1 - Quotidiani Espresso

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LA SENTINELLA
del Canavese
L’EROINA
DEL 2004
SABATO
IVREA
21 febbraio 2004
3
Sposata Perino, abita ad Albiano
Bionda, ha 41 anni e tre figli
arrivati tutti in una volta da ‘lontano’
La favola moderna
di Antonella
Mugnaia ‘radiosa’
di Dirce Levi
IVREA. Si può credere alle favole?
E, di favole, ne esistono ancora in
questi tempi bui? Prima di dare voce allo spontaneo “no”, che sale immediatamente alle labbra di fronte a domande di questo tipo, vale
la pena di ascoltare una storia. E’
La favola di Antonella non
inizia con “C’era una volta”,
perchè i protagonisti sono tutti qui. Vivono in un piccolo,
tranquillo paese attorniato
da dolci pendii e riposanti distese verdi che si chiama Albiano. Sono tutti qui, gli interpreti di una storia che si svolge ai giorni nostri, pur raccontando valori antichi come
l’altruismo, la lealtà, la fedeltà, l’entusiasmo per la vita, l’amore per la famiglia, il
rispetto per il prossimo.
La protagonista è soprattutto lei, Antonella, una ragazza
con la felicità e l’entusiasmo
dipinti nei grandi, luminosissimi occhi nocciola; stampati
in quel sorriso aperto e “totale” che non l’abbandona mai
e la accende tutta tanto che,
se si dovesse definirla con un
aggettivo, “radiosa” è quello
che viene subito alla mente.
La storia è quella di Antonella, ma anche di Roberto.
Due giovani che nascono in
quel paese, là vivono e crescono, frequentano insieme l’asilo, le scuole, e, già a 14 anni,
si giurano che “sarà per sempre”. «Siamo cresciuti insieme - racconta lei. Sempre insieme, nelle cose belle e in
quelle più difficili; nella quotidianità di una vita tranquilla
e semplice da “ragazzi di paese”: tutti e due nella banda,
lui con la tromba, io col flauto traverso; nei momenti di
svago; negli sport; nelle feste».
Alle loro spalle due solide,
tradizionali famiglie su cui
contare. Per Antonella, in
particolare, la figura di papà
Antonio, dal quale impara
l’entusiasmo per quanto la vita può offrire. «Sono come lui
in tutto - racconta -. Mi piace
sperimentare, provare. Così,
quando avevo solo 16 anni mi
sentivo un po’ maschiaccio e
non mi è sembrato per nulla
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quella di Antonella Ariano Perino,
41 anni, la giovane donna che, questa sera, appare sulla loggia comunale indossando l’abito candido
della Violetta, simbolo della storia
centenaria nella quale una città affonda le proprie radici.
Antonella con marito e figli nella bella casa di Albiano
strano entrare a far parte della squadra femminile di calcio del paese che papà aveva
creato. Ho giocato fino a 19
anni, ero ala destra». Ride,
Antonella, nel raccontarsi come oggi è difficile immaginarla.
Intanto la scuola come analista contabile, il desiderio
dei genitori di vederla continuare gli studi e lei che invece sogna una famiglia, tanti figli e sceglie subito il mondo
del lavoro. «Sono stata fortunata - dice -; appena diploma-
ta ho trovato impiego all’Ascom, un lavoro che mi piaceva tanto, a fianco di persone
magnifiche e che ho lasciato
nel 1998». Perchè proprio in
quell’anno succede qualcosa
di speciale in una vita che,
fin qui, è andata avanti come
si immaginava: nell’89 lei e
Roberto, mantenendo la promessa fatta da ragazzi, si sposano; abitano per un po’ di
tempo a Ivrea, poi lui progetta e costruisce una bella casa
nel loro paese. Abitano
dal ’94, in questo “nido” attor-
Antonella Ariano Perino nella vita di tutti i giorni. Qui sopra nelle vesti di Violetta
niato da quelle tradizionali,
solide famiglie che costituiscono le loro radici: da una
parte i genitori di lei, dall’altra quelli di lui. Tutto come
volevano, solo un’unica grande mancanza: i figli. Fino a
quel 1998, quando i figli arrivano, ma da lontano come
mai avrebbero immaginato.
«Tutto - racconta Antonella
- è iniziato frequentando don
Maierna. Lui ci parlava del
Brasile, della festa di San Giovanni, della gente di quel paese, dei bambini. Ci siamo appassionati e abbiamo capito
che l’entusiasmo, il carattere
di quella gente, il modo di sentire la vita era molto simile al
nostro, che i loro figli potevano essere, erano i nostri figli». E subito il desiderio
grande di averli realmente,
quei figli, di averli qui. E allora, la domanda per l’adozione
internazionale, le lunghe trafile burocratiche, una prima
delusione, due anni di attesa,
poi l’idoneità e finalmente la
notizia: «Quando ci hanno
detto che erano tre fratellini
non abbiamo avuto dubbi racconta Antonella -. Tre fratellini non si possono dividere e tre figli, tutti in una volta, sono un dono troppo grande che non si può rifiutare».
Così il volo a San Paolo, abbandonando lavoro e tutto il
resto che, in questo momento, conta meno; venticinque
giorni per conoscerli, quei figli già amati, per farsi conoscere da loro. E, il 29 ottobre
1998, il ritorno a casa di tutta
la famiglia: Antonella, Roberto e Luca, Gabriel, Isabella.
Due genitori raggianti con
tre magnifiche perle scure a
riempire un vuoto e impreziosire la collana della loro vita.
«Ciò che abbiamo provato
in quel momento è difficile da
raccontare: è stato meraviglioso - racconta Antonella - e
IL PERSONAGGIO
Violetta ‘girovaga’
«Amo tanto leggere e viaggiare»
IVREA. Un vulcano di coinvolgente entusiasmo: così è Antonella, una Violetta che in ogni cosa ci mette tutta se stessa,
che ama fare un po’ di tutto senza risparmiarsi. La famiglia
al primo posto e poi anche il piacere di numerose attività
nel tempo libero. «Amo il bricolage - dice -, così a Natale mi
piace confezionare i regali per tutti. Adoro i viaggi e andare
per il mondo a raccogliere tante cose per la mia casa». Una
vita piena, la sua, nella quale non possono mancare gli
sport: «Lo sci, le immersioni e l’equitazione nella quale ho
avuto come maestro Adriano Leggero, il fratello del “mio
Generale”. Sono passioni tutte ugualmente forti che condivido da sempre con Roberto e adesso anche con i miei figli.
Ad esempio loro hanno nel sangue la musica è questa una
cosa che ci unisce ancora di più, nel profondo».
E, tra le passioni, anche quella per gli animali, in particolare per un tenero amico, un rottweiler che se ne è andato
per sempre, qualche mese fa, lasciando un vuoto grande:
«Era dolcissimo - dice Antonella con un velo di tristezza
greve negli negli occhi - e ci manca tanto».
Poi anche qualche cosa di più tranquillo cui dedicarsi nei
ritagli di tempo libero. Ad esempio i film: «A me e Roberto
è sempre piaciuto tanto andare al cinema. Lo facciamo ancora, anche se un po’ meno: stare con i bambini è ora la nostra principale occupazione». Infine una cosa tutta sua, da
coltivare: l’amore per la lettura, in particolare per i libri
gialli e d’azione che, dice, «li divoro letteralmente».
io hon ho avuto dubbi nel lasciare un lavoro che mi piaceva tanto per dedicarmi esclusivamente ai mei figli. Sono
stata con loro all’asilo per aiutarli ad ambientarsi, li ho seguiti in ogni ora della giornata. Insieme siamo cresciuti e
ci siamo arricchiti a vicenda.
Oggi Luca ha 11 anni, Gabriel
9, Isabella 7; sono bambini
meravigliosi, amano questo
paese, la gente di qui, i tanti
amici, ma ricordano le loro
radici. Con loro andiamo a
scoprire il mondo nelle vacan-
ze, nei viaggi: per farlo meglio abbiamo anche comperato un camper».
E oggi, tutti insieme, si apprestano a vivere una festa
antica che ognuno sente dentro come sua: Isabella sul cocchio con la mamma come damigella; Luca e Gabriel con
Roberto a fare da supporter.
Una famiglia magnifica, solare, colorata e moderna per
una festa antica che, in qualche modo, le somiglia: c’è ancora chi può dire che alle favole non si deve credere?