Lumensanum febbraio 2010hot! - Parrocchia di San Sebastiano

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Lumensanum febbraio 2010hot! - Parrocchia di San Sebastiano
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Mensile della Comunità Parrocchiale di Lumezzane S. Sebastiano
30°
ANNO XXX - N. 2
OFFERTA LIBERA
FEBBRAIO
ann
o
2010
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I.C.F.R.
Presentazione gruppo
Nazareth
10
gennaio
2010
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IL PARROCO
COMINCIA
LA QUARESIMA
C
omincia col mercoledì detto delle
ceneri il tempo di Quaresima. Notizia
che non si trova su nessun giornale, eppure
interessa molta gente che oggi andrà in chiesa, chinerà la testa di fronte al sacerdote che
pronuncerà una formula vera e semplice: sei
polvere e in polvere ritornerai. Per ricordarci di essere creature finite, ma sempre amate
da Cristo, si faranno sacrifici, delle penitenze come punti di memoria per partecipare al
grande sacrificio di Gesù.
ose d’altri tempi, al dire di qualcuno,
come se la società attuale non imponesse sacrifici d’ogni genere: vite nel traffico,
lavorare allo stremo, amicizie ridotte, poco
tempo, morti assurde, il tutto per non uscire
dai luoghi comuni, per piacere a qualcuno,
per il lusso, il divertimento e altro.
l tempo di Quaresima è proposto alla libertà dei cristiani non come un obbligo
ma per imparare qualcosa che vale sempre. I
suggerimenti li possiamo sintetizzare in tre
percorsi spirituali: il ricupero della parola
autentica, dell’attenzione di chi ci sta intorno, del riposo che arricchisce.
iamo in un mondo in cui la parola è
sguaiata, volgare, gridata, incapace di
comunicazione profonda fra le persone. I
babilonesi credevano che gli dei avessero
inviato sulla terra il diluvio perché infastiditi dal chiacchiericcio degli uomini. Oggi
manderebbero ben altro che diluvi. La Quaresima si presenta, allora, come un indispensabile esercizio spirituale di recupero dell’u-
C
I
S
Lumensanum - febbraio 2010
so della parola. è un educarci a dare valore
alla parola pensata, riflettuta, donata all’altro per creare un dialogo fra le persone.
n secondo esercizio è l’attenzione a chi
sta attorno a noi. è il recupero di occhi
che sanno guardare, che sanno scorgere le
persone che sono nel bisogno, che sanno
accorgersi degli altri.
infine l’esercizio spirituale del riposo
che arricchisce. Il riferimento alla domenica viene di conseguenza, è il giorno dove si
incontra il Signore risorto mediante la partecipazione alla duplice mensa della Parola e
del Pane di vita e come rivelazione del significato del nostro esistere che non è solo lavoro. La domenica, ai cristiani, offre lo spazio
per mostrarsi, «per essere se stessi, in
piena coerenza col dono della fede,
sempre pronti a rendere conto della
speranza che è in loro».
llora vedremo realizzarsi anche per noi
le parole del profeta Isaia:” La nostra
luce brillerà come aurora, le nostre forze
saranno rinnovate, la giustizia camminerà
davanti a noi e la gloria del Signore ci accompagnerà. Se chiameremo il Signore, ci risponderà; se lo invocheremo, dirà: «Eccomi». Con la Quaresima vissuta con autenticità appresteremo un luogo al Signore e lo
testimonieremo in mezzo agli uomini e alle
donne con i quali ci ha fatto il dono grande di
condividere le sofferenze e le prove ma
anche la gioia e la speranza.
U
E
A
1
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ANNO XXX
N° 2 - Febbraio 2010
FuoRiGIOCo...
I simboli vanno riempiti di contenuti
MENSILE DI VITA PARROCCHIALE DI SAN SEBASTIANO
DIRETTORE RESPONSABILE: Don Antonio Fappani
REDAZIONE: Bartolini Fiorenza - Boni Silvia - Bonomi Barbara
Bugatti diacono Tarcisio - Gatteri don Giulio - Ghidini Clementina
Marchesi don Bruno - Nember Emanuela - Rocco don Mauro
Simonelli Roberto - Tognoli Luigina
SOMMARIO
pag.
pag.
pag.
pag.
pag.
pag.
1
3
4-7
8-9
10-12
13
pag. 14-16
Comincia la Quaresima
Calendario Liturgico febbraio 2010
Quaresima 2010
Giornata Nazionale della Vita
La pillola abortiva Ru486
Perchè la Chiesa vieta di
disperdere le ceneri?
Anno Sacerdotale
DALLA PARROCCHIA
pag. 17-18
pag. 18
pag. 19
pag. 20
pag. 21
pag. 22-23
pag. 24
pag. 25-28
Le ore del giorno cercano un’anima
Dialoghi sull’Amore
Gruppo della Bella Età
C.I.F. - Centro Italiano Femminile
C’è ancora un Vangelo per i
separati/divorziati e per i risposati?
C.S.I.: La squadra di pallavolo
R.A.M.: intervista a Frate Alberto
Campo invernale a
Castione della Presolana
Festa Patronale 2010
ATTUALITà
pag.
pag.
pag.
pag.
pag.
pag.
29
30-31
32-33
34-35
36-37
38-39
pag. 40
Pellegrinaggi parrocchiali
Storia dell’Oratorio: quinta puntata
Concorso presepi 2009
Caritas
Come eravamo
Il crocifisso: una presenza che rispetta
seconda parte
Movimento Demografico
Per ricordare
Perché il cardinale, anzi l’imam Tettamanzi non difende il
crocifisso ma i rom? , si interroga dal suo autorevole pulpito l’onorevole Calderoli.
Forse perché lo sgombero di un campo alla porte di Milano ha lasciato all’addiaccio, sotto le stelle fredde di dicembre, decine di bambini che frequentavano regolarmente le scuole cittadine, unica soluzione per inserire sul
serio il famigerato straniero nella nostra società?
Forse perché difendere l’umanità inerme, comunque si
chiami e qualunque sia il suo colore, equivale a difendere
il crocifisso nella sostanza e non solo nella forma?
A differenza del noto teologo leghista e dei suoi colleghi di
partito, che in base a loro convenienze elettorali inneggiano alla tradizione e alla croce, io non sono un esperto
del ramo. Ma vorrei che tutti noi ci ponessimo una semplice domanda:
Se il titolare della ditta scendesse dal crocifisso per fare
due passi in Lombardia pensate andrebbe più d’accordo
con il Calderoli oppure con il cardinale Tettamanzi?
NUMERI
TELEFONICI UTILI:
Parroco Don Giulio Gatteri
Piazza Masneri, 5 - tel. 030826302 - [email protected]
Curato Don Mauro Rocco e Il Centro Giovanile
S. Giovanni Bosco - Via Vittorio Veneto, 26
tel. 030826170 - cell. 3285731033 - [email protected]
Curato Don Bruno Marchesi e La Casa della Giovane
Via Don De Giacomi, 1 - tel. 030826622 - [email protected]
Diacono Tarcisio Bugatti - cell. 3351241485
[email protected]
Segreteria Parrocchiale - Piazza Masneri, 3
telefono e fax 0308925925 - [email protected]
I Sacerdoti sono a disposizione
per le CONFESSIONI:
à a tutte le Messe domenicali e festive
à ogni primo venerdì del mese dalle ore 8,30
à ogni sabato dalle ore 16,30
Chi volesse far pervenire offerte per il Bollettino Parrocchiale o per le Opere
Parrocchiali può utilizzare anche il seguente Conto Corrente Postale:
C/C n. 10856250
Parrocchia di S. Sebastiano - 25065 Lumezzane
AT T E N Z I O N E ! ! ! ! !
DIREZIONE: 25065 Lumezzane S.Sebastiano - P.za Masneri 5 - Tel. 030826302
[email protected]
AUTORIZZAZIONE del Trib. di Brescia iscritto al n. 22/80 del 24/10/1980
Impaginazione: Bugatti Tarcisio, Caldera Valter, don Mauro
Stampa: Tipolitografia Pagani - Lumezzane S. S.
2
Chi avesse parenti fuori Lumezzane o sapesse di oriundi della
Parrocchia di S. Sebastiano che desiderano ricevere il Bollettino
“LUMENSANUM” faccia pervenire l’indirizzo esatto al Parroco
don Giulio (Piazza Masneri, 5).
Agli interessati sarà inviato LuMENSANuM per posta.
Lumensanum - febbraio 2010
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Calendario Liturgico Febbraio 2010
L’ARTE DI CELEBRARE
(dalla lettera pastorale del Vescovo per l’anno 2009-2010)
1L
S. Verdiana
2 Sam 15,13-14.30; 16,5-13; Sal 3; Mc 5,1-20
IV
2M
Presentazione del Signore
Ml 3,1-4 oppure Eb 2,14-18; Sal 23; Lc 2,22-40
IV
3M
S. Biagio, vescovo e martire
2 Sam 24,2.9-17; Sal 31; Mc 6,1-6
IV
4G
S. Gilberto
1 Re 2,1-4.10-12; Sal 1 Cr 29; Mc 6,7-13
IV
5V
S. Agata, vergine e martire
Sir 47,2-11; Sal 17; Mc 6,14-29
IV
6S
Ss. Paolo Miki e Compagni, martiri
1 Re 3,4-13; Sal 118; Mc 6,30-34
IV
7D
Domenica V del tempo ordinario
Is 6,1-2.3-8; Sal 137; 1 Cor 15,1-11; Lc 5,1-11
I
8L
S. Girolamo Emiliani
1 Re 8,1-7.9-13; Sal 131; Mc 6,53-56
I
9M
S. Apollonia
1 Re 8,22-23.27-30; Sal 83; Mc 7,1-13
I
10 M
S. Scolastica, vergine
1 Re 10,1-10; Sal 36; Mc 7,14-23
I
11 G
Beata Vergine Maria di Lourdes
1 Re 11,4-13; Sal 105; Mc 7,24-30
I
12 V
S. Eulalia
1 Re 11,29-32; 12,19; Sal 80; Mc 7,31-37
I
13 S
S. Maura
1 Re 12,26-32; 13,33-34; Sal 105; Mc 8,1-10
I
14 D
Domenica VI del tempo ordinario
Ger 17,5-8; Sal 1; 1 Cor 15,12.16-20; Lc 6,17.20-26
II
15 L
Ss. Faustino e Giovita, martiri
Gc 1,1-11; Sal 118; Mc 8,11-13
II
16 M
S. Giuliana
Gc 1,12-18; Sal 93; Mc 8,14-21
II
17 M
Mercoledì delle Ceneri
Gl 2,12-18; Sal 50; 2 Cor 5,20-6,2; Mt 6,1-6.16-18
IV
18 G
S. Simone
Dt 30,15-20; Sal 1; Lc 9,22-25
IV
19 V
S. Mansueto
Is 58,1-9; Sal 50; Mt 9,14-15
IV
20 S
S. Silvano
Is 58,9-14; Sal 85; Lc 5,27-32
IV
21 D
Domenica I di Quaresima
Dt 26,4-10; Sal 90; Rm 10,8-13; Lc 4,1-13
I
22 L
Cattedra di S. Pietro apostolo
1 Pt 5,1-4; Sal 22; Mt 16,13-19
I
23 M
S. Renzo
Is 55,10-11; Sal 33; Mt 6,7-15
I
24 M
S. Edilberto re
Gn 3,1-10; Sal 50; Lc 11,29-32
I
25 G
S. Cesario
Est 4,17n.p-r.aa.bb.gg-hh; Sal 137; Mt 7,7-12
I
26 V
S. Romeo
Ez 18,21-28; Sal 129; Mt 5,20-26
I
27 S
S. Leandro
Dt 26,16-19; Sal 118; Mt 5,43-48
I
28 D
Domenica II di Quaresima
Gen 15,5-12.17-18; Sal 26; Fil 3,17-4,1; Lc 9,28-36
II
Lumensanum - febbraio 2010
I ministeri legati all'eucaristia
è chiara la necessità della formazione di “ministeri”
per una celebrazione che esprima con chiarezza il
mistero cristiano. Il ministero del diacono, anzitutto;
ma poi l'accolito, il lettore, il cantore, il salmista... A
me piacerebbe che ci fosse anche un `cerimoniere' (un
regista) che sappia coordinare con discrezione i movimenti di tutti perché non ci siano intoppi. Lo scopo è
quello che ho detto sopra: non una celebrazione “leccata” (in questo caso la celebrazione sopravanza il
mistero e attira su di sé tutta l'attenzione), ma una celebrazione corretta in tutte le sue parti, che fila via liscia,
senza dare nell'occhio perché non sono errori, incertezze, ritardi e così via. Sono molto contento dei numerosi gruppi di “piccolo clero” che trovo girando nelle
parrocchie. E sono contento nel vedere che i chierichetti sono generalmente ben preparati e fanno il servizio con attenzione.
Ma non vorrei che il servizio all'altare fosse pensato
come “servizio per i bambini”. È importante che ci
siano anche degli adulti e che gli adulti guidino la
celebrazione. Per questo bisogna organizzare a livello
di zone o di macrozone itinerari di preparazione ai
diversi ministeri: una preparazione che sia “rituale” nel
senso che insegna azioni e movimenti; ma che sia
soprattutto “liturgica” nel senso che fa comprendere e
amare il mistero che si celebra. Solo così la liturgia non
rischierà di diventare quel vuoto ritualismo che già i
profeti hanno smascherato e considerato estraneo a un
autentico rapporto con Dio.
Una parola anche sui “ministri straordinari della comunione” che mi sembra siano una straordinaria
opportunità pastorale. Non tanto per la distribuzione
dell'eucaristia durante la Messa; a questa normalmente
bastano i sacerdoti e i diaconi. Ma per portare la comunione a malati o anziani che non possono intervenire
alla celebrazione. Portando loro la comunione, li rendiamo partecipi della vita della comunità in modo che
non si sentano soli o abbandonati. E generalmente tra
chi porta la comunione e chi la riceve si genera un
legame di affetto e di solidarietà fondato sul sacramento, un legame preziosissimo per la formazione di un
tessuto comunitario solido.
PRIMO VENERDÌ DEL MESE
5 febbraio 2010
Adorazione Eucaristica e preghiera per le
Vocazioni nella Chiesa Parrocchiale
ore 16,30: Esposizione del Santissimo,
Santa Messa del Gruppo di Padre Pio
3
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QUARESIMA 2010
a cura di Tarcisio
QUARESIMA
«Passato il sabato, all'alba del primo giorno della settimana...» (Mt 28,1). Così inizia il racconto delle
manifestazioni del Risorto nel giorno di Pasqua. Ecco
perché i cristiani hanno scelto di riunirsi per celebrare la loro festa settimanale non più il sabato, come
facevano i giudei, ma il giorno seguente, in quello
che i romani chiamavano il giorno del sole. Ben presto hanno anche assegnato un nome nuovo a questo
giorno, lo hanno chiamato giorno del Signore. Si
riunivano «per spezzare il pane» (At 20,6-12) e per
offrire ai fratelli bisognosi quanto erano riusciti a
risparmiare lungo la settimana (1Cor 16,2; 2Cor 8,9).
All'inizio non c'erano né la festa del Natale né le feste
della Madonna, né alcun'altra festa. C'era solo la
celebrazione settimanale della risurrezione del
Signore.
Passati alcuni decenni si sentì il bisogno di dedicare
un giorno particolare per commemorare l'avvenimento centrale della fede. Nacque così la prima delle
feste, la Pasqua, considerata la Domenica delle domeniche, la Festa delle feste. Era come la regina di
tutte le feste, di tutte le domeniche, di tutti i giorni
dell'anno.
Nel secolo II era già diffusa in tutte le comunità cristiane. Il suo punto culminante era l'assemblea notturna di preghiera che si concludeva con la celebrazione eucaristica. La partecipazione a quest'assemblea era tanto importante che un famoso padre della
chiesa di quei tempi, Tertulliano, parlando delle difficoltà che una donna cristiana avrebbe incontrato sposando un pagano, si chiedeva: «Il suo sposo le consentirà poi di uscire di notte per partecipare alla veglia pasquale?».
Com'è nata
la Quaresima?
Per cogliere i
frutti spirituali
della Pasqua i
cristiani hanno
capito che questa festa andava
preparata.
Cominciarono
allora a introdur4
re l’uso di farla precedere da due giorni dedicati alla
preghiera, alla riflessione e al digiuno, in segno di
lutto per la morte di Cristo.
Piano piano questo periodo di preparazione fu
ampliato: nel secolo III divenne una settimana, poi si
passò a tre settimane, finché nel IV secolo si arrivò ai
quaranta giorni: era nata la Quaresima. Il concilio di
Nicea (325 d.C.) parla della quadragesima come di
un'istituzione nota a tutti e diffusa ovunque.
Perché proprio quaranta giorni?
Quando troviamo dei numeri nella Bibbia dobbiamo
essere cauti nell'interpretarne il
significato perché, molte volte,
hanno un valore
simbolico.
Così, quando si
accenna al numero quaranta o
a un suo multiplo si intende in
genere un tempo
simbolico che
può essere lungo
o breve.
Il numero quaranta aveva parecchi significati, si riferiva alla vita di un intera generazione oppure stava
per tutta una vita. Aveva anche un altro significato
che ora ci interessa in modo particolare: indicava un
periodo di preparazione (più o meno lungo) a un
grande avvenimento. Per esempio: il diluvio durò
quaranta giorni e quaranta notti... e preparò un'umanità nuova; quaranta anni passò il popolo di Israele
nel deserto... per prepararsi all'entrata nella Terra
Promessa; quaranta giorni fecero penitenza gli abitanti di Ninive... prima di ricevere il perdono da Dio;
quaranta giorni e quaranta notti camminò Elia... per
raggiungere il monte di Dio; quaranta giorni e quaranta notti digiunarono Mosè e Gesù... per prepararsi
alla loro missione. Allora, per preparare la più grande di tutte le feste cristiane, quanti giorni sarebbero
stati necessari? ... quaranta, naturalmente!
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QUARESIMA 2010
a cura di Tarcisio
Che cosa fare in Quaresima?
Fin dai tempi antichi, la Quaresima fu considerata un
periodo di rinnovamento della vita. Le pratiche da compiere erano soprattutto tre: la preghiera, la lotta contro
il male e il digiuno.
La preghiera (da non ridurre a una monotona ripetizione di formule o a una richiesta di grazie e favori)
mette in sintonia con i pensieri e i progetti di Dio ed è
il primo atto che deve compiere chi vuole convertirsi e
credere al Vangelo.
Il vertice della preghiera è il raggiungimento della perfetta comunione di intendimenti con Dio. Era questo lo
stato abituale di Gesù che poteva affermare: «Io e il
Padre siamo una cosa sola» (Gv 10,30).
Per noi non è possibile mantenere lo sguardo sempre
rivolto verso il Padre, siamo distratti, sedotti, lusingati
dalle vanità; molto facilmente «le nostre iniquità ci portano via come il vento» (Is 64,5). Siamo affascinati
dalle realtà anche belle e positive di questo mondo (il
lavoro, il successo, la famiglia, la scuola, lo sport).
Purtroppo le amiamo fino al punto da rimanerne schiavi, finiamo per perdere il controllo delle nostre azioni e
dimentichiamo il Signore.
Ecco giungere, come tempo di grazia e di liberazione, i
giorni della Quaresima che ci impongono di fermarci,
riflettere, richiamare alla mente e imprimere nel cuore i
pensieri di Dio. La lettura e la meditazione del Vangelo
ci aiutano a recuperare il senso della vita, a ritrovare il
punto di riferimento delle nostre azioni, a riscoprire i
veri valori.
La lotta contro il male. L'evangelista Marco afferma
che, dopo il suo battesimo, Gesù fu sospinto dallo
Spirito nel deserto e ivi rimase quaranta giorni, tentato
da satana (Mc 1,12-13).
Tutta la vita di Gesù viene indicata con questo numero
che vuole anche richiamare il tempo passato da Israele
nel deserto. Là il popolo ha ceduto alla tentazione e ha
abbandonato il suo Dio. Gesù ne ripete l'esperienza:
durante i suoi «quaranta giorni», cioè, durante tutta la
sua vita, affronta le forze del male e le vince. Egli uscirà dal «deserto» solo dopo la vittoria sull'ultima tentazione, la più drammatica, quella di temere l'abbandono
da parte del Padre (Mc 15,34).
Il male è stato pienamente sconfitto da Gesù, ma in noi
il demonio continua la sua lotta. Verifichiamo ogni
giorno quanto sia forte il suo potere. Il «satana» che ci
allontana da Dio e dalla vita sono le passioni sregolate,
Lumensanum - febbraio 2010
l'orgoglio, l'egoismo, la cupidigia per i beni di questo
mondo, la gelosia, l'invidia per i successi degli altri, la
smania di dominare e di imporci, i sentimenti di rancore.
Contro tutti questi «spiriti cattivi» siamo chiamati a lottare durante i «quaranta giorni» della nostra vita, ma
soprattutto in questo tempo quaresimale. Dove giunge
la parola di Cristo, qualunque satana è vinto.
Il digiuno. Per seguire il Maestro il cristiano deve
dimenticare se stesso, il proprio tornaconto e pensare
soltanto al bene del fratello. Questo atteggiamento
generoso e disinteressato esige una notevole capacità di
rinuncia e di distacco.
L'obiettivo più immediato del digiuno è scuotere dall'accidia, dall'indolenza, portare all'autocontrollo, dare
la forza di superare la tendenza a rifuggire dalla fatica e
dal sacrificio.
Esiste tuttavia il pericolo di ridurre questa pratica a un
rito formale, a una pratica religiosa per sentirsi sicuri e
meritevoli davanti a Dio. I profeti hanno avuto parole
dure contro questo falso digiuno. Ecco il memorabile
testo di Isaia: «Voi digiunate fra litigi e alterchi e colpendo con pugni iniqui. Questo vorresti chiamare digiuno e giorno gradito al Signore? Il digiuno che voglio:
consiste nel dividere il pane con l'affamato, nell'introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che
vedi nudo?» (Is 58). Secondo Zaccaria è questo il digiuno gradito a Dio: «Praticare la giustizia e la fedeltà,
esercitare la pietà e la misericordia ciascuno verso il suo
prossimo. Non frodare la vedova, l'orfano, il pellegrino,
il misero, non tramare il male contro il proprio fratello»
(Zc 7,5-10).
Il vero digiuno sfocia sempre in gesti di amore al fratello. Il cibo risparmiato non va rimesso nella dispensa
e conservato per il giorno dopo, deve essere distribuito
immediatamente a chi ha fame.
Un libro molto letto dai cristiani del II secolo – il
Pastore d'Erma – spiega così il legame tra digiuno e
carità: «Ecco come tu dovrai praticare il digiuno:
durante il giorno di digiuno tu mangerai solo pane e
acqua; poi calcolerai quanto avresti speso per il tuo cibo
durante quel giorno e tu offrirai questo denaro a una
vedova, a un orfano o a un povero; così tu ti priverai di
qualche cosa affinché il tuo sacrificio serva a qualcuno
per saziarsi. Egli pregherà per te il Signore. Se tu digiunerai in questo modo, il tuo sacrificio sarà gradito a
Dio».
7
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GIORNATA NAZIONALE DELLA VITA
Messaggio del Consiglio Episcopale Permanente
per la 32a Giornata Nazionale per la vita
(7 febbraio 2010)
“La forza della vita una sfida nella povertà”
C
hi guarda al benessere economico alla luce del Vangelo
sa che esso non è tutto, ma non
per questo è indifferente. Infatti, può servire la vita, rendendola più bella e apprezzabile e perciò più umana.
F
edele al messaggio di Gesù,
venuto a salvare l’uomo nella
sua interezza, la Chiesa si impegna per lo sviluppo umano integrale, che richiede anche il superamento dell’indigenza e del
bisogno. La disponibilità di
mezzi materiali, arginando la
precarietà che è spesso fonte di
ansia e paura, può concorrere a
rendere ogni esistenza più serena e distesa. Consente, infatti, di
provvedere a sé e ai propri cari
una casa, il necessario sostentamento, cure mediche, istruzione. una certa sicurezza economica costituisce un’opportunità
per realizzare pienamente molte
potenzialità di ordine culturale,
lavorativo e artistico.
vvertiamo perciò tutta la
A
drammaticità della crisi finanziaria che ha investito molte
aree del pianeta: la povertà e la
mancanza del lavoro che ne derivano possono avere effetti disumanizzanti. La povertà, infatti, può abbrutire e l’assenza di
un lavoro sicuro può far perdere
8
fiducia in se stessi e nella propria dignità. Si tratta, in ogni
caso, di motivi di inquietudine
per tante famiglie. Molti genitori sono umiliati dall’impossibilità di provvedere, con il proprio
lavoro, al benessere dei loro figli
e molti giovani sono tentati di
guardare al futuro con crescente
rassegnazione e sfiducia.
roprio perché conosciamo
P
Cristo, la Vita vera, sappiamo riconoscere il valore della
vita umana e quale minaccia sia
insita in una crescente povertà
di mezzi e risorse. Proprio perché ci sentiamo a servizio della
vita donata da Cristo, abbiamo il
dovere di denunciare quei meccanismi economici che, producendo povertà e creando forti
disuguaglianze sociali, feriscono
e offendono la vita, colpendo
soprattutto i più deboli e indifesi.
economico, però,
Icuilnonbenessere
è un fine ma un mezzo, il
valore è determinato dall’uso che se ne fa: è a servizio della
vita, ma non è la vita. Quando,
anzi, pretende di sostituirsi alla
vita e di diventarne la motivazione, si snatura e si perverte.
Anche per questo Gesù ha proclamato beati i poveri e ci ha
messo in guardia dal pericolo
delle ricchezze (cfr Lc 6,20-25).
Alla sua sequela e testimoniando la libertà del Vangelo, tutti
siamo chiamati a uno stile di
vita sobrio, che non confonde la
ricchezza economica con la ricchezza di vita. Ogni vita, infatti,
è degna di essere vissuta anche
in situazioni di grande povertà.
L’uso distorto dei beni e un dissennato consumismo possono,
anzi, sfociare in una vita povera
di senso e di ideali elevati, ignorando i bisogni di milioni di
uomini e di donne e danneggiando irreparabilmente la terra, di cui siamo custodi e non
padroni. Del resto, tutti conosciamo persone povere di mezzi,
ma ricche di umanità e in grado
di gustare la vita, perché capaci
di disponibilità e di dono.
A
nche la crisi economica che
stiamo attraversando può
costituire un’occasione di crescita. Essa, infatti, ci spinge a riscoprire la bellezza della condivisione e della capacità di prenderci cura gli uni degli altri. Ci fa
capire che non è la ricchezza
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GIORNATA NAZIONALE DELLA VITA
economica a costituire la dignità
della vita, perché la vita stessa è
la prima radicale ricchezza, e
perciò va strenuamente difesa
in ogni suo stadio, denunciando
ancora una volta, senza cedimenti sul piano del giudizio
etico, il delitto dell’aborto. Sarebbe assai povera ed egoista una società che, sedotta dal benessere, dimenticasse che la vita
è il bene più grande. Del resto,
come insegna il Papa Benedetto
XVI nella recente Enciclica Caritas in veritate, «rispondere
alle esigenze morali più profonde della persona ha anche importanti e benefiche ricadute sul
piano economico» (n. 45), in
quanto «l’apertura moralmente
responsabile alla vita è una ricchezza sociale ed economica»
(n. 44).
«Ogni bimbo che nasce
reca al mondo
il messaggio che Dio
non è ancora stanco dell’uomo»
SEGNALATE AL PARROCO
OGNI NASCITA E LE CAMPANE
SuONERANNO A FESTA
PER ANNuNCIARE A TuTTI
LA GIOIA DI uNA NuOVA VITA
roprio il momento che attraP
versiamo ci spinge a essere
ancora più solidali con quelle
madri che, spaventate dallo
spettro della recessione economica, possono essere tentate di
rinunciare o interrompere la
gravidanza, e ci impegna a manifestare concretamente loro
aiuto e vicinanza. Ci fa ricordare
che, nella ricchezza o nella povertà, nessuno è padrone della
propria vita e tutti siamo chiamati a custodirla e rispettarla
come un tesoro prezioso dal
momento del concepimento fino al suo spegnersi naturale.
Roma, 7 ottobre 2009
Memoria della
Beata Vergine del Rosario
IL CONSIGLIO PERMANENTE
DELLA CONFERENZA
EPISCOPALE ITALIANA
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GIORNATA DELLA VITA
La pillola abortiva Ru486
Le domande e le risposte
Cos’è la Ru486?
è un prodotto chimico a base di
mifepristone, un potente antiormonale che interrompe l’annidamento
dell’embrione nell’utero e provoca
l’aborto. Prima che nel 1980 l'endocrinologo francese Étienne-Émile Baulieu la trasformasse in un
abortivo, la Ru486 (fino ad allora
nota come Ru38486) veniva utilizzata nei laboratori nel corso di esperimenti sui topi: si trattava di
una medicina capace di arrestare il
funzionamento della ghiandola surrenale. Fu allora che, per la prima
volta, ci si rese conto che le femmine di topo gravide abortivano e
qualcuno si chiese se non si poteva
utilizzare la proprietà abortiva della
molecola cambiandole il nome.
sce all’embrione umano di impiantarsi nell’utero. Ma mentre questa
deve essere presa entro e non oltre
72 ore dal rapporto sessuale fecondante, la Ru486 può essere presa
fino al 49esimo giorno dall’ultimo
ciclo mestruale.
Come si usa?
La Ru486 viene presa per via orale.
Tre giorni dopo la donna deve assumere un’altra sostanza chiamata
misoprostol, che provoca le contra-
zioni necessarie per espellere l’embrione. Dopo dieci giorni è necessaria un’ultima visita di controllo.
Che cos'è la «seconda pillola»?
Il protocollo Ru486 prevede l'assunzione di due pillole, a distanza
di due giorni l'una dall'altra. La
seconda, che dovrebbe indurre l'espulsione dell'embrione e che è in
commercio col nome di Cytotec,
non è mai stata registrata e testata
come un abortivo.
Qual è il tasso di efficacia?
Nel 5% dei casi si rende necessario
ugualmente un aborto chirurgico.
In alcune casistiche la percentuale
sale all’8%. A Cuba il tasso di fallimenti è arrivato fino al 16%.
È compatibile con la legge 194?
Per la legge 194 la gestante deve
rivolgersi a un consultorio, o a una
struttura sociosanitaria abilitata,
per svolgere i necessari accertamenti medici (mentre i medici devono aiutarla a rimuovere le cause
che la spingono all’aborto). Un tale
Qual è la differenza rispetto
alla pillola del giorno dopo?
Anche la cosiddetta pillola del giorno dopo è un preparato che impedi-
Ru486: L'esperienza da incubo di una ragazza che ne ha fatto uso
Me l'hanno dipinta come
«
una pillola magica come
per non lasciarmi alternative,
così l'ho presa. Dopo cinque
minuti mi hanno mandato a
casa e li è iniziato il calvario».
Mara (il nome è di fantasia) ha
abortito utilizzando la pillola
Ru486 due anni fa, quando ne
aveva 26. Oggi che di aborto
farmacologico si è ricominciato a parlare, dopo che l'Agenzia italiana per il farmaco ha
approvato la commercializzazione della pillola, Mara scopre che quello che le è capitato non è un caso, che altre
donne hanno sofferto come lei
e che nel mondo si contano 29
decessi seguiti all'assunzione
10
della pillola.
«Perché nessuno ne parla?
Perché dicono di agire per il
bene delle donne e ti spiegano
che sentirai solo dei dolorini?
Forse qualcuno ci guadagna
qualcosa?», si chiede oggi
questa donna che si dice a
favore della libera scelta delle
donne in tema di aborto. Quasi
avida di sapere tutto ciò che
riguarda il "farmaco incubo"
(così lo hanno chiamato in
Cina dopo averlo ritirato dal
mercato perché troppo pericoloso), Mara accetta di raccontare la sua storia a Tempi perché «spero che si faccia una
indagine su quello che fanno negli ospedali».
«Per abortire mi sono rivolta al
Centro salute donna di Piacenza, lì lavora la dottoressa
che mi ha proposto la Ru486.
Durante il colloquio la possibilità dell'aborto chirurgico è stata appena accennata. Il medico diceva che era un metodo
invasivo e che si corrono seri
rischi d'infezione, mentre con
la pillola sarebbe stato tutto
più semplice e sicuro, al massimo avrei sentito dei fastidi».
Che le cose non stavano proprio così Mara avrebbe dovuto
scoprirlo sulla sua pelle.
Prima della decisione dell'Aifa
del 30 luglio scorso le diverse
sperimentazioni della pillola
(tra cui quella dell'ospedale di
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GIORNATA DELLA VITA
percorso, con una pausa di riflessione richiesta alla donna di 7 giorni, è difficilmente compatibile con
l’uso della Ru486, che prevede
tempi molto ristretti.
Il farmaco ha delle complicazioni?
Sono moltissimi gli "incidenti" legati alla Ru486 segnalati dalle varie
autorità sanitarie internazionali (emorragie, infezioni, eventi trombotici). I dati più allarmanti sono però
quelli relativi al decesso delle donne che l'hanno assunta. A oggi sono
29 quelle morte dopo aver assunto
Ru486: sono decedute, in larga parte, a causa dell'infezione da batterio
Clostridium Sordellii: un batterio
che non causa febbre, e perciò è
difficilmente individuabile. Il dato,
d'altronde, è stato confermato nel
2005 dall'autorevole rivista New
England Medical Journal: l'aborto
chimico provoca una mortalità
dieci volte maggiore di quello chirurgico. Lo stesso dato peraltro è
stato riportato dall'Aifa nel bollettino pubblicato l'anno scorso sul farmaco.
Torino guidata dal ginecologo
radicale Silvio Viale) furono
sostituite da una pratica che di
fatto aggirava il divieto di vendita e prevedeva l'acquisto
dall'estero della pillola in via
nominale per ogni paziente.
Un procedimento applicabile
per certi medicinali non ancora
in commercio in Italia ma approvati dall'Ente europeo per il
controllo sui farmaci.
«Non capivo, ma mi sono fidata com'è normale. Precisavano che la pillola sarebbe arrivata dalla Francia e continuavano a ripetermi che sarebbe
stata tutta per me. Mi dicevano: «Guarda, la confezione
che compriamo è da tre pillole,
ma è solo tua, ne usiamo una
e le altre due le buttiamo». Su
questo dettaglio insistevano,
Lumensanum - febbraio 2010
come a sottolineare che a loro
quelle pasticche costavano
ma lo facevano per me».
A distanza di tempo Mara ricorda stranezze a cui sul momento non diede peso.
«C'era qualcosa di strano: la
pillola non l'ho ingoiata in
ospedale ma nel Centro salute
donna. Due giorni dopo sono
tornata per prendere altre medicine. La dottoressa mi aspettava al Centro per accompagnarmi lei in ospedale. Mi fece
passare dal retro come per
non dare nell'occhio e appena
arrivata mi mandò a firmare un
foglio, così, diceva "risulti ricoverata in day hospital ma in realtà torni a casa". Subito dopo
mi hanno somministrato il secondo farmaco, stavolta per
via vaginale. Erano delle pastigliette».
DA SOLA
NON CE L'AVREI FATTA
Il farmaco in pastiglie che in
questi casi viene somministrato per via vaginale è il Cytotec.
Un tempo usato nei casi di
ulcera e in grado di provocare
contrazioni, oggi è sconsigliato
dalle autorità sanitarie mondiali come farmaco abortivo
per via dei gravi effetti collaterali. Anche questo dettaglio
Mara lo apprende soltanto ora.
«La parte peggiore è stata
quando sono uscita: non appena salita in macchina ho incominciato a sentire delle fitte
insopportabili, mi sentivo venir
meno e penso sempre che se
fossi stata sola forse non sarei
qui, probabilmente mi sarebbe
capitato un incidente. Fortunatamente c'era il mio ragazzo.
Altrimenti come avrei fatto a
salire le scale su cui sono svenuta? Chi mi avrebbe accudito
quando sono entrata in casa
vomitando per ore con sbalzi
ormonali pazzeschi, sensazioni di freddo e caldo continue e
tachicardie ripetute, mentre la
violenza delle contrazioni mi
piegava in due? E i giorni seguenti quando sono dovuta rimanere a letto come avrei fatto ad andare in bagno o anche
solo a mangiare?».
Spaventata, Mara pensa che
qualcosa sia andato storto o di
avere avuto una reazione allergica.
«Chiamai la dottoressa che mi
disse di tornare in ospedale
solo nel caso di perdite emorragiche prolungate. Ho scoperto dopo che teoricamente
dovevano farmi degli esami
perché non tutti riescono a tollerare la pillola, ma a me di
esami non ne hanno fatti». In
effetti la procedura prevede di
verificare l'assenza di ipertensione, aritmia, asma e allergia
alle due pillole. In realtà i disagi subiti da Mara rientrano per-
11
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GIORNATA DELLA VITA
fettamente negli effetti collaterali provocati dalla pillola.
Un caso simile viene raccontato a Tempi da Graziella, cofondatrice e volontaria del Centro
d'aiuto alla vita di Trento. «Due
anni fa - spiega - una donna
rumena venne qui e ci disse
che voleva abortire perché era
in Italia da sola e non sarebbe
riuscita a prendersi cura di
quel figlio. Noi le spiegammo
che l'avremmo sostenuta sia
economicamente sia fisicamente, ma in lei vinse il sospetto che dietro quella gratuità si nascondesse qualche
interesse e decise di interrompere la gravidanza. Andò all'ospedale Santa Chiara dove le
proposero la Ru486 come il
metodo più innocuo».
La voce di Graziella si fa più
acuta, a tratti rotta: «Quando
la richiamai mi raccontò che
era spaventata per le perdite
continue. Le dissi di tornare in
ospedale. Andò avanti così
per giorni ripetendomi continuamente "sto da cani, sto da
cani". Poi, dopo qualche giorno, è scomparsa e non so cosa le sia successo. Mi viene
una rabbia che non so frenare
quando penso a come trattano
queste donne», conclude Graziella. La rabbia sale anche a
Mara che non capisce «come
mai queste cose non siano re-
12
se pubbliche e nemmeno quale sia l'interesse a tenerle nascoste, quando sarebbe semplicissimo fare dei controlli per
sapere cosa è successo alle
tante che hanno abortito con
quel farmaco».
NON SOLO
IL DOLORE FISICO
Anche sul web non è facile trovare le storie di chi ha sofferto
per la somministrazione della
Ru486 in Italia. A Mara mostriamo un articolo apparso su
La Repubblica di Firenze il 28
febbraio del 2008, che non è
facile trovare in rete. Mara lo
legge con attenzione, velocemente, mostrando di nuovo
quella voracità di conoscere la
storia di altre donne che hanno abortito come lei.
L'articolo racconta di una ragazza che ha usato la Ru486,
anche a lei è stato somministrato il Cytotec. «Con quel
farmaco - dice la ragazza a
Repubblica - ti rendi conto di
tutto. È dura, capisci quello
che fai e lo fai con le tue
gambe. Sono state quelle settantadue ore il momento più
difficile, ti resta addosso qualcosa. In quei giorni hai sentito
suonare un campanello d'allarme, che ti ha messo in guardia perché stavi impedendo
all'organismo di concludere
una cosa che avevi iniziato».
C'è una parte molto peggiore
del dolore fisico, ammette Mara. «C'è qualcosa di peggio. È
stato quando sono andata in
bagno per una semplice pipì, lì
ho espulso tutto e ho visto il
feto». Mara sgrana gli occhi,
aprendo le mani come se
avesse tra le dita un gomitolo.
«Era grande così e non me lo
dimenticherò mai».
«Ci pensa spesso?», le domandiamo. «Sempre.
Soprattutto al momento in cui
ho visto il feto. Lì sei veramente sola anche se c'è qualcuno
che ti sta a fianco, perché sei
tu che hai dentro un figlio e sei
tu che sei stata felice in quei
mesi in cui te lo sentivi dentro».
«Noi donne - è convinta Mara
- siamo fatte anche fisicamente per la maternità, il nostro
organismo sta bene quando
ospita, e quando abortisci e
induci le contrazioni gli fai fare
qualcosa che è contro la sua
natura. Ti tiri via una parte di te
e ti senti svuotata. E sono convinta che con la violenza dell'aborto farmacologico lo senti
anche di più».
Dev'essere per questo che la
ragazzina di Empoli che un
anno fa ha abortito con la
Ru486 non vuole parlare con
Tempi e la sua mamma che si
era aperta alle volontarie del
Cav della città ha poi deciso di
tacere: non se la sentiva più di
ripercorrere un'esperienza così dolorosa. «Credo che sia
così», risponde Mara risollevando lo sguardo.
«Non si parla tranquillamente
di una cosa del genere, anche
la mia storia la conosce appena il mio ragazzo». Mara ha
deciso di parlare con Tempi,
sapendo che non sarebbe
stato facile rivivere quell'«esperienza che ti porti addosso
per sempre, perché spero
davvero che la mia storia
serva a far sapere la verità su
questa pillola».
Fonte: Tempi,
Benedetta Frigerio
10 settembre 2009
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COSA DICE LA CHIESA
PERCHÉ LA CHIESA
VIETA DI
DISPERDERE LE CENERI?
N
el 1886 il Sant'Uffizio condannò la cremazione non per motivi dottrinali, ma pastorali. La massoneria, rinata nel 1859, aveva fatto della cremazione la bandiera
della sua campagna anticattolica.
Passato il pericolo di tale ambiguità, fin dal 1963, l'autorità ecclesiastica lasciò ai cattolici la libertà di
scegliere anche la cremazione del
proprio cadavere, affermando che
non è «cosa intrinsecamente cattiva o di per sé contraria alla religione cristiana». Il Codice di diritto
canonico dice: «La Chiesa raccomanda vivamente che si conservi
la pia consuetudine di seppellire il
corpo dei defunti; tuttavia non proiLuogo della cremazione
bisce la cremazione a meno che
questa non sia stata scelta per
ragioni contrarie alla dottrina cristiana» (can. 1176).
È ancora una preoccupazione
pastorale, che mira a mettere in
guardia i fedeli da una pratica
non priva di ambiguità, che spinge
oggi i vescovi italiani a manifestare
tutta la loro diffidenza nei confronti
della dispersione delle ceneri, che
con la legge 130 del 2001 non costituisce più reato per la società civile e che pertanto tende a diffon-
Lumensanum - febbraio 2010
Forno per la cremazione
Si raccolgono le ceneri
dersi.
La dispersione delle ceneri nel
vento suscita senza dubbio un forte fascino. Non potrebbe essere espressione di quella religiosità new
age che, a partire dall'induismo, ama porre il fine della religiosità nell'anonima fusione con un dio cosmico e impersonale, che nulla ha
da spartire con il Dio di Gesù Cristo? Ciascuno di noi è chiamato a
dare con la propria vita una risposta personale alla proposta di un'eterna alleanza da parte di Dio.
Nella dispersione delle ceneri non
ci potrebbe essere un'inconsapevole negazione di quell'individualità
che ci accompagna anche dopo la
morte e che ci rende responsabili
delle nostre azioni in questa vita?
La dispersione delle ceneri non potrebbe nascondere un inconfessato desiderio di cancellare ogni pubblico richiamo a quell'appuntamento inesorabile con la morte il cui
pensiero ci porta a essere umili e
saggi nella gestione di questa vita?
I cimiteri delle no-stre città ci ricordano che sulla terra siamo tutti precari.
Le tombe che cu-stodiscono i resti
mortali o le ceneri con nome e
cognome, con delle date e sovente
con una foto, sono lo strumento
visibile e u-mano per manifestare
quei legami di affetto che costituiscono la ricchezza del nostro
cuore.
Sono queste le preoccupazioni
umane, prima che cristiane, che
stanno alla radice delle disposizioni dei vescovi. Indipendentemente dall'intenzione dei singoli,
la dispersione delle ceneri rischia
di insinuare nei fedeli idee contrarie alla fede cristiana, oltre che privare tutti, anche i non credenti, di
quel luogo della "memoria" la cui
presenza è radicata in ogni essere
umano. È per evitare questo rischio che la dispersione delle ceneri è "comunemente" considerata
una scelta in contraddizione con la
dottrina e la prassi cristiana e, pertanto, comporta la privazione delle
esequie ecclesiastiche.
Si tratta di una norma pastorale
alla quale, in singoli casi, spetta al
vescovo eccezionalmente derogare, dopo aver valutato le reali intenzioni e l'impatto sulla comunità cristiana.
Fonte: Famiglia Cristiana
don Silvano Sirboni
Dispersione ceneri
13
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ANNO SACERDOTALE
PAPA BENEDETTO XVI ha indetto l’ANNO SACERDOTALE
In questi numeri del Lumensanum, vi proponiamo delle figure di sacerdoti forti, che hanno fatto della loro
vocazione una vera e propria chiamata. Una testimonianza di fede veramente profonda.
Testimonianza che troviamo anche nei tanti uomini nati nella Comunità di San Sebastiano dove hanno maturato la loro vocazione sacerdotale.
In questa rubrica troveremo dei brevi profili dei sacerdoti nativi della nostra parrocchia: a loro il nostro ricordo e la nostra preghiera.
Don Andrea Santoro
N
asce a Priverno il 7 maggio
1945, terzo figlio di un muratore e una casalinga; entrò in
seminario ancora adolescente e
divenne compagno di Vincenzo
Paglia, cofondatore della comunità di Sant’Egidio e attuale vescovo di Terni.
Nel 1970 terminò gli studi teologici presso la Pontificia Università Lateranense e il 18 ottobre
diventò sacerdote della Parrocchia dei SS Marcellino e Pietro
Ad Duos Lauros.
La sua cura pastorale fu da subito rivolta verso i più piccoli e i
più poveri.
Conseguì il diploma al Pontificio
Istituto di Studi Arabi e d’Islamistica, che lo portò nel 1981 a
soggiornare in istituti religiosi
d’Oriente. Al suo ritorno venne
trasferito dalla parrocchia di
Monteverde al quartiere di Verderocca, dove fondò una parrocchia intitolata a Gesù di Nazareth, costruendo una chiesa
dedicata ad Abramo. Vi rimane
parroco per dodici anni.
Nel settembre ’93 lasciò questa
parrocchia e si recò, come pellegrino, in Medio Oriente.
Nel 1994 diventò parroco presso la parrocchia dei Santi Fabiano e Venanzio a Villa Fiorilli,
14
nel quartiere Tuscolano a Roma.
In quegli anni conobbe il vescovo Franceschini, Vicario Apostolico dell’Anatolia, e grazie a
quest’ultimo, don Andrea ottiene
il permesso di partire per la Turchia; l’11 giugno 2000, partì
quale sacerdote “fidei donum”,
cioè concesso dalla diocesi di
Roma alla chiesa turca come
sostegno pastorale.
Nel settembre di quell’anno raggiunse Sanliurfa (Edessa) e qui
vi risiede in un appartamento
molto modesto.
D’accordo con il Vescovo, affittò
una casa in stile armeno per
alloggiare i pellegrini chiamandola “La casa di Abramo”.
Durante questo soggiorno si
prese cura della comunità catto-
lica di Trebisonda, dove da tempo non vi era alcun sacerdote.
Nel 2003 vi prese stabilmente
dimora e affrontò il restauro della chiesa e dell’ex convento dei
cappuccini. La sua chiesa era aperta all’ascolto dei più bisognosi e chiunque poteva accedervi.
Questo disturbava alcuni giovani che cominciarono ad infastidire don Andrea fino al punto di
minacciarlo. Fu ostacolato nel
restauro del cimitero cristiano, il
quale venne profanato, distrutto
e occupato. Si prese a cuore e
cura delle donne ortodosse provenienti dalla Georgia, vittime
della prostituzione.
Nel pomeriggio di domenica 5
febbraio 2006 don Andrea si
trova in chiesa con il suo aiutante turco; entrano tre ragazzi che
lo disturbano e poi se ne vanno.
Don Andrea e il suo aiutante si
mettono in preghiera, ma un uomo rientrato in chiesa con un
pistola in mano gridando “Allah
è grande”, spara due colpi e uccide il sacerdote.
Viene arrestato e condannato
un ragazzo di 16 anni, ma testimoni oculari hanno sempre affermato di aver visto un adulto.
Don Andrea viene portato a
Roma e il suo funerale è affolla-
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ANNO SACERDOTALE
tissimo, la diocesi di Roma sta
valutando l’apertura del processo di beatificazione.
La tua volontà Signore,
non la mia,
i tuoi programmi, i tuoi tempi,
le tue scadenze, i tuoi obiettivi,
il tuo Regno, il tuo nome,
la tua gloria,
il tuo Amore; sii tu a trionfare.
Io solo un servo, uno strumento.
Sii grande Signore.
Ti amo, vorrei amarti sempre più,
vorrei farti crescere,
farti esplodere nel mio cuore,
nel cuore di tutti.
Farti apparire,
farti nascere,
farti amare.
(dal diario di don Andrea)
Don Andrea scrisse dalla Turchia lettere traboccanti d’amore
verso Dio, applicò quello che il
suo anziano parroco gli suggerì:
“la liturgia della porta”; aprire,
sorridere, salutare, rispondere.
Nella sua chiesa, mentre i visitatori girano, è in preghiera per
testimoniare silenziosamente la
sua fede, invocando su di essi
lo Spirito Santo e amandoli profondamente sì da aprire un canale segreto con loro. Intesse
con i vicini dei piccoli rapporti
quotidiani, viene invitato a prendere thè per strada, oppure
entra nelle case e siede per
terra mangiando con loro in
piatti comuni.
In questo suo vivere coglie prepotentemente il segno fondamentale della presenza del Cristo, a voler bene gratuitamente
senza nulla aspettarsi, a voler
bene ad ogni persona così come è, come è vista e amata da
Dio.
Ogni giorno celebra l’Eucaristia
e ogni giovedì l’adorazione dalle
23 alle 24: ha bisogno di sentire
Gesù presente, di quel segno di
pane voluto proprio da Lui.
Don Andrea è lì per scoprire e
capire le sue radici cristiane; in
una sua lettera scrive: “Il segreto di Abramo fu il dolore offerto
per amore e la prova vissuta
con fiducia, obbedienza e abbandono totale. Il segreto di Abramo fu il distacco totale per
non fare neanche di suo figlio
un idolo e per confessare che
solo DIO È L’UNICO… confessare che amare Dio vale più di
ogni cosa.
Da una testimonianza
Crediamo che l’eredità più forte
che don Andrea ci abbia lasciato
sia proprio questa: non lasciare
mai che la tentazione di sospendere il dialogo abbia il sopravvento e quando lo spazio dell’uomo
sembra essere finito, è il momento dello spazio dove opera il
Signore. Questa è l’essenza della
nostra fede, questo è ciò per cui il
seme muore, perché rifiorisca
dalle due diversità il nuovo, che è
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già e non è ancora.
Prima di partire per la Turchia,
don Andrea fondò a Roma l’associazione “Finestra per il Me-dio
Oriente”, finalizzata alla preghiera e al sostegno della sua missione. La regione Lazio, ri-conoscendo la validità dei suoi progetti sta finanziando l’apertura di un
centro di Dialogo Inter-religioso
nella città di Iskende-rum, in
Turchia. Questo progetto continua nel tempo, vi sono stati
incontri dal 2007 ad oggi; nel convegno del 2009 islamo-cristiano
dal titolo: “Don Andrea Santoro
– ponte di dialogo con il Medio
Oriente e la Turchia”, ha registrato una grande partecipazione
di relatori e pubblico. Il clima di
pace, di impegno e di fraternità,
respirato in questo evento, è una
speranza per il dialogo di popoli e
religioni diverse tra le persone di
buona volontà.
Un pugno di lievito
nelle mani di una donna.
Un pugno di lievito
nel cuore buio.
Di questo mondo informe.
Mani rassicuranti
cuore buio che mi spaventa.
Don Andrea
Dorina
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ANNO SACERDOTALE
Don Guglielmo Saleri
:
Don Guglielmo Saleri, (famiglia dei huhter)
nato a Lumezzane S.Sebastiano
il 20 febbraio 1910,
ordinato sacerdote nella
nostra vecchia chiesa parrocchiale
il 24 luglio 1932 all'età di 22 anni.
Fu curato a S. Vigilio e a Fiumicello.
Dopo queste esperienze
parrocchiali, Don Guglielmo
fu mandato a Roma per laurearsi in
teologia ma dovette interrompere gli
studi universitari a causa della guerra e
rientrare a Brescia.
Qui, venne assegnato alla curia
vescovile dove collaborò con
n. 20-02-1910
m. 11-09-1975
Monsignor Almici.
Per qualche anno, fu coadiutore presso la parrocchia di S. Maria
Crocifissa di Rosa e contemporaneamente insegnante di religione nelle
scuole medie della città.
Coloro che lo conobbero, lo ricordano con simpatia e rimpianto
sentendo di aver perso un sincero amico.
ORA DI GUARDIA
presso la Cappella Invernale,
ore 14,00-15,00
ogni ULTIMO MARTEDì del mese
OGNI GIOVEDì
in Chiesa Vecchia ore 19,00-23,00
ADORAZIONE
16
Preghiera
per i
sacerdoti
Signore Gesù, Tu hai chiamato
Pietro e Andrea, Giacomo e
Giovanni e una schiera innumerevole di uomini ai quali hai
regalato la tua fiducia per continuare la tua opera, per seminare la vera speranza, per curare l'infelicità umana.
Grazie, Signore, per il dono del
sacerdozio! Grazie per aver
chiamato degli uomini peccatori a lottare contro il peccato
degli uomini! Donaci, o Signore, uno stupore inesauribile e
una fede grande per accogliere
questo dono, che nasconde il
dono del tuo Amore.
Grazie, Signore, per averci amato così.
Grazie per il sacerdote che ci
ha battezzato, per il sacerdote
che ci ha dato il primo perdono, per i sacerdoti che ci perdonano ogni giorno e ogni
giorno ci regalano la Santa Eucaristia: grazie per il sacerdote
che ci darà l'ultimo perdono
nell'ultimo giorno della nostra
vita!
Signore, abbi pietà di noi e
manda oggi santi sacerdoti alla
tua Chiesa! Amen!
Angelo card. Comastri
Arciprete della Basilica Papale di San Pietro
Lumensanum - febbraio 2010
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DALLA PARROCCHIA - Famiglia
a cura di Tarcisio e Luci
LE ORE DELLA GIORNATA,
UN TERRENO DI bENE
LE ORE DEL GIORNO
CERCANO UN’ANIMA
DIONIGI TETTAMANZI
Cardinale Arcivescovo di Milano
LA PAUSA PRANZO
La preghiera di intercessione
Anche questa pausa può diventare
tempo prezioso
La pausa pranzo è breve.
Chissà se fa bene consumare un pasto così
velocemente e, spesso, di così bassa qualità,
attenti a non spendere tutto quello che si è guadagnato in mattinata…
Tra i colleghi si forma presto un gruppo fisso. Si
consolida la classifica delle possibilità offerte dai
locali delle vicinanze, si distinguono i giorni normali da quelli in cui si cerca qualche piatto speciale.
Di ciascuno si finisce per conoscere gusti, debolezze, manie, genialità. Ciascuno diventa un
personaggio, con le sue battute, le sue insofferenze, le sue passioni: si sa per quale squadra
tifi, le sue preferenze politiche, la meta delle ferie, gli argomenti da non toccare per non suscitare irritazioni...
La pausa pranzo è un rito quotidiano e i rapporti rischiano di diventare convenzioni, i discorsi
scontati…
Viene però il giorno in cui chi sa ascoltare riceve una confidenza: chi si è dimostrato attento e
discreto diventa interlocutore di chi si trova a
vivere una situazioni difficile.
Capita allora che il personaggio spavaldo e burlone si riveli un uomo spaventato, smarrito di
fronte alle nubi che si addensano su di lui, sulla
moglie o sul figlio.
La collega brillante e appariscente confida le ansietà di mamma, si rivela una moglie insoddisfatta, una donna inquieta, una persona umilia-
Lumensanum - febbraio 2010
In una giornata della vostra vita, quante occasioni di bene sono possibili in ogni momento, e con piccoli gesti ordinari si
può costruire una storia di quotidiana santità.
Negli orari di una giornata si possono spargere tanti atteggiamenti che assomigliano alla generosità del seminatore della
parabola evangelica: ogni momento del giorno è come un terreno che attende il seme. Il seme della parola di Dio che rende
feconda di bene la nostra giornata.
In questi numeri, con l’aiuto di alcune note del Card. Tettamanzi, vi proponiamo di seminare nelle ore del giorno la preghiera del mattino, l’attenzione, la responsabilità, la preghiera
di intercessione, la solidarietà, qualche profezia, la disciplina.
una proposta che è solo un piccolo inizio perché tante altre
parole buone e segni di speranza ognuno di noi può ritrovare
nel quotidiano!
ta.
Il giovane sempre allegro, tutto proteso nella
carriera eppure così riservato e inafferrabile, rivela un bel giorno il suo inaspettato desiderio di
guardare oltre il lavoro verso un altro modo di
intendere l’impiego: forse un’attività marcatamente solidale o addirittura una vocazione sacerdotale.
La pausa pranzo è sempre troppo breve, eppure – se vissuta bene - può essere occasione per
costruire relazioni, approfondire conoscenze,
addirittura opportunità per portare consolazione,
donare speranza, dissuadere da una decisione
precipitosa
Accoglienza, ascolto e condivisione
Il tempo sempre può diventare occasione per
aiutare l’altro se si ascolta con rispetto e stima
chi ci sta vicino.
La pausa pranzo può durare anche meno della
predica di un sacerdote, ma può essere persino
più efficace. Una parola detta bene, un consiglio
sapiente offerto senza considerarsi maestri, è
come un seme affidato al terreno: al momento
può sembrare inefficace, ma con il tempo germoglia e porta il suo frutto.
La pausa pranzo è breve, ma può servire anche
per scelte meno ovvie.
L’ho imparato visitando in quest’ora qualche
chiesa nel centro di Milano. Sulle panche in
fondo è facile riconoscere l’impiegato che si
ferma per una preghiera - rapida ma raccolta davanti all’altare della Madonna. Oppure la
signora (una commessa?) che accompagna con
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DALLA PARROCCHIA - Famiglia
a cura di Tarcisio e Luci
qualche “Ave Maria” la fiammella della candela che sta accendendo. O il signore distinto, certamente un alto dirigente, che con la
sua cartella zeppa di documenti in mano
mormora le sue orazioni vicino alla signora
dai tratti sudamericani, che molto probabilmente si guadagna da vivere come badante.
Mi immagino che nelle preghiere di costoro
scorrano volti di persone care, memorie di
problemi e certo anche le confidenze dei colleghi che hanno consegnato loro una
domanda o un dispiacere.
Dialoghi sull’Amore
PROPOSTA PER LE COPPIE
Presso la Casa della Giovane
Dalla conversazione alla
preghiera di intercessione
Per dare un’anima anche alla conversazione
più scontata, come quella dell’incontro occasionale o della compagnia abituale della
pausa pranzo, vorrei suggerire l’esercizio
della “preghiera di intercessione”.
Consiste nel pregare per le persone incontrate ogni giorno, presentandole ad una ad una al
Signore.
La preghiera di intercessione non è però una
specie di delega: “Signore, ti raccomando il
Tal dei Tali: io non posso farci niente, quindi
pensaci tu!”.
Piuttosto si tratta di chiedere: “Ma tu, Signore,
che cosa stai dicendo a questa persona?
quale discorso gli rivolgi? a che cosa lo chiami?”.
Questo modo di pregare insegna a guardare
con interesse, stima e attenzione ad ognuno,
perché ciascuno è interlocutore di Dio, anche
se non è sempre cosciente.
Si prega anche per imparare ad ascoltare:
forse, per qualche misteriosa via, attraverso
quanto mi sta dicendo la collega o l’amico, il
Signore mi sta rivolgendo un appello, intende
aprirmi un orizzonte insperato, vuole suggerirmi un’opera buona.
Dalla preghiera sorge anche l’arte del saper
consigliare, dono dello Spirito che insegna a
non parlare inutilmente, specie di realtà che
non si conoscono.
Dalla preghiera e dal dono dello Spirito nascono quelle parole che aiutano ad intendere
quanto il Signore sta dicendo al tuo cuore e
alla vita di chi vive e lavora accanto a te.
18
(dalla Bibbia: il Libro di Tobia)
Ogni incontro si svolge nel modo seguente:
Ore 17,00 Accoglienza e Preghiera comune
Ore 17,15 Proposta di riflessione
Ore 18,00 Discernimento in gruppi
Ore 19,00 Conclusione
PARROCCHIA
SAN SEBASTIANO
LUMEZZANE - BRESCIA
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DALLA PARROCCHIA - Gruppo della Bella Età
(Incontri per la "BELLA" età)
P
ensiamo sia utile pubblicare mese per mese la programmazione per il Gruppo della “Bella Età”; alle partecipanti sarà
consegnato il solito volantino con il programma completo.
Mese di Febbraio
3 Febbraio Cruciverba a premi
10 Febbraio Poesia dialettale con Enzo Saleri
17 Febbraio 1° mercoledì di Quaresima: Catechesi
24 Febbraio 2° mercoledì di Quaresima: Pellegrinaggio Parrocchiale a Fontanellato (Parma)
C.I.F.
Centro Italiano Femminile
uest’anno il tema socio-culturale scelto dal nostro
Q
gruppo è «L’Arte di invecchiare bene». Perchè?
L’età media delle donne facenti
parte della nostra associazione
è quella della “mezza” età e
oltre…
È il tempo in cui si comincia a
riflettere maggiormente che
esso passa velocemente… (anche naturalmente per gli uomini). Cominciano i primi acciacchi, il lavoro di casa o quello
fuori si è allentato. Si sente il
bisogno di dedicare un po’ di
tempo al proprio benessere personale, ma anche di esprimere
le proprie energie con creatività
per prepararsi più serenamente
ed arricchite alla vecchiaia che
avanza.
In poche parole per imparare a
rimanere un po’ più giovani
“dentro”: saper dare il meglio di
noi stessi anche agli altri o
meglio imparare a “vivere”
dopo l’età della giovinezza, dell’età adulta, anche le due ultime fasi della vita: la terza e la
quarta età. La vita come vediamo tende in generale ad “allungarsi”: è necessario, perciò, prepararsi con consapevolezza,
Lumensanum - febbraio 2010
Le partecipanti al Congresso elettivo provinciale a breno
con uno stile di vita aperta alle
relazioni, alla ricerca di sempre
nuove motivazioni, mantenendo
adeguatamente in allenamento
sia il corpo, che la mente e lo
spirito, supportati da un pensiero positivo che è condizione indispensabile per affrontare nella
maniera più giusta il futuro che
ci resta da vivere. Impegnarsi a
sfruttare per sé e per gli altri, in
ogni momento della vita, i doni
che ciascuno possiede, è un richiamo che ci viene dall’Alto e
che, realizzandolo, ci rende
sempre più persone, sempre
più cristiani.
Tutti questi spunti di riflessione
verranno affrontati in tre serate
nel mese di Aprile presso l’Au-
ditorium “Le Rondini” con il seguente calendario:
“Aiuto, mi è volato un altro anno”
Relatrice: Dott. Elena Valentini
Giovedì 8 Aprile
“Il fascino discreto delle rughe”
Relatore: Dottor Silvano Corli
Giovedì 15 aprile
“La vita: un pensiero positivo”
Relatore: Dottor Angelo Bianchetti
Giovedì 22 Aprile
Lunedì 8 Marzo,
GIORNATA DELLA DONNA,
verrà celebrata,
come consuetudine la S. Messa.
Quest’anno si terrà presso
la parrocchia di Gazzolo.
Gabriella Bondavalli
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DALLA PARROCCHIA
C’è ancora un Vangelo
per i separati/divorziati e per i risposati?
L
a situazione delle difficoltà matrimoniali è
sotto gli occhi di tutti ed è veramente difficile,
oggigiorno, trovare un casato che, in un modo o
nell’altro, non sia stato colpito da un evento di
separazione/divorzio. La stessa comunità cristiana, nel suo insieme, è colpita nelle sue fondamenta e continuamente si interroga sul che
fare, quale atteggiamento tenere e come accompagnare questi figli che soffrono. Ancora
una volta ci viene in aiuto la prassi di Gesù, il
suo Vangelo che accoglie e illumina, ammonisce
e perdona; anzitutto, ama!
Le parrocchie della nostra zona pastorale si vogliono unire in preghiera e in azione per continuare quest’opera di salvezza, mettendosi seriamente vicino alle persone che hanno affrontato separazione e divorzio, per ascoltare e confortare, chiarire e accompagnare.
Per questi motivi, offriamo a tutti i fedeli il foglio
che trovate come inserto di questo numero del
Notiziario parrocchiale, sicuri che capirete l’urgenza dell’argomento e la sua rilevanza ecclesiale. Nessuno si può tirare da parte o sentirsi
nella condizione di assolutamente puro, sotto
una protetta campana di vetro. Ricordiamoci
quanto Gesù ha detto un giorno a chi ragionava
in modo farisaico: «Chi è senza peccato, scagli
la prima pietra»! Chiarezza e carità sono il binario su cui accompagnare questi fratelli, figli di
Dio e della Chiesa.
Sicuramente, nel corso di quest’anno pastorale,
ci saranno altre occasioni di approfondimento e
di preghiera. Intanto, mettiamoci tutti alla scuola
della delicatezza misericordiosa del nostro Salvatore; come quando si è piegato a lavare i piedi
ai suoi discepoli o come quando si mette a cercare ogni giorno la pecorella smarrita.
Mercoledì 24 febbraio 2010
ore 20,30
presso l’Oratorio di S. Apollonio
incontro con don Giorgio Comini
Direttore ufficio Famiglia della Diocesi di Brescia
sul tema:
SEPARAZIONI, DIVORZI,
NUOVE UNIONI
don Giorgio Comini
Direttore Ufficio Famiglia
della Diocesi di Brescia
inserto da staccare
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DALLA PARROCCHIA - C.S.I.
La squadra di pallavolo del CSI
«FREE ACT LUME»
Ciao a tutti…
Siamo le gnare della pallavolo…
La nostra squadra è nata dalla voglia di alcune ragazze di iniziare un nuovo sport, all’interno dell’oratorio, diverso dal calcio.
All’inizio era formata da una quindicina di ragazze
tra il ’92 e il ’90…quasi tutte ci conoscevamo, mentre con le nuove arrivate abbiamo subito legato, nel
nostro gioco ci sono stati diversi litigi e incomprensioni per i diversi caratteri ma subito chiariti, e con
molta fiducia in noi fin da subito le nostre “magnifiche” allenatrici ci hanno iscritte al campionato.
Dopo sudatissimi e stremanti allenamenti il primo
campionato si è concluso con le mani nei capelli!
Ora, con l’acquisto di nuove giocatrici e essendoci
stufate di perdere, gli allenamenti dell’anno precedente hanno iniziato a dare risultati portando così la
felicità in chi ci ha viste migliorare, impegnarci e
crede ancora in noi dopo le sconfitte MOLTO sconfortanti...
Ad oggi oltre che essere semplici ragazze che giocavano per la voglia di fare qualcosa… stiamo imparando ad essere squadra condividendo sconfitte e vittorie (anche se poche!) gioie e dolori, incavolature
ma soprattutto grandi risate!
Il mese scorso abbiamo letto la presentazione della squadra di
calcio degli Juniores e con loro abbiamo visto gli allenatori,
questo mese alcuni genitori vorrebbero parlare di questa squadra.
All’inizio della stagione non si riusciva a capire bene che fine
avrebbero fatto le 2 squadre, le informazioni che arrivavano alle
nostre orecchie erano ogni giorno diverse, a volte sembrava che
per loro non ci fossero allenatori disponibili, altre volte si parlava di alcuni volontari che desideravano prendesi in carico questi nostri “gnari”. Don Mauro ci tranquillizzava dicendo “troveremo la soluzione”, infatti la soluzione si è trovata o meglio
hanno trovato alcuni “temerari” che hanno creduto in questi 20
ragazzi e si sono messi in gioco.
Gli allenatori parlano di alcune difficoltà nate dalla differenza di
età ed anche dalla presenza numerosa nella stessa squadra, noi
vi assicuriamo che loro stanno lavorando talmente bene che
piano piano stanno risolvendo i vari problemi.
I nostri figli sono soddisfatti dei loro allenatori, i quali oltre ad
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Un grosso saluto a tutti voi dalle migliori pallavoliste
del CSI con delle allenatrici fuori come balconi ma
acide come limoni… hahaha…
Chiara Moscardi (alzatrice), Anna Caprioli (centrale),
Elena Speziani (ala/centrale), Elena Galbassini (ala),
Sara Montini (centrale), Roberta Bugatti (libero),
Elena Desiderati (ala/centrale), Giulia Moretti (ala),
Federica Bertoni (ala/centrale), Alessandra Fiorelli
(opposto), Stefania Cavagna (ala), Elena Portesani
(centrale)... e dalla panchina chiamiamo in copertina
Manuela Misiti e Francesca Giacomelli (allenatrici).
allenarli sanno trasmettere valori molto importanti, rispetto,
entusiasmo, impegno, simpatia e allegria e soprattutto sanno
come porsi con tutti indistintamente dalla bravura.
Vogliamo quindi dire grazie a Massimo, Nico ed Alessandro, è
vero in classifica siete messi maluccio, ma nella classifica del
cuore siete in PRIMA POSIZIONE.
Grazie perché spendete tempo e forze per i nostri ra-gazzi, grazie perché prima di essere allenatori siete educatori, grazie perché noi genitori siamo felici quando tornano a casa e raccontano di quanto è bello fare allenamento con voi.
Un grazie sincero anche ai genitori che seguono le partite e
fanno da taxi ed a tutti coloro che danno una mano occasionalmente.
Vi auguriamo un 2010 fantastico ed in “vetta alle classifiche”,
scegliete voi la classifica, in quella dei genitori siete già in
“pole position”.
Genitori degli Juniores
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DALLA PARROCCHIA - R.A.M.
Intervista a Frate Alberto
dei FATEBENEFRATELLI - responsabile dell’asilo notturno di Brescia.
Per quale ragione tu, frate Alberto, hai deciso di lasciare tutto…
insomma la tua vocazione…raccontaci…
Non ho sentito la voce di Dio che
mi indicava di seguirlo più da vicino
e vivere così come sto vivendo e,
tantomeno, ho ricevuto qualche
sms dalla Madonna, cerco di spiegare quello che mi è realmente
capitato e che solo nell’esperienza
del tempo che passa, ho compreso coincidere totalmente con l’
‘espressione biblica “ti ho scelto fin
dal grembo di tua madre”.
In cosa consiste la tua scelta?
La mia scelta è consistita nel rispondere alla scelta del Signore
che per primo ha operato in me.
Come puoi accorgerti di essere
stato scelto? Cosa ti ha reso evidente che la tua persona era fatta per una vocazione diversa da
quella “naturale” della maggioranza degli uomini?
La parola che meglio risponde a
queste domande è corrispondenza: accade che attraverso un
incontro umano, in un momento
preciso di cui ricordo il luogo, l’ora
e il contesto emotivo in cui mi trovavo, il mio cuore ha riconosciuto
che seguire il Signore dedicandogli
la vita intera, rispondeva o meglio
corrispondeva al desiderio di felicità che avevo.
Dovrebbe essere l’esperienza di
ogni uomo giusto?
Sì anche se la mentalità da cui
siamo inondati ce lo fa dimenticare
e censurare: se pensiamo all’innamoramento, ciascuno può con precisione ricordare e riconoscere l’istante in cui ha capito che quella
donna o quell’uomo corrispondeva
al suo cuore tanto da desiderare di
viverci insieme per sempre e, da
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quell’istante, ogni istante e circostanza che è seguita ha rappresentato la verifica di questa “CORRISPONDENZA”. Non è commovente ed invidiabile vedere due anziani che magari dopo 50 o 60 anni
di matrimonio (colmo di gioie ma
anche di dolori e sacrifici) si guardano con una tenerezza sconfinata? Questa tenerezza non sarà
certo più l’impeto di attrazione con
cui i loro sguardi si cercavano 50
anni fa, ma testimonia al mondo
intero l’avverarsi di un amore vero
che compie il loro desiderio
umano.
E questo,
è accaduto anche a te?
Certamente: andando a fondo a
quell’attimo in cui il mio cuore ha
presentito il suo compimento nella
vocazione alla verginità, di ritrovarsi oggi dopo 15 anni confermato in
quell’intuizione e, quindi, consapevole di non aver alcun merito se
non quello di aver detto ECCOMI a
un altro che mi ha scelto e di aver
tenuto e tenere lo sguardo fisso su
Gesù, unica sorgente di vero amore.
Questa possibilità è data a tutti,
a qualsiasi forma vocazionale…
Certo, a chiunque, a coloro che dedicano completamente la vita al
Signore ma anche a coloro che
rispondendo alla loro vocazione,
poggiano fedelmente la loro vita su
colui che li ha scelti e, attraverso il
Battesimo, li ha assimilati a Lui.
Quale è la diversità tra Andrea e
Giovanni, che per primi L’hanno
incontrato e seguito, e te Frate
Alberto fra milioni di Alberto esistenti e circa 2000 anni dopo,
che sei stato scelto a vivere più
intensamente il rapporto con
Cristo seguendolo nel carisma
dell’ospitalità?
Con sincerità e estrema ragionevolezza rispondo che non esiste alcuna differenza sostanziale, perchè
Gesù è risorto e ha vinto la morte e
per questo è con noi fino alla fine
del mondo, certo la forma della sua
presenza non equivale a quella
sperimentata da Andrea e Giovanni, ma risulta altrettanto carnale
nell’Eucarestia e nella sua Chiesa.
In questo senso,
cosa è stato determinante?
Per me è stato determinante il percorso formativo intrapreso, mi ha
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DALLA PARROCCHIA - R.A.M.
insegnato ad apprezzare cose che
prima davo troppo per scontate, mi
ha insegnato ad approfondire il mio
rapporto con Dio attraverso la sua
parola e la testimonianza del cambiamento del cuore di tanti miei
confratelli che ho avuto la grazia di
incontrare, fino ad arrivare a comprendere che il donoche ho ricevuto deve essere coltivato giorno
dopo giorno, circostanza dopo circostanza, perchè il desiderio adesso più che all’inizio e che il mio
cuore si compia cioè che la mia
umanità si avveri.
Dove stai vivendo
la tua vocazione?
In questi ultimi anni sono stato
chiamato a vivere la mia vocazione
all’ospitalità all’Asilo notturno San
Riccardo Pampuri, un centro d’accoglienza per coloro che per i più
svariati motivi, non hanno un luogo
in cui abitare, una casa in cui trovare qualcuno che li aspetta e li
accoglie; coloro i quali – nel mondo
in cui viviamo – sono definiti “GLI
ULTIMI DEGLI ULTIMI”.
Dicci ancora qualcosa sulla tua
esperienza…
L’esperienza che sto facendo ha
ancor più acuito le meraviglie che il
Signore compie in me e intorno a
me: la mia famiglia d’origine e l’educazione che ho ricevuto, l’incon-
tro con la famiglia religiosa dei
Fatebenefratelli e il carisma di San
Giovanni di Dio che mi testimonia
quotidianamente e mi spinge a
vivere l’ospitalità come riverbero
esistenziale del dono di essere
stati scelti, cioè ospitati dall’amore,
la molteplicità di persone che ho
incontrato e che incontro i cui rapporti rappresentano sempre la possibilità di sperimentare la novità di
quella corrispondenza del cuore.
Parlando con te si respira entusiasmo, gioia e fede…il tutto è
una bella testimonianza…
Mi riscopro capace di testimoniare
la gioia che solo Cristo è capace di
donare, desiderando di vivere fino
in fondo l’abbandono che Giovanni
di Dio ha sperimentato nella via di
Granada nell’accogliere tutti coloro
che gli chiedevano aiuto, trattandoli come fratelli, senza pregiudizi e
discriminazioni.
Cosa è importante far comprendere a coloro che bussano alla
porta dell’asilo notturno?
Dentro le difficoltà e i sacrifici di
ogni giorno, così come la vita di
tutti gli uomini, ho la grazia di aver
riconosciuto che il mio compito è
quello di riuscire a far comprendere a coloro che bussano alla nostra
porta che si può vivere per Amore
di Qualcuno che è presente ora,
che è possibile sentirsi completamente realizzati «perdendo» completamente se stessi nell’abbandono alla volontà di un altro e che si
può comprendere bene la frase di
Gesù «a chi ha, sarà dato in
abbondanza; a chi non ha, sarà
tolto anche quello che ha». Con
altre parole posso dire di fare l’esperienza del «centuplo quaggiù».
A fine giornata lo sguardo finale
e’ sempre rivolto in ALTO?
Ogni sera al termine della mia giornata non riesco a evitare di ringraziare il Signore per i tanti doni che
mi ha riservato e che mi stimolano
ancor di più a porre al centro della
mia vita l’Ospitalità.
Per riassumere, cosa è dunque
la Vocazione?
È la possibilità di rinascere che
solo Dio può rivelarci: non si tratta
di saper fare o di fare delle cose,
non ha a che vedere con una capacità di coerenza comportamentale,
ma poggia totalmente sul riconoscimento che Cristo è tutto in tutti e
che senza di Lui nulla è possibile
all’uomo.
Frate Alberto al termine di questa bella chiaccherata aggiunge…
Allora a coloro che magari interrogati dalla lettura di queste poche
righe vorrebbero comprendere un
pò di più la mia esperienza vocazionale dico: Vieni e vedi. Anch’io
come te, incuriosito dal presentimento di un bene più grande per la
mia vita sono andato «A VEDERE» e ho incontrato la risposta ai
desideri del mio cuore.
… ed io aggiungo, l’ho visto all’opera e tutto ciò che qui è detto lo si
vede con gli occhi.
GRAZIE FRATE ALBERTO della
tua favolosa testimonianza, buon
lavoro e una preghiera per te e la
tua famiglia all’asilo, di certo arriverà anche da parte nostra.
EMANUELA
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DALLA PARROCCHIA - Campo a Castione della Presolana
«Tu sei prezioso ai
miei occhi»
Campo invernale
a Castione della Presolana
C
osa è stato il campo invernale
a Castione?
Castione sono stati giorni dove
ognuno si è sentito libero di esprimere se stesso, giorni sereni e
tranquilli, dove si è respirata l'aria
di una comunità che cammina e
vuol bene al proprio vicino, alla
propria gioventù.
Un campo dove si sono scoperte o
riscoperte persone, dove ognuno si
è scoperto pietra viva che può e
deve giocarsi nella vita e nelle relazioni; un campo dove si sono scoperte anche le nostre paure e la
nostra necessità di sicurezze, ma
anche il desiderio di vita e di vivere
che portiamo nel cuore e che ci trapassa tutto il corpo chiedendoci di
mettere in gioco e in movimento
tutto noi stessi.
Castione è stato un sentirsi amati
per ciò che siamo, per ciò che portiamo nel cuore, per ciò che in quel
momento sappiamo e possiamo
dare, ma soprattutto per quel germe di bene e di bello, di divino, oserei dire, che è nel nostro dna.
Castione è stato un tirar giù le maschere per mostrare il nostro viso
luminoso; è stato un giocare e mettere in gioco noi stessi, uno scoprire che solo nelle reazioni crescia-
mo e viviamo.
Insomma, Castione è stata una
grazia, o come dicono i nostri
ragazzi, è stata tanta roba!
Questo non perché Castione era
speciale, ma perché ognuno di noi
si è finalmente sentito speciale e
per dirla con le parole del nostro
inno-tema, ognuno si è sentito dire,
sussurrare, balbettare, cantare: “tu
sei prezioso ai miei occhi”!, finché
non se ne è reso conto!
In questi giorni ognuno ha sperimentato il bello dello stare insieme
e del condividere; ognuno si è sentito amato e non giudicato e quindi
ha potuto mettere a nudo alcune
sue paure e dare il nome giusto
alle persone che lo hanno aiutato a
crescere, che gli hanno voluto
bene o meno.
In questo campo ho respirato quel
“sto bene”, mi sento a casa.
Con noi c'era il nostro crocifisso di
San Damiano, sempre li a guardarci sorridente. Spesso mi sono chiesta cosa pensasse quando ci osservava tutti seduti sulla nostra
moquette blu.
La cosa che mi ha lasciato stupita
è che ha sempre sorriso, e ancor
più strano è che ognuno di noi man
mano passavano i giorni assumeva il suo sguardo e il suo sorriso.
Sarà stato perché davvero ognuno
si è sentito prezioso ai suoi occhi?
Rossella
12a edizione Cantalume
Vincitori di Categoria
Categoria Bambini
Martina Gandelli
Categoria Ragazzi
Kelli Bugatti
Silvia Ferlanti
Canzone
Il coccodrillo come fa
Canzone
Ti vorrei sollevare
Categoria Giovani
Massimo Leone
Canzone
L’uomo senza età
Categoria Adulti
Damiano Bologna
Canzone
5 giorni
Vincitore Assoluto 12° cantalume
Canzone
Clara Bonomi
Thank you for the musik
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FESTA PATRONALE 2010
Ricordo dei 45 anni di sacerdozio missionario in Brasile
di Padre LUDOVICO BONOMI
45 anni di Ordinazione sacerdotale: 2606-1965 nel Duomo di Milano, ordinante il Card. Arcivescovo Mons. Giovanni Colombo.
Sono un Comboniano proveniente dal
Seminario Diocesano di Brescia e dalla comunità parrocchiale di Lumezzane San Sebastiano sotto l’azione previdente di Mons. Giovanni Battista Masneri, del curato don Evaristo Zubbiani
e delle figure carismatiche dei Missionari Lumezzanesi don Teodosio Bonomi, don Eliseo Bianchi e don Clemente
Saleri.
Molto fuoco e attenzione venne dal Circolo Missionario del Seminario Santangelo con in testa il Rev.do don Palmiro
Donini, Mons. Enzo Rinaldini, promotori dell’animazione missionaria tra il
Clero Bresciano, sotto la guida illuminata del Direttore spirituale don Stefano Olivetti. Con l’ordinazione sacerdotale si compie la mia consacrazione
alle Missioni.
Aspettavo cordialmente di andare in Africa, ma per la rivoluzione dei Simba, i
Superiore dei Comboniani mi dirottarono al Brasile in America Latina.
Primo servizio pastorale a Ecoporanga
nello Stato dello Spirito Santo in Brasile. Lavoro specifico: formazione dei
Catechisti, Dirigenti di Comunità Ec-
Lumensanum - febbraio 2010
clesiali di base, vita nelle scuole Pio
XII e Giovanni XXIII per l’azione pastorale giovanile.
60 comunità all’interno della Parrocchia dove si arrivava prima col cavallo,
poi per la generosità dei miei padrini di
Messa, il signor Giuseppe Bonomi e il
signor Geromino Camozzi ottenni una
Jeep, arrivando più velocemente e lavorando più in profondità nelle varie
Comunità che dovevo attendere.
Dopo una pausa di servizio in Santa
Catarina (sud del Brasile) per animazione vocazionale missionaria e costruire un Seminario e dopo un aiuto
offerto a Igarapi-Açu nel Parà con parrocchia e Lebbrosario di Sant’Antonio
di Prata. Fui chiamato dai Superiori per
una grande missione in Rondonia:
accogliere, organizzare la grande migrazione che dal Sud del Brasile si dirigeva a conquistare l’Amazzonia.
In una terra grande e buona cominciammo con 30.000 abitanti nel 1974 per
arrivare nel 1986 ai 600mila abitanti.
Con 18 Comboniani demmo vita alla
Nuova Diocesi di Ji-paranà e consegnammo al 1° Vescovo Brasiliano 18
parrocchie, 600 Comunità Ecclesiali di
base, il palazzo della Diocesi e tutti i
mezzi di trasporto per il Clero in servizio alla nuova realtà diocesana, perchè
camminasse velocemente. In questo
tempo ero anche parroco a Pimenta
Bueno - RO - sempre con gli stessi impegni di formazione.
Trasferito a Porto Velho, parroco delle
Grazie, coordinatore della pasrorale
Diocesana e - sede vacante - Amministratore Diocesano; preparammo la trasformazione della Prelazia in Diocesi e
subito in Arcidiocesi formando un
Nuovo Regionale della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile, Regionale Noroeste.
A Porto Velho, capitale di Rondonia, rimanemmo più a lungo, 23 anni, aiutato
per i miei movimenti pastorali da un
Jeep, offerto dal diacono Tobia Bonomi.
La mia parrocchia delle Grazie crebbe a
dismisura e da essa formammo altre 6
parrocchie con tutte le strutture necessarie, consegnate sia al Clero Diocesano e ai preti «Fidei Donum» per far
fronte alla violenta migrazione verso
l’Amazzonia.
Lavorammo per 25 anni con le Suore
Marcelline di Milano e con l’aiuto del
Servo di Dio dr. Marcello Candia trasformammo il Lebbrosario da luogo di
rigetto, sofferenza e castigo in una oasi
di paradiso, dando un nome nuovo di
Ospedale per le malattie tropicali.
Posso gloriarmi del successo di aver
fatto maturare ben 18 vocazioni alla
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FESTA PATRONALE 2010
vita religiosa femminile: ben preparate
e zelanti nel loro servizio alla salute,
alle scuole, ai poveri tutti.
Quanto alle vocazioni maschili per il
Sacerdozio attualmente conto con un
prete, Pe Marzio Giuseppe Miranda de
Queiroz, attualmente in servizio nella
Diocesi di San Paolo con Don Pietro
Stringhini, vescovo ausiliare e continuando le sue specializzazioni negli
studi.
Nel 2002 siamo trasferiti in Roraima e
con l’aiuto di un Toyota, offerto dai
signori Giuseppe Saleri e Gambari
Mario, come gruppo Comboniano assumemmo le parrocchie di Alto Alegre e
Taiano per il servizio agli agricoltori e
alle Comunità Indigene della Regione:
30 comunità rurrali e 6 comunità indigene. Il lavoro è sempre formando Ca-
techisti, Dirigenti di Comunità con una
attenzione alla gioventù che per fissarla
alla terra abbiamo portato nelle nostre
ripartizioni parrocchiali la Università
Statale con varie specializzazioni.
Nel 2009 a fine agosto consegnammo
le due parrocchie alle Suore Vicentine
con due sacerdoti loro collaboratori.
I Comboniani si sono trasferiti nell’area
missionaria di San Marco e collaborano
con i Missionari della Consolata. La
Comunità rinnovata è costituita da un
padre portoghese, un padre della Costarica e un fratello italiano. A Manaus,
26
nella capitale dell’Amazzonia c’è una
altra comunità comboniana che lavora
nella periferia e per gli Indios.
Ora sono chiamato a Sao Josè do Rio
Preto - S.P. - dove fui Parroco dal 1997
al 2001 dirigendo anche l’Opera Sociale per ragazzi di strada, avendo i miei
Superiori consegnato sia l’Opera che la
Parrocchia alla Diocesi, siamo destinati
a comporre la Comunità “Casa Comboni” per accogliere i nostri Confratelli
ammalati e stanchi e assumendo la responsabilità della parrocchia Cristo Re,
particolarmente la chiesa-santuario della Madonna di Guadalupe nel rione
“Romano Calil” insieme con P. Carlo
Naldi, ideatore e costruttore di questa
chiesa.
Questo in breve il percorso di questi 45
anni di servizio sacerdotale-missionario.
E non è ancora finita! Ritorno in Brasile
l’8 febbraio e spero di offrire in umiltà
e ardore quanto posso ancora nella mia
Comunità Missionaria di Sao Josè di
Rio Preto - Casa Comboni.
Io credo e son felice della mia vocazione; ringrazio il Signore che mi ha chiamato e mantenuto fermo nel mio servizio sacerdotale e missionario.
Alle persone che mi hanno preparato
tutta la mia gratitudine.
Ai Benefattori Lumezzanesi che non mi
hanno mai abbandonato, alla mia parrocchia di San Sebastiano col suo attuale pastore don Giulio Gatteri; all’organizzazione “Cuore Amico” che attualmente agisce sotto la presidenza di don
Armando Nolli e il suo staff una grande
inno di lode, un grazie grande come il
Brasile.
Continuate ad aiutare i Missionari: essi
vanno sul posto e vi restano ad animare, consolare e a far progredire tutti,
perchè la Chiesa sia fra le genti il fermento nella massa e trasformi in meglio, in bontà, la figura di questo mondo
per essere come Dio l’ha fatto fin dal
principio: «a immagine e somiglianza
del suo Creatore».
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FESTA PATRONALE 2010
ANNIVERSARI DI MATRIMONIO
50° E OLTRE
Centazzo Giulio e Bianchi Iris (62)
Saleri Bruno e Bugatti Maria (57)
Guerini Franco e Crescini Domizia
Pintossi Mario e Mino Celestina
Ferlanti Giuseppe e Cavagna Anna Teresa
Gnali Gianni e Bollati Laura
Bianchi Adalmiro e Gnutti Francesca
40° E OLTRE
Filigheddu Giovanni e Mazza Mariella (45)
Bossini Renzo e Bandera Fausta
Campadelli Lino e Franchini Maria
Urbani Felice e Ottelli Silvana
Bonomi Vittorino e Bonomi Vittoria
Martinelli Emilio e Bettinelli Danila
Cavagna Romano e Veneziani Luciana
30° E OLTRE
Defendenti Carlo e Marinelli Laura
28
Saleri Nisio e Elmetti Maria Rosa
Bonomi Uberto e Garosio Paola
Ghidini Orlando e Del Bono Maria Rosa
VENTICINQUESIMO
Strabla Fulvio e Bettelli Rosanna
Demasi Francesco e Peli Mariagrazia
Belussi Gian Pietro e Ferrari Giovanna
Cavagna Vittorio e Corsini Anna
VENTESIMO
Freddi Giancarlo e Carè Marilena
DECIMO
Frazzitta Tonio e Festa Erica
Bossini Enrico e Zubbiani Paola
Patti Stefano e Campadelli Isabella
Filigheddu Gianluca e Bonomi Elena
Durosini Marco e Bertelli Cinzia
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PELLEGRINAGGI PARROCCHIALI
La Parrocchia di Lumezzane San Sebastiano a
LOURDES
3/5 MAGGIO 2010 - (3 giorni - aereo)
Voli noleggiati "tutto compreso" Airbus 320 Eurofly
Orari locali indicativi:
p. 7.30 Bergamo a. 11.20
a. 9.00 Lourdes p. 09.50
3 maggio (lunedì)
1° giorno
BERGAMO - LOURDES
Ritrovo all'aeroporto di
Bergamo Orio al Serio.
Partenza per Lourdes. Arrivo, trasferimento in albergo e sistemazione. Prima
visita alla Grotta. Pranzo.
Incontro con il gruppo arrivato in pullman e partecipazione insieme alle celebrazioni religiose (Liturgia
Penitenziale, Via Crucis, S. Messa). Cena. Partecipazione alla fiaccolata. Pernottamento.
4 maggio (martedì) 2° giorno
LOURDES
Pensione completa. Giornata dedicata alla partecipazione alle celebrazioni religiose (S. Messa, Processione Eucaristica) ed alla visita dei luoghi di Santa Bernardetta, tra cui la casa natale, il Cachot e la chiesa parrocchiale (battistero di Bernadette). Partecipazione alla
fiaccolata.
5 maggio (mercoledì) 3° giorno LOURDES – BERGAMO
Colazione. Santa Messa conclusiva del pellegrinaggio.
Trasferimento all'aeroporto per il rientro. Arrivo a
Bergamo Orio al Serio.
QUOTA DI PARTECIPAZIONE: € 470,00
Supplemento camera singola
€ 70,00
La quota comprende:
Passaggio aereo in classe turistica Bergamo/Lourdes/Bergamo con voli noleggiati Eurofly - Tasse d'imbarco - Trasferimenti in pullman da/per l'aeroporto di
Lourdes - Alloggio in albergo di 3 stelle in camere a due
letti con bagno o doccia – Vitto dal pranzo del 1° giorno
alla colazione del 3° giorno – Visite come da programma – Assistenza sanitaria, assicurazione bagaglio e annullamento viaggio Europ Assistance.
La quota non comprende:
Bevande – Mance - Extra personali – Tutto quanto non
menzionato alla voce "La quota comprende" - Trasporto
a Bergamo.
OSTENSIONE della Sacra Sindone,
"Passio Christi, passio hominis"
mercoledì
19 MAGGIO
2010
Alle ore 6 ritrovo dei
partecipanti della
parrocchia di
LUMEZZANE SAN
SEBASTIANO e
partenza in pullman
per TORINO.
Alle ore 9 incontro con la guida locale per la visita
del centro storico attorno al palazzo Reale, poi
seguendo l'elegante piazza san Carlo, la via Po fiancheggiata da portici sino alla Mole Antonelliana e
alla grandiosa piazza Vittorio Veneto che si affaccia
sulle rive del Po, che costeggiamo per ammirare
esternamente il Pa-lazzo del Valentino, che fu residenza reale.
La visita termina alla basilica di Maria Ausiliatrice
voluta da San G. Bosco, definito da papa Giovanni
Paolo II «Pa-dre e Maestro della gioventù». è uno
splendido tempio nel quale sono dedicate numerose
cappelle ai Santi Piemon-tesi dei sec.'700-'900, detti
«santi sociali» per la loro particolare dedizione ai
problemi sociali della prima era industriale in
Piemonte. Nel santuario si trovano le spoglie di san
Giovanni Bosco e di san Domenico Savio, il santo
della gioia. Celebrazione della Santa Messa alle ore
12 (in basilica o nella cappella Pinardi, che fu la cappella del primo oratorio).
Pranzo in ristorante.
Nel pomeriggio tempo libero e alle ore 16.45 inizio
del percorso guidato per la visita alla SINDONE.
Al termine partenza per il rientro a Lumezzane, con
arrivo verso le ore 21.
QUOTA PER PERSONA € 60,00
(minimo 40 partecipanti, massimo 54)
N.B. - È necessario un documento d'identità valido. Per la
parte normativa (annullamenti, penalità, recessi) valgono
le condizioni pubblicate sul nostro catalogo 2009-10. La
cronologia delle visite e delle funzioni religiose é puramente indicativa.
La quota comprende:
Viaggio in pullman come da programma – Pranzo in ristorante
- Prenotazione del percorso sindonico - Guida di Torino –
Assistenza sanitaria Europ Assistance.
ADESIONI ENTRO FEBBRAIO
CON ACCONTO DI EURO 100
La quota non comprende:
Bevande – Mance – Eventuali ingressi – Extra personali – Tutto
quanto non menzionato alla voce "la quota comprende".
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STORIA DELL’ORATORIO - Quinta puntata
Oratorio … una storia che continua...
«Senza entusiasmo non si è mai
compiuto niente di grande»
In questa puntata della nostra
storia dell’oratorio ci soffermeremo su una figura di sacerdote
che si fermò tra noi ben 16 anni:
don Evaristo Zubbiani.
Ci siamo serviti delle numerose
testimonianze di chi lo conobbe,
dato che don Evaristo seguì parecchi gruppi oratoriani.
Seguiva con entusiasmo i giovani dell’A.C. e i gruppi di ragazze
e ragazzi, fu molto vicino al
mondo del lavoro e alla nostra
realtà sociale del tempo, guidò
infatti il Movimento delle ACLI,
(il nostro oratorio fu tra i primi
ad avere le ACLI e per la qualità
fu anche tra i circoli pilota della
provincia).
Molto presente anche nell’attività artistica del teatro in Oratorio,
infatti con il suo arrivo nel 1948
Anno 1955: la gioia di ritrovarsi all’Oratorio
le rappresentazioni teatrali si
intensificarono, permettendo di
formare l’ossatura portante della
Compagnia teatrale trainante per
diversi anni in seguito. Decisivo
fu il suo intervento presso il
gruppo Diocesano di Brescia,
Anno 1955: aclisti all’entrata dell’Oratorio
30
organizzatore del Concorso provinciale di teatro per compagnie
amatoriali di oratori maschili,
grazie a don Evaristo si ebbe a
Lumezzane la rassegna tanto importante, in una cornice festosa
di pubblico numeroso, accorso
al teatro dell’oratorio, per assistere a ben 15 rappresentazioni
partecipanti al concorso.
Dal libro “L’oratorio…” citiamo la testimonianza di padre Alvise Simonelli “…ho vissuto gli
anni di don Evaristo che animava, con la sua umanità e la
sua completa formazione sacerdotale, l’Oratorio. Io mi avvicinavo con simpatia al “prete”
che con le sue parole e la sua
personalità completava l’azione
del catechista, e così l’Oratorio
divenne, dopo la famiglia, il
luogo della mia formazione cristiana, sociale, comunitaria.”.
Il diacono Tobia Bonomi testi-
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STORIA DELL’ORATORIO - Quinta puntata
monia il suo amore all’oratorio
ricordando il “grande educatore
prima e amico dopo don Evaristo”. Il sig Bonomi tiene a sottolineare l’esigenza educativa di
don Evaristo, dandoci un ritratto
del sacerdote che ora riportiamo
“don Evaristo, che quando venne tra noi, aveva solo 26 anni,
fu per noi, ma non solo per noi
giovani di allora, un grande
educatore ed animatore. Questo
anche per altri settori che seguiva come: predicazione, scuola di canto, cinema, preparazione al sociale e alla politica
ecc…
Alle adunanze che ci teneva, si
presentava sempre preparato,
aggiornato e ci stimolava con le
sue proposte ad una vita cristiana seria. In conclusione, fu una
presenza incisiva e qualificata,
finalizzata alla formazione culturale e spirituale dei giovani: li
ha preparati ad essere genitori
seri, persone in grado di scelte
responsabili nella professione,
nella società, nella Chiesa. Ancora oggi don Evaristo è ricordato con affetto, riconoscenza e
stima, da chi ha vissuto anni di
serenità e di gioia sotto la sua
guida e il suo esempio”.
La testimonianza di padre Ludovico Bonomi sottolinea che “il
curato dirigeva personalmente
l’anima di ciascun giovane con
la direzione spirituale e le frequenti confessioni. Si sviluppò
il gruppo di vocazioni in parrocchia, sempre ben nutrito,
Lumensanum - febbraio 2010
sempre diretto da don Evaristo
e da mons. Masneri, che ci volle
sempre persone totalmente dedicate alla pietà, alla liturgia e
alle opere parrocchiali”.
Molte altre persone ricordano
con nostalgia questo sacerdote,
un sacerdote schietto, ma mai invadente, un amante della musica e del canto al punto di dirigere in modo impeccabile il coro
parrocchiale per molti anni.
Anche dopo la sua partenza per
Palazzolo mantenne i contatti
con le amicizie create qui a Lumezzane e nei numerosi incontri
ricordava con amore e nostalgia
San Sebastiano, il suo “primo amore”, dove seppe spendere con
passione le sue energie giovanili
per le anime dei parrocchiani.
Concludiamo riportando dal
Giornale di Brescia del 13-09-62
la cronaca del suo saluto alla comunità “in un’atmosfera di
caldo affetto e di simpatia Lumezzane ha salutato sabato sera
e domenica il proprio curato
don Evaristo Zubbiani, promosso dalla fiducia dei superiori a
reggere una nuova parrocchia:
Palazzolo sull’Oglio. I giovani
oratoriani in una riuscita commedia avevano raccolto attorno
al festeggiato tutta la comunità.
La domenica poi è stata intrisa
di nostalgia, il comitato organizzatore ha fatto le cose a dovere se ha saputo offrire all’interessato oltre 1 milione di danaro e oltre 500 mila lire in doni per la parrocchia: così, un
po’ a modo suo, la gente di
Lumezzane ringrazia chi ha
saputo lasciare una viva traccia
del suo operato”.
Silvia
Anno 1955: gruppo parrocchiale di scuola sociale con don Evaristo
Zubbiani, all’Oratorio Maschile di S. Sebastiano.
«Da sinistra: Nember Emilia, Bonomi Zemira, Nember Livio, Benigna Elsa,
Benigna Domenica, Spalenza Dante, don Evaristo, Cavagna Renato,
Bonomi Tobia, Capra Michele, Camozzi Geronimo»
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CONCORSO PRESEPI 2009
VINCITORI E PARTECIPANTI
VINCITORE PREMIO BuONA VOLONTà
PALOSCHI ANTONIETTA
Premiato per la grandezza della creazione e per
l'impegno profuso nella realizzazione superando
problematiche oggettive dovute alla "giovane"
età. Devoto.
VINCITORE PREMIO TEMATICA
SCUOLE ELEMENTARI di ROSSAGHE
"è tempo di donare tempo"... importante la
tematica didattica affrontata con i ragazzi della
scuola. Il presepe presenta le figure delle persone che donano tempo per altre persone... ogni
giorno è NATALE quando dono me stesso agli
altri. Apprezzati i riferimenti concreti nella vita
della comunità. Profondo.
VINCITORE PREMIO COLLABORAZIONE
CONDOMINIO SERENA
Nonostante stilisticamente non perfetto nelle
proporzioni, risulta di maggior apprezzamento
l'idea della creazione di un presepe comune del
condominio, dove ognuno partecipa con l'apposizione di un particolare. Collaborativo.
VINCITORE PREMIO AMBIENTAZIONE
CLASSICA
SANTORO GROUP
Originale realizzazione storicamente attinente
alla Palestina dei tempi della nascita di Gesù,
ben curato nei dettagli creati artigianalmente,
ben proporzionato. Coerente.
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CONCORSO PRESEPI 2009
VINCITORE PREMIO
MIGLIOR REALIZZAZIONE
FAMIGLIA MARNIGA STEFANO
Ha saputo conciliare in maniera convincente la
realizzazione del presepe tradizionale con l'ambientazione nella tipica cascina della campagna
bresciana degli anni '60, dettagliatamente curato con particolari costruiti a mano con materiali
comuni ed ottime proporzioni.
Presenza di numerosi movimenti e colonna sonora. Minuzioso.
Altri partecipanti al concorso:
Bossini Laura, Taiola Alessandro e Giuliano, Filippini Maura, Piccini Maura, ICFR 4A elementare,
Bianchi Caterina, Scuola elementare Faidana, Primerano Omar, Bolognini Giorgina.
Il gruppo dei premiati
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ASSOCIAZIONI - Caritas
DISPENSA ALIMENTARE
CENTRO DI ASCOLTO ED
ORIENTAMENTO
«Noi siamo come piccole matite nelle
sue mani, nient'altro. è Lui che
pensa. è Lui che scrive...
La matita non ha nulla a che fare
con tutto questo.
La matita deve solo poter essere
usata.»
Madre Teresa di Calcutta
All’inizio di un nuovo anno viene naturale guardarsi
“dietro”, per programmare o meglio cercare di individuare il percorso che ci aspetta.
Il centro servizi caritas della vicaria di Lumezzane,
tramite le due opere segno che gestisce, durante
l’anno 2009 ha constatato un forte incremento delle
richieste di aiuto ed assistenza delle famiglie di Lumezzane, bacino d’utenza unico cui si rivolge la nostra azione.
Un ringraziamento doveroso va all’amministrazione
comunale che ci ha permesso l’utilizzo di ulteriori
due locali attigui alla sede già in uso,
n Sono state ed orientate a tutt’oggi con il lavoro
del centro di ascolto circa 350 situazioni di difficoltà,
n Sono state erogate fino a 125 borse spesa settimanali, ossia circa 500 il mese che significa che
si sostengono con generi alimentari 2000 persone il mese, numero in difetto. In un anno sono
state erogate 5.800 borse spesa.
Il dato che ci fa più impressione sono le tonnellate di
derrate alimentari distribuite. Nel 2006 distribuite 4
tonnellate. Nel 2007 erano 12 tonnellate per l’intero
anno. Nel 2008 abbiamo distribuito 25 tonnellate di
cibo: quantitativi, quindi, sestuplicati. In questo 2009
di crisi...? abbiamo distribuito 75 tonnellate di cibo,
una cifra enorme, indice del disagio grande che vivono le famiglie e della ricchezza della borsa spesa
che siamo in grado di erogare, grazie alla generosità di tutti coloro che contribuiscono per questo servizio.
Questi servizi sono gestiti in maniera assolutamente
gratuita con l’ausilio di più di una sessantina di volontari, persone generose che mettono a disposizione il
loro tempo e le loro energie. Sono vera ricchezza.
Sono uno spaccato di comunità (giovani e meno giovani, uomini e donne, entusiasti e riflessivi, onnipre-
34
senti e “specialisti”…), segno che c’è un posto per
tutti, quando si tratta di solidarietà e che il contributo
di tutti è necessario.
Certo non mancano le difficoltà: sessanta persone,
sessanta teste, idee, concezioni, vissuti diversi, pur
se accomunati da un unico obiettivo, quello di fare il
bene fatto bene, sono comunque di non facile gestione. Ma grazie all’insostituibile opera dei responsabili
dei vari settori (ascolto, dispensa, amministrativo, animazione, sensibilizzazione, ecc.), al sostegno spirituale di don Giulio, di altri sacerdoti sensibili, alla
vicinanza della gente che ci aiuta, ci sprona, siamo
arrivati ad oggi.
È un servizio in continuo fermento: non c’è un attimo
di tregua! Famiglie nuove da accogliere ed accompagnare, famiglie conosciute da sostenere, trasporti
di derrate da organizzare, scaricare, stipare, etichettare, distribuire; Gestione dei turni degli operatori,
bimbi da far divertire, giochi da recuperare, iniziative
da organizzare, registri da tenere in ordine, maniacali controlli di magazzino da effettuare (alla nostra
Vilma non sfugge un biscotto!), sede da riorganizzare, pulire, mantenere… e tutto questo solo per il discorso operativo e “visibile”.
Poi c’è l’invisibile, meno appariscente, ma altrettanto
necessario.
L’incontro con le persone, che non hanno solo Fame alimentare, ma tante fami diverse, le relazioni
che si instaurano, i problemi, piccoli e grandi che ci
sottopongono. I volontari che non sono solo braccia
ma cuore, con i limiti, le preoccupazioni personali,
gioie e dolori. I rapporti da portare avanti con chi sul
territorio opera in sinergia nei servizi, la formazione
di ognuno così necessaria, la preghiera, il comunicare quanto facciamo con trasparenza, rendendo
conto ad una comunità che ci ha dato un mandato.
Il tutto nella convinzione di essere solo “matite”, al
servizio della Provvidenza, tasselli di un mosaico
che compone la comunità cristiana di Lumezzane.
Come ci ricordiamo spesso l’un l’altro “piccole gocce
nell’oceano dell’amore”.
E oggi? Come proseguire? Migliorandoci sempre e
ricordando a tutti come funziona Spalla a Spalla,
nella speranza che altri si avvicinino, si innamorino
e…
Lumensanum - febbraio 2010
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ASSOCIAZIONI - Caritas
Il sostentamento di così tante persone è possibile
grazie al recupero di generi alimentari, per la maggior parte dal Banco Alimentare di Milano, e dall’AGEA, organismo della comunità europea. Non tutto però si riesce a recuperare, perciò circa mille euro
il mese, provenienti dalle offerte in denaro da parte
di singoli o raccolte sono utilizzati per l’acquisto dei
generi non recuperabili, in particolare alimenti per
bambini, pannolini ed altro, appoggiandoci per l’acquisto al magazzino dell’ottavo Giorno di caritas Diocesana. Un validissimo aiuto in questo senso viene
dall’Adozione a vicinanza che garantisce entrate fisse. Alcuni privati inoltre, mensilmente effettuano acquisti corposi che si uniscono allo stillare settimanale e preziosissimo delle borse spesa portate alle
sante messe in chiesa.
Veramente un brulicare… di generosità di cui siamo
grati al Signore.
Nel corso di questo nuovo anno 2010, un’ulteriore
elemento arricchirà il nostro servizio di dispensa.
Infatti, oltre all’annuale iniziativa della giornata del
pane che si svolge in avvento e che vede la collaborazione generosa di tutti i fornai della zona, grazie
all’iniziativa di caritas diocesana e del Sindacato panificatori, lungo tutto il corso dell’anno i fornai garantiranno il pane gratuito per tutte le nostre famiglie
indigenti. Non possiamo che dire che i nostri fornai
sono davvero…buoni come il pane!
La presa in carico delle famiglie è selettiva ed avviene tramite l’erogazione di un buono settimanale da
parte degli enti erogatori autorizzati (parrocchie,
Centro di Ascolto, Servizi sociali…) che dopo aver
appurato l’effettivo bisogno inviano gli indigenti per
l’aiuto della borsa spesa. Si fanno anche sopralluoghi per verificare le reali necessità.
Fin’ora è stato possibile evadere tutte le richieste anche e soprattutto grazie alla Provvidenza che davvero non ci abbandona mai. Ma la crescita imponente
delle presenze e delle necessità ci costringe a scegliere i più poveri tra i poveri, con un senso di impotenza e frustrazione crescenti.
Abbiamo bisogno di sostegno:
Anzitutto di condivisione degli ideali che ci spingono.
Ci occupiamo delle necessità delle famiglie di Lumezzane su mandato della comunità intera, e non
Lumensanum - febbraio 2010
per iniziativa personale. Le opere segno che gestiamo sono quindi il segno visibile della solidarietà dei
lumezzanesi nei confronti di chi è più sfortunato,
sono il braccio operativo che la comunità cristiana si
dà per vivere concretamente il precetto dell’amore.
Sapere di non essere lasciati soli ci conforta e ci
sprona ad andare avanti, pur tra mille difficoltà.
Perseguire questi nobili scopi implica anche un costo economico che fatichiamo a sostenere: la vicinanza dei sovventori è pertanto indispensabile per
continuare a dar da mangiare a tante famiglie che
purtroppo non hanno alternativa e vivono i drammi
della disoccupazione, della malattia, della solitudine,
del costo della vita, del sostentamento dei loro figli
spesso con quest’unico sostegno.
Le persone di Lumezzane si sono sempre mostrate
generose e il loro aiuto non manca mai, nemmeno in
questi momenti di crisi; singoli ed associazioni hanno
dimostrato e dimostrano la loro vicinanza con aiuti
concreti ed offerte preziosissime. A tutti loro va il
nostro Grazie di cuore.
Non ci piace chiedere: vogliamo credere che nel
cuore di ognuno sia presente la disponibilità a donare qualcosa per chi ha bisogno senza sentirsi obbligato, se non moralmente, a mettere mano anche al
portafoglio.
Dal canto nostro, possiamo solo garantire che facciamo di tutto perché la fiducia e la credibilità di cui
tanti ci onorano sia sempre ben riposta, verificabile
in ogni istante ed in ogni nostra azione. Chiunque
può venire a verificare di persona il nostro operato,
la nostra contabilità:
Ogni aiuto, anche piccolo servirà
n a riconoscere la valenza del nostro servizio,
n a condividere le finalità del nostro impegno,
n a concretizzare anche economicamente il vostro
appoggio
n a testimoniare l’amore e la solidarietà del vostro
animo.
In nome di quanti aiuterete tramite nostro, e da parte
di tutti i volontari della Caritas Zonale e del centro
Spalla a Spalla: Grazie.
Riferimenti Bancari: Centro Servizi Caritas
Banco di Brescia ag. N° 2 - Lumezzane C/C 19272
IBAN IT66B0350054681-000000019272
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COME ERAVAMOmiglia
Dall’asilo del Villaggio Gnutti
P
ubblico volentieri questa foto perchè
presenta bimbi sorridenti che frequentavano l’asilo del Villaggio Gnutti;
sono nati nell’anno 1949.
Oggi questo ambiente viene chiamato
«Scuola Materna».
Per i bimbi che la frequentano è il primo
impatto con persone che vivono fuori
dalla loro famiglia.
Ritengo sia utilissimo abituare in tenera
età, a questo contatto con persone che
vivono fuori dalla propria famiglia per abituarli ad un confronto di solidarietà sociale, cambiandosi giocattoli e materiale
36
scolastico ed abituarsi a vivere in compagnia con allegria.
Nella mia esperienza posso affermare
che le amicizie dei miei figli, nate proprio
all’asilo, si sono mantenute nel tempo
con un vero piacere, perchè profonde e
sincere.
Oggi questi bimbi belli ed ordinati sono
persone adulte che, nella vita si sono realizzate nel lavoro e possono raccontare ai
figli ed ai nipoti queste prime esperienze
di vita.
Maestra Clementina
Lumensanum - febbraio 2010
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COME ERAVAMOmiglia
Festa di coscritti del 1912
ERRATA CORRIGE:
Nel numero del mese di gennaio è stata pubblicata una foto non inerente
alla Classe 1912, questa è quella esatta.
ADORAZIONE
NOTTURNA
presso la Cappella Invernale,
ore 21,00-7,00
ogni ULTIMO SABATO
del mese
Lumensanum - febbraio 2010
Corso di Chitarra
con Bimbo
ogni MERCOLEDì
presso
la Casa della Giovane
dalle ore 18,00 alle ore 21,00
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ATTUALITà
Dopo la sentenza della Corte europea
Il crocifisso:
una presenza che
rispetta
di + Luciano Monari
TERZA PARTE
È giusto esporre il crocifisso:
Nelle aule scolastiche
Più delicato, mi sembra, è il problema del crocifisso nelle aule scolastiche. L’aula scolastica
è deputata all’insegnamento e, di fatto, l’insegnamento ha in Italia una valenza ideologica
per cui il cristianesimo appare come una delle
possibili “visioni del mondo” in opposizione e
conflitto con le altre. Paradossalmente, se il
crocifisso fosse interpretato come simbolo religioso, non ci sarebbero soverchi problemi: chi
è ateo lo guarderebbe con lo stesso distacco
con cui un monarchico guarda il simbolo della
Repubblica e tutto sarebbe tranquillo.
Ma il crocifisso viene considerato come un
simbolo della “cristianità” così come storicamente si è sviluppata e suscita allora l’opposizione risentita dei nemici culturali della “cristianità” che sono tanti. In una scuola che
intende essere “laica” e quindi non optare per
l’una o l’altra visione del mondo, il crocifisso è
sentito da alcuni come una forma di scelta
ideologica. Capisco abbastanza il problema,
ma provo a dire perché, nonostante questo, mi
sembra che il crocifisso abbia una valenza
positiva importante.
Tra i simboli che contribuiscono ad arricchire il
nostro immaginario uno dei più belli e significativi è l’uomo di Leonardo. C’è tutto il rinascimento in quel disegno: l’uomo nella bellezza
del suo corpo, nell’armonia delle sue membra,
che si iscrive perfettamente dentro un cerchio,
simbolo della totalità e della perfezione.
Mettetelo accanto al crocifisso e immediata-
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mente salterà agli occhi la somiglianza e la differenza dei due simboli. Somiglianza: sono
entrambi la figura umana che ci viene posta di
fronte come uno specchio nel quale scoprire
noi stessi, la nostra identità e dignità. Ma la
figura di Leonardo è quella dell’uomo perfetto,
integro, il kalòs ka’gathòs dei greci; il crocifisso è figura di amore, di sofferenza e di peccato, grido di angoscia e speranza di resurrezione. Due concezioni abbastanza diverse
dell’uomo: una, quella leonardiana, vede l’uomo nella sua completezza, vincente; l’altra,
quella del crocifisso, lo vede nella sua debolezza e nell’ambiguità della sua vita tesa tra il
bene e il male, tra la vita e la morte.
Credo che ogni umanesimo si ritrovi nell’uomo
di Leonardo e, da parte mia, lo percepisco
come stupendo. Ma proprio per questo considero una perdita grave l’oscuramento del crocifisso: l’uomo di Leonardo giustifica i perfetti,
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ATTUALITà
concreta, empirica, da risolvere facendo riferimento ai dati di fatto, ai vantaggi e agli svantaggi che l’una o l’altra scelta producono.
E, probabilmente, la cosa più saggia sarebbe
lasciare a coloro che hanno la responsabilità
dei singoli luoghi di decidere se esporre o no il
crocifisso. Il che dovrebbero fare non secondo
i loro gusti personali, ma valutando la posizione delle persone (della maggioranza delle persone) che frequentano quei luoghi, senza animosità.
Ma allora bisognerebbe guardare le eventuali
decisioni con una certa serenità, non come se
si stessero decidendo le sorti dell’Italia.
E forse questa serenità è proprio quello che
più ci manca.
i vincenti; e gli altri? Non ci rimangono molte
chances per difendere l’uomo povero, debole,
perdente; ma è possibile costruire una cultura
sulla misura dell’uomo forte?
È giusto? Il rischio è che il mito dell’uomo vincente prevalga a tutti i livelli e non ci sia più
posto, nella società, per i deboli; o, perlomeno,
che i deboli vengano considerati zavorra da
sopportare.
Già stiamo andando a grandi passi in questa
direzione; se ci viene meno anche la figura del
Figlio di Dio, uomo crocifisso ci troveremo tutti
più insicuri. Chi ha la percezione di essere un
“povero Cristo” capisce cosa voglio dire.
A questo livello non siamo nell’ambito dell’ideologia, ma del riconoscimento del valore di
ogni uomo, del vincente, ma anche del perdente.
No a soluzioni assolute
Non ho delle soluzioni assolute. Quello che ho
tentato di dire è che forse vale la pena impostare il problema non come una questione di
principio da risolvere facendo riferimento ai
massimi sistemi (laicità, tolleranza, uguaglianza per tutti eccetera), ma come una questione
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DALLA PARROCCHIA - Movimento demografico - Per ricordare
Battesimi
1 - ABBIATICI MICHELA
2 - BAUDANZA DANIEL
3 - BOSSINI MATTIA
Movimento demografico
anno 2009
Battesimi
Matrimoni
Defunti
Funerati fuori parrocchia
n.
n.
n.
n.
29
16
62
1
di Marco e di Marniga Agnese
di Nicola e di Ghisleri Silvia
di Silvano e di Bugatti Romina
Defunti
1 - Viola Michela di anni 31
2 - Maraccani Angela ved. Bugatti di anni 85
3 - Botti Angela ved. Zanchigiani di anni 84
4 - Carotta Lucia ved. Simonelli di anni 88
Per ricordare
Negli ultimi tempi, sugli espositori
e sui banchi della chiesa
si trovano foglietti e avvisi di ogni tipo.
Essendo gli espositori riservati
per avvisi o iniziative parrocchiali,
zonali e diocesane
si ricorda
che per esporre si deve chiedere
l’autorizzazione al Parroco.
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BIANCHI PIETRO
nato il 02-09-1935
morto il 27-02-2009
BUGATTI ACHILLE
nato il 18-04-1913
morto il 06-01-2000
FIORINI NATALINA
nata il 02-05-1921
morta il 04-02-1992
Lumensanum - febbraio 2010
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I.C.F.R.
Incontro
gruppo
Betlemme
17 gennaio 2010
copertina febbraio_copertina 27/01/10 08:31 Pagina 1