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..IL PERDONO
Ritengo sia utile iniziare la mia riflessione partendo dalla convinzione che il perdono sia connaturale con il
fatto che siamo persone limitate, fallibili. L'accoglienza del limite in se e nell'altro è una qualità buona
dell'essere persona, del riconoscere come esistente che vive condizionato e condizionante se stesso, gli altri,
la creazione in cui si è inseriti; la coscienza che la mia vita fa soffrire l'altro.
Credo che quando parliamo di perdono si debba partire da questa convinzione che si tratta di una
connotazione necessaria all'essere uomo, prima ancora di sentire il perdono come una scelta morale buona
nei comportamenti fra gli uomini.
L'essere uomini compassionevoli permette a te stesso e agli altri di esistere come differenti, simili ma non
identici
Nella nostra società il termine perdono suscita da un parte l'ammirazione dall'altra il disprezzo: l'indiano che
abbatte l'albero gli chiede scusa perché per poter vivere stronca la vita, l'occidentale pensa di poter esercitare
la sua affermazione di superiorità legittima e di essere più libero se non deve misurarsi con nessun limite.
Il risultato finale nel secondo caso porta la morte anche per colui che si pensa onnipotente e non in debito
con nessuno.
In concreto perfino lo stipendio e le offerte che ci servono per vivere nascono dal limite e dalle esigenze
degli altri, per chi fa lavoro sociale poggia sulle difficoltà e la sofferenze degli altri.
Questo pensiero mi procura sempre un po' di disagio ma credo sia giusto cosi perché per molti versi ho
necessità di essere perdonato da chi dico di "servire". Sentirmi perdonato. assumere un atteggiamento di
riconoscenza che si scusa per lo sfruttamento dell'altro, apre alla scoperta che tutti dipendiamo da un amore
misericordioso che ci ha creato,alla scoperta di un Dio che si definisce"Io sono Colui che è
clemente",rivelazione del nome di Dio che troviamo nella Bibbia e nel corano, milioni di fratelli si
riferiscono all'unico Dio misericordioso. In Gesù il perdono diventa carne persona che ci riaccompagna alla
riconciliazione con noi stessi con gli altri con la natura, con Dio. Noi ci eravamo all'allontanati ma Dio ha
mandato suo figlio per renderci di nuovo figli.
È sempre comprensibile questo per noi?
No,alcune volte ci sentiamo talmente indegni che rifiutiamo questa proposta. Ci sembra di essere
imperdonabili .... da questo possono scaturire molte paure che ci tengono lontani da lui, preferiamo
sperperare ciò che ci ha dato in eredità, meglio la ricerca di… che l'affetto del padre.
Una persona detenuta commentando su di se la parabola del figliol prodigo scrive: il peccato sta nel non
accorgersi che DIO CI AVVERTE E CI VUOLE BENE, IL PECCATO NON E TANTO FARE COSE
CATTIVE MA ROMPERE IL RAPPORTO CON IL PADRE ...
Gesù viene a cercarci, ci corre dietro ha compassione di noi sopporta la fatica delle nostre incoerenze. Dona
la vita per gli ingiusti. perdona i nostri peccati
Alcuni lo rimproverano mentre fa questo(Mc 2,5-11) bestemmia dicono i farisei mentre perdona il
paralitico e Gesù guarisce la sua infermità fisica,il suo ricamminare è il segno
del potere di Cristo di
rimettere i peccati.
Quando curiamo qualcuno nel nome di Cristo Dio passa attraverso di noi un segno di perdono; sopratutto
quando
la nostra cura si rivolge a chi è giudicato peccatore pubblico(carcerato,senza fissa dimora,
tossico incallito, malato di malattie dovute condotte giudicate amorali..) Una mattina un detenuto mi
ha fatto una richiesta che mi è sembrata strana:"voglio confessarmi ma tu devi intercedere per me con Dio
perchè io non posso chiederli perdono, ho fatto tutti i peccati immaginabili, per questo ritengo che tu debba
intercedere per me.
Io
"da buon prete" ho cercato di convincerlo che Dio perdona tutto, ho sfoderato in questo senso tutte le
mie ragioni preconfezionate, poi mi sono accorto che non potevo cancellare in pochi minuti la convinzione
costruita su di lui che era un delinquente, non più degno di Dio perché il Dio di coloro che si ritenevano
giusti è un Dio implacabile con chi sbaglia ed è pubblicamente riconosciuto colpevole(Lc.7,36-50;
Gv.8,7-11) ma anche a noi Dio dice : "chi di voi è senza peccato scagli la prima pietra" I volti scomodi che
incrociamo, che preferiamo scompaiano dalla nostra vista forse sono il frutto anche delle mie sassate.
Il perdono che Gesù concede all'adultera parte dal non farla sentire condannata e finisce in un caldo invito a
non peccare più che personalmente traduco con non farti del male non fare del male a tuo marito, meglio che
tu rivolga il tuo desiderio di affetto nell' armonia con tuo marito questo diventerà segno anche di Dio che
vuole bene agli uomini.
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Avrà convinto Gesù questa donna a non peccare più? non ci è dato saperlo.
Il non appagamento di questa curiosità ci apre l'orizzonte della pazienza del Padre che sa attendere e scruta
l'orizzonte per intravedere la figura del figlio che ritorna. Di fronte a questa attesa penso alla mia impazienza
per gli appuntamenti saltati,alla mia foga di veder cambiare l'altro,al mio desiderio di vendetta o di fargliela
pagare,anche con me fortunatamente il Padre sa attendere che impari a perdonare. Vi leggo una lettera
inviatami dopo una messa in cui commentai la parabola del Padre misericordioso con lo scritto di un altro
detenuto che vi ho citato sopra:"Oggi ho partecipato per la prima volta alla SS. Messa del carcere e devo dire
con molta sincerità che ci sono andato per passare 1 ora fuori dalla cella, insomma come un passatempo,
bene mi sono ricreduto in 1 ora ho trovato in me quella fede che in parecchi anni non sentivo cosi forte,mi
sono lasciato andare,ho ascoltato,ho riflettuto e ho anche piango,si anche pianto nel mio angolino tutto
nascosto per la vergogna di essere visto,visto da persone che poi in fin dei conti non sono che dei fragili e
dei deboli come tutti noi siamo.
Siamo in carcere soffriamo,piangiamo e dobbiamo condividere il nostro star male perché chi forse ha ancora
un pò di fede sa benissimo che questa è una realtà passeggera ma che ci può essere di aiuto in fin dei conti,
naturalmente se lo vogliamo. Ma torniamo a noi,oggi mi sono ricreduto,ho sentito davvero qualcosa che mi
arrivava dal dentro, qualcosa forse di sconosciuto ma che intendo con lei conoscere,imparare,capire. Sono
stato male e bene nello stesso tempo,certe parole sulla famiglia mi hanno fatto rabbrividire,piangere e
pensare cosa ho buttato via dei miei 27 anni,ho pensato,ho riflettuto e non voglio buttare via la mia vita
dietro quattro sbarre verdi, ibride che non riescono che ha suscitare in me una rabbia bestiale che qua
difficilmente riusciresti a sfogare. Non mi sembrava neanche di essere in chiesa. pensavo di essere nella mia
casa dove il "mio" padre mi diceva le parole che io incredulo di me stesso ascoltavo e me le facevo mie. Il
tutto si conclude con una comunione di cui non sapevo se fare o meno ma io in quel momento mi sentivo
anche senza confessione pentito del male che avevo fatto a tante persone. Alla fine della messa volevo
abbracciare il padre ma mi sentivo osservato e non l'ho fatto così ho pensato di scrivere queste quattro parole
di ringraziamento a lei non tanto per la messa ma per quello che forse ho ritrovato, adesso devo pensare un
pò a me stesso e ho bisogno di persone che capiscano la mia sensibilità e la mia fragilità"
Il fratello maggiore che risponde con la gelosia a queste richiesta di sentirsi di nuovo a casa, abbracciato si
nega la possibilità di amare,commercializza l'affetto,non può sperimentare la gioia del riaccogliere.
dell'essere contento di aver ritrovato un fratello.
Quando alle nostre porte si riavvicinano persone che non hanno capito il nostro volergli bene, che ci hanno
sbattuto la porta in faccia, che ci hanno fatto soffrire perchè si sono allontanate con rabbia,che hanno
sperperato i nostri contributi ... non ci conviene fare i fratelli maggiori,perdiamo l'abbraccio del Padre che
perdona anche le nostre incapacità e incoerenze nell'aiuto agli altri.
Gesù ci fa comprendere in modo forte i rischi che corriamo non perdonando, rispondendo ad una domanda
di Pietro (Mt.18,21-35) quante volte devo perdonare fino a sette volte ... settanta volte sette Gesù racconta
la parabola del servo crudele.
Ve la rileggo su di me: un giorno il Signore decise di controllare i preti di Bergamo che stavano
amministrando la sua chiesa. Stava facendo i suoi conti quando gli arrivarono davanti dei poveri appena
arrivati in paradiso che gli dissero: guarda che il tuo prete don Virgilio ha usato per se dei doni che gli hai
dato e non li ha divisi con noi. Proprio in quel momento io ero in preghiera. Dio mi disse:paga il tuo
debito,ricordati che finchè non l'avrai pagato gli uomini che incontrerai non potranno darti ne affetto ne
sostegno; sarai senza speranza, schiavo delle circostanze della vita, schiavo della tua incapacità di amare.
Spaventato, gli risposi supplicandolo: porta pazienza con me,vedrai che cambierò,ti assicuro che mi hai
spaventato abbastanza.
Dio ebbe compassione di me e mi perdonò.
Finita la preghiera incontrai una persona a cui avevo prestato dei soldi, circa due mila euro,per affittare una
casa. Erano passati due anni e non mi aveva restituito niente;aveva ricominciato a farsi, mi richiedeva aiuto.
Mi disse: porta pazienza sta volta cambio e ti prometto che ti restituirò fin all'ultimo centesimo. Fidarsi di un
tossico? mai-attento mi capiterai sotto tiro in carcere. Su in cielo quei poveri di prima che stavano
controllando il mio operato andarono a riferire tutto a Dio (che infami si dice in carcere) Questa volta Dio si
arrabbiò di brutto mi mandò una tristezza, tutto ciò che facevo andava a rotoli, finchè non compresi che il
perdono che chiedo per me illimitato a Dio non si realizza in pienezza se non sono disponibile a fare
altrettanto settanta volte sette a un tuo fratello che ti chiede scusa.
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Lascio a me e ciascuno di voi l'invito alla preghiera perché Dio Padre ci faccia cogliere le offese che non
riusciamo a perdonare e ci faccia sperimentare sulla nostra pelle che cosa succede dentro la vita di una
persona quando questo accade;solo cosi alcune volte, il Padre ci convince che è meglio perdonare che
vendicarsi. Nel vangelo di Luca 17,3-5 gli apostoli di fronte alla richiesta di essere disponibili a perdonare
sette volte al giorno se un fratello ci offende e si pente chiedono a Gesù di aumentare la loro fede, sia anche
la nostra richiesta.
La fiducia nel Padre misericordioso vince la nostra sete di vendetta potere, rivincita, la nostra tentazione di
pensare secondo lo stile della legge del taglione.
Noi possiamo pensare di ritenerci buoni restituendo solo in misura uguale il male ricevuto, Gesù dopo aver
terminato la parabola del servo crudele aggiunge:"Cosi il Padre che è in cielo farà con ciascuno di voi,se non
perdonerete generosamente al vostro fratello". Dio definisce crudele chi si comporta come il servo della
parabola, comunemente si pensa che per l'uomo sia giusto rendere male per male.
Il Padre richiede un perdono generoso, più abbondante della offesa ricevuta, a noi può capitare di godere nel
rendere due schiaffi a uno che ce ne ha dato uno, Gesù ci ha avvisato del rischio che corriamo.
PERDONO SCONFITTA DEL MALE
Giovanni Battista indica Gesù dicendo:"ecco 1'Agnello di Dio,ecco colui che toglie il peccato del
mondo"(Gv1,29) "Nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei
peccati"(Lc.24.47) Nel racconto dell'ultima cena Matteo evidenzia che il perdono è frutto della morte di
Gesù;infatti,a differenza di Marco e Luca,precisa che il sangue di Cristo simboleggiato dal vino sparso per
la remissione dei peccati di tutti gli uomini(26,28).
La sconfitta del male passa attraverso la scelta di offrire la vita per chi te la vuole togliere .Dare la vita per il
tuo nemico è il preludio per la risurrezione. Il perdono non toglie vita dona amore incondizionato, toglie le
radici dell'inimicizia. "Padre perdonali perchè non sanno quello che fanno",dice Gesù sulla croce.
Un amico in carcere fino a poco tempo fa,(ora in comunità di accoglienza)ha preparato dei commenti alla
via crucis, commenta cosi: "Gesù mi sorprende, è incredibile,ci insegna a perdonare ai Demoni, solo il
Figlio di Dio,nel momento più drammatico poteva perdonare i soprusi ma in modo che non diventasse un
vanto. Io posso difendere il più debole perché il cuore me lo impone, posso perdonare gli abusi sulla mia
persona perché Gesù mi insegna di porgere l'altra guancia, posso dividere quello che posseggo per
solidarietà ma Gesù mi chiede di fare tali azioni senza rivendicarle, senza farle pesare, senza far crescere
nel mio animo un senso di superiorità..."
Quanto fa male il disprezzo sottile di chi fa finta di servirti,di perdonare tutto perché più buono di te, perché
ha bisogno di te per sentirsi buono.
Il Padre non fa questi scherzi,manda il figlio ha dare la sua vita per noi per farci comprendere le nostre sviste
nella ricerca della verità e della felicità. Capisce che facciamo il male pensando di fare il nostro bene,ci
compatisce e patisce assieme a noi la ricerca che ristabilisca nell'uomo l'amore senza paure e inganni che la
genesi indica nel paradiso terrestre.
Il maligno ha ingannato l'uomo Gesù lo sconfigge disvelandoci l'inganno, Dio non è un tiranno ma un Padre
compassionevole.
Il maligno ha distorto la comunicazione di alleanza tra Dio e l’umanità, Gesù si riassume la responsabilità di
ricondurci al Padre facendoci vedere che è perdonando che si ridona la vita.
Ma a voi che ascoltate, io dico:Amate i vostri nemici,fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro
che vi benedicono,pregate per i vostri persecutori. A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra;a chi
ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. Da' a chiunque ti chiede;e a chi prende del tuo,non
richiederlo"(Lc.6.27-30)
Il male viene sconfitto non nel Nemico ma dentro di noi.
II Signore che ha messo in pratica prima di noi ciò che ci chiede, suggerisce che di fronte al male non
bisogna rimanere passivi ma agire: -amare i nemici,quando non rispondiamo immediatamente ai desideri di
qualcuno siamo subito identificati come nemici,ci può capitare di essere minacciati,ci vien fregato il
portafoglio,non ci lasciano in pace ... continuiamo ad amare?
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Lutero nella disputa di Heidelberg dell'anno 1515 afferma:'l'amore di Dio non incontra il suo oggetto,ma se
lo crea". DIO non ama i peccatori perché sono belli, ma"i peccatori sono belli perché li si ama" .
La persona in difficoltà che ti addossa tutta la sua rabbia,che sente di avere come nemico tutto il mondo fa
sorgere dentro un desiderio di difesa del tuo operato,del tuo esser lì come persona accogliente, desiderio
giusto che sfocia in azzeramento della tolleranza se non sai cogliere quel momento come il luogo del
perdono che ricerca il bene di entrambi.
Pregare per coloro che ci maltrattano,alcune volte ci capita di essere offesi fin nel profondo, ferite che
lacerano il cuore e che ci lasciano il segno, sentiamo perfino male fisico al cuore.
personalmente ho sperimentato che solo andando di fronte Dio, pregando per il bene di chi mi aveva offeso,
le ferite si sono rimarginate, è diventato di nuovo possibile considerarlo fratello o sorella.
Il cuore ricomincia a ritornare di carne, le durezze si sbriciolano e torna possibile amare -porgere l'altra
guancia, non rifiutare la tunica non richiedere ciò che ti è stato preso.
Lascio a ciascuno di noi di mettere qui le relazioni conflittuali colle persone,
anche
questi
sono
momenti forti per dare e ricevere perdono. Sorge naturale una domanda: il nostro maestro Gesu' ci sta
chiedendo delle cose impossibili?
È un fuori di testa o il Figlio di Dio che porta una "buona notizia" per tutti?
Disquisiamo pure su tutte le mediazioni da fare a partire dal criterio che non sempre si deve dire di si, che al
male ci si deve opporre, che nella società si devono fare le mediazioni; rimane pur sempre l'interrogativo se
Gesù non abbia trovato la strada migliore.
Guardando in profondità i dolori delle persone in difficoltà, scopriamo che Gesù ha ragione,non sempre gli
diamo ragione con le scelte operative ma siamo credo abbastanza disponibili a riconoscere le nostre
incoerenze contenti di scoprirle e di essere perdonati e perdonare. Lasciandoci guidare da Gesù scopriamo
che la misericordia non è assistenzialismo,non
commiserazione,non è fuga da se per vivere delle
disgrazie altrui ma è anzitutto un appello alla fraternità e alla responsabilità dell'altro, misericordia,incontro
di un cuore ardente d’amore con la miseria dell'altro,interpella la qualità del nostro cuore,ci chiama a
lasciarci ferire dalla povertà dell'altro in un movimento di condivisione.
Ci riesce poi più difficile perdonare i nostri colleghi di lavoro,quelli degli altri uffici,la Chiesa come
Istituzione, gli altri credenti, i volontari di altre associazioni………. Qui di solito pretendiamo la
perfezione,ai nostri amici non permettiamo che ci procurino sofferenza,la diversità, un'offesa
Il non avere le stesse idee è incomprensibile, è incoerenza, è peccato imperdonabile.
Ef.4,32"Siate benevoli perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo."
Col.3,13"Rivestitevi di
sentimenti di misericordia , perdonandovi scambievolmente. Se qualcuno
abbia di che lamentarsi nei riguardi degli altri. Come il Signore vi ha perdonato,cosi fate anche voi."
La parola di Dio suggerisce di metterci un abito di misericordia siamo invitati a divenire sarti per noi stessi,
stilisti del perdono. La ferita procurata dall'amico, da chi ti aspetti comprensione, il conflitto ti mette a
nudo,sei impreparato,ti taglia i panni addosso anche perché conoscendoci purtroppo sa meglio di altri come
ferirti.
Non possiamo nasconderci che vicendevolmente ci scambiamo disagi in abbondanza, parecchie volte non
producendoli con cattiveria, fanno male lo stesso. Le nostre lamentele nei confronti degli altri producono
male,creano un clima di inimicizia, l'abito del perdono e della misericordia un clima di affetto.
Può capitare che la scelta di un amico o di un collega ti danneggi o ti procuri più fatica nel tuo lavoro, il
sentimento di misericordia non solo non te lo rende nemico ma ti è utile per imparare come non offendere a
tua volta altri. Gli altri credenti,la chiesa come istituzione,duemila anni di guerre e incomprensioni.
Il Santo Padre Giovanni XXIII afferma con forza nell'allocuzione inaugurale del concilio Vaticano II "al
giorno d’oggi, la Sposa di Cristo preferisce far uso della medicina della misericordia che della severità";gli
fanno eco le molteplici richieste di perdono di Giovanni Paolo II e dell’attuale papa.
"La tua misericordia, Signore, continui a purificare a rafforzare la tua Chiesa e giacchè essa non potrebbe
restare integra senza di te,governala sempre con la tua grazia".
In questa preghiera la chiesa consegna se stessa alla misericordia del Signore.
La chiesa vive del perdono del Signore. Negli scritti dei padri
della chiesa essa è accostata alla figura
della prostituta Raab, la cui casa di prostituzione fu salva quando il popolo eletto conquistò e rase al
suolo Gerico, grazie al cordone rosso(il sangue di Cristo) che essa fece pendere dalla finestra. Quante
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arrabbiature da giovane prete, perché la madre
chiesa non cambiava, la volevo perfetta,senza rughe e
senza macchia.
Una chiesa senza peccato non esiste e un desiderio impossibile lo sarà solo nella Gerusalemme celeste e lo
saremo anche noi puri e santi
S.Agostino e Origene sono quelli che hanno spinto più ha fondo il paragone della chiesa con la prostituta,
applicandola alla chiesa loro contemporanea. Vi leggo. in conclusione un brano di Giovanni Crisostomo
perché ci conduca al vivere il perdono e soprattutto ad amare la chiesa:
Cristo si è innamorato di una prostituta! E cosa fa’ Non potendo essa salire in alto, lui è disceso in basso.
Entrato nella casa di lei la vede ubriaca. Come è entrato’ Non nella sua condizione divina ma quella della
prostituta, perché vedendolo essa non fosse presa dal timore, né fuggisse via.
La trova coperta di ferite, diventata selvatica, in balia dei demoni. E cosa
E cosa fa?l
A prende,sì la prende come moglie. E cosa le dà? Un anello! L’anello dello Spirito Santo. Poi le parla:”non
ti avevo messa nel giardino?”. Lei risponde:”Si”.”E come sei caduta lì”.”é venuto il diavolo e mi ha fatto
perdere il giro”. “Eri piantata nel giardino e ti ha portato via..E io ti pianterò in me e non oserà avvicinarsi
a me! Se il pastore ti porta in braccio, il lupo non si avvicina”
Lei però dice:”Ma sono peccatrice, sono sporca”.”Non temere, sono un medico”.
Amico lettore, fa bene attenzione, guarda cosa fa!
È venuto a prendere come sposa una prostituta. Se dico che era sporca, è perché tu riconosca l’amore folle
dello sposo. Questo suo amore folle non esige il regolamento dei conti per i peccati,ma perdona
trasgressioni e offese..Figlia dei demoni, figlia della terra,indegna della terra, è diventata figlia del Re.
L’amante che follemente ama ha voluto questo. L’amante che follemente ama non si arresta alla forma,
perché l’amore folle non vede difformità. Per questo è amore folle, perché spesso ama anche ciò che è
difforme. Così fa Cristo: la vede difforme, la ama follemente e la fa creatura nuova.
La stringe a sé come sposa, la ama come una figlia, se ne occupa come di una serva, la custodisce come una
vergine,la cinge di un muro come un giardino, se ne cura come delle proprie membra, se ne prende cura
come della propria testa, la pianta come una radice.
Come un pastore la pasce, come uno sposo la prende in moglie, come un agnello si sacrifica per lei, come
sposo la conserva nella bellezza e come sposo si preoccupa del benessere di lei. O sposo che rendi bella la
difformità della sposa.
Don Virgilio Balducchi
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