DIELE Sandro

Transcript

DIELE Sandro
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Irrevocabile il
~Ab-b
a.
Sent. N 4397107
Del
21/12/07
R.G. Notizie di Reato
R.G. Tribunale
3208106
582107
Al P.M. per esecuz. il
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Campione Penale no
Redatta scheda il
C
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" +)
DI PALERMO
SENTENZA
( ~~41.544e segg., 549 C.P.P. )
REPUBBLICA ITALIANA
I
NNOME DEL POPOLO ITALIANO
Il Tribunale di Palermo - Sez. I1
penale
Dott. B. FASCIANA
Presidente
Dott. F. LA CASCIA
Giudice
Dott. S. BRAMBILLE
Giudice
-
composta da:
ha pronunziato e pubblicato
Alla pubblica udienza del 21/12/07
mediante lettura del dispositivo la seguente
SENTENZA
Nei confronti di:
DIELE Sandro nato a Palermo il 06.03.1972 ivi residente via Costante
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Girardengo n. 18- iu 9 0 h*Wj ~
Arr.to 07.04.2006
- detenuto presente -
CATALANO Davide nato a Locri il 26.01.1978 residente a Palermo via Agesia
di Siracusa n. 12
Arr.to 07.04.2006 - arr. dom. dal 19.12.2006
- arr. dom. presente P.C.: F.A.I. difesa dall'aw. Salvatore Caradonna
IMPUTATI
DIELE Sandro, CATALANO Davide ( DE LUCA Antonino, BOSCO
Sergio )
Per il delitto di tentata estorsione aggravata e continuata in concorso ( artt. 56,
81, 110 e 629 C.P., art. 7 d.1. 13 maggio 1991 n. 152, conv. con modif. nella
legge 12 luglio 1991 n. 203 ), per avere compiuto, in concorso con DE LUCA
Antonino e BOSCO Sergio, e con più azioni esecutive di un medesimo disegno
criminoso, atti idonei diretti in modo non equivoco a costringere l'imprenditore
MORGANTE Francesco, mediante minaccia esercitata nei suoi confronti, a
pagare la somma di euro 20.000 al fine di procurarsi un ingiusto profitto con
corrispondente danno della predetta persona offesa.
Con la circostanza aggravante di avere commesso il fatto awalendosi delle
condizioni previste dall'ari. 4 16 bis C.P.
In Palermo sino alla data del 5 aprile 2006
Con l'intervento del P.M. dott. Paci e dei difensore di fiducia aw.ti Francesca
Russo per Diele, a w . Roberto D'Agostino per Catalano.
Le parii hanno concluso:
I1 P.M. all'udienza del 05.12.2007 chiede per Diele la condanna alla pena di
anni 8 di reclusione, per Catalano la condanna alla pena di anni 6 di reclusione,
per entrambi chiede il massimo della pena pecuniaria.
/
La P.C. chiede affermarsi la penale responsabilità di entrambi gli imputati e
conclude come da comparsa conclusionale e nota spese che deposita chiedendo
al Tribunale che voglia stabilire una prowisionale immediatamente esecutiva.
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..-
.
Il difensore a w . Francesca Russo per Diele chiede che il Tribunale voglia
ritenere non sussistente l'aggravante di cui all'art. 7 L. 203191 e pertanto la
condanna al minimo della pena previsto dalla legge.
L'aw. Roberto D'agostino per Catalano chiede l'assoluzione dal reato di tentata
estorsione aggravata dall'art. 7 L. 203191 per non aver commesso il fatto ai sensi
dell'art. 530 co. 2 C.P.P. , in subordine chiede che venga riconosciute
l'attenuante di cui all'art. 114 C.P. da considerarsi equivalente o addirittura
prevalente alla contestata aggravante di cui all'art. 7 L. 203191, in ulteriore
subordine ritenere non sussistente l'aggravante di cui all'art. 7 L. 203/9 1
SVOLGIMENTO DEL PROCESSO
L'attività dibattimentale
A seguito di decreto del Giudice dell'udienza preliminare, in data 12 gennaio 2007,
q
-
Sandro Diele e Davide Catalano venivano ritualmente citati a comparire davanti a
questo Tribunale per rispondere del reato descritto in epigrafe.
Nel corso di diverse udienze veniva svolta la seguente attività istruttoria:
6 esame testimoniale di:
-Francesco Gosciu, comandante del Nucleo Operativo Comando Provinciale dei
Carabinieri di Palermo, sul complesso delle investigazioni svolte nella fase delle
indagini preliminari;
-Riccardo Barbera, Vincenzo Catalano, Cannelo Barbaria e Roberto Dattilo,
Carabinieri appartenenti al Nucleo Operativo di Palermo, sul17individuazione
degli interlocutori delle conversazioni telefoniche e ambientali intercettate, e
acquisite al fascicolo del dibattimento, e sui servizi di osservazioni effettuati
nella zona del cantiere edile gestito dalla persona offesa;
-Francesco Morgante, gestore del suddetto cantiere, sulle richieste estorsive
subite;
6 acquisizione di documentazione:
- sentenza emessa ex art. 442 C.P.P. dal Gup Tribunale di Palermo in data 26
giugno 2007 nei confronti degli imputati del medesimo reato Antonino De Luca
e Sergio Bosco, al solo fine della rappresentazione del fatto storico
documentato;
-ordinanza di custodia cautelare del 12 marzo 2007, emessa dal Gip del
Tribunale di Palermo nei confronti di Antonino De Luca e altri, nel proc. n.
3446D002 R.G.N.R., al solo fine della rappresentazione del fatto storico
documentato, verbale di perquisizione della cella della Casa Circondariale
"Pagliarelli di Palermo, ove era ristretto il De Luca, e 23 lettere ivi rinvenute,
relative a corrispondenza carceraria tra lo stesso De Luca e Sandro Diele, con
relativo verbale di sequestro;
-relazione di servizio del 4 marzo 2006 e relativo fascicolo fotografico, anche in
supporto informatico (c.d.), che riproduce l'incontro awenuto in quella data tra
gli imputati e la persona offesa;
- 5 lettere spedite dal Diele, tre alla moglie e due a Davide Catalano, prodotte
.
-
dai difensori degli imputati
8 trascrizione delle conversazioni telefoniche e ambientali acquisite, queste ultime
intercettate presso il cantiere edile gestito dalla persona offesa;
8 esame di entrambi g1.i imputati.
All'odierna udienza, il rappresentante della pubblica accusa, il difensore di parte civile
e i difensori degli imputati concludevano come da verbale, quindi il collegio si ritirava
in camera di consiglio ed emetteva dispositivo del quale era data pubblica lettura in
udienza.
MOTIVI DELLA DECISIONE
Premessa
I1 processo trae origine da un'azione investigativa sul territorio del Nucleo
Operativo del Comando Provinciale dei Carabinieri di Palermo, nella borgata
m
-
palermitana di Partanna-Mondello, finalizzata a verificare l'esistenza di un'attività
-
estortiva organizzata ai danni dei titolari di cantieri edili.
-
Il teste Gosciu ha spiegato che nel dicembre 2005, a seguito di numerosi arresti
effettuati nella borgata e del conseguente smemb:ramento dell'organizzazione mafiosa
ivi dedita all'irnposizione e raccolta del c.d. pizzo, il Nucleo Operativo da lui diretto
aveva iniziato un'intensa attività per individuare la nuova "manovalanza" criminale
assunta per la prosecuzione del programma delittuoso.
Nell'ambito di un costante monitoraggio dei cantieri edili in corso d'opera, era
.
stata rilevata la presenza di tale Sergio Bosco, pregiudicato della zona per reati in
materia di sostanze stupefacenti, all'intemo di un cantiere della ditta "Nuova Palermo
Progetti" s.r.1. di Salvatore Morgante, sito in via Lazzarini n. 1.
Sulla base di un'ipotesi investigativa fondata sulla necessità dell'organizzazione
di reclutare soggetti criminali del luogo fino allora inseriti in diversi circuiti
delinquenziali, e quindi nuovi all'attività dedita alle estorsioni, o in alternativa
sull'imposizione di manodopera sponsorizzata dal sodalizio, veniva intrapreso un
servizio di osservazione nei pressi del cantiere che presto registrava un episodio
anomalo: la ripartenza, improvvisa e ad alta velocità, di un'autovettura che lì aveva
sostato per pochi minuti.
Fatto che determinava gli investigatori ad approfondire le indagini mediante
l'escussione di Francesco Morgante, padre del titolare della ditta "Nuova Progetti" ed
effettivo gestore del cantiere.
I*
Sull'audizione del Morgante, stante i limiti posti dall'art. 195 co. IV C.P.P.,il
d
Maggiore Gosciu ha precisato soltanto che dalla stessa era emersa la conferma
dell'ipotesi investigativa e che, pertanto, subito dopo venivano intraprese indagini
specifiche con l'istallazione di apparati di intercettazione ambientale nello spazio
antistante e all'intemo del cantiere e di una videocamera al suo ingresso.
***
Esame del tema probatorio
Le dichiarazioni di Francesco Morgante, i risultati delle indagini riferiti dai
Carabinieri nelle deposizioni testimoniali, il testo delle conversazioni intercettate e le
immagini fotografiche acquisite, il contenuto delle lettere prodotte, l'esame degli
imputati o@ono una nitida ricostruzione dei fatti oggetto del processo.
s
-
I1 Morgante ha premesso di avere appreso dell'iniziativa degli estortori dal figlio
Marcello.
In particolare, ha raccontato che il 3 gennaio 2006, verso le ore 12.00, si erano
presentati al cantiere due individui sconosciuti e avevano intimato al figlio di "mettersi
subito a posto",
"come tutti gli altri, di pagare", miiiacciando: "se no dovete
chiudere il cantiere e ve ne dovete andare" (a seguito di contestazione ha precisato:
"se .no vi facciamo scomparire"), e avevano assunto un tono ancora più minaccioso
allorché, accortisi, mentre si allontanavano, che il figlio tentava di prendere il numero
-
di targa della loro autovettura (una Renault Clio di colore grigio metallizzato),
tornavano indietro e lo ammonivano con un lapidario awertirnento: "hai preso il
numero di targa, te la in$liamo in bocca".
I1 giorno successivo, lo stesso in cui si era recato dai Carabinieri e aveva
denunciato i fatti, i due sconosciuti si erano ripresentati al cantiere insieme ad una
terza persona e, ricevuti dal proprietario della villa in costruzione, Pietro Scaglione,
avevano affermato di non pretendere nulla da questi, ma dal17irnpresa.
Lo Scaglione, qualche giorno dopo, aveva ricevuto la visita di una persona di
circa 60-70 anni che lo rassicurava dicendo che si trattava di ragazzi e che bastava
dargli 50 euro.
I1 Morgante ha proseguito il suo racconto ricostruendo i fatti vissuti
personalmente.
8
-
Ha distinto l'attività criminale di cui è stato vittima in due fasi.
Nella prima si presentavano nel cantiere diverse volte le stesse persone che
erano venute in precedenza, pretendevano inizialmente una somma di trentamila euro,
dagli stessi commisurata all'entità dei lavori, e successivamente, dopo che il Morgante
aveva preso tempo con la scusa di doverne discutere con il figlio e fiapponendo
problemi di liquidità, riducevano la pretesa a ventimila euro.
La seconda, introdotta dall'intervento di Sergio Bosco, l'operaio riconosciuto
dai Carabinieri nell'iniziale attività di monitoraggio, che si oflìiva, comunicandolo al
figlio del Morgante ("ora mi immischio io") di intervenire sugli estortori per "mettere
una buona parola".
Da quel momento uscivano definitivamente di scena i due individui che avevano
avanzato esose richieste con pesanti minacce e intervenivano due nuovi soggetti,
riconosciuti dal Morgante in aula negli imputati Diele e Catalano.
Questi si presentavano più volte, alcune a bordo di un motociclo, altre di
un'autovettura, e avviavano una trattativa direttamente con il Morgante usando toni
decisamente più concilianti; anzi il solo Diele parlava, mentre il Catalano si teneva a
una distanza di un metro e mezzo - due metri, ma seguiva per intoo le conversazioni,
intrattenute a voce alta, nello spazio antistante al cancello d'ingresso del cantiere.
Il Diele esordiva affermando che loro rappresentavano le persone che avevano
avanzato le richieste di denaro, con l'intenzione di "chiudere la cosa in armonia", che
il Bosco "gli aveva parlato bene" del Morgante, che era "una persona perbene"
m
Condivideva le lamentele del Morgante sul comportamento di coloro che lo
-
avevano preceduto e in modo educato lo invitava a "mettersi in regola", offrendogli
alla fine delle trattative uno sconto fino a cinqueinila euro e accettando in pagamento
due assegni postdatati.
I1 Morgante si impegnava a pagare dopo aver chiesto le dovute garanzie che altri
non si sarebbero presentati con analoghe richieste, il Diele assicurava: "tutti i garanzie
m munnu"
La persona offesa ha, infine, concluso la sua testimonianza precisando, su
specifica richiesta delle parti, di essersi soltanto impegnato e di non aver pagato nulla,
- .
che il Diele non lo aveva minacciato, né si era presentato quale rappresentante di una
famiglia mafiosa, ma a nome dei soggetti intervenuti in precedenza.
Sul fronte dei risultati probatori delle indagini c.d tecniche, le testimonianze
univoche degli appartenenti al Nucleo Operativo dei Carabinieri e le trascrizioni delle
conversazioni intercettate hanno ricostruito un quadro probatorio ancora più defhto di
quello offerto dalla persona offesa, fonte di prova suscettibile dell'erosione del ricordo
a causa del passare del tempo, diversamente dalle propalazioni degli ufficiali di polizia
giudiziaria, che si sono potuti awalere della consultazione degli atti a loro firma, e,
ovviamente, dalle intercettazioni.
Le testimonianze dei Carabinieri e le operazioni di intercettazione audio e
video ambientali hanno ricostruito i singoli passaggi, e l'esatta cronologia, dell'attività
estortiva.
Si premette che il maggiore Gosciu ha precisato che gli apparati di
intercettazione audio venivano istallati subito dopo la denuncia del Morgante, mentre
quelli video, per motivi tecnici, in una fase successiva.
Quindi il primo contatto è documentato da una intercettazione audio.
I1 9 gennaio 2006, alle ore 12.30, veniva registrata la seguente conversazione tra
la persona offesa e un uomo non identificato:
MORGANTE Francesco: e meno male
Uomo:
-
MORGANTE Francesco: (incomprensibile poiché si sovrappongono le voci)
Uomo:
cu u tiempu, lei, io proprio, ogni simana
MORGANTE Francesco: non l'ho capito
Uomo:
o p , cocchi (fonico), problemi un cinn'è!
MORGANTE Francesco: ma io ne devo parlare pure!
Uomo:
parràssi, parràssi, parràssi!
MORGANTE Francesco: devo parlare (si sente un clacson di autovettura)
Uomo:
/
vedi che problemi un cinn'è! guarda ca un cristiano
si rispiètta, basta?
ni nì st'amu ennu, un secondo (rivolgendosi ad
I
altro uomo)! signor Morgante ni parrassi, ni
viriemu, dai!
MORGANTE Francesco: arrivederci
Uomo:
(incomprensibile), lei quannu si trova cà, sor
Morgante?
MORGANTE Francesco: ma io, saltuariamente, sugnu sempre cà
Uomo:
-
lei vene cà e nuatri avviciniamo!
MORGANTE Francesco: va bene? arrivederci!
Da come inizia la conversazione si comprende che non è stata interamente
registrata, comunque dalle due successive si ha una sua conoscenza completa e
certamente si coglie meglio il motivo della visita dello sconosciuto al cantiere.
La prima tra lo stesso Morgante e un suo operaio e la seconda tra il Morgante e
un Carabiniere che si trovava appostato in zona, ma in una posizione defilata per non
farsi notare e che non gli consentiva di osservare l'incontro.
Dopo circa 4 minuti:
MORGANTE Francesco: allora, stu marmo u (incomprensibile). Se, và
manciu, ni veremu chiù tàiddi?va bene!
Operaio:
di Paittanna sunnu?
MORGANTE Francesco: ma io unni canuscièva chsti!
Operaio:
io a chddru u canusciu, a chiddru siccu siccul
MORGANTE Francesco: siccu siccu? (incomprensibile)
Operaio:
(incomprensibile)
MORGANTE Francesco: chiddru chiu luongu!
Operaio:
eh
MORGANTE Francesco: chiddru cu l'occhi celesti
Operaio:
*
pare chiddru i drà sutta!
MORGANTE Francesco: i Paittanna è? dici ca cà cumannano iddri! lei si
infuimmassi. cà cumannamu nuatri! e un ci su
problemi!
(il Morgante sta riferendo al suo operaio le parole
dette dai due sconosciuti).
Dopo circa 3 minuti:
MORGANTE Francesco: siete, siete riusciti a prendere, a pigliare il numero?
siete riusciti a pigliare il numero?
Voce maschile:
ma di quale macchina? ma lei non ha chiamato più
però per cercare (fonico)
MORGANTE Francesco: sii!
Voce maschile:
-
ma quale?
MORGANTE Francesco: è accussi! qua, sulla (incomprensibile), io c'ho
parlato!
Voce maschile:
va bene
MORGANTE Francesco: (incomprensibile, verosdmente) cinque minuti!
Voce maschile:
non l'ho ricevuta la risposta, ora l'ho ricevuta, ma
prima
MORGANTE Francesco: con, con, con una Volkswagen sono venuti! io ho
detto pure, sono qua
Voce maschile:
da noi ha ricevuto una telefonata alle dodici e dieci
I
MORGANTE Francesco: porca miseria, io ho detto sono qua, ho fatto
Voce maschile:
e che le ha detto?
MORGANTE Francesco: niente! io, ee, io sono uscito, ci dissi, desiderate? e
chissu mi dà, m'allungò a mano, dice "buongiorno",
Voce maschile:
eh, eh!
MORGANTE Francesco: diceee "h sa che aua si deve metterr: a fiosto': a posto
che? dice ccnoo't di che co, di che cosa
-
Voce maschile:
ma era uno?
MORGANTE Francesco: due
Voce maschile:
uh
MORGANTE Francesco: uno con gli occhio celesti e alto
Voce maschile:
uh, uh
MORGANTE Francesco: dice qua, dice lei, intanto (incomprensibile); qua
non è venuto mai nessuno (incomprensibile); "noh';
dice, 'bzta dice, dovete, dovete usn'n uentimih eum!"
ventimila, picchi ci dissi, ci i guadagniamo v e n t i d a
euro? sono assai! comunque io devo parlare, ci
dissi, io rappresento, ci dissi, la ditta, devo parlare
con il titolare che è mio figlio, dice "ma qua, dice, Cua
il h w m auanto vale. il huom niente, cento+uanta, no,
mz'nchia, chistu è un hvom minimo di auattrUcento mih
eztm'i dice, "hi biglia e ce fa usn'n a lom i soldi'! a
loro a chi - ci dissi! dice. "ai firobrietari!" quando si
fa un preventivo si fanno uscire soldi? si fa il
preventivo e finì
Voce maschile:
ha parlato con lei questo eh?
MORGANTE Francesco: si si, con me; si, così, no, normale; dice, vabbè dice,
"allora dice le': ci dissi, ma qua m'ha detto il
geometra, l'ingegnere che qua è tutto a posto,
tranqdo
Voce maschile:
uh
CC
MORGANTE Francesco: non, non sapevo tutte queste cose, no! cà
czimannamg nzcatri, cà, tzltta a zona, Lei s>inhimmasi,
tiritubbi e 1iritabbi.P' e se ne sono andati dicendo io
devo riferire di cosa si tratta, mi pare troppo alto;
&ce no! tanto ou misi!
Voce maschile:
ah?
MORGANTE Francesco: tanto a, tanto al mese, capi!
Voce maschile:
uh, uh
MORGANTE Francesco: picchì. oicchì tanto stia tranauillo lei ci aumenta
sempre lei
Voce maschile:
uh, uh
MORGANTE Francesco: ma lei c'è stato (incomprensibile)?
Voce maschile:
(incomprensibile)
MORGANTE Francesco: e non l'avete vista drà Volkswagen?
Voce maschile:
no! dov'era la Volkswagen?
MORGANTE Francesco: qua, qua, qua
Voce maschile:
però non, dov'era l'altra volta, l'altra volta era sulla
viale
MORGANTE Francesco: no, qua! qua, proprio qua; io dissi ora loro li
inseguono e pigliano il numero
Voce maschile:
no, io dicevo, aspettavo la sua telefonata, che non
ho ricevuto! se non vedevo (incomprensibile) da
qua, questa è la sona oiÙ vicina ~ e r c h éaua la via è
quella che è, perché il raccordo di là se ne andava
proprio; e quindi che ha detto, domani passa?
MORGANTE Francesco: no, no, non mi ha detto niente, se domani passa, se
non passa, non m'ha detto niente
Voce maschile:
niente
MORGANTE Francesco: siccome, ci dissi io riferisco! si faranno rivedere
Voce maschile:
MORGANTE Francesco: si faranno rivedere! ma bene o male non hanno
resstrato qualcosa?
Voce maschile:
sualcosa si. ma ~ e caso!
r
MORGANTE Francesco: a si? rnincha ma io, no ma io (incomprensibile),
ventimila euro ci i guadagna a ditta ventimila euro?
Voce maschile:
uh, uh, facciamo una cosa, lei ora se ne va a
mangiare
MORGANTE Francesco: eh
Voce maschile:
e ci vediamo in caserma tra, sono le, l'una e un
quarto, ci vediamo alle tre, in caserma, dopo
facciamo l'integrazione di quello che mi ha, che le
hanno detto
MORGANTE Francesco: va bene
I1 27 gennaio veniva effettuata la prima registrazione audio e video utile.
Si presentavano nel cantiere sempre due individui, a bordo di una Renault Clio
di colore grigio con una ammaccatura nell'angolo anteriore sinistro del cofano, che
risulterà intestata a Carmela Rita Lucchese, moglie di Antonino De Luca (coimputato
che è stato giudicato separatamente con il rito abbreviato).
I due chiedevano del Morgante, che non era sul posto, quindi intimavano a un
operaio di comunicargli che sarebbero tornati lunedì alle due ("eh, e viriemu, ti dugnu
un puntamentu e u fai truvari, giustu? ... ci dici lunedi, ou, lunedì ai dui cà").
Poche ore più tardi la Renault Clio veniva notata davatiti al vivaio "La Venere
dei Fiori" gestito dal De Luca.
h1 altra occasione, il 21 febbraio, il De Luca veniva notato alla guida della stessa
autovettura in compagnia di tale Francesco Bonanno.
(v. trascrizioni delle intercettazioni, dichiarazioni dei testi Gosciu e Barbaria).
I1 3 febbraio, alle ore 12.20, irrompevano sulla scena Sandro Diele e Davide
Catalano.
I due, in quel momento sconosciuti verranno in seguito identificati, così come il
ciclomotore a bordo del quale arrivavano, di proprietà della moglie di Sandro Diele
(Rosa Dautilio).
I1 solo Diele parlava con il Morgante, la conversazione, che si riporta quasi
integralmente, è estremamente chiara e significativa.
MORGANTE Francesco: però un sunnu chiddri!
Voce:
chìssi su chiddri chi ieru a chiamare proprio
Rusulino
MORGANTE Francesco: ma chi c'entra ca, io
P
Voce:
ora chiddru (incomprensibile) e in effetti, ci vegmu
a parru io cu u tò principale!
MORGANTE Francesco: e chi è
Voce:
e non lo so! (incomprensibile) aeri vinniru e lei un
vinni, io ci rissi ca ci telefonavu e lei un potti vèniri
chiù!
Il Morgante si accorgeva subito che i due erano gli stessi soggetti che lo
avevano contattato in precedenza.
DIELE Sandro:
buon giorno
MORGANTE Francesco: buon giorno
DIELE Sandro:
sono l'amico di Sereio!
MORGANTE Francesco: eh!
DIELE Sandro:
allora, eee, m'ha fatto dire Serizio che lei si voleva
mettere a ~ o s t o
MORGANTE Francesco: a posto no, delle pretese che, che, che hanno iddri!
DIELE Sandro:
no! e io mando per dire anzi un, un certo tipo di
prezzo
MORGANTE Francesco: no! un certo tipo do prezzo io lo devo sapere!
DIELE Sandro:
'
gli ho mandato a dire diecimila
MORGANTE Francesco: d i e c d a mila? mila lire oppure
DIELE Sandro:
seh, mila lire!
MORGANTE Francesco: e scusa, diecida, eee, onestamente, qua vuol dire
ma, mancu ci guadagniamo nuàtri d i e c d a e ci
diamo diecimila a iddri? se si tratta di mille eee!
DIELE Sandro:
MORGANTE Francesco: e scusa, quando uno viene a lavorare, viene a
lavorare quando si incomincia a lavorare, no che
noi abbiamo ultimato ed ora abbiamo una resa di
conti, a momenti ci siarno in perdita!
DIELE Sandro:
io non posso fare più niente, io!
MORGANTE Francesco: e, e allora un fari nienti! perché a lei chi lo mand. lei
ha oarlato con queste ~ersone?
DIELE Sandro:
si !
MORGANTE Francesco: eh! e queste persone ee.
rima m'avevano,
m'avevano detto a me ventimila
DIELE Sandro:
esatto!
MORGANTE Francesco: esattamente, e sono venute, vuol dire che ha
manco quindici giorni! io so
DIELE Sandro:
no, sono di più di quindici giorni!
(omissis)
DIELE Sandro:
comunque, faccissi lei! faccissi na cuosa
MORGANTE Francesco: che devo fare?
DIELE Sandro:
accussì ni, ni levàmu sti du pulci in tiesta, druocu
cu l'amici nuostri, ca ci sugnu imrniscatu io i na sta
situazione e ci a putèva fari spirugghiaxi a chi di
competenza, picchì na sta situazione un
m'interessava proprio niente, m
i
n
i
SerMo. in questa discussione; ~ i @ a cincumila
euro
(omissis)
MORGANTE Francesco: ma noi cinque d a euro puru, puru ca ci u, prima
ca sunnu assai! e poi ci putèmu dare a fine, io
quacchi cincucentu, mille euro ci pozzu dari, non
so, ni virèmu a settimana entrante, ma non é che ci
pozzu dari cincumda euro! ca chisto, amu a finiri i
travagghi e mi dissi, dice, prima da fine u misi un,
un mi chiedesse soldi! picchi io ha pagare l'operai e
mancu l'haiu sti c i n c u d a euro i pagaxe l'operai! io
oggi, stasera, io non posso pagare l'operai! lei un ci
criri! io non li posso pagare!
DIELE Sandro:
virissi ca ci u staiu faciennu io stu priezzu! mi stà
=hannu
MORGANTE Francesco: no, no
-
DIELE Sandro:
a resoonsabilrtà io!
MORGANTE Francesco: ma io non lo so se lei, fino a che punto sa pigghia
sta responsabilità! certo, pi lei pigghiarisilla vuol
dire ca sa pò, su pò permettere di pigghiarisilia!
comunque lei glielo dice, a settimana entrante,
sacciu, ni putemu vìdiri, mi duna, appunto quacchi
miile euro ci i recupero! ....
DIELE Sandro:
accussì si mette bellu sistemato e (incomprensibile
poiché parlano contemporaneamente)
MORGANTE Francesco: no, sistemato
DIELE Sandro:
e po' piyehiàri (incomprensibile)
MORGANTE Francesco: noo! ma io i t r a v a h i se vengono li
ne vengono non li piglio, non è che l'ha pigghiàri pì
fuorza, arrivato ad un certo punto piggha e ni
ritiramu, non è che amu a fare per forza sta
DIELE Sandro:
ma lei un lu s a ~com'è
i
a (incomprensibile)?
MORGANTE Francesco: no, no, non ci ho vissuto mai su questa situazione
DIELE Sandro:
mai, mai
MORGANTE Francesco: mai! questa e la prima volta che io, eee, ne sento
parrare di ste cuose! ci u giuru vieni! mai!
DIELE Sandro:
purtroppo è accussì!
I
MORGANTE Francesco: e non lo so, io
DIELE Sandro:
si dopu e
MORGANTE Francesco: entrare, entrare in questo sistema, per me non é che
s'immagini che é tanto facile! non é facile per me,
per il mio carattere! non é facile! comunque se si
tratta di queste somme, diciamo ca
DIELE Sandro:
.
miserabili!
MORGANTE Francesco: diciamo, miserabili, diciamo misera, no miserabili!
DIELE Sandro:
sono miserabili
MORGANTE Francesco: perché se per esempio lei mi dice, Morgante fammi
lavorare a uno, io ci dicu dumani viene e ni, piggha
a n'autru, u manni a n'autra banna, travagghia!
DIELE Sandro:
ua c'è questa leore! io sugnu
nuddru pi giudicari, nuddru pi dui, purtroppu cà
avemu sta situazione! sui intorno tutti ~ a r u~ a r u
MORGANTE Francesco: cà! cà oppum in Pahemmu?
DIELE Sandro:
diciamu
MORGANTE Francesco: cà e in Pahemmu!
DIELE Sandro:
(incomprensibile) in Paliemmu
MORGANTE Francesco: ma, io, anche oicchì sta pente m'hannu a dare a mia
una certa earanzia!
DIELE Sandro:
lei chi dici! lei chi dici!
MORGANTE Francesco: no, la garanzia nel senso
DIELE Sandro:
già, già
MORGANTE Francesco: a mia mi fregàru un camion e un g
h a nuddra
banna, io un ghmu a nuddra banna!
DIELE Sandro:
eh. cà c'ha tuccatu nenti nuddru?
MORGANTE Francesco: no! a me
DIELE Sandro:
già basta chissu!
MORGANTE Francesco:
no, ma a me mi hanno detto che qua, io quando
sono arrivato qua, prima io, che io ho chiesto e mi
hanno detto sai, vai tranquillo, sia l'architetto sia
(incomprensibile a causa dell'audo che arriva a
tratti) questo era, ma infatti, cioè mi sono
meravigliato che a fine lavori spunta una persona e
mi dice, mi fa certe richieste!
DIELE Sandro:
forse chiù assai di una persona, e solo nà vuota
hannu vinùtu, vieni?
MORGANTE Francesco: no, du vuote hannu vinùtu!
DIELE Sandro:
.
poi intervenivu io e un vinninu chiu picchì ci rissi
no, tutto a posto, u cristianu si n o l i mèttiri bellu
sistematu, vuole, vuole mettere a sò garanzia in
questa situazione e un vinninu chù! poi, e, Sergio
mi ha
MORGANTE Francesco: no, no, hanno dato, hanno dato più di un
appuntamento e non sono venuti! anzi io cà, ci u
dici, ci u &ci a Sergio e veda! più & una volta sono
venuti, io un m'ha fattu tmvàri cà e io, io rissi ma
chssi sunnu. babbianu!
DIELE Sandro:
no!
MORGANTE Francesco: bello. oarramunni chiaro!
DIELE Sandro:
no, un c'è nùddru ca sta babbiànnu, eee!
MORGANTE Francesco: scusi, uno che dà un appuntamento e non é ca,
appuntamenti
DIELE Sandro:
mi scusi, però picchi un vinninu chu? perché gli ho
mandato a due, e, e, tutto a posto, ma spinigghiu
io, mi mànna cu Sergio o ci vaiu io versonalrnente,
d u r a un vinni chiù nuddru. diciamo
MORGANTE Francesco: ma Sergio sii. io a Sermo non ci ho detto niente,
1
DIELE Sandro:
comunque Sergio vitti sta situazione e vinni a
MORGANTE Francesco: s'immiscò Sergio!
DIELE Sandro:
si
(omissis)
Questa conversazione conferma passo passo le dichiarazioni della persona
offesa, non solo la richiesta estorsiva, ma anche che il Diele parlava a nome e per
conto di coloro che si erano presentati prima, che quindi la loro azione era comune,
0
che Sergio Bosco aveva assunto l'iniziativa di fare da intermediario, senza che il
-
Morgante glielo avesse chiesto, e tutte le circostanze delle trattative sul prezzo da
pagare.
In data 3 marzo, alle ore 9.45 circa, si registrava il passaggio del ciclomotore
intestato a alla moglie del Diele, con due soggetti a bordo, poi identificati in Diele e
Catalano (v. dichiarazioni di Riccardo Barbera, che ha osservato la scena con
l'apparecchiatura tecnica), che si fermavano davanti l'ingresso del cantiere e poi si
allontanavano.
I
Ir
V,erso le ore 15.00, l'arrivo di una autovettura BMW con due persone a bordo,
tra cui quello che la mattina era passato con il ciclomotore, i due -in assenza del
Morgante- si fermavano a parlare con Sergio Bosco.
Questa la conversazione (progr. 1348 ore 15.05)
Uomo:
si stà babbiannu cu fuocu!
Sergio:
eee, in prima, in prima era duro a darli, vi l'ha dari!
Uomo:
eh, ci l'ha dari, cuomu! quannu!
Sergio:
subitu!
Uomo:
eh, uora? ca io mi nè ghm ca unn'haiu chiu tiempu i pèiddiri cu iddru!
Sergio:
veneiddì, veneiddì
Uomo:
io fazzu scìoghra .icani e ghiamu accussì, iamu a prurale? mi
vunciastivu a mincha! ouh! io ero beddru quietu ai mio posto
(incomprensibile) un certo decoro, una certa situazione che un mi ci
pòitta (incomprensibile)
Sergio:
ma cu è ca dice che ci avianu a pensari arrieri iddri, avianu a béniri
iddri!
Uomo:
e c'é pensàri ora io, punto e baista! unn'ava a babbiari chiu! u babbiu
finì, sia di iddri e sia di iddru! ora ha dari i pìcciuli che mi n'ha ghin!
già ficirnu feto! già aiu vinutu tri bote sta innata!
Sergio:
no, c h u assai perchè
Uomo:
dici che ora ha dari a risposta
Sergio:
ti pari che è bello ca tu veni cà!
4
A
,.
-
E' evidente la partecipazione del Bosco alla condotta del Diele e del Catalano.
V
1
Subito dopo una pattuglia dei Carabinieri fermava la BMW, simulando un
.
normale controllo su strada, e identificava i due soggetti a bordo in Sandro Diele e
Davide Catalano, l'autovettura risultava intestata alla madre di quest'ultimo.
(v. dicharazioni testi Gonsciu, Barbera e Barbaria).
Alle ore 16.53, il Bosco telefonava al Morgante e lo avvisava di recarsi in
C
A
i
cantiere il giorno successivo alle 11.00.
E alle ore 11.11 del 4 marzo si registrava l'arrivo di Diele e Catalano a bordo di
-
una autovettura Smart grigia e nera, intestata alla moglie di Diele, alle 11.30 arrivava
Pietro Saglione (il proprietario della villa), inizialmente parlavano Bosco, Diele e
Catalano, poi il Bosco e il Diele si avvicinano allo scaglione, quindi il Diele e il
Catalano si allontanavano con la Smart., dopo circa 20 minuti arrivava il Morgante,
subito dopo andava via il Bosco, che faceva ritorno circa 20 minuti più tardi seguito
dal Diele e Catalano sempre a bordo della Smart.
Evidente che il Bosco era andato a richiamare i due perché era arrivata la
persona offesa.
l
A quel punto Diele, Catalano e Morgante si riunivano e iniziava una
conversazione tra il Diele e il Morgante, il Catalano restava al fianco del Diele.
1
La conversazione (ore 11.53):
MORGANTE Francesco: dunque, a noi!
1
DIELE Sandro:
1
io haiu vinutu un mare i vuote!
MORGANTE Francesco: un mare i vuote, non è che, io pure haiu vinutu un
mare i vuote!
DIELE Sandro:
comunque, cu chiddri?
MORGANTE Francesco: cui chiddri?
DIELE Sandro:
chiddri chi hannu vinùtu ci dssi ca sa vuleva
spirugghiari cu mia stu discursu?
MORGANTE Francesco: no, io non ci ho detto, non ci ho parlato nella
maniera più assoluta io con
C
-
DIELE Sandro:
ci parràsti tu?
BOSCO Sergio:
per che cosa?
DIELE Sandro:
ee, gli hai detto no, se la sbrigano con Sandro?
BOSCO Sergio:
lui stesso è venuto qua
DIELE Sandro:
uh
BOSCO Sergio:
e m'ha detto. dice, facci s i r u ~ h i a r etutti cose a
chiddru ca vinni' e ~ a r r a v aoì tia! no
DIELE Sandro:
uh, e iddni vinni?
BOSCO Sergio:
se! poi non sò comu; auannu vinni cà. ca vìnni u
venerdì
MORGANTE Francesco: io avevo avuto una parola con questo signore e ci
avevo detto io se ci pozzu accucchiare quacche
cincucentu euro, vieni è?
DIELE Sandro:
no no!
MORGANTE Francesco: come no, io accussì ci rissi!
DIELE Sandro:
non esiste!
MORGANTE Francesco: io ci ho detto così
DIELE Sandro:
io gli ho detto a lei, deve chudere come gli ho detto
io
MORGANTE Francesco: come s'ava a chudere? cincumrla euro?
DIELE Sandro:
e io. e ci staiu murannu che ci fici un. drà cosa. ci. ci
a risolvivu in trenta secunni sta situazione!
MORGANTE Francesco: ma mi risulviu chi cuosa ca, vuol dire, a fine lavori
si presentano a gente cà, ca a mia cu è ca garantisce
una volta che io esco
DIELE Sandro:
nuàtri!
MORGANTE Francesco: questi sol&
DIELE Sandro:
nuàtri!
MORGANTE Francesco: cioè voialtri mi garantite
DIELE Sandro:
si, e pò pigghiare tutti i travaggh du munnu cà!
MORGANTE Francesco: cioè io posso pigliare tum i lavori del mondo
DIELE Sandro:
certo! a suvirchiaria, garantisci, sicuro!
MORGANTE Francesco: e vabbè! ma non è che io vi pozzu dare tutti cuosi,
io vi pozzu dare, talè, chi sacciu, un cincucentu euri
fra giorni, fa finire a stu signore
DIELE Sandro:
no, un ci siemu signor Moiggante!
MORGANTE Francesco: li vuole tutti assieme?
DIELE Sandro:
eh, picchi hannu a, hannu a volare subitu subitu
picchi già hannu, hannu, ci ha fattu male a tiesta a
forza i vieniri avanti e indietro, avanti e indietro,
avanti e indietro e ci giuro ca ci u, ci u pòtti
risoibbere grazie a stu signore
MORGANTE Francesco: ma io, u puotti risoiwere
DIELE Sandro:
picchì io un c'iera
MORGANTE Francesco: ma io ci dico una cosa
DIELE Sandro:
io un c'iera pruopria nà stu discuissu!
MORGANTE Francesco: ci dico, ci dico una cosa, che a parte che noialtri, sta
sirnana io v'ho pagato stà sirnana?
-
BOSCO Sergio:
uh!
MORGANTE Francesco: a?
BOSCO Sergio:
ancora (incomprensibile)
MORGANTE Francesco: cà ci, ci stava diciennu au dutturi Scaglione, lunedì
io l'operai un ci mannu chiu perché io cà mancu ci
stà pigghiannu i scuoicce (fonico)! lei mi tiene ca
banca che mi chiama e mi dice arrivò l'assegno e un
pozzu pagare, io, io non ho, non ho niente da fare!
cioè io
DIELE Sandro:
no, ee
MORGANTE Francesco: tutti assieme non li posso pagare questi soldi
DIELE Sandro:
sentissi a mia. mi ivu a mettiri in un discuissu mazie
al simor Sereio. ~ i c c h io
ì ni stu discuissu un mi ci
putia infilai nuddru. d i chiedevano i so ~icciolichi
bulevanu iddri e io ma metteva i latu ~i come ha
statu misu i latu. no mio rifuso. no mio rifuso?
MORGANTE Francesco: io la capisco
DIELE Sandro:
io ci vinni a accurdari un discuissu ca, e' hanno
preso. hanno detto dieci?io ci accurdavu io. i vucca
ma. clncu
MORGANTE Francesco: si ma, io cinque perché qua i guai miei, ivu
pigghiannu pìcciuli (incomprensibile a causa
dell'audio), mi fa elemosinare! io qua, io qua, io
'
DIELE Sandro:
come mi sono trovato na stu travagghu io cà lei
non, non ce n'ha l'idea! cioè ca io pigghu, mi duna
trimmila euro ed io ha pagari l'operai, poi mi duna,
sor Scaglione macari mi dassi d e c i d a euro; io per
esempio, a fine mese, poi giorno quindici c'ho
un'altro assegno di c i n q u e d a e cento euro ed io
un sacciu comu l'ha pagari! non so come lo devo
pagare! perciò si chissu a mia un mi chiui u
travagghiu io non ho, non ho la disponibilità
signor Morgante
MORGANTE Francesco: perora mancu ri, ri d e euro, questo è il problema
DIELE Sandro:
io socchi c'è fari a lei? minni vaiu, se la sbriga
accussì minni nesciu puri io ri sta situazione? ma
nsoccu decide lei
MORGANTE Francesco: ma se, si lei, non lo so, suddru lei, ee, pàrru cu iddri,
io ci, ci faccio gli stessi ragionamenti, se loro
DIELE Sandro:
MORGANTE Francesco: si lo capisco, però io, se lei è il portavoce
DIELE Sandro:
à ci l'haiu fatto questo portavoce!
MORGANTE Francesco: si, però
DIELE Sandro:
già sii siddriati onestamente!
MORGANTE Francesco: ma siddriàti cu mia, ma non è che abbiamo avuto
nessun rapporto nuàti ca su siddriati cu mia! non
abbiamo avuto nessun rapporto, sono venuti qua,
prima vìnniru a fari i vastasi!
DIELE Sandro:
e che è successo?
MORGANTE Francesco: ou, unn'è u principale? eh, cà, dumani levate mani,
tutti! dissi, ma chista gente seria è? chisti sciacalli!
DIELE Sandro:
sciacah
MORGANTE Francesco: scusa, uno, uno che viene in un cantiere e viene a
fare sti, sti buffonate pì mia è uno sciacallo, ecco
perché la mia titubanza, ecco; ma cu cazzu su sta
giente! ecco qual'è la discussione!
DIELE Sandro:
esatto
MORGANTE Francesco: è questo! viennu, un viennu! poi, quando si và in, in
un posto uno piggha prima informaziuoni, viri cu è
sta persona, se è una persona attendibile, se è seria,
se non è seria, e poi dice talè, ci putemu iri ee, cu u
ligmu oppure ci putèmu iri educatamente
DIELE Sandro:
io haiu vinutu educatamente?
MORGANTE Francesco: si, lei è venuto educatamente, per carità!
DIELE Sandro:
l'importante è che sono venuto educatamente
MORGANTE Francesco: lei è venuto educatamente però ste persone; poi,
dumani ci dici ca semu cà! poi a, poi me figghiu era
/
DIELE Sandro:
\
dura
MORGANTE Francesco: cu è ca pigghiò u nummaro da targa ci anfilamu in
mucca a, a taigga! vieru è, Sergio? vero è?
BOSCO Sergio:
si
MORGANTE Francesco: minchia, d u r a dissi, minchia ma d u r a dissi, c'amu
a fari mali discussi!
DIELE Sandro:
e allora
MORGANTE Francesco: picchì
DIELE Sandro:
e dora, signor Morgante, vidissi ca le cose sono
abbastanza un pochettino serie, io ci stà parrannu di
1
figghu, un ci stà parrannu né di sciacallo né mancu
di malantrinu
MORGANTE Francesco: lo so!
DIELE Sandro:
io. con queste Dersone. ci spiepavu u stessu
discuissu chi ci. me dissi lei? gliel'ho spiegato, non
va; la situazione me la sta? me la stanno dando tutta
a me
MORGANTE Francesco: ho capito!
DIELE Sandro:
picchì un vuonnu avìri a chi fari, i sciacalli, cu lei! ci
siarnu infinu a ca?
MORGANTE Francesco: ho capito! cu mia un ci vuonnu avìri a chi fari!
DIELE Sandro:
noo! i levò direttamente picchì si sono comportati
male nei suoi riguardi
MORGANTE Francesco: ho capito!
DIELE Sandro:
ci siemu infinu a cà? e me lo hanno data a me
questa gatta a pettinare! e allora, quannu io ci
spuntu cu cincucentu euro pigghiu puri i fave io
onestamente
MORGANTE Francesco: e picchì i favi, scusami! quannu, a, lei, quannu unu
fa un regalo, u regalo unn'è ca s'ha a taliari, unu u
piggha e s'unhla nà sacchetta, io penso ca avissi a
essiri accussì! io penso ca avissi a essiri accussì!
DIELE Sandro:
comunque io chi, che gli devo dlre
MORGANTE Francesco: nièl c'ha a dLtl lei che, io perora una h a non ce l'ho
DIELE Sandro:
siccome
MORGANTE Francesco: siccome i lavori l'arnu a finiri, picchì si un chiuiemu
cà i travaggh chstu un ni ni runa picciuli
C
DIELE Sandro:
e allora io quannu è bieniri pì sti picciuli?
MORGANTE Francesco: va sinnò io ci fazzu n'assemo oostermto a du misi,
e scusa (ride), arrivatu ad un certo punto! picchì cà
ora iddru avi a premura, &ci quannu finiemu, fra un
mese? picchì ora sta venendo l'architetto pe, per
stabilire, non è che io non ci voglio (salta per un
attimo l'audio) più i soldi, io glieli voglio dare i soldi
DIELE Sandro:
allora
MORGANTE Francesco: io picciuli unn'haiu!
DIELE Sandro:
e allora, siccome è giusto ca mi pigghiavu sta briga
io, mi pigghiavu sta briga io, accussì tutto quello che
può succedere può succedere soltanto a me, ci
siamo capiti! allora, mu fa a mia stu assemo
postervato a du misi e Dio la benedica!
MORGANTE Francesco: va bene!
DIELE Sandro:
io chiu assai r'accussì, na, ti stai aiutannu, a staiu
aiutannu chiu miegghiu possibile! ci i scanciu io. ci i
d u ~ io.
u lei si vusca u pane bello tranqwllo ed io
mi tepniu assegno
MORGANTE Francesco: parlo con mio figlio ora e u fazzu fari a iddru!
DIELE Sandro:
chiassai r'accussì io, accussì un semu nè sciacalli,
picchì si comportaro di sciacalli! io gli ho spiegato
che sono andato a fo, a favore suo picchì si
comportaro anticchiedda maluccio ed è giustu ca,
con la gente non bisogna comportarsi maluccio,
bisogna ee, vivere e soprawivere, accussì siamo, ee,
stessi livelli, ee, lei vive e nuàtri viviemu
MORGANTE Francesco: va bene! comunque, e d u r a si facissi sèntiri a
simàna chi trasi, verso giovedì venerdì
DIELE Sandro:
va bene
MORGANTE Francesco: va bene
DIELE Sandro:
Sergio u sapi u me nome
MORGANTE Francesco: Sergio u sapi!
DIELE Sandro:
accussì ristàmu tutti cuntien ti
MORGANTE Francesco: arrivederci
DIELE Sandro:
tutti felici; u salutu signor Morgante
MORGANTE Francesco: arrivederci.
Questa conversazione dimostra ancora una volta la comune e preordinata azione
del Diele, del Bosco e, come vedremo, del Catalano con i due soggetti che si erano
presentati in precedenza (uno individuato in Antonino De Luca), al fme di costringere
il Morgante a pagare una somma di denaro, definitivamente determinata in cinquemila
euro, anche con assegno postdatato, per poter ultimare i lavori di costruzione della
villa.
La stessa, oltre a costituire insieme alle altre prova autonoma dei fatti contestati,
conferma ulteriormente la veridicità del racconto della persona offesa.
In data 19 marzo veniva forzata la porta d'ingresso del magazzino del cantiere,
ove erano custoditi gli attrezzi dell'impresa del Morgante, e posto tutto a soqquadro
senza portar via nulla.
Il blitz non veniva registrato dalle telecamere perchè il luogo era al di fuori del
campo di ripresa. (su117episodiov. dichiarazioni dei testi Gosciu, Barbera e Barbaria).
I1 7 aprile Sandro Diele e Davide Catalano venivano posti in stato di fermo, e
successivamente veniva loro applicata la misura cautelare della custodia in carcere, per
il reato oggi ascritto.
L'imputato Diele ha ammesso di aver incontrato due volte il Morgante presso il
cantiere, di avergli chiesto il pagamento di una somma di ventimila euro poi ridotta a
cinquemila, precisando che era stato il Bosco ad invitarlo a fare tale richiesta e ad
awertirlo che il Morgante aveva disponibilità di denaro.
Ha altresì precisato di avere simulato di agire per conto di un70rganizzazione
criminale per indurre la persona offesa a pagare e che il Catalano non era a conoscenza
del progetto suo e del Bosco, né era stato messo a parte dei motivi delle visite al
cantiere e dei discorsi con il Morgante.
La sua presenza è stata giustificata dal Diele esclusivamente con la necessità di
farsi accompagnare perché privo di patente e, quindi, impossibilitato a guidare
un7autovettura.
Al di là del17atteggiarnentotenuto dal17imputato nel corso del17esame, delle
risposte evasive, o meglio strutturate per lasciare intendere il significato senza
esplicitarlo, emerge evidente che lo stesso ha riconosciuto di avere utilizzato alcune
espressioni tipiche, quali "mettersi a posto", che nella zona pagavano "tutti pari pari",
"mi prendo la responsabilità gli faccio questo sconto", e comunque le affermazioni
allusive rilevabili nelle conversazioni intercettate, al fine di rappresentare una sua
appartenenza a un'associazione mafiosa e di agire per conto di essa per intimidire il
Morgante e indurlo a corrispondere il "pizzo".
Non v'è dubbio pure che il Diele ha riconosciuto che la sua ricostruzione dei
fatti corrisponde a un tentativo di estorsione, pur qualificandola come una " M a "
perché ha realizzato una minaccia mediante artifici e raggiri che hanno indotto in
errore la persona offesa.
Valutazioni sul thema decidenduml
Il complesso probatorio su cui si fonda la valutazione dei fatti, e della
responsabilità degli imputati, è costituito in buona parte dall'esito delle operazione di
intercettazioni ambientali -con contestuale osservazione diretta da parte della P.G. -
-
effettuate nel rispetio delle norme previste cial libro 111, titolo I11 capo IV del codrce di
rito.
Si ritiene di attribuire ai risultati di queste operazioni, condividendo l'univoco e
consolidato orientamento della giurisprudenza di legittimità, una valenza probatoria di
particolare efficacia.
L'attività di intercettazione, rappresentando in tempo reale I'accadimento di
singoli fatti storici, costituisce senz'altro uno dei modi di raccolta del dato probatorio
oggettivo di maggiore affidabilità.
I dati che ne scaturiscono fotografano una realtà passibile in astratto di
"artefazioni" in due sole ipotesi: qualora i protagonisti della conversazione siano
chiaramente consapevoli di essere soggetti a tale attività di acquisizione della prova e
se ne servano in modo strumentale per falsare intenzionalmente la rappresentazione del
dato storico; ovvero, quando, indipendentemente da una strumentalizzazione di tipo
processuale, gli interlocutori elaborano accadimenti e circostanze per un uso proprio e
per ragioni di natura soggettiva o personale.
' La valutazione delle immagini si fonda su fotografie a colori, stampate a colori sull'originale
della sentenza.
I1 che, secondo evidenti principi logici, non può ritenersi plausibile se uno o più
soggetti riferiscono, comunque, nel corpo della conversazione, fatti illeciti nei quali
essi stessi risultino coinvolti, ovvero quando il significato complessivo dei dialoghi sia
assolutamente coincidente e di univoca lettura, ancorché provenienti da interlocutori
-
diversi e in differenti contesti, come ricorre nelle comunicazioni registrate nel presente
procedimento.
Al di fuori di tali ipotesi, certamente non ricorrenti nel nostro caso, ove i
medesimi temi sono reiteratamente trattati in conversazioni che intercorrono tra
soggetti diversi, l'aflidabilità delle intercettazioni deve considerarsi particolarmente
elevata e la situazione rappresentata da tale mezzo di prova rispondente alla realtà dei
fatti.
I1 valore probatorio delle conversazioni intercettate può essere sminuito o eliso
altresì nell'ipotesi in cui le stesse siano contraddittorie o inintelligibili.
È ovvio, comunque, che gli esiti delle intercettazioni vanno filtrati attraverso il
prudente apprezzamento del giudice, sulla scorta della sua sensibilità e della maturata
conoscenza ed esperienza del fenomeno criminale.
Nel caso che ci occupa, va, tuttavia, evidenziato come detto compito
interpretativo sia facilitato dal linguaggio estremamente esplicito utilizzato.
Il tenore e significato delle conversazioni registrate è talmente univoco da
esimere da qualsiasi commento: si coglie, invero, dall'ascolto il contenuto specifico
delle singole azioni criminose.
La loro inconfutabile chiarezza e l'esplicita evidenza dei fatti rappresentati non è
suscettibile di interpretazioni diverse da quella imposta dal significato letterale delle
parole usate e dei dialoghi intercorsi.
Sicché ogni tentativo di offrire differenti versioni o chiavi di lettura
urta contro la forza del contenuto dei discorsi e delle parole pronunciate e
rimarrebbe, quindi, del tutto privo di efficacia ai fini della ricerca di una
via diversa dall'affermazione di penale responsabilità.
Alle medesime conclusioni si giunge anche laddove l'imputato è soggetto
"terzo", ovvero che non ha partecipato al dialogo intercettato, ma viene citato come
protagonista dell'attività illecita.
E' il caso delle conversazioni del 9 gennaio 2006 tra la persona offesa e un
operaio non identificato e tra la persona offesa e un Carabiniere che era appostato in
zona.
E' chiaro che è maggiore la valenza probatoria di un dialogo quando a parlare
sia lo stesso soggetto nei cui confronti si utilizzino le affermazioni oggetto di
registrazione.
Comunque, allorché due o più persone si riferiscono ad un terzo, esponendo fatti
penalmente rilevanti a carico di questi, egualmente il valore probatorio di tale atto è da
ritenersi elevatissimo, salvo la comprovata circostanza o la ragionevole probabilità
che, nella consapevolezza dell'attività di captazione, gli interlocutori abbiano inteso
precostituire false prove a carico del terzo estraneo alla conversazione.
E ciò non è ragionevolmente sostenibile nel nostro caso, non è emerso
dall'istruzione dibattiinentale il benché minimo indizio o motivo di un siffatto interesse
dei soggetti citati.
Dette
comunicazioni
costituiscono quindi
una
prova
sostanzialmente
inattaccabile delle circostanze oggettive e soggettive che dalle stesse si ricavano.
4
La notevole efficacia rappresentativa delle intercettazioni telefoniche o
-
ambientali in ordine ai fatti da provare è stata infatti da sempre riconosciuta dalla
giuri spnidenza e dalla dottrina proprio sulla base del1'afidabilità che viene
riconosciuta a tale mezzo di prova, di per sé generalmente non suscettibile di essere
inquinato da secondi fini del dichiarante, sia esso teste o coimputato, o dall'attività di
terzi sull'autore delle involontarie propalazioni.
Alla stregua di tali considerazioni, poiché non è emerso alcun elemento tale da
far ritenere che i soggetti intercettati abbiano inteso creare false prove, anzi è evidente
-
che hanno riferito nel corso delle conversazioni registrate vicende nei quali erano
direttainente ed in primo luogo coinvolti loro stessi, deve concludersi che, nell'ambito
della nostra valutazione, si può attribuire agli esiti dell'attività di ii~tercettazione
un'inconfutabile efficacia probatoria.
Piena attendibilità va conferita anche alle dichiarazioni della persona offesa.
La ricostruzione operata dal Morgante nel corso della sua deposizione, anche se
è stata caratterizzata in parte da alcune imprecisioni, corrette a seguito delle
contestazioni del P.M., appare assol~itainentegenuina e scevra da qualsiasi intento
diverso da quello di far conoscere la verità.
36
i-
1
Anzi, proprio le imprecisioni emerse, perché attinenti a particolari specifici e
non a passaggi di rilievo o a circostanze principali, sono sintomo dell'erosione del
ricordo a causa del tempo trascorso ed escludono una ricostruzione studiata e
artificiosa.
Del resto, poi, le dichiarazioni del Morgante sono state tutte puntualmente
1
-
riscontrate dagli esiti delle intercettazioni ambientali e dalla documentazione
fotografica.
Così pure per le testimonianze rese dai Carabinieri che hanno svolto le indagini,
valorizzate dai supporti tecnici utilizzati: videoriprese, fotografie e intercettazioni
ambientali e telefoniche.
Esaminata la ricostruzione probatoria dibattimentale e verificata 17atten&bilità
delle fonti e la veridicità dei risultati delle prove assunte, si può ritenere dimostrato
che:
1)
Diele e Catalano, in concorso con Antonino De Luca e Sergio Bosco, hanno
posto in essere atti idonei e diretti in modo non equivoco a costringere con
minaccia il Morgante a versare loro la somma di € 5000, per procurasi il
comspondente ingiusto profitto con ovvio danno della persona offesa.
2)
hanno commesso il fatto awalendosi delle condizioni previste dall'art. 416 bis
C.P.
Dall'esame delle conversazioni intercettate, owero dallo stesso significato
letterale delle parole del Diele, i passi più significativi sono quelli sottolineati, emerge
37
in modo talmente evidente da non poter essere contestato, che questi si è presentato al
Morgante in nome e per conto dei due soggetti intervenuti all'inizio di questa vicenda.
Owero di coloro che in modo particolarmente aggressivo, si ricordi l'episodio
della targa, avevano intimato al figlio di Francesco Morgante, Macello, di mettersi in
regola come tutti gli altri imprenditori edili che lavoravano nella stessa zona, altrimenti
a
-
"li avrebbero fatti scomparire in 48 ore".,
Le stesse persone si erano presentate al Morgante e ribadendo le minacce gli
avevano intimato il pagamento di 30.000 euro poi ridotto a 20.000.
Abbiamo visto che uno dei due è stato individuato in De Luca.
E' di facile comprensione che una minaccia siffatta, con il riferimento ad una
legge criminale alla quale tutti sottostanno nella zona, per la sua idoneità evocativa del
potere coercitivo e punitivo mafioso in un territorio storicamente e notoriamente
controllato da Cosa Nostra, costituisce una minaccia grave, con una capacita di
a s s e ~ m e n t odella volontà altrui fuori dal comune.
I1 Diele nei colloqili con il Morgante se n'è abilmente servito.
E non solo, tale minaccia ha anche alimentato e continuamente reiterato.
Nella conversazione del 3 febbraio ribadiva alla persona offesa che si doveva
mettere in regola, spiegava che nella zona tutti pagano per lavorare, e che "un c'è
nùddru ca sta babbiànnu (scherzando), eee!"
In quella del 4 marzo avvisava la persona offesa che se continuava a
temporeggiare lui si "tirava fuori" e se la doveva "sbrigare" con i due venuti prima con
modi meno cortesi dei suoi.
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E' evidente che si trattava di un espediente per intimorire il Morgante, peraltro
aggiungeva pure: "quelli" "già sù siddriati (arrabbiati) onestamente!", "e allora,
signor Morgante, vidissi ca le cose sono abbastanza un pochettino serie, io ci stà
parrannu di jlgghiu ee"
Il Diele ha ammesso di avere minacciato il Morgante per farsi consegnare 5.000
*
curo, ma -come abbiamo visto- ha negato qualsiasi coinvolgimento con coloro che si
erano presentati prima con toni più pesanti, affermando di avere approfittato della
situazione insieme al Bosco per ottenere dei soldi dal Morgante, fingendo di essere gli
emissari dell'associazione mafiosa clie controllava il territorio.
Questa versione, pur configurante il reato contestato, compresa la contestata
aggravante, è comunque smentita da diversi elementi obiettivi.
I1 De Luca e gli altn soggetti intervenuti in prirna battuta non si sono realmente
più presentati dopo l'ingresso in scena degli odierni imputati.
E' inverosimile che dei soggetti estranei, appreso che la cosca mafiosa locale è
intervenuta per la riscossione del "pizzo", si inseriscono millantando credito sulla
stessa (il Diele ha ripetutamente assicurato tutte le garanzie del caso se il Morgante
avesse pagato), sostituendosi in una sua attività notoriamente esclusiva.
In questi casi, è altrettanto notorio, la sanzione di Cosa Nostra è la pena di
morte.
Ma al di là di queste considerazioni un dato è tranciante, la conversazione tra il
Diele e il Bosco del 3 marzo che si riprende nei passi fondamentali.
Diele:
si stà babbiannu cu fuocu!
-
Bosco:
eee, in prima, in prima era duro a darli, vi l'ha dari!
Diele:
eh, ci l'ha dari, cuomu! quannu!
Bosco:
subitu!
Diele:
io fazzu sciogghiri i cani e ghamu accussì, iamu a pmale? mi
vunciastivu a mincha! ouh! io ero beddru quiep al mio posto
(incomprensibile) un certo decoro, una certa situazione che un mi ci
pòitta (incomprensibile)
Sergio:
ma cu è ca dice che ci avianu a pensari arrieri iddri, avianu a béniri
iddri!
Diele:
e c'é pensàri ora io, punto e baista! unn'ava a babbiari chu! u babbiu
finì, sia di iddri e sia di iddru! ora ha dari i picciuli che mi n'ha ghiri!
già ficimu feto! già aiu vinutu tri bote sta innata!
E' chiaro che tra di loro non v'era motivo di simulare.
I1 Bosco si rivolgeva al Diele al plurale quando affermava che il Morgante
doveva pagare, da parte sua il Diele comunicava al Bosco che, qualora il Morgante
avesse continuato a temporeggiare, lui "avrebbe sciolto i cani" (detto tipico per dire
che si lascia fare il lavoro ad altri ben più convincenti), facendo esplicito riferimento al
fatto che lui era intervenuto per conto di coloro che avevano iniziato l'azione estortiva.
Nessun dubbio, quindi, sugli atti minacciosi posti in essere di comune accordo
dal Diele, Bosco e De Luca, sulla idoneità di tali atti a realizzare il risultato e sulla loro
univoca direzione verso il conseguimento dell'illecito vantaggio, che non si è verificato
per il comportamento della vittima, che ha fatto ricorso alle forze dell'ordine, e per
l'arresto degli imputati.
E nessun dubbio residua anche sulla partecipazione del Catalano, nonostante il
tentativo del Diele di escludere la responsabilità del suo coirnputato.
I Carabinieri che avevano diretto ed effettuato i servizi di osservazione e la
persona offesa hanno concordemente affermato che il Catalano aveva assisto, seppure
senza intervenire, alle conversazioni sopra riportate tra il Morgante e il Diele al fianco
di questi, oppure a una distanza di un metro e mezzo-due metri, comunque ascoltando
..
quanto veniva detto, peraltro ad alta voce.
La presenza del Catalano durante la conversazione tra il Diele e il Bosco del 3
marzo, e non è escluso che vi abbia anche partecipato, costituisce una nitida
rappresentazione della sua partecipazione all'esecuzione del disegno criminoso.
In ogni caso, non è verosimile che il Catalano ha accompagnato più volte il
Diek al cantiere, ignaro di tutto, anzi raggirato con la scusa di far riscuotere al Bosco
i Morgante, circostanza -come detto- smentita dall'ascolto
un credito nei c o ~ o n t del
diretto delle conversazioni riportate e contraria alla logica, che esclude che si espone
un amico a responsabilità gravi a sua insaputa, coinvolgendolo in una estorsione.
Ma v'e di più, la giustificazione fornita da entrambi gli imputati sulla continua
presenza del Catalano in cantiere, owero che il Diele era privo di patente di guida,
risulta decisamente smentita.
Smentita dal fatto che il Catalano si è recato nel cantiere con il Diele anche a
bordo di un ciclomotore.
Smentita, soprattutto, daila foto n. 1 della pag. 11 di 13 dei fascicoli fotografici
prodotti dal P.M. alle udienza del 22 giugno e 5 dicembre 2007, che raffigura
l'autovettura Smart della moglie di Diele che si allontana dal cantiere, con a bordo il
Diele e il Catalano, dopo la nota conversazione del 4 marzo 2006 (l'indicazione si
-
rileva nei fascicoli).
E' il Diele che guida!
Questa la foto tratta dal cd allegato:
La foto successiva è stata visionata dal teste Vincenzo Catalano e dall'imputato
Davide Catalano, che hanno individuato nel soggetto a destra il Diele e in quello dietro
la seconda auto il Catalano (riprodotta per il seguente confronto).
Il conducente
(zoom effettuato sulla prima foto)
Sandro Diele
(zoom effettuati sulla foto precedente e altre due tratte dal medesimo fascido)
Sono la medesima persona, stessi occhiali, stesso giubbotto con collo di pelliccia e
stessa camicia.
Davide Catalano
(zoom effettuato sulla seconda foto)
Il Catalano indossa una giacca di altro colore e senza coilo di pelliccia.
Infme ci sono le lettere rinvenute nella cella di Antonino De Luca, ricevute da
questi e spedite dal Diele e dal Catalano, come si desurne dalle sigle "S" o "SA",
iniziali del nome del Diele, daila firma Davide, nome del Catalano, e dal contenuto
che ha ad oggetto questo processo.
Nella loro corrispondenza i tre concordano la versione sostenuta dagli imputati
nel loro esame al fme di scagionare il Catalano, compresi i particolari esposti.
Quindi il Catalano ha consapevolmente partecipato aila condotta principale
degli altri agenti, in particolare del Diele, accompagnando questi in occasione delle
44
1
richieste estortive, in tal modo rafforzando l'azione intirnidatoria con una
1
plurima presenza, e consentendo l'ostentazione di un intervento in più occasioni di
diversi soggetti, in tal modo rappresentando l 'esistenza di una solida organizzazione
criminale.
Certamente l'opera prestata dal Catalano, che si è limitato a fornire la sua
presenza, deve considerarsi contributo minimo nell'esecuzione del reato, quiildi
1
7
circostanza attenuante ex art. 114 C.P.
-
l
Infine, le modalità della condotta degli imputati integrano l'aggravante del
metodo mafioso.
E' noto che la "ratio" sottostante all'art. 7 .D.L. 9 1\l 52 non è solo quella di
punire più severamente coloro che commettono reati con il fine di agevolare le
1
associazioni mafiose, ma anche quella di contrastare in maniera più decisa, data la loro
maggiore pericolosità e determinazione criminosa, l'atteggiamento di coloro che,
partecipi o non di reati associativi, utilizzino metodi mafiosi, cioè si comportino come
mafiosi oppure ostentino, in maniera evidente e provocatoria, una condotta idonea ad
esercitare sui soggetti passivi quella particolare coartazione e quella conseguente
W
intimidazione che sono proprie delle organizzazioni della specie considerata (v. Cass.
Sez. I pen. n. 16486 del 9\3\2004).
L'esame della ricostruzione probatoria dei fatti contestati agli imputati mostra
proprio questa ostentazione, il loro comportamento mirato a riprodurre in modo
evidente le dinamiche dell'attività di "Cosa Nostra", con tutto il suo potere persuasivo
e coercitivo.
Le due distinte fasi, con un primo approccio pesante e saturo di connotazione
intirnidatoria, un secondo intervento da parte di soggetti diversi, dal tono conciliante e
persuasivo.
La rappresentazione della necessità di mettersi in regola, perché nel territorio
-
v'è una legge inderogabile che vale per tutti, e tutti vi sottostanno, con l'avviso di
e
-
gravi ritorsioni (vi facciamo scomparire in 48 ore), ma anche con la prospettiva di uno
sviluppo degli affari (può prendere tutti i lavori), garantiamo "noi", "qua comandiamo
noi".
L'assunzione della responsabilità di chi definisce il prezzo nei confronti
dell'organizzazione, l'assicurazione (tutte le garanzie) di una copertura totale della
protezione imposta, owero che altri non si presenteranno a richiedere denaro e nessun
danno, furto o altro verrà subito.
I1 furto simulato, l'episodio del 19 marzo, il più classico degli awertimenti per
C
convincere della necessità della "copertura assicurativa" mafiosa.
Va, invece, esclusa la contesta continuazione, poiché è ovvio che le diverse
azioni costituiscono più atti diretti a commettere il reato e non diversi tentativi come
ritenuto dal P.M.
***
ir
v
La determinazione della pena
Passando alla valutazione del fatto e della personalità degli imputati, si ritiene di non
concedere le circostanze attenuanti generiche in ragione dei loro diversi, gravi e
specifici precedenti penali.
Quindi, al fine di ricondurre ad equità la pena, rapportandola al caso concreto, si
determiila una pena base per il reato tentato superiore al minimo, perchè l'azione
1
-
estortiva si è interamente compiuta e per la gravità della condotta, connotata dall'aver
m
agito in più persone riunite, circostanza che -anche se non contestata come aggravanteva valutata in tale sede.
Si determina una pena più elevata per il Diele, che ha precedenti più gravi.
D'altra parte, si procede ad un aumento minimo ex art. 7 D.L. 91\152 per il Diele e si
dichiara l'equivalenza nel concorso con l'attenuante riconosciuta al Catalano, perché il
metodo mafioso era una simulazione.
Ritenuta, quindi, la colpevolezza degli imputati, la pena da infliggere, valutati i criteri
direttivi di cui all'art. 133 C.P.,considerando quanto già esposto, si ritiene di doverla
.
equamente determinare, per il Diele, in anni cinque, mesi quattro di reclusione ed €
800 di multa (così calcolata: p.b ex artt. 56 e 629 C.P.a. 4 ed € 600 + art. 7 citato = a.
5, m. 4 ed 800), per il Catalano in anni tre, mesi due di reclusione ed € 400 di multa.
Segue, per legge, la condanna al pagamento delle spese processuali, alle pene
accessorie, al pagamento delle spese di custodia durante la misura cautelare in carcere
e di costituzione di parte civile.
l-
La condotta degli imputati ha provocato un danno alla costituita parte civile, come
diretta conseguenza della lesione degli interessi dalla stessa tutelati.
Danno che può essere quantificato in via equitativa in € 5.000, considerato che si tratta
della lesione di un interesse diffuso, quindi il bene leso della parte civile è l'interesse
alla sua tutela, scopo esclusivo o prevalente dell'ente costituito.
.*
Va, infine, restituita la somma di denaro sequestrata al Diele non ricorrendo alcuna
W
.
delle ipotesi previste dall'art. 240 C.P.,diversamente dagli oggetti sequestrati.
***
P.Q.M.
Visti gli artt. 110, 56, 114,629 C.P.,7 D.. 152\91; 533 e 535 C.P.P.
DICHIARA
Diele Sandro e Catalano Davide colpevoli del reato loro ascritto esclusa la
continuazione e, concessa al secondo la circostanza attenuante di cui all'art. 114 C.P.,
da considerarsi equivalente alla contestata aggravante, condanna il Diele alla pena di
-
*
anni cinque, mesi quattro di reclusione ed € 800 di multa, il Catalano alla pena di anni
tre, mesi due di reclusione de € 400 di multa, nonchè entrambi in solido al pagamento
delle spese processuali e ciascuno al pagamento delle spese del proprio mantenimento
in carcere durante il periodo di custodia cautelare sofferto.
Visti gli artt. 29 e 32 C.P.
Dichiara Diele Sandro interdetto in perpetuo dai pubblici uffici e legalmente durante la
pena, Catalano Davide interdetto dai pubblici uffici per la durata di anni cinque.
Visto l'art. 240 C.P.
m
Ordina' la restituzione della somma di denaro a Diele Sandro e la confisca di
q
quant'altro in seqi~estro.
Visto l'art. 538 C.P.P.
Condanna gli imputati in solido al risarcimento del danno in favore della costituita
parte civile, che liquida in complessivi € 5000.
Visto l'art. 541 C.P.P.
Condanna gli imputati al pagamento in solido delle spese di costituzione di parte civile
che liquida in € 3000, di cui 2500 per onorario.
Visto l'art. 544 C.P.P.
Indica in giorni 90 il termine per il deposito della sentenza.
Visto l'art. 304 C.P.P.
Rilevata la complessità della motivazione in relazione alla gravità dell'irnputazione,
sospende i termini di durata massima della custodia cautelare in carcere applicata agli
.*-
imputati durante la pendenza dei termini indicati ex art. co. I1 C.P.P.
Y
=
Palermo, 2 1\12ì2007.
~ h e s i d e n t eestensore