Relazione sullo Stato della Congregazione

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Relazione sullo Stato della Congregazione
ISTITUTO
SUORE DISCEPOLE
DI GESU' EUCARISTICO
Sessennio 2006 - 2012
Relazione sullo Stato
della Congregazione
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ISTITUTO
SUORE DISCEPOLE
DI GESU’ EUCARISTICO
Sessennio 2006 - 2012
RELAZIONE SULLO STATO
DELLA CONGREGAZIONE
La presente Relazione è così suddivisa:
Introduzione
Premessa
Parte prima:
Il Tempo in cui viviamo
Dentro la nostra storia
Parte Seconda:
Le nostre Presenze
Parte terza:
Appunti e Spunti
In Allegato:
Statistiche
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INTRODUZIONE
1. Con viva speranza apriamo i lavori del XII Capitolo generale, affidando la
nostra riflessione e il nostro studio alla paterna e amabile premura del nostro
Venerato Padre fondatore e alla intercessione della Madonna Santa, madre e
modello della vita delle Discepole.
Siamo convinte che lavorare per tracciare un cammino, per aprire un sentiero,
esprime la volontà di tutte e ci dispone alla decisione di metterci in marcia per
raggiungere gli obiettivi che conosciamo, che ci sono davanti sempre come
Ideale che ci attira, che ci mostrano la meta, ma ci fanno anche
consapevolmente misurare la distanza che ancora ci separa da essa.
Siamo consapevoli che senza l’aiuto dello Spirito Santo, senza l’invocazione
costante perché Egli sia presente in mezzo a noi e ci aiuti ad aprire il cuore per
discernere ciò che Dio vuole da noi, in questo momento della nostra storia e
della Chiesa, sarebbe impossibile muovere un solo passo nella direzione giusta.
Sappiamo che il compito che dobbiamo assolvere a nome di tutto l’Istituto è
complesso e necessita di attenzione, dedizione e un supplemento di speranza
che sicuramente ci verrà accordato dalla sincera invocazione e dall’impegno di
mettere a servizio dell’Istituto la nostra decisione ferma di coinvolgerci in
prima persona in un cammino di conversione e di ritorno a vivere con radicalità
gli impegni della nostra scelta.
Auguro a tutte un cammino di luce perché l’amore di Dio sia il motore vero
della nostra ricerca, delle nostre riflessioni e di ogni nostro proposito di bene.
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PREMESSA
2. Memoria e profezia sono gli ambiti entro cui la vita consacrata sta
maggiormente fermando la sua riflessione per comprendere se stessa, per
definire la sua carta di identità e presentarsi con chiarezza alla Chiesa e al
mondo e ritrovare l’energia per proporsi come lievito che fermenta la pasta,
come luce che offre il suo contributo per rischiarare le tenebre, come sale che
purifica e conserva i valori.
Fare memoria è l’atteggiamento più corretto di chi, non volendo trascurare il
presente, si riconosce nel suo passato per proiettarsi verso un futuro di vita e di
speranza.
Operando in questo intreccio di realtà i consacrati e le consacrate hanno sempre
presente che: La vera profezia nasce da Dio, dall’amicizia con Lui,
dall’ascolto attento della sua Parola nelle diverse circostanze della storia
(Benedetto XVI, Omelia ai Vespri del 2 febb. 2011).
Fare memoria è impegno ad avere chiarezza delle proprie origini; è
responsabilità a saper riconoscere la robustezza della radice che fa crescere la
vita e la apre alla novità di un futuro generoso.
3. Anche per noi, dunque, l’esercizio del coniugare memoria e profezia è
impegno di fedeltà ed è responsabilità a riattualizzare la nostra ricchezza
carismatica; è impegno a continuare a tessere con creatività e fedeltà quella tela
il cui abbozzo sarà completato solo in cielo; è risposta amorosa a perfezionare
quel disegno divino al quale si riferiva il Padre fondatore quando pensava
all’opera che Dio voleva affidargli e scriveva: Che forma avrà l'opera? Per
ora ho solo innanzi la tela; ma il disegno non è neppure abbozzato o concepito
in particolare: il Signore mostrerà gradatamente quello che vuole dalle sue
spose (LMM pg 45).
In quel “gradatamente” situiamo l’impegno e il dono di accogliere la grazia di
ricollocarci nella genealogia della nostra storia per contribuire in fedeltà
creativa a completare e perfezionare, per il compito che ci è affidato, il disegno
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divino intravisto e contemplato con amore straordinario dal Padre fondatore,
accolto con generosità eroica dalla Madre Maria e dalle prime Discepole.
In quel “gradatamente” desideriamo anche leggere i segni dei tempi che
stanno ridisegnando l’oggi del nostro Istituto in questa trasformazione che va
allargando lo spazio della nostra Casa e, inaspettatamente, ci va proiettando
verso gli angoli della terra; profezia intravista con amore dal nostro amato
Padre fondatore fin dagli albori della fondazione.
PARTE PRIMA
IL TEMPO IN CUI VIVIAMO E LE SUE SFIDE
4. E’ ormai sotto gli occhi di tutti la complessità dell’ attuale momento storico,
la cui portata di precarietà ha investito singoli e istituzioni.
Il cambiamento in atto, come affermano filosofi e sociologi, è epocale. Un
cambiamento, affermano, veloce e inarrestabile. In questa trasformazione
molte sicurezze del passato sono rimesse in discussione e pensare di potersi
aggrappare solo a ciò che è stato è stoltezza; il pericolo potrebbe essere quello
di mettersi a sognare per sfuggire allo smarrimento; esercizio pericoloso, ci
viene suggerito, perché sognare si può e può essere un esercizio di speranza,
ma solo quando ci lasciamo accompagnare dall’umiltà e dall’onestà di essere e
presentarci come cercatori della Verità che ci oltrepassa, come persone che
attendono vigilanti la manifestazione del Signore della storia, sapendolo
intravvedere lì dove esso si manifesta: negli umili segni dell’amore feriale.
Sappiamo per esperienza, e lo vediamo confermato continuamente nelle
vicende quotidiane, che tutte le proposte di soluzione, ai problemi scottanti del
mondo di oggi, sono segnate da insicurezza; tutti i progetti che tentano di
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offrire indicazioni alla crisi che ha investito l’umanità a vari livelli, sono
insicure e poco credibili.
5. La crisi economica che si è abbattuta sul mondo intero è il fenomeno più
clamoroso e sembra attirare, più di tutte le altre difficoltà, l’attenzione
dell’uomo di oggi; ma ci sono disagi e fenomeni di sgretolamento che stanno
agendo nel profondo e che mirano a sconvolgere l’assetto dei valori, ai quali
oggi molti sembra non facciano più caso; una frantumazione che coinvolge
tutti, ci coinvolge come Chiesa, come vita consacrata e come Istituto religioso.
I lineamenta, preparati in vista del prossimo Sinodo dei Vescovi per riflettere
sulla Nuova Evangelizzazione, descrivono così il tempo che stiamo vivendo:
“Già più di quarant’anni fa il Concilio Vaticano II affermava: «L’umanità vive
un periodo nuovo della sua storia, caratterizzato da profondi e rapidi
mutamenti che progressivamente si estendono all’intero universo». Questi
cambiamenti di cui il Concilio ci parla si sono moltiplicati nel periodo
successivo alla sua celebrazione e, a differenza di quegli anni, inducono non
solo alla speranza, non suscitano solo attese utopiche, ma generano anche
paura e seminano scetticismo. Anche il primo decennio di questo nuovo
secolo/millennio è stato teatro di trasformazioni che hanno segnato in modo
indelebile e in più di un caso in un modo drammatico la storia degli uomini.
Ci troviamo a vivere un momento storico ricco di cambiamenti e di tensioni, di
perdita di equilibri e di punti di riferimento(3).
6. Questa situazione ha fatto nascere un diffuso e diverso modo di guardare e
di sentire nell’umanità di oggi.
Il testo continua: Questa epoca ci spinge a vivere sempre più schiacciati sul
presente e nella provvisorietà, rendendo sempre più difficile l’ascolto e la
trasmissione della memoria umana, e la condivisione di valori sui quali
costruire il futuro delle nuove generazioni. In questo quadro la presenza dei
cristiani, l’operare delle loro istituzioni, viene percepito in modo meno
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naturale e con maggiore sospetto; negli ultimi decenni si sono moltiplicati gli
interrogativi critici rivolti alla Chiesa e ai cristiani, al volto di Dio che
annunciamo (3).
Come cristiani siamo chiamati a non lasciarci afferrare dalla seduzione di
aggrapparci al presente restando attaccati a piccole, passeggere e false
intuizioni di speranze impossibili.
A volte, però, anche a noi potrebbe sembrare un riparo la tentazione del vivere
alla giornata, perché il passato non lo sentiamo più nostro e abbiamo capito
che riattualizzarlo è utopia; il futuro lo sentiamo lontanissimo e insicuro e così
lasciamo che scada il valore della tradizione e della memoria, realtà che
possono dare un giusto equilibrio al vivere in pienezza l’oggi di Dio e a
guardare al futuro con fiducia.
Ai cristiani, in particolare, spetta il compito di saper intravvedere il filo d’oro
della storia della salvezza dentro le trame degli eventi e degli avvenimenti del
nostro tempo. Oggi è il tempo della salvezza, ci dice la Parola; oggi per noi
nascono cieli nuovi e terre nuove, ma noi non sempre siamo in grado di vederli
e soprattutto non abbiamo il coraggio di annunciarli e di saperli testimoniare
con la vita.
7. La vita consacrata non è fuori da questo grande travaglio; sono tante, infatti,
le domande che, con realismo, i religiosi e le religiose si pongono e alle quali
tentano di dare risposte che offrano un contributo significativo; non tanto per
promettere soluzioni alla crisi che ha investito tutta la vita cristiana e in
particolare la VC, ma per saper vivere questa stagione di cambiamento non
come un dramma, ma come un opportunità di crescita, come un kairos, entro il
quale Dio vuole dire qualcosa di essenziale.
E’ necessario, anche da parte nostra, accogliere questo tempo difficile della
storia dell’umanità e della nostra storia con serenità; saperlo riconoscere come
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una chiamata a purificarci, come un richiamo a rincentrarci su ciò che
veramente vale.
Troppi richiami di riuscite non perfettamente evangeliche hanno attirato e
occupato le nostra attenzione, hanno animato le nostre aspettative, hanno
vincolato tempo e forze che dovevano essere investite nell’impegno di
testimoniare al mondo la forza evangelica che lo anima e lo trasforma.
Una trasformazione che si attua con la logica del chicco di grano che caduto in
terra muore e attende dall’alto la sua rinascita, abbondante o meno, proprio
quella che Dio ha pensato per quel chicco di grano che, forse, neppure il
contadino ricordava più di aver seminato.
Oggi tutti siamo arrivati ad una conclusione, e il Santo Padre e tutti coloro che
hanno a cuore la vitalità della VC ce lo ripetono: è inutile porsi affannose
domande sul futuro; la VC consacrata, ci dice il Santo Padre, non sparirà dalla
vita della Chiesa perché essa è memoria vivente dello stato di vita scelto da
Gesù: una vita tutta rivolta al Padre e tutta donata per la salvezza dei fratelli.
Dinanzi alla diminuzione dei membri in molti istituti e al loro invecchiamento,
evidente in alcune parti del mondo, molti si chiedono se la vita consacrata sia
ancora oggi una proposta capace di attrarre i giovani e le giovani. Sappiamo
bene, cari vescovi, che le varie famiglie religiose […] hanno avuto la propria
origine nella storia, ma la vita consacrata come tale ha avuto origine con il
Signore stesso che scelse per sé questa forma di vita verginale, povera e
obbediente. Per questo la vita consacrata non potrà mai mancare né morire
nella Chiesa: fu voluta da Gesù stesso come porzione irremovibile della sua
Chiesa. (Discorso del Papa ai Vescovi brasiliani della Regione Sul II, 5 nov. 2010).
8. Non saranno, allora, tanto le innovazioni messe in cantiere da programmi
studiati a tavolino, né gli sforzi di rifondazione, né tanto meno gli adeguamenti
al mondo che cambia che possono aiutarci a ritornare ad essere una realtà viva
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e significativa, ma il nostro radicarci con serietà e concretezza in ciò che ci è
connaturale.
Lo ha ricordato il Santo Padre ai Superiori generali: Le vostre due ultime
Assemblee sono state dedicate a considerare il futuro della vita consacrata in
Europa. Questo ha significato ripensare il senso stesso della vostra vocazione,
che comporta, prima di tutto, il cercare Dio, quaerere Deum: siete per
vocazione cercatori di Dio. A questa ricerca consacrate le migliori energie
della vostra vita. Passate dalle cose secondarie a quelle essenziali, a ciò che è
veramente importante; cercate il definitivo, cercate Dio, mantenete lo sguardo
rivolto a Lui. […] Cercate Dio nei confratelli che vi ha dato, con i quali
condividete la stessa vita e missione. Lo cercate negli uomini e nelle donne del
nostro tempo, ai quali siete inviati per offrire loro, con la vita e la parola, il
dono del Vangelo. Lo cercate particolarmente nei poveri, primi destinatari
della Buona Notizia (cfr Lc 4,18). Lo cercate nella Chiesa, dove il Signore si fa
presente, soprattutto nell’Eucaristia e negli altri Sacramenti, e nella sua
Parola, che è via maestra per la ricerca di Dio, ci introduce nel colloquio con
Lui e ci rivela il suo vero volto. Siate sempre appassionati cercatori e testimoni
di Dio! (Udienza ai partecipanti all’Assemblea generale dell’Unione dei Superiori generali
-USG-,
26.11.2010).
DENTRO LA NOSTRA STORIA
9. Il nostro Istituto, come tutta la vita religiosa, porta con sé risorse da investire
convenientemente e difficoltà da superare con un supplemento di fede e di sano
realismo.
Anche noi, oggi soffriamo per la mancanza di vocazioni nella terra d’origine,
anche noi stiamo vivendo la stagione della diminuzione dei membri per
l’invecchiamento, per le malattie, e a volte anche per l’uscita di sorelle per le
quali l’Istituto aveva nutrito speranze.
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Anche noi vogliamo accogliere il vivo appello del Santo Padre che ci richiama
a non partire prima ed essenzialmente dall’impegno di formulare programmi
che ci facciano uscire dalla crisi sognando chissà quali avanzamenti numerici.
Sentiamo urgente, infatti, la necessità di fare una seria riflessione per ritornare
all’essenziale della chiamata ad essere adoratrici e riparatrici, donne cioè che si
fanno carico della propria ed altrui debolezza, del peccato proprio e del mondo
e implorano la misericordia di Dio, soprattutto attraverso una vita veramente
donata al Signore e ai fratelli.
Crescere nella vocazione eucaristica che lo Spirito ha donato al Padre
fondatore deve essere il punto di partenza di ogni nostra riflessione e
programmazione.
Le ardite esortazioni del Fondatore devono risuonare come un nuovo monito di
quel ritorno alle origini per testimoniare nel mondo di oggi la bellezza della
gratuità, della solidarietà, della partecipazione alle svariate povertà in cui si
dibattono i fratelli.
Per realizzare ciò, a me sembra che, due devono essere le attenzioni che non
devono sfuggirci: vivere con radicalità l’intimo rapporto col Maestro
Eucaristico, dal quale vogliamo lasciarci assimilare senza riserve per diventare
con Lui gloria del Padre, ringraziamento per averci amate fino a consegnare il
suo Figlio per noi e scendere sulla strada dove si consuma il dramma di tanti
fratelli. Non dimenticando, nel vivere tutto questo, lo stile inculcatoci dal
Fondatore e ripropostoci chiaramente dalle Costituzioni:
Le Discepole sentono la sublime bellezza della vita che il Maestro ha scelto di
perpetuare nell'Eucaristia, sacrificio e convito di salvezza e, pur ricordando il
loro nulla, aspirano a raggiungerne la perfezione, conformemente alla loro
vocazione; esse perciò ascendono continuamente con la preghiera a Dio, per
discendere poi, con l'apostolato, in aiuto del prossimo e farsi tutte a tutti per
condurre tutti a Lui (Cost. art.5). Avvertiamo molto forte la necessità di
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guardare alla nostra realtà con grande senso di responsabilità, perché la nostra
considerazione, libera da inutili rimpianti, si ponga ad agire con rinnovato
entusiasmo raccogliendo la solida eredità carismatica e con attenzione
lungimirante sappia cogliere le sfide del tempo presente; sfide proposte alla
vita religiosa dalla Chiesa; sfide proposte alla nostra vita di consacrate
dall’amarezza che a volte ci avvolge per aver dimenticato l’amore di un tempo;
sfide che ci spingono ad osare con coraggio, consapevoli che ogni ritardo
penalizza il futuro e, oggi in particolare, mette a rischio la continuità di vita
dell’Istituto.
10.Quali le risorse da investire?
Il nostro Istituto si presenta come una realtà in trasformazione: una realtà viva
e promettente, ma anche fragile perché manca di una fascia di sorelle di età
media che in questo momento potrebbe assumere posti di responsabilità.
Abbiamo un numero considerevole di giovani sorelle che hanno bisogno di
radicarsi nella spiritualità, di crescere nell’identità carismatica, di essere
accompagnate a migliorare la loro preparazione anche professionale per
assolvere ai fini dell’Istituto, ma abbiamo poche sorelle alle quali affidare il
compito di formazione e di accompagnamento.
Le capitolari hanno il dovere di riflettere e di discernere su questo aspetto,
altrimenti tutta questa ricchezza vocazionale cresce fragile, senza identità e con
scarso senso di appartenenza; il rischio allora potrebbe essere quello della
frantumazione e di una pericolosa deriva.
Le formatrici hanno bisogno di conoscenze e di esperienza: il compito che
verrà loro affidato non può essere assolto solo con la buona volontà. Si
troveranno, infatti, ad accompagnare sorelle di un’altra generazione e spesso di
diversa cultura. Sorelle che vivono consapevolmente o inconsapevolmente la
ricchezza e l’inconsistenza del nostro tempo, l’attrattiva dell’apparenza e la
nostalgia dell’interiorità, il desiderio molto forte di relazioni significative e
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l’incapacità di resistere alla fatica della loro costruzione, la voglia di
confrontarsi e la difficoltà di saper coniugare lo scarto di tempo che va dal
progetto alla realizzazione!
E su questa alternanza di considerazioni la lista potrebbe essere ancora lunga.
Giovani però che sono diverse da quelle di ieri, ma giovani che Dio chiama alla
radicale sequela evangelica e a cui affida l’immensa ricchezza della sua grazia
che salva, una ricchezza che va vissuta e annunciata anche da loro.
PARTE SECONDA
LE NOSTRE PRESENZE
BRASILE
11. Parlare del Brasile non é cosa semplice, perché in questo nostro immenso
paese ci sono molti “brasili” dentro Il Brasile. In ogni cinque regioni, e in
ognuno dei ventisette stati con le sue innumerevoli città c`é una varietà di
ricchezza e una differenza culturale molto vasta che si percepisce
nell´abbigliamento, nei costumi, nell´espressioni dei gesti, nel vocabolario,
nella culinaria, nella religiosità, nell´educazione familiare, nella musica e
nella danza, nelle relazioni interpersonali, ecc.
(E’ la considerazione iniziale che la
delegata del Brasile pone all’inizio della sua riflessione sulla vita della delegazione).
E’ un fugace e certamente sommario accenno alla complessità di questo vasto
paese nel quale, come piccolo resto, ci troviamo a vivere e ad operare.
Una breve fotografia di questa multiforme cultura, di questo complesso
convegno di popoli, di questa variegata convivenza di razze che, in qualche
modo, può offrire anche ad altri paesi spunti per crescere nella convivenza
pacifica e collaborativa.
Mi è sembrato opportuno richiamarlo all’inizio di queste mie brevi
considerazioni.
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12. L’Istituto vive da oltre sessant’anni in Brasile. Il suo inserimento, forse,
piuttosto semplice all’inizio, anche se certamente non privo di difficoltà, ha poi
vissuto le vicissitudini culturali e spirituali di quella vasta nazione che hanno
trasformato profondamente il volto di quella terra. La complessità e la rapidità
dei mutamenti hanno segnato anche la vita delle comunità brasiliane influendo
pesantemente soprattutto sulla crescita numerica delle religiose.
Se, infatti, guardiamo alla storia dell’Istituto in terra brasiliana vediamo che a
periodi di evidente fioritura si sono alternati tempi più difficili che hanno
registrato abbandoni e defezioni e che hanno messo a dura prova chi con
dedizione e amore continuava a dare la vita. Tempi che si sono poi rivelati
opportunità di purificazione, offrendo a chi è restato la possibilità di radicarsi e
rinnovarsi nella purezza del Carisma e di esprimerla con una scelta motivata e
garantita dalla fedeltà.
L’impegno profuso per mantenere vivo l’Ideale ha sicuramente preservato
l’Istituto da inopportuni sfilacciamenti e ha offerto a tutte le religiose brasiliane
la certezza di vivere unite alla radice, di essere parte sostanziale della Famiglia
delle Discepole e di sentirsi in qualche modo le figlie primogenite nella
diffusione del Carisma in una terra diversa da quella di origine.
13. Oggi il Brasile è attraversato da diverse e non sempre convergenti linee di
pensiero, di azione religiosa e politica, da attese da parte dei più poveri che
vengono
continuamente
vanificate.
E’
un
paese
emergente
quanto
all’economia, ma con gravi problemi; il Santo Padre così diceva nel suo
discorso in preparazione all’ Assemblea dei Vescovi dell’America Latina e dei
Caraibi nel Santuario dell’Apparecida: Nelle Comunità ecclesiali dell'America
Latina è notevole la maturità nella fede di molti laici e laiche attivi e dediti al
Signore, insieme con la presenza di molti generosi catechisti, di tanti giovani,
di nuovi movimenti ecclesiali e di recenti Istituti di vita consacrata. Si
dimostrano fondamentali molte opere cattoliche educative, di assistenza e di
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accoglienza. Si percepisce, è vero, un certo indebolimento della vita cristiana
nell'insieme della società e della partecipazione alla vita della Chiesa
cattolica, dovuto al secolarismo, all'edonismo, all'indifferentismo e al
proselitismo di numerose sette, di religioni animiste e di nuove espressioni
pseudoreligiose. (13 maggio 2007).
14. La vita religiosa è dentro questo travaglio e fatica al suo interno per non
essere contagiata dalla confusione. Anche il nostro Istituto, nell’impegno di
evangelizzarsi e di evangelizzare, è necessario che tenga presente questa
complessità, perché l’annuncio del Signore della vita giunga nei cuori liberati
dalla paura e dalle false attrattive che la globalizzazione fa repentinamente
giungere in tutti gli angoli della terra. Perché tutto questo si realizzi è
necessaria una formazione solida che maturi capacità di discernimento,
fortezza nella scelta, coraggio per non lasciarsi contagiare e attirare da una
mentalità di mediocrità che si adagia sul piccolo, sul normale, sul poco che
soddisfa.
In certi momenti della storia è necessario che l’armatura delle convinzioni sia
più solida, perché più che in altri tempi è necessario dare ragione della
speranza che è in noi. Ovunque la vita religiosa deve offrire quel di più da cui è
nata altrimenti non fa altro che associarsi all’andamento generale e perire con
quello che ha la sua misura nel tempo.
15. Le nostre comunità in Brasile vivono con fatica per l’esiguità dei membri.
Hanno, però, con perseveranza portato avanti cammini di formazione iniziale e
permanente, impegnandosi ad approfondire la vita di adorazione e riparazione,
così come aveva programmato l’XI Capitolo generale.
Lavoro che certamente deve continuare per radicarsi sempre più nel carisma e
accompagnare la vitalità della Delegazione.
Nello scorso sessennio è stata aperta una nuova comunità in Santana, nello
stato di Amapà in Amazzonia, per l’accoglienza delle bambine in difficoltà e,
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nella stessa casa, è stato avviato un programma di formazione culturale per le
fasce più deboli della zona. Una comunità che offre a tutta la Delegazione la
certezza di essere in sintonia col Carisma e fa nascere la gioia di un servizio
veramente rispondente alle povertà di quella zona. E’ stata inaugurata anche
nell’ottobre 2011 la comunità di Lagoa Santa. Una costruzione che è costata
molto alla Delegazione, e non solo, ma che è stata pensata come un’opportunità
di sostentamento per le comunità più povere e come risposta ad un’emergenza:
quella dell’aumento di persone anziane che necessitano di assistenza.
E’ stata invece chiusa, con molta sofferenza da parte di tutte, anche se per
motivi molto validi, la Casa di Campos Altos, luogo di formazione per le
Discepole brasiliane più grandi e punto di riferimento per la vita esemplare e il
lavoro intelligente di Suor Emmanuella.
La Delegazione, come l’Italia, vive un momento di difficoltà per la scarsa
presenza di giovani in formazione, per l’abbandono di alcune sorelle più
giovani. Le difficoltà di questo momento obbligano a riconsiderare le scelte di
fondo sia personali che comunitarie, a cercare opportunità per vivere e
annunciare con maggiore freschezza il carisma in una società che va
completamente trasformandosi. Non deve sfuggire a nessuno che la forza del
rilancio e il futuro della vita consacrata si gioca nella chiarificazione delle
motivazioni, nella maggiore consapevolezza della ricchezza carismatica del
proprio Istituto e nell’impegno a rendere visibile la propria testimonianza
evangelica.
Dalle considerazioni, redatte dalla Responsabile del Brasile, si coglie l’urgenza
di tenere in considerazione questo aspetto.
La Delegazione brasiliana vive e lavora in sei comunità, situate in maggioranza
nella vasta zona del Minas Gerais, una è a Rio de Janeiro, un’altra a Santana in
Amazzonia. A Belo Horizonte vi è la sede della delegazione e in uno stabile
completamente distinto la Casa di formazione.
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E’ evidente l’impegno di tutte a vivere le difficoltà con un forte senso
comunitario, e questo attenua la fatica e facilita il superamento dei problemi.
A questo encomiabile impegno deve necessariamente seguire, perché tutti
questi valori vengano alimentati, uno slancio apostolico più fattivo, più
generoso, che apra le comunità ad una reale ed efficace evangelizzazione e le
alleni a percepire i bisogni più urgenti dei fratelli per intervenire con efficacia
costruttiva.
AFRICA
RWANDA
16. L’Istituto è presente in Rwanda con tre comunità, una nella periferia di
Kigali a Kicukiro, l’altra nel territorio di Bicumbi e la terza nella zona di
Kibeho.
La missione in Rwanda ha attraverso momenti durissimi che hanno segnato la
vita della gente, ma anche delle nostre sorelle. Potrebbe sembrare lontano nel
tempo il 1994, il periodo più tragico di quest’ultimi decenni, tuttavia le sorelle
che operano in quell’area geografica hanno chiara consapevolezza che il lavoro
per sanare certe ferite, che provocano ancora risentimenti, avversioni, è molto
lungo. Apparentemente sembra un paese che mostra chiari segni di sviluppo.
Basta pensare alla trasformazione che ha subito la capitale; visitandola sembra
di essere in una città molto evoluta, invece permangono differenze sociali
fortissime: ai pochissimi ricchi va elargito tutto, mentre ai poveri, che
diventano sempre più tali perché vengono emarginati e cacciati, è negato il
minimo per la sopravvivenza.
Tuttavia qualcosa sta cambiando nel Paese: c’è in tutti una voglia di riscatto, di
esserci, di contare; ciò spinge, soprattutto i più giovani, a trovare mezzi per
frequentare la scuola, per iscriversi all’università, per raggiungere livelli di
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dignità culturale che prima sembravano impensabili. La corsa per procurarsi
posti nella scuola, nell’insegnamento, mentre apre all’istruzione le masse,
produce anche
un livello culturale molto basso, con forme di sapere
insufficienti, con ripercussioni sulla vita morale e con un conseguente
sgretolamento dei valori tradizionali che certamente andavano evangelizzati,
ma erano un efficace presupposto all’annuncio.
La politica si va inserendo in tutti gli aspetti della vita. Anche la religiosità
semplice della gente è sfruttata dal governo. La Chiesa è forte, ma è combattuta
e insidiata dallo Stato che predilige e usa le altre religioni, soprattutto le sette,
per piegare e indebolire la Chiesa cattolica. L’educazione e le prestazioni più
significative sono, tuttavia, quasi tutte in mano alla Chiesa cattolica: sono
cattoliche la maggioranza delle scuole di ogni ordine e grado, i migliori centri
di Santè sono cattolici e la solidarietà con i poveri è sempre una priorità per la
Chiesa cattolica.
Il Rwanda, come tutto il continente africano, possiede enormi opportunità per
lo sviluppo integrale della persona e dei popoli, ma deve anche affrontare sfide
non indifferenti.
Nell’Esortazione Apostolica Post-Sinodale "Africae munus" dell’11 novembre
del 2011, il Santo Padre Benedetto XVI, guarda con speranza a questo grande
continente, e pur consapevole dei problemi che lo affliggono lo incoraggia ad
accogliere sempre più Cristo, emancipandosi da ciò che lo paralizza e
trovando in se stesso la forza per rilanciare la propria vita e la propria storia.
17. Le nostre sorelle da sempre hanno avuto a cuore la promozione e
l’evangelizzazione delle persone che Dio ha affidato loro in quella terra. Hanno
cercato di farlo anzitutto con l’impegno a vivere il Carisma eucaristico di
adorazione e di riparazione con gioia e con coerenza, profondamente convinte
che nella contemplazione del Mistero Eucaristico si ascende con la preghiera
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a Dio per discendere con l’apostolato in aiuto del prossimo e farsi tutte a tutti
per condurre tutti a Lui (cfr Cost. art.5).
Gli ambiti entro cui, in particolare, le nostre sorelle lavorano sono quello
educativo, quello apostolico, il sostegno alle famiglie con le adozioni a
distanza, la dedizione nel farsi prossime dei tanti poveri che incontrano e le
scuole di lavoro per offrire occupazione alle giovani.
La comunità di Kicukiro è punto di riferimento per le altre comunità. In essa
sono accolte le sorelle studenti e vengono offerti incontri di formazione per
tutte le sorelle e in particolare per le juniores. La comunità gestisce una fiorente
scuola materna, un atelier che ormai ha raggiunto un’elevata capacità di
produzione e offre, proprio attraverso questo tipo di lavoro, sostentamento a
tante giovani. La comunità è aperta e molto sensibile alle necessità del
territorio: ha organizzato una scuola di alfabetizzazione per gli adulti e si
prodiga, con gli aiuti che vengono dall’Italia, ad offrire il pranzo agli scolari in
difficoltà della scuola pubblica. Tantissimi sono i poveri che bussano alla porta
della comunità e si offre tutto quello che si può.
Accanto alla comunità sorge il Noviziato, il Postulato e l’accoglienza anche di
alcune aspiranti. L’impegno formativo è affidato a sorelle che vi si spendono
con grande dedizione.
La comunità di Bicumbi è situata in una zona molto povera ed è punto di
riferimento per tutto il territorio. Collabora attivamente nella pastorale
parrocchiale. Le suore si sono adoperate perché l’ambiente avesse un
riferimento religioso nella Chiesa che prima fungeva da cappella; ora
ristrutturata e ampliata offre larghe possibilità per le celebrazioni e con la
costruzione di una casa per accogliere i sacerdoti, è divenuta una parrocchia
che aggrega tanti fedeli.
Le sorelle della comunità sono impegnate nell’educazione di tanti bimbi nella
Scuola dell’infanzia e seguono le giovani offrendo loro l’opportunità di
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frequentare una scuola di lavoro dove possono imparare a cucire per continuare
poi a svolgere questo mestiere in proprio.
La costruzione della comunità di Kibeho, iniziata nel 2005, voleva essere una
risposta al progetto di riconciliazione messo in atto dalla Chiesa locale nella
zona dove nel 1982 si erano avute le apparizioni della Santa Vergine e dove,
più che in altre, erano state perpetrate feroci uccisioni. Ora il luogo è meta di
continui pellegrinaggi e offre a tante persone in cerca di pace e riconciliazione
opportunità di preghiera, di soste per incontri con sacerdoti per ritrovare la
serenità e la gioia di un incontro liberante.
La nostra comunità ha iniziato la sua opera nel 2007; si è inserita
efficacemente nelle opere pastorali della parrocchia; collabora con i Padri
Pallottini nell’animazione del vita del Santuario; è impegnata nell’educazione
attraverso una scuola dell’infanzia e sostiene le giovani con una affermata
scuola di lavoro.
Le sorelle della comunità sentono come grazia l’impegno a vivere e ad operare
in quel luogo, e collaborano all’opera di riconciliazione vivendo innanzitutto il
carisma di adorazione e riparazione.
MOZAMBICO
18.Le Discepole sono presenti in Mozambico con due comunità; una è in
Pemba, capoluogo della provincia di Cabo Delgado e l’altra è a Namuno,
territorio situato all’interno della stessa Provincia.
Le prime sorelle arrivarono a Pemba nel marzo del 2003. Tempo ancora molto
breve per dire di aver conosciuto, almeno un po’, quella complessa cultura e le
persone che abitano in quel luogo.
E’ un paese non facile; mille problemi assillano la vita della gente e sembra che
risposte di soluzione non ce ne siano. Le sorelle, che vivono in quella terra,
sono sgomente per l’estrema povertà della quasi totalità della popolazione.
19
Circa il 70% vive in condizioni di miseria inverosimile, il 20% è costituito da
stranieri che cercano di sfruttare la situazione e il 10% da pochi mozambicani
ricchi che hanno avuto la fortuna di studiare durante la dominazione
portoghese.
Una povertà che si aggrava a causa della corruzione che ha invaso i settori
della vita pubblica e per il persistente ricorso a riti tribali. Aspetti molto forti
della cultura mozambicana, a dire delle nostre sorelle, sono i riti di iniziazione,
il ricorso ai guaritori tradizionali, la stregoneria e la poligamia. Le donne
cominciano ad avere figli in età giovanissima, di conseguenza non hanno
nessuna formazione e nessuna preparazione a svolgere il ruolo di padri o di
madri; la poligamia ha fatto dilagare il contagio del virus dell’AIDS con tutto
ciò che ne consegue.
La Chiesa cattolica penetra con difficoltà nel cuore della gente e
l’evangelizzazione risulta molto difficile a causa di tutti questi fattori negativi
che si sono estesi e hanno impregnato tutti gli ambiti di vita. La poligamia,
sostenuta dalla religione mussulmana, avvalora il sentire della gente che ritrova
la sua grandezza solo nel generare molti figli.
Il valore di un uomo si misura dai figli che ha potuto generare!
19. Le nostre sorelle lavorano con grande difficoltà; anche a loro è risultato
difficile evangelizzare, testimoniare la vita di adorazione e aiutare i fedeli a
comprendere che stare davanti all’Eucaristia è un dono grande. Nonostante ciò
sia a Pemba che a Namuno esse non hanno perso occasione per avvicinare le
persone al Vangelo, alla comprensione della celebrazione eucaristica e anche
dell’adorazione eucaristica.
Nella Cattedrale di Pemba le suore curano la liturgia, si prestano
nell’accompagnamento delle comunità di base, animano l’adorazione
eucaristica settimanale, ma è venuto meno il tentativo di avviare il centro
20
eucaristico, volontà esplicita del vescovo, Mons Francisco Chimoio, che ci ha
volute in quella terra.
Le difficoltà che affrontano sono tante, ma commuove la decisione ferma di
pensare a un futuro migliore, perché piccoli segni fanno intravvedere che Dio
sta facendosi strada e la sua presenza nel cuore e nella vita di alcune persone
comincia ad essere evidente.
A Namuno, senza trascurare gli adulti, le sorelle stanno molto lavorando con i
bambini della Scuola dell’infanzia. Intelligentemente hanno chiesto la
collaborazione agli operatori pastorali per le adozioni a distanza e per essere
accompagnate nelle Aldeie vicine; affidando a loro la traduzione del messaggio
evangelico trovano il modo di coinvolgerli in un cammino di formazione
cristiana più impegnato e più coerente.
Le comunità sono seriamente impegnate, vivono e testimoniano il Carisma con
gioia, incarnandolo anzitutto all’interno della vita comunitaria.
Aperte alla vita della Chiesa locale e a alle necessità della gente, collaborano
attivamente coinvolgendosi nei programmi di formazione della Diocesi e
accostando le tante famiglie degli adottati.
Necessitano, tuttavia,di essere sostenute e rinforzate dalla presenza di altre
sorelle perché il lavoro è tanto e le poche religiose presenti in comunità non
sanno come far fronte alle richieste del lavoro apostolico avviato.
L’Istituto ha il dovere di guardare alla missione del Mozambico con molta
attenzione.
Nelle due comunità cominciano ad essere accolte ragazze che desiderano
conoscere la vita consacrata; ma per l’età molto giovane di coloro che chiedono
e per la complessità della cultura sono inizialmente accompagnate a migliorare
la loro preparazione umana e culturale. Si è deciso, perciò, di far loro
completare i primi due corsi di studi superiori per poi guidarle in un percorso
serio di discernimento.
21
ASIA
FILIPPINE
20. La presenza del nostro Istituto in terra filippina va pian piano
consolidandosi: le nostre comunità cominciano ad assumere un volto più
definito e operano con maggiore sicurezza perché è migliorata la conoscenza
della cultura filippina, si è meglio definita la nostra presenza, le relazioni con le
persone hanno creato opportunità di accostamento, di intervento, di servizio e
il veder fiorire le proposte di bene offerte, ha incoraggiato nelle sorelle la
creatività, la perseveranza nel raggiungimento dei fini per i quali l’Istituto è
giunto in quella terra.
In novembre ricorrerà il quindicesimo anniversario del nostro arrivo.
Il Vescovo di Butuan, che ci ha accolte, ora può veder realizzato anche un suo
sogno, accarezzato con tanta speranza. La comunità di Butuan ha vissuto per
circa 14 anni in alcuni modesti locali offerti dalla Diocesi.
Con l’incoraggiamento del Vescovo, oltre al lavoro apostolico in parrocchia e
nel quartiere dove era situata la comunità, le suore hanno lavorato con grande
spirito e intelligente adattamento in una scuola per l’infanzia. Sin dal nostro
arrivo il Vescovo avrebbe desiderato che le suore si adoperassero per
l’accoglienza, il recupero e l’educazione delle bambine abusate. Richiesta a cui
non abbiamo potuto rispondere inizialmente, per diversi motivi; fra i tanti: lo
spazio per accogliere le bambine e il personale qualificato per assolvere a tale
compito. L’Istituto ha, però, preso a cuore la richiesta e si è adoperato perché il
desiderio del Vescovo divenisse realtà.
Ora abbiamo una nuova casa, ubicata a poca distanza dalla precedente, dove
appositamente è stato costruito un ambiente disponibile per tale servizio.
Attualmente la comunità ospita 15 bambine con gravi disagi, alle quali, suore e
personale competente, offrono tutti gli aiuti necessari. Un’opera che risponde
22
ad uno dei problemi più gravi del territorio; ed è un segno di apertura alle
situazioni di disagio e di emarginazione.
Nello stesso area è sorta la Scuola dell’infanzia, l’edificio che ospita la
comunità e quello in cui vengono ospitate le aspiranti per un primo
discernimento.
A Manila abbiamo la casa formazione, in essa sono accolte le novizie, le
postulanti e, da qualche anno, anche le aspiranti vietnamite. Le Responsabili
hanno la possibilità di avvalersi sul posto di scuole di formazione organizzate
dai religiosi; scuole che le formande frequentano con grande profitto.
Nel sessennio appena trascorso hanno professato 22 sorelle, tra cui 4
Indonesiane. Attualmente nella Casa di formazione di Manila vi sono 14
Postulanti, di cui 9 vietnamite e 5 filippine; 12 novizie di cui 4 vietnamite.
In totale le Professe filippine sono 26, di cui 8 di voti perpetui.
21. La nostra missione nelle filippine è ancora tanto giovane, ma è opportuno
tuttavia iniziare a pensare al suo futuro. L’Istituto ha il dovere di preparare le
persone alle quali passare il testimone, cosa non facile, ma necessaria. E’
importante offrire, sin dalle prime tappe, una formazione solida e poi
individuare sorelle che abbiano le qualità e la passione per offrirsi con
incondizionato amore a Cristo e alla Chiesa e lo facciano con appassionato
amore all’Istituto. E’ sentire comune dei religiosi italiani che operano nelle
missioni, che per cultura, i filippini, come gli africani, mettono le relazioni di
consanguineità prima di ogni cosa. Da qui la tendenza ad anteporre la
famiglia al di sopra di tutto. Sarà opportuno, perciò, accompagnare i giovani
a crescere nello spirito di appartenenza. Il dialogo, il discernimento come stile
di vita, sono comportamenti necessari alla realizzazione dei valori evangelici
della comunione, della fratellanza, dell’accoglienza delle diversità, della
Carità.
23
Il missionario italiano, con l’esperienza di fede millenaria ricca di tradizioni, di
valori profondi e di rispetto per la vita umana, è chiamato ad un passaggio di
mentalità e scelte: da quella di protagonista
a quella di “compagno di
cammino”, perché siano consolidati i valori evangelici presenti nelle diverse
culture e siano liberati da tutto ciò che impedisce piena adesione a Cristo,
disponibilità all’annuncio, dedizione a subordinare tutto all’edificazione del
regno di Dio. Incoraggianti e illuminanti sono le parole di Giovanni Paolo II a
conclusione dell’esortazione Apostolica, Ecclesia in Asia:
I popoli dell'Asia hanno bisogno di Gesù Cristo e del suo Vangelo, poiché il
Continente ha sete dell'acqua viva che solo lui può dare (cfr Gv 4, 10-15). I
discepoli di Cristo in Asia devono pertanto essere generosi nello sforzo di
adempiere alla missione ricevuta dal Signore, il quale ha promesso di essere
con loro sino alla fine dei tempi (cfr Mt 28, 20)(50).
22.
Perché
tutto
questo
sia
possibile,
occorrerà
dare
concretezza
all’internazionalità della Congregazione, studiando come certi valori hanno
senso nelle altre culture e come esse possono essere una ricchezza per tutto
l’Istituto. Allo stesso tempo sarà importante aiutare le stesse suore non italiane
a prendere coscienza della propria cultura per evangelizzarla anche alla luce
del carisma.
Sia questo il programma di vita e di annuncio delle Discepole filippine e di
quelle italiane che operano in quella bellissima terra.
INDONESIA
23. L’Indonesia, un immenso e variegato arcipelago, è formata da 17.508
isole, di cui circa 6.000 sono abitate. Queste isole sono situate su entrambi i lati
dell’equatore. L’Indonesia ha circa 300 gruppi etnici. La cultura indonesiana si
è formata dalla prolungata interazione tra i costumi indigeni e le molte
influenze straniere. L’Indonesia è in una posizione centrale per le antiche vie di
24
commercio tra il lontano Oriente e il Medio Oriente. Ciò ha avuto come
risultato una forte influenza su molte pratiche cultuali, da parte delle tante
religioni, compreso l’Induismo, il Buddismo, il Confucianesimo e l’Islam, tutte
molto forti nelle maggiori città commerciali. Il risultato è una complessa
fusione di culture molto differenti da quelle indigene.
24. La nostra comunità è nell’isola di Flores, a maggioranza cattolica; sembra,
a riguardo, un’oasi dell’immenso arcipelago; tuttavia sarebbe semplicistico
pensare che gli abitanti dell’isola non abbiano subito l’influsso da parte di tutta
questa varietà di etnie, popoli e religioni.
Siamo in Indonesia dal giugno del 2003 e l’attenzione posta dalle nostre sorelle
nell’inculturazione e nella condivisione del Carisma è stata attenta e fedele.
Ora sono bene inserite nella pastorale della comunità parrocchiale e nelle
iniziative di evangelizzazione della Diocesi. La necessità di non prendere
decisioni che poi potevano rivelarsi inopportune le ha spinte a chiedere
continuamente aiuto ai sacerdoti locali e principalmente ai religiosi Verbiti.
Oggi essi sono i più validi collaboratori nell’opera di formazione delle nostre
giovani. Furono i primi ad arrivare nell’isola per l’evangelizzazione; ora
l’Istituto è diffuso in tutta l’Indonesia e in tantissime zone di altri continenti.
La comunità sin dal primo momento, aiutata dalle Congregazioni giunte a
Ruteng prima di noi, ha visitato altre isole e accompagnandosi al lavoro di
promozione vocazionale di altri Istituti ha accolto giovani provenienti da
diverse zone. Oggi le Discepole indonesiane provengono non solo da Flores,
ma anche da Sumba, da Timor e da altre piccole isole, situate tutte però a est di
Flores. Il Vescovo di Ruteng, il compianto Mons Eduardo Samsung,
accogliendoci nella sua Diocesi ci propose, sin dal primo momento, un lavoro
fuori della città per una evangelizzazione dei posti meno privilegiati. La
comunità scelse di situarsi a Poka, zona fuori della città, ma non lontana da
essa. Scelta che ha offerto alla comunità la possibilità di lavorare in una zona
25
povera e semplice, ma di non essere neppure privata degli aiuti necessari alla
formazione delle giovani.
Oggi la comunità accoglie il gruppo delle Novizie, delle Postulanti, provenienti
anche da Timor Leste, e delle aspiranti.
E’ sorta accanto alla casa di formazione, anche, la Scuola dell’infanzia,
un’opportunità unica per bambini del posto che diversamente non avrebbero
potuto frequentare la scuola.
La responsabile della comunità si è anche adoperata perché le sorelle
impegnate nell’opera educativa abbiano non solo una buona preparazione, ma
anche i titoli idonei all’insegnamento. Quattro di esse, infatti, frequentano un
corso universitario quadriennale che le abilita all’insegnamento.
25.Una comunità giovane quella di Ruteng, ma con una solida vita spirituale;
da parte delle responsabili è costante la disponibilità a offrire tutti gli aiuti
necessari perché le sorelle juniores e le giovani in formazione abbiano ciò che
necessita per crescere nella consapevolezza della scelta fatta, per maturare una
progressiva adesione a Cristo, per interiorizzare il Carisma dell’Istituto e anche
per impegnarsi, a seconda delle esigenze del territorio e della capacità di
ciascuna, nella condivisione della fede.
Il 31 maggio 2012 è stata celebrata la Professione delle prime giovani formate
in Ruteng. Una grazia della quale ho gioito enormemente e per la quale
ringrazio vivamente il Signore e le consorelle che lavorano in quell’ambiente.
TIMOR LESTE
26. Le nostre prime quattro sorelle arrivarono a Timor Leste il 13 febbraio del
2009.
L’apertura della missione in quella terra fu dettata dal fatto che nel Noviziato
in Italia vi erano già giovani in formazione di quella nazionalità. Era perciò
oltre che opportuno, anche necessario che le Discepole offrissero la loro
26
presenza apostolica a favore di quei fratelli e che le future Discepole timorensi,
tornando nella loro patria, trovassero una comunità che le accogliesse.
La sorelle della comunità di Ruteng avevano già avuto contatti con quella terra;
si erano recate, infatti, ripetutamente a Timor Leste per rinnovare il visto di
soggiorno per l’Indonesia e in quei momenti avevano preso i primi contatti
con quella cultura. Molto ci hanno aiutato le Suore Canossiane, dalle quali
abbiamo avuto anche un valido aiuto per l’inserimento successivo in quella
terra.
26. Suor Rosa Sarmento Canossiana, allora Provinciale, si prodigò per farci
conoscere il Vescovo di Baucau, Dom Basilio do Nascimento e il suo Vicario.
Uno degli incontri decisivi fu quello con il Nunzio Apostolico in Indonesia,
Mons Leopoldo Girelli, visitato da me e dall’Economa generale nella
Nunziatura di Giacarta. Fu proprio lui ad orientarci amabilmente e
discretamente verso la Diocesi di Baucau. Il Vescovo di Baucau espresse tutta
la sua gratitudine per la scelta che l’Istituto aveva in animo di fare, e si disse
particolarmente grato al Signore perché era suo sogno offrire alla Diocesi una
presenza religiosa che aiutasse i fedeli ad amare Gesù Eucaristico.
Il suo desiderio era quello di creare un Centro Eucaristico che avrebbe pian
piano avvicinato il popolo alla Divina Eucaristia.
Fu Sua Ecc.nza ad offrire momentaneamente alcuni locali del Centro pastorale
della Diocesi perché le Suore potessero iniziare la loro presenza.
Nel luogo ove si insediò la comunità, Wailili periferia di Baucau, vi era anche
una Parrocchia, in quella zona le nostre sorelle hanno iniziato la loro presenza e
il loro apostolato.
Scrivendo a Sua Eccen.za il 1 febbraio del 2009 dicevo: Le ripeto quello che a
voce e con molta trepidazione le comunicai: per me e per il mio Istituto è una
grande grazia sapere che il Signore, attraverso i suoi rappresentanti, ci
chiama a vivere e a condividere con altri fratelli la gioia dell’adorazione e la
27
vita eucaristica donata a tutta la Chiesa, e che affida anche alla nostra
Famiglia religiosa, il compito di farsi portatrice della bella notizia che Lui è
veramente in mezzo a noi.
27. Un valido aiuto per l’inserimento, per la conoscenza delle possibilità, ma
anche delle difficoltà del luogo e della gente, ci è stato offerto dall’infaticabile
Padre Locatelli, un salesiano che da anni dà la vita per quella gente.
La zona in cui risiedono le nostre sorelle non è assolutamente facile; la povertà
è tanta, l’ignoranza delle verità di fede è evidente e soprattutto è tanto difficile
far comprendere loro che stare davanti all’Eucaristia in adorazione è un grande
privilegio. Le persone guardano alle religiose o ai religiosi come a coloro che
hanno il dovere di promuovere la loro condizione sociale e non tanto come a
coloro a cui è affidato il compito dell’annuncio del vangelo. La fatica per
accostare la gente è grande e perciò si è cercato di far sorgere anche alla
comunità un’opera educativa che facilitasse l’incontro con le famiglie e aprisse
pian piano la via all’evangelizzazione.
La comunità vive con grande dedizione il suo essere in mezzo alla gente; le
sorelle lavorano nella discrezione e nel silenzio; si sono fatte anima
dell’annuncio soprattutto con una collaborazione discreta e paziente. Sono
vicine alle famiglie che vivono disagi o sono colpite da dolori come la morte
dei propri cari. Il loro è uno stile di presenza veramente eucaristica; si vanno
proponendo attraverso il varco della carità nascosta e silenziosa.
La Scuola dell’infanzia è completamente sostenuta dai benefattori; ed è nata
perché in quel luogo i piccoli rimanevano esclusi o emarginati quando in età
scolare cominciavano a frequentare la scuola pubblica, non avendo la minima
idea della lingua portoghese.
Una campagna di sensibilizzazione, a tale bisogno, è stata fatta in Italia; molti
hanno aderito e si sono impegnati a sostenere per due anni i bimbi nella scuola
28
materna. Le Suore ora lavorano nella scuola collaborate dalle aspiranti, accolte
in quella casa per l’anno di discernimento vocazionale.
La comunità necessita di sostegno a tutti i livelli, ma soprattutto ha bisogno di
altre presenze per svolgere la sua missione serenamente e senza grande
affanno.
28. La comunità, attualmente, è composta da tre Suore e da 7 aspiranti. Le
giovani sorelle timorensi che hanno già professato sono nove. Quattro di esse
sono in Brasile, dove hanno fatto la formazione e la prima professione, quattro
sono in Italia, una è nella comunità di Wailili.
Il problema più grande e non facilmente risolvibile rimane l’accompagnamento
spirituale della comunità, dato che sul posto, oltre al suddetto Padre Locatelli
che offre il suo sostegno spirituale per come gli è possibile, non ci sono altre
opportunità di aiuti spirituali.
VIETNAM
29. La tenda eucaristica, nata dalla passione del nostro venerato Padre
fondatore, sta per allargare le sue dimensioni affacciandosi in terra vietnamita.
La nostra presenza in quella terra è stata facilitata dalla fraterna accoglienza dei
Padri Sacramentini. Religiosi a cui l’Istituto ha chiesto da sempre
collaborazione spirituale.
I primi contatti con i Padri risalgono all’aprile del 2008, quando, incontrando a
Roma Padre Pedro Nuñez, gli manifestammo il desiderio di conoscere quella
realtà chiedendo se la sua Congregazione fosse presente in Vietnam. Tornato
nella sua Casa generalizia, parlò col Vicario generale del suo Istituto, Padre
Sebastiano Luistro, filippino, che proprio in quei giorni era in partenza per una
visita alle comunità asiatiche, e quindi anche in Vietnam.
Lo incontrammo personalmente prima che partisse e nel colloquio mostrò la
sua disponibilità e prese a cuore la nostra richiesta.
29
Ci illustrò le difficoltà che la Chiesa vive in Vietnam; ci rese noto come il
regime comunista impedisca l’entrata di religiosi stranieri e soprattutto di
quelli che vengono dall’Occidente. Ci disse pure che i Filippini erano facilitati
nell’ingresso e che addirittura per loro non era necessario neppure il visto.
Il consiglio che ci diede fu quello di formare le giovani vietnamite in Manila,
con loro avremmo potuto aprire comunità di Discepole in quel paese.
E’ quello che abbiamo fatto tramite Suor Antonia e Suor Marilou, che si sono
recate spesso in Vietnam per conoscere le giovani e seguirle rimanendo in
contatto con i Padri.
30. Con Suor Antonia l’11 Novembre 2008 sono arrivate in Manila le prime
aspiranti. Successivamente sono venuti altri gruppi ed ora nella casa di
formazione sono presenti tre novizie vietnamite di secondo anno, una di primo,
e nove postulanti che dovrebbero iniziare il Noviziato.
I cristiani in Vietnam sono appena l’8% della popolazione, ma hanno vissuto
momenti molto difficili, hanno dovuto difendersi da un ateismo e marxismo
imposto dopo la cacciata degli occidentali e per anni hanno professato la loro
fede in silenzio, tanto che per molti vivere la fede ha significato sottoporsi a
carcere e a torture.
Insieme a Suor Gabriella mi sono recata anch’io varie volte in Vietnam.
Insieme ai Padri abbiamo cercato di capire quali passi fare per assicurare alle
giovani vietnamite, che sono già tra noi, un futuro e come continuare a
prendere contatto con quella terra.
Quello che apparve immediatamente chiaro era che senza l’aiuto di una
Congregazione presente in Vietnam sarebbe stato difficilissimo pensare ad una
nostra presenza lì. Il Signore ci ha fatto incontrare con religiosi che hanno la
nostra stessa spiritualità eucaristica, e che, con grande apertura, si sono
interessati a noi. Con loro abbiamo pensato di stabilire la nostra prima
comunità accanto a una loro parrocchia non lontana da Hochiminh cyti. Ora
30
abbiamo una casa in An Fu, zona distante circa 20 Km da Hochiminh; lì, con
l’aiuto di Dio, stabiliremo la nostra presenza dopo la professione delle prime
tre giovani vietnamite.
Nelle nostre visite in Vietnam abbiamo incontrato il cardinale di Hochiminh,
John Baptist pham Minh Man, che si è mostrato accogliente e benevolo. A lui
e al responsabile della vita consacrata in Vietnam è stata indirizzata formale
richiesta per essere accolte in quella Chiesa, a tale domanda sono state allegate
le Costituzioni, un profilo storico spirituale dell’Istituto e promessa di
collaborare al programma della Chiesa locale. La nostra presenza in Vietnam è
notificata dalla Chiesa cattolica, ma non dallo Stato, il quale non accoglie
presenza di Istituti religiosi stranieri. Il Signore sorprendentemente ci ha
condotte in quella terra, assetata di Dio, fortificata dalla testimonianza di tanti
fratelli che hanno dato la vita per il vangelo; a noi oggi la grazia e il compito di
vivere e diffondere l’amore e il culto a Gesù Eucaristico e rendergli omaggio
attraverso una testimonianza di vita eucaristica generatrice di pace e unità.
Alle comunità italiane desidero dire il mio grazie per la preghiera con cui
hanno accompagnato questa nascita e per la generosa collaborazione per
l’acquisto del terreno e la costruzione della casa. Degli altri aspetti si parlerà
più diffusamente nella relazione economica.
E’ certamente un passo ardito quello che stiamo facendo, ma sono sicura che
sarà benedetto dal Signore e porterà grandi frutti spirituali a tutto l’Istituto.
ITALIA
31. Affidando all’Istituto il Documento Conclusivo dell’XI Capitolo generale,
Eucaristia in missione, veniva detto: Le pagine che seguono sono
evidentemente limitate ed utili. Il loro limite emerge dall’umana debolezza
della nostra vita consacrata, influenzata dall’età, dalle fatiche, dalle illusioni o
disillusioni del nostro vissuto. Considerazione che descrive, in qualche modo,
31
l’orizzonte di questa riflessione. Non vorrei, infatti, che essa si sbilanciasse né
su illusorie e pericolose valutazioni che potrebbero solo falsare la realtà, né
vorrei che propendesse in forme pessimistiche che lascerebbero spazio solo a
malinconici ricordi.
Perché il nostro lavoro si ponga nella linea giusta, in grado di aprire a
prospettive di futuro per la nostra Famiglia religiosa, è necessario conoscere
ciò che non va e crea difficoltà e sofferenza, quello che è inconsistente e può
creare confusione o travisamento del carisma e il nuovo che sta nascendo e va
accompagnato, radicato nel solco della tradizione dei valori spirituali
dell’Istituto, vissuti e condivisi. Sappiamo che il tempo si è fatto breve e
avvertiamo l’urgenza di non rimandare a domani le decisioni che oggi, anche
se con fatica, devono essere prese.
Siamo certe che la parola del Signore ci accompagna e ci ripete: “Non sia
turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me”
(Gv14,1), che l’amabile vicinanza del Padre fondatore ci sostiene facendoci
sentire la sua paterna sollecitudine, che la nostra disponibilità a dare la vita per
il Vangelo e per il Carisma è più forte della nostra debolezza, che tante sorelle
accompagnano il nostro lavoro con la preghiera e l’offerta. Tutta questa
ricchezza ci dispone all’ascolto e ad una vita di comunione che ci mette alla
ricerca non dei nostri poveri pensieri e desideri, ma di quelli che solo lo Spirito
Santo può offrire a coloro che lo invocano costantemente.
32. Le Proposte dell’XI Capitolo generale orientavano l’Istituto verso tre linee
preferenziali:
* L’Eucaristia, fondamento della nostra spiritualità;
* Il Fondatore, del quale desideriamo conoscere sempre più la ricchezza;
* La fraternità evangelica che ardentemente vogliamo edificare.
Tutto ciò come fondamento alla missione evangelizzatrice delle Suore
Discepole di Gesù Eucaristico, nate nella Chiesa per vivere la spiritualità
32
eucaristica secondo le indicazioni del Fondatore e gli orientamenti della
Chiesa.
Il Consiglio generalizio sotto la guida esperta di Padre Gianfranco Berbenni ha
programmato durante gli anni 2007-2011 ripetuti incontri nella Casa di Roma e
di Tricarico per approfondire la spiritualità eucaristica e perché essa permeasse
il vissuto di ogni sorella. Durante tali incontri si è approfondito il significato
dell’adorazione di primizia, come offerta gradita al Signore, per i primi due
anni e quello dell’adorazione riparatrice, partendo dal concetto di espiazione,
per altri due anni.
Per vivere con maggiore profitto la Domenica, pasqua settimanale, il Capitolo
aveva proposto la Veglia di Resurrezione il sabato sera. La pratica di questo
esercizio è stata vissuta con fatica soprattutto nelle comunità dove la presenza
delle suore anziane era consistente.
33. Un significativo passo in avanti è stato realizzato nell’approfondimento
della spiritualità eucaristica del Fondatore. La sua parola ha animato incontri e
riflessioni, l’informatizzazione dei testi del Fondatore e dell’Istituto, grazie al
lavoro di Padre Gianfranco e di alcune sorelle, ha facilitato l’accostamento ai
suoi scritti e una più facile condivisione del suo pensiero. Grande interesse e
una più larga conoscenza della vita e dell’ opera del Padre si è realizzata grazie
alla celebrazione del 50° anniversario della sua morte.
L’impegno vissuto dalla Diocesi di Tricarico e dall’Istituto per diffondere la
sua fama di santità ha accostato alla sua persona tanti fratelli, ha rafforzato la
stima e l’impegno di imitazione in noi e in quanti hanno avuta la grazia di
accostarlo. In occasione del 50° è stato pubblicato, anche, un piccolo sussidio:
Raffaello delle Nocche, “Un pensiero al giorno” che ha quotidianamente
accompagnato il cammino di interiorizzazione della sua spiritualità eucaristica.
Alla sua persona sono stati accostati i giovani, le famiglie, i sacerdoti con
giornate celebrative preparate con molta cura e tanto amore e animate da
33
esperti. Ai ragazzi e ai giovani studenti è stato proposto un concorso a premi
che ha registrato una vivace partecipazione.
34. Perché le celebrazioni permeassero la vita ci fu suggerito di vivere
quell’esperienza di grazia come un’occasione provvidenziale per un sincero
esame di coscienza del cammino fatto dalla Congregazione e per un forte
rilancio della coscienza dell’identità e della missione delle Discepole. A tale
scopo fu approntato un “Questionario” da inviare a tutte le Discepole, al quale
hanno dato risposte significative le sorelle di tutte le aree geografiche.
Contemporaneamente fummo sollecitate a organizzare un lavoro di riflessione,
accompagnate da esperti in sociologia e pastorale, perché l’Istituto prendesse
coscienza dei cambiamenti in atto nel villaggio globale e nei contesti in cui
operano le Discepole.
Il Consiglio generalizio ha lavorato per due anni con la Dott. Giuditta Rubino,
sociologa, e ha vissuto, insieme a un numero considerevole di sorelle,
un’esperienza di nuova evangelizzazione con Mons Bonetti, esperto in
pastorale familiare e nuove forme di evangelizzazione.
A chiusura dell’anno celebrativo, il 17 novembre 2010, abbiamo vissuto con
oltre 3.000 presenze la partecipazione all’udienza generale del Santo Padre e
una celebrazione eucaristica nella basilica di San Paolo fuori le mura.
Celebrazione presieduta dal Cardinale Angelo Amato e concelebrata dai
sacerdoti convenuti numerosi dalla Diocesi di Tricarico e da altre zone dove
sono presenti le Discepole.
Il Signore ha voluto, poi, attraverso la persona del Santo Padre far progredire la
causa di beatificazione del Fondatore; il 10 maggio 2012, infatti, ha firmato il
decreto dell’eroicità delle virtù dichiarandolo Venerabile.
Tutte abbiamo vissuto con grande commozione tale riconoscimento e in tutte è
vivo il desiderio e l’impegno di farlo rivivere attraverso la nostra vita.
34
35. Un’attenzione tutta particolare è stata riservata, durante il sessennio, alla
formazione delle formatrici dei vari Noviziati dell’Istituto. Per esse e perché,
partendo dai noviziati, venissero offerte linee di formazione unitarie, chiare e
più rispondente agli obiettivi formativi del carisma, sono state programmate
sessioni di studi triennali per le maestre e per le responsabili delle aree
geografiche in cui l’Istituto è presente. I corsi sono stati animati da validi
docenti esperti nel campo della formazione, e sono stati coordinati con
competenza e disponibilità da Suor Marcella Farina fma, teologa ed esperta in
campo dell’educazione, a cui va il mio grazie particolare.
I corsi erano stati pensati anche come una iniziale risposta al processo di
trasformazione dell’Istituto che va verificandosi con l’aumento delle vocazioni
nelle diverse aree geografiche. Risposta sollecitata anche dal n.12 del
Documento conclusivo dell’XI Capitolo generale e che rimane, sotto tanti
aspetti, ancora aperta.
A tale scopo è stato, anche, programmato e realizzato nel 2011, un cammino
formativo delle Responsabili di comunità, perché insieme potessimo essere
maggiormente illuminate sull’accoglienza e integrazione delle nuove
generazioni all’interno della comunità, con particolare attenzione alle sorelle
provenienti da aree diverse da quella italiana.
Il programma di formazione delle Superiore è stato svolto in tre tappe e
animato da esperti consapevoli del cambiamento in atto della vita consacrata.
Gli incontri hanno offerto la possibilità di misurarsi con un compito difficile e
delicato. Hanno illuminato sulla possibilità di vivere relazioni efficaci perché
fondate nella carità e nella verità. Sono convinta, tuttavia, che la formazione
delle Responsabili di comunità è un’emergenza e va accompagnata con
maggiore continuità perché i problemi da affrontare sono tanti e le sfide che la
cultura di oggi lancia all’autorità non sono facilmente percepite. L’esercizio
dell’autorità va supportato necessariamente da un’autorevolezza che la rende
35
trasparenza dell’amore di Dio che ha scelto di esercitare la sua autorità
attraverso il servizio vissuto fino al dono della vita. Un esercizio che per tanti
motivi è reso più difficile dalla vita di oggi ed ha necessità, perciò, di essere
accompagnato.
36. Durante il sessennio numerose sono state le visite fatte alle comunità. Sono
stati momenti di grazia, di condivisione, di maggiore conoscenza che hanno
alimentato in tutte la gioia di appartenere ad una Famiglia religiosa che cerca
con tutte le forze di ravvivare e ricreare quei rapporti di comunione che aiutano
ogni Discepola ad essere nella Chiesa fermento di unità.
Un discorso a parte meritano le visite alle comunità situate nelle diverse aree
geografiche. Poche per le sorelle che vivono fuori dell’Italia, molte per coloro
che sono in Italia.
Il Signore ha spalancato le porte verso questi nuovi lidi; la storia di ogni
fondazione racconta con evidenza con quale benevolenza Dio ha manifestato la
sua volontà e come ha condotto l’apertura delle nuove comunità.
Qualcosa è stato raccontato presentando le nuove fondazioni, ma molto rimane
nel cuore soprattutto delle sorelle che vivono l’avventura di sentirsi
collaboratrici di Dio nell’evangelizzazione del carisma.
Una cosa mi sembra opportuno avvalorare. L’Istituto deve riservare particolare
attenzione a far crescere nei solchi del carisma le nuove presenze e perché
questo sia facilitato è importante l’accompagnamento e un’intelligente
programmazione che sappia discernere attitudini e talenti delle sorelle delle
nuove fondazioni perché sviluppandoli possano essere nella Chiesa e
nell’Istituto donne mature ed entusiaste della loro missione e appassionate della
loro vocazione.
37. Le Consigliere, responsabili dei vari settori, hanno lavorato con dedizione e
passione e ciascuna nel proprio ambito ha proposto iniziative significative
perché negli settori specifici si procedesse con chiarezza e competenza.
36
Particolare impegno è stato vissuto nell’ambito della missione; le iniziative per
promuovere lo spirito missionario tra le consorelle ed i laici hanno offerto
l’opportunità di
coinvolgere numerose persone a contribuire anche
economicamente al sostegno delle opere missionarie.
Nel settore scuola, oltre a incontri di coinvolgimento dei genitori perché la
missione educativa fosse condivisa con maggiore frutto, annualmente sono stati
vissuti convegni per la programmazione didattica con i docenti, tali convegni
sono sempre stati animati da esperti del settore molto qualificati.
Un’attenzione tutta particolare è stata riservata ai Centri eucaristici. La
Consigliera responsabile del coordinamento e dell’animazione, attraverso,
periodici incontri ha formato gli adoratori e ha reso più convinta la loro
partecipazione all’adorazione e all’impegno di tradurre in concreto l’Eucaristia
celebrata e adorata.
Valorizzando l’esperienza più che decennale di accompagnamento e
animazione dei laici e sollecitate dal DC dell’XI Capitolo generale n°19 con
costanza
l’Istituto
ha
portato
avanti
la
loro
formazione,
offrendo
all’Associazione un valido sostegno per chiarire e definire sempre di più la sua
identità eucaristica. La loro partecipazione a tutte le iniziative promosse dalla
Congregazione, soprattutto in ordine alle celebrazioni del 50° anniversario
della morte del Fondatore, ne ha testimoniato la loro fedeltà e solidità.
Un momento di riflessione a tale proposito deve riservare il Capitolo che
stiamo celebrando.
37
PARTE TERZA
APPUNTI E SPUNTI
38. Nella Relazione, ripetutamente, sono state offerte considerazioni orientate a
dare un quadro sufficientemente chiaro dello Stato attuale dell’Istituto, perché,
avendole presenti, le Capitolari avessero maggiori elementi per riflettere,
discernere e predisporre un Progetto capitolare che offra a tutte noi un
orientamento sicuro nel cammino da attuare nel prossimo sessennio.
Insieme a tutta la VC anche noi avvertiamo la necessità di porre al centro del
nostro interesse l’urgenza di liberare la nostra consacrazione a Dio da tutto ciò
che le impedisce di tradursi in atti coraggiosi di offerta e di obbedienza
radicale al suo progetto. Il richiamo a non lasciarci abbagliare dalla dilagante
mediocrità che ha attutito l’attrattiva della santità anche nelle persone
consacrate ci preoccupa e ci spinge a ritornare alla sorgente del primo amore,
quando, innamorate solo di Dio, volevamo essere tutte sue e spenderci con
generosità eroica, senza rimpianti e senza mezze misure, perché il suo regno
eucaristico bruciasse dentro di noi e coinvolgesse tutti coloro che il Signore ci
faceva incontrare. Anche noi dobbiamo temere il rischio di programmare la
nostra vita di offerta e di comunione sul minimo indispensabile.
39. Sono convinta che l’Istituto deve fare un serio esame di coscienza e
riproporsi con coraggio le attese del Fondatore. Ripetutamente egli era solito
dire: Voi, Discepole di Gesù Eucaristico, dovete imitare Gesù Ostia, Gesù
nascosto, ubbidiente, umiliato. Egli dall'Eucaristia, vi predica queste virtù, che
costano alla natura, ma che devono diventare sostanza della vostra vita
religiosa, se volete essere vere Discepole (Tratt, sp, pg. 385).
E ancora: Figlie mie, siamo in un tempo in cui occorre virtù soda. [...] Chi non
si sente di fare davvero, di essere Religiosa fervente, è meglio che
spontaneamente se ne vada (Tratt, sp, pg. 281). E poi: Egli vi ha scelte e amate
38
con tanta predilezione, ha diritto di aspettarsi da voi una corrispondenza
fedele, costante, generosa (Tratt, sp, pg. 280).
Pertanto non mi sembra peregrina la proposta di offrirci serie e fondate
conoscenze sul Mistero eucaristico, sulla vita di adoratrici che ci veda
impegnate soprattutto a vivere la riparazione, elemento essenziale del carisma,
il quale oggi necessita di particolare approfondimento; nè mi pare fuori luogo
uscire allo scoperto e ripeterci nella verità quello che diceva il Fondatore: Chi
non si sente di fare davvero, [...] è meglio che spontaneamente se ne vada,
oppure sia messa in condizioni di vivere la sua vita senza nuocere alle altre!
39. Per amore della verità e per la responsabilità che abbiamo nei confronti del
futuro dell’Istituto è necessario interrogarsi sul carisma e chiederci:
* siamo sicure di conoscerlo?
* cosa di esso è immutabile e cosa può e deve cambiare?
In generale ci si vanta della santità del nostro Fondatore, delle storia eroica
delle prime discepole, della profondità delle Costituzioni, ma nella pratica si
riscontra una testimonianza vaga dell’identità carismatica e l’incapacità di
testimoniare il carisma come forza dello Spirito capace di attrarre.
Ciò rende difficile la trasmissione dello stesso anche alle nuove generazioni.
L’aver conosciuto il Fondatore o le prime sorelle è stata una grazia che deve
essere messa a disposizione senza enfasi, ma con l’umiltà di chi conosce lo
scarto tra l’attrazione dell’Ideale e la fatica di coniugarlo nella vita. Si ha
bisogno di sorelle compagne, che abbiano il coraggio, manifestando anche le
proprie sconfitte, di incoraggiare e indicare percorsi possibili, ma seri e
coerenti.
Non di rado si coglie in alcune sorelle, e anche nelle comunità, un sentimento
di apatia che porta ad uniformarsi, senza un reale discernimento, a tutte le
proposte che vengono offerte e che non valorizzano la nostra specificità.
39
40. Sarà importante perciò:
* promuovere uno studio serio e sistematico delle fonti dell’Istituto non
lasciando tale compito solo all’auto-formazione e alla libera iniziativa
personale, né alla libera interpretazione delle fonti; lo si faccia anche con
l’aiuto di esperti, incoraggiando uno studio teologico, storico e biblico delle
fonti; a questo riguardo sarebbe auspicabile riproporre la proposta del Centro
studi, decisamente indicata dall’XI Capitolo generale al n° 9;
* fare una verifica sugli articoli delle costituzioni e interrogarsi se i motivi per
cui alcuni articoli di essi non sono più vissuti sono da attribuire alla nostra
negligenza, oppure al fatto che non sono più attualizzabili nel nostro contesto
storico;
* distinguere l’aspetto immutabile del carisma e le forme storiche di
incarnazione dell’ideale passibili di cambiamento;
* chiedersi se crediamo o crediamo di credere (una domanda non peregrina
visto che tutta la Chiesa si interroga sulla qualità della fede);
* definire una conoscenza vera e incarnata nella nostra storia del concetto di
umiltà, tanto caro al Fondatore e indicare itinerari di incarnazione per tale
virtù;
* assumere il Piano di formazione come strumento da conoscere e da utilizzare
realmente come guida nelle comunità tutte e non solo in quelle dei Noviziati.
* sottolineare l’importanza della formazione iniziale (aver cura in particolare
che le suore giovani secondo l’art.142 delle Cost. completino la loro
formazione di base che deve essere dottrinale e pratica, apostolica e
professionale) e di quella permanente alla luce soprattutto di ciò che dicono le
Costituzioni, il Piano di formazione dell’Istituto e i Documenti del Magistero;
* insistere sulla conoscenza delle basi cristiane e catechetiche;
* ripensare a come tradurre l’aspetto della riparazione in modo da essere
assunto oggi come valore.
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41. La Parola, accolta come lampada per i nostri passi, rivelazione delle vie di
Dio, giudizio sulla nostra vita, sostegno della nostra debolezza, ci offrirà quella
sicurezza di cui abbiamo bisogno perchè abiti in noi e in mezzo a noi il
Signore, sorgente di comunione e ci sostenga nel cammino di identificazione a
Lui.
Alla decisa volontà di affidarci all’Amore in modo radicale deve seguire
l’impegno a relizzare una vita di comunione in comunità, tra le comunità e con
tutto l’Istituto. Da decenni siamo impegnate in riflessioni e proposte che ci
aiutino a migliorare le relazioni all’interno delle comunità; ma mai come oggi
molte sorelle soffrono la solitudine, perchè si sentono impotenti nella malattia,
povere nella testimonianza, inefficaci nell’evangelizzazione.
Molte però, e questo in tutte le fasce di età, si spendono senza riserva e con uno
stile di vita eucaristico veramente attraente, ma ce ne sono molte scontente, alle
quali è difficile chiedere di rimettersi in discussione per verificare le cause del
disagio. E’ opportuno, perciò, impegnarsi a trovare vie di soluzione, perchè il
contagio non farebbe altro che avvilire coloro che desiderano fare sul serio. Al
di là dei casi impossibili da risolvere, l’Istituto deve farsi carico di aiutare
quelle che possono e vogliono uscire da questo tunnel di mediocrità. A questo
riguardo occorre un programma di formazione permanente veramente mirata e
condivisa.
42. L’Istituto è sorto dal cuore del Fondatore come risposta alla passione
d’amore per l’umanità sofferente : ho visto lo stato di abbandono in cui si trova
la Basilicata ed ho sentito che le cose sono anche peggiori di quello che ho
visto; la difficoltà delle comunicazioni e lo stesso abbandono spaventa le altre,
comunità già costituite, dal dedicarsi a questa regione.
L'opera perciò dovrebbe avere come fine speciale e primario la gloria di Dio e
la santificazione dei suoi membri, ma come fine secondario, strettamente con41
nesso col primo,l'apostolato a favore della Basilicata, in modo che i bisogni di
questa regione siano preferiti in ragione dei maggiori sacrifici che richiedono
(Lettere, a cura di Don Gaspare Sarli, 4 maggio 1923, pg. 555).
Perché il carisma sia nuovamente e continuamente ravvivato nella sua anima
missionaria è necessario ripensare la nostra vita apostolica per riaccendere lo
zelo nelle opere, lo slancio nell’impegno di evangelizzazione, la fattiva
collaborazione con la Chiesa locale. Tale necessità è urgente anche per
partecipare alla passione evangelizzatrice della Chiesa e rispondere alle attese
del prossimo Sinodo.
43. E’ indilazionabile che l’Istituto rifletta sulla situazione in cui si trovano,
oggi, le nostre opere educative. Dalle statistiche poste in appendice non viene
in risalto questo problema; ma nelle nostre scuole vi sono persone che da
tempo hanno superato l’età pensionabile e non potranno ancora a lungo
assolvere al compito educativo e, all’orizzonte, non c’è possibilità di
sostituzione con personale religioso. Il Capitolo deve fermare la sua attenzione
su tutto questo e orientare sul modo di procedere. (Dalla Relazione economicoamministrativa questo problema risulta certamente più chiaro).
44. Se vogliamo continuare a vivere, particolare attenzione deve essere
riservata alla pastorale giovanile e vocazionale, riconosciuta come vera urgenza
dalla Chiesa. L’Instrumentum Laboris del prossimo Sinodo dei Vescovi, al
n.84, richiama a questo impegno tutti: Quasi tutte le riposte (ai Lineamenta)
contengono infine un invito ad avviare in tutta la Chiesa una forte pastorale
vocazionale, che parta dalla preghiera, chiami in causa tutti i sacerdoti e
consacrati sollecitandoli ad uno stile che sappia testimoniare il fascino della
chiamata ricevuta, sappia individuare forme per parlare ai giovani.
I Centri eucaristici possono essere a riguardo fucina di nuove proposte, ma è
necessario mettere al centro dei nostri programmi pastorali l’amore
appassionato per i giovani e impegnarsi in un cammino di accompagnamento
42
perseverante, anche se faticoso. Da non dimenticare che un giovane si
innamorerà di Cristo se ha la fortuna di incrociare vite e comunità che non
hanno altra passione che per Cristo e per l’umanità sofferente.
Alle parole e alle vite scialbe molto presto voltano le spalle.
Una vita coerente, non perfetta, capace anche di riconoscere i propri limiti e
pronta a sfidare gli imprevisti perché conosce l’infinito amore di Dio, è la più
eloquente testimonianza vocazionale e diventa di per sé chiara proposta di vita.
I Centri eucaristici potrebbero inoltre offrire l’opportunità di tradurre in vita
donata l’Eucaristica che in quei luoghi viene celebrata e adorata. Significativo
e profetico può essere l’impegno di far nascere attorno al Centro, limitatamente
alle nostre possibilità, qualche opera che risponda alle nuove povertà. La logica
eucaristica porta necessariamente alla totale assimilazione al fratello che versa
nel bisogno, così Gesù ha fatto nell’eucaristia: Sacramento della solidarietà con
gli uomini. C'è infatti qualche cosa di divino, di misterioso in chi, umiliato,
tende le sue mani al fratello, alla sorella per essere liberato dalle sue pene. E'
un po' la continuità di quel mistero di Dio che non abbandona mai i suoi figli, e
che, avendoli amati, li ama sino alla fine.
45. La realtà comunitaria, a mio parere, è ciò che più motiva o può spegnere
la passione e la convinzione per la scelta di radicalità assunta liberamente o da
scegliere con cuore generoso.
Nelle nostre comunità si riscontrano, a volte: attivismo eccessivo nelle opere,
stanchezza, demotivazioni, spaccature generazionali, culturali, relazionali;
incapacità dell’autorità a svolgere la propria funzione di animatrice spirituale in
atteggiamento di servizio e corresponsabilità; tutto ciò è appesantito dalla
presenza di tante suore anziane o gravemente ammalate da gestire. Un
problema affrontato tante volte, ma che rimane scottante e causa la perdita di
significatività e di attrazione.
Occorrerà, perciò, impegnarsi a:
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* ristabilire il primato della spiritualità nella propria vita;
* dare spazio alla formazione umana (strumenti e percorsi concreti di aiuto e
conoscenza delle dinamiche umane);
* avere cura che l’incontro comunitario ci sia settimanalmente in ogni
comunità e che sia realmente di formazione;
* ripristinare, come strumenti efficaci, la programmazione e la verifica
comunitaria e si curi che non sia trascurata la cronistoria della vita di comunità;
* favorire la corresponsabilità e la crescita delle singole persone;
* responsabilizzare e dare fiducia! Perché ciò sia possibile è necessario che le
superiore locali siano formate e accompagnate costantemente nel loro servizio
e che si prevedano spazi di confronto e verifica tra superiore e comunità;
* favorire una conoscenza reale della Parola di Dio e in particolare del Vangelo
(lectio e altri strumenti); non sia trascurato il confronto fra la Parola e i
problemi della società.
46. I Percorsi di riflessione hanno fatto precedere tutte le considerazioni dalla
proposta che Paolo ha fatto ai suoi cristiani: «Non conformatevi alla mentalità
di questo secolo, ma trasformatevi, rinnovando la vostra mente, per poter
discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto » (12,2).
Se ciò diverrà stile di vita in noi lo Spirito soffierà, i nostri cuori udranno la sua
forza trasformante e la nostra vita diverrà grazie allo Spirito luogo in cui Dio
compie la sua opera e terra da cui nascerà la nuova vita!
44
CONCLUSIONE
47. Le riflessioni proposte nel presente documento non esauriscono certamente
tutta la vita dell’Istituto nella sua ricchezza e nella varietà delle sollecitazioni
che ad esso giungono dalla straordinaria vita del Fondatore, dalla testimonianza
delle sorelle che ci hanno precedute e da coloro che in questo tempo portano
avanti tra gioie e fatiche, tra riuscite e insuccessi, la scelta di essere e dare la
vita per amore del Regno di Dio.
Per la gioia condivisa, per il sostegno ricevuto, per l’affetto e la stima che in
tante hanno saputo infondermi e soprattutto per la sincera collaborazione
ricevuta dalle sorelle del Consiglio elevo il mio grazie al Signore e con tutto il
cuore invoco la presenza amabile e forte del nostro Padre.
A Maria, Madre dell’Amore, Madre della Carne e del Sangue di Cristo, che
ogni giorno si offre a noi per sollevarci dalla nostra debolezza, affidiamo il
nostro Istituto e la invochiamo perché sia in mezzo a noi e ci aiuti ad udire la
voce di Dio e a rispondergli con tutte le forze, con tutta l’anima con tutta la
mente.
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SANTA MARIA, DONNA DELLA FEDE
Santa Maria, donna della fede pura e ardente,
tu che hai camminato e sostato col Figlio,
insegna a noi, pellegrini verso la dimora dell’Assoluto,
a saper camminare con te nella speranza
e a saper sostare con te nel silenzio adorante di Colui
che velandosi si rivela,presentandosi si oscura,
lasciandosi trovare fa ardere il nostro cuore
dal desiderio di cercare ancora
perché la Luce piena brilli nella sua pienezza.
Santa Maria, maestra di chi vuole camminare sulla via di Dio,
noi non sappiamo quanto lunga sia la strada
e quante difficoltà possa nascondere,
ma ci affidiamo a te che l’hai percorsa prima di noi
e dalla tua fedeltà, capace di abbandono pieno,
vogliamo prendere vigore, perché anche la nostra vita
sia luce nei momenti di prova e di oscurità.
Santa Maria, aurora, meriggio e tramonto
della nostra vita, apri le tue braccia
e lascia che il calore del tuo corpo riscaldi i nostri tiepidi giorni
perché anche noi possiamo essere
un atto di amore all’Eterno
al Quale vogliamo appartenere per sempre.
Amen
Roma 13 luglio 2012
La Superiora generale
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