ANNUNCI E REALTA` Calderoli, ministro della complicazione

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ANNUNCI E REALTA` Calderoli, ministro della complicazione
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ANNUNCI E REALTA'
Calderoli, ministro della complicazione - S.Rizzo - Corriere della Sera - 10-01-10
Dopo il decreto taglia-leggi si è dovuto fare il decreto salva-leggi
ROMA - Dal Carroccio aveva giurato battaglia, Alberto Da Giussano-Calderoli, alla burocrazia del
Barbarossa romano. Mulinando sopra la testa lo spadone da ministro della Semplificazione Normativa:
«Taglierò 50 mila poltrone! 34 mila enti impropri! 39 mila leggi inutili!». Ma di poltrone, finora, manco
una. Degli enti impropri, poi, non ne parliamo.
Sulle prime Roberto Calderoli li aveva definiti minacciosamente nel suo Codice delle
Autonomie addirittura «enti dannosi»: consorzi di bonifica, bacini imbriferi, comunità montane,
difensori civici, tribunali delle acque, enti parco… Poi, dopo aver cancellato con un tratto di penna quel
termine «dannosi» (troppo crudo?) la lista degli enti da abolire è stata alleggerita fino a svanire
completamente. Come neve al sole. Qualche taglietto era rimasto nella manovra del 2010? Via anche
quello. Secondo Italia Oggi l’abolizione dei difensori civici (ma solo quelli comunali) e delle circoscrizioni
nei Comuni slitterà di un anno grazie a un emendamento al decreto milleproroghe, varato dal governo tre
giorni dopo la Finanziaria. E slitterà anche la prevista riduzione delle poltrone delle giunte e dei consigli
degli enti locali. Mentre anche gli enti pubblici non economici che dovevano finire sotto la mannaia del
cosiddetto taglia-enti hanno ottenuto una scappatoia per la sopravvivenza: gli è stato sufficiente
presentare un piano riordino prima del 31 ottobre 2009. E la semplificazione delle leggi? Almeno quella è
andata in porto, come ha orgogliosamente rivendicato il Nostro («Calderoli, missione compiuta, via 39
mila leggi», titolava l’Ansa il 19 ottobre 2009)? Dipende che cosa si intende per semplificazione. Eliminare
migliaia di leggi inutili perché «esauste», che cioè hanno esaurito la propria funzione e quindi non sono
più concretamente vigenti, anche se formalmente continuano a essere in vigore, è un’operazione di per
sé inutile. Anche la legge che le elimina può quindi essere considerata una legge inutile.
La prova? Siccome lo spadone del ministro era calato all’inizio anche su provvedimenti magari
un po’ vecchiotti ma forse non proprio inutili, come la legge che ha abolito la pena di morte o quella che
ha istituito la Corte dei conti, dopo il decreto taglia-leggi si è dovuto fare il decreto salva-leggi. Ben altro
è semplificare. Significa scrivere norme chiare e comprensibili a tutti i cittadini. Come evidentemente sa
bene anche Calderoli. Lui stesso ha voluto che in una legge approvata il 18 giugno dello scorso anno ci
fosse un articolo intitolato: «Chiarezza dei testi normativi». Una norma draconiana, con la quale si
stabilisce che quando si cambia o si sostituisce una legge, esercizio da noi piuttosto frequente, sia
obbligatorio indicare «espressamente» che cosa viene cambiato o sostituito. E che quando in una legge
c’è un «rinvio ad altre norme contenute in disposizioni legislative», si debba anche indicare «in forma
integrale, o in forma sintetica e di chiara comprensione» il testo oppure «la materia alla quale le
disposizioni fanno riferimento». Ma si afferma pure il principio che le disposizioni sulla chiarezza dei
provvedimenti «non possono essere derogate, modificate o abrogate se non in modo esplicito». Ebbene,
da quando queste norme sono state approvate, il governo del Semplificatore ha scritto leggi se possibile
ancora più indecifrabili e complicate. L’ultima perla scintillante è il cosiddetto decreto milleproroghe.
Un comma a caso. Il numero 14 dell’articolo 1: «Al comma 14 dell’articolo 19 del decreto
legislativo 17 settembre 2007, n. 164, le parole: "Fino all’entrata in vigore dei provvedimenti di cui
all’articolo 18 bis del decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, e comunque non oltre il 31 dicembre
2009, la riserva di attività di cui all’articolo 18 del medesimo decreto" sono sostituite dalle seguenti: "Fino
al 31 dicembre 2010, la riserva di attività di cui all’articolo 18 del decreto legislativo 24 febbraio 1998, n.
58..."». Che cosa vuol dire? Che fino a quando non sarà operativo l’Albo dei consulenti finanziari gestito
dalla Consob, potrà fare il consulente finanziario soltanto chi già lo faceva alla data del 31 ottobre 2007.
Un’altra norma a caso. Sempre articolo 1, comma 19: «All’articolo 3, comma 112, della legge 24
dicembre 2007, n. 244 e successive modificazioni, le parole: "Per l’anno 2008" sono sostituite dalle
seguenti: "Per l’anno 2010" e le parole "31 dicembre 2009" sono sostituite dalle seguenti: "31 dicembre
2010"». La traduzione? Il distacco di 21 dipendenti delle Poste presso la pubblica amministrazione viene
prorogato di un altro anno. Se questo è il risultato, ministro Calderoli, non sarebbe stato meglio chiamare
il suo dicastero in un altro modo? Magari «Ministero della Complicazione normativa»?