La libreria che mette al bando i cellulari
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La libreria che mette al bando i cellulari
CRONACHE Corriere della Sera Mercoledì 30 Marzo 2016 27 # I diritti digitali dei minori La ricerca Uno studio realizzato dalle università di Washington e del Michigan su 249 famiglie con bambini tra i 10 e i 17 anni rivela che la principale preoccupazione degli adolescenti rispetto ai social network è che i familiari possano pubblicare informazioni personali sul loro conto. Secondo quanto emerge dalla ricerca spesso gli adulti non ne sono consapevoli In Francia, secondo quanto affermato dall’esperto di diritto digitale Eric Delcroix in un’intervista a Le Figaro, la legge sulla privacy espone i genitori che pubblicano foto e informazioni personali dei figli online senza consenso a multe fino a 45 mila euro e pene fino a un anno di carcere In Italia invece non esiste per i genitori nessun divieto di pubblicare le foto dei propri figli sui social senza il loro consenso. Sono previste sanzioni solo se le immagini ledono gli interessi dei minori Nel mondo al tempo dei social network i figli la sanno più lunga dei padri. E spesso pretendono dai genitori il rispetto di «diritti digitali» di cui a volte gli adulti non sono neppure consapevoli. Prima di tutto quello all’autodeterminazione della propria identità online. Lo conferma una ricerca appena pubblicata dalle università di Washington e del Michigan su 249 famiglie con bambini tra i 10 e i 17 anni. «Gli adolescenti sono preoccupati del fatto che i familiari possano pubblicare su Facebook e altri social media informazioni personali sul loro conto due volte più dei loro genitori — ha dichiarato Sarita Schoenebeck, una delle autrici dello studio —. Molti bimbi hanno riferito di aver trovato la cosa imbarazzante e di essersi sentiti frustrati quando i genitori I genitori mettono online le foto (e le vite) dei figli senza pensare di dover chiedere loro il permesso Dalla Francia agli Usa, i dubbi di psicologi e giuristi 1 Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, pubblica le foto della figlia Max (di quasi 5 mesi) e informazioni che la riguardano sul social network 2 Un selfie di David Beckham con il figlio Brooklyn, 17 anni (Instagram) 3 Elton John e il marito David Furnish cercano di non mostrare online il volto dei loro due bambini (Instagram) 1 2 hanno continuato a farlo». «Oggi gli adolescenti sono abituati a gestire la propria immagine sui social e anche in questo ambito vogliono far valere il bisogno adolescenziale di autonomia e libertà rispetto ai genitori, che è fondamentale per la crescita», spiega Valeria Egidi Morpurgo, psicologa milanese della Società Psicoanalitica Italiana. Qualcosa di simile sarebbe successo anche al figlio di Madonna, Rocco Ritchie, 15 anni, che a gennaio avrebbe prima impedito a sua madre di vedere il suo profilo Instagram, per poi cancellarlo del tutto. In quel caso c’erano di mezzo le tensioni sul suo affidamento (Rocco vuole vivere in Gran Bretagna con il padre) ma anche foto del ragazzo ritenute imbarazzanti, compresa un video di lui in costume arancione che la popstar ha taggato con l’hashtag «#nosausage» («#nosalsiccia»). La questione non riguarda solo gli Stati Uniti e le celebrità: il mese scorso la gendarmeria francese è intervenuta pubblicamente dopo che è diventata virale una «sfida» su Facebook a pubblicare tre foto dei propri figli e a coinvolgere Le posizioni C’è chi sostiene che i bambini potrebbero un giorno fare causa per migliaia di euro 4 Una foto pubblicata da Kim Kardashian del marito Kayne West con la loro bimba North (che compirà tre anni il 15 giugno) mentre dormono: è tra quelle spesso considerate «imbarazzanti» dagli adolescenti una volta cresciuti (Instagram) 5 Il video di Rocco Ritchie postato sull’account Instagram della madre Madonna: la popstar ha taggato con l’hashtag «#nosausage» («#nosalsiccia») 3 altre dieci persone nella catena: «È importante tutelare la privacy dei minori e la loro immagine sui social network», ha avvertito e ha rimandato al parere dell’esperto di diritto digitale Eric Delcroix, secondo il quale la legge francese sul diritto alla privacy padri e madri possono rischiare fino a 45 mila euro di multa e un anno di carcere se rivelano informazioni riservate sui figli minori senza il loro consenso. Non solo: «Tra pochi anni quei bambini potrebbero fare causa ai genitori per aver pubblicato loro foto quando erano piccoli», ha messo in guardia Delcroix su Le Figaro. Una questione che in Italia non si pone, secondo Amedeo Santosuosso, giudice a Milano e presidente del Centro per il diritto, la scienza e le nuove tecnologie dell’Università di Pavia: «Da noi non esiste un divieto per i genitori a mettere le immagini dei figli sui social — spiega —. La questione è diversa se in proposito c’è un contrasto tra i genitori: allora deve prevalere la posizione che protegge di più i minori». Rimane il problema dell’opportunità: «Da quando hanno l’accesso ai social come Insta- 4 5 gram e Facebook, cioè dai 13 anni, gli adolescenti hanno il diritto di raccontarsi come vogliono — dice Giuseppe Riva, professore di Psicologia dei nuovi media all’Università Cattolica di Milano e autore di I social network (Il Mulino, 2016) —: per questo è importante discutere con loro di ciò che si pubblica online. Il paradosso è che i ragazzini sanno usare i social meglio degli adulti e riescono spesso a filtrare i contenuti in modo che i genitori vedano solo ciò che vogliono loro. Di rado succede il contrario. Alla base c’è un problema di fondo: Internet fa saltare ruoli prima ben definiti. Devono essere gli adulti a ristabilirli, per esempio assicurandosi di avere l’accesso agli account online dei figli ed educandoli a essere consapevoli del mezzo». Anche mostrando per primi come usare Internet nel rispetto degli altri. Elena Tebano © RIPRODUZIONE RISERVATA Londra «Qui si legge e si stacca la spina» La libreria che mette al bando i cellulari di Paola De Carolis «Celebriamo l’analogico». Il cellulare? Il tablet? L’iPad? Da lasciare all’ingresso. Non è un caso che Libreria — un negozio di libri dove Internet, social media, email e telefoni non sono ammessi — sorga a due passi dai ristoranti indiani di Brick Lane. È qui, nell’antico East End, che Londra sta plasmando il suo futuro. Vecchio e nuovo si fondono: il fish and chips — il miglior della capitale — si vende accanto al vinile, ma il look è ubercool. Idem Liberia: la vetrina piena di libri, l’intonaco nero, la scritta in corsivo, ma il concetto è moderno al punto da segnare un ritorno al passato. Immergersi in una realtà fatta solo di libri, staccandosi, per un attimo, da tutto il resto. «Una disintossicazione dal digitale», spiega la direttrice Sally Davies, rubata dal Financial Times e messa al timone di uno spazio che, in un anno di vita, è diventato un concetto culturale. I libri — gli scaffali arrivano al soffitto — non sono organizzati in ordine alfabetico, bensì per temi, come «mare e cielo», «amore e famiglia», «madri madonne e prostitute» (il preferito di Davies). L’idea è di mettere insieme libri che non verrebbe naturale accoppiare con l’obiettivo di stimolare l’immaginazione, la creatività e la voglia di leggere. Una filosofia che rappresenta l’antiAmazon, dove le preferenze e i consigli sono affidati a clic e algoritmi, e che mette in risalto le capacità e le conoscenze del curatore di turno. Disposizione e consigli per la lettura cambiano a seconda di chi viene consultato: scrittori, artisti, esperti, da Jeannette Winterson a Edwin Frank, direttore della New York Review of Books. «Non abbiamo paura di sembrare intellettuali», precisa Davies. «Vogliamo andare in profondità, vedere tutto il panorama culturale. Allo stesso tempo questo è uno spazio aperto a tutti, caldo e accogliente, dove rifugiarsi a leggere e pensare». E dove, tra l’altro, si può trovare dal trattato di filosofia al thriller popolare. Un occhio di riguardo viene prestato ai titoli degli editori piccoli e indipendenti. «C’è una fetta sostanziale della comunità che si rende conto che stare sempre davanti a uno schermo, collegato a tutto e tutti, non giova alla felicità o alla creatività», sottolinea Davies. Una constatazione che è stata forza motrice per il fondatore, Rohan Silva, ex consigliere di Downing Street che ha lasciato il governo per dedicarsi all’imprenditoria. È un suo progetto non solo Libreria, ma anche lo spazio di fronte, Second Home, un’ex fabbrica ristrutturata che è a metà tra club privato e pensatoio: chi è membro può lavorare — trovandosi accanto una volta a un ingegnere, un’altra a un artista — assistere a un ricco programma di eventi culturali, mangiare e adesso anche pernottare. Come con Libreria, l’idea è di stimolare al massimo la creatività. «Staccare la spina è fondamentale», sottolinea. «Da qualche mese, se possibile, mia moglie ed io spegniamo il wi-fi di casa dal venerdì sera alla domenica». Escludere il cellulari ha anche un risvolto economico. «A volte la gente viene e con il telefonino fotografa i libri che abbiamo», spiega Ornella Tarantola, dell’Italian bookshop di Gloucester Road. «È chiaro che li comprano altrove». Una cattiveria, mentre «stare attorno ai libri riempie il cuore di amore e speranza». © RIPRODUZIONE RISERVATA