Il soggetto economico
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Il soggetto economico
Facoltà di Lingue e Letterature Straniere Laurea Triennale in Lingue e Culture Straniere Curriculum Linguistico Aziendale (LIN(LIN-AZ) Corso di Economia Aziendale A.A. 2012 – 2013 Materiale Didattico Integrativo: Seconda Parte – Il Sistema Aziendale Prof.ssa Annalisa Sentuti Università degli Studi di Urbino Carlo Bo Seconda Parte IL SISTEMA AZIENDALE 1. Definizione di azienda e dei suoi principali sottosistemi 2. Il sistema aziendale e le sue relazioni con l’ambiente 3. Classi e tipi di aziende - Impresa e rischio d’impresa 4. L’assetto istituzionale delle aziende: soggetto giuridico e soggetto economico 5. L’assetto organizzativo e l’organismo personale 6. Gli organi di governo economico dell’azienda A.A. 2012/2013 [email protected] 2 1 Il concetto di azienda Nella dottrina economico-aziendale sono state elaborate molte definizioni di azienda. Secondo Onida (1954), ad es., l’azienda è: “Complesso economico che sotto il nome di un soggetto giuridico (titolare) ed il controllo di un soggetto economico, ha vita in un sistema continuamente rinnovantesi e mutevoli di operazioni attuabili mercè una duratura, sebbene rigida, organizzazione del lavoro, per la soddisfazione di bisogni umani, in quanto questa richieda produzione o acquisizione e consumo di beni economici”. Tale definizione sarà più comprensibile una volta introdotti i diversi concetti che sottintende. [email protected] A.A. 2012/2013 3 Il concetto di azienda Una definizione di sintesi: L’azienda è un istituto economico duraturo che produce beni e servizi in quanto organismo composto da sistemi coordinati e complementari di persone (organizzazione), beni (patrimonio) ed operazioni (gestione). perché in esso vengono assunte decisioni per adattare mezzi scarsi a fini molteplici perché sopravvive oltre la vita fisica delle persone e dei beni perché la sua missione economica è creare nuova utilità per la soddisfazione dei bisogni umani A.A. 2012/2013 [email protected] 4 2 Il concetto di azienda Ogni azienda è un istituto costituito da tre sistemi coordinati e complementari. • Un sistema di beni: PATRIMONIO/CAPITALE l’insieme dei mezzi funzionali all’attività svolta, a disposizione dell’azienda in un determinato momento. Essi sono organizzati secondo un rapporto di interrelazione per il comune scopo della produzione. • Un sistema di operazioni: GESTIONE l’insieme delle operazioni successive e simultanee che le persone presenti in azienda compiono sul patrimonio, al fine di svolgere l’attività dell’azienda stessa. • Un sistema di PERSONE: ORGANIZZAZIONE sistema coordinato di persone che si prefigge un più razionale impiego del lavoro umano in relazione agli obiettivi gestionali da raggiungere. A.A. 2012/2013 [email protected] 5 Il concetto di azienda e di impresa nell’E.A. In base alle finalità che persegue, assume la connotazione di: 1. azienda di erogazione erogazione: sistema socio-economico che produce beni e servizi per la soddisfazione di soggetti interni o esterni. Il suo fine è realizzare i fini istituzionali; istituzionali 2. azienda di produzione produzione: comunemente chiamata impresa, è sistema socio economico che produce beni e servizi per il mercato dei consumatori o degli utilizzatori. Il suo fine è massimizzare il reddito, reddito ovvero la differenza tra ricavi e costi, per conseguire un profitto. profitto Per impresa, quindi, intendiamo un particolare tipo di azienda. A.A. 2012/2013 [email protected] 6 3 Il concetto di azienda e di impresa nel c.c. Attenzione: per la normativa civilistica... “L’azienda è il complesso dei beni organizzati dall’imprenditore per l’esercizio dell’impresa” (art. 2555 c.c.) “È imprenditore chi esercita professionalmente una attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o di servizi” (art. 2082 c.c.) L’azienda è un complesso di beni L’impresa è l’attività che viene svolta con questo complesso di beni Tale definizione, dal punto di vista economico aziendale, viene considerata: a) parziale: si focalizza soltanto su uno dei sub sistemi aziendali, l’insieme dei beni (il capitale), ma ignora gli altri due (organizzazione e gestione); b) derivata: l’azienda è uno strumento per l’esercizio dell’impresa. L’impresa non viene definita, se ne può solo desumere il significato dal concetto di A.A. 2012/2013 [email protected] 7 imprenditore Il sistema aziendale e l’ambiente L’AZIENDA è un SISTEMA APERTO L’AZIENDA è un SISTEMA DINAMICO A.A. 2012/2013 L’AZIENDA è un SISTEMA PROBABILISTICO [email protected] 8 4 L’azienda come sistema APERTO L’impresa è un sistema inserito in un insieme più vasto, alle cui regole generali di comportamento non può sottrarsi se vuole assicurarsi la sopravvivenza. Es. leggi vigenti, situazione politica, tradizioni religiose, sviluppo tecnologico, vincoli ambientali, ecc. Tale insieme rappresenta il contesto socio-economico di riferimento dell’impresa, con il quale instaura un insieme di relazioni ed un interscambio continuo di beni, servizi ed informazioni. Tale ambiente può essere suddiviso in: • Ambiente economico: i mercati • Ambiente sociale: contesto generale A.A. 2012/2013 9 [email protected] Azienda e ambiente economico L’ambiente economico è costituito dai principali mercati con i quali l’azienda (impresa) effettua transazioni, ovvero: 1. i mercati di acquisizione, che forniscono i fattori produttivi (materie, lavoro, servizi, capitali); 2. i mercati di sbocco, che assorbono i prodotti ottenuti (beni e servizi). INPUT OUTPUT Mercato della scienza e della tecnologia Mercato dei capitali Mercato degli approvvigionamenti Mercato del lavoro A.A. 2012/2013 IMPRESA (processo di trasformazione) [email protected] Mercato delle vendite 10 5 Azienda e ambiente sociale Ambiente culturale Ambiente legislativo Ambiente religioso Lavoro Mercati di Acquisizione Tecnologie Materie prime Capitali AZIENDA BENI O SERVIZI Mercati di Sbocco Ambiente naturale A.A. 2012/2013 A.A. 2011/2012 Ambiente tecnologico Ambiente politico 11 11 [email protected] Azienda e ambiente INPUT A) Fattori produttivi: - materie prime - impianti - lavoro e servizi - capitale monetario B) Influssi ambientali: - norme di legge - vincoli culturali - vincoli sociali - ecc. A.A. 2011/2012 2012/2013 OUTPUT A) Vendita di: - beni - servizi PROCESSI DI TRASFORMAZIONE Feedback [email protected] B) Altri output: - valori culturali - conoscenze tecnol. - influenze politiche - ecc. 12 6 Azienda e ambiente Le imprese, in particolare, hanno una notevole influenza sull’ambiente in cui sono inserite e sulla vita delle persone. L’opinione pubblica giudica l’impresa non solo per la capacità di produrre utili, ma anche e soprattutto per il modo con cui gli stessi sono ottenuti. Pur agendo per perseguire un utile, l’impresa deve assicurare condizioni di lavoro dignitose, adoperarsi per tutelare l’ambiente, favorire il miglioramento della qualità della vita della comunità in cui agisce. Responsabilità sociale d’impresa Pari opportunità, sicurezza sul lavoro, non ricorrere al lavoro minorile, attenzione ai soggetti svantaggiati; esigenza di correttezza e trasparenza, attenzione all’ambiente, non impiego di sostanze nocive per i consumatori, ecc. A.A. 2012/2013 13 [email protected] L’azienda come sistema DINAMICO L’azienda muta continuamente per adeguarsi ai cambiamenti che avvengono nei mercati, nell’ambiente sociale e nel suo ambiente interno. Allo stesso tempo, tenta di condizionare l’ambiente in cui opera. Soggetti esterni/interni Azienda Influenzano direttamente o indirettamente l’azienda, vogliono conoscere le scelte che effettua ed i risultati ottenuti, adottate. Cerca di fronteggiare le influenze esterne (marketing, politiche finanziarie, ricerca & sviluppo, relazioni sindacali, responsabilità sociale, ecc.) ed interne (mediante l’organizzazione e la gestione delle RU) A.A. 2012/2013 condizionamento reciproco [email protected] 14 7 L’azienda come sistema PROBABILISTICO • Numerose relazioni tra azienda e ambiente... • ...caratterizzate da instabilità nel medio-lungo periodo... • ... e non sempre facilmente prevedibili... difficoltà di determinare con precisione la natura e gli effetti di tutte le scelte e le operazioni poste in essere dall’impresa L’economia aziendale, e le altre discipline economiche, aiutano l’azienda a fronteggiare tale indeterminatezza e complessità. A.A. 2012/2013 [email protected] 15 Seconda Parte IL SISTEMA AZIENDALE 1. Definizione di azienda e dei suoi principali sottosistemi 2. Il sistema aziendale e le sue relazioni con l’ambiente 3. Classi e tipi di aziende - Impresa e rischio d’impresa 4. L’assetto istituzionale delle aziende: soggetto giuridico e soggetto economico 5. L’assetto organizzativo e l’organismo personale 6. Gli organi di governo economico dell’azienda A.A. 2012/2013 [email protected] 16 8 Classificazione delle aziende A.A. 2012/2013 [email protected] 17 Classificazione delle aziende 1. In base al FINE FINE:: azienda di erogazione, azienda di produzione (impresa) 2. In base al tipo di ATTIVITÀ SVOLTA SVOLTA:: aziende agricole, industriali, commerciali, di servizi 3. In base al SETTORE DI APPARTENENZA: APPARTENENZA: primario, secondario, terziario, terziario avanzato 4. In base al LUOGO IN CUI OPERANO OPERANO:: divise, indivise 5. In base alla PROPRIETA’ DEL CAPITALE CAPITALE:: pubblica, privata, gruppo industriale 6. In base alla DIMENSIONE DIMENSIONE:: piccole, medie, grandi 7. In base alla FORMA GIURIDICA GIURIDICA:: impresa individuale, impresa collettiva (società di persone, società di capitali) A.A. 2012/2013 [email protected] 18 9 Classificazione in base al FINE La finalità è il principale elemento di distinzione tra le diverse tipologie di aziende. di consumo A) di erogazione di erogazione in senso stretto B) di produzione per il mercato (imprese) Oggetto del nostro studio A.A. 2012/2013 19 [email protected] A) Azienda di erogazione Azienda di erogazione Sistema socio economico che produce beni e/o servizi per soddisfare bisogni di: a) persone che stanno all’interno dell’azienda stessa o che comunque fanno capo ad essa • Associazioni sportive Azienda di consumo Associazioni “chiuse” b) persone esterne (beneficiari) nell’interesse delle quali l’azienda è stata istituita ed opera A.A. 2012/2013 ESEMPI: • Associazioni culturali Azienda di erogazione in senso stretto Associazioni “aperte” ed enti vari [email protected] ESEMPI: • Enti che finanziano le ricerche economiche o in campo medico • Enti morali di assistenza e beneficenza 20 10 A) Azienda di erogazione Hanno finalità di ordine sociale, morale, culturale; Ambiti di attività: cultura, ricreazione, istruzione, ricerca, sanità, assistenza sociale, ambientalismo, promozione dello sviluppo delle comunità locali, promozione e tutela dei diritti civili, volontariato, organizzazioni imprenditoriali, professionali e sindacali, ecc. Prevedono il divieto di distribuire il risultato reddituale (l’utile, più propriamente detto “Avanzo Economico” = Proventi > Oneri), che deve essere reinvestito in azienda, ed il patrimonio, a favore dei soggetti che le controllano (associati, donatori, amministratori, manager, ecc.). A.A. 2012/2013 [email protected] 21 A) Azienda di erogazione Obiettivo: REALIZZAZIONE DEI FINI ISTITUZIONALI (accrescere le risorse, i beni e i servizi posti a disposizione dei soggetti interessati), operando in condizioni di - EQUILIBRIO ECONOMICO (proventi = oneri) - EFFICIENZA (bassi oneri unitari e alti rendimenti dei fattori) Nella loro operatività, le AdE svolgono tre processi fondamentali: processo di acquisizione: l’azienda entra in possesso dei mezzi monetari e dei beni in natura necessari per soddisfare direttamente o indirettamente i bisogni (es. quote associative, donazioni, gettito fiscale, ecc.) processo di consumo e di erogazione: i mezzi acquisiti (o i beni/servizi con essi prodotti) vengono consumati o distribuiti ai soggetti interni/esterni processo di risparmio: accantonare o investire i mezzi eccedenti per eventuali bisogni futuri A.A. 2012/2013 [email protected] 22 11 B) Azienda di produzione o impresa Un sistema socio-economico che produce beni/servizi per il mercato. Mercati di acquisizione FUNZIONAMENTO DELLE IMPRESE: Costi Consumatori C T L I Ricavi Beni/Servizi destinati alla VENDITA PRODUZIONE Utilizzatori (diretta/indiretta) A.A. 2012/2013 [email protected] Mercati di sbocco 23 B) Azienda di produzione o impresa L’impresa acquista fattori produttivi (capitale, “terra”, lavoro, “imprenditorialità”) e sostiene un COSTO. I FP vengono impiegati nella PRODUZIONE per ottenere beni/servizi destinati al mercato. Nel mercato beni/servizi vengono scambiati dietro il pagamento di un corrispettivo (PREZZO) pagato dai consumatori/utilizzatori Il prezzo pagato dai consumatori/utilizzatori rappresenta per l’impresa il RICAVO conseguito dalla vendita e serve per remunerare i fattori produttivi utilizzati. OBIETTIVO DELL’IMPRESA Massimizzare la differenza fra Ricavi conseguiti e Costi sostenuti. Tale differenza (R-C), se positiva (R>C), è denominata reddito, utile o profitto. Esso è destinato a remunerare il capitale che i proprietari hanno investito nell’impresa A.A. 2012/2013 [email protected] 24 12 B) Azienda di produzione o impresa I processi che caratterizzano il funzionamento delle imprese sono: il processo di acquisizione: è la fase in cui l’impresa si approvigiona dei fattori produttivi necessari (Terra, Lavoro, Capitale, Imprenditorialità) sostenendo dei costi; il processo di produzione: è la fase in cui i fattori produttivi vengono trasformati fisicamente o trasferiti nel tempo o nello spazio, ottenendo prodotti destinati al mercato; il processo di commercializzazione: è la fase in cui i beni prodotti vengono collocati sul mercato in cambio di un corrispettivo (prezzo/ricavo); il processo di destinazione del risultato economico: dalla differenza tra ricavi e costi si origina il reddito, che può essere distribuito ai proprietari o reinvestito nell’azienda. A.A. 2012/2013 [email protected] 25 B) Azienda di produzione o impresa I ricavi devono necessariamente coprire i costi sostenuti per l’acquisizione dei fattori produttivi e solo SUCCESSIVAMENTE ed EVENTUALMENTE devono remunerare il capitale che i proprietari hanno investito nell’impresa. RISCHIO D’IMPRESA A.A. 2012/2013 [email protected] 26 13 Classificazione in base all’ATTIVITÀ SVOLTA Aziende agricole agricole: si occupano della produzione derivante da coltivazioni agricole e dell’allevamento del bestiame. Possono svolgere anche attività miste: agriturismi, fattorie didattiche, ecc. Aziende industriali o manifatturiere manifatturiere: trasformano materie prime in prodotti finiti oppure assemblano componenti fabbricati da altre aziende industriali. Possono operare in diversi comparti: metalmeccanico, alimentare, tessile, chimico, elettronico, ecc. Aziende commerciali commerciali: acquistano e vendono merci, senza trasformarle fisicamente. Es. supermercati, negozi al dettaglio, ecc. Aziende di servizi servizi: erogano prestazioni immateriali. Es. banche, assicurazioni, alberghi, agenzie di viaggi, compagnie telefoniche, trasporti, ecc. A.A. 2012/2013 [email protected] 27 Classificazione in base al SETTORE In base al SETTORE DI APPARTENENZA : Settore Primario: Primario raggruppa le aziende che si dedicano al reperimento e allo sfruttamento delle risorse esistenti in natura (aziende agricole ed estrattive) Secondario: Secondario raggruppa le aziende che operano una produzione diretta di beni (alimentari, edili, chimiche, tessili, ecc.) Terziario: Terziario raggruppa le aziende che operano una produzione indiretta di beni e servizi Terziario avanzato: avanzato raggruppa le aziende che erogano servizi ad alto valore aggiunto (informatica, consulenza finanziaria e legale, ecc.) A.A. 2012/2013 [email protected] 28 14 Classificazione in base al LUOGO In base al LUOGO IN CUI OPERANO le aziende si distinguono in: Indivise Indivise: svolgono la loro attività in un’unica sede Divise Divise: operano con più sedi, filiali, stabilimenti Classificazione in base alla PROPRIETA’ DEL CAPITALE Il capitale dell’azienda può essere di natura: • privata: azienda privata, privata di proprietà di una o più persone fisiche • pubblica: azienda pubblica, pubblica di proprietà dello Stato • holding holding: di proprietà di un’altra impresa A.A. 2012/2013 [email protected] 29 Classificazione in base alla PROPRIETA’ DEL CAPITALE L’impresa impresa pubblica • Sono aziende create dallo Stato (a partecipazione statale) • La prima impresa pubblica – l’IRI – è stata creata in Italia nel 1933, poi affiancata nel corso degli anni da altre imprese (ENI, ENEL, Telecom, Banca Nazionale Del Lavoro, Ferrovie dello Stato, Rai, Anas, Alitalia, Poste Italiane, ecc.) come tentativo dello Stato di salvare o sviluppare alcuni settori industriali ritenuti strategici e ad alto rischio per l’iniziativa privata (energia, telefonia, autostrade, chimica, siderurgia, ecc.). • Negli anni ’90 è iniziato il processo di privatizzazione delle imprese statali (cessione a privati), con l’intento di: recuperare efficienza; dare maggior spazio alla libera iniziativa e al mercato, ridurre l’indebitamento dello Stato mediante le entrate straordinarie derivanti dalle cessioni. Tuttavia lo Stato possiede ancora partecipazioni in alcune aziende (es. Alitalia, Rai, Anas, Ferrovie dello Stato, Poste Italiane, ENEL, ENI, ecc.) A.A. 2012/2013 [email protected] 30 15 Classificazione in base alla PROPRIETA’ DEL CAPITALE Il capitale dell’azienda può altresì essere posseduto da un’altra impresa (pubb. o priv.) che viene chiamata HOLDING. Si distinguono: • holding pure pure: non svolgono attività operative. Detengono solo partecipazioni e attività finanziarie necessarie al controllo delle altre società del gruppo; • holding miste miste: alla gestione delle attività finanziarie affiancano anche un’attività operativa Il controllo che la holding (controllante controllante) esercita sulle altre società del gruppo (controllate controllate) può essere: • c. diretto: diretto la controllante possiede la maggioranza del capitale (o comunque una quota di capitale sufficiente a garantirle il controllo) della controllata; • c. indiretto: indiretto la società controllante esercita il suo potere sulla controllata tramite un’altra società di cui, invece, ha il controllo diretto. A.A. 2012/2013 31 [email protected] Classificazione in base alla PROPRIETA’ DEL CAPITALE HOLDING 100% 55% A B 100% C 60% A, B e C sono controllate direttamente. N è controllata indirettamente. A.A. 2012/2013 N [email protected] 32 16 Classificazione in base alla PROPRIETA’ DEL CAPITALE La costituzione di un gruppo industriale risponde all’esigenza di accrescere le dimensioni aziendali mediante la creazione o l’acquisto di altre società. È possibile individuare tre diverse strategie di sviluppo: 1. sviluppo verticale 2. sviluppo orizzontale 3. sviluppo diversificato A.A. 2012/2013 33 [email protected] Classificazione in base alla PROPRIETA’ DEL CAPITALE 1. SVILUPPO VERTICALE Un’impresa costituisce o acquisisce altre società per avere il controllo dei mercati di approvvigionamento (sviluppo a monte) e/o di vendita (sviluppo a valle). L’obiettivo è quello di accentrare sotto il controllo di un’unica società le varie fasi del processo produttivo di un bene. A.A. 2012/2013 [email protected] X HOLDING Y 34 17 Esplorazione nuovi giacimenti Industria mineraria estrattiva Produzione diamanti Commercializzazione diamanti A.A. 2012/2013 35 [email protected] Classificazione in base alla PROPRIETA’ DEL CAPITALE 2. SVILUPPO ORIZZONTALE Un’impresa costituisce o acquisisce altre società che realizzano lo stesso tipo di produzione. L’obiettivo è quello di attenuare la concorrenza, acquisire una posizione monopolistica, coprire varie aree di mercato con marche differenti. X A.A. 2012/2013 HOLDING [email protected] Y 36 18 A.A. 2012/2013 37 [email protected] Classificazione in base alla PROPRIETA’ DEL CAPITALE 3. SVILUPPO DIVERSIFICATO Un’impresa costituisce o acquisisce altre società operanti in settori nuovi o comunque diversi rispetto a quello tradizionalmente occupato. Vi sono due tipi di sviluppo diversificato: 1. sviluppo diversificato conglomerale conglomerale: non esistono connessioni di nessun tipo tra il settore cui appartiene la società controllante e quelli cui appartengono le imprese controllate; 2. sviluppo diversificato laterale laterale: vi sono affinità tecnologiche o di marketing tra il settore di origine e quelli nuovi. X HOLDING Y A.A. 2012/2013 [email protected] 38 19 SVILUPPO DIVERSIFICATO LATERALE A.A. 2012/2013 [email protected] 39 A.A. 2012/2013 [email protected] 40 20 SVILUPPO DIVERSIFICATO (PARZIALMENTE) CONGLOMERALE A.A. 2012/2013 [email protected] 41 SVILUPPO VERTICALE + SVILUPPO DIVERSIFICATO Attività di importazione e commercializzazione delle materie prime Attività di raffinazione (Raffineria di Falconara Marittima) Distribuzione: 4.200 punti vendita IP + Ristorazione (catena in franchising Festival): 150 punti vendita + Settore Energetico: elettricità e gas (Api Nova Energia) A.A. 2012/2013 [email protected] 42 21 Classificazione in base alla DIMENSIONE • Piccole aziende • Medie aziende • Grandi aziende Alle dimensioni sono connesse particolari problematiche di ordine giuridico e di ordine funzionale Esistono diverse definizioni di piccola, media e grande impresa. Generalmente si utilizzano parametri di tipo quantitativo, quali: • • • numero di dipendenti; capitale investito; fatturato. A.A. 2012/2013 43 [email protected] Classificazione in base alla DIMENSIONE Parametri definiti dalla Commissione della Comunità Europea (con la Raccomandazione del 06/05/2003): Dimensione dell’impresa Numero Totale di bilancio Fatturato annuo * dipendenti annuo ** Micro da 1 a 9 non superiori a 2 milioni di € Piccola da 10 a 49 non superiori a 10 milioni di € Media da 50 a 249 non superiore ai 50 non superiore ai 43 milioni di € milioni di € Grande più di 250 superiore ai 50 milioni di € superiore ai 43 milioni di € * Ricavi provenienti dalla vendita di prodotti e dalla prestazione di servizi ** Totale dell’attivo dello Stato Patrimoniale A.A. 2012/2013 [email protected] 44 22 Classificazione in base alla DIMENSIONE In Italia, secondo i dati raccolti dall’ISTAT nel Censimento del 2001, operano circa 4 milioni e 85 mila aziende. Di queste: • • • • il 94,6% ha meno di dieci dipendenti; il 4,5% tra i 10 ed i 49 addetti; lo 0,5% tra i 50 e 249; il restante 0,1% ha oltre 250 dipendenti. Nel nostro Paese, quindi, il 99,9% delle aziende rientra – almeno sotto il profilo del numero degli addetti – nella categoria delle PMI fornita dalla Comunità Europea. Nel loro complesso esse impiegano 12 milioni e 545 mila addetti (79%), a fronte dei 3 milioni e 172 mila impiegati nelle imprese con più di 250 dipendenti. A.A. 2012/2013 45 [email protected] Classificazione in base alla FORMA GIURIDICA Le diverse forme giuridiche che può assumere un’impresa sono definite e disciplinate dal Codice civile: Impresa Individuale Società di Persone Impresa Collettiva Società di Capitali Società Cooperative Esse si differenziano sotto molteplici punti di vista. A.A. 2012/2013 [email protected] 46 23 Classificazione in base alla FORMA GIURIDICA A.A. 2012/2013 Impresa Individuale Appartiene ad un solo proprietario, detto IMPRENDITORE O TITOLARE. Impresa Collettiva Appartiene a due o più soggetti proprietari, detti SOCI, e legati da un contratto di società [email protected] 47 Classificazione in base alla FORMA GIURIDICA Impresa Individuale Impresa Collettiva Ditta individuale, Impresa familiare, Lavoratori autonomi, Liberi professionisti. Società di Persone Società Semplice (s.s.), Società in nome collettivo (s.n.c.), Società in accomandita semplice (s.a.s.). Società di Capitali Società a responsabilità limitata (s.r.l.), Società per Azioni (S.p.A.), Società in Accomandita per Azioni (S.A.p.A.) Società Cooperative Mutualità prevalente Mutualità sussidiaria A.A. 2012/2013 [email protected] 48 24 Forma giuridica: impresa individuale Ditta individuale, Impresa familiare, Lavoratori autonomi, Liberi professionisti. Non ha autonomia patrimoniale (il patrimonio del titolare è indistinto dal patrimonio dell’impresa) e non ha personalità giuridica (l’imprenditore è responsabile dei diritti e doveri derivanti dallo svolgimento dell’attività). • DITTA INDIVIDUALE (art. 2563 c.c.): l’imprenditore è il titolare esclusivo dell’attività. Egli agisce in nome proprio ed il suo patrimonio personale è indistinto da quello dell’azienda. Il nome del titolare deve figurare nella ragione sociale dell’azienda (es. Ditta Marco Rossi Elettricista). • IMPRESA FAMILIARE (art. 230-bis c.c): nell’impresa familiare collaborano in modo continuativo, il coniuge, i parenti entro il terzo grado (fino ai nipoti) e gli affini entro il secondo (fino ai cognati). È sempre un’impresa individuale, per cui l’imprenditore agisce in nome proprio e non quale rappresentante della collettività familiare. È l’imprenditore l’unico obbligato verso i terzi. A.A. 2012/2013 [email protected] MA ATTENZIONE!!! 49 Una parentesi sull’impresa familiare nella prospettiva economico-aziendale Per gli aziendalisti UN’IMPRESA SI DEFINISCE FAMILIARE quando una o poche famiglie, collegate da vincoli di parentela, di affinità o da solide alleanze, detengono una quota di capitale di rischio sufficiente ad assicurare il controllo (e quindi il governo) dell’impresa. (Corbetta Corbetta,, 1989) L’IMPRESA FAMILIARE QUINDI: Appartiene ai componenti di una o poche famiglie, parenti tra loro o comunque profondamente legate; Viene governata dalla famiglia, che ne definisce le scelte strategiche; È spesso caratterizzata dalla presenza dei componenti della famiglia che lavorano in azienda sia a livello gestionale (ruolo manageriale), che a livello operativo. A.A. 2012/2013 [email protected] 50 25 Una parentesi sull’impresa familiare nella prospettiva economico-aziendale Il sistema economico italiano è in gran parte costituito da PMI a carattere familiare: rappresentano il 90-95% del totale PMI IMPRESE TOTALE IMPRESE imprese; FAMILIARI generano l’80-85% del PIL prodotto dal totale delle imprese; impiegano il 55-60% della forza lavoro. Ma le imprese familiari non sono solo di piccole e medie dimensioni, possono assumere diverse forme giuridiche e non sono un fenomeno esclusivamente italiano! Qualche esempio: Ferrero, Guzzini, Scavolini, Berloni, Del Vecchio (Luxottica), Caprotti (Esselunga), De Beers, Swarowsky, Benetton, A.A. 2012/2013 Chicco, Peg Perego, Clementoni, [email protected] Bulgari, … 51 Forma giuridica: imprese collettive Quando costituire un’impresa collettiva? Occorre un volume maggiore di investimenti Si vuole aumentare la dimensione di un’impresa e i mezzi di una sola persona non bastano per coprire il fabbisogno finanziario L’impresa collettiva nasce dal contratto di società: “Con il contratto di società due o più persone conferiscono beni o servizi per l’esercizio in comune di un’attività economica allo scopo di dividerne gli utili” (art. 2247 c.c.). A.A. 2012/2013 È tuttavia possibile anche il caso di società unipersonale, appartenente ad un unico socio. [email protected] 52 26 Forma giuridica: imprese collettive ESEMPIO Andrea, Aurora e Alessandro decidono di costituire una società. • Andrea conferisce 60.000 € • Aurora conferisce un immobile il cui valore è pari a 20.000 € • Alessandro conferisce macchinari il cui valore è pari a 20.000 € La somma dei conferimenti effettuati (conferimenti monetari + valore monetario dei conferimenti in beni) costituisce il CAPITALE SOCIALE (CS) dell’azienda. Nel nostro caso, il CS è pari a 100.000 di €. Il valore dei singoli conferimenti corrisponde alla quota del Capitale Sociale posseduto dai soci, quindi, nel nostro caso, le QUOTE DI POSSESSO DEL CS sono così ripartite: Andrea 60%, Aurora 20%, Alessandro 20%. A.A. 2012/2013 53 [email protected] Forma giuridica: imprese collettive PRINCIPALI FORME SOCIETARIE SOCIETA’ DI PERSONE SOCIETA’ DI CAPITALI • Società semplice (s.s.) (artt. 2251-2290 c.c.). responsabilità • Società per azioni (S.p.A.) (art. 2325 c.c.). (s.n.c.) (art. 2291 c.c.). in a limitata (s.r.l.) (art. 2462 c.c.). • Società in nome collettivo • Società • Società accomandita semplice (s.a.s.) (art. 2313 • Società in accomandita per azioni (S.a.p.a) (art. 2452 c.c). c.c). A.A. 2012/2013 [email protected] 54 27 Forma giuridica: imprese collettive SOCIETÀ DI PERSONE Ha AUTONOMIA PATRIMONIALE: il patrimonio aziendale è distinto da quello personale dei soci. Tuttavia, l’autonomia patrimoniale è IMPERFETTA: qualora il patrimonio sociale non dovesse essere sufficiente per coprire i debiti contratti dall’azienda, i creditori possono rivalersi sul patrimonio personale dei soci. I soci (tutti, nella s.n.c., e gli accomandatari nella s.a.s.) sono, infatti, sottoposti al regime di RESPONSABILITÀ ILLIMITATA e SOLIDALE: essi rispondono dei debiti della società illimitatamente (non sono nei limiti della quota di capitale investito nell’impresa, ma anche con il patrimonio personale), solidalmente (ciascun socio può essere chiamato ad estinguere tutti i debiti della società, salvo poi rivalersi sugli altri soci per la parte loro spettante). I soci rispondono direttamente delle obbligazioni sociali in quanto le società di persone NON HANNO PERSONALITÀ GIURIDICA. A.A. 2012/2013 [email protected] 55 Forma giuridica: imprese collettive SOCIETÀ DI PERSONE Le società di persone possono essere: • Società semplice (s.s.): è la forma più elementare di società di persone. Può avere ad oggetto solo l’esercizio di attività non commerciali (es. attività agricola). • Società in nome collettivo (s.n.c.): svolge attività commerciali (art. 2195 c.c.), solitamente è di dimensioni modeste e basata sul rapporto di fiducia tra i soci. • Società in accomandita semplice (s.a.s.): ha 2 tipologie di soci. Gli accomandanti rispondono limitatamente alla quota conferita. Gli accomandatari rispondono solidalmente e illimitatamente delle obbligazioni sociali. A.A. 2012/2013 [email protected] 56 28 Forma giuridica: imprese collettive SOCIETÀ DI CAPITALI Ha PERSONALITÀ GIURIDICA: è un soggetto di diritto, distinto dalle persone dei soci, titolare di diritti e doveri. Essa risponde per le obbligazioni sociali con il suo patrimonio. Ha AUTONOMIA PATRIMONIALE PERFETTA: il capitale ed i beni sociali costituiscono un patrimonio distinto e separato da quello dei soci. I soci sono sottoposti al regime di RESPONSABILITÀ LIMITATA: essi rispondono per le obbligazioni sociali soltanto con il capitale conferito (somma monetaria o valore monetario del bene apportato nella società) e non rischiano il patrimonio personale. Qualora il patrimonio dell’azienda non dovesse essere sufficiente per coprire i debiti contratti dall’azienda, i creditori NON possono comunque rivalersi sul patrimonio personale dei soci. Il patrimonio dell’azienda è l’unica forma di garanzia per i terzi: per questo, nelle società di capitali, il Codice civile obbliga i soci a sottoscrivere un importo minimo di Capitale Sociale. A.A. 2012/2013 [email protected] 57 Forma giuridica: imprese collettive SOCIETÀ DI CAPITALI Le società di capitali possono essere: • Società a responsabilità limitata: la compagine sociale (numero dei soci) è ristretta, il capitale sociale deve essere minimo di 10.000 € ed è suddiviso in quote. • Società per azioni: è un modello societario a compagine sociale elevata. Il capitale sociale deve essere minimo di 120.000 € ed è suddiviso in azioni. • Società in accomandita per azioni: il capitale sociale minimo deve essere 120.000 € come nella S.p.A. e, come nella S.a.S., ci sono soci accomandanti (rispondono delle obbligazioni sociali nei limiti dei loro conferimenti, ma sono esclusi dall’amministrazione) e soci accomandatari (sono amministratori di diritto e rispondono solidalmente e illimitatamente). Tuttavia qui le quote dei soci sono da azioni ed è obbligatorio un CS minimo. A.A.rappresentate 2012/2013 [email protected] 58 29 Classificazione in base alla FORMA GIURIDICA Le diverse forme societarie si distinguono, tra l’altro, per: 1. diversa dimensione e complessità dell’impresa; 2. valore minimo del Capitale Sociale: sì/no; 3. dimensione della compagine sociale: ristretta/ampia; 4. diverse modalità di finanziamento consentite: es. solo le SpA possono finanziarsi emettendo un Prestito Obbligazionario (cfr. slide su P.O.); 5. diversi obblighi fiscali e civili: es. diverso assoggettamento alla redazione del bilancio d’esercizio (cfr. slide su bilancio d’esercizio); 6. diverso tipo di regime di responsabilità dei soci nei confronti dei terzi: limitata/illimitata; 7. diversa autonomia patrimoniale: nessuna/imperfetta/perfetta; 8. personalità giuridica: sì/no A.A. 2012/2013 [email protected] 59 Classificazione in base alla FORMA GIURIDICA SOCIETÀ COOPERATIVE • Sono aziende di erogazione, quindi non hanno scopo di lucro (ma possono distribuire i dividendi, seppur in misura limitata) • Hanno personalità giuridica, godono di autonomia patrimoniale perfetta, i soci hanno responsabilità limitata. • Il loro fine è mutualistico: la società cooperativa viene costituita con lo scopo di fornire innanzitutto agli stessi soci (“scopo mutualistico”) beni e/o servizi e/o occasioni di lavoro a condizioni più vantaggiose di quelle generalmente praticate nel mercato. Possono distinguersi cooperative a: • Mutualità prevalente • Mutualità non prevalente o sussidiaria A.A. 2012/2013 [email protected] 60 30 Classificazione in base alla FORMA GIURIDICA SOCIETÀ COOPERATIVE A MUTUALITÀ PREVALENTE Sono a mutualità prevalente (art. 2512 c.c.) le cooperative che: • svolgono la loro attività prevalente in favore dei soci (cooperative di consumo); • si avvalgono prevalentemente, nello svolgimento della loro attività, delle prestazioni lavorative dei soci (cooperative di produzione e lavoro); • si avvalgono prevalentemente, nello svolgimento della loro attività, degli apporti di beni o servizi da parte dei soci (cooperative di altra natura). Le soc. coop. a mutualità prevalente possono beneficiare delle agevolazioni di carattere tributario riservate alle cooperative, previa iscrizione all’Albo Nazionale delle Società Cooperative istituito presso il Ministero delle Attività produttive ed il rispetto di alcuni parametri. A.A. 2012/2013 [email protected] 61 Classificazione in base alla FORMA GIURIDICA SOCIETÀ COOPERATIVE A MUTUALITÀ PREVALENTE e NON Affinché la mutualità prevalente sia riconosciuta, è necessario il rispetto dei seguenti parametri per almeno due esercizi consecutivi (altrimenti perde la qualifica di “cooperativa a mutualità prevalente” e le relative agevolazioni fiscali): a. ricavi derivanti dalla vendita di beni e dalle prestazioni di servizi verso i soci > 50% del totale dei ricavi delle vendite e delle prestazioni; b. costo del lavoro svolto dai soci > 50% del totale del costo del lavoro; c. costo dei servizi conferiti dai soci > 50% del totale dei costi per servizi; d. costo dei beni conferiti dai soci > 50% del costo delle merci, materie prime ecc., acquistate. A.A. 2012/2013 [email protected] 62 31 Classificazione in base alla FORMA GIURIDICA ESEMPI DI SOCIETÀ COOPERATIVE • Banche di Credito Cooperativo (BCC): adottare una politica del credito equa verso i soci e clienti, discostandosi da logiche di mero guadagno; • Cooperativa di consumo: acquistare e rivendere beni di qualità a prezzi vantaggiosi ai propri soci-consumatori; • Cooperativa di produzione e lavoro: procurare lavoro alle migliori condizioni possibili per i propri soci-lavoratori; • Cooperativa sociale: cooperative di lavoro per la gestione di servizi socio sanitari ed educativi o finalizzate all'inserimento lavorativo di persone svantaggiate; • Cooperativa agricola: cooperative per coltivazione, trasformazione, conservazione, distribuzione di prodotti agricoli o zootecnici • Ecc. A.A. 2012/2013 [email protected] 63 Seconda Parte IL SISTEMA AZIENDALE 1. Definizione di azienda e dei suoi principali sottosistemi 2. Il sistema aziendale e le sue relazioni con l’ambiente 3. Classi e tipi di aziende - Impresa e rischio d’impresa 4. L’assetto istituzionale delle aziende: soggetto giuridico e soggetto economico 5. L’assetto organizzativo e l’organismo personale 6. Gli organi di governo economico dell’azienda A.A. 2012/2013 [email protected] 64 32 I soggetti dell’impresa All’interno dell’IMPRESA è sempre possibile individuare 2 SOGGETTI: Il SOGGETTO Il SOGGETTO GIURIDICO è il responsabile giuridico dell’attività svolta A.A. 2012/2013 ECONOMICO è il responsabile delle scelte strategiche che determinano il funzionamento e lo svolgimento dell’attività dell’impresa 65 [email protected] Il soggetto giuridico Il soggetto giuridico è la persona, o il gruppo di persone o l’ente nel cui nome l’attività imprenditoriale viene esercitata e a cui fanno capo i diritti e gli obblighi che derivano da questa attività . Nel nostro ordinamento (codice civile) il soggetto giuridico può essere: - una persona fisica; - una persona giuridica. PERSONA FISICA SOGGETTO GIURIDICO CAPACITÀ GIURIDICA PERSONA GIURDICA A.A. 2012/2013 [email protected] 66 33 Il soggetto giuridico • Capacità giuridica: l’attitudine ad essere titolari di diritti e doveri • Capacità di agire: capacità di costituire, modificare, estinguere rapporti giuridici (ogni relazione tra due o più soggetti, avente ad oggetto beni o attività atte a soddisfare un bisogno umano). Essa stabilisce chi può validamente compiere azioni, atti e fatti per l'esercizio dei diritti spettanti o per l'adempimento dei doveri cui è tenuto il soggetto. A.A. 2012/2013 [email protected] 67 Il soggetto giuridico: persona fisica La persona fisica acquista la capacità giuridica al momento della nascita (art. 1 c.c.). La persona fisica acquista la capacità d’agire al raggiungimento della maggiore età (18 anni) (art. 2 c.c.). Ma in alcuni casi la persona fisica è limitata nella sua capacità di agire in quanto: non ha raggiunto la maggiore età: minore; è maggiorenne ma la sua capacità di agire è stata limitata da appositi provvedimenti del giudice: interdetto, inabilitato, scomparso, assente, morto presunto. A.A. 2012/2013 [email protected] 68 34 Il soggetto giuridico: persona fisica Il MINORE può essere soggetto giuridico (e quindi può esercitare attività d’impresa), ma deve operare tramite un curatore che esercita la capacità di agire in nome e per conto del minore. Se contrae matrimonio, diventa emancipato: - acquista la capacità di compiere atti di ordinaria amministrazione; - può compiere atti di straordinaria amministrazione solo con il consenso del curatore e l’autorizzazione del giudice tutelare; - può esercitare un’impresa commerciale (acquistando così piena capacità di agire) solo se autorizzato dal Tribunale. A.A. 2012/2013 [email protected] 69 Il soggetto giuridico: persona fisica Può essere INTERDETTO il maggiore di età o il minore emancipato che si trovi in condizioni di abituale infermità che lo rende incapace di provvedere ai propri interessi. Può essere INABILITATO il maggiore di età la cui infermità non è tale da far luogo all’interdizione. Entrambi possono essere soggetto giuridico (e quindi esercitare attività d’impresa) ma devono operare tramite un curatore e, in alcuni casi, è necessaria l’autorizzazione del Tribunale. Viene dichiarata SCOMPARSO una persona di cui non si abbia più notizia in quanto sparito dal suo luogo di domicilio o di residenza . Lo scomparso resta titolare di tutti i diritti. Il Tribunale, su richiesta degli interessati o del Pubblico Ministero, può nominare un curatore che lo rappresenti. A.A. 2012/2013 [email protected] 70 35 Il soggetto giuridico: persona fisica Viene dichiarata ASSENTE una persona di cui non si abbia notizia da oltre 2 anni. I suoi beni (eventuale azienda compresa) vengono gestiti dai presunti successori legittimi o da chiunque ragionevolmente creda di avere diritti sui beni dello scomparso, ma sotto il controllo del Tribunale. Trascorsi 10 anni dal giorno in cui si hanno notizie del soggetto, lo stesso può essere dichiarato MORTO PRESUNTO dal Tribunale. Il morto presunto non può più essere considerato soggetto giuridico. A.A. 2012/2013 71 [email protected] Il soggetto giuridico: persona giuridica La persona giuridica nasce ed esiste in virtù di un particolare iter ed acquisisce capacità giuridica in base alla legge. Le persone giuridiche si suddividono in due fattispecie: PUBBLICHE PRIVATE Sono regolate da diritto pubblico diritto privato (c.c.) Perseguono fini di interesse generale scopi privati Nascono in seguito ad una manifestazione di volontà di un ente pubblico e mediante l’emanazione di leggi o di un soggetto privato provvedimenti speciali Hanno una procedura di non standardizzata costituzione Sono A.A. 2012/2013 standardizzata • enti pubblici territoriali • le associazioni (Regioni, Province, Comuni) • le fondazioni • enti pubblici non economici • le società commerciali (Università, INPS, ecc.) con personalità • enti pubblici economici giuridica (srl, spa, sapa, (ENEL, Poste Italiane, ecc. società cooperative) 72 [email protected] 36 Procedure standardizzate per le persone giuridiche private Imprese commerciali con personalità giuridica (società di capitali) Nascono mediante un contratto di società (cfr. slide su contratto di società) che si concretizza in un atto costitutivo redatto nella forma di atto pubblico. Es. l’atto costitutivo di una SpA deve indicare tra l’altro: denominazione della società, data e luogo di costituzione, sede, soci, numero di azioni assegnate a ciascun socio, l’attività che costituisce l’oggetto sociale, l’ammontare del capitale (sottoscritto e versato), numero, valore nominale e caratteristiche delle azioni, valore attribuito ai beni conferiti in natura, eventuale durata della società (se a tempo determinato), amministratori (numero, poteri, rappresentanza della società), componenti del collegio sindacale, ecc. L’atto costitutivo va depositato entro 20 gg presso l’Ufficio del Registro delle Imprese per i controlli (verifica regolarità formale documentazione). Se il controllo dà esito positivo, la società viene iscritta nel Registro e con l’iscrizione la società acquista la personalità giuridica. A.A. 2012/2013 73 [email protected] Il soggetto giuridico PERSONA FISICA O GIURIDICA una persona fisica (imprenditore/proprietario) nell’impresa individuale Ditta individuale e Impresa familiare NON hanno personalità giuridica A.A. 2012/2013 una o più persone fisiche (tutti i soci solidalmente e illimitatamente responsabili) una persona giuridica (la società stessa) nelle società di persone nelle società di capitali Società Semplice, Società in Nome Collettivo, Società in Accomandita Semplice NON hanno personalità giuridica [email protected] S.p.A., s.r.l., S.A.p.A., Società Cooperative HANNO personalità giuridica 74 37 Il soggetto economico Il soggetto economico è la persona o il gruppo di persone che di fatto detiene il supremo potere volitivo in azienda: 1) determina gli indirizzi di fondo della gestione (mission e modello di business); 2) prende le decisioni strategiche; 3) determina gli obiettivi generali. Per far ciò il soggetto economico deve: • avere la volontà di governare l’azienda; • avere le competenze specifiche in materia di azienda (patrimonio, gestione, organizzazione) e di comportamento aziendale(programmazione, esecuzione, controllo e feedback) • disporre del potere sufficiente per imporre la propria volontà. [email protected] A.A. 2012/2013 75 Il soggetto economico SEMPRE PERSONA FISICA una persona fisica (il proprietario se ha la volontà di governare e le competenze) nell’impresa individuale (Ditta individuale, Impresa familiare) A.A. 2012/2013 una o più persone fisiche (i soci se hanno la volontà di governare, le competenze e la maggioranza dei voti in assem.) una o più persone fisiche (i soci se hanno la volontà di governare, le competenze e la maggioranza dei voti in assem.) nelle società di persone nelle società di capitali (Società Semplice, Società in Nome Collettivo, Società in Accomandita Semplice) [email protected] (S.p.A., s.r.l., S.A.p.A., Società Cooperative 76 38 Il soggetto economico Esistono tre situazioni in cui l’esistenza il controllo della società PRESCINDE in tutto o in parte dal possesso di quote maggioritarie (o anche minoritarie) del capitale sociale CONTROLLO CON ALIQUOTA DI CAPITALE INFERIORE AL 50% CONTROLLO SENZA INVESTIMENTO DI CAPITALE CONTROLLO SENZA INVESTIMENTO DIRETTO DI CAPITALE A.A. 2012/2013 77 [email protected] Il soggetto economico A) CONTROLLO CON ALIQUOTA DI CAPITALE INFERIORE AL 50% Dispersione degli azionisti (“polverizzazione azionaria”); della proprietà Presenza di particolari categorie di azioni che, pur rappresentando parte del capitale sociale, non danno diritto di voto in assemblea; Regole di funzionamento dell’assemblea. Possibilità di integrare la propria quota di capitale con acquisizioni di quote mediante deleghe (nei limiti previsti dall’art. 2372 c.c.), pegno (art. 2784 c.c.), usufrutto (art. 2352 c.c.), riporto (art. 1548 c.c.); A.A. 2012/2013 [email protected] 78 39 Il soggetto economico Dispersione degli azionisti (“polverizzazione della proprietà azionaria”). Ad es. l’azionariato del Gruppo Telecom Italia è costituito da oltre 500.000 azionisti (struttura azionaria al 12 agosto 2011). La TELCO S.p.A. controlla la società con il 22,39%. Telco S.p.A. Gruppo Telecom Italia Investitori istituzionali italiani Investitori istituzionali esteri Persone giuridiche italiane Persone giuridiche estere Altri azionisti italiani Altri azionisti esteri A.A. 2012/2013 22,39% 1,21% 10,35% 41,46% 0,95% 4,77% 18,80% 0,07% [email protected] 79 Il soggetto economico Presenza di particolari categorie di azioni. Il Capitale Sociale di una società per azioni è diviso in tante quote di uguale valore (AZIONI) che conferiscono all’azionista diritti economici (partecipazione agli utili =>dividendo) e sociali (diritto di voto in assemblea). Tuttavia, esistono diverse categorie di azioni, che attribuiscono diritti economici e sociali diversi ai loro possessori. Ad esempio: 1. Azioni ordinarie 2. Azioni privilegiate 3. Azioni di risparmio A.A. 2012/2013 [email protected] 80 40 Il soggetto economico Presenza di particolari categorie di azioni. AZIONI ORDINARIE Diritto di voto in assemblea ordinaria e straordinaria. Diritto al dividendo. Diritto al rimborso del capitale in sede di scioglimento della società. Diritto di voto in assemblea ordinaria e straordinaria. AZIONI PRIVILEGIATE L’atto costitutivo può prevedere che abbiano diritto di voto solo nell’assemblea straordinaria. In compenso hanno un trattamento privilegiato in sede di distribuzione dei dividendi e di rimborso del capitale in caso di liquidazione della società. AZIONI DI RISPARMIO Non danno diritto di voto, né in assemblea ordinaria, né in assemblea straordinaria. Sono privilegiate in sede di distribuzione dei dividendi e di rimborso del capitale. Possono essere emesse solo da società per azioni quotate in borsa. La somma delle azioni privilegiate e di quelle di risparmio non può mai superare il 50% A.A. 2012/2013 [email protected] 81 del capitale sociale. Il soggetto economico Presenza di particolari categorie di azioni. ESEMPIO È sufficiente il 25% più uno delle azioni per imporre la propria volontà. Non è necessaria la maggioranza del capitale. A.A. 2012/2013 [email protected] 82 41 Il soggetto economico Regole di funzionamento dell’assemblea. L’ASSEMBLEA ORDINARIA dei soci (art. 2364 c.c.) deve essere convocata almeno una volta l’anno e decide sulle seguenti materie: • approvazione del bilancio; • nomina e revoca di amministratori, sindaci e presidente del collegio sindacale; • delibera i compensi di amministratori e sindaci; • delibera sulle responsabilità di amministratori e sindaci; • delibera sulle materie ad essa riservate dall’Atto Costitutivo o sottoposte alla sua attenzione dagli amministratori e dai sindaci. L’ASSEMBLEA STRAORDINARIA dei soci (art. 2365 c.c.) tratta invece le seguenti materie: • modifiche dell’Atto Costitutivo; • emissione delle obbligazioni; • nomina i liquidatori e ne fissa i poteri. A.A. 2012/2013 [email protected] 83 Il soggetto economico Regole di funzionamento dell’assemblea. Per la validità delle deliberazioni dell’assemblea ordinaria, la legge dispone che: • prima convocazione: l’assemblea è valida se è presente almeno il 50% del CS (escluse le azioni a voto limitato). Delibera validamente con la maggioranza assoluta dal capitale presente ; • seconda convocazione: l’assemblea è valida qualunque sia la quota di capitale sociale presente. Delibera validamente con la maggioranza assoluta del capitale presente. Capitale Sociale 50% A.A. 2012/2013 In assemblea sono presenti solo il 30% degli azionisti 50% ordinari: si potrà imporre la Azioni ordinarie propria volontà solo con il 15% più uno del CS. Azioni senza diritto di voto Anche in questo caso non è necessaria la maggioranza del CS. [email protected] 84 42 Il soggetto economico Integrazione della propria azionaria: le DELEGHE Un socio o un gruppo di soci possono acquisire il potere decisionale, in assemblea, integrando la quota di capitale posseduta mediante deleghe, ovvero esercitando il diritto di voto di azioni possedute da altri (art. 2372). La delega può essere gratuita o a titolo oneroso. In questo secondo caso, la delega avviene mediante: • pegno (art. 2784 c.c.): le azioni vengono cedute ad un terzo quale garanzia di un debito che la persona ha contratto nei suoi confronti. Colui che ottiene le azioni in pegno (creditore pignoratizio) può esercitare il diritto di voto al posto del socio; • usufrutto (art. 2352 c.c.): colui che riceve le azioni in usufrutto (usufruttuario) ha il diritto di esercitare il diritto di voto; • riporto (art. 1548 c.c.): le azioni vengono trasferite, dietro pagamento di un prezzo, ad un altro soggetto (riportatore) A.A. 2012/2013 che può esercitare il diritto di voto. [email protected] L’azionista tramite le azioni ricevute in pegno, usufrutto o riporto, integra la propria quota e, entrando in possesso (non in proprietà) delle azioni, ne può esercitare il diritto di voto. 85 Il soggetto economico ESEMPIO: Indesit Company Aggiornato al 31/08/2011 A.A. 2012/2013 [email protected] 86 43 Il soggetto economico ESEMPIO: Indesit Company A.A. 2012/2013 87 [email protected] Il soggetto economico B) CONTROLLO SENZA INVESTIMENTO DIRETTO Gruppo con controllo diretto Gruppo con controllo diretto e indiretto Società A Holding Società A holding Società B Società B Società C Società C Società B 1 Holding NEL GRUPPO SONO PRESENTI Un SE: la holding 100% 100% 100% Più SG: le controllate A.A. 2012/2013 A B [email protected] 88 44 Il soggetto economico ESEMPIO: RCS MEDIAGROUP Controllo diretto Controllo indiretto A.A. 2012/2013 [email protected] A.A. 2012/2013 [email protected] Aggiornato a febbraio 2011 89 90 45 Il soggetto economico C) CONTROLLO SENZA INVESTIMENTO DI CAPITALI • influenza dominante (art. 2359 c.c.): controllo di una società in virtù di particolari vincoli contrattuali. Es. Una società può determinare le scelte gestionali di un’altra società in quanto unica acquirente dei prodotti di quest’ultima. • società di capitale di grandi dimensioni: in esse non sempre il soggetto economico aziendale coincide con coloro che detengono la proprietà del capitale, soci di maggioranza o di minoranza che siano (es. non sono interessati a gestire l’azienda o non ne hanno le capacità). Può accadere, quindi, che il potere decisionale venga delegato, dall’assemblea degli azionisti (e quindi dai soci) a manager competenti. Essi, in virtù della delega che hanno ricevuto e delle comprovate competenze manageriali, possono governare e dirigere l’azienda anche se sono completamente estranei alla proprietà della stessa. • impresa pubblica governata da manager pubblici, che sono nominati in genere da pubblici poteri e governano senza aver effettuato alcun investimento nell’azienda, ma unicamente in virtù[email protected] del possesso di competenze professionali. 91 A.A. 2012/2013 Seconda Parte IL SISTEMA AZIENDALE 1. Definizione di azienda e dei suoi principali sottosistemi 2. Il sistema aziendale e le sue relazioni con l’ambiente 3. Classi e tipi di aziende - Impresa e rischio d’impresa 4. L’assetto istituzionale delle aziende: soggetto giuridico e soggetto economico 5. L’assetto organizzativo e l’organismo personale 6. Gli organi di governo economico dell’azienda A.A. 2012/2013 [email protected] 92 46 Il sistema delle persone (organizzazione) L’organizzazione è un sistema coordinato di persone che si prefigge un più razionale impiego del lavoro umano in relazione agli obiettivi gestionali da raggiungere. Le due facce dell’organizzazione: Organizzazione formale (o ufficiale): ufficiale) è basata su regole che tendono a razionalizzare il comportamento delle persone. Organizzazione informale: informale insieme non programmato e non ufficiale di gruppi, amicizie, di rapporti che si sviluppano inevitabilmente ogni qual volta più individui si trovano ad interagire l’uno con l’altro. Noi facciamo riferimento all’organizzazione FORMALE [email protected] A.A. 2012/2013 93 Il sistema delle persone (organizzazione) Affinché le persone possano lavorare insieme ed operare in condizioni di massima efficacia ed efficienza, è necessario stabilire alcune regole riguardo i seguenti aspetti: Chi decide Di chi è la responsabilità delle decisioni Chi attua le decisioni Quali sono i compiti e le responsabilità di ognuno Come è possibile integrare il lavoro di ogni persona con quello degli altri Quali sono le relazioni o le linee di influenza possibili all’interno della struttura organizzativa? A.A. 2012/2013 [email protected] 94 47 Il sistema delle persone (organizzazione) Innanzitutto, possiamo individuare 3 ORGANI AZIENDALI: ORGANO VOLITIVO: VOLITIVO è rappresentato dal soggetto che prende le decisioni aziendali e definisce le linee strategiche da seguire (es. aumentare la quota di mercato in Germania e USA) ORGANO DIRETTIVO: DIRETTIVO traduce le linee strategiche in azioni operative (es. partecipare alle fiere di settore, potenziare la funzione commerciale, attuare partnership con azienda tedesca, aumentare la produzione, nuova campagna promozionale, ecc.) ORGANO ESECUTIVO: ESECUTIVO è composto da tutti coloro che, materialmente, eseguono quando definito dall’organo direttivo (es. partecipazione alle fiere, attuazione nuove azioni commerciali, realizzazione aumento produzione, realizzazione campagna promozionale, ecc.). A.A. 2012/2013 [email protected] 95 Il sistema delle persone (organizzazione) Il modo in cui si relazionano questi tre diversi organi aziendali definisce l’organizzazione formale dell’impresa, più propriamente definita ASSETTO ORGANIZZATIVO. Esso è dato dall’insieme di: organismo personale (le persone); variabili che definiscono, indirizzano e coordinano i comportamenti delle persone verso un obiettivo (le “regole”). Progettare l’assetto organizzativo di un’impresa significa decidere: quante persone e con quali caratteristiche; quali compiti, obiettivi e risorse assegnare ad ogni persona; quale retribuzione; quali percorsi professionali; ecc. A.A. 2012/2013 [email protected] 96 48 Il sistema delle persone (organizzazione) Ogni decisione riguardante l’assetto organizzativo deve essere assunta in modo tale che i compiti siano svolti: in modo efficace ed efficiente; con i massimi livelli di coordinamento e di integrazione; con flessibilità e capacità di fronteggiare il dinamismo ambientale. Scopo dell’assetto organizzativo è ottimizzare l’utilizzo delle risorse umane in vista del raggiungimento degli obiettivi dell’azienda. Una cattiva organizzazione A.A. 2012/2013 Una buona organizzazione [email protected] 97 Il sistema delle persone (organizzazione) La progettazione dell’assetto organizzativo si svolge secondo le seguenti fasi: 1) determinazione degli obiettivi da realizzare; 2) determinazione delle funzioni da svolgere per raggiungere gli obiettivi; 3) scomposizione e ricomposizione delle funzioni per creare dei ruoli da assegnare alle persone; 4) specificazione, per ogni ruolo, dei compiti e delle responsabilità; 5) definizione delle linee di influenza per indirizzare le persone. A.A. 2012/2013 [email protected] 98 49 Il sistema delle persone (organizzazione) Scomposizione (o differenziazione): scegliere un criterio di divisione del lavoro ed assegnate alle persone (“chi fa che cosa”) Ricomposizione (o integrazione): far sì che i contributi delle persone che occupano i singoli ruoli sono riportati all’unità (coordinare le attività individuali in un sistema integrato di obiettivi, poteri e responsabilità). Ruolo: somma dei comportamenti attesi dalla persona cui è affidata una posizione. Posizione: elemento base della struttura organizzativa (unità ricoperta da una singola persona). Compito: somma di azioni definite formalmente ed affidate ad una persona. A.A. 2012/2013 Linee di influenza: canali di flusso degli ordini e delle informazioni tra un ruolo ed un altro. Autoritarie/non autoritarie. [email protected] 99 Il sistema delle persone (organizzazione) Dalla progettazione dell’assetto organizzativo nasce la struttura organizzativa: insieme dei ruoli (o comportamenti attesi) e delle linee di influenza (autoritarie e non autoritarie). Essa è data dalle modalità con cui l’organizzazione gestisce e governa i processi di scomposizione (differenziazione) e di ricomposizione (integrazione) al suo interno. Progettare la struttura organizzativa significa : definire la MACROSTRUTTURA: struttura organizzativa di base; definire la MICROSTRUTTURA: struttura delle singole unità organizzative; scegliere come distribuire l’AUTORITÀ FORMALE. A.A. 2012/2013 [email protected] 100 50 La Macrostruttura Progettare la MACROSTRUTTURA (struttura organizzativa di base) significa: quali unità organizzative (u.o.) attivare, quali ruoli e compiti attribuire a ciascuna u.o., come collegare le varie u.o. in una struttura gerarchica (linee di influenza). La struttura organizzativa di base è graficamente dall’ORGANIGRAMMA: u.o. + ruoli + linee di influenza. rappresentata Esempio: un’impresa può decidere di attivare una direzione produzione, una direzioni ricerca, una direzione commerciale e una direzione amministrativa. Le prime due dipendono da un direttore tecnico. Il direttore tecnico e le seconde due dipendono dal direttore generale … A.A. 2012/2013 [email protected] 101 La Macrostruttura Direzione Generale Direzione Tecnica Direzione Commerciale Direzione Amm.va Direzione Direzione Ricerca Produz. Ogni organo è individuato da uno spazio (generalmente un rettangolo) con all’interno in nome del responsabile o della u.o. Il lavoro è diviso tra le u.o. (differenziazione) e coordinato mediante le relazioni gerarchiche (integrazione). Ogni capo gerarchico è integratore (coordina le attività e il lavoro delle persone che dipendono da lui) e decisore (deve decidere in merito a tutti gli aspetti interni alla sua unità, salvo quanto delegato ai suoi dipendenti) A.A. 2012/2013 [email protected] 102 51 La Macrostruttura Per le imprese, progettare la macrostruttura significa scegliere tra una delle quattro forme di base: Struttura semplice (o elementare) Struttura funzionale pura Struttura divisionale pura Struttura a matrice (o matriciale) Non esiste "LA" struttura organizzativa ottimale, ma solo quella più "adeguata" rispetto alle caratteristiche dell’impresa e del suo contesto di riferimento (clienti, ambiente, strategia, cultura…). La differenza tra le quattro strutture si sostanzia nell’adozione di differenti criteri di divisione e di coordinamento del lavoro. A.A. 2012/2013 [email protected] 103 Struttura semplice È la struttura tipica delle imprese piccole e non particolarmente complesse o delle imprese all’inizio del loro ciclo di vita. La funzione di governo e le funzioni di direzione sono svolte da un unico organo di direzione generale (manca il livello delle direzioni di funzione); La direzione generale è tipicamente presidiata dall’imprenditore imprenditore, che quindi accentra su di sé tutto il potere di governo (impartisce gli ordini) ed il coordinamento (controlla il lavoro dei collaboratori). È una struttura poco differenziata, differenziata con compiti non rigidamente definiti e ruoli spesso intercambiabili in relazione alle esigenze dell’impresa. A.A. 2012/2013 [email protected] 104 52 Struttura semplice Organo di governo e di direzione Direzione Generale (imprenditore) … Organi esecutivi … … _ + Struttura piatta ed elementare Dipende strettamente dalle capacità, dallo stile e dalla salute dell’imprenditore Elevata flessibilità e capacità di adattamento (bassa differenziazione) … Rapidi processi decisionali (accentrati nella figura dell’imprenditore) … A.A. 2012/2013 [email protected] 105 Struttura funzionale Ricorrente nelle di imprese di dimensioni contenute o medie, medie che operano in mercati tendenzialmente stabili e con combinazioni produttive relativamente semplici (un solo prodotto o più prodotto omogenei destinati ad un solo mercato, ovvero ad una sola categoria di clienti). È articolata per funzioni: funzioni raggruppa raggruppa le attività in base ad una tecnica comune, comune dalla base fino al vertice dell’organizzazione (segue il criterio dell’omogeneità, mette insieme tutti coloro che svolgono un sottoinsieme coordinato di attività). Privilegia rivilegia la differenziazione (compiti, ruoli e responsabilità ben definiti). L’integrazione è demandata alla gerarchia e le linee di trasmissione del potere sono verticali: dalla direzione generale (organo di governo) dipendono le direzioni di funzione (organi di direzione, es. d. acquisti, d. commerciale, d. produzione, ecc.) e da loro dipendono gli organi operativi che svolgono sottoinsiemi di attività coordinate tra loro (es. ufficio acquisti materie prime, ufficio acquisti impianti e macchinari, ufficio clienti Italia, ufficio clienti estero, reparto montaggi, reparto manutenzione, ecc.). A.A. 2012/2013 [email protected] 106 53 Struttura funzionale LA “PIRAMIDE” Organo di governo Organi di direzione Direzione Acquisti Direzione Generale Direzione Produzione Direzione Commerciale Organi esecutivi Direzione Ricerca _ + Facilita le economie di scala (di specializzazione) all’interno delle unità funzionali Può causare un accumulo di decisioni al vertice e il sovraccarico della gerarchia Permette lo sviluppo di conoscenze e capacità approfondite Tempi di decisione lunghi (scala gerarchica) … A.A. 2012/2013 Porta a uno scarso coordinamento orizzontale tra le unità organizzative Tempo di risposta lento di fronte ai cambiamenti ambientali … [email protected] 107 Struttura divisionale Adatta ad imprese di dimensioni grandi, che realizzano combinazioni produttive complesse e molto disomogenee (più linee di prodotto molto diverse tra loro), destinate a mercati diversi. Raggruppa le attività (anche diverse tra loro) sulla base dell’output output dell’organizzazione ovvero quelle funzioni che nel loro insieme concorrono al dell’organizzazione, raggiungimento del risultato. È una struttura che privilegia principalmente l’integrazione e ricerca l’unitarietà: la struttura si suddivide in più divisioni organizzate, al proprio interno, in modo gerarchico-funzionale. A capo di ciascuna c’è un dirigente che è il responsabile diretto di tutte le attività necessarie a conseguire il risultato (decentramento del processo decisionale). Tipi più diffusi: divisione per prodotto, divisione per area geografica, divisione per mercato (clienti). Sono organizzazioni spesso colossali e complesse (es. Nestlé, Johnson & Johnson, Microsoft, Fiat, ecc.). A.A. 2012/2013 [email protected] 108 54 Struttura divisionale Direzione generale Direzione di Divisione Direzione produzione Direzione produzione Direzione produzione Direzione commerciale Direzione commerciale Direzione commerciale Direzione ricerca Direzione ricerca Direzione ricerca _ + Permette alle unità di adattarsi a differenze di prodotto, geografiche, di clientela Decentralizza il processo decisionale … A.A. 2012/2013 Direzione di Divisione Direzione di Divisione Scarso coordinamento ed integrazione tra le divisioni (comportamenti contraddittori e/o concorrenza interna) Duplica risorse e strutture (rischi di subottimizzazione) … [email protected] 109 Struttura a matrice La caratteristica distintiva dell’organizzazione a matrice è che implementa simultaneamente sia la specializzazione funzionale (es. area formazione, junior-senior) che la specializzazione per prodotto/progetto (es. esigenze del cliente). Doppia dipendenza dipendenza: ciascun individuo dipende, allo stesso tempo, dello specialista funzionale e dal capo progetto. Alternanza di ruoli ruoli: lo stesso individuo può assumere ruoli diversi in progetti diversi (capo-progetto, supporto). Un forte supporto ai processi di integrazione è garantito dai sistemi di valore condiviso di tipo professionale. Esempi: business school e società di consulenza. A.A. 2012/2013 [email protected] 110 55 Struttura a matrice Resp. Funzionale Resp. Funzionale Resp. Funzionale Resp. Funzionale Resp. Prodotto/ Progetto Resp. Prodotto/ Progetto Resp. Prodotto/ Progetto + _ Assicura la condivisione flessibile delle risorse Si adatta a decisioni complesse e cambiamenti frequenti Offre opportunità per lo sviluppo di competenze sia funzionali sia di prodotto A.A. …2012/2013 Conflitti di ruolo: una risorsa può lavorare su più progetti e quindi essere coordinato da più persone Confusione: incertezza dei compiti e delle priorità Implica che i componenti abbiano buone capacità interpersonali e ricevano una formazione approfondita 111 [email protected] … Strutture miste L’impresa può altresì decidere di adottare strutture organizzative miste: Struttura funzionale mista: Direzione Generale Direzione Produzione Direzione Acquisti Direzione Commerciale Direzione di Divisione Direzione produzione Struttura divisionale mista: Direzione commerciale Direzione generale Direzione di Divisione Direzione produzione Direzione commerciale Direzione ricerca A.A. 2012/2013 Direzione di Divisione Direzione produzione Direzione commerciale Direzione ricerca Direzione di Divisione Direzione produzione Direzione commerciale Direzione Direzione ricerca [email protected] ricerca Direzione Risorse Umane Struttura divisionale con una funzione centralizzata 112 56 Funzioni di line e di staff Ogni struttura organizzativa può, inoltre, prevedere FUNZIONI DI LINE e FUNZIONI DI STAFF. Sono essenziali per l’azienda, in quanto creano direttamente valore per il cliente Sono secondarie: non creano direttamente valore per il cliente, ma solo indirettamente Hanno priorità nelle decisioni Hanno maggiore autorità nell’organizzazione Supportano e consigliano la DG e l’attività delle funzioni di line Cambiano a seconda dell’impresa: nelle i. industriali: produzione e vendita; Esempi di funzioni di staff in un’impresa industriale: gestione delle risorse umane, amministrazione nelle i. commerciali: approvvigionamento, vendita, finanza; nelle i. trasporto: manutenzione, traffico, vendita A.A. 2012/2013 113 [email protected] Funzioni di line e di staff DAVIS classifica gli obiettivi dell’impresa e distingue di conseguenza la natura delle diverse funzioni in base agli obiettivi che realizzano: OBIETTIVI PRIMARI CARATTERISTICHE Creare i valori richiesti dalla clientela e produrre e distribuire i beni e i servizi Funzioni preposte al soddisfacimento degli obiettivi Funzioni di line desiderati dalla clientela COLLATERALI SECONDARI Creare i valori richiesti dai soggetti che gravitano intorno all’azienda (clienti esclusi): operai, impiegati, dirigenti. Valori realizzati con quanto pagato dai clienti Creare i valori che consentono la realizzazione efficiente degli obiettivi Funzioni di staff Funzioni di staff primari e collaterali A.A. 2012/2013 [email protected] 114 57 Funzioni di line e di staff Malgrado le funzioni di staff si trovino in una posizione subordinata, la loro importanza è notevole in quanto producono fondamentali servizi di supporto. Esse possono essere presenti in ogni tipo di struttura organizzativa e sono così rappresentate: Organo di governo Organi di STAFF Organi di LINE Direzione Generale Gestione delle Risorse Umane Amministrazione Direzione Acquisti Direzione Produzione Direzione Commerciale Direzione Ricerca Organi esecutivi A.A. 2012/2013 [email protected] 115 La Microstruttura Occorre poi scegliere la MICROSTRUTTURA (struttura delle singole unità organizzative), ovvero decidere mansioni e responsabilità delle singole persone e dei gruppi di persone che formano le unità organizzative elementari all’interno delle u.o. di base (un ufficio, un reparto, un gruppo di lavoro, un team di progetto, ecc.). Nel decidere come strutturare le singole unità organizzative di base, è importante tener presente i bisogni dei lavoratori che possono essere soddisfatti tramite l’attività lavorativa e i modelli di direzione che possono essere adottati. In particolare, la scelta del modello di direzione è particolarmente importante. La modalità con cui viene esercitata la leadership, infatti, influisce sul grado di SODDISFAZIONE dei DIPENDENTI e, di conseguenza, condiziona l’EFFICIENZA e la PRODUTTIVITA’ dell’impresa, ma tali influenze sono ancora spesso sconosciute o sottovalutate dai dirigenti! A.A. 2012/2013 [email protected] 116 58 Modelli di direzione Nella teoria e nella pratica organizzativa possiamo distinguere due teorie definite da Douglas McGregor (1960): TEORIA X: gli individui sono pigri e devo essere spinti all’azione (sfiducia reciproca); TEORIA Y: gli individui sono creativi e devono essere investiti di responsabilità (fiducia reciproca). Il capo “ideale” è quello che riesce a trovare un equilibrio tra i due, ovvero ad essere autoritario e democratico allo stesso tempo…. A.A. 2012/2013 [email protected] 117 Modelli di direzione: Teoria X La Teoria X si basa sull’ipotesi che i prestatori di lavoro tendono naturalmente (ossia per caratteristiche proprie della natura umana) a non soddisfare le attese di comportamento espresse dall’azienda in quanto l’uomo medio: detesta il lavoro e, se può, ne fa a meno; pensa al lavoro solo come ad un mezzo per ottenere una retribuzione; minimizza lo sforzo per ottenere la retribuzione; ha ambizioni scarse e non si assume mai responsabilità spontaneamente; non se interessa all’azienda e ai suoi obiettivi. Proprio per queste sue caratteristiche innate, l’uomo medio deve essere costretto, controllato, comandato, minacciato di punizioni, allo scopo di far sì che realizzi uno sforzo adeguato per conseguire gli obiettivi dell’impresa. A.A. 2012/2013 [email protected] 118 59 Modelli di direzione: Teoria X Il buon dirigente, pertanto, è quello che riesce a far fare ai dipendenti quello che vuole lui. A tal fine si reputa indispensabile: 1) programmare il comportamento dei dipendenti (accentramento delle decisioni); 2) controllare il dipendente (verificare se il comando è stato eseguito); 3) rendere docile il dipendente (mediante sanzioni e ricompense). A questo approccio corrispondono vari MODELLI DI DIREZIONE, i cui estremi sono: 1) Modello duro (stile autoritario) Solo sanzioni: “Se non vogliono farlo costringeteli” 2) Modello morbido (stile paternalistico) Solo ricompense: “Sii buono, aperto e disponibile e vedrai che i dipendenti, per lealtà e gratitudine, rispetteranno i tuoi comandi”. A.A. 2012/2013 [email protected] 119 Modelli di direzione Entrambi tali modelli sono inadeguati. McGregor nota, infatti, che la Teoria X ha i caratteri della “profezia autoverificante”: un assetto organizzativo coerente con le ipotesi negative sull’uomo medio CAUSA esattamente i comportamenti previsti da tali ipotesi: le persone soggette a costrizioni ed eccessivi controlli sviluppano comportamenti opportunistici e restrittivi; l’assenza di delega, e quindi l’impossibilità di esercitare un giudizio (idee, valutazioni, opinioni, ecc.) sul proprio lavoro, porta necessariamente a non avere la possibilità di dimostrare la capacità di assumere responsabilità. QUINDI: ad un’organizzazione che non ha fiducia nel lavoratore, consegue un lavoratore che non ha fiducia nell’organizzazione, e che, di conseguenza, adotta un comportamento passivo, indolente, poco produttivo, allergico alle responsabilità, arrogante. A.A. 2012/2013 [email protected] 120 60 Modelli di direzione I modelli direzionali basati sulla Teoria X, inoltre, contrastano con i principi alla base della teoria delle motivazioni di Maslow: l’uomo al lavoro manifesta bisogni differenti nel tempo e nello spazio; i bisogni del lavoratore sono disposti su una scala che identifica la progressione naturale del suo processo di soddisfazione. S O D D I S F A Z I O N E A) Bisogni ragionevolmente soddisfatti - FISIOLOGICI (mangiare, bere, dormire, …) - SICUREZZA (mantenere nel tempo i bisogni fisiologici per sé e per la famiglia) - SOCIALI (lavorare insieme agli altri e non isolati) B) Bisogni in tensione A.A. 2012/2013 - STIMA DI SÈ (sviluppare la propria conoscenza, al di là della specifica mansione) - STIMA DEGLI ALTRI (ricevere apprezzamento per gli sforzi fatti e i risultati ottenuti sul lavoro) - AUTOREALIZZAZIONE (poter realizzare le proprie aspirazioni professionali) [email protected] 121 Modelli di direzione Un dipendente insoddisfatto è un lavoratore poco efficiente e poco produttivo: occorre adottare un modello di organizzazione e di direzione che porti a superare questa situazione, ovvero disegnare per il lavoratore un ruolo che possa far rientrare l’attività lavorativa tra quelle che contribuiscono a soddisfare i suoi bisogni. Le condizioni di soddisfacimento dei bisogni secondo Maslow e Herzberg: Bisogni fisiologici: retribuzione (per l’acquisto dei beni necessari a soddisfare i bisogni), indipendenza economica Bisogni di sicurezza: sicurezza fisica, contratto di lavoro, sistemi di gestione del personale, stile di direzione, ecc. Bisogni di socialità: interazione, lavoro di gruppo, ecc. Bisogni di stima (di sé e degli altri): contenuti del lavoro ricchi e sfidanti, riconoscimenti, prestigio, ecc. Bisogni di realizzazione: un lavoro che permette di esprimere un’ampia gamma di competenze, autorealizzazione A.A. 2012/2013 [email protected] 122 61 Modelli di direzione: Teoria Y Una tale ristrutturazione dei ruoli comporta necessariamente uno stile di direzione diverso rispetto a quello derivante dalla Teoria X e un radicale capovolgimento delle assunzioni riguardanti i dipendenti. La TEORIA Y assume che l’uomo medio: non è avverso al lavoro, anzi lo considera un’attività naturale quanto il riposo, lo svago e il gioco; in condizioni opportune, tende spontaneamente ad assumere responsabilità; ha per natura un atteggiamento di lealtà e di impegno nei confronti della sua professione; si identifica con l’azienda, con gli obiettivi e con la professione; è generalmente ambizioso, inventivo e creativo; il controllo dall’esterno e la minaccia di sanzioni non costituiscono gli unici mezzi per indirizzare gli sforzi verso gli obiettivi dell’organizzazione; l’impegno nel perseguire determinati obiettivi è in funzione delle ricompense associate al loro conseguimento. Di conseguenza, se si adotta un assetto organizzativo inteso come guida al comportamento e caratterizzato da forte delega (decentramento delle decisioni), le ipotesi si autoverificano e le [email protected] si comportano come previsto dalla Teoria Y. 123 A.A. 2012/2013 L’autorità formale Nel progettare la struttura organizzativa dell’impresa occorre, infine, scegliere come distribuire L’AUTORITÀ FORMALE: decentramento: a quali unità organizzative, procedendo dall’alto verso il basso, fanno capo quali decisioni; delega: quale grado di libertà nelle scelte è lasciato a coloro che devono decidere. Estremi: imprese con autorità formale molto concentrata (poco decentramento e poca delega) o imprese con autorità formale molto diffusa (decisioni molto decentrate e ampia delega). Generalmente è bene che il decentramento e la delega siano ampi quando l’impresa vive in un contesto dinamico e scarsamente prevedibile. A.A. 2012/2013 [email protected] 124 62 L’autorità formale Per AUTORITÀ FORMALE si intende: il DIRITTO ufficialmente riconosciuto dall’organizzazione di COMANDARE, e cioè di elaborare decisioni rivolte ad indirizzare l’attività dei subordinati; l’OBBLIGO imposto ai subordinati di ACCETTARE quelle decisioni come premessa per la propria condotta, senza poterle analizzare e criticare nel merito. Essa rappresenta il potere legittimo, attribuito ad un ruolo. Pertanto è: impersonale (non legata ad una persona), limitata (nel tempo e nello spazio), connessa ad un ruolo specifico e pertanto trasferibile da una persona ad un’altra. L’AF può essere analizzata in relazione al POTERE: i due concetti possono coincidere (l’AF è una forma di potere, il potere legittimo), ma sono due fenomeni diversi. A.A. 2012/2013 125 [email protected] L’autorità formale e il Potere Per POTERE si intende la capacità di influenzare il comportamento degli altri (“Capacità di A di far fare qualcosa a B, che B non avrebbe fatto senza l’intervento di A” R. Dahl) Il potere è: personale (legato alle caratteristiche della persona, es. carisma, competenza, ecc.), “illimitato”, non trasferibile. Il rapporto tra AUTORITÀ FORMALE e POTERE è variamente interpretato : TEORIA CLASSICA NUOVA TEORIA Tra autorità formale e potere esiste un rapporto automatico e diretto: diretto all’aumento del livello di autorità aumenta il livello di potere A A.A. 2012/2013 1 2 3 P 1 2 La TC è vera solo se i dipendenti ritengono in pericolo il posto di lavoro. In condizioni normali, l’aumento del livello di autorità genera una diminuzione del livello di potere. A 3 [email protected] 1 2 3 P 3 2 1 126 63 Nuova Teoria del rapporto tra autorità formale e potere Perché? Il livello di potere effettivo è condizionato anche dall’accettazione dell’autorità da parte dei subordinati. Se i subordinati sentono di poter agire liberamente, senza la minaccia di perdere il loro posto di lavoro o il pericolo di non veder soddisfatti i propri bisogni primari (fisiologici, di sicurezza, sociali), essi riconosceranno effettivo potere al superiore solo se “lo merita”: processo di legittimazione del leader. Quindi, all’aumento del livello di autorità formale (conferita dall’organizzazione) segue un effettivo aumento del potere (capacità di influenzare gli altri che viene riconosciuta al superiore “sul campo” dai collaboratori) solo se il superiore dimostra ai suoi subordinati di: 1. essere competente, 2. agire giustamente, 3. adoperarsi per loro, 127 4.A.A. 2012/2013 coinvolgerli nelle decisioni che [email protected] riguardano. L’autorità formale Nello stabilire gerarchici tra le diverse unità organizzative, si possono scegliere TRE varianti dell’autorità formale: 1) AUTORITA’ GERARCHICA 2) AUTORITA’ FUNZIONALE 3) AUTORITA’ DEL GRADO A.A. 2012/2013 [email protected] 128 64 1) Autorità gerarchica E’ un modello molto diffuso nelle organizzazioni private che: • si basa sul concetto dell’unità di comando; • prevede che gli ordini si muovano nell’ambito di una stessa linea di comando e in direzione discendente, senza possibilità di critica da parte di chi riceve gli ordini; • suppone quindi che un organo di grado superiore non possa impartire ordini ad uno di grado inferiore ma appartenente ad una diversa linea di comando (Es: il direttore delle vendite non può avere autorità su un capo di stabilimento del settore produzione); • considera l’autorità formale generale, perché riguarda tutti gli aspetti del compito del subordinato e presuppone che chi ha il potere di comando sia competente su ogni materia; • ritiene di poter influenzare i subordinati con un meccanismo di sanzioni e ricompense. A.A. 2012/2013 129 [email protected] 1) Autorità gerarchica Consiglio di amministrazione Direttore generale Direttore Produzione Capo Stab. 1 A.A. 2012/2013 Capo Stab. 2 Direttore Vendite Capo Fil. 1 Capo Fil. 2 Direttore Approv.ti Addetto Addestr. Direttore Finanziario Addetto Selezione [email protected] Addetto Servizi Sociali Direttore Personale Addetto Servizi Sociali 130 65 2) Autorità funzionale E’ un modello che: • prevede la possibilità per un subalterno di ricevere ordini da superiori appartenenti a diverse linee di comando; • suppone che, non essendo possibile una competenza generale, occorra impiegare nei processi produttivi e decisionali competenze specializzate; • considera l’autorità formale particolare, perché si limita agli aspetti di competenza del subordinato; • può prevedere meccanismi di sanzioni e ricompense, eventualmente proposte anche dal capo funzionale, ma concesse e stabilite dal capo gerarchico. A.A. 2012/2013 131 [email protected] 2) Autorità funzionale Consiglio di amministrazione Direttore generale Direttore Produzione Capo Stab. 1 A.A. 2012/2013 Capo Stab. 2 Direttore Vendite Capo Fil. 1 Capo Fil. 2 Direttore Approv.ti Addetto Addestr. Direttore Finanziario Addetto Selezione [email protected] Addetto Servizi Sociali Direttore Personale Addetto Servizi Sociali 132 66 3) Autorità del grado E’ un modello tipico delle organizzazioni militari, ma presente a volte anche nelle aziende, che: • prevede la possibilità per chi ha un grado superiore di dare ordini a chiunque abbia un grado inferiore, con il grave inconveniente che un subordinato potrebbe trovarsi a ricevere ordini contrastanti da parte di più superiori. • regola: eseguire l’ordine ricevuto per ultimo, facendo rilevare il contrasto con l’ordine ricevuto precedentemente. A.A. 2012/2013 [email protected] 133 I rapporti organizzativi All’interno delle diverse strutture organizzative si hanno diversi tipi di rapporti tra i soggetti posti a differenti livelli gerarchici. In particolare si possono distinguere i seguenti rapporti organizzativi: 1) Rapporti gerarchici (quando il superiore influenza il subordinato diretto) 2) Rapporti funzionali (quando il superiore influenza anche un subordinato non diretto) a) Rapporti funzionali autoritari b) Rapporti funzionali consultivi c) Rapporti funzionali di servizio d) Rapporti funzionali di controllo 3) Rapporti di assistenza A.A. 2012/2013 (quando in un rapporto gerarchico viene inserita una linea di influenza dal basso verso l’alto) [email protected] 134 67 Seconda Parte IL SISTEMA AZIENDALE 1. Definizione di azienda e dei suoi principali sottosistemi 2. Il sistema aziendale e le sue relazioni con l’ambiente 3. Classi e tipi di aziende - Impresa e rischio d’impresa 4. L’assetto istituzionale delle aziende: soggetto giuridico e soggetto economico 5. L’assetto organizzativo e l’organismo personale 6. Gli organi di governo economico dell’azienda A.A. 2012/2013 [email protected] 135 La struttura decisionale dell’impresa Il governo dell’impresa viene esercitato dal soggetto economico mediante strutture decisionali che possono essere molteplici. Agli estremi delle numerose possibilità di organizzazione del processo decisionale abbiamo: • La struttura decisionale burocratica: il processo decisionale è interamente accentrato nelle mani degli organi volitivi che stanno al vertice dell’azienda. • La struttura decisionale pluralistica organicamente integrata: il processo decisionale è decentrato, ovvero diffuso tra tutti gli organi dell’organizzazione A.A. 2012/2013 [email protected] 136 68 La struttura decisionale dell’impresa La struttura decisionale burocratica Organi Volitivi: • Prendono tutte le decisioni • Devono essere competenti su tutte le funzioni aziendali ISPETTORI Organi Direttivi: • Non rendono decisioni • Passano gli ordini • Controllano gli organi esecutivi Organi Esecutivi: • Eseguono gli ordini A.A. 2012/2013 137 [email protected] La struttura decisionale dell’impresa La struttura decisionale pluralistica organicamente integrata Soggetto Economico Decisioni strategiche Obiettivi settoriali Obiettivi settoriali Obiettivi settoriali Direttore Produzione Direttore Vendite Direttore Acquisti Obiettivi sub settoriali A.A. 2012/2013 Obiettivi strategici Obiettivi sub settoriali Obiettivi sub settoriali [email protected] Obiettivi sub settoriali Decisioni tattiche Decisioni operative 138 69 Struttura “tradizionale” di governo delle società Collegio sindacale Assemblea degli azionisti Consiglio di amministrazione È delegato dal CdA a svolgere le funzioni di governo della società. Direttore generale Direttore della produzione Direttore delle vendite Direttore degli approvvig. Direttore della finanza Direttore del personale Direttore della R&S Sono delegati dal Direttore generale a governare i diversi settori in cui è ripartita l’attività aziendale. A.A. 2012/2013 [email protected] 139 Struttura “tradizionale” di governo delle società L’ASSEMBLEA DEGLI AZIONISTI (o dei soci): è un organo collegiale, dato dalla riunione dei soci, che formula la volontà degli azionisti in materie di fondamentale importanza (cfr. slide su assemblea ordinaria/straordinaria). Elegge i componenti del CdA e del Collegio Sindacale. Il CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE (CdA): è l’organo a cui è affidata la gestione della società. Ha poteri esecutivi (esegue quanto deliberato dall’assemblea dei soci) e decisionali. Ha la funzione di: deliberare sulla gestione della società; convocare l’assemblea e definire l’ordine del giorno; redigere il bilancio; curare la tenuta dei libri contabili, vigilare sull’andamento della gestione, rappresentare la società nei confronti dei terzi; Il COLLEGIO SINDACALE: è l’organo di controllo interno della società. Controlla l’amministrazione della società; vigila sull’osservanza della legge e dell’atto costitutivo; accerta la regolare tenuta della contabilità, la corrispondenza tra libri sociali, scritture contabili e bilancio, la valutazione del patrimonio sociale, la consistenza della cassa. A.A. 2012/2013 [email protected] 140 70