti! io ho detto pure, sono qua Voce maschile: da noi ha ricevuto una telefonata alle dodici e dieci I MORGANTE Francesco: porca miseria, io ho detto sono qua, ho fatto Voce maschile: e che le ha detto? MORGANTE Francesco: niente! io, ee, io sono uscito, ci dissi, desiderate? e chissu mi dà, m'allungò a mano, dice "buongiorno", Voce maschile: eh, eh! MORGANTE Francesco: diceee "h sa che aua si deve metterr: a fiosto': a posto che? dice ccnoo't di che co, di che cosa - Voce maschile: ma era uno? MORGANTE Francesco: due Voce maschile: uh MORGANTE Francesco: uno con gli occhio celesti e alto Voce maschile: uh, uh MORGANTE Francesco: dice qua, dice lei, intanto (incomprensibile); qua non è venuto mai nessuno (incomprensibile); "noh'; dice, 'bzta dice, dovete, dovete usn'n uentimih eum!" ventimila, picchi ci dissi, ci i guadagniamo v e n t i d a euro? sono assai! comunque io devo parlare, ci dissi, io rappresento, ci dissi, la ditta, devo parlare con il titolare che è mio figlio, dice "ma qua, dice, Cua il h w m auanto vale. il huom niente, cento+uanta, no, mz'nchia, chistu è un hvom minimo di auattrUcento mih eztm'i dice, "hi biglia e ce fa usn'n a lom i soldi'! a loro a chi - ci dissi! dice. "ai firobrietari!" quando si fa un preventivo si fanno uscire soldi? si fa il preventivo e finì Voce maschile: ha parlato con lei questo eh? MORGANTE Francesco: si si, con me; si, così, no, normale; dice, vabbè dice, "allora dice le': ci dissi, ma qua m'ha detto il geometra, l'ingegnere che qua è tutto a posto, tranqdo Voce maschile: uh CC MORGANTE Francesco: non, non sapevo tutte queste cose, no! cà czimannamg nzcatri, cà, tzltta a zona, Lei s>inhimmasi, tiritubbi e 1iritabbi.P' e se ne sono andati dicendo io devo riferire di cosa si tratta, mi pare troppo alto; &ce no! tanto ou misi! Voce maschile: ah? MORGANTE Francesco: tanto a, tanto al mese, capi! Voce maschile: uh, uh MORGANTE Francesco: picchì. oicchì tanto stia tranauillo lei ci aumenta sempre lei Voce maschile: uh, uh MORGANTE Francesco: ma lei c'è stato (incomprensibile)? Voce maschile: (incomprensibile) MORGANTE Francesco: e non l'avete vista drà Volkswagen? Voce maschile: no! dov'era la Volkswagen? MORGANTE Francesco: qua, qua, qua Voce maschile: però non, dov'era l'altra volta, l'altra volta era sulla viale MORGANTE Francesco: no, qua! qua, proprio qua; io dissi ora loro li inseguono e pigliano il numero Voce maschile: no, io dicevo, aspettavo la sua telefonata, che non ho ricevuto! se non vedevo (incomprensibile) da qua, questa è la sona oiÙ vicina ~ e r c h éaua la via è quella che è, perché il raccordo di là se ne andava proprio; e quindi che ha detto, domani passa? MORGANTE Francesco: no, no, non mi ha detto niente, se domani passa, se non passa, non m'ha detto niente Voce maschile: niente MORGANTE Francesco: siccome, ci dissi io riferisco! si faranno rivedere Voce maschile: MORGANTE Francesco: si faranno rivedere! ma bene o male non hanno resstrato qualcosa? Voce maschile: sualcosa si. ma ~ e caso! r MORGANTE Francesco: a si? rnincha ma io, no ma io (incomprensibile), ventimila euro ci i guadagna a ditta ventimila euro? Voce maschile: uh, uh, facciamo una cosa, lei ora se ne va a mangiare MORGANTE Francesco: eh Voce maschile: e ci vediamo in caserma tra, sono le, l'una e un quarto, ci vediamo alle tre, in caserma, dopo facciamo l'integrazione di quello che mi ha, che le hanno detto MORGANTE Francesco: va bene I1 27 gennaio veniva effettuata la prima registrazione audio e video utile. Si presentavano nel cantiere sempre due individui, a bordo di una Renault Clio di colore grigio con una ammaccatura nell'angolo anteriore sinistro del cofano, che risulterà intestata a Carmela Rita Lucchese, moglie di Antonino De Luca (coimputato che è stato giudicato separatamente con il rito abbreviato). I due chiedevano del Morgante, che non era sul posto, quindi intimavano a un operaio di comunicargli che sarebbero tornati lunedì alle due ("eh, e viriemu, ti dugnu un puntamentu e u fai truvari, giustu? ... ci dici lunedi, ou, lunedì ai dui cà"). Poche ore più tardi la Renault Clio veniva notata davatiti al vivaio "La Venere dei Fiori" gestito dal De Luca. h1 altra occasione, il 21 febbraio, il De Luca veniva notato alla guida della stessa autovettura in compagnia di tale Francesco Bonanno. (v. trascrizioni delle intercettazioni, dichiarazioni dei testi Gosciu e Barbaria). I1 3 febbraio, alle ore 12.20, irrompevano sulla scena Sandro Diele e Davide Catalano. I due, in quel momento sconosciuti verranno in seguito identificati, così come il ciclomotore a bordo del quale arrivavano, di proprietà della moglie di Sandro Diele (Rosa Dautilio). I1 solo Diele parlava con il Morgante, la conversazione, che si riporta quasi integralmente, è estremamente chiara e significativa. MORGANTE Francesco: però un sunnu chiddri! Voce: chìssi su chiddri chi ieru a chiamare proprio Rusulino MORGANTE Francesco: ma chi c'entra ca, io P Voce: ora chiddru (incomprensibile) e in effetti, ci vegmu a parru io cu u tò principale! MORGANTE Francesco: e chi è Voce: e non lo so! (incomprensibile) aeri vinniru e lei un vinni, io ci rissi ca ci telefonavu e lei un potti vèniri chiù! Il Morgante si accorgeva subito che i due erano gli stessi soggetti che lo avevano contattato in precedenza. DIELE Sandro: buon giorno MORGANTE Francesco: buon giorno DIELE Sandro: sono l'amico di Sereio! MORGANTE Francesco: eh! DIELE Sandro: allora, eee, m'ha fatto dire Serizio che lei si voleva mettere a ~ o s t o MORGANTE Francesco: a posto no, delle pretese che, che, che hanno iddri! DIELE Sandro: no! e io mando per dire anzi un, un certo tipo di prezzo MORGANTE Francesco: no! un certo tipo do prezzo io lo devo sapere! DIELE Sandro: ' gli ho mandato a dire diecimila MORGANTE Francesco: d i e c d a mila? mila lire oppure DIELE Sandro: seh, mila lire! MORGANTE Francesco: e scusa, diecida, eee, onestamente, qua vuol dire ma, mancu ci guadagniamo nuàtri d i e c d a e ci diamo diecimila a iddri? se si tratta di mille eee! DIELE Sandro: MORGANTE Francesco: e scusa, quando uno viene a lavorare, viene a lavorare quando si incomincia a lavorare, no che noi abbiamo ultimato ed ora abbiamo una resa di conti, a momenti ci siarno in perdita! DIELE Sandro: io non posso fare più niente, io! MORGANTE Francesco: e, e allora un fari nienti! perché a lei chi lo mand. lei ha oarlato con queste ~ersone? DIELE Sandro: si ! MORGANTE Francesco: eh! e queste persone ee. rima m'avevano, m'avevano detto a me ventimila DIELE Sandro: esatto! MORGANTE Francesco: esattamente, e sono venute, vuol dire che ha manco quindici giorni! io so DIELE Sandro: no, sono di più di quindici giorni! (omissis) DIELE Sandro: comunque, faccissi lei! faccissi na cuosa MORGANTE Francesco: che devo fare? DIELE Sandro: accussì ni, ni levàmu sti du pulci in tiesta, druocu cu l'amici nuostri, ca ci sugnu imrniscatu io i na sta situazione e ci a putèva fari spirugghiaxi a chi di competenza, picchì na sta situazione un m'interessava proprio niente, m i n i SerMo. in questa discussione; ~ i @ a cincumila euro (omissis) MORGANTE Francesco: ma noi cinque d a euro puru, puru ca ci u, prima ca sunnu assai! e poi ci putèmu dare a fine, io quacchi cincucentu, mille euro ci pozzu dari, non so, ni virèmu a settimana entrante, ma non é che ci pozzu dari cincumda euro! ca chisto, amu a finiri i travagghi e mi dissi, dice, prima da fine u misi un, un mi chiedesse soldi! picchi io ha pagare l'operai e mancu l'haiu sti c i n c u d a euro i pagaxe l'operai! io oggi, stasera, io non posso pagare l'operai! lei un ci criri! io non li posso pagare! DIELE Sandro: virissi ca ci u staiu faciennu io stu priezzu! mi stà =hannu MORGANTE Francesco: no, no - DIELE Sandro: a resoonsabilrtà io! MORGANTE Francesco: ma io non lo so se lei, fino a che punto sa pigghia sta responsabilità! certo, pi lei pigghiarisilla vuol dire ca sa pò, su pò permettere di pigghiarisilia! comunque lei glielo dice, a settimana entrante, sacciu, ni putemu vìdiri, mi duna, appunto quacchi miile euro ci i recupero! .... DIELE Sandro: accussì si mette bellu sistemato e (incomprensibile poiché parlano contemporaneamente) MORGANTE Francesco: no, sistemato DIELE Sandro: e po' piyehiàri (incomprensibile) MORGANTE Francesco: noo! ma io i t r a v a h i se vengono li ne vengono non li piglio, non è che l'ha pigghiàri pì fuorza, arrivato ad un certo punto piggha e ni ritiramu, non è che amu a fare per forza sta DIELE Sandro: ma lei un lu s a ~com'è i a (incomprensibile)? MORGANTE Francesco: no, no, non ci ho vissuto mai su questa situazione DIELE Sandro: mai, mai MORGANTE Francesco: mai! questa e la prima volta che io, eee, ne sento parrare di ste cuose! ci u giuru vieni! mai! DIELE Sandro: purtroppo è accussì! I MORGANTE Francesco: e non lo so, io DIELE Sandro: si dopu e MORGANTE Francesco: entrare, entrare in questo sistema, per me non é che s'immagini che é tanto facile! non é facile per me, per il mio carattere! non é facile! comunque se si tratta di queste somme, diciamo ca DIELE Sandro: . miserabili! MORGANTE Francesco: diciamo, miserabili, diciamo misera, no miserabili! DIELE Sandro: sono miserabili MORGANTE Francesco: perché se per esempio lei mi dice, Morgante fammi lavorare a uno, io ci dicu dumani viene e ni, piggha a n'autru, u manni a n'autra banna, travagghia! DIELE Sandro: ua c'è questa leore! io sugnu nuddru pi giudicari, nuddru pi dui, purtroppu cà avemu sta situazione! sui intorno tutti ~ a r u~ a r u MORGANTE Francesco: cà! cà oppum in Pahemmu? DIELE Sandro: diciamu MORGANTE Francesco: cà e in Pahemmu! DIELE Sandro: (incomprensibile) in Paliemmu MORGANTE Francesco: ma, io, anche oicchì sta pente m'hannu a dare a mia una certa earanzia! DIELE Sandro: lei chi dici! lei chi dici! MORGANTE Francesco: no, la garanzia nel senso DIELE Sandro: già, già MORGANTE Francesco: a mia mi fregàru un camion e un g h a nuddra banna, io un ghmu a nuddra banna! DIELE Sandro: eh. cà c'ha tuccatu nenti nuddru? MORGANTE Francesco: no! a me DIELE Sandro: già basta chissu! MORGANTE Francesco: no, ma a me mi hanno detto che qua, io quando sono arrivato qua, prima io, che io ho chiesto e mi hanno detto sai, vai tranquillo, sia l'architetto sia (incomprensibile a causa dell'audo che arriva a tratti) questo era, ma infatti, cioè mi sono meravigliato che a fine lavori spunta una persona e mi dice, mi fa certe richieste! DIELE Sandro: forse chiù assai di una persona, e solo nà vuota hannu vinùtu, vieni? MORGANTE Francesco: no, du vuote hannu vinùtu! DIELE Sandro: . poi intervenivu io e un vinninu chiu picchì ci rissi no, tutto a posto, u cristianu si n o l i mèttiri bellu sistematu, vuole, vuole mettere a sò garanzia in questa situazione e un vinninu chù! poi, e, Sergio mi ha MORGANTE Francesco: no, no, hanno dato, hanno dato più di un appuntamento e non sono venuti! anzi io cà, ci u dici, ci u &ci a Sergio e veda! più & una volta sono venuti, io un m'ha fattu tmvàri cà e io, io rissi ma chssi sunnu. babbianu! DIELE Sandro: no! MORGANTE Francesco: bello. oarramunni chiaro! DIELE Sandro: no, un c'è nùddru ca sta babbiànnu, eee! MORGANTE Francesco: scusi, uno che dà un appuntamento e non é ca, appuntamenti DIELE Sandro: mi scusi, però picchi un vinninu chu? perché gli ho mandato a due, e, e, tutto a posto, ma spinigghiu io, mi mànna cu Sergio o ci vaiu io versonalrnente, d u r a un vinni chiù nuddru. diciamo MORGANTE Francesco: ma Sergio sii. io a Sermo non ci ho detto niente, 1 DIELE Sandro: comunque Sergio vitti sta situazione e vinni a MORGANTE Francesco: s'immiscò Sergio! DIELE Sandro: si (omissis) Questa conversazione conferma passo passo le dichiarazioni della persona offesa, non solo la richiesta estorsiva, ma anche che il Diele parlava a nome e per conto di coloro che si erano presentati prima, che quindi la loro azione era comune, 0 che Sergio Bosco aveva assunto l'iniziativa di fare da intermediario, senza che il - Morgante glielo avesse chiesto, e tutte le circostanze delle trattative sul prezzo da pagare. In data 3 marzo, alle ore 9.45 circa, si registrava il passaggio del ciclomotore intestato a alla moglie del Diele, con due soggetti a bordo, poi identificati in Diele e Catalano (v. dichiarazioni di Riccardo Barbera, che ha osservato la scena con l'apparecchiatura tecnica), che si fermavano davanti l'ingresso del cantiere e poi si allontanavano. I Ir V,erso le ore 15.00, l'arrivo di una autovettura BMW con due persone a bordo, tra cui quello che la mattina era passato con il ciclomotore, i due -in assenza del Morgante- si fermavano a parlare con Sergio Bosco. Questa la conversazione (progr. 1348 ore 15.05) Uomo: si stà babbiannu cu fuocu! Sergio: eee, in prima, in prima era duro a darli, vi l'ha dari! Uomo: eh, ci l'ha dari, cuomu! quannu! Sergio: subitu! Uomo: eh, uora? ca io mi nè ghm ca unn'haiu chiu tiempu i pèiddiri cu iddru! Sergio: veneiddì, veneiddì Uomo: io fazzu scìoghra .icani e ghiamu accussì, iamu a prurale? mi vunciastivu a mincha! ouh! io ero beddru quietu ai mio posto (incomprensibile) un certo decoro, una certa situazione che un mi ci pòitta (incomprensibile) Sergio: ma cu è ca dice che ci avianu a pensari arrieri iddri, avianu a béniri iddri! Uomo: e c'é pensàri ora io, punto e baista! unn'ava a babbiari chiu! u babbiu finì, sia di iddri e sia di iddru! ora ha dari i pìcciuli che mi n'ha ghin! già ficirnu feto! già aiu vinutu tri bote sta innata! Sergio: no, c h u assai perchè Uomo: dici che ora ha dari a risposta Sergio: ti pari che è bello ca tu veni cà! 4 A ,. - E' evidente la partecipazione del Bosco alla condotta del Diele e del Catalano. V 1 Subito dopo una pattuglia dei Carabinieri fermava la BMW, simulando un . normale controllo su strada, e identificava i due soggetti a bordo in Sandro Diele e Davide Catalano, l'autovettura risultava intestata alla madre di quest'ultimo. (v. dicharazioni testi Gonsciu, Barbera e Barbaria). Alle ore 16.53, il Bosco telefonava al Morgante e lo avvisava di recarsi in C A i cantiere il giorno successivo alle 11.00. E alle ore 11.11 del 4 marzo si registrava l'arrivo di Diele e Catalano a bordo di - una autovettura Smart grigia e nera, intestata alla moglie di Diele, alle 11.30 arrivava Pietro Saglione (il proprietario della villa), inizialmente parlavano Bosco, Diele e Catalano, poi il Bosco e il Diele si avvicinano allo scaglione, quindi il Diele e il Catalano si allontanavano con la Smart., dopo circa 20 minuti arrivava il Morgante, subito dopo andava via il Bosco, che faceva ritorno circa 20 minuti più tardi seguito dal Diele e Catalano sempre a bordo della Smart. Evidente che il Bosco era andato a richiamare i due perché era arrivata la persona offesa. l A quel punto Diele, Catalano e Morgante si riunivano e iniziava una conversazione tra il Diele e il Morgante, il Catalano restava al fianco del Diele. 1 La conversazione (ore 11.53): MORGANTE Francesco: dunque, a noi! 1 DIELE Sandro: 1 io haiu vinutu un mare i vuote! MORGANTE Francesco: un mare i vuote, non è che, io pure haiu vinutu un mare i vuote! DIELE Sandro: comunque, cu chiddri? MORGANTE Francesco: cui chiddri? DIELE Sandro: chiddri chi hannu vinùtu ci dssi ca sa vuleva spirugghiari cu mia stu discursu? MORGANTE Francesco: no, io non ci ho detto, non ci ho parlato nella maniera più assoluta io con C - DIELE Sandro: ci parràsti tu? BOSCO Sergio: per che cosa? DIELE Sandro: ee, gli hai detto no, se la sbrigano con Sandro? BOSCO Sergio: lui stesso è venuto qua DIELE Sandro: uh BOSCO Sergio: e m'ha detto. dice, facci s i r u ~ h i a r etutti cose a chiddru ca vinni' e ~ a r r a v aoì tia! no DIELE Sandro: uh, e iddni vinni? BOSCO Sergio: se! poi non sò comu; auannu vinni cà. ca vìnni u venerdì MORGANTE Francesco: io avevo avuto una parola con questo signore e ci avevo detto io se ci pozzu accucchiare quacche cincucentu euro, vieni è? DIELE Sandro: no no! MORGANTE Francesco: come no, io accussì ci rissi! DIELE Sandro: non esiste! MORGANTE Francesco: io ci ho detto così DIELE Sandro: io gli ho detto a lei, deve chudere come gli ho detto io MORGANTE Francesco: come s'ava a chudere? cincumrla euro? DIELE Sandro: e io. e ci staiu murannu che ci fici un. drà cosa. ci. ci a risolvivu in trenta secunni sta situazione! MORGANTE Francesco: ma mi risulviu chi cuosa ca, vuol dire, a fine lavori si presentano a gente cà, ca a mia cu è ca garantisce una volta che io esco DIELE Sandro: nuàtri! MORGANTE Francesco: questi sol& DIELE Sandro: nuàtri! MORGANTE Francesco: cioè voialtri mi garantite DIELE Sandro: si, e pò pigghiare tutti i travaggh du munnu cà! MORGANTE Francesco: cioè io posso pigliare tum i lavori del mondo DIELE Sandro: certo! a suvirchiaria, garantisci, sicuro! MORGANTE Francesco: e vabbè! ma non è che io vi pozzu dare tutti cuosi, io vi pozzu dare, talè, chi sacciu, un cincucentu euri fra giorni, fa finire a stu signore DIELE Sandro: no, un ci siemu signor Moiggante! MORGANTE Francesco: li vuole tutti assieme? DIELE Sandro: eh, picchi hannu a, hannu a volare subitu subitu picchi già hannu, hannu, ci ha fattu male a tiesta a forza i vieniri avanti e indietro, avanti e indietro, avanti e indietro e ci giuro ca ci u, ci u pòtti risoibbere grazie a stu signore MORGANTE Francesco: ma io, u puotti risoiwere DIELE Sandro: picchì io un c'iera MORGANTE Francesco: ma io ci dico una cosa DIELE Sandro: io un c'iera pruopria nà stu discuissu! MORGANTE Francesco: ci dico, ci dico una cosa, che a parte che noialtri, sta sirnana io v'ho pagato stà sirnana? - BOSCO Sergio: uh! MORGANTE Francesco: a? BOSCO Sergio: ancora (incomprensibile) MORGANTE Francesco: cà ci, ci stava diciennu au dutturi Scaglione, lunedì io l'operai un ci mannu chiu perché io cà mancu ci stà pigghiannu i scuoicce (fonico)! lei mi tiene ca banca che mi chiama e mi dice arrivò l'assegno e un pozzu pagare, io, io non ho, non ho niente da fare! cioè io DIELE Sandro: no, ee MORGANTE Francesco: tutti assieme non li posso pagare questi soldi DIELE Sandro: sentissi a mia. mi ivu a mettiri in un discuissu mazie al simor Sereio. ~ i c c h io ì ni stu discuissu un mi ci putia infilai nuddru. d i chiedevano i so ~icciolichi bulevanu iddri e io ma metteva i latu ~i come ha statu misu i latu. no mio rifuso. no mio rifuso? MORGANTE Francesco: io la capisco DIELE Sandro: io ci vinni a accurdari un discuissu ca, e' hanno preso. hanno detto dieci?io ci accurdavu io. i vucca ma. clncu MORGANTE Francesco: si ma, io cinque perché qua i guai miei, ivu pigghiannu pìcciuli (incomprensibile a causa dell'audio), mi fa elemosinare! io qua, io qua, io ' DIELE Sandro: come mi sono trovato na stu travagghu io cà lei non, non ce n'ha l'idea! cioè ca io pigghu, mi duna trimmila euro ed io ha pagari l'operai, poi mi duna, sor Scaglione macari mi dassi d e c i d a euro; io per esempio, a fine mese, poi giorno quindici c'ho un'altro assegno di c i n q u e d a e cento euro ed io un sacciu comu l'ha pagari! non so come lo devo pagare! perciò si chissu a mia un mi chiui u travagghiu io non ho, non ho la disponibilità signor Morgante MORGANTE Francesco: perora mancu ri, ri d e euro, questo è il problema DIELE Sandro: io socchi c'è fari a lei? minni vaiu, se la sbriga accussì minni nesciu puri io ri sta situazione? ma nsoccu decide lei MORGANTE Francesco: ma se, si lei, non lo so, suddru lei, ee, pàrru cu iddri, io ci, ci faccio gli stessi ragionamenti, se loro DIELE Sandro: MORGANTE Francesco: si lo capisco, però io, se lei è il portavoce DIELE Sandro: à ci l'haiu fatto questo portavoce! MORGANTE Francesco: si, però DIELE Sandro: già sii siddriati onestamente! MORGANTE Francesco: ma siddriàti cu mia, ma non è che abbiamo avuto nessun rapporto nuàti ca su siddriati cu mia! non abbiamo avuto nessun rapporto, sono venuti qua, prima vìnniru a fari i vastasi! DIELE Sandro: e che è successo? MORGANTE Francesco: ou, unn'è u principale? eh, cà, dumani levate mani, tutti! dissi, ma chista gente seria è? chisti sciacalli! DIELE Sandro: sciacah MORGANTE Francesco: scusa, uno, uno che viene in un cantiere e viene a fare sti, sti buffonate pì mia è uno sciacallo, ecco perché la mia titubanza, ecco; ma cu cazzu su sta giente! ecco qual'è la discussione! DIELE Sandro: esatto MORGANTE Francesco: è questo! viennu, un viennu! poi, quando si và in, in un posto uno piggha prima informaziuoni, viri cu è sta persona, se è una persona attendibile, se è seria, se non è seria, e poi dice talè, ci putemu iri ee, cu u ligmu oppure ci putèmu iri educatamente DIELE Sandro: io haiu vinutu educatamente? MORGANTE Francesco: si, lei è venuto educatamente, per carità! DIELE Sandro: l'importante è che sono venuto educatamente MORGANTE Francesco: lei è venuto educatamente però ste persone; poi, dumani ci dici ca semu cà! poi a, poi me figghiu era / DIELE Sandro: \ dura MORGANTE Francesco: cu è ca pigghiò u nummaro da targa ci anfilamu in mucca a, a taigga! vieru è, Sergio? vero è? BOSCO Sergio: si MORGANTE Francesco: minchia, d u r a dissi, minchia ma d u r a dissi, c'amu a fari mali discussi! DIELE Sandro: e allora MORGANTE Francesco: picchì DIELE Sandro: e dora, signor Morgante, vidissi ca le cose sono abbastanza un pochettino serie, io ci stà parrannu di 1 figghu, un ci stà parrannu né di sciacallo né mancu di malantrinu MORGANTE Francesco: lo so! DIELE Sandro: io. con queste Dersone. ci spiepavu u stessu discuissu chi ci. me dissi lei? gliel'ho spiegato, non va; la situazione me la sta? me la stanno dando tutta a me MORGANTE Francesco: ho capito! DIELE Sandro: picchì un vuonnu avìri a chi fari, i sciacalli, cu lei! ci siarnu infinu a ca? MORGANTE Francesco: ho capito! cu mia un ci vuonnu avìri a chi fari! DIELE Sandro: noo! i levò direttamente picchì si sono comportati male nei suoi riguardi MORGANTE Francesco: ho capito! DIELE Sandro: ci siemu infinu a cà? e me lo hanno data a me questa gatta a pettinare! e allora, quannu io ci spuntu cu cincucentu euro pigghiu puri i fave io onestamente MORGANTE Francesco: e picchì i favi, scusami! quannu, a, lei, quannu unu fa un regalo, u regalo unn'è ca s'ha a taliari, unu u piggha e s'unhla nà sacchetta, io penso ca avissi a essiri accussì! io penso ca avissi a essiri accussì! DIELE Sandro: comunque io chi, che gli devo dlre MORGANTE Francesco: nièl c'ha a dLtl lei che, io perora una h a non ce l'ho DIELE Sandro: siccome MORGANTE Francesco: siccome i lavori l'arnu a finiri, picchì si un chiuiemu cà i travaggh chstu un ni ni runa picciuli C DIELE Sandro: e allora io quannu è bieniri pì sti picciuli? MORGANTE Francesco: va sinnò io ci fazzu n'assemo oostermto a du misi, e scusa (ride), arrivatu ad un certo punto! picchì cà ora iddru avi a premura, &ci quannu finiemu, fra un mese? picchì ora sta venendo l'architetto pe, per stabilire, non è che io non ci voglio (salta per un attimo l'audio) più i soldi, io glieli voglio dare i soldi DIELE Sandro: allora MORGANTE Francesco: io picciuli unn'haiu! DIELE Sandro: e allora, siccome è giusto ca mi pigghiavu sta briga io, mi pigghiavu sta briga io, accussì tutto quello che può succedere può succedere soltanto a me, ci siamo capiti! allora, mu fa a mia stu assemo postervato a du misi e Dio la benedica! MORGANTE Francesco: va bene! DIELE Sandro: io chiu assai r'accussì, na, ti stai aiutannu, a staiu aiutannu chiu miegghiu possibile! ci i scanciu io. ci i d u ~ io. u lei si vusca u pane bello tranqwllo ed io mi tepniu assegno MORGANTE Francesco: parlo con mio figlio ora e u fazzu fari a iddru! DIELE Sandro: chiassai r'accussì io, accussì un semu nè sciacalli, picchì si comportaro di sciacalli! io gli ho spiegato che sono andato a fo, a favore suo picchì si comportaro anticchiedda maluccio ed è giustu ca, con la gente non bisogna comportarsi maluccio, bisogna ee, vivere e soprawivere, accussì siamo, ee, stessi livelli, ee, lei vive e nuàtri viviemu MORGANTE Francesco: va bene! comunque, e d u r a si facissi sèntiri a simàna chi trasi, verso giovedì venerdì DIELE Sandro: va bene MORGANTE Francesco: va bene DIELE Sandro: Sergio u sapi u me nome MORGANTE Francesco: Sergio u sapi! DIELE Sandro: accussì ristàmu tutti cuntien ti MORGANTE Francesco: arrivederci DIELE Sandro: tutti felici; u salutu signor Morgante MORGANTE Francesco: arrivederci. Questa conversazione dimostra ancora una volta la comune e preordinata azione del Diele, del Bosco e, come vedremo, del Catalano con i due soggetti che si erano presentati in precedenza (uno individuato in Antonino De Luca), al fme di costringere il Morgante a pagare una somma di denaro, definitivamente determinata in cinquemila euro, anche con assegno postdatato, per poter ultimare i lavori di costruzione della villa. La stessa, oltre a costituire insieme alle altre prova autonoma dei fatti contestati, conferma ulteriormente la veridicità del racconto della persona offesa. In data 19 marzo veniva forzata la porta d'ingresso del magazzino del cantiere, ove erano custoditi gli attrezzi dell'impresa del Morgante, e posto tutto a soqquadro senza portar via nulla. Il blitz non veniva registrato dalle telecamere perchè il luogo era al di fuori del campo di ripresa. (su117episodiov. dichiarazioni dei testi Gosciu, Barbera e Barbaria). I1 7 aprile Sandro Diele e Davide Catalano venivano posti in stato di fermo, e successivamente veniva loro applicata la misura cautelare della custodia in carcere, per il reato oggi ascritto. L'imputato Diele ha ammesso di aver incontrato due volte il Morgante presso il cantiere, di avergli chiesto il pagamento di una somma di ventimila euro poi ridotta a cinquemila, precisando che era stato il Bosco ad invitarlo a fare tale richiesta e ad awertirlo che il Morgante aveva disponibilità di denaro. Ha altresì precisato di avere simulato di agire per conto di un70rganizzazione criminale per indurre la persona offesa a pagare e che il Catalano non era a conoscenza del progetto suo e del Bosco, né era stato messo a parte dei motivi delle visite al cantiere e dei discorsi con il Morgante. La sua presenza è stata giustificata dal Diele esclusivamente con la necessità di farsi accompagnare perché privo di patente e, quindi, impossibilitato a guidare un7autovettura. Al di là del17atteggiarnentotenuto dal17imputato nel corso del17esame, delle risposte evasive, o meglio strutturate per lasciare intendere il significato senza esplicitarlo, emerge evidente che lo stesso ha riconosciuto di avere utilizzato alcune espressioni tipiche, quali "mettersi a posto", che nella zona pagavano "tutti pari pari", "mi prendo la responsabilità gli faccio questo sconto", e comunque le affermazioni allusive rilevabili nelle conversazioni intercettate, al fine di rappresentare una sua appartenenza a un'associazione mafiosa e di agire per conto di essa per intimidire il Morgante e indurlo a corrispondere il "pizzo". Non v'è dubbio pure che il Diele ha riconosciuto che la sua ricostruzione dei fatti corrisponde a un tentativo di estorsione, pur qualificandola come una " M a " perché ha realizzato una minaccia mediante artifici e raggiri che hanno indotto in errore la persona offesa. Valutazioni sul thema decidenduml Il complesso probatorio su cui si fonda la valutazione dei fatti, e della responsabilità degli imputati, è costituito in buona parte dall'esito delle operazione di intercettazioni ambientali -con contestuale osservazione diretta da parte della P.G. - - effettuate nel rispetio delle norme previste cial libro 111, titolo I11 capo IV del codrce di rito. Si ritiene di attribuire ai risultati di queste operazioni, condividendo l'univoco e consolidato orientamento della giurisprudenza di legittimità, una valenza probatoria di particolare efficacia. L'attività di intercettazione, rappresentando in tempo reale I'accadimento di singoli fatti storici, costituisce senz'altro uno dei modi di raccolta del dato probatorio oggettivo di maggiore affidabilità. I dati che ne scaturiscono fotografano una realtà passibile in astratto di "artefazioni" in due sole ipotesi: qualora i protagonisti della conversazione siano chiaramente consapevoli di essere soggetti a tale attività di acquisizione della prova e se ne servano in modo strumentale per falsare intenzionalmente la rappresentazione del dato storico; ovvero, quando, indipendentemente da una strumentalizzazione di tipo processuale, gli interlocutori elaborano accadimenti e circostanze per un uso proprio e per ragioni di natura soggettiva o personale. ' La valutazione delle immagini si fonda su fotografie a colori, stampate a colori sull'originale della sentenza. I1 che, secondo evidenti principi logici, non può ritenersi plausibile se uno o più soggetti riferiscono, comunque, nel corpo della conversazione, fatti illeciti nei quali essi stessi risultino coinvolti, ovvero quando il significato complessivo dei dialoghi sia assolutamente coincidente e di univoca lettura, ancorché provenienti da interlocutori - diversi e in differenti contesti, come ricorre nelle comunicazioni registrate nel presente procedimento. Al di fuori di tali ipotesi, certamente non ricorrenti nel nostro caso, ove i medesimi temi sono reiteratamente trattati in conversazioni che intercorrono tra soggetti diversi, l'aflidabilità delle intercettazioni deve considerarsi particolarmente elevata e la situazione rappresentata da tale mezzo di prova rispondente alla realtà dei fatti. I1 valore probatorio delle conversazioni intercettate può essere sminuito o eliso altresì nell'ipotesi in cui le stesse siano contraddittorie o inintelligibili. È ovvio, comunque, che gli esiti delle intercettazioni vanno filtrati attraverso il prudente apprezzamento del giudice, sulla scorta della sua sensibilità e della maturata conoscenza ed esperienza del fenomeno criminale. Nel caso che ci occupa, va, tuttavia, evidenziato come detto compito interpretativo sia facilitato dal linguaggio estremamente esplicito utilizzato. Il tenore e significato delle conversazioni registrate è talmente univoco da esimere da qualsiasi commento: si coglie, invero, dall'ascolto il contenuto specifico delle singole azioni criminose. La loro inconfutabile chiarezza e l'esplicita evidenza dei fatti rappresentati non è suscettibile di interpretazioni diverse da quella imposta dal significato letterale delle parole usate e dei dialoghi intercorsi. Sicché ogni tentativo di offrire differenti versioni o chiavi di lettura urta contro la forza del contenuto dei discorsi e delle parole pronunciate e rimarrebbe, quindi, del tutto privo di efficacia ai fini della ricerca di una via diversa dall'affermazione di penale responsabilità. Alle medesime conclusioni si giunge anche laddove l'imputato è soggetto "terzo", ovvero che non ha partecipato al dialogo intercettato, ma viene citato come protagonista dell'attività illecita. E' il caso delle conversazioni del 9 gennaio 2006 tra la persona offesa e un operaio non identificato e tra la persona offesa e un Carabiniere che era appostato in zona. E' chiaro che è maggiore la valenza probatoria di un dialogo quando a parlare sia lo stesso soggetto nei cui confronti si utilizzino le affermazioni oggetto di registrazione. Comunque, allorché due o più persone si riferiscono ad un terzo, esponendo fatti penalmente rilevanti a carico di questi, egualmente il valore probatorio di tale atto è da ritenersi elevatissimo, salvo la comprovata circostanza o la ragionevole probabilità che, nella consapevolezza dell'attività di captazione, gli interlocutori abbiano inteso precostituire false prove a carico del terzo estraneo alla conversazione. E ciò non è ragionevolmente sostenibile nel nostro caso, non è emerso dall'istruzione dibattiinentale il benché minimo indizio o motivo di un siffatto interesse dei soggetti citati. Dette comunicazioni costituiscono quindi una prova sostanzialmente inattaccabile delle circostanze oggettive e soggettive che dalle stesse si ricavano. 4 La notevole efficacia rappresentativa delle intercettazioni telefoniche o - ambientali in ordine ai fatti da provare è stata infatti da sempre riconosciuta dalla giuri spnidenza e dalla dottrina proprio sulla base del1'afidabilità che viene riconosciuta a tale mezzo di prova, di per sé generalmente non suscettibile di essere inquinato da secondi fini del dichiarante, sia esso teste o coimputato, o dall'attività di terzi sull'autore delle involontarie propalazioni. Alla stregua di tali considerazioni, poiché non è emerso alcun elemento tale da far ritenere che i soggetti intercettati abbiano inteso creare false prove, anzi è evidente - che hanno riferito nel corso delle conversazioni registrate vicende nei quali erano direttainente ed in primo luogo coinvolti loro stessi, deve concludersi che, nell'ambito della nostra valutazione, si può attribuire agli esiti dell'attività di ii~tercettazione un'inconfutabile efficacia probatoria. Piena attendibilità va conferita anche alle dichiarazioni della persona offesa. La ricostruzione operata dal Morgante nel corso della sua deposizione, anche se è stata caratterizzata in parte da alcune imprecisioni, corrette a seguito delle contestazioni del P.M., appare assol~itainentegenuina e scevra da qualsiasi intento diverso da quello di far conoscere la verità. 36 i- 1 Anzi, proprio le imprecisioni emerse, perché attinenti a particolari specifici e non a passaggi di rilievo o a circostanze principali, sono sintomo dell'erosione del ricordo a causa del tempo trascorso ed escludono una ricostruzione studiata e artificiosa. Del resto, poi, le dichiarazioni del Morgante sono state tutte puntualmente 1 - riscontrate dagli esiti delle intercettazioni ambientali e dalla documentazione fotografica. Così pure per le testimonianze rese dai Carabinieri che hanno svolto le indagini, valorizzate dai supporti tecnici utilizzati: videoriprese, fotografie e intercettazioni ambientali e telefoniche. Esaminata la ricostruzione probatoria dibattimentale e verificata 17atten&bilità delle fonti e la veridicità dei risultati delle prove assunte, si può ritenere dimostrato che: 1) Diele e Catalano, in concorso con Antonino De Luca e Sergio Bosco, hanno posto in essere atti idonei e diretti in modo non equivoco a costringere con minaccia il Morgante a versare loro la somma di € 5000, per procurasi il comspondente ingiusto profitto con ovvio danno della persona offesa. 2) hanno commesso il fatto awalendosi delle condizioni previste dall'art. 416 bis C.P. Dall'esame delle conversazioni intercettate, owero dallo stesso significato letterale delle parole del Diele, i passi più significativi sono quelli sottolineati, emerge 37 in modo talmente evidente da non poter essere contestato, che questi si è presentato al Morgante in nome e per conto dei due soggetti intervenuti all'inizio di questa vicenda. Owero di coloro che in modo particolarmente aggressivo, si ricordi l'episodio della targa, avevano intimato al figlio di Francesco Morgante, Macello, di mettersi in regola come tutti gli altri imprenditori edili che lavoravano nella stessa zona, altrimenti a - "li avrebbero fatti scomparire in 48 ore"., Le stesse persone si erano presentate al Morgante e ribadendo le minacce gli avevano intimato il pagamento di 30.000 euro poi ridotto a 20.000. Abbiamo visto che uno dei due è stato individuato in De Luca. E' di facile comprensione che una minaccia siffatta, con il riferimento ad una legge criminale alla quale tutti sottostanno nella zona, per la sua idoneità evocativa del potere coercitivo e punitivo mafioso in un territorio storicamente e notoriamente controllato da Cosa Nostra, costituisce una minaccia grave, con una capacita di a s s e ~ m e n t odella volontà altrui fuori dal comune. I1 Diele nei colloqili con il Morgante se n'è abilmente servito. E non solo, tale minaccia ha anche alimentato e continuamente reiterato. Nella conversazione del 3 febbraio ribadiva alla persona offesa che si doveva mettere in regola, spiegava che nella zona tutti pagano per lavorare, e che "un c'è nùddru ca sta babbiànnu (scherzando), eee!" In quella del 4 marzo avvisava la persona offesa che se continuava a temporeggiare lui si "tirava fuori" e se la doveva "sbrigare" con i due venuti prima con modi meno cortesi dei suoi. 38 E' evidente che si trattava di un espediente per intimorire il Morgante, peraltro aggiungeva pure: "quelli" "già sù siddriati (arrabbiati) onestamente!", "e allora, signor Morgante, vidissi ca le cose sono abbastanza un pochettino serie, io ci stà parrannu di jlgghiu ee" Il Diele ha ammesso di avere minacciato il Morgante per farsi consegnare 5.000 * curo, ma -come abbiamo visto- ha negato qualsiasi coinvolgimento con coloro che si erano presentati prima con toni più pesanti, affermando di avere approfittato della situazione insieme al Bosco per ottenere dei soldi dal Morgante, fingendo di essere gli emissari dell'associazione mafiosa clie controllava il territorio. Questa versione, pur configurante il reato contestato, compresa la contestata aggravante, è comunque smentita da diversi elementi obiettivi. I1 De Luca e gli altn soggetti intervenuti in prirna battuta non si sono realmente più presentati dopo l'ingresso in scena degli odierni imputati. E' inverosimile che dei soggetti estranei, appreso che la cosca mafiosa locale è intervenuta per la riscossione del "pizzo", si inseriscono millantando credito sulla stessa (il Diele ha ripetutamente assicurato tutte le garanzie del caso se il Morgante avesse pagato), sostituendosi in una sua attività notoriamente esclusiva. In questi casi, è altrettanto notorio, la sanzione di Cosa Nostra è la pena di morte. Ma al di là di queste considerazioni un dato è tranciante, la conversazione tra il Diele e il Bosco del 3 marzo che si riprende nei passi fondamentali. Diele: si stà babbiannu cu fuocu! - Bosco: eee, in prima, in prima era duro a darli, vi l'ha dari! Diele: eh, ci l'ha dari, cuomu! quannu! Bosco: subitu! Diele: io fazzu sciogghiri i cani e ghamu accussì, iamu a pmale? mi vunciastivu a mincha! ouh! io ero beddru quiep al mio posto (incomprensibile) un certo decoro, una certa situazione che un mi ci pòitta (incomprensibile) Sergio: ma cu è ca dice che ci avianu a pensari arrieri iddri, avianu a béniri iddri! Diele: e c'é pensàri ora io, punto e baista! unn'ava a babbiari chu! u babbiu finì, sia di iddri e sia di iddru! ora ha dari i picciuli che mi n'ha ghiri! già ficimu feto! già aiu vinutu tri bote sta innata! E' chiaro che tra di loro non v'era motivo di simulare. I1 Bosco si rivolgeva al Diele al plurale quando affermava che il Morgante doveva pagare, da parte sua il Diele comunicava al Bosco che, qualora il Morgante avesse continuato a temporeggiare, lui "avrebbe sciolto i cani" (detto tipico per dire che si lascia fare il lavoro ad altri ben più convincenti), facendo esplicito riferimento al fatto che lui era intervenuto per conto di coloro che avevano iniziato l'azione estortiva. Nessun dubbio, quindi, sugli atti minacciosi posti in essere di comune accordo dal Diele, Bosco e De Luca, sulla idoneità di tali atti a realizzare il risultato e sulla loro univoca direzione verso il conseguimento dell'illecito vantaggio, che non si è verificato per il comportamento della vittima, che ha fatto ricorso alle forze dell'ordine, e per l'arresto degli imputati. E nessun dubbio residua anche sulla partecipazione del Catalano, nonostante il tentativo del Diele di escludere la responsabilità del suo coirnputato. I Carabinieri che avevano diretto ed effettuato i servizi di osservazione e la persona offesa hanno concordemente affermato che il Catalano aveva assisto, seppure senza intervenire, alle conversazioni sopra riportate tra il Morgante e il Diele al fianco di questi, oppure a una distanza di un metro e mezzo-due metri, comunque ascoltando .. quanto veniva detto, peraltro ad alta voce. La presenza del Catalano durante la conversazione tra il Diele e il Bosco del 3 marzo, e non è escluso che vi abbia anche partecipato, costituisce una nitida rappresentazione della sua partecipazione all'esecuzione del disegno criminoso. In ogni caso, non è verosimile che il Catalano ha accompagnato più volte il Diek al cantiere, ignaro di tutto, anzi raggirato con la scusa di far riscuotere al Bosco i Morgante, circostanza -come detto- smentita dall'ascolto un credito nei c o ~ o n t del diretto delle conversazioni riportate e contraria alla logica, che esclude che si espone un amico a responsabilità gravi a sua insaputa, coinvolgendolo in una estorsione. Ma v'e di più, la giustificazione fornita da entrambi gli imputati sulla continua presenza del Catalano in cantiere, owero che il Diele era privo di patente di guida, risulta decisamente smentita. Smentita dal fatto che il Catalano si è recato nel cantiere con il Diele anche a bordo di un ciclomotore. Smentita, soprattutto, daila foto n. 1 della pag. 11 di 13 dei fascicoli fotografici prodotti dal P.M. alle udienza del 22 giugno e 5 dicembre 2007, che raffigura l'autovettura Smart della moglie di Diele che si allontana dal cantiere, con a bordo il Diele e il Catalano, dopo la nota conversazione del 4 marzo 2006 (l'indicazione si - rileva nei fascicoli). E' il Diele che guida! Questa la foto tratta dal cd allegato: La foto successiva è stata visionata dal teste Vincenzo Catalano e dall'imputato Davide Catalano, che hanno individuato nel soggetto a destra il Diele e in quello dietro la seconda auto il Catalano (riprodotta per il seguente confronto). Il conducente (zoom effettuato sulla prima foto) Sandro Diele (zoom effettuati sulla foto precedente e altre due tratte dal medesimo fascido) Sono la medesima persona, stessi occhiali, stesso giubbotto con collo di pelliccia e stessa camicia. Davide Catalano (zoom effettuato sulla seconda foto) Il Catalano indossa una giacca di altro colore e senza coilo di pelliccia. Infme ci sono le lettere rinvenute nella cella di Antonino De Luca, ricevute da questi e spedite dal Diele e dal Catalano, come si desurne dalle sigle "S" o "SA", iniziali del nome del Diele, daila firma Davide, nome del Catalano, e dal contenuto che ha ad oggetto questo processo. Nella loro corrispondenza i tre concordano la versione sostenuta dagli imputati nel loro esame al fme di scagionare il Catalano, compresi i particolari esposti. Quindi il Catalano ha consapevolmente partecipato aila condotta principale degli altri agenti, in particolare del Diele, accompagnando questi in occasione delle 44 1 richieste estortive, in tal modo rafforzando l'azione intirnidatoria con una 1 plurima presenza, e consentendo l'ostentazione di un intervento in più occasioni di diversi soggetti, in tal modo rappresentando l 'esistenza di una solida organizzazione criminale. Certamente l'opera prestata dal Catalano, che si è limitato a fornire la sua presenza, deve considerarsi contributo minimo nell'esecuzione del reato, quiildi 1 7 circostanza attenuante ex art. 114 C.P. - l Infine, le modalità della condotta degli imputati integrano l'aggravante del metodo mafioso. E' noto che la "ratio" sottostante all'art. 7 .D.L. 9 1\l 52 non è solo quella di punire più severamente coloro che commettono reati con il fine di agevolare le 1 associazioni mafiose, ma anche quella di contrastare in maniera più decisa, data la loro maggiore pericolosità e determinazione criminosa, l'atteggiamento di coloro che, partecipi o non di reati associativi, utilizzino metodi mafiosi, cioè si comportino come mafiosi oppure ostentino, in maniera evidente e provocatoria, una condotta idonea ad esercitare sui soggetti passivi quella particolare coartazione e quella conseguente W intimidazione che sono proprie delle organizzazioni della specie considerata (v. Cass. Sez. I pen. n. 16486 del 9\3\2004). L'esame della ricostruzione probatoria dei fatti contestati agli imputati mostra proprio questa ostentazione, il loro comportamento mirato a riprodurre in modo evidente le dinamiche dell'attività di "Cosa Nostra", con tutto il suo potere persuasivo e coercitivo. Le due distinte fasi, con un primo approccio pesante e saturo di connotazione intirnidatoria, un secondo intervento da parte di soggetti diversi, dal tono conciliante e persuasivo. La rappresentazione della necessità di mettersi in regola, perché nel territorio - v'è una legge inderogabile che vale per tutti, e tutti vi sottostanno, con l'avviso di e - gravi ritorsioni (vi facciamo scomparire in 48 ore), ma anche con la prospettiva di uno sviluppo degli affari (può prendere tutti i lavori), garantiamo "noi", "qua comandiamo noi". L'assunzione della responsabilità di chi definisce il prezzo nei confronti dell'organizzazione, l'assicurazione (tutte le garanzie) di una copertura totale della protezione imposta, owero che altri non si presenteranno a richiedere denaro e nessun danno, furto o altro verrà subito. I1 furto simulato, l'episodio del 19 marzo, il più classico degli awertimenti per C convincere della necessità della "copertura assicurativa" mafiosa. Va, invece, esclusa la contesta continuazione, poiché è ovvio che le diverse azioni costituiscono più atti diretti a commettere il reato e non diversi tentativi come ritenuto dal P.M. *** ir v La determinazione della pena Passando alla valutazione del fatto e della personalità degli imputati, si ritiene di non concedere le circostanze attenuanti generiche in ragione dei loro diversi, gravi e specifici precedenti penali. Quindi, al fine di ricondurre ad equità la pena, rapportandola al caso concreto, si determiila una pena base per il reato tentato superiore al minimo, perchè l'azione 1 - estortiva si è interamente compiuta e per la gravità della condotta, connotata dall'aver m agito in più persone riunite, circostanza che -anche se non contestata come aggravanteva valutata in tale sede. Si determina una pena più elevata per il Diele, che ha precedenti più gravi. D'altra parte, si procede ad un aumento minimo ex art. 7 D.L. 91\152 per il Diele e si dichiara l'equivalenza nel concorso con l'attenuante riconosciuta al Catalano, perché il metodo mafioso era una simulazione. Ritenuta, quindi, la colpevolezza degli imputati, la pena da infliggere, valutati i criteri direttivi di cui all'art. 133 C.P.,considerando quanto già esposto, si ritiene di doverla . equamente determinare, per il Diele, in anni cinque, mesi quattro di reclusione ed € 800 di multa (così calcolata: p.b ex artt. 56 e 629 C.P.a. 4 ed € 600 + art. 7 citato = a. 5, m. 4 ed 800), per il Catalano in anni tre, mesi due di reclusione ed € 400 di multa. Segue, per legge, la condanna al pagamento delle spese processuali, alle pene accessorie, al pagamento delle spese di custodia durante la misura cautelare in carcere e di costituzione di parte civile. l- La condotta degli imputati ha provocato un danno alla costituita parte civile, come diretta conseguenza della lesione degli interessi dalla stessa tutelati. Danno che può essere quantificato in via equitativa in € 5.000, considerato che si tratta della lesione di un interesse diffuso, quindi il bene leso della parte civile è l'interesse alla sua tutela, scopo esclusivo o prevalente dell'ente costituito. .* Va, infine, restituita la somma di denaro sequestrata al Diele non ricorrendo alcuna W . delle ipotesi previste dall'art. 240 C.P.,diversamente dagli oggetti sequestrati. *** P.Q.M. Visti gli artt. 110, 56, 114,629 C.P.,7 D.. 152\91; 533 e 535 C.P.P. DICHIARA Diele Sandro e Catalano Davide colpevoli del reato loro ascritto esclusa la continuazione e, concessa al secondo la circostanza attenuante di cui all'art. 114 C.P., da considerarsi equivalente alla contestata aggravante, condanna il Diele alla pena di - * anni cinque, mesi quattro di reclusione ed € 800 di multa, il Catalano alla pena di anni tre, mesi due di reclusione de € 400 di multa, nonchè entrambi in solido al pagamento delle spese processuali e ciascuno al pagamento delle spese del proprio mantenimento in carcere durante il periodo di custodia cautelare sofferto. Visti gli artt. 29 e 32 C.P. Dichiara Diele Sandro interdetto in perpetuo dai pubblici uffici e legalmente durante la pena, Catalano Davide interdetto dai pubblici uffici per la durata di anni cinque. Visto l'art. 240 C.P. m Ordina' la restituzione della somma di denaro a Diele Sandro e la confisca di q quant'altro in seqi~estro. Visto l'art. 538 C.P.P. Condanna gli imputati in solido al risarcimento del danno in favore della costituita parte civile, che liquida in complessivi € 5000. Visto l'art. 541 C.P.P. Condanna gli imputati al pagamento in solido delle spese di costituzione di parte civile che liquida in € 3000, di cui 2500 per onorario. Visto l'art. 544 C.P.P. Indica in giorni 90 il termine per il deposito della sentenza. Visto l'art. 304 C.P.P. Rilevata la complessità della motivazione in relazione alla gravità dell'irnputazione, sospende i termini di durata massima della custodia cautelare in carcere applicata agli .*- imputati durante la pendenza dei termini indicati ex art. co. I1 C.P.P. Y = Palermo, 2 1\12ì2007. ~ h e s i d e n t eestensore