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© copyright 2014
by Efrem Fontolan
Efrem
Ti parlavo d’amore
Mariù
la tenera storia di LUI e LEI,
lettere per un amore lontano
A MARIUCCIA
Se, un giorno, Mariù, vorrai leggere queste mie lettere, solo allora
saprai che nessuno può averti dato tutto se stesso, senza condizioni,
come ho fatto io, e nessuno può averti amato più di me. Il mio amore
per te non è mai morto, e io sono l’unico uomo al mondo senza il
cuore, perché, quando tu te ne sei andata, anche lui ha voluto seguirti, e ora vive con te, dovunque tu sia. Se mi leggi, te ne prego, riportami il mio cuore, quando vorrai. Ti aspetto, Mariù.
A MARIUCCIA
A Mariù, piccolo fiore dal profumo conturbante e dai meravigliosi colori, piccolo fiore che non colsi per paura di sciuparlo.
A Mariù, dolcissimo frutto dal sapore inebriante, che mi fu
solo consentito di assaggiare, e che tenni a lungo tra le mie mani,
accarezzandolo dolcemente.
A Mariù, donna misteriosa, donna fredda e passionale nello
stesso tempo, donna che non voleva essere donna, donna che
aveva paura di amare, che aveva paura dell’amore.
A Mariù, primo e unico mio grande amore, così lungo da non
essere ancora finito, e così breve da sembrare solo il sogno di una
notte di mezza estate.
A Mariù, solo e per sempre a MARIÙ.
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Aiutatemi, per favore
Questa è la storia di un amore romantico e quasi
impossibile, l’amore di due persone, LUI e LEI, forse troppo silenziose, forse troppo simili, un amore nato bene e
finito male, un amore durato più di un anno, ma troppo
fragile, che si è spezzato alle prime avversità, un amore
che non doveva finire. Un amore come tanti altri, dirà
qualcuno; ma un amore vero, vissuto intensamente e sofferto da LUI, un amore che gli ha lasciato dentro una grande nostalgia e un gran desiderio di rivederla. E le ha scritto anche delle lettere, ma conosceva così poco di LEI che
non sa dove spedirgliele. E confida che qualcuno dei lettori, che avranno la pazienza di seguire fino in fondo il racconto, mosso a compassione, e a conoscenza, in qualche
modo, di qualche particolare in più della vita di LEI, possa
aiutarlo. Chissà, può darsi che più persone si ricordino
come si chiamava LEI di cognome, chissà se LEI avrà
avuto dei figli e dei nipoti che avranno la voglia di aiutare LUI a rintracciare di LEI in tempi successivi alla nostra
storia, chissà se un alunno, per caso, si ricorderà di una
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maestra che si chiamava Mariuccia, qualsiasi cosa sia successa dopo. Se troverà qualcuno che possa fornirgli anche
una qualsiasi, piccola notizia, LUI gli sarà eternamente
grato, ma forse farà un grande piacere anche a LEI. Forse
la sorte sarà benigna, e permetterà a LUI di rintracciare il
suo lontano amore perduto. Forse.
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Ti porterò per sempre nel mio cuore
Inutilmente ho cercato di dimenticarti. Ti ricorderò per
sempre, bella com’eri, giovane maestrina, impeccabile e
un po’ triste.
Ciao Mariù , io vengo dal tuo passato,dal tuo passato
molto lontano. Chissà se ti ricordi di un ragazzo timido timido, che parlava poco, se ti ricordi di quel tipo lungo e magro
che ti voleva bene in silenzio, se ti ricordi ancora di lui, che
non ti ha mai detto no, che non ti rimproverava mai, qualunque cosa tu gli combinavi, chissà se ti ricordi di quel ragazzo, forse troppo gentile ed educato per i tuoi gusti? Ti racconterò la sua storia, una storia che potrai trovare molto
interessante, se vorrai leggerla,perché ci troverai dei particolari che non hai mai conosciuto, parole che non ti sono mai
state dette, e scoprirai cose che non potevi sapere allora.
Non ti dirò chi era quel ragazzo, ma, se lo ricorderai, e ricorderai anche il suo nome, vorrà dire che per te lui ha contato
qualcosa,e ne sarà felice. Ho scritto tante lettere, un po’ alla
rinfusa e senza pretese, ma finora non ho potuto spedirtele,
perché ancora non so dove sei, anche se ti ho tanto cercato.
Ancor oggi non ti ho trovata, ma spero, spero tanto che un
giorno, chissà come e perché, tu possa leggerle. A presto,
Mariù, a presto.
Questa notte ti ho sognata, Mariù. Eri bella come sempre, più bella che mai. Mi guardavi e sorridevi, con un sorriso radioso che ti rendeva ancor più bella, un sorriso che
esprimeva tutta la gioia di vedermi, e tenerezza e amore
per me. Mi sei venuta incontro correndo, hai aperto le tue
braccia, mi hai abbracciato forte forte e… il sogno è finito.
Peccato. Io quel sorriso, quel meraviglioso sorriso che ti
rende felice solo a vederlo, non l’ho mai visto sul tuo
volto; era ed è rimasto solo un sogno, un bellissimo sogno
e nulla più.
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Il sesso e l’amore
Il sesso può essere il coronamento dell’amore, quando
la donna dona il suo corpo a colui che ama. L’amore non
potrà mai essere il coronamento del sesso.
Il sesso è un istinto, una necessità per l’uomo, il piacere per una donna. Quando un maschio e una femmina
della razza umana stanno copulando, assomigliano a tutte
le altre razze che popolano il nostro pianeta, e che copulano anche loro, ma senza sentimenti. Quando invece due
ragazzi, in una grande piazza piena di gente, in piedi uno
di fronte all’altro, si prendono le mani e si sorridono,
restando fermi senza parlare, allora quello è l’Amore. Il
sorriso che aleggia sul loro volto è un sorriso speciale, crea
come un alone intorno a loro, si guardano negli occhi e si
sorridono,e, incuranti di tutto quanto li circonda, continuano a guardarsi negli occhi e continuano a sorridersi.
Per loro la folla non esiste, la piazza non esiste, esiste solo
l’altro in quel momento, solo la persona amata, null’altro
esiste . Essi stanno volando al di sopra di tutto e di tutti.
L’Amore può essere fonte di gioia immensa o di grande
dolore, può essere inebriante oppure può fare tanto male.
Io l’ho provato. È stata la cosa più bella di tutta la mia vita,
e ancora adesso è vivo in me, e ancora adesso è vivo in me
il dolore per avere perso LEI.
L’Amore è così. L’ho vissuto e l’ho tenuto dentro di me
come una cosa segreta, solo mia, e per questo non l’ho mai
comunicato ad anima viva, nemmeno a LEI, un po’ perché
pensavo che LEI lo sapesse, un po’ perché me ne vergognavo. Io stesso pensavo che gli uomini veri non possono avere
queste debolezze, che questi sono solo romanticismi per
femminucce, e che il vero maschio non deve mai dimostrarsi debole di fronte alle femmine. Ed è stato così che ho perso
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LEI, per non aver voluto cedere nemmeno di un millimetro,
per non voler mostrarmi debole di fronte a LEI. Ma nemmeno LEI ha voluto cedere, forse era fatta come me, con lo
stesso stupido mio orgoglio, e se ne è andata.
E quando due si lasciano nessuno vince, ma tutti e due
perdono qualcosa. E questo non è Amore.
Qualcuno sorriderà e penserà che l’Amore non esiste,
ma è solo perché lui non l’ha mai trovato. Non a tutti è
concessa la fortuna di trovare l’Amore vero.
Qualcun altro non crede all’Amore, forse solo perché è
arido dentro, non sa cosa siano i sentimenti. E ancora altri
diranno: ”È impossibile l’Amore puro senza sesso”, ma
questo lo dicono solo perché sono stati sfortunati, non
hanno mai incontrato l’essere divino che ispirava quel
tipo di Amore. E sono milioni, nel mondo, gli uomini che
hanno vissuto quell’Amore, più grande e più bello di tutti
gli altri tipi di Amore. Non si può parlare d’Amore con il
coso o la cosina che sta in mezzo alle gambe.
Con il coso e la cosina si possono esprimere desiderio,
possesso, piacere, qualche cosa di animalesco che tutti
abbiamo in noi e, se permettete, anche qualche cosa di volgaruccio, se fatto senza Amore. D’Amore si parla con gli
occhi, con la bocca, con i gesti e con il cuore. Desiderare la
persona amata è naturale, ma non è giusto voler penetrare il suo corpo se lei non lo desidera e non lo vuole. In questo caso anche il rispetto è Amore . Molti uomini hanno
avuto, o avranno, un amore puro e innocente con la dolce
dirimpettaia del quinto piano, un amore che ricorderanno
sempre con struggente nostalgia.
E così, si può capire come possa succedere che un giovane diciannovenne ami di un amore immenso, e senza
limiti, una giovane meravigliosa donna ventenne, che i
due si frequentino e vivano un amore romantico, non proprio platonico, ma fatto solo di baci e carezze piacevoli, e
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senza mai arrivare al sesso, che LEI lo lasci per uno dei
mille motivi che le donne adducono quando vogliono
lasciare un uomo e non sanno nemmeno loro il vero perché; e si può capire che LUI la ricordi per sempre come il
suo Amore più bello e sublime di tutta la sua vita. Può
succedere. A me è successo. Grazie, Mariù.
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Un ricordo
UN RICORDO PER LEI, CHE SI È SCORDATA DI
ME. UN PENSIERO PER LEI, CHE NON MI HA PIÙ
PENSATO.
UN RIMPIANTO PER CHI NON MI HA RIMPIANTO. UN SEGNO D’AMORE PER CHI AMORE NON MI
HA DATO. PER COLEI CHE FU PER ME AMORE, MA
NON IO PER LEI.
CON TANTO AFFETTO PER QUELLA CHE MI
LASCIÒ CON DISPREZZO.
CON TUTTO IL MIO CUORE PER LEI, CHE FORSE
UN CUORE NON AVEVA.
Cara Mariuccia, non ho mai saputo niente di te, se non
quello che vedevo e sentivo quando ero con te, poco o
niente di importante. Non hai mai saputo niente di me,
non hai mai chiesto niente di me, quindi ti sei fatta un giudizio, e sulla mia persona e su quello che è successo tra noi,
completamente basato sulle tue sensazioni e null’altro, che
ti ha tratto sicuramente in inganno, perché le cose spesso
sono completamente diverse da come appaiono all’esterno. Perché tu sappia la verità ti racconterò la storia di LUI
e di LEI, come LUI l’ha vissuta, con i suoi sentimenti e le
sue emozioni, i suoi pensieri più reconditi, le sue gioie e le
sue delusioni. Tu sai l’altra parte, vissuta da LEI, la parte
che io non ho mai conosciuto. Può darsi che tu accolga questo racconto con un certo fastidio, può darsi che la cosa non
ti interessi assolutamente, perché riguarda fatti successi
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tanto tempo fa, e da te ormai dimenticati o messi in archivio con indifferenza, ma può darsi, e lo spero tanto, che tu
ti accorga che quello che avevi giudicato in un modo ora ti
appaia del tutto diverso, alla luce delle mie spiegazioni.
Spiegazioni che potevano e dovevano arrivare prima,
quando potevano essere utili per riprendere il nostro
discorso, da te interrotto bruscamente, ma che mi sono
apparse evidenti solo ora, e che, seppur in forte ritardo,
causato forse dalla mia mente un po’ ottusa, sento ugualmente di doverti esprimere. Leggendo, capirai verità vissute intensamente ma mai espresse a parole, per mia incapacità specifica. E arriverai a conoscere un LUI segreto, un
LUI come mai ti saresti immaginata, e una LEI, attraverso
i pensieri di LUI, molto diversa da quella che eri o credevi
di essere. Perché noi siamo fatti in un modo, ma molto
spesso appariamo agli occhi degli altri in un modo diverso, pur non volendolo. Così, purtroppo, è stato anche per
noi, Mariù. Io ero completamente diverso da come ti apparivo, ma tu non te ne sei accorta. Oggi so che anche tu eri
completamente diversa da come mi apparivi, ma io allora
non l’ho capito. Che terribile sbaglio abbiamo fatto, Mariù.
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La storia
LUI e le ragazze
L’AMORE VERO È UN MIRACOLO CHE NON TUTTI
HANNO LA FORTUNA DI TROVARE, E DEL QUALE
NON CI SENTIAMO DEGNI QUANDO LO INCONTRIAMO. È COME UNA TENERA PIANTINA CHE VA COLTIVATA E CONSERVATA CON CURA, ALTRIMENTI SI
AMMALA E MUORE.
LUI era un ragazzo di diciannove anni, impacciato e
timido, che aveva quasi paura delle ragazze. Le ragazze
erano un mondo a LUI estraneo, che non capiva, come
non capiva i loro gusti e i loro desideri. Era convinto che
femmine e maschi vivessero su due pianeti diversi. Forse
per questo, o per il fatto che dimostrava qualche anno di
meno, pensava che le ragazze non fossero molto attratte
da LUI. Le ragazze gli piacevano, ma LUI, quando era
vicino a una di loro, era imbarazzato e non sapeva cosa
dire, e taceva per paura che loro si prendessero gioco di
LUI. Invidiava gli amici che avevano la ragazza, e credeva
quasi impossibile che ce ne fosse una al mondo anche per
LUI. Perciò non aveva ancora avuto, a diciannove anni,
alcuna esperienza amorosa. Approcci ce n’erano stati, ma,
ai primi contatti, LUI si ritraeva nel proprio guscio come
una lumaca. Per esempio, a dodici anni, nel 1943, LUI era
tutto pervaso dall’amor di Patria ed era andato a raccogliere fondi, per una sottoscrizione in favore dei nostri soldati che combattevano al fronte. Una biondina, anche lei
giovane giovane, gli aveva detto: “vengo con te a fare la
raccolta”, ma LUI non se la sentiva di restare tanto tempo
con una femmina, con la quale non sapeva nemmeno di
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cosa parlare, e così aveva preferito andare con un suo
compagno di scuola. Nel 1944 , poi, in uno stabile attiguo,
si era installato un colonnello delle SS, compassato e rigido nella sua impeccabile uniforme, con moglie e figlia al
seguito. LUI vedeva spesso la figlia, che si chiamava
Matilde, e se ne era innamorato, di quegli amori adolescenziali, a distanza, ma lei aveva capito tutto, e un giorno, guardandolo negli occhi e con un sorriso malizioso, gli
chiese: “ma tu sei innamorato di me?”. Sarebbe stato
molto semplice dire di sì, e vedere come andava a finire,
perché lei si era dimostrata interessata, ma LUI si vergognava come un ladro di ammettere il suo amore. Quella
per LUI era una debolezza, che l’avrebbe potuto esporre
allo scherno e al ridicolo se lei lo avesse respinto, e così
LUI le rispose semplicemente: ”NO”. E lei abbozzò un
altro sorriso, e senza parlare, ritornò sui suoi passi, e, da
quel momento, LUI non la vide più.
E, passato un po’ di tempo e arrivato ai diciassette
anni, LUI era entrato a far parte di una compagnia che si
riuniva il sabato, a casa di un amico, per ballare.
LUI era praticamente il solo del gruppo di amici ad
essere senza una ragazza, e ballava con le ragazze degli
altri amici. E capitò che un giorno la più bella del gruppo,
Guja, gli disse, con un sorriso: “sei carino”. Allora era il
massimo che una ragazza potesse osare con un ragazzo.
Era un chiaro invito che chiunque altro avrebbe raccolto, e
con il quale lei si attendeva una risposta del tipo: “sei carina anche tu, mi piacerebbe uscire qualche volta con te, se
lo vuoi”. Ma LUI, forse un po’ tontarello, o forse per i suoi
principi ferrei, per cui credeva che una coppia, se i due si
erano piaciuti e scelti liberamente, non poteva sciogliersi
per nessun motivo al mondo, non capì.
Guja era la ragazza di un amico, Sergio, e quindi per
LUI era impossibile intrattenere con LEI rapporti che non
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fossero di semplice amicizia, quindi lasciò cadere il discorso, e la cosa finì lì. E LUI continuava la sua vita, e sentiva
la mancanza di una ragazza, ma non ne aveva ancora trovata una che gli facesse superare quella incredibile timidezza che lo paralizzava, al punto che non riusciva nemmeno a parlare con nessuna di loro. E passarono le settimane, passarono i mesi, passarono due anni. Ma, quando
sembrava che più nulla potesse succedere, e quando LUI
di anni ne aveva già diciannove, senza aver mai conosciuto l’Amore, un giorno...
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LUI e LEI
L’incontro e la speranza
E io ho già diciannove anni, e aspetto. Non mi interessano le altre, non voglio una qualsiasi altra donna,voglio
solo te. Non so chi sei, non so che cosa stai facendo adesso,
ma sei la mia donna ideale, e io ti penso, ti penso sempre,
e ti cerco. Da qualche parte devi essere. Sei la donna per
me, nata per me, l’altra metà della mela, quella che aspetto
da quando ho cominciato a sognarla. Viene spesso di notte,
e al mattino se ne va. La vedo un po’ confusamente nel
buio della mia stanza, vedo il suo dolce viso e le forme gentili del suo corpo aggraziato. Ti vedo, sei lì, di notte ti vedo
ma non riesco mai a raggiungerti, di giorno ti cerco ma non
ti trovo, ma verrà un giorno che ti troverò o tu troverai me,
perché anche tu, ne sono sicuro, mi stai cercando, e, quando mi vedrai, ti accorgerai subito che siamo fatti l’uno per
l’altra. E ti cerco, e ti aspetto. Arriverai, arriverai. Ma il
tempo passa e tu non arrivi, e comincio a credere che resterai solo un sogno, un bel sogno e nulla più. E sembra che
nulla possa più accadere, ma un giorno… È sabato, il solito sabato pomeriggio. Si balla, ci sono i soliti ragazzi e le
solite ragazze. Ogni tanto qualcuna manca, qualcuna
nuova arriva, ma non cambia niente. Si balla con i soliti
dischi, si mangiano i pasticcini e si beve il vermouth. La
solita storia. Ma oggi è diverso, come se ci fosse aria fresca,
aria pulita nella sala. Mi guardo intorno, e cerco il perché.
Una donna è entrata nella sala, la guardo meglio e ho un
tuffo al cuore. È LEI, è LEI, è LEI, e la giornata, che prima
era buia, adesso è diventata luminosa, è LEI, quella che ho
sempre sognato, ma adesso non è più un sogno. LEI è lì, è
reale, è viva, è davanti a me. Non so chi sia, non so da dove
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arrivi, non so niente di LEI, ma non mi importa, importa
solo che LEI sia lì in quel momento. È un sogno che si avvera, la fantasia che diventa realtà, la donna della mia vita,
quella che stavo aspettando da tempo. Per me è un colpo
di fulmine. Sono già innamorato di un amore immenso,
smisurato, che non avrà uguali e durerà per sempre.
Che cosa c’è, c’è che mi sono innamorato di te, e che non mi
importa niente, di tutta l’altra gente, che non sei tu, c’è che ti
voglio tanto bene, il mondo mi appartiene, il mondo mio che è
fatto solo di te.
Come ti amo non posso spiegarlo, non so cosa sento per te,
ma se tu mi guardi, anche solo un momento, puoi capirlo anche
da te. C’è che io vivo bene se solo stiamo insieme, se solo ti ho
vicino, ecco che c’è.
Io, sono io, proprio io, vicino a te, io sono io, proprio io, che
amo te! Angeli del cielo, che mi date questa gioia, ascoltate, non
toglietemela più, e nulla, nulla più vi chiederò. Io, sono io, vivo
solamente per amare te!
***
È la prova che Dio esiste. Dio ha visto che ero troppo
solo, sapeva quali fossero i miei desideri, sapeva il mio
bisogno d’amore, ha preso un angelo con le sembianze di
una Madonna e l’ha mandato su questa terra per me, solo
per me. Ma mi domando: possibile che una donna così
bella, elegante, che sembra appartenere a un altro mondo,
un mondo inaccessibile a noi comuni mortali, possa essere
libera? Basta che LEI lo voglia, e avrà decine di uomini ai
suoi piedi. E io, cosa ho più degli altri, per farmi preferire
da LEI? Niente, proprio niente. Ma LEI è lì da sola, e non
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lo sarà per molto. Devo fare in fretta o perderò l’occasione
di parlarle, io già la amo, ma non sono capace di parlare
d’amore, e oggi più che altre volte le parole mi si bloccano
in gola e non vogliono uscire, ma LEI è lì, magari fra poco
LEI se ne andrà via, e io non la rivedrò più. Non posso permettermelo, è il sogno di una vita, è la donna che aspettavo da sempre quella che è lì davanti a me. Non posso più
aspettare, la invito a ballare e balliamo. LEI è tra le mie
braccia, vorrei tenerla sempre stretta a me per non lasciarla più andare via, vorrei dirle quello che sento per LEI, ma
dalla mia bocca non esce neppure una sillaba, sento come
se la lingua si fosse incollata al palato, cerco di farfugliare
qualcosa ma il ballo finisce, LEI si scioglie dal mio abbraccio e ritorna al suo posto. Sono disperato, non le ho detto
niente, nemmeno una parola. LEI non può sapere del mio
amore per LEI, non sa che per l’emozione ho un blocco
mentale, che mi impedisce di parlarle, di esprimere quello
che sento dentro di me, non so cosa fare, devo a tutti i costi
dirle cosa sento per LEI, cosa vorrei da LEI, soffro in silenzio, ho bisogno di un’idea, e l’idea arriva. Metto sul grammofono un disco, e la invito a ballare. Il disco suona e dice:
Sempre son vissuto ad attenderti, sempre ho aspettato il mio
vero amor, ed or sei mia e sei la donna che ho atteso di più, sempre, soltanto per me. La donna che voglio sei tu. Prendo il
coraggio a due mani e le sussurro a voce bassa: “le parole
di questa canzone è come se te le dicessi io”. Lei ascolta e
obietta: “ma io non sono tua”. Non me l’aspettavo, non so
cosa abbia voluto dirmi di preciso, anche se lo immagino,
sono imbarazzato ma riesco a risponderle: “non importa, è
come se lo fossi”. LEI non parla più. Ascolta, e non dice né
si né no, probabilmente sta riflettendo, ma più tardi, quando, dopo un paio di balli, le chiedo di uscire qualche volta
insieme, LEI mi dice di sì, anche se mi comunica che non
potrà uscire il Sabato e la Domenica, per impegni di fami20
glia. Io accetto senza discutere, non mi pare ancora vero
che quella Madonna, discesa sulla terra solo per me, sia
una realtà. Sono al settimo cielo, qualsiasi condizione mi
va bene, usciremo quando e come LEI vorrà, non importa
dove e come, mi importa solo che esca con me. La festa
finisce, io sono un po’ confuso, ho la testa e il cuore pieni
di LEI, usciamo insieme e l’accompagno verso il tram, che
LEI prenderà per tornare a casa. È autunno, la sera è già
scesa con il buio che sempre l’accompagna, le strade sono
pressoché deserte. L’atmosfera di intimità è favorevole, io
vorrei chiederle un bacio, è il primo bacio per me, anche se
LEI non lo sa.
Lasciati baciare almeno una volta, lasciami sognare almeno
una volta. Tu puoi portare il sorriso nella mia vita, provo una
gioia infinita soltanto con te.
Il sogno di tutta la vita voglio sognare ora o mai più, la sola
che voglio baciare, amore, sei tu.
***
Ma non occorre chiederlo, la cosa arriva spontaneamente, naturalmente. Ci baciamo, e il bacio è una cosa dolcissima, tenera tenera, non ho mai provato una sensazione così inebriante, mi sento in paradiso. E immagino, anzi
so con certezza, che sarà solo l’inizio di una lunga serie di
baci meravigliosi, dati da una donna meravigliosa, colei
che mai avrei pensato, non dico di poter baciare, ma soltanto di poter avvicinare. Sono innamorato pazzo, la confusione e la felicità si confondono in me, non so più chi
sono e dove sono, ma una cosa è sicura: una donna così,
quella che aspettavo da sempre, quella che ho sempre sperato di incontrare, è mia e sarà mia per sempre. Non ci
lasceremo mai e staremo insieme per tutta la vita, e sare21
mo sempre innamorati come adesso. Sì, perché, anche se
LEI non me lo ha detto, è chiaro che anche LEI mi vuole
bene. Mi ha baciato, e il bacio è il segno dell’amore, che
potrà solo aumentare con il tempo, e non morirà mai. E ci
lasciamo con la promessa di un appuntamento: ci rivedremo la prossima settimana, e potrò riabbracciarla, e saranno di nuovo quei dolci, indimenticabili baci. E, dopo questo, ci incontriamo ancora, e poi ancora, e poi una volta
ancora. È grande amore per me. Sono giorni felici, di una
felicità immensa, irraggiungibile: mi sembra di volare al
di sopra delle nuvole ogni volta che la vedo.
Mai più nessuno al mondo t’amerà così, perché nessuno al
mondo soffrirà così. Nessuno mai saprà cosa sei per me, ma forse
il tuo cuore sa che vivo per te, è stato un sol destino, che due
cuori unì, mai più nessuno al mondo t’amerà così.
Un amore speciale
Era un amore romantico, fatto di poco o di niente.
Pochi incontri, pochi contatti fisici, poche parole, poca
intimità, ma tanto, tanto amore. Era un amore delicato,
pulito ma troppo fragile, un amore che poteva durare una
vita ma è durato poco, come quei fiori dai colori meravigliosi, che nascono e muoiono nello spazio di un mattino.
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LUI e LEI
Un giorno particolare
Quel giorno particolare, uno dei più belli e irripetibili
per me. È una giornata di Novembre e, come accade spesso
in Novembre a Milano, è una giornata brumosa, umida e
fredda. Una leggera pioggerellina intristisce ancor di più
tutte le cose, ma c’è qualcosa che mi rallegra. Ho un appuntamento con LEI in via Melzi d’Eril, vicino all’Arco
della Pace. È uno dei nostri soliti, innocenti appuntamenti,
fatti quasi di niente, ma proprio per questo più dolci e
romantici.
Di solito ci incontriamo e, dopo un semplice saluto
senza tante effusioni, perché c’è troppa gente in giro, e noi
ci vergognamo un po’, camminiamo, fianco a fianco e senza
abbracciarci, verso casa tua, dove ci lasciamo con un altro
saluto semplice semplice. Forse troppo poco, ma a me
basta, o me lo faccio bastare.
Quel giorno, però, accade qualcosa che non ci è mai successo prima. Al nostro incontro, tu mi dici: “che brutta giornata”. È vero, è una giornata veramente brutta, ma per me
la gioia di vederti è tale che ti rispondo: “ma no!”. È una
risposta che appare, ai tuoi occhi, forse banale e senza
senso, ma dentro c’è tutto quello che provo in questo
momento: per me è una giornata bellissima, ci sei tu e la
pioggerellina non scende più, ti guardo e la nebbia non c’è
più, tu sei con me ed è come se un sole primaverile si fosse
fatto largo tra le nuvole, e splendesse solo per noi. Camminiamo per un po’, poi decidiamo di andare al calduccio,
e ci infiliamo in un cinema di Corso Garibaldi, e lì, nel buio
della sala che favorisce gli innamorati, ti chiedo un bacio,
solo con gli occhi e senza parlare. E tu, senza parlare ma con
un sorriso, ti volti verso di me e mi dici di sì. E la sala si illu23
mina d’improvviso con tutti i colori dell’arcobaleno, poi
esplodono fuochi d’artificio, poi è uno scrosciare di cascatelle d’acqua, e poi sono canti di gioia e urla di trionfo. E poi
ancora, mentre il bacio continua, è un coro d’angeli, e giovani donne vestite di bianco che suonano armonie celestiali, mentre uno spicchio di luna rischiara il cielo trapuntato
di stelle, e noi stiamo sulle rive di un lago solcato da vele
bianche, e uno sciabordìo d’acqua giunge a lambire i nostri
piedi nudi. E poi, d’improvviso, tutto tace, suoni e immagini sono spariti, e in sala ritornano il buio e il silenzio. Il
bacio era finito.
***
Sono tornato in quella sala. Tutto era come allora, mancavi solo tu. Mi sono seduto e ho aspettato, ma niente è
successo. Non i colori dell’arcobaleno, non i fuochi d’artificio, non il coro d’angeli e le arpe che suonavano, non le
grida di gioia, non la luna e le stelle, non il lago con le vele
bianche. Ho sperato che tu arrivassi, speranza assurda, ma
ho sperato lo stesso. Ma tu non sei arrivata, non potevi arrivare. E il film è proseguito con monotonia nel buio più
assoluto. E tu non c’eri, Mariù. Mancavi solo tu.
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LUI e LEI
La sicurezza
Illusione, dolce chimera sei tu, che fai sognare, sperare ed
amare per tutta la vita. Illusione, se una bocca ti invita, è una
bocca assetata, e la credi baciata soltanto da te.
Gli incontri sono pochi, e poco è il tempo che rimaniamo insieme: LEI è una maestrina, insegna e io vado a
prenderla al termine delle lezioni, solo vicino, e, per
discrezione, mai davanti alle scuole da dove LEI esce: la
accompagno, giusto il tempo che occorre per andare verso
casa. Il tempo è poco, e talvolta è ancora pomeriggio, c’è
ancora troppa luce e c’è sempre qualche passante che ci
disturba, e così arriviamo davanti a casa sua e ci lasciamo,
senza neppure esserci dati un bacio. Eppure io sono felice.
La donna della mia vita, quella che ho sempre desiderato,
quella che sembra essere nata per me è Mariuccia, e io
sono certo che un giorno sarà mia e lo sarà per sempre:
Oggi è solo una speranza, ma un domani, quando avrò un
avvenire certo, le chiederò di sposarmi.
LEI non mi ha mai detto nulla sulle sue intenzioni, ma
sono sicuro che sono come le mie: una donna che è così
tenera con me, che mi bacia così dolcemente, non può pensarla diversamente. Il nostro è un amore silenzioso ma
solido, e durerà per sempre. Non occorre dire tante parole, l’amore si esprime anche con gli occhi, con i baci, con i
gesti che esprimono affetto. Il mio Amore, Amore con la A
maiuscola, non potrà estinguersi che con la morte, e LEI in
cambio mi darà tanto affetto. Così sarà, ne sono certo.
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Che m’importa del mondo, quando tu sei vicino a me, io non
chiedo più niente al cielo, se mi lascia te, non c’è cosa più grande al mondo dell’amore mio per te. Fa che questo momento,
amore, duri tutta la vita, amore, stringimi forte, amore, a te.
Che m’importa del mondo, se tu sei con me.
Che bella cosa sei, quando mi guardi, che bella cosa sei, quando mi parli, arrendere mi fai, e forse non lo sai, che bella cosa sei.
Ti stringo forte a me, e tu fremi, ti sento sospirar, ti abbandoni, così senza parlar, chiedi un bacio, ed io mi perdo in te.
Che bella cosa sei, quando mi baci, morire mi farai, tanto mi
piaci, ma guarda gli occhi miei, e forse capirai, che bella cosa sei.
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LUI e LEI
La felicità
È il periodo più felice per LUI, sta vivendo uno dei
momenti più belli della sua vita. Sta vivendo una storia
indimenticabile, una storia che LUI crede senza fine, per
sempre, con la donna che ha sempre sognato di avere. È
vero che gli appuntamenti sono pochi per LUI, che vorrebbe LEI tutti giorni e per tutto il giorno, senza lasciarla
mai un minuto, e i momenti di intimità sono ancora più
rari. Ma sono momenti di intimità con LEI, ed è questo che
conta. Un momento di intimità con LEI vale più di una
vita senza LEI, il resto del mondo non conta niente. Per
LUI intimità è anche camminare fianco a fianco con LEI, in
una via affollata del centro di Milano. Per LUI la via è
deserta in quel momento, perché, quando è con LEI, gli
altri per LUI non esistono più. Il mondo per LUI è tutto
dipinto di rosa, e vive solo in attesa del prossimo appuntamento con LEI.
Parlami d’amore Mariù
Come sei bella, più bella stasera Mariù, brilla una luce di
stella negli occhi tuoi blu, forse il destino crudele domani sarà,
ma oggi ti sono vicino, perché sospirar, non pensar.
Parlami d’amore Mariù, tutta la mia vita sei tu. Gli occhi
tuoi belli brillano, come due stelle scintillano, dimmi che illusione non è, dimmi che sei tutta per me, qui sul tuo cuor non soffro più, parlami d’amore, Mariù!
27
LUI e LEI
Il Natale più bello
E venne l’inverno con il freddo, ma anche con il freddo
loro si trovavano bene, e sembrava che LUI e LEI andassero sempre d’amore e d’accordo, ma forse andavano d’amore e d’accordo solo perché LEI gli comunicava regolarmente l’ora e il luogo dove potevano trovarsi, una o due volte
alla settimana, non di più, per carità, e anche per non esagerare, e LUI si presentava regolarmente sul luogo dell’appuntamento, puntualissimo e senza mai obiettare alcunché,
o proporre un altro luogo e un’altra data per la prossima
volta, un po’ perché era un giovane ingenuo e sprovveduto, un po’ perché era innamorato, e, si sa, l’amore fa vedere
le cose diverse da come sono. E LUI era contento così. LEI
era così adorabile, quando gli proponeva qualcosa, lo faceva con un tono così sommesso e lo chiedeva con tanta grazia, che per qualsiasi persona sarebbe stato impossibile
risponderle di no. E poi, come avrebbe fatto a dirle di no,
proprio LUI che avrebbe fatto qualunque cosa per uscire
una volta di più con LEI? Da innamorato qual era, avrebbe
sopportato qualsiasi cosa per LEI, e qualsiasi cosa fatta da
LEI era per LUI giusta e bella. Non c’era al mondo creatura
migliore di LEI, anche se LEI pareva esserne consapevole, e
ne abusava un poco. Insomma, LEI era LEI e basta. Gli
occhi di LUI non vedevano che LEI, la sua mente non pensava che a LEI. Era Dicembre, le feste si avvicinavano e LEI,
un bellissimo giorno, gli chiese se voleva uscire insieme a
LEI, la sera di Natale, per andare alla messa di Mezzanotte
in Duomo. LUI, che non vedeva l’ora di uscire con LEI una
sera, sia pure solo per andare a Messa, accettò immediatamente la proposta.
Quella sera parto, da casa mia, già con tanta emozione
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addosso. È notte, la notte ha sempre un sapore un po’ particolare, ti avvolge con il buio e con il suo silenzio, tutto
diventa più intimo e bello. E poi, questa sera uscirò con
LEI per la prima volta, e, chissà, questo potrebbe essere
solo l’inizio. Spero che ci sarà una seconda volta, e poi una
terza, e non andremo sempre a messa, ma magari anche
una volta in un cinema, dove si possono esprimere i nostri
pensieri, che passano dalla mia bocca direttamente nella
sua bocca, con il linguaggio dei baci, un linguaggio particolare, che solo due bocche innamorate possono comprendere. E magari un’altra sera andremo a ballare, e poi
un’altra sera… ma sono già arrivato davanti al suo portone, suono il campanello e mi viene ad aprire proprio LEI,
splendida come sempre. Rimango lì incantato a guardarla, rimarrei così per tutta la notte, con i miei occhi nei suoi
occhi, se potessi, ma già LEI mi sta presentando suo padre,
mi presento e, un po’ confusamente, sento che mi fa le raccomandazioni del caso, e sento la mia voce che gli dà le
garanzie richieste, e poi lui ci lascia andare. E usciamo
nella notte. Sono con te, sono con Mariuccia, e questa è già
una cosa meravigliosa, che sognavo da parecchio tempo,
ma poi fuori troviamo le strade animate, le luci sfavillanti
del Natale, i tram affollati che si dirigono verso il centro,
le vetrine illuminate, il popolo della notte vociante e gaio.
E tu mi parli, e la tua voce è suadente e morbida mentre dice cose assolutamente normali, ma alle mie orecchie
arrivano armonie meravigliose, suonate da un violino
Stradivari, mentre ti guardo con i miei occhi nei tuoi occhi,
e immagino di baciarti. È un bacio dolce, lungo e fantastico, e… entriamo nel Duomo imponente e austero, e ascoltiamo la messa,in piedi, fianco a fianco, e a me viene naturale pensare che la messa cui stiamo assistendo è come se
fosse una prova generale. Immagino io e te, in piedi come
adesso, fianco a fianco come adesso, alla Messa per il
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nostro matrimonio, e il prete che mi domanda: “vuoi tu
sposare la qui presente Mariuccia… ma la Messa è già finita, e io ti riaccompagno semplicemente a casa. Per qualcuno potrebbe non essere una grande serata, ma per me è
stata una notte magica. Una notte che purtroppo resterà
unica, non ce ne saranno altre. Non ci sarà più il tempo, o
la tua voglia, Mariù, per uscire un’altra sera, chissà perché. Come sempre, tu non me l’hai più chiesto, io non ho
nemmeno fatto il tentativo di proportelo. Ma quella notte
non avevo dubbi che il nostro fosse un grande amore, il
più grande amore mai esistito sulla faccia della terra, e che
l’amore vince su tutto. Mi sarei accorto più tardi che il mio
era grande amore, per te era qualche cosa che poteva assomigliare all’amore, o solo un amoruccio da quattro soldi.
Ma allora a me bastava averti vicino, anche per poco
tempo, per essere felice, ero innamorato e non mi ponevo
molte domande. E, anche se non ci parlavamo mai d’amore e neppure delle piccole nostre cose quotidiane, io ero
convinto che l’amore si esprime anche con gli occhi (e che
occhi stupendi avevi, Mariù!), da come si guarda la persona amata, e da altri mille piccoli particolari, che sanno
comprendere solo gli innamorati. E LUI credeva anche che
LEI lo capisse e lo ricambiasse nel medesimo modo.
Nessun’altra che te, fino a quando io vivrò, io non chiedo più
niente, ho già tutto, ho te. Un amore così, non esiste lo sai, è il
più grande del mondo ed è tutto per te.
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Com’eri bella, Mariù!
Com’eri bella, Mariù! Mi sei rimasta negli occhi, nel
cuore e nella mente, giovane maestrina bella come una
Madonna, elegante nei suoi tailleurs, con le gonne sempre
sotto il ginocchio, sempre seria e un po’ triste, che parlava
sempre sottovoce, quella creatura che io sognavo di sposare e di fare per sempre mia.
Perfetta come un figurino sulle pagine di un giornale
di moda, una statua di cera che diventava tenera e morbida tra le mie braccia, una vergine discesa dal cielo per
esaudire il mio desiderio d’amore, ma svanita troppo presto. Ma che errore, Mariù! Tra noi solo baci e carezze, dolci
e delicate, che ci procuravano molto piacere, e nulla più. Il
mio amore e il troppo rispetto per le tue volontà, la tua
fede, con il consigliere frate che ti imponeva limiti austeri,
la mia timidezza e il tuo pudore, ci hanno impedito di
andare oltre. L’amore completo ci avrebbe uniti ancora di
più, e ci avrebbe impedito di lasciarci in quel modo stupido e incomprensibile.
No, no non credere, non gettare nel vento, in un solo momento, quel che esiste tra noi. No, no ascoltami, tu per lui sei un giocattolo, il capriccio di un attimo, e per me tu sei la vita. Lui non
ti ama, no, e io non voglio vederti morire, morire per lui.
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LUI e LEI
L’abbandono
È Febbraio, quella maledettissima giornata di fine
Febbraio. Il tempo è brutto, una di quelle giornate d’inverno, uggiose e tristi, ma io ho un appuntamento con LEI in
viale Lazio, proprio sotto casa sua, e per me splende il sole.
Ci incontreremo come al solito, e l’accompagnerò, come al
solito, dove LEI vorrà, dove avrà bisogno di andare, non
importa dove ma sarò con LEI, sarò con LEI oggi, domani e
sempre. Ormai la nostra è una coppia collaudata, una coppia fissa da molti mesi. Ci vediamo regolarmente e, anche
se non ne parliamo, penso che LEI abbia per me gli stessi
sentimenti che nutro io per LEI. Io non ne parlo perché non
ho problemi, e credo che, se ci fossero problemi per LEI, me
l’avrebbe detto. Quindi arrivo all’appuntamento sereno e
tranquillo. Non so cosa mi aspetta: uno di quei temporali
estivi, quando il cielo si oscura improvvisamente, il sole
scompare e si scatena un ciclone; tuoni, fulmini, tempesta e
una bufera di vento ti travolgono senza lasciarti scampo.
Come arrivo e ti vedo, tu subito, senza nemmeno salutarmi
e senza guardarmi negli occhi , pronunci le parole che non
dimenticherò mai più, dovessi campare cent’anni. Mi dici:
“senti, devo dirti una cosa. Nella mia vita c’è un’altra persona, anzi, in questo momento sta venendo qui”. Così,
secca, senza preamboli, senza altre spiegazioni. Io ricevo la
pugnalata in pieno petto. È come un fulmine a ciel sereno,
la notte più buia piomba su di me, brancolo in mezzo alla
nebbia che si è formata nella mia mente, in cerca di qualcosa che non riesco a trovare, qualcosa che mi sfugge e non
riesco a ricordare. Non so più chi sono, chi sei tu, perché
sono lì con te, e mi chiedo, senza potermi dare una risposta,
se c’è una ragione per tutto questo; nemmeno il tempo di
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rendermi conto di quanto sta succedendo, e vedo confusamente avanzare una figura maschile: è grande e grosso,
forse lo vedo ancora più grande e grosso di come è in realtà, dimostra almeno dieci anni più di me, mi stringe la
mano, mi dice: “piacere”. Ma quale piacere è per me, tu sei
venuto quì a portarmi via la donna della mia vita ! Non so
cosa rispondere, non ci può essere risposta, e mi allontano
barcollando. Devo andare il più lontano possibile a leccare
le mie ferite. Mi hai dato una pugnalata mortale, Mariù. Hai
distrutto in un attimo le mie certezze, le mie speranze, le
mie illusioni, ma non il mio amore per te. Non riesco a fartene una colpa, tu volevi qualcosa di diverso, qualcosa di
migliore. Hai aspettato, l’hai cercato, l’hai trovato. Tu volevi altro, forse quell’uomo te lo potrà dare. Ma che cosa volevi, che io non ti potevo dare? Forse, chiedendo o semplicemente aspettando, potevi avere da me quello che quell’essere spregevole ti potrà dare, mentre non ti potrà mai dare
la delicatezza e il rispetto che ti ho dato io, cose che tu mi
chiedevi ma non hai apprezzato abbastanza. Tu mi hai sputato in faccia la tua decisione, senza alcuna pietà, senza
alcuna pietà hai calpestato i miei sentimenti, come fanno le
femmine di alcune specie, che uccidono il maschio subito
dopo l’accoppiamento. Solo che, nel nostro caso, nemmeno
l’accoppiamento c’è stato.
E così quella donna, perché era già donna a vent’anni,
quella donna così perbene, così educata, quella che non
alzava mai la voce, quella che appariva come una gentildonna, non un gesto o una parola fuori posto, con quella
eleganza e riservatezza proprie delle donne di classe, che
appartengono a un ceto superiore; quella che per la sua personalità io avevo trattato in modo gentile, dolce e rispettoso, credendo che così fosse giusto per LEI e da LEI fosse
apprezzato; quella che per tutta la durata della nostra relazione non mi aveva espresso alcun disagio, alcuna preoccu33
pazione; quella che con i suoi silenzi mi aveva indotto a credere che le cose andassero bene per LEI, come andavano
bene anche per me, colei che per mesi avevo considerato
mia per sempre, aveva liquidato in pochi istanti la nostra
storia, il mio amore e anche le mie illusorie certezze di una
vita con LEI.
Quell’uomo che avevi scelto per metterlo al mio posto,
Mariù, era più rude, più maschio, ti dava più sicurezza,
più forza, e poteva offrirti un futuro più certo?
Era questo che tu desideravi, te ne sei andata per questo, lasciandomi il vuoto più assoluto, il futuro più nero,
la certezza di essere una nullità ai tuoi occhi, Mariù, la certezza di essere non una persona, ma una cosa di poco
valore, a cui non vale nemmeno la pena di dire perché lo
si lascia, in che cosa ha mancato. E così, con questi pensieri che mi gravano addosso, riesco a tornare a casa, mi
butto sul letto e rimango a pensare. Forse non mi alzerò
più dal letto. La mia vita è cambiata, LEI l’ha cambiata,
nulla sarà più come prima. Mariuccia, te ne sei andata,
non ti rivedrò mai più, non sai cosa fartene di me.
Mi hai impedito di fare l’amore, perché per fare l’amore
bisogna essere in due, ma non potrai impedirmi di sognare.
Si può sognare anche se si è soli, ed io sognerò da solo.
Se tu potrai un dì con Dio parlar, saprai con quanto amore
io t’adorai. Mai più saprò nessuna donna amar, l’amore del mio
cuore può solo dire: per sempre o mai. Io credevo al Paradiso sol
perché volevo bene a te, e così io ti amavo, ti adorava questo
cuor. Ma tu non hai compreso questo amor, e con le tue perfidie
sorridi sempre del mio dolor, amor, amor.
34
Chi eravamo, Mariù?
Mi hai detto solo poco, quasi niente di te, Mariù. Non
ti ho detto mai niente di me. Quante cose ti sei tenuta dentro, troppe cose mi sono tenuto dentro.
Chissà se un giorno vorrai parlarmi di te, com’eri allora, come io vorrei parlarti di me, com’ero allora, e come
sto tentando di descrivermi oggi. Ti ho conosciuta solo
superficialmente, mi hai conosciuto solo come ti apparivo
all’esterno. Ma chi eri, Mariù? Non ho mai saputo chi eri,
da dove venivi e dove volevi andare, le tue speranze, le
tue gioie, i tuoi timori e le tue delusioni, e sopratutto non
ho mai conosciuto i tuoi sentimenti per me. Non hai mai
saputo chi ero, cosa pensavo, quali erano le mie aspirazioni e le mie mete, i miei sogni e le mie speranze, e sopratutto non hai mai conosciuto tutto quello che eri per me.
Quando ci siamo visti per la prima volta non ci conoscevamo. Non ci siamo conosciuti durante il nostro rapporto.
Quando ci siamo lasciati ancora non ci conoscevamo. Non
mi hai mai chiesto niente di me, non ti ho mai chiesto
niente di te. Quante cose non ti ho detto, quante cose mi
hai taciuto, magari per non ferirmi?
Quante cose volevi chiedermi e non mi hai chiesto, e
perché non me le hai chieste, e quante cose su di te avrei
voluto chiederti, ma non l’ho fatto perché non pensavo
che fossero così importanti? Non eravamo superficiali, ma
non siamo mai riusciti a parlarci. Ma che amore poteva
esserci tra due persone che non si parlavano mai, tra due
incomunicabili? Era un amore senza futuro, un amore che
non ha retto al passare del tempo, un amore tra due fantasmi svaniti nella notte. Se solo l’avessimo immaginato,
forse… ma questo non lo sapremo mai.
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LUI e LEI
L’ipotesi
Femmina, tu sei una malafemmina, questi occhi hai fatto
piangere lacrime d’infamità, femmina, sei dolce come lo zucchero, però questa faccia d’angelo ti serve per ingannar. Femmina,
tu sei come una vipera, m’hai intossicato l’anima, non posso
viver più, femmina, tu sei la più bella femmina, ti voglio bene e
ti odio, non ti posso scordar.
LUI era forse ancora un po’ immaturo, come tanti ragazzi della sua età. Aveva tante aspirazioni non ancora realizzate, tanti sogni ancora nel cassetto, e per questo era un po’
insicuro. O forse no, era l’amore che l’aveva reso insicuro.
Da quando si era follemente innamorato di LEI, che era il
suo primo amore, nulla contava più per LUI. LEI era più del
sole, della luna, delle stelle e dell’intero firmamento messi
assieme. E LUI si era completamente annullato in LEI.
Subiva le sue decisioni senza obiettare, senza contrastarle in
alcun modo, senza farle proposte alternative, soffrendo in
silenzio per la sua incapacità di decidere in alcun modo, e
restando sempre in silenzio, come sua abitudine. E, forse,
anche questo contribuì a diminuire la stima che LEI aveva
di LUI. LEI aveva la immediata necessità di un uomo già
fatto, di un uomo vero, che le stesse vicino e comprendesse
LEI e i suoi problemi e la aiutasse, per quanto possibile, a
risolverli. Non capì, o non volle credere, che LUI avrebbe
potuto diventare quell’uomo che LEI voleva al suo fianco,
semplicemente aspettando il tempo necessario per la sua
maturazione, affidandosi a LUI in qualche caso, e aiutandolo così a sviluppare la sua personalità un po’ carente, a
causa della giovane età e del grande amore per LEI, che lo
paralizzava, rendendolo incapace delle più piccole decisio36
ni. E così LEI gli impose le sue regole e le sue condizioni,
che LUI accettò senza discutere, riuscendo così a diminuire
ulteriormente la stima di LEI, che già era molto bassa, nei
suoi confronti. Perché LEI, seppur inconsciamente, sentiva
il bisogno di un maschio meno succube e più autorevole. E
così, con i loro comportamenti contrari a loro stessi, dettati
solo dal loro istinto, e senza fermarsi a riflettere in alcun
modo, favorirono irrimediabilmente il distacco della coppia. Se LUI si fosse imposto, almeno nelle cose che riteneva
in dispensabili, se LEI fosse diventata un pochino più comprensiva verso LUI, e meno rigida nei suoi princìpi, aiutando in questo modo anche LUI a non sentirsi esclusivamente uno schiavo d’amore, sicuramente le cose avrebbero
preso una piega diversa. Senza quelle incomprensioni,
quella era una coppia destinata ad un grande futuro. Ma
quelle incomprensioni ci furono, e così questa storia non
ebbe un lieto fine. Ma questo non importa. Non importa,
amore mio, non importa. Per me ha importanza solo che tu,
dopo di me, abbia trovato la felicità che ti meritavi, piccola,
adorabile, e scontrosa Mariuccia, e, anche se un giorno tu
dovessi sentirti un po’ responsabile per quelle nostre
incomprensioni, non devi fartene un cruccio. Anche se è
andata come è andata, resterai per sempre come la cosa più
bella della mia vita, Mariù.
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Quel giorno
Quel giorno, Mariù, quando te ne sei andata, hai scelto un destino diverso. Scientemente o incoscientemente, in
preda a un impulso incontrollato, oppure con freddezza
calcolatrice, hai scelto un destino diverso dal mio. Avevi
di fronte a te due possibilità: una era restare con me, aiutandomi, nel mio passo ancora incerto, a percorrere insieme a te la lunga strada della vita, e l’altra, che ti conduceva verso un avvenire incognito, ma forse più immediato e
migliore. Hai scelto l’altra strada, quella che ti separava
definitivamente da me, senza curarti del nostro passato.
Io, troppo giovane per te, potevo offrirti solo Amore, quello vero, quello grande, fatto di devozione e dedizione totale, potevo offrirti solo sacrifici e niente più. Null’altro ti
potevo offrire, se non un avvenire incerto e tutto da verificare, e per te troppo lontano. Forse tu desideravi un
uomo già uomo, con le sue maggiori certezze, le sue maggiori sicurezze, maggior autorevolezza e maggior benessere. Io ho perso l’amore, l’unico amore, ma anche tu hai
perso, non so quanto, ma qualcosa hai perso. È sempre
una sconfitta per due quando una coppia si divide. Spero
soltanto che tu abbia trovato qualcosa di meglio del poco
che io ti potevo offrire, spero che tu abbia trovato un grande amore, un avvenire più sicuro, una vita più serena.
Altrimenti, che te ne saresti andata a fare? E chissà se tu,
un giorno lontano nel tempo, non avrai rimpianto, anche
solo per un attimo, quel giovane silenzioso, che in quel
momento poteva darti solo quel poco che aveva, meno di
quanto altri potevano offrirti, ma con tutto il suo cuore in
più, e solo per te, Mariuccia.
38
UN UOMO INNAMORATO DI UNA DONNA SI FA
UN PROGRAMMA CHE NEPPURE GLI ANGELI
SAPREBBERO RISPETTARE
Alcune femmine della specie umana dicono che il
maschio è aggressivo, e prepotente, e approfittatore, ma poi
si innamorano proprio di un maschio prepotente e approfittatore, e gli danno tutto, corpo ed anima, e, se potessero,
gli darebbero anche di più. E, se invece un maschio è innamorato di loro, lo trattano come un loro schiavo e, quando
si stancano di lui, lo gettano via come un oggetto inutile che
non serve più, senza curarsi minimamente dei suoi sentimenti. E un maschio educato, buono e gentile con la sua
donna, rispettoso del suo essere e della sua volontà, deve
per forza, dopo essere stato colpito duramente da lei,
diventare duro e forte perché le femmine non possano deriderlo e calpestarlo con i loro bei piedini? Eri così anche tu,
Mariuccia? Desideravi anche tu un maschio prepotente e
autoritario, che facesse di te quello che voleva lui, oppure,
come tu dicevi, era anche troppo esagerato quello che io
osavo, qualche volta, fare? Ma tu, virginea creatura che
pareva discesa dal cielo, perché hai calpestato un uomo
innamorato di te e non hai avuto pietà di LUI, del suo sentimento, del suo dolore? Forse perché non avevi un cuore?
Perché, MARIÙ?
Mi hai lasciato due volte, Mariù, la prima volta per una
tua illusione d’amore, durata il breve spazio di un pomeriggio, la seconda volta per una mia grossa e innocente bugia,
detta per amore, solo per amore. Mi hai lasciato tante
domande senza risposta. Per te ero solo un momentaneo
trastullo, in attesa di qualcosa di meglio o di diverso, oppure mi hai voluto bene veramente? Eri già decisa a lasciarmi
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alla prima occasione, o eri solo una ragazza indispettita, che
ha avuto una reazione, forse superiore a quella che LEI stessa avrebbe voluto avere, perché, con il suo orgoglio ferito,
non poteva sopportare di essere presa in giro, come credeva LEI erroneamente, proprio da LUI, cui LEI aveva concesso, secondo il proprio codice di comportamento morale, fin
troppo, per i suoi meriti? E ancora: perché non mi hai più
telefonato? Solo per puntiglio, perché secondo te dovevo
essere io a cercarti, anche se avevi cambiato casa, oppure
perché eri convinta di non potere avere un futuro, con un
ragazzo taciturno, che tu ritenevi insipido e senza un avvenire, come me? E poi: tu ti aspettavi veramente che io ti cercassi, oppure speravi dentro di te che io non ti trovassi, per
vivere finalmente la tua vita senza di me? E se io ti avessi
trovata, avremmo potuto vivere una vita felice insieme,
oppure la nostra coppia era destinata a sciogliersi, prima o
poi, per le nostre vedute diverse, per le nostre incomprensioni? Mi piacerebbe avere risposte, ma non ci sono risposte, forse non ci potranno mai essere risposte alle mie
domande, se tu stessa non vorrai darmele. Chissà se ho buttato al vento la più grande e più bella occasione della mia
vita. Chissà se hai buttato al vento la più grande e più bella
occasione della tua vita, Mariù.
***
Quando te ne sei andata, lasciandomi con disprezzo, e
senza voltarti indietro, io potevo fermarti. Potevo dirti: “ti
ho detto una grossa bugia, ma per amore, solo per amore”,
oppure, mentre ti allontanavi, avrei potuto gridarti TI
AMO, e ti saresti fermata, e io ti avrei raggiunta, e sarebbe
stato facile farmi perdonare da te, che forse non volevi altro.
Ma invece ho taciuto e ti ho lasciata andare via. Non ho
pensato che tu potessi andare via per sempre, un amore
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come il nostro, che durava da un anno, per me non poteva
finire così banalmente. E ho sbagliato, ho creduto che tu
saresti ritornata, perché non potevi buttar via così un anno
d’amore. E così, uno stupido orgoglio mi ha tenuto inchiodato sul posto, mentre tu ti allontanavi, e con te si allontanava il mio primo e più grande amore di tutta la mia vita.
È lo stesso stupido orgoglio che ti ha impedito di telefonarmi, e di tornare a me, anche se era la cosa più facile da fare.
E lo stesso stupido orgoglio mi ha poi impedito di cercarti,
e di farti sapere quanto eri importante per me. Nessuno dei
due ha fatto il piccolo passo, che sarebbe bastato per avvicinarsi all’altro, e ristabilire quel contatto che l’altro aspettava. E così ci siamo persi. È stato un bene per entrambi?
Forse sì. Non potevamo andare avanti, aspettando che succedesse qualcosa, senza parlarci per risolvere i nostri problemi. Bella e adorabile com’eri, avrai trovato sicuramente
l’uomo che aspettavi, migliore, o soltanto più fortunato, di
me. Io, dopo molti anni, ho trovato la donna giusta per me,
quella che mi vuole bene e alla quale voglio bene. Con lei
ho avuto un dialogo che dura da una vita. Potrei essere soddisfatto, ma rimane il rimpianto per quello che poteva essere e non è stato. Quella donna potevi essere tu, se solo tu lo
avessi voluto, Mariù.
Angolo di cielo, son gli occhi tuoi per me, angolo di cielo io
vedo in te. Lo so che te ne andrai con le nuvole, ma io ti dico arrivederci, e non addio.
Angolo di cielo, non destinato a me, angolo di cielo svanito
con te, tu mi lascerai, ma dai sogni miei non ne uscirai mai più,
angolo di cielo se tu.
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LUI e LEI
La telefonata
E sogno veramente, perché a un certo punto, stanco e
distrutto dentro per ciò che è successo, mi addormento. E
sogno. È un bel sogno, un meraviglioso sogno: il telefono
squilla, rispondo, è LEI che telefona. Mi dice che non voleva che… che non sapeva che… che invece credeva che…
che, insomma, vuole ritornare da me perché l’altro, quell’altro che era già convinto di portarmela via, non è niente per
LEI, che non può fare a meno di me, che senza di me la sua
vita è vuota. Il mio cuore esulta, vorrei gridarle al telefono
tutta la mia rabbia perché se ne è andata via, e tutta la mia
felicità perché è ritornata da me, ma mi contengo e, con
tutta la calma di cui posso disporre, le rispondo: “tutto sarà
come prima, perché io ti amo veramente. Ti sei sbagliata, io
ti capisco e non devi nemmeno chiedermi scusa. Però, per
il futuro, dovremo comprenderci di più, e comunicarci ogni
più piccolo dubbio, qualsiasi cosa possa essere d’ostacolo al
nostro amore”. E LEI dice: “sì, per il futuro saremo più
uniti, non ci saranno più problemi”. Dopo questa promessa
ci diamo un appuntamento, io sono al settimo cielo e… ma
perché il telefono continua a squillare mentre parlo con LEI,
non capisco, non è possibile, ma il telefono squilla, squilla,
squilla ancora. E mi sveglio. Mi ricordo del sogno, è stato
un bel sogno, ma sempre e solo un sogno. Devo ritornare
alla realtà, alla mia triste realtà. LEI mi ha lasciato, se ne è
andata con un altro, sono rimasto solo. Ma il telefono, che
mi ha svegliato, suona ancora. Lo lascio suonare, non ho
voglia di rispondere. Non è certo la giornata giusta per parlare al telefono. Qualsiasi cosa sia, non sarà certo più importante di quello che mi è successo oggi. Ma il telefono suona,
suona ancora, continua a suonare e… e alla fine mi decido
a rispondere, per farlo smettere. E dall’altro capo del filo mi
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parla una voce nota, quella voce che mi procura grande
emozione solo a sentirla, la sola voce che volevo sentire, la
tua voce. Mi dici solo: “ciao”, e poi una pausa. Sono stato
preso alla sprovvista, non so cosa fare, non so cosa dire, non
oso nemmeno pensare. Un’ondata di emozioni mi sommerge, riesco solo a dire: “ciao”. È la seconda volta che mi capita in mezza giornata, chissà se il mio povero cuore reggerà.
E la tua voce prosegue: “ci possiamo trovare, domani
pomeriggio, all’angolo vicino a casa mia?” Poche parole,
sussurrate come sempre, con la tua voce sommessa, come
tua abitudine; tra noi lunghi discorsi non ce ne sono mai
stati. Oh, mio Dio, penso, è lo stesso posto dove mi ha
lasciato poche ore fa. E adesso, cosa vuole ancora? Non le è
bastata la pugnalata che mi ha inferto solo poche ore fa?
Vuole forse infierire ancora su di me? Mi hai lasciato,
non voglio sapere il perché in questo momento, ma non so
cosa risponderti, vorrei dirti tante cose, ma non me ne viene
in mente una sola, sento soltanto la mia voce che risponde:
“sì”. Solo: “SÌ”, come al solito, come sempre. Quando ti
vedo o ti sento sono come paralizzato, e riesco solamente a
risponderti con quel monosillabo. Sempre sì, solo sì. Ma
ormai ho risposto. E chiudo il telefono, e resto lì a fissare la
parete di fronte a me. Cosa succederà domani? Mi darà una
spiegazione, mi dirà perché mi ha lasciato, mi spiegherà
perché ha preferito lui, mi spiegherà cose che io avrei già
dovuto sapere, e cose che io avrei dovuto fare per tenerla
legata a me, per non perderla, cose inutili ormai, perché non
serviranno. LEI non potrà certamente ritornare con me, ha
scelto lui per formare una nuova coppia, e una coppia non
si forma e si divide nell’arco di poche ore. Perciò, tanti auguri e figli maschi. Ma LEI è ancora dentro di me, e non riesco
a scacciarla dal mio cuore e dalla mia mente. Mi ributto sul
letto e penso, non so cosa ma penso, sono confuso ma penso,
e continuo a pensare fino a quando, esausto, non riesco a
prendere sonno.
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I tuoi baci e l’amore
Fino ad oggi non ho mai detto niente, a nessuno, di noi
due, Mariuccia. Ho sempre tenuto tutto dentro di me.
Troppo difficile spiegare a qualcuno quello che mi stava
succedendo, impossibile trovare una persona, in tutto il
pianeta, che potesse comprendere cos’erano i tuoi baci per
me. Ma forse il mio amico Ady aveva compreso, se non
tutto, almeno la parte più importante, perché mi disse: “un
bacio di Mariuccia vale più di una notte d’amore con qualsiasi altra donna”. Era entrato nel mio pensiero, sapeva
quello che provavo io quando ti baciavo. Grazie, Mariuccia,
per i tanti baci che mi hai dato. Un tuo bacio era il dono di
Dio, una grazia inaspettata, una dolcezza inaudita. Era il
bacio di un angelo, forse di più, era il paradiso. Nessuno
che non l’abbia provato non potrà mai descriverlo.
I tuoi baci mi legavano a te, e non volevo perderli.
Dopo tanto tempo sento ancora le tue labbra morbide,
vedo ancora la tua bocca socchiusa per accogliermi. Io ti
ho amato, Mariù. Non sono riuscito a comunicarti, con le
parole, tutto quello che provavo per te, ma ti ho amato in
silenzio, con gli occhi e con il cuore, come mai ho amato
prima di te, come mai ho amato dopo di te. Anche tu mi
hai amato a modo tuo, in silenzio, senza comunicarmi con
le parole i tuoi sentimenti? Forse i tuoi occhi e il tuo cuore
volevano comunicarmi qualcosa che io non ho compreso
bene, forse volevi che io comprendessi di più, con quelle
poche parole che sei riuscita a dirmi. È stato un amore
silenzioso, tra due anime più che tra due corpi, un amore
spirituale più che materiale. Poi, un giorno, tu hai deciso
di uccidere questo amore speciale, che ti teneva legata a
me. Eri una donna meno romantica e più pratica di me,
credevi di sapere che non c’era futuro per noi. Forse era
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giusto così, ma questo era un amore unico, irripetibile. Era
degno di entrare nella storia dei grandi, infelici amori, non
avrebbe mai dovuto conoscere la parola FINE. Chi non ha
mai provato un amore così, non potrà mai comprenderlo.
Chi l’ha provato non potrà mai riuscire a spiegarlo, né a sé
né ad altri. Forse anche tu, come tanti altri, non l’hai compreso, Mariù.
45
Pensieri per Mariuccia
Ieri ti ho incontrata, ieri ti ho amata, ieri mi hai lasciato. La gioia è di ieri, il dolore è di ieri, i ricordi sono vivi
come fosse ieri. Il tempo si è fermato a ieri, Mariù.
***
Un vecchio saggio disse una volta: “un uomo non
diventa un vero uomo se non riceve un grande dolore da
una donna”. Sarai contenta, Mariù. Hai contribuito a fare
di me un vero uomo.
***
Quanta gioia, e quanta felicità mi hai dato, Mariuccia.
Forse la mia era solo illusione d’amore, sogno d’amore,
speranza d’amore, cose che si confondono e si fondono
spesso con la realtà, cose che ci aiutano a vivere. Colui che
vive senza sogni, speranze e illusioni, è un uomo mai nato
o come fosse già morto.
***
Cos’eri tu per me, Mariù, lo sai: il più grande amore di
tutta la mia vita. Cos’ero io per te non l’ho mai saputo, ma
se tu ti ricordassi di me, anche solo per un momento, vorrà
dire che una parte di me ti è rimasta dentro e non è andata del tutto persa.
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Il favore
Ho chiesto a Dio un favore, un piccolo miracolo: gli ho
detto, guardando il cielo dove Lui si trova: “Dio, ti prego,
fammela rivedere per qualche istante, bella com’era, bella
come dev’essere anche adesso. Fammi parlare con LEI,
anche solo per pochi minuti. Devo dirle quello che non le
ho mai detto, che dovevo dirle allora, e che penso le farà
molto piacere anche adesso. Devo chiederle quello che
non le ho mai chiesto e che dovevo chiederle allora. Ti
prego, solo per poco. Fallo anche per LEI, sono sicuro che
anche LEI ti ringrazierà. Ti chiedo solo questo, null’altro,
e, dopo, farò per te quello che vuoi, per tutto il resto della
mia vita. Ho atteso invano, non ho ricevuto risposta, e ho
pensato che nessuno, nemmeno Dio, può esaudire questo
mio impossibile desiderio. Però sono andato lo stesso in
Viale Lazio, e, arrivato davanti al tuo portone, mentre un
raggio di sole mi colpiva, ti ho vista uscire, in un alone di
luce accecante: eri tu, eri tu! Pieno di gioia mi sono avvicinato a te, che mi venivi incontro, ma l’illusione è finita
presto; l’alone di luce è scomparso, tu eri svanita nel nulla,
e io avevo creduto di vedere quello che avrei voluto vedere. Dicono che Dio sia onnipotente, ma forse in quel
momento non era presente, oppure aveva altro da fare, o
non ha voluto ascoltare un povero essere insignificante
come me. Però tornerò ancora in Viale Lazio e aspetterò,
aspetterò fin quando, un giorno, ti vedrò uscire da quel
portone, ti correrò incontro e ti stringerò tra le mie braccia
e non ti lascerò più andare via. Ci sarà forse qualcuno là in
alto che vorrà esaudite il più grande desiderio di un vecchio peccatore, oppure il coronamento di tutta la mia vita.
Ma sarà così. Non ho dubbi che sarà così, Mariù.
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Ti ho sognata, Mariù
Questa notte ti ho sognata, Mariù. Eri bella come sempre, più bella che mai. Mi guardavi e sorridevi, con un sorriso radioso che ti rendeva ancor più bella, un sorriso che
esprimeva tutta la gioia di vedermi, e tenerezza, e amore
per me. Mi sei venuta incontro correndo, hai aperto le tue
braccia, mi hai abbracciato forte forte, e… il sogno è finito.
Peccato. Io, quel sorriso, quel meraviglioso sorriso, che ti
rende felice solo a vederlo, non l’ho mai visto sul tuo
volto; era ed è rimasto solo un sogno, un bellissimo sogno
e nulla più.
Non ti ho saputa amare
Non ti ho mai detto TI AMO, ma ti adoravo in silenzio
e tu lo sapevi. Nessuno potrà mai, nemmeno lontanamente, immaginare quanto grande fosse il mio amore per te.
Nessuno al mondo può averti amato, nemmeno lontanamente, quanto ti ho amato io. Tu mi hai donato gioia
immensa e grande dolore, io non ho saputo renderti felice, come per un po’ ho sperato di poter fare, un po’ per
colpa mia e un po’ perché tu me l’hai impedito. Spero con
tutto il cuore che tu abbia trovato chi ti dato l’amore e la
felicità, come io non ho potuto fare, Mariù.
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LUI e LEI
Il ritorno
Dormo poco e male, un mare di dubbi si agita nella
mia mente, e il ritornello è sempre quello: cosa vorrà ancora da me, vorrà forse rigirare ancora il dito nella piaga?
Hai scelto, Mariù, buona fortuna, tanti auguri, ma lasciami solo con il mio dolore, non mi torturare ancora, vai per
il tuo destino, e lasciami morire in pace.
In fondo in fondo mi rimane una piccola speranza, la
speranza è l’ultima a morire, e non mi resta altro, tanto,
peggio di così non può andare: che mi abbia chiamato per
dirmi qualcosa di bello per me? Ma ormai, che cosa ci potrà
mai essere di bello per me? È una speranza così flebile, che
è come una luce in fondo al tunnel: sai che là si trova l’uscita dal tunnel, sai che là c’è l’uscita all’aria aperta, ma, dopo
la lunga camminata che hai fatto, sei stanco e non sai se ce
la farai ad arrivare fin là. E io sono stanco e sfiduciato.
Ormai mi ha lasciato, è difficile che LEI torni indietro. E
così, bene o male, arriva il giorno dopo, e così, bene o male,
passa la mattinata e arriva il pomeriggio. Vado all’appuntamento, la vedo, mi vede, ci incontriamo, io la guardo, LEI
mi guarda. Non una parola tra noi. Oggi non c’è bisogno di
parole. Alle volte non ci sono parole che possano bastare,
alle volte non occorre parlare per capirsi. E io capisco che
quell’altro, quell’essere che voleva portarmi via il mio
amore, non c’è più. Con la stessa decisione che ha usato con
me, LEI lo ha lasciato. E io mi domando: cosa è successo tra
i due, dopo che io mi sono allontanato da loro, e tutto nel
giro di tre ore, o anche nel breve spazio di cinque minuti?
Azzardo delle ipotesi: lui le ha detto delle cose che LEI non
voleva sentire, le ha fatto proposte per LEI inaccettabili, ha
avanzato pretese che LEI non voleva soddisfare. Lui ha
agito in modo contrario ai principi morali di LEI. Non so di
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preciso quello che ha fatto quel signore, ma so per certo che
LEI è una persona sensibile, ma può diventare come una
bomba, che può esplodere se non viene trattata con la
necessaria delicatezza. E la bomba deve essere esplosa tra le
mani di quell’individuo, che si è comportato come un elefante in una cristalleria. Ha rovinato tutto il castello che LEI
si era creata su di lui, ha distrutto la propria immagine agli
occhi di LEI, LEI ha fatto il paragone con me e come la trattavo io, come una signora qual’era, ha fatto la sua scelta ed
è tornata a me. LEI è ferita, ha già fatto un passo enorme
telefonandomi, chissà cosa deve esserle costato ammettere
la propria sconfitta. Non posso infierire su di LEI, chiedendole cose che LEI non vuole dirmi, per pudore o per vergogna, non posso umiliare la creatura che amo più di me stesso, ho anche paura di rovinare tutto chiedendole qualcosa,
noi non siamo abituati a parlare molto delle nostre cose più
intime. Anche se non le chiedo nulla, LEI è qui vicino a me
e questo mi basta. Non occorrono parole, mi avvicino a LEI,
in silenzio ci prendiamo per mano e ci allontaniamo, per
ricominciare insieme la nostra nuova vita di coppia.
***
Se stasera sono qui, è perché ti voglio bene, è perché tu hai
bisogno di me, anche se non lo sai. Se stasera sono qui, è perché
so perdonare, e non voglio gettar via così il mio amore per te. Per
me venire qui, è stato come scalare la montagna più alta del
mondo, e adesso che sono qui, voglio dimenticare i pensieri più
tristi giù in fondo.
***
Come prima, più di prima, t’amerò, per la vita, la mia vita ti
darò. Sembra un sogno rivederti, accarezzarti, le tue mani tra le
mani stringere ancor, il mio mondo, tutto il mondo, sei per me,
ogni giorno, ogni istante, dolcemente ti dirò: come prima, più di
prima ti amerò.
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LUI e LEI
La rivincita
E venne per LUI il giorno della sua piccola, inutile
rivincita. Se avesse immaginato che il risultato di questa
piccola rivincita sarebbe stato pari a zero, e se si fosse soffermato a esaminare, con calma, le conseguenze, sul futuro della coppia, di quello che stava facendo, allora ci avrebbe sicuramente rinunciato, ma anche LUI aveva il suo bel
caratterino, niente affatto umile e dimesso, ma orgoglioso
e testardo, ostinato e vendicativo, e per nulla disposto a
farsi soggiogare completamente da LEI. Aveva subìto da
LEI un’umiliazione terribile, quando LEI lo aveva lasciato
per un altro, e non vedeva l’ora di fargliela pagare, di
ricambiarla in qualche modo, di farle vedere che non era
disposto a subire ancora senza reagire, voleva vendicarsi,
senza per questo lasciarla o essere lasciato. E l’occasione
arrivò quando LEI lo invitò a una festa danzante, indetta
dal corpo docente di una scuola, dove LEI insegnava.
Dunque, ma questo LUI lo capì molto più tardi, ormai
troppo tardi, perché era un po’ tardivo allora, dunque LEI
gli stava dimostrando che non voleva tenere nascosta la
loro relazione agli occhi degli altri insegnanti, ma anzi
voleva ufficializzarla, davanti a tutti i presenti. Era un
passo importante, poteva essere l’inizio di un rapporto più
intenso e meno nascosto. Per un essere intelligente e ragionante, questo poteva essere motivo di gioia, l’occasione
buona di fare qualcosa, per rendere noto a tutto il mondo
il rapporto tra LUI e LEI, a cominciare dai colleghi di LEI
presenti in sala. Quindi LUI alla festa, se fosse stato un
pochino più intelligente, e un pochino meno orgoglioso e
stupido, avrebbe dovuto ballare con LEI per tutta la serata,
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e non lasciarla mai nemmeno per un momento, danzando
con LEI guancia a guancia, e stringendola quanto più forte
possibile, per rendere più evidente a LEI stessa, e agli altri,
che quella era la sua donna, e non aveva l’intenzione di
cederla a nessuno, neppure per un giro di valzer. Era questo che anche LEI voleva, e l’aveva invitato per questo.
Sarebbe stato il primo passo verso una miglior e maggior
vita di coppia, il vedersi più spesso e in modo ufficiale,
senza più tenersi nascosti. Ma LUI non lo capì, non poteva
capirlo. Aveva ancora il cervello ottenebrato da quel brutto ricordo, che non se ne voleva andare via, ed era diventato un’ossessione per LUI, il ricordo di quella brutta giornata di Febbraio. Non riusciva mai a dimenticarlo, nè era
mai riuscito, nonostante tutti i suoi sforzi, a perdonarla
completamente. Cercava solo il mezzo per potersi vendicare, per poterle dimostrare che anche LUI, se solo avesse
voluto, avrebbe potuto facilmente trovare un’altra ragazza.
E così, quando LEI si presentò al ballo con sua sorella, LUI
pensò che fosse arrivata l’occasione buona, ebbe la perfida
idea e l’applicò spietatamente, e con sadico piacere. Invece
di ballare con LEI, la lasciò sola seduta al tavolino per tutta
la serata, e invitò invece la sorella, e ballò con lei fino alla
fine delle danze. E furono anche, con la sorella, sorrisi, battute spiritose e molta allegria, perché la sorella era un tipo
diverso da LEI, era un tipo molto più socievole e si trovava molto bene insieme a LUI.
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Il discorso diretto
Quel giorno sono stato molto cattivo con te, Mariù.
Sono stato perfido e crudele, e ti ho colpita con fredda lucidità e con determinazione, gioiendo perché sapevo che tu
stavi soffrendo, anche se nulla lasciavi trasparire all’esterno. Ero come un animale ferito, che cerca di azzannare chi
l’ha colpito. Tu mi avevi ferito a morte, e io volevo ricambiarti il favore, volevo che anche tu sapessi quanto male fa
essere messi da parte o abbandonati, gettati via come si
getta una ciabatta rotta, come qualcosa che non ci interessa
più e di cui non si sa più cosa fare, se tenerla per ricordo in
un vecchio baule, o se buttarla via definitivamente. Ma speravo che questo ti portasse a essere più tenera e comprensiva con me, speravo che tu avessi una reazione, uno sfogo,
qualsiasi cosa che mi potesse far capire che tu mi volevi
bene. Non ho raggiunto il mio scopo, che è fallito miseramente. Sei riuscita a tenere nascosti bene i tuoi sentimenti,
l’inquietudine, la tristezza e la rabbia per essere stata trascurata tutta la sera, davanti ai tuoi amici insegnanti. Non
hai voluto darmi nemmeno un po’ di soddisfazione, ma
non so se sei stata soddisfatta del tuo atteggiamento. Se tu
mi avessi detto una qualsiasi cosa, mi avresti costretto a
risponderti, e da cosa nasce cosa, e da lì in poi avremmo
potuto avere un dialogo, che ci sarebbe stato di grande
aiuto. Ma tu non hai voluto dirmi niente che mi facesse
capire qualcosa di più su di te, su quello che provavi in
quel momento. Sei rimasta calma, quasi indifferente, hai
sopportato in silenzio tutto quello che ti stava facendo
male, anche se qualcosa ti ribolliva dentro. L’unica frase
che ti è sfuggita, che non hai saputo trattenere perché la tua
arrabbiatura era più forte di te, è stata quando il caso e la
sorte hanno messo insieme, al gioco dei nastri, gioco che
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creava delle coppie a caso, io e tua sorella. Allora ti sei avvicinata a noi e, con voce sempre bassa e calma solo in apparenza, ma anche talmente alterata da sembrare un sibilo, ci
hai rinfacciato quello che credevi un complotto ai tuoi
danni. Ci hai detto, con la faccia triste e arrabbiata: “voi
l’avete fatto apposta”. Naturalmente non era vero, non
l’avevamo fatto apposta, ma ai tuoi occhi poteva apparire
più vero del vero. E dopo non ci fu nient’altro di importante, e vi riaccompagnai a casa, te e tua sorella. Io ero fiero di
me stesso, ero riuscito a darti una lezione coi fiocchi. Ero
soddisfatto allora, ma, dopo un po’ di anni, ripensandoci,
mi sono accorto che abbiamo perso una grande occasione,
quella sera, Mariù, forse la più importante per chiarirci. E
quanto male ti ho fatto quella sera, Mariù. E quanto male
mi sono fatto da solo. Mi avevi offerto una possibilità su di
un piatto d’argento, una possibilità unica e irripetibile, e io,
invece di afferrarla al volo, l’ho buttata via. Non potrò mai
perdonarmelo, Mariù.
Lo sai, non mi importa perché tu sei ritornata da me, sei qui,
ora sono con te, questo conta per me, tu sei qui, accanto a me. Mai
più ripartire potrai, mai più senza me tu vivrai, perché tu sei nata
per me, io son nato per te, e mai più mi lascerai, ti lascerò.
54
LUI e LEI
Le incomprensioni 1
E i due, LUI e LEI, continuano a vedersi. Poco, come
sempre, ma quanto basta per continuare la relazione.
Sembra che stiano bene insieme. Lunghe camminate, composti come i due fidanzatini di Peinet, e, quando il posto e
l’atmosfera sono favorevoli, vale a dire quando sopravviene l’oscurità, si baciano, e, come massima espressione di
erotismo dell’ardire di LUI, e consentita da LEI, LUI le
accarezza il seno, piano piano e con molta delicatezza. Le
carezze danno molto piacere anche a LEI, e lo dà a vedere. Se LEI non provasse piacere LUI non insisterebbe, perché non vuole fare cose che le possano dispiacere. LUI è
ancora molto innamorato di LEI, però teme che LEI non
ricambi tutto il suo amore, da quando se ne è andata via
con un altro, anche se è ritornata dopo poche ore, e il tarlo
del dubbio lo rode sempre. Ecco perché quando, un giorno, al termine delle effusioni, e mentre si ricompone, LEI
gli dice: “sai, c’è un frate consigliere che viene a casa
nostra per darci l’assistenza spirituale. Gli ho detto di te e
di me, e di quello che facciamo, e lui mi ha risposto che
sono cose normali che succedono tra due fidanzati, però
noi non siamo fidanzati”, la cosa viene accolta molto male
da LUI, che si domanda, molto infastidito: ma perché LEI
è andata a raccontare al frate consigliere tutto quello che
doveva invece rimanere strettamente tra noi due, cose private, cose intime, cose che nessuno, nemmeno i genitori,
dovrebbero conoscere prima di averne discusso tra i diretti interessati? E perché il frate, pur richiesto, si intromette
nella coppia, creando ostacoli al nostro amore, solo perché
non siamo fidanzati? LUI è molto contrariato, questa non
ci voleva. Probabilmente, dopo questo, LEI avrà più diffi55
coltà a concedere quel già troppo poco che fin’ora ha concesso. LUI è anche un po’ preoccupato per questo suo
amore, che trova sempre nuovi ostacoli. Dopo un po’ che
sembra filare tutto liscio, sorge sempre qualche intoppo,
qualche difficoltà. Ma LUI ormai ha paura di essere di
nuovo abbandonato da LEI. Vorrebbe replicare, vorrebbe
magari dire: “ma che cosa c’entra il frate con noi, per favore andiamo avanti per la nostra strada, senza permettere
che altri ci mettano il becco, o tutt’al più parliamone prima
tra noi”, ma teme che qualsiasi cosa possa essere male
interpretata da LEI, e teme anche che la situazione possa
aggravarsi. E così LUI, già timido per natura e imbarazzato nel trattare gli argomenti di cuore, dei quali LUI è assolutamente inesperto, adotta la tattica dello struzzo, che
nasconde la testa sotto la sabbia per non vedere le cose
spiacevoli, e preferisce non rispondere. Forse, pensa, col
tempo il frate non ci sarà più, LEI si dimenticherà di quanto ha detto, e la situazione potrà cambiare in meglio.
56
Grazie, Mariuccia
Ti ringrazio comunque, Mariù. Con te, e per merito tuo,
per un lungo periodo ho avuto l’illusione di un amore
grande e senza fine, un amore così grande da durare tutta
la vita, e anche oltre la vita. Con te ho vissuto momenti di
gioia immensa e di felicità inimmaginabile, mesi vissuti
come fossero secoli, millenni, l’eternità. Mesi vissuti intensamente, minuto per minuto, secondo per secondo, mesi
che ricorderò come i più belli, vissuti come in un sogno, e
che terrò custoditi gelosamente dentro di me. Poi, da te ho
avuto il grande dolore di essere stato lasciato così, senza un
vero perché. Ma forse il perché esiste, tu non mi volevi
abbastanza bene per perdonarmi una grossa bugia, senza
chiedermi alcuna spiegazione, e senza dovermi di nuovo
umiliare. Sono stati giorni luminosi, seguiti da notti buie.
Non doveva finire così, e per me non è mai finita, anche
dopo anni, ma tu mi hai dato quello che potevi darmi. Poco
per qualcuno, tanto per me, forse troppo per te, forse per te
anche più di quello che meritavo io. Te ne sarò per sempre
grato, anche se è stato breve, stupendo ma breve, meraviglioso ma troppo breve, come il battito delle ali di una farfalla, come un lampo che ti acceca con il suo bagliore, e un
attimo dopo è scomparso. Grazie comunque, Mariù.
57
L’amore sciupato
Quanto era grande il mio amore per te, Mariù! Forse
non ero l’uomo che tu volevi, quello di cui tu avevi anche
bisogno, un uomo forte e sicuro di sé, esperto, un uomo
che poteva comprenderti, guidarti e darti certezze, e al
quale potevi appoggiarti nei momenti di necessità. Ma il
mio amore era immenso, dolce e romantico. Era così forte
che non sapevo esprimerlo a parole, ma pensavo che tu lo
potessi leggere, nei miei occhi e nei miei gesti, fin troppo
rispettosi della tua intimità e della tua vita privata. Ho
mancato, per la mia giovane età e per il troppo amore, ma
nessuno al mondo, nemmeno l’uomo che tu sognavi, può
averti amata più di me. Ti ho amata più di me stesso, come
non ho più amato dopo te. Per te avrei fatto qualsiasi cosa
tu mi avessi chiesto. Forse per te ero solo uno stupido
ragazzo, pieno d’amore e di speranze inespresse, ma, se
solo tu lo avessi incoraggiato, quel ragazzo avrebbe potuto diventare LUI l’uomo che tu aspettavi, l’uomo dei tuoi
sogni. Non hai voluto, Mariù, o non ci hai creduto abbastanza. Peccato, Mariù.
58
LUI e LEI
Le incomprensioni 2
E, forse passate due settimane, arriva un altro giorno,
un altro appuntamento. LUI crede che ormai la piccola
crisi, determinata dalle parole di LEI, sia stata superata, e
che la coppia sia ritornata solida e senza grossi problemi,
anche se LUI ha molti dubbi e incertezze, ma pensa: è vero,
LEI è molto spesso pensierosa, quasi assente, non ride mai,
avrà dei problemi, ma i suoi problemi non possono influire
sul rapporto tra noi due, e neanche sul suo affetto per me.
È vero, LUI pensa che dovrebbero vedersi più spesso e più
a lungo, ma non ha il coraggio di chiederlo a LEI, e poi ci
sarà tanto tempo per vedersi più spesso, e poi ancora quante coppie sono vissute a lungo e felicemente, pur vedendosi raramente. Per questo LUI è ottimista. È primavera, non
ancora estate ma primavera avanzata, il sole è caldo, la temperatura è mite. Mi hai dato appuntamento in piazzale
Corvetto, alle quattro del pomeriggio. Riesco a prendere a
prestito la Lambretta di mio padre, senza che lui se ne
accorga, vengo all’appuntamento in anticipo, ti aspetto, ti
vedo arrivare, e tu, senza manifestare alcuna sorpresa,
come se andassi in moto tutti i giorni, sali sulla Lambretta
dietro di me. Io avvio e ti porto all’Idroscalo, trovo un posto
nascosto tra gli alberi, ci fermiamo lì e ci sdraiamo in mezzo
al verde. E poi, con i miei baci, lunghissimi e pieni di passione, cerco di comunicarti che ti amo, che il mio amore è
grande e non avrà mai fine. Cerco di comunicartelo coi baci,
perché un blocco inspiegabile mi impedisce di comunicartelo con la voce e le parole, mi impedisce di dirti che ti
voglio bene.
59
***
Sfogliando fior da fiore, potrei per ore ed ore, parlar d’amore
a te, bambina mia. Ma, proprio quando sto per dire a te, quale
dolce sogno sei per me, non so nemmeno dir: “ti voglio bene”.
Come un poeta dell’ottocento, io lo racconto alla luna perché, lei
lo ripeta soltanto al vento, e il vento possa trasportarlo fino a te,
ma, tutto questo è inutile perché, proprio quando sto vicino a te,
non so nemmeno dir: “ti voglio bene!”.
***
Ho anche molti dubbi su di te e i tuoi sentimenti per
me, il tarlo del sospetto si è insinuato nella mia mente da
quando mi hai lasciato per un altro, e non mi vuole abbandonare. Voglio scordare i sospetti, e continuo a baciarti, e
massaggio delicatamente il tuo corpo. Non c’è alcuna
forma di prepotenza o di costrizione, con le mani accarezzo le tue curve e so che questo ti dà piacere, non c’è niente che faccia pensare a qualche tua difficoltà, penso che
vada tutto bene, ma, quando ci alziamo per tornare verso
casa tua, mi guardi e mi dici: “noi stiamo facendo cose che
non dovremmo fare. Se fossimo sposati, allora…” e
sospendi la frase. Io resto di sasso. Questa non me l’aspettavo. Sono sorpreso, stupefatto, e non so cosa fare, come
rispondere, anche perché forse ha ragione LEI. Sono andato un po’ al di là di quello che faccio di solito con LEI, forse
ho superato il limite da LEI tollerato, ma andava tutto così
bene… ma mi domando cosa abbia voluto dirmi con quella frase interrotta. Non ha certamente voluto dire che vorrebbe sposarsi con me. Io lo vorrei con tutto il cuore e con
tutto me stesso, ma so che è impossibile adesso, e lo sa
anche LEI. Siamo molto giovani per sposarci adesso. Forse
sto sbagliando, perché basterebbe che io le dessi qualche
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rassicurazione sulle mie intenzioni per tranquillizzarla,
ma purtroppo non penso a questo. Quando mi parla LEI
non riesce mai a dirmi una cosa piacevole e dolce, una
frase gentile, che mi faccia capire che sta bene con me. Solo
frasi che esprimono il suo disagio, dette in modo ermetico, che non mi fanno capire molto di LEI, e mi fanno temere il peggio. Io vorrei entrare nei suoi pensieri per aiutarla, ma LEI non me lo permette, o io non ne sono capace,
non lo so, non c’è un dialogo tra noi, e questo rende ancora più difficili le cose, io so di essere solo uno studentello
in ritardo sui programmi, a causa della guerra e della poca
mia voglia di studiare, senza un avvenire e una prospettiva economica concreta. Non potrei offrirle niente più del
mio amore. È tutto quello che ho, il mio amore, che LEI ha
già dimostrato di non ricambiare molto, perché trova sempre il mezzo di creare nuove difficoltà. LEI, maestra già in
attività, è una donna pratica, e sa benissimo che non si può
vivere di solo amore, quindi è logico che non voglia sposarsi in queste condizioni. E allora cosa può volere? Temo
fortemente che questo sia un segno di stanchezza da parte
sua, un preavviso di rottura. Se non vuole più che accarezzi il suo corpo, tra poco rifiuterà anche i miei baci, e sarà
per noi la fine. Forse si sta ribellando solo a se stessa, al
piacere che prova il suo corpo quando la tocco, e che contrasta con i suoi principi morali, forse si trova a disagio
con me e sta cercando solo un pretesto, il primo pretesto
che trova, per liberarsi di me. Non le rispondo, non so
cosa risponderle, parlando in qualsiasi modo rischierei di
provocare la sua reazione, e aggravare le cose. Ormai la
paura che LEI mi lasci è dentro di me, l’ha gia fatto una
volta, potrebbe rifarlo ancora, non voglio, non posso perderla. LEI è tutto per me, perderla significherebbe la fine
dei miei sogni, delle mie speranze, del mio primo amore,
tanto più grande quanto più atteso. Spero solo che, col
61
tempo, anche LEI possa convincersi che l’amore ha le sue
esigenze, e sia più tollerante con me, anche se sono quasi
sicuro che LEI non mi ama. Una donna che ama non mette
fretta, non pone condizioni irrealizzabili al proprio innamorato; ha fiducia in LUI, aspetta il tempo necessario,
anche anni, perché LUI si realizzi. LEI è forse stanca della
nostra relazione, ma non sa come dirmelo, perché anche
LEI non è capace di darmi una spiegazione valida e convincente. Forse non sa bene neanche LEI cosa fare, se
restare con me perché, è innegabile, le piaccio, ma non
rappresento il suo ideale di uomo, oppure lasciarmi di
nuovo, ma non vuole rimanere sola, non sa cosa fare di
preciso e allora preferirebbe che sia io a decidere, che sia
io ad andarmene. Ma io non voglio andarmene, Mariù,
non voglio lasciarti, non ti lascerò mai. Per me sarebbe
troppo doloroso, sei come l’aria che respiro, non posso
fare a meno di te. Certo, non sei innamorata di me, ma se
potessi, in un modo qualsiasi, farti innamorare, allora…
ma è difficile farti innamorare di me, io non sono cambiato, sono sempre quello che hai conosciuto mesi fa, e, se in
tanti mesi non ti sei ancora innamorata di me, è impossibile che ti innamori adesso.
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LUI e LEI
Il sosia
E venne il giorno del sosia. Era sempre primavera avanzata, quando il sole è caldo ma non brucia, quando i prati
sono verdi e l’erba è alta e morbida, quando alcuni alberi
sono ancora in fiore e altri hanno già i frutti maturi, quando i fiori hanno mille colori meravigliosi, ed emanano il
loro profumo più intenso, che si spande nell’aria, quando la
natura esplode, e i ragazzi e le ragazze sentono il sangue
scorrere più velocemente nelle vene, sentono uno strano
formicolio nel corpo, e avvertono il bisogno di amare, e la
necessità di accoppiarsi con la persona del cuore. LUI e LEI
si frequentavano sempre, uscivano quando possibile, e,
quando era possibile avere la Lambretta di papà, solo una
volta alla settimana, perché così era più facile che lui non si
accorgesse del furtarello, LUI portava LEI all’idroscalo, là
dove, nel folto degli alberi e sull’erba fresca, potevano avere
momenti di intimità senza essere disturbati, e dove LEI
poteva distendersi, senza il timore di essere vista da qualcuno. E là all’Idroscalo, mentre LUI l’abbracciava, tenendola stretta stretta quasi fino a impedirle di respirare, come a
far sì che i due corpi diventassero uno solo, tanto erano
uniti, LEI rispondeva al suo abbraccio, lo abbracciava a sua
volta, lo abbracciava con un abbraccio tenero, morbido, ma
non forte come quello di LUI. Ed erano baci lunghi e appassionati, con i quali LUI cercava di trasmetterle tutto il suo
amore, tutto il suo desiderio, tutta la sua passione, e LEI
rispondeva, ma nelle sue risposte LUI non avvertiva la stessa sua passione, lo stesso suo desiderio, lo stesso calore.
Forse poteva essere il carattere di LEI, un po’ chiuso, e portato a contenere le manifestazioni d’affetto. Forse LEI soffri63
va, gioiva ed amava, senza lasciarlo trasparire esternamente, e questo la faceva apparire quasi insensibile e fredda. E
così si rafforzava in LUI la convinzione che sì, forse LEI gli
voleva un po’ di bene, ma il suo non era certamente amore,
e di questo LUI ne era convinto ormai da tempo.
Era disperato perché temeva che, senza amore, per LEI
sarebbe finito tutto, prima o poi. Come già successo, e LUI
ricordava bene quella terribile e amara esperienza, LEI, che
per la sua professione poteva incontrare ogni giorno uomini diversi, e migliori di LUI, per età, fisico ed esperienza,
cultura e personalità, prima o poi sarebbe entrata in contatto con qualcuno di loro particolarmente interessato a LEI,
magari l’ideale di uomo per LEI, e al quale LEI era pronta
a dare tutto l’amore accumulato per anni dentro di sé,
pronto a esplodere come un vulcano. Per questa ragione
LUI cercava un qualsiasi modo, un qualsiasi mezzo per
farla innamorare di sé, conscio che, se non fosse riuscito,
l’avrebbe quasi sicuramente persa. Sapeva che era un’impresa difficile, perché, se una donna non è innamorata di
uno dopo mesi che lo frequenta, è quasi impossibile che si
innamori poi. Sarebbe occorso un miracolo, ma LUI non
era il tipo che sapeva fare i miracoli. Però LUI cercava
ugualmente una qualsiasi cosa, che gli permettesse di raggiungere il suo scopo, pena la sopravvivenza del suo
amore. E, cerca cerca, qualcosa che gli parve idoneo, trovò.
Oggi non saprei dire se fece bene o male, perché le conseguenze non furono proprio quelle che LUI si aspettava, ma
comunque LUI tentò. Aveva letto, su un giornale femminile, la storia di un tizio, che riesce a far innamorare di sè la
bella di turno che non voleva saperne di lui, e ci riesce,
inventandosi un sosia. E, dopo averla letta, LUI si disse:
perché no? L’idea può essere buona, se LEI non si è innamorata di me, che pur le piaccio, può darsi che si innamori di un’altro uguale, identico nel fisico, insomma un mio
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sosia, ma completamente diverso nel carattere, chiuso, un
po’ duro e quasi ostile nei suoi confronti, e sopratutto assolutamente insensibile al fascino di LEI. Valeva la pena di
tentare, e LUI mise in pratica la cosa. Fin dalla prima uscita in programma, LEI si sarebbe trovata di fronte un tipo
diverso, e LUI era pronto a cogliere la reazione di LEI, qualunque essa fosse stata. E così mise in azione il suo piano.
***
Oggi è il giorno del sosia. Devo sostenere la parte del
mio alter ego, di me stesso come fisico, ma con un carattere completamente diverso. È chiaro che LEI ignora tutto :
con il mio carattere diverso e un comportamento diverso,
voglio suscitare in LEI una reazione, una qualsiasi reazione, che mi dimostri quello che LEI prova nei confronti di
una personalità nuova: amore, odio, attrazione o repulsione. Staremo a vedere. E vado a prenderla con la Lambretta,
ma la porto in un posto diverso, tanto per cominciare. Non
è il solito posto nascosto tra gli alberi, ma invece scelgo un
posto scoperto, sulla riva dell’Idroscalo, dove tutti possono
vedere tutti. Ci sediamo, contemplando l’acqua. Non le
parlo, non la bacio, non l’abbraccio, non la sfioro nemmeno. Fisso solamente l’acqua. Devo recitare la mia parte, nel
miglior modo possibile, la parte di un uomo assorto nei
suoi pensieri, un uomo che non la conosce e nemmeno
vuole conoscerla, e che LEI sta vedendo per la prima volta.
Quali pensieri frulleranno per la sua testa in questo
momento? Si domanderà: perché oggi mi ha portato quì, e
non nel solito posto, perché non mi bacia, sta lontano da
me e non mi guarda nemmeno? Io non lo so a che cosa sta
pensando, non so nemmeno se in questo momento LEI
pensi a qualcosa, perché la reazione che io mi aspettavo
non c’è stata, o, se c’è stata, LEI è riuscita a tenerla tutta
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dentro di sé, non ha lasciato trapelare nulla all’esterno.
La mia delusione, dopo un po’, comincia a diventare
grande. Posto anche che LEI non abbia capito che si poteva trattare di un uomo diverso da me, che LEI abbia sempre creduto che vicino a LEI ci fosse sempre LUI, avrebbe
dovuto almeno, di fronte al mutamento radicale delle abitudini fin quì seguite, domandarmi se avevo qualche preoccupazione importante, qualche grosso problema che
non riuscivo a risolvere.
Mi sarebbe piaciuto che mi fosse venuta più vicino,
accarezzandomi con quella dolcezza che esprimeva di solito con i baci, o che almeno cercasse di consolarmi delle mie
pene con le parole. Ma, mentre io fatico a recitare la parte e
mi trattengo a stento, perché per me è una sofferenza averla vicino, fingendo una totale indifferenza e senza il minimo contatto fisico, per LEI sembra andare tutto bene. Si
accontenta di stare seduta, vicino a me ma non troppo, seria
e compunta come sempre, in silenzio o parlando a monosillabi. Sembra un cane bastonato, forse ha paura, ma di certo
non può avere paura di me, io l’ho sempre trattata bene, fin
troppo bene. Sono deluso, e anche un po’ arrabbiato, non so
bene se con LEI o con me stesso, per la cattiva riuscita dell’esperimento. Peggio di così non poteva andare. Ma ritenterò la prossima volta, la prossima volta potrebbe essere del
tutto diverso, potrebbe succedere qualcosa che oggi non è
successo. È meglio tentare un’altra volta, prima di dichiarare il fallimento. Ma la seconda volta la scena si ripete, uguale, identica alla prima. Di fronte al mio comportamento,
quasi ostile nei suoi confronti, LEI non parla, non lascia trasparire emozioni, sentimenti, fissando tranquillamente l’acqua in silenzio. Vedendola così tranquilla e insensibile, io
mi domando se baci e abbracci con me, o niente del tutto,
siano la stessa cosa per LEI, se LEI sia indifferente a me o a
tutto il mondo esterno, se non faccia differenza tra me e gli
66
altri uomini, questo o quello per me pari sono, chiunque sia
lui, basta avere un uomo qualunque vicino, tanto per non
sentirsi sola. Sono sconcertato, LEI non ha mostrato alcuna
reazione, il mio esperimento è fallito, il risultato è pari a
zero, io adesso conosco LEI ancor meno di prima, e ancor
meno di prima so come comportarmi con LEI. Ancor più di
prima non so se LEI mi vuole almeno un po’ di bene, o per
LEI io conto meno di niente. È tempo di smetterla con la finzione, io ci soffro troppo, e non sono capace di recitare a
lungo e di farla soffrire, se soffre poi, perché non sono sicuro più di niente. Così, la volta successiva, io ritorno a essere io e le racconto la storiella del mio sosia, che mi ha sostituito per due volte vicino a LEI, ma senza mai sfiorarla con
un dito. LEI pare crederci, perché non ha alcun motivo per
dubitare delle mie parole, ma non si dimostra stupita più di
tanto, e non rivela il minimo interesse per quell’uomo
misterioso, per le sue abitudini, non chiede neppure chi era,
da dove veniva, cosa voleva fare, si accontenta delle mie
spiegazioni e basta. La rassicuro, LEI non vedrà più quell’uomo, perché, così come è arrivato, così se ne è andato, ma
LEI ancora una volta non reagisce, non le importa molto,
qualsiasi cosa fosse per LEI non sembra avere molta importanza. Ho raccolto ancora la tua indifferenza, Mariuccia,
solo la tua indifferenza, che mi fa tanto male.
67
LUI e LEI
La promessa di addio
È Luglio, ormai e il gran caldo è arrivato, ed è bello per
la coppia rifugiarsi tra gli alberi, stendersi sull’erba per
scambiarsi effusioni d’amore. Però a volte, dopo le gioie,
arrivano i dolori. Ed è questo il caso perché tu, che non mi
hai mai detto nulla di piacevole, forse perché ti senti in
colpa ad amoreggiare sull’erba, o forse perché il tuo blocco
mentale ti impedisce di dirmi qualsiasi cosa di bello, quando invece devi dirmi qualcosa di spiacevole trovi sempre il
coraggio di dirmelo, proprio quando ci stiamo preparando
per tornare a casa, e così riesci sempre a rovinare le splendide ore d’amore trascorse insieme. Tu parli poco di noi, e
raramente, ma, quando lo fai, è come se tu emettessi delle
sentenze inappellabili. Per esempio, adesso mi stai dicendo:
“tu ti sposerai e avrai dei figli. Io… oh, non lo so”. Questa è
una sentenza di morte per il nostro amore, tu hai già deciso
la sua fine, le nostre due vite si dovranno separare, perché
così hai deciso tu, io mi sposerò, l’hai detto tu, naturalmente con un’altra donna, e avrò dei figli, l’hai sempre detto tu,
ma tu che ne sai, che ne puoi sapere di cosa farò io dopo di
te, se non mi hai mai voluto capire e non mi hai mai accettato completamente, come vengo a scoprire solo oggi? E
tu… non lo sai, ma ormai è è evidente che non hai certo
intenzione di sposare me. Non sai cosa fartene di me, è stato
un piacere conoscerLa, grazie di tutto e arrivederLa, signora. Tu vorresti che io ti dicessi così, come dopo una passeggiata con amici, o un invito a una festa tra sconosciuti. No,
grazie, l’amore è una cosa diversa. In questo momento non
c’è amore in te, ma solo fredda determinazione a terminare
in fretta una relazione durata, a tuo giudizio, fin troppo.
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Forse non c’è mai stato in te nemmeno un pizzico d’amore
per me, forse non sai nemmeno cosa vuol dire amore.
Vorrei gridarti: “no, non sarà così, io ti impedirò di andartene ancora, io ti amo veramente, devi avere fiducia in me,
devi avere un po’ di pazienza, e vedrai che le cose cambieranno . Io non ti lascerò, e non permetterò che tu faccia un
altro sbaglio lasciandomi, io mi sposerò ma solo con te, e se
avrò dei figli voglio averli solo da te, e da nessun’altra”. Ma
il grido mi si spegne in gola, è come se qualcosa tentasse di
soffocarmi, non riesco ad aprire la bocca per dire una sola
parola. Quando ti sono vicino non riesco a dirti quello che
sento, quello che vorrei dirti. Tu riesci sempre a farmi sentire come paralizzato dalla paura, come fa il serpente con il
topino, prima di mangiarlo. D’altra parte, tu ormai sembri
aver già deciso il nostro destino. Immagino che questa sia,
da parte tua, una promessa di addio. Ma un filo di speranza mi resta ancora. Tu non mi hai detto addio, è solo un mio
timore. LEI, penso io, ogni tanto ha di questi sfoghi, e dopo
non succede mai niente, abbiamo già un appuntamento, è
ancora tutto da vedere cosa succederà la prossima volta. E
domani è un altro giorno.
69
Non ho capito niente, Mariù
E ci risiamo. Ancora adesso, a distanza di anni, non ho
capito chi eri, Mariù, una diabolica vipera, che mi ha fatto
tanto male senza provare, mentre mi colpiva senza pietà,
nessun sentimento di qualsiasi tipo, oppure eri una santa,
che soffriva in silenzio le pene dell’inferno, causate involontariamente anche da me? Non lo so ancora adesso, ma
almeno è certo che io ero un testardo, ottuso e incosciente
egoista, che non ha mai capito niente di te. Non ho capito
niente nemmeno questa volta, quando tu mi hai detto: “tu
ti sposerai e avrai dei figli. Io… non lo so”.
Quello che per anni ho creduto un preavviso di addio,
era invece un grido di dolore, una richiesta di aiuto che tu
facevi a me. In realtà tu volevi dirmi: “aiutami, non so come
dirtelo, ma ho bisogno di aiuto. Ho bisogno di qualcuno che
mi comprenda, la mia vita è difficile, ci sono dei momenti in
cui non so più cosa fare. Se tu mi capirai e mi starai vicino,
non potrò lasciarti mai più. Nonostante tutto, ti voglio veramente tanto bene. Prendimi tra le tue braccia, stringimi fino
a farmi male, quasi fino a togliermi il respiro, dimmi che non
mi lascerai mai e starai con me per sempre, nel bene e nel
male, che sarai con me, per le decisioni importanti, che
dovremo prendere insieme. Costringimi a fare quello che
non ti ho mai chiesto e che ti ho sempre detto di non voler
fare, ma che il mio corpo desidera intensamente.Siamo già
qui, il posto e il momento sono quelli giusti; fammi vedere
che sei un uomo che sa prendere le decisioni quando è
necessario, sdraiami sull’erba e fammi fare l’amore.
Dopo, mi sentirò più donna, e sarò per sempre tua, e
l’avvenire mi sembrerà migliore. Insieme potremo fare
cose che da soli non possiamo sperare di fare. Sarò più
sicura del tuo amore, e aspetterò fin quando tu potrai spo70
sarmi, e avremo dei bambini tutti nostri, e poi… Ma era
veramente questo quello che volevi dirmi, o è stata solo
una mia immaginazione, il frutto della mia fantasia, un
voler credere a tutti i costi che non volevi veramente
lasciarmi, solo per salvare la tua immagine ai miei occhi,
per pensare ancora che, nonostante tutto, mi volevi ancora bene, per non morire d’amore invano? Non lo saprò
mai. Tu mi hai farfugliato qualcosa, tutto quello che sei
riuscita a fare, io ti ho risposto con il mio silenzio, tutto
quello che sono riuscito a fare. Adesso purtroppo è tardi
per cercare di capire quello che volevi dirmi allora, ma
non troppo tardi per ricordarti e per rimpiangerti, Mariù.
71
LUI e LEI
L’addio senza addio
Siamo in Agosto, il mese delle ferie. LUI parte per le
vacanze, LEI forse resta a casa, forse no. Già lo sappiamo,
loro hanno due vite parallele e indipendenti, che si incontrano poche volte, e ognuno dei due non sa mai cosa fa o
farà l’altro, quando non stanno insieme. Si sono visti ancora un paio di volte, dopo quel preavviso di addio, ma nessuno dei due ne ha più parlato. Si sono lasciati, l’ultima
volta, con la promessa di rivedersi, dopo Agosto. LUI va
al mare, a Rimini, e comincia la vita delle vacanze. C’è il
sole, il mare, la vita di spiaggia, le serate a passeggiare sul
lungomare, le luci, i suoni, i colori e le ragazze. Già, le
ragazze. Sulla spiaggia è più facile fare conoscenza, formare una compagnia numerosa con ragazzi e ragazze, e
qualcuna è carina e simpatica, e magari le piaci, e con lei
si instaura un rapporto che è qualcosa di più di una semplice amicizia. E c’è sempre la più bella, quella che tutti
vorrebbero conquistare, ed avere tutta per se, ma lei resta
sempre al centro del gruppo, sorride a tutti, ma non resta
sola con nessuno. È la vita delle vacanze, ed è così bella,
che LUI pensa solo distrattamente a LEI. Si troveranno a
Settembre, e riprenderanno la loro storia, di questo LUI ne
è sicuro. E così anche Agosto è già passato, e siamo già ai
primi di Settembre, LUI e LEI si telefonano, e si trovano,
ancora una volta, in piazza Corvetto. Sarà l’ultima volta,
ma ancora LUI non lo sa, crede che la storia riprenderà
come prima, non c’è nessun motivo che faccia ritenere il
contrario, non c’è nell’aria nessun presagio della tempesta
che sta per abbattersi su di LUI. Ma la tempesta è imminente. Come si trovano di fronte, LEI affronta direttamente l’argomento che le sta a cuore. Lei di solito parla poco,
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ma, quando deve dire qualcosa, lo fa senza tanti giri di
parole. E adesso, senza preamboli, gli dice: “io ho cambiato casa. Noi possiamo ancora… sì, insomma, noi possiamo
ancora uscire insieme. Però, basta storie”. LUI è perplesso,
non capisce di che cosa LEI stia parlando, e così le chiede
“ma quali storie?”, e LEI gli risponde subito: “sì, la storia
di quello che ti assomiglia”. LUI è sbalordito, stupefatto.
Credeva che la faccenda del sosia fosse ormai morta e
sepolta, dimenticata e chiusa nel cassetto. Quel tizio, come
era arrivato così se ne era andato, senza conseguenze per
nessuno. È passato del tempo, non se ne è più parlato, riaprire la questione adesso significa voler trovare, a tutti i
costi, un pretesto per discutere e litigare. E poi LEI può
avere solo dubbi, non certezze, sul fatto che il sosia non sia
veramente esistito. Quindi, un po’ perché preso alla
sprovvista, e un po’ perché, al momento, non riesce a trovare niente di meglio, LUI nega le proprie bugie, e le dice
solamente: “ma è vero!” allargando le braccia come a
voler significare: che ci posso fare se è veramente accaduto? Con queste parole LUI pensa di salvarsi e salvare
anche il suo amore, in fondo per LEI si tratta solo, anche
se non gli crede, ma non ne ha motivo, si tratta solo di sorvolare su una innocua bugia, di far finta di niente, per non
umiliare LUI ancora di più. Ma LEI accoglie molto male la
risposta. Invece di far finta di credergli o, più semplicemente, di perdonarlo senza più dirgli niente, come farebbe qualunque ragazza innamorata, LEI lo guarda con aria
disgustata, come si guarda un verme nella mela che stiamo mangiando, gli sbatte in faccia un: “uffa, te e le tue
balle” detto con il suo tono sempre basso, quel tono che
non ammette repliche, che uccide senza ferire. Detto questo, LEI gli gira le spalle e se ne va quasi correndo, come
se volesse fuggire da LUI, tanto in fretta da non poter essere raggiunta. LUI rimane di stucco, fermo sul marciapiede
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e ancora incredulo, e la lascia andare via senza reagire in
nessun modo. È interdetto, confuso e non sa spiegarsi perché LEI se ne sia andata in quella maniera, solo per una
bugia, che LEI non può dimostrare nemmeno a se stessa.
Sarebbe facile per LUI seguirla, raggiungerla, ammettere
la bugia e chiederle di ritornare, forse è ciò che LEI si
aspetta da LUI, ma ci sarebbe ancora una prossima volta,
un’altra scusa e un altro pretesto per LEI, per andarsene di
nuovo, e LUI è ormai diventato un innamorato stanco,
stanco di quella relazione faticosa, nella quale LEI decide
e LUI dice sempre di sì, e LUI deve dire sempre di sì, perché ha sempre paura che LEI, alla minima contrarietà,
prenda il cappello e se ne vada, e allora tanto vale che se
ne vada adesso. E poi, parla sempre LEI, e dice solo le cose
che vuole LEI, parla poco ma dice solo cose spiacevoli per
LUI, e LUI è stanco di essere trattato come un burattino,
stanco di subire sempre. Ha ancora un briciolo di orgoglio
e di dignità, e così resta fermo sul marciapiede, e la lascia
andare. E crede che Lei non se ne andrà. Dopo pochi passi
si fermerà sicuramente, si volterà e tornerà indietro, è
necessario metterla alla prova.
LEI nel frattempo si è allontanata, ma ritornerà. Se non
è oggi, sarà domani o nei prossimi giorni, ma ritornerà. Si
accorgerà di avermi lasciato per una sciocchezza, mi telefonerà e noi riprenderemo la nostra storia. Se non ritornerà, allora… ma è LEI che mi ha lasciato, è LEI che deve
ritornare. Così pensa LUI, e torna, dubbioso ma fiducioso,
verso casa. E aspetta.
***
Aspetta la telefonata prima per giorni, poi per mesi, ma
la telefonata non arriva. LUI sarebbe ancora in tempo per
andare a cercarla, trovarla e spiegarle tutto, è ancora inna74
morato di LEI, ma capisce che sarebbe inutile, e, anche se
LEI accettasse di ritornare da LUI, servirebbe solamente a
prolungare l’agonia. A che cosa serve cercare una ragazza
che non ti vuole più? LEI se ne è andata, l’ha lasciato sull’angolo di una strada senza nemmeno dirgli addio, l’ha
lasciato come l’albero lascia cadere una foglia morta dal suo
ramo, l’ha lasciato come si lascia un oggetto poco usato ma
anche poco utile, come si getta un foglio di carta, scritto con
delle frasi che non si vogliono più leggere. LUI ormai, con
il cuore a pezzi, sa per certo che LEI non telefonerà più.
***
Non partir, non partir, se tu parti mi farai soffrire, lentamente mi vedrai morire. Non partir, non partir tu sei chiusa nel mio
cuor lo sento, questo amore è tutto il mio tormento, non partir.
In mezzo a una strada anfosa, ci siamo detti addio, sola per
un’altra via ti vedo partir, in mezzo a una strada anfosa, piangendo mi hai lasciato, ed io che me ne muoio ti lascio partir.
Perché tu vuoi restare, ma te ne vai, perché, ti voglio bene, e
dico: “va”?
75
LUI e LEI
La fine della storia
La storia di LUI e LEI finisce qui. Finisce qui la storia
vera, raccontata come LUI l’ha realmente vissuta, con i
suoi tormenti più intimi, e i suoi comportamenti esterni.
Poteva finire in un modo diverso, anzi, non doveva finire
affatto. I due erano così teneri, così dolci, così discreti da
sembrare fatti l’uno per l’altra. E il loro rapporto è andato
avanti così bene, che sembrava non dovesse avere mai
fine. Poi qualcosa si è rotto. LEI ha avvertito esigenze
diverse, e per soddisfarle ha abbandonato LUI per qualche ora. Quando è ritornata da LUI, niente è stato più
come prima. I lunghi silenzi, che prima dell’abbandono
erano carichi di promesse, dopo erano diventati troppo
lunghi, e servivano solo, e a malapena, a mascherare gli
evidenti imbarazzi di tutti e due. Il mancato chiarimento,
che tutti e due avevano accuratamente evitato, nel timore
che questo portasse a peggiorare la situazione, le reciproche incomprensioni, e i rancori accumulati dentro hanno
portato, in breve tempo, alla rottura della coppia, che
pareva destinata a durare per l’eternità. Ma LUI e LEI, nell’eterno gioco delle coppie, avevano ancora la possibilità
di incontrarsi, se solo avessero voluto. LEI non si fece più
viva, per sua scelta o perché il fato aveva deciso altrimenti, ma LUI, a un certo punto della sua vita, sentì il bisogno
di rivederla, la cercò e la trovò, per merito o per caso. Era
diventata, per LUI, una necessità assoluta quella di rivederla, non ne poteva assolutamente fare a meno. Non ci è
dato di sapere quanti anni erano passati, perché LUI ci ha
lasciato tre ipotesi, tre episodi successi a differenti età, tre
episodi dei quali solamente uno è vero. Gli altri sono
invenzioni e pura fantasia di innamorato, anche se avreb76
bero potuto accadere realmente. Solo LUI e LEI sanno cosa
è veramente successo dopo il giorno dell’addio, e, se li
conoscete, forse potranno raccontarvelo in privato, magari sussurrandovelo all’orecchio, per non farsi sentire da
altri, perché LUI e LEI erano persone discrete, e queste
sono cose intime e segrete, che non è bello far conoscere a
tutti, perché non tutti possono capire. Per me, è sufficiente che abia capito tu, Mariù.
77
L’illusione
Sono tornato in Viale Lucania, all’angolo di Piazza
Corvetto, dove ti ho vista per l’ultima volta quando te ne sei
andata, e, per qualche minuto, ho sperato di incontrarti.
Era una follia, o un sogno ad occhi aperti, la speranza di
incontrarti dopo tanti anni, ma gli innamorati, si sa, sperano sempre. Quando tu saresti arrivata, come se avessimo
un appuntamento, ti avrei riconosciuta subito e ti avrei
detto: “sono felice di rivederti. Sono passati gli anni, ma
non importa. Non ti ho dimenticata, non potevo dimenticarti.Tu sei ancora, come allora, nel mio cuore e nella mia
mente, come se tutto fosse successo ieri.
Devi perdonarmi per quella grossa bugia, che ti ho
detto per amore, solo per amore: volevo farti innamorare
di me, almeno quanto io ero innamorato di te. Sono stato
sciocco per troppo amore, e ti chiedo ancora perdono.
Ma tu, perché mi hai lasciato senza nemmeno darmi il
tempo e la possibilità di spiegarmi, e perché dopo non ti
se fatta più viva? Sarebbe bastata una tua telefonata, e io
sarei venuto di corsa, dovunque tu avessi voluto e quando tu avessi voluto, come avevo sempre fatto prima”.
E tu mi avresti risposto: “io ti ho già perdonato allora,
perché ti volevo bene anch’io, anche io sono stata sciocca,
perché, con quella bugia che mi hai detto, io ho creduto di
essere stata presa in giro da te, come se tu volessi prenderti
gioco di me, e ho reagito lasciandoti forse in modo troppo
brusco. Avrei voluto telefonarti per ritornare da te, ma mi
sarei sentita troppo umiliata. L’avevo già fatto una volta,
ricordi? Quindi ho rinviato di giorno in giorno la telefonata,
finché la vita non mi ha dato una svolta diversa, e ho continuato la mia strada, pur rimpiangendo qualcosa di te. Ma
tu, piuttosto, perché non mi hai più cercata? Se tu l’avessi
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fatto, io avrei capito che il tuo era vero amore, e ti avrei dato
la parte migliore di me, quella che ancora tu non conoscevi”.
E io ti avrei detto: “io sono stato sciocco due volte, perché ho
ascoltato il mio stupido orgoglio, che mi diceva: “questa è la
prova regina per LEI. LEI ti ha lasciato, è LEI che deve ritornare da te. Se ti vuol bene, ritornerà. Se non ritorna, vuol
dire che per LEI tu non conti niente, e allora, perdendola,
non avrai perso nulla. È la seconda volta in pochi mesi che
LEI ti abbandona. Non potresti sopportare una terza volta.
E così, ho aspettato prima per ore, poi per giorni e poi ancora per mesi. Quando ho capito che la telefonata non sarebbe
più arrivata, ti ho giudicata come una donna cinica e perversa, capace di sedurre, con la sua falsa ingenuità, gli uomini,
per poi, quando li vedeva innamorati, abbandonarli con
assoluta freddezza, e senza il minimo senso di colpa per il
dolore causato, quasi volesse vendicarsi di un torto subìto
da LEI in passato. E allora, nonostante fossi ancora innamorato di te, mi sono fatto forza e ho deciso che, per sopravvivere, dovevo tentare di dimenticarmi di te.
E ci sono riuscito anche, per molti anni, a dimenticarti,
perché una donna, Anna, mi ha dato l’aiuto che io mi aspettavo da te, mi ha accettato così com’ero e mi è sempre stata
vicina, cambiando così la mia personalità e la mia vita,
diventata piena e intensa. Ma ora, Mariuccia, non importa
più quello che è successo allora, non importa nemmeno
quello che è successo dopo, ha importanza solo quello che
succederà da ora in poi. Siamo ancora in tempo per rimediare, in parte, alle sciocchezze che hanno commesso due
giovani incoscienti. Ti prego, questa può essere l’ultima
occasione per avere quel pizzico di felicità cui abbiamo
diritto. Se ce la lasciamo sfuggire adesso, può darsi che non
avremo più un’altra possibilità. Ti prego”. E tu avresti sorriso, con quel sorriso luminoso che ha solo chi vuole bene,
mi avresti rassicurato, e noi ci saremmo allontanati, mano
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nella mano, per percorrere insieme il lungo tratto della vita
che ci rimaneva, e senza separarci mai più.
Ma purtroppo non è stato così, non poteva essere così.
Era solo una mia illusione. Tu non eri lì, troppo tempo è
passato, e forse non ci incontreremo più, e non sarà più
possibile riprendere il discorso interrotto allora, ma continuerò a sperare che questo possa accadere. Magari in un
altro tempo, in un altro luogo o in un’altra dimensione,
due esseri come noi si troveranno, per un motivo a loro
sconosciuto, uno di fronte all’altro, e si riconosceranno,
anche se non si sono mai visti prima, scopriranno di essere innamorati senza sapere il perché, si ameranno e rimarranno insieme per tutta la vita. Quello che non abbiamo
potuto avere noi, avranno loro. Così sarà, ne sono sicuro.
Con tanto amore, Mariù.
80
LUI e LEI…
Per caso, dopo cinque anni
Quando si desiderano intensamente, tante cose si possono immaginare come esistite realmente.
E passava il tempo, passavano i mesi, passavano gli
anni. LUI era ancora innamorato di LEI, come il primo
giorno che si erano conosciuti, ma cinque lunghi anni
erano passati da quando si erano lasciati, e ormai LUI pensava di non rivederla più. LEI se ne era andata, e non gli
aveva più telefonato. Certamente LEI non aveva voluto
più telefonargli, ma ora, anche se avesse voluto, la situazione era diventata più difficile, perché anche LUI aveva
cambiato casa, e il numero di telefono non era più quello
che LEI era abituata a chiamare. E poi, è impossibile che
una lei qualsiasi telefoni ad un lui quando sono passati
cinque anni dicendo: “pronto“, come se fossero passati
solo due giorni. E, tantomeno, questo potrà succedere a un
tipo come LEI, così puntigliosa. LUI nel tempo era cresciuto, era diventato un uomo più maturo e responsabile, e
conduceva una vita attiva e dinamica, che gli permetteva
di non pensare molto ai problemi del cuore, sempre malato d’amore per LEI. E, su di LEI, LUI si era fatta un’opinione precisa: oggi LEI avrà sicuramente un altro uomo, un
nuovo amore, ma non sarà certo il primo dopo di me.
Chissà quanti amori ha avuto in cinque anni, magari dieci,
magari di più. Perché LEI è come il serpente, che ipnotizza il passerotto o il topino per poi mangiarli. Con quegli
occhi e con quel viso d’angelo, da donna ingenua e perbene, è facile che molti uomini si innamorino di LEI, e quella è una donna cinica e crudele, che si diverte a prendere
e lasciare gli uomini che si innamorano di LEI. Sotto le
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sembianze di un angelo si cela un perfido demonio, nato
per infliggere le pene dell’inferno a esseri deboli come
LUI. LUI sa anche che, se per caso LEI tornasse, sarebbe
disposto a fare qualsiasi cosa, qualsiasi follia per LEI, e
quindi non la cerca , per evitare il pericolo di ricadere di
nuovo nelle sue mani, ed essere di nuovo in completa
balìa di LEI.
Ma il destino è in agguato. Un giorno, LUI deve andare in un lontano paese, per un importante impegno di
lavoro. Arriva alla stazione e, mentre cerca il treno con cui
partire, tra la folla incrocia uno sguardo, e ha un tuffo al
cuore. Non crede a quello che ha visto, pensa che sia solo
la sua immaginazione a fargli vedere cose irreali, guarda
altrove per tornare alla realtà, e poi riguarda dove ha già
guardato prima, e incontra di nuovo due occhi. Sono due
occhi che LUI ha già visto da vicino, due occhi già noti. Il
cuore si ferma per un attimo, poi riprende a battere. Mio
Dio, sono i suoi occhi! E i suoi occhi sorridono come mai
avevano sorriso prima, e sono incorniciati da un viso, e
che viso, che sorride anche lui come mai aveva sorriso
prima, è il suo viso, il viso di LEI, della persona che si è
sempre desiderato incontrare, e che adesso si avvicina, è a
pochi centimetri da te, e la sua bocca, quella sua incantevole e meravigliosa bocca, si apre e dice semplicemente:
“ciao”, e tu senti, come in un sogno, la tua voce che, arrochita dall’emozione, risponde semplicemente: “ciao”. È
niente, è solo un monosillabo, ma è il saluto di due persone che si rivedono dopo cinque anni, è il coronamento di
un sogno, che LUI ha coltivato in segreto per lunghi cinque anni, potrebbe essere il preludio alla ripresa di un dialogo, interrotto troppo bruscamente e senza un valido
motivo. I due si parlano brevemente. Sono in partenza per
destinazioni diverse, lontane tra loro come lontani sono
stati LUI e LEI per cinque anni.
82
***
E LEI lo stava salutando, e LUI pensò che forse non si
sarebbero più rivisti. E quì LUI ebbe una reazione istintiva. Era la prima volta che gli succedeva. LUI, abituato a
prendere le decisioni solo dopo una ponderata riflessione,
questa volta non poteva aspettare, doveva decidere subito. Era un’occasione, quella che gli si offriva, per parlarle,
prima che LEI uscisse ancora una volta, e questa volta per
sempre, dalla sua vita. Un’occasione per riprendersi ciò
che gli era stato tolto da equivoci e malintesi. E perciò LUI,
guardandola fissa negli occhi, in quei meravigliosi occhi,
dove già si era specchiato tante volte, le disse solamente
tre parole: “parto con te”.
E, siccome il bel visino di LEI accennava a un moto di
sorpresa, LUI soggiunse subito: “ti devo parlare. Ti devo
dire tante cose che tu non sai, e che io non ti ho mai detto.
Perciò parto con te. Se quello che ti dirò non ti interesserà,
o ti procurerà fastidio, scenderò alla prima fermata, e non
ti importunerò più, e non mi vedrai mai più. Ma, se ti interesserà, ti parlerò per ore ed ore, perché tu possa sentire
quei milioni e milioni di parole che dovevo dirti prima, ma
finora, sbagliando, mi sono tenuto dentro. Ti prego, non
respingermi ancora, questa è l’ultima occasione per me, e,
forse, se mi hai voluto un po’ di bene anche tu, è l’ultima
occasione anche per noi”. E LEI capì che la cosa era importante per LEI e LUI, e, come suo costume, assentì silenziosamente. E così, rapidamente e senza star lì a pensarci troppo, LUI annullò tutti i suoi impegni, e partì con LEI. E,
durante il viaggio, LUI prese dolcemente le mani di LEI tra
le sue, ed ebbe tutto il tempo necessario per dirle quello che
mai le aveva detto prima, le disse quanto fosse stato, e fosse
ancora, innamorato di LEI, e come avesse invano sperato di
sposarla, di come fosse disperato perché LEI lo aveva
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lasciato, le disse molte altre cose che riguardavano la loro
relazione. E LEI accolse con molto interesse quello che LUI
le stava dicendo, e lo si vedeva dal suo viso sereno e disteso, e gli rispose che l’aveva lasciato perché, quel giorno,
LUI le aveva mentito spudoratamente, e LEI amava la verità e odiava le bugie, e così si era troppo arrabbiata, così
indignata da arrivare a fare anche quello che non avrebbe
voluto fare, andarsene senza dargli il tempo di giustificarsi, senza nemmeno dirgli addio, senza neppure salutarlo
un’ultima volta. E gli disse anche che LEI non sapeva che
LUI fosse così innamorato, e che anche LEI non lo aveva
dimenticato, perché non è facile dimenticare un anno
d’amore. E, durante il lungo viaggio, si parlarono molto di
loro due, si parlarono molto di tutto, e si accorsero che, in
gran parte, le idee e i programmi dell’uno corrispondevano alle idee e ai programmi dell’altra. E LEI si accorse
anche che quello, che LEI aveva lasciato come un ragazzino, era diventato un uomo sicuro di sè e con idee chiare,
che, se prima già le piaceva fisicamente, ora le piaceva
anche per la sua personalità. Era il migliore tra tutti quelli
che LEI aveva conosciuto, e gli voleva bene più di prima.
LUI la portava sempre dentro il suo cuore, e la desiderava
con tutte le sue forze, e così, con l’amore che cambia le persone da un momento all’altro, senza che nemmeno se ne
rendano conto, LUI aveva cambiato improvvisamente i
suoi giudizi su di LEI. LEI non era più il serpente, che
ammalia le sue vittime per poi divorarle, ma era diventata
una tenera creatura, che aveva bisogno di protezione e di
affetto, cose che LUI aveva intenzione di darle in quantità
illimitata. E i due si accorsero che stavano così bene insieme, che, al termine del viaggio, non vollero separarsi, e cercarono di recuperare il tempo perduto. Giunti nel luogo
dove doveva arrivare, LEI invitò LUI a restarle vicino ancora per qualche giorno. LUI, che aspettava solo questo invi84
to per dire sì, accettò con entusiasmo. E lì, in una località
incantevole, che sembrava fatta apposta per gli innamorati, ebbero una specie di luna di miele anticipata, fatta di
giorni d’amore senza limiti, senza remore, senza più tabù
di alcun genere. LEI si era liberata dai suoi complessi di
colpa e di peccato, era diventata più donna, e gli dimostrò
come sa amare una vera donna, corpo e anima, donando a
LUI tutta se stessa. LUI si era liberato dal suo complesso di
inferiorità e dalla sua timidezza, era diventato più uomo,
sapeva cosa dire e cosa fare in tutte le situazioni, e, nell’occasione, le dimostrò come sa amare un vero uomo, con
delicatezza e nello stesso tempo con forza, corpo ed anima,
donando a LEI tutto se stesso, come avrebbe già voluto fare
cinque anni prima. E fu un amore fisico e romantico nello
stesso tempo, un volare oltre le stelle, nello spazio infinito
e senza limiti di tempo, furono giorni d’amore che sembrava non dovessero finire mai. E, quando finirono i giorni
dell’amore pieno, che non lasciava spazio per null’altro che
non fosse amore, e i due dovettero ritornare verso casa, a
Milano e alla realtà della vita quotidiana, continuarono a
frequentarsi, ma, memori degli errori commessi anni
prima, si vedevano ogni giorno, e anche più volte al giorno, e restando insieme anche più ore di quanto non fosse
necessario. E parlavano sempre, anche delle cose più inutili, perché già avevano taciuto troppo prima. E si esibivano,
anche in pubblico, in quelle manifestazioni d’affetto delle
quali, non molto tempo prima, si sarebbero vergognati,
giravano per le strade di Milano, mano nella mano, scambiandosi sguardi così teneri che tutti si accorgevano del
loro amore, e sorridevano con comprensione, e forse anche
con un po’ di invidia, per quella giovane coppia così felice.
E passò poco tempo, che i due capirono che non potevano
più rimanere separati, nemmeno per un minuto, e decisero
di rendere ufficiale, e definitiva, la loro unione. Si fidanza85
rono e si sposarono in breve tempo, ebbero tre figli come
LUI aveva sempre sperato, e vissero felici, come nelle più
belle favole, per tutta la vita.
Così dice LUI che è successo, ma è passato così tanto
tempo, da allora, che LUI alle volte ci crede veramente, alle
volte non ne è più tanto sicuro. Ma, comunque, LUI è felice, perché è certo che, un giorno o l’altro, la sua Mariuccia
tornerà, e gli dimostrerà, con tanto amore, che il suo non è
stato solo un bellissimo sogno e nulla più.
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La maestrina e la vocina
Come già sai, mia indimenticabile Mariù, io ti ho molto
amata, e ancor oggi amo quella donna tenera e fredda,
dolce e severa nello stesso tempo, che sei stata tu. Ma una
vocina dentro di me, una vocina che non so da dove provenga, ma so benissimo che cosa vuole, vorrebbe offuscare la tua immagine ai miei occhi. Quella vocina non ti ha
mai amato, non ti ha mai tenuta in eccessiva considerazione, e mi sussurra sempre cose malevoli su di te. La vocina
mi dice, per esempio, che io, invece di soffrire quando tu
mi hai lasciato definitivamente, avrei dovuto essere felice,
perché una donna come te è meglio perderla che trovarla.
La vocina è quella piccola parte di me stesso che non ti ha
mai perdonato il momentaneo tradimento della prima
volta, e, dopo, non ha più avuto fiducia in te. E io tento di
contrastare quella vocina, ma, a volte, lei prende il sopravvento, perché insinua cose che io non ho mai nemmeno
pensato prima, ma che ora mi inducono a credere, e a
riflettere amaramente, sulla mia grande ingenuità di allora. E mi dice la vocina: “tu lo sai, che per LEI eri solo un
passatempo passeggero, un giocattolo, che le procurava
un semplice divertimento e nulla più, in attesa di qualcosa di meglio, di diverso, più vicino ai suoi desideri, ma a
te fa comodo fingere di non saperlo, perché così puoi
ancora pensare che LEI ti volesse bene”. E io ribatto: “ma
io sono sicuro che LEI mi voleva bene. A suo modo, magari, silenziosamente. Ma anche io l’ho amata silenziosamente, LEI lo ha capito, e siamo rimasti insieme per un
anno”. Ma la vocina insiste: “ti voleva così bene, che ti ha
lasciato dopo pochi mesi, per un altro, alla prima occasione”. E io rispondo: “mi ha lasciato ma è tornata subito,
perché si è accorta che quello non era nessuno per LEI, si
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è accorta che non poteva fare a meno di me”. E sento che
la vocina si mette a ridere, dentro di me, e dice: “è tornata
perché aveva la sua convenienza, quell’altro era un uomo
già fatto, che aveva le idee precise su cosa fare, e sopratutto cosa volere da LEI, e non si sono trovati d’accordo, e
LEI ha preferito ritornare da te, perché tu eri completamente Mariucciadipendente, e facevi sempre e solo quello
che voleva LEI, senza discutere”. E io: “sei una vocina
maligna. LEI mi voleva bene, perché è rimasta con me fino
a quando io non l’ho costretta ad andarsene, per il mio
carattere insulso e i miei eterni, esasperanti, silenzi”. E la
vocina: “tu non l’hai mai fatta andare via per causa tua. Tu
le trasmettevi amore ad ogni sguardo, e LEI lo aveva capito benissimo. Ma LEI non sentiva amore per te, per LEI era
solo abitudine, desiderio di non rimanere sola, e vedere
qualcuno che le piaceva, non di più. Se ne è andata per
una sciocchezza che una donna innamorata perdonerebbe, senza pensarci su due volte, e non è più tornata, non ti
ha più richiamato al telefono. Che amore poteva essere
mai? LEI era una maestra, severa con te come lo era con i
suoi scolari. Tu eri giovane e remissivo, e LEI era comprensiva con te, finché tu recitavi bene la poesia che LEI ti
aveva dato da imparare a memoria, ma, ogni volta che
superavi i limiti da LEI stabiliti, o prendevi iniziative che
a LEI non piacevano, ti bacchettava e ti metteva dietro la
lavagna, come faceva con i bambini della prima elementare, senza alcuna emozione”. E io: “era o doveva sembrare
irreprensibile esternamente, perché così le imponeva il
suo codice morale di comportamento, e così esigeva il
nostro mondo di quegli anni da una brava ragazza, ma,
quando era tra le mie braccia, e al riparo da sguardi indiscreti, allora diventava una ragazza tenera, dolce e passionale, che ricambiava il mio amore rispondendo dolcemente ai miei baci appassionati”. Ma la vocina, implacabile,
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continua: “era dolce e appassionata, perché tu la toccavi
nei punti giusti e nel modo giusto, e così sollecitavi al massimo i suoi sensi, ed era questo che le piaceva tanto di te.
Erano i sensi, quelli a cui LEI si abbandonava, che la facevano apparire così dolce. Tu le piacevi, stava bene con te
nei momenti intimi, ma, non appena smettevi di baciarla,
LEI riprendeva il controllo di se stessa, e ti rimproverava
la tua condotta, troppo audace per quello che LEI poteva
permetterti. Credimi, era una femmina spietata, che ti ha
lasciato in modo freddo e calcolato. Quando l’hai persa,
non hai perso niente”. E io: “se mi ha lasciato, è stata solo
colpa mia. LEI mi ha accennato, come solo una ragazza
timida e insicura può fare, al fidanzamento, e io ho interpretato male le sue parole, e non le ho dato risposta; mi ha
accennato al matrimonio, e io ho di nuovo equivocato, e
non le ho risposto nemmeno allora: cosa doveva fare una
ragazza più di così, di fronte a uno che non rispondeva
mai, che taceva sempre?” E la vocina: “LEI non ti ha mai
fatto una richiesta diretta, erano allusioni fatte solo per
metterti in difficoltà, e frenare i tuoi ardori. LEI rimproverava se stessa, per essersi troppo abbandonata al piacere
dei sensi, e se la prendeva con te perché tu, con i tuoi baci
e le tue carezze nei punti sensibili, la portavi a superare
quei limiti che essa stessa si era imposta. Tu le davi piacere e la facevi sentire più donna, senza arrivare dove non
voleva arrivare, o dove diceva di non voler arrivare”. E io:
“non le ho mai detto TI AMO, e avrei dovuto dirglielo
ogni giorno, ogni ora, ogni minuto. Non le ho mai detto TI
VORREI SPOSARE, e, almeno una volta, avrei dovuto dirglielo. Non le ho mai detto COME SEI BELLA, COME SEI
ELEGANTE, non le ho mai fatto un complimento, nemmeno una volta. Se ne è andata perché era stanca della mia
indifferenza, e, ti dirò che, anche se mi ha dato un grande
dolore, dal suo punto di vista ha fatto bene”. E la vocina:
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“chissà se ha fatto bene, o se si è trovata male senza di te.
Solo LEI lo sa, se è stata felice o se, dopo un po’ di tempo,
si è pentita di averti lasciato, ed era troppo tardi per ritornare indietro, se ti ricorderà con fastidio o con affetto, se
sorriderà di te o ti rimpiangerà. Tu le hai dato affetto,
tenerezza, piacere, e tutto quello che potevi darle, con il
tuo amore silenzioso e devoto, e la fedeltà più assoluta a
quello che era il tuo ideale di donna. Se solo tu avessi
voluto, se solo tu avessi osato un po’ di più, avresti potuto diventare il primo uomo, il primo maschio della sua
vita. Forzando un po’ di più, in quei momenti in cui LEI si
abbandonava completamente ai sensi, avresti potuto arrivare là dove desideravi arrivare, e LEI ti avrebbe lasciato
fare, senza opporre alcuna resistenza, perché era quello
che anche LEI voleva”. E io: “non ho voluto forzare la
situazione, perché volevo che tutto avvenisse al momento
giusto, quando anche LEI lo avrebbe voluto, magari anche
dopo il nostro fidanzamento, o addirittura dopo il nostro
matrimonio. Pensavo che la nostra era una coppia destinata a durare, non c’era un valido motivo per scioglierla,
quindi ero sicuro che, prima o poi, sarebbe arrivato l’amore completo. Io stavo bene con LEI anche così, rispettando
i suoi desideri e le sue idee, e, nei momenti di intimità, LEI
era mia, la sentivo mia anche così. E ti dirò di più. Se LEI
lo avesse voluto, avrei trascorso al suo fianco tutta la vita,
senza violare la sua intimità. Il mio amore era questo”. Ma
la vocina non desiste: “tu eri un grosso salame, così idealista e romantico e rispettoso, al punto tale da non voler
approfittare di quella che ti sembrava una creatura debole e indifesa, alla tua mercè, mentre invece era una donna
in carne ed ossa, con i suoi dubbi e le sue perplessità, una
donna che, mentre con la bocca diceva: “noi facciamo cose
che non dovremmo fare”, con il suo corpo parlava una lingua totalmente diversa, che la portava a darti la sua com90
pleta disponibilità, e ti lanciava chiari messaggi: “dài,
prendimi, non fare lo stupido, fammi tua, e dammi per
intero il piacere che già mi dai con le tue mani. Perché LEI
diceva NO ma il suo corpo diceva SÌ, perché LEI lo temeva ma nello stesso tempo lo desiderava. E tu, ingenuamente, non hai capito quello che LEI si aspettava da te
(perché, altrimenti, non sarebbe venuta da sola con te
all’Idroscalo, dove sapeva benissimo cosa poteva succedere). Hai creduto invece a tutto quello che LEI diceva, e ti
sei fermato a un passo dal paradiso, paradiso che anche
LEI cercava, e l’hai delusa quando ti sei fermato. Per te è
stato un grande amore, per LEI è stato solo un episodio
passeggero e senza conseguenze, perché ti ha tenuto
nascosto agli altri, non ti ha mai dato appuntamento
davanti alle scuole dove LEI insegnava. Ti riteneva inadeguato, indegno di tanta compagnia, si vergognava di te?“.
E io, indignato: “ti dimostrerò che non è vero quello che
dici. LEI mi ha invitato a una festa danzante, dove c’erano
tutti i maestri della scuola, dove LEI insegnava. Era la
miglior occasione per ufficializzare la nostra relazione, ma
io ho buttato al vento la grande occasione che LEI mi
aveva offerto su un piatto d’argento. Per vendicarmi dei
torti, veri o presunti, che avevo subìto da LEI, l’ho lasciata tutta la serata ad ammuffire su una sedia, senza neanche farle fare un ballo, e, invece, ho ballato tutta la sera con
sua sorella, fingendo di divertirmi molto. Volevo poterle
dimostrare che LEI non era indispensabile, che c’erano
anche altre ragazze al mondo, alle quali potevo piacere, e,
guarda caso, una di queste era proprio la più vicina a LEI,
era sua sorella. Volevo farla ingelosire, e ho visto che, alla
fine, LEI era arrabbiata e delusa. È stata una grande carognata da parte mia, e non riuscirò mai a perdonarmela.
L’ho umiliata inutilmente, e ho perso il momento buono
per dimostrare, a LEI e ai presenti, quanto le volessi
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bene”. Ma la vocina ribatte: “LEI non aveva nessuna
intenzione di ufficializzare la vostra relazione, ti ha invitato al ballo semplicemente perché non aveva sottomano
qualcun altro disponibile al momento, nessun altro di
meglio, intendo dire, perché, non dimenticarlo, tu eri un
bel ragazzo, e LEI voleva solamente far vedere, a tutti i
colleghi, che anche LEI aveva qualcuno che le correva dietro, ed è per questo che è rimasta delusa. Ti sei sempre
illuso che quello poteva essere il grande amore, ma nemmeno tu ci hai mai creduto veramente. LEI poi non lo ha
creduto mai, nemmeno per un minuto. Non ti ha mai
nemmeno svelato il mistero del Sabato e della Domenica.
Cosa faceva di tanto importante in quei due giorni, cosa la
teneva così impegnata, quarantotto ore su quarantotto,
così tanto da non poter uscire con te per due ore, per
un’ora solamente, nemmeno per dieci minuti? Non hai
mai pensato che LEI potesse avere un qualche impegno
sentimentale in quei giorni, un altro uomo che frequentava il Sabato e la Domenica? Perché non ti ha mai detto
niente di niente? Eri quasi un nulla per LEI, ti teneva in
così poca considerazione, che non ha nemmeno ritenuto
suo dovere fornirti delle giustificazioni, o delle semplici
spiegazioni, sui motivi che vi impedivano di vedervi proprio in quei due giorni, che di solito i fidanzati e gli innamorati trascorrono insieme. Quella giovane donna, che ti
sembrava così limpida e trasparente, ti ha tenuto nascosto
qualche segreto per LEI imbarazzante, non ti ha messo a
parte del resto della sua vita privata. Non è mai stata completamente sincera con te, perché tu eri qualcosa che non
doveva restare nella sua vita per sempre”. E io allora le
rispondo per le rime: “sei una vocina malevola e cattiva,
che si diverte a girare il dito nella piaga, e queste sono
malignità che non voglio più ascoltare. LEI era una ragazza limpida e trasparente, come l’acqua di un ruscello che
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scorre tra i boschi, vicino alla fonte. Non mi avrebbe mai
tenuto nascosto qualcosa, se io glielo avessi chiesto, ma io
non le ho chiesto nulla, per delicatezza verso LEI. Era una
ragazza riservata, che teneva separata la vita della sua
famiglia dal rapporto tra noi due, e LEI non era tenuta a
dirmi tutto quello che riguardava il suo ambito familiare.
Tra noi c’era il reciproco, tacito rispetto, delle rispettive
vite familiari, e questo è stato il mio grosso errore di inesperienza. Ero così superficiale che, quando sono stato a
casa sua alla vigilia di Natale, ho notato l’assenza della
mamma, ma non le ho mai chiesto il perché. Se l’avessi
chiesto, mi avrebbe detto il motivo, e avrei avuto la spiegazione del perché, in quella casa, mancava l’allegria, del
perché LEI non rideva mai ed era così seria, e qualche
volta malinconica. Per i suoi silenzi sono molto più colpevole io di LEI. Avrei dovuto capire che interessarmi della
sua famiglia significava interessarmi di più a LEI, vivere
con LEI anche quando non eravamo assieme, e partecipare ai suoi problemi poteva essere il modo di averla vicina
per sempre. Ma io non l’ho fatto, e la mia indifferenza ha
contribuito, in modo determinante, ad allontanarla da me.
LEI era una ragazza sensibile e sincera, sincera fino al
punto di dirmi che c’era un altro nella sua vita, quando
avrebbe potuto benissimo tenermelo nascosto, e io non ne
avrei mai saputo nulla. Amava la sincerità, al punto che se
ne è andata perché non poteva sopportare la grossa bugia
che avevo tentato di far passare come verità. Ha sbagliato,
perché è stata troppo impulsiva quando mi ha lasciato, ma
anch’io sono stato troppo impulsivo quando l’ho lasciata
andare via . E ho sbagliato tante altre volte con LEI, e
anche LEI ha sbagliato tante altre volte con me. Troppi
errori da parte di tutti e due, che hanno causato la rottura
della coppia”. E la vocina ammette: ”sì, forse questa volta
hai ragione. Hai sbagliato tanto tu, ha sbagliato tanto LEI.
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Peccato, era una bella coppia“. E la vocina se ne va, sento
che si allontana piano piano. Per il momento non ha più
nulla da dirmi. Forse tornerà, per parlarmi ancora di te.
Forse tornerà ancora, forse non tornerà mai più, come hai
fatto tu. Non lo dice, ma forse anche la vocina ha tanta
nostalgia di te, Mariù.
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LUI e LEI
Una nuova Mariù
E viaggio sempre, con la mente che immagina scene
fantastiche, che potrebbero essere anche vere.
E continuo a cercarti, ma non riesco a trovarti. Troppo
tempo ho lasciato passare inutilmente, troppo flebili le
tracce che hai lasciato dietro te, troppo pochi, anche se
nitidi, i miei ricordi, e dispersi nel tempo i pochi dati certi,
sui quali contare. Ho tentato tutte le strade per arrivare a
te, ho perfino ingaggiato persone specializzate nella ricerca, ma anche loro si trovano di fronte a mille difficoltà, e
non riescono ad arrivare sino a te.
Nelle scuole, dove tu potresti essere andata a insegnare,
i tuoi colleghi di allora sono già andati in pensione da un
pezzo, e nessuno dei nuovi si ricorda di te. Dei registri degli
insegnanti anni ’50, alcuni non si trovano più, altri sono
quasi illeggibili, e altri sono celati nei bui meandri dei vecchi scantinati scolastici, e i responsabili oppongono che
sarebbe troppo dispendioso andare alla ricerca, e i più
comunque ritengono non necessario agevolare le nostre
ricerche, considerate di nessuna importanza. Anche nella
casa di Viale Lazio gli inquilini sono cambiati, e non c’è più
traccia di te. Io sono un po’ testardo, e tu lo sai bene, non mi
arrendo e continuo le ricerche, ma le probabilità di trovarti
si assottigliano sempre di più, e alle volte dispero di riuscire a rintracciarti, in qualunque modo, perché le notizie che
arrivano sono sempre negative. Però, un giorno, inaspettatamente, arriva un filo di speranza, forse il preludio che
può portare a qualcosa di positivo. Sembra che una delle
numerose maestre, titolari o supplenti, che insegnavano in
una delle scuole nei pressi del Corvetto, si sia trasferita già
da giovane in un pese della bassa padana, forse il suo paese
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d’origine, e là dimori ancora. E il suo nome pare sia proprio
Maria. Il mio cuore prende a battere forte forte, la speranza
si riaccende, forse è LEI, ma sì, è LEI certamente, e la mente
ricomincia a fantasticare, e penso subito: chissà come avrà
passato questi tanti anni, chissà se avrà avuto altri uomini,
o un marito e dei figli. Ma no, LEI mi ha detto che non voleva sposarsi e avere dei figli, e allora potrebbe essere rimasta
sola. E chissà come sarà adesso. È passato così tanto tempo
che sicuramente è diventata vecchia, e magari è ingrassata
a dismisura. Ma no, mi rispondo, io sono diventato un vecchio rugoso e ho messo su una bella pancia, ma LEI aveva
una pelle vellutata come una pesca, una figura impeccabile, e uno stile di vita piuttosto controllato e austero, quindi
non può essere diventata troppo vecchia e grassa. Sarà
come una delle vecchiette magre, che si vedono spesso in
giro, dal portamento dignitoso e quasi nobile, che richiamano nel fisico i tratti della loro gioventù, quando erano bellissime, i medesimi tratti che conferiscono loro ancora un
certo fascino, nonostante l’età avanzata. E, così fantasticando, un giorno decido di partire per tentare di rivederla, per
la prima volta anche da lontano, senza che LEI se ne accorga, e senza che LEI sappia chi sono io, per non causarle
traumi nell’incontrarmi, dopo tanto tempo. E parto, quel
giorno, e arrivo in quel paesotto di provincia, nè piccolo nè
grosso, un paese con le sue vie e le sue piazze, ordinato e
quieto, dove si vive una vita certamente diversa da quella
della città, e capisco che una donna, un po’ chiusa e riservata come LEI, può aver scelto un tipo di vita più adatto a LEI
che non quello di Milano. Dalla piccola stazioncina del
paese mi dirigo verso la via dove abita LEI, ho l’indirizzo e,
prima o poi, LEI dovrà uscire da quel portone, per sbrigare
una delle mille cose che attengono alla vita giornaliera degli
esseri umani, o, più semplicemente, per fare una passeggiata. È una via piuttosto periferica, vicino a una piazza dove
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il mercoledì mattina si tiene il mercato, così mi hanno detto.
Una via costeggiata da case alte non più di tre piani, e con
un traffico molto limitato, poche persone e poche macchine,
che viaggiano a una velocità molto bassa, l’ideale per un
osservatore che aspetta qualcuno di particolare, ma non sa
di preciso il suo aspetto. E mi piazzo sul marciapiede, sull’altro lato della via, di fronte al portone, e aspetto. A volte
fingo di fare una passeggiata, per non dare troppo nell’occhio, osservo e aspetto. Di lì passano numerose persone,
anche alcune donne, ma così trasandate che mi rifiuto di
pensare, nemmeno lontanamente, che possano essere LEI.
Ma nessun’altra donna entra o esce da quel portone, e così,
dopo alcune ore di vana attesa, rinuncio ad aspettare ancora. Ritenterò, in un altro giorno e in un’altra ora, magari
sarò più fortunato. E ritento, qualche giorno dopo e in
un’altra ora, ma ancora senza alcun risultato. E tento ancora un altro giorno, e un altro giorno ancora. E, dopo tanti
giorni in cui non è successo niente, giorni passati inutilmente ad aspettare, davanti a un portone chiuso, penso che non
la vedrò più uscire da quel maledetto portone.
Forse LEI esce in orari molto diversi da quelli in cui
l’aspetto io, forse non può più uscire di casa perché non
può più camminare, chi lo sa. Forse non vuole più uscire,
perché rifiuta il mondo esterno che le ha dato tante delusioni, e, fra tutte, la più forte delle delusioni è quella che le
ho dato io. E allora mi metto a pensare a come posso trovare un modo diverso, per avvicinarmi a LEI piano piano,
senza farmi vedere di persona, e vederla poi, se LEI lo
vorrà. E così mi ricordo delle lettere, pensate e scritte solo
per LEI, lettere mai spedite, perché non sapevo dove LEI
fosse. Ma adesso so dove è LEI, e le spedirò una lettera alla
volta, perché le possa far ritornare alla mente il mio amore
mai finito, i miei sentimenti, quelli che LEI conosceva e
quelli che non conosceva, ma non le scriverò mai il mio
97
nome, che LEI dovrà ricordare da sola, se mi ha voluto
almeno un po’ di bene, e se ho contato qualcosa per LEI. E
unirò a ciascuna lettera un fiore, una rosa rossa, una sola
rosa rossa per un solo anno d’amore. E trovo un fiorista nel
piccolo paese, e lo incarico di portare, una volta alla settimana e per cinque settimane di seguito, la rosa rossa, e una
delle mie lettere mai spedite. Nella quinta lettera le ho
scritto il numero del mio telefono, pregandola, per tutto
quello che c’è stato tra noi, di telefonarmi, anche solo per
un saluto, o anche per un addio, che non ho mai ricevuto
da LEI. Aspettare per cinque lunghe settimane è quasi
insopportabile, ma aspetto con pazienza, immaginando le
sue reazioni. Alla prima lettera sarà sorpresa, quasi sbigottita, non si sarebbe mai aspettata che qualcuno potesse
farsi vivo dopo tanti anni, non sarà certa nemmeno di chi
si tratti, di chi le scrive, ricordandole qualcosa che magari
ha impiegato un certo tempo per dimenticare, ma alla
seconda lettera ricorderà qualcosa di più, alla terza sarà
molto incuriosita, e aspetterà di ricevere la quarta lettera,
per sapere qualche cosa di più, e così fino alla quinta lettera, nella quale troverà il mio numero di telefono, che LEI
dovrà avere il coraggio e la voglia di comporre, e allora si
vedrà se si ricorda il molto, o il poco per LEI, che c’è stato
tra noi, e come lo ricorda. E attendo pazientemente per cinque settimane, e alla quinta mi aspetto che succeda qualcosa, che suoni il telefono, e la sua voce mi dica all’orecchio:
“ciao, come stai?”. Ma, come è già successo tante volte
prima, la mia attesa è vana, inutile. Il telefono rimane
muto, e io, ancora una volta, sono deluso. E mi domando il
perché: cosa le costa farmi una semplice telefonata, solo
per salutarmi, e dirmi: “sto bene così, non disturbarmi
più“? Perché, sempre perché, sempre senza risposta. Ma io
voglio insistere, e le invio ancora un’altra lettera, l’ultima,
prima di finirla con queste mie richieste, che non approda98
no mai a nulla. Nell’ultima lettera le dico che vorrei sapere
almeno come sta, la supplico di telefonarmi, qualsiasi cosa
voglia dirmi, anche se spiacevole. E attendo la risposta,
aspetto ancora che il telefono squilli, ma inutilmente. Il
telefono non suona. E ritorno a credere che LEI sia veramente quella perfida creatura che ho sempre creduto che
LEI fosse, e che non ci sia nessuna possibilità di riprendere, nemmeno per qualche minuto, il dialogo con LEI. Ma io
voglio vederla ugualmente, anche se LEI non vuole nemmeno sapere chi sono, e allora architetto un piano, che mi
consentirà di farla uscire di casa, costi quel che costi. Come
ancora non lo so, ma mi inventerò qualcosa che possa servire allo scopo. E, un mattino, parto, e arrivo davanti alla
casa dove LEI abita. Su di un vecchio citofono c’è il suo
nome, Mariuccia, e il cognome, che potrebbe essere qualsiasi cognome, perché tanto io non lo ricordo, e mi risponde una voce femminile: “pronto”, e nulla più. E io le dico:
“pronto, signora, c’è un telegramma urgente per lei, in giacenza alle posta. Se vuole ritirarlo vada subito, perché la
posta chiude tra un’ora“. E chiudo la conversazione, e
vado ad aspettare un po’ più in là, verso la strada che conduce alla posta. E non passa molto tempo, che vedo uscire
dalla casa una signora anziana, che non assomiglia per
niente alla giovane Mariuccia, ma, d’altronde, credo sia
molto difficile trovare la somiglianza in una persona conosciuta cinquanta anni fa. Vedo che si dirige verso di me, mi
si avvicina, mi guarda ma non mostra di riconoscermi, ed
è giusto, anche per me sono passati gli anni. Lascio che
venga ancora verso di me, e, quando siamo a meno di due
metri, le sorrido e le porgo, con un mezzo inchino, il fiore
rosso che tengo in mano. Lei mi fissa seria seria, e, con un
cenno del capo, rifiuta la mia offerta e passa oltre, ma io,
mentre lei prosegue, le dico, con tono deciso: “sei sempre
la solita, Mariuccia, non hai mai accettato niente di me,
99
neppure un fiore”. E lei si blocca d’improvviso, e rimane
immobile come una statua di sale, la borsetta le scivola
dalle mani, e le cade a terra. Poi, con un filo di voce e senza
voltarsi, mi dice: “ma io non so chi è lei”. E io le dico: “sono
io, Mariuccia, quello che tu hai conosciuto quando avevi
venti anni e abitavi in Viale Lazio a Milano, sono quello
che tu hai abbandonato senza una parola di addio”. E allora lei si volta e, un po’ imbarazzata, mi dice: “forse non
sono io la persona che lei cerca, io sono nata e cresciuta in
questo paese, mi sono sposata e ho anche avuto dei figli,
ma non ho mai abitato a Milano”. E allora io le spiego che
cercavo una Mariuccia, conosciuta a Milano nei nostri vent’anni, e che avevo persa di vista, non per mia volontà. E
allora lei sorride comprensiva, e soggiunge: “io non sono
quella che lei cerca, ma forse potrebbe essere un’altra
Mariuccia, che faceva la maestra a Milano, e che si è trasferita qui sin da giovane, con la famiglia. Però, mi spiace, ma
non potrà più parlarle, perché è morta qualche anno fa”. Io
ringrazio la signora, mi scuso per l’equivoco e la lascio
andare, anche se ho ancora qualche dubbio. Magari è LEI,
mi dico, ma non vuole più neppure parlarmi, nemmeno
come amico, neppure per parlare solo un po’ del nostro
passato, che LEI invece vuole dimenticare completamente.
E poi, non mi fa certamente piacere sapere che LEI è morta,
preferirei che fosse viva, e che non mi volesse parlare.
Devo controllare se la notizia è vera, e l’unico modo per
farlo è di andare al cimitero. Ci vado, è un piccolo cimitero, e, dopo aver controllato i nomi scritti su decine di
tombe, trovo quella giusta, dove c’è inciso il nome, Maria,
e la data di nascita, il 1931, e la data della morte, e poi c’è
la fotografia, che mi fissa seria seria, come se volesse ancora rimproverarmi il mio comportamento di allora, dalla
lastra di marmo, dove è stata posta. È la sua foto, una foto
di quando LEI era un po’ più giovane, una donna sui cin100
quanta anni, naturalmente è molto cambiata da quando io
l’ho vista l’ultima volta, ma è LEI, più anziana ma ancora
molto attraente, che per me conserva ancora intatto il fascino di quando aveva venti anni. E, proprio di fianco a LEI,
c’è un’altra tomba, quella di un uomo maturo e piacente,
dalla faccia sembra buono, quasi simpatico. È quella del
marito, morto pochi mesi prima di LEI. E così si è sposata,
e ha avuto dei figli, perché i loro nomi compaiono sulla
lapide. E così, rifletto amaramente, è LUI quell’uomo che
LEI ha voluto, o comunque accettato, un uomo più maturo
di me, superiore a me per doti e qualità, o forse solo un
uomo più fortunato di me, che possedeva, fin dalla nascita, quelle caratteristiche che a LEI piacevano, ma che io non
possedevo. Pur nel dolore per la tua morte, Mariù, ti dico
che sono felice per te. Hai avuto una vita piena, e mi auguro che sia stata anche una vita felice e proprio come tu la
desideravi, altrimenti avrai rimpianto qualcosa di me, e
questo mi dispiacerebbe, perché io volevo solo il tuo bene.
E così adesso sei qui, Mariù, e io non potrò più parlarti, e
non potrò nemmeno più aiutarti in qualche modo, come
volevo, e fare qualcosa per te. Questa volta è finita per
sempre, Mariù. L’unica cosa che potrò fare è venire a trovarti almeno una volta alla settimana, non so a che cosa
possa servire, ma è un impegno che mi prendo ugualmente. Verrò, una volta alla settimana, a portare un fiore sulla
tua tomba, finché le forze mi assisteranno, e, dopo, sarà
quel che dovrà essere. E così vengo al piccolo cimitero una,
due, tre, dieci volte, e ti parlo, ti dico con il pensiero tutte
le cose che ti ho detto allora con il pensiero, e che non ho
saputo dirti con le parole, e io so che non mi puoi rispondere, ma spero tanto che tu, nell’altra dimensione dove sei,
riesca a rispondermi con il pensiero, anche se io non sono
mai riuscito ad afferrare bene il significato delle parole che
volevi dirmi. E spero che accada qualcosa, qualcosa di
101
insolito, che mi faccia capire che tu mi ascolti, e che mi vuoi
rispondere. E forse è vero che tu mi stai ascoltando dal
cielo, e vuoi aiutarmi come puoi, perché un giorno, un
giorno particolarmente bello, mentre io sto tentando di
comunicarti quello che non sono mai riuscito a comunicarti, e sono quasi disperato, perché sono certo che tu non riuscirai a capire, da morta, quanto non sono stato capace di
farti capire da viva, mentre sto fissando la tua fotografia
nel marmo, una voce bassa, ferma e quasi sussurrata,
risuona al mio orecchio: “mi scusi, signore”. Mio Dio, quella voce. È una voce inconfondibile, che riconoscerei tra
mille altre voci, una voce che ho udito spesso quando
avevo venti anni, e che non ho mai più sentito dopo, la
voce che mai più potrò dimenticare. È la sua voce, la voce
di LEI, la voce melodiosa di una persona che oggi non
dovrebbe più parlare, se fosse veramente morta. E io
rimango lì, inchiodato al suolo, con gli occhi fissi sulla tua
fotografia di marmo. Sei tu che mi stai parlando, Mariù?
Non posso, non voglio crederlo, i morti non parlano, ma
quella voce, la tua voce, mi parla ancora e mi ripete: “mi
Scusi, signore”. E io mi scuoto dall’improvviso torpore che
mi era piombato addosso, e ritorno abbastanza lucido per
capire che quella voce non proviene dalla lapide, i morti
non tornano più indietro, ma proviene da dietro le mie
spalle. E allora mi volto, e ti vedo. Sei tu, Mariù, sei tu, precisa, uguale, identica, giovane com’eri tanti anni fa, e forse
anche un tantino più giovane, bella com’eri tanti anni fa, e
forse ancor più bella. E, d’istinto, senza riflettere, ti parlo, e
le parole mi escono di getto, come mai ho fatto prima:
“ciao, Mariù, ti trovo bene, sei giovane e bella come quando ti ho conosciuta io, ti ringrazio per essere ritornata, ma,
se puoi, fermati un po’ con me, te ne prego, devo dirti tante
cose che non sai, e che allora non ti ho detto. Vuoi, per
favore, accontentarmi, per una volta sola?”. E mi aspetto
102
un sì o un no, qualche obiezione, magari qualche rimbrotto da te, ma tu sorridi, con quel sorriso luminoso che non
hai mai avuto per me, prima d’ora, e intanto io noto delle
piccole differenze in te, differenze così piccole che solo io,
che ho scrutato per mesi il tuo volto da molto vicino, come
sa fare solo un innamorato con la persona amata, un innamorato che ha fissato i suoi occhi nei tuoi occhi, fin quasi a
voler penetrare nella tua anima, avrei potuto notare. E, nel
frattempo lei, che, con quelle piccole differenze, è diventata un’altra persona ai miei occhi, si è fatta seria e mi osserva: “forse lei si è sbagliato, io non la conosco e mi chiamo
Maria e non Mariuccia; mia nonna, che si chiamava Maria
come me, era chiamata Mariuccia, e dicono che, in gioventù, mi assomigliava molto; e lei, signore, deve averla conosciuta bene, visto che viene a portare dei fiori sulla sua
tomba”. E io guardo a lei e penso a te, ti rivedo in lei tale e
quale come eri tu, Mariuccia o Maria, non so nemmeno più
come chiamarti, e parlo a lei come se parlassi a te: “sì,
Maria, ho conosciuto tua nonna, quando era molto giovane, ed ero molto giovane anch’io, e l’ho amata come non ho
più amato nessun’altra donna nella mia vita. Ma LEI non
mi amava, o non mi amava abbastanza per vivere con me
una vita intera, come volevo io. Forse sono io che non sono
stato capace di farmi amare da LEI, forse non ho saputo
spiegarmi a sufficienza, o LEI non ha saputo comprendere
ciò che volevo dirle, forse eravamo due incompatibili fra
noi, forse il destino aveva già deciso così. Tu e tua nonna vi
assomigliate come due gocce d’acqua, io rivedo LEI in te,
uguale, identica a te, quando LEI aveva venti anni. Scusa
se ti do del tu, ma è solo perché, vista l’età, io potrei essere
tuo nonno, e lo sarei veramente, se tua nonna, Mariuccia,
non mi avesse gettato via come un vecchio straccio, come
forse non mi meritavo, e per un motivo che solo LEI sapeva. Potremo incontrarci ancora, se vorrai, e a me farebbe
103
molto piacere, e a te potrebbero risultare molto utili l’esperienza e i consigli di un vecchietto come me, e io sarò, se tu
vuoi, sempre pronto ad aiutarti in tutti i modi, quando tu
ne avessi la necessità. Potrei fare, per te, quello che non ho
potuto fare per la tua nonna”. E lei mi sorride (o LEI mi
sorride, non so più bene chi è delle due, perché a volte,
guardandola, mi sembra di essere tornato nel 1951, ma poi
mi accorgo che non può essere la mia Mariuccia, perché
non l’ho mai vista sorridermi così) lei mi sorride con quel
sorriso che incanta, e che vorrei che non finisse mai, e conclude dicendo: “sì, farà molto piacere anche a me incontrarti ancora. Tu mi sei già simpatico, e, se vuoi, potrai
farmi anche da nonno, perché io non ne ho più di nonni.
Non ho più nemmeno la mamma, ho solo il papà e una
sorella. Arrivederci a presto”. E la storia si ripete, penso.
Anche a lei manca la mamma, ma prende la vita con più
serenità, è meno triste di te, Mariù, e da oggi avrà un
nonno in più, per tutte le necessità della vita. Intanto Maria
se ne sta andando, con quel suo passo veloce e l’andatura
che ricordo benissimo, stretta in quei suoi abiti eleganti,
che adesso non si usano quasi più, e con lei se ne va anche
un pezzo del mio cuore. Ma sorrido anch’io, sono felice
perché so che la rivedrò. Grazie, Mariù, immagino che tu,
dal luogo dove sei, abbia visto tutto, e che tu sorrida, contenta, per quello che è successo oggi e che succederà domani, per il futuro di Maria. Sono contento anch’io. Da oggi
avrò un nuovo compito, e assolverò nel migliore dei modi
la missione che tu mi hai affidato. Farò per lei quello che
non ho fatto per te, Mariù. La proteggerò fin quando mi
sarà possibile, e l’aiuterò a superare tutte le avversità della
vita di una giovane donna, bellissima ma tenera, affascinante ma fragile. Sono già un po’ geloso, perché temo che
qualcuno me la porti via presto, troppo presto, e so già da
adesso che dovrò metterla in guardia, difenderla, se occor104
re, da certi ragazzi perbene, che hanno delle pretese assurde, vogliono una ragazza tutta per loro , ragazzi che sembrano timidi timidi, ma che, senza darlo molto a vedere, e
senza parlare molto, piano piano cercano di impossessarsi
di una giovane donna indifesa, e farla propria, anima e
corpo, per tutta la vita, proprio come cercava di fare, nel
1951, qualche furbetto che io conosco molto bene; ragazzi
che non possiedono nulla, se non le loro speranze, ragazzi
sognatori senza né arte né parte, troppo giovani e inesperti nella vita per dare un solido futuro a lei, che è degna di
un principe di casa reale, o di un magnate del petrolio. E la
storia ricomincia, dal punto di vista di un vecchio anziché
dal punto di vista di un giovane, com’ero io la prima volta.
Ma questa volta non sbaglierò. Dopo Mariuccia è arrivata
Maria, e per me è nata una nuova vita, che durerà fin quando io vivrò. Stai tranquilla, Mariù, hai la mia parola: veglierò su Maria, come avrei voluto vegliare su di te, per tutta
la vita e, se mi sarà possibile, anche oltre la vita. Quella vita
che avrei voluto dare a te, e solo a te, Mariù.
105
LUI e LEI
Ritorno sulla terra
Potrebbe anche accadere che, un giorno…
Sono ormai passati tanti anni, troppi anni. Ne avevo più
di ottanta, quando il mio corpo, vecchio e stanco per le mille
battaglie sostenute, ha deciso di lasciare questa terra, dove
stava anche bene, per entrare nel mondo dei più. E, così,
sono arrivato quì. Dico qui, perché non so dove sono di preciso. Non so dove mi trovo e quando ci sono arrivato, ma è
stato tanto tempo fa. Quanto tempo fa non so, qui non esistono le ore, i giorni, i mesi, gli anni. È uno strano posto questo, si vaga per il cielo senza meta, talvolta ci si può fermare
su una nuvoletta, per ammirare dall’alto la terra con i suoi
frenetici abitanti, e ciascuno può rivedere i luoghi dove ha
abitato, o anche dove, per qualsiasi motivo, è stato, e li può
rivedere com’erano, quando, lui o lei che sia, viveva, con
tutti i parenti, gli amici, e i conoscenti di allora. E può scegliere anche il periodo che vuole rivedere, la sua infanzia, la
sua gioventù, la sua età più matura, e anche, se proprio lo
desidera, la sua vecchiaia, ma questo è il periodo più brutto,
che quasi nessuno vuole rivedere. È uno strano posto questo. Non esiste una casa dove abitare, perché si sta benissimo fuori all’aperto. Non esistono le stagioni, non fa mai né
caldo né freddo, non si deve mai né mangiare né bere, perché nessuno ha mai fame o sete, non esistono neppure le
passioni, le ambizioni e i sentimenti, perciò ognuno è in pace
con se stesso, sta bene, e non va in cerca di guai. Si sta bene
sempre, forse troppo. Si gira in continuazione, senza mai
arrivare in nessun posto, di giorno con il sole, e di notte con
le stelle, e, quando si incontrano le persone che si conoscevano, o quelle che si amavano, si può salutarle, ma non ci si
può fermare a parlare un po’ con loro. Si deve continuare a
106
peregrinare senza sosta, il che, per un breve lasso di tempo
è bello, ma, dopo un po’, stanca. È un posto strano questo.
Nessuno mi ha detto dove sono di preciso, ma potrebbe
essere il Nirvana. Forse non sapevano dove mettermi, perché non ero così buono da mandarmi in paradiso, e non ero
così cattivo da mandarmi all’inferno, e allora mi hanno parcheggiato qui. E qui si sta bene, si sta bene, ma poi? Poi ci si
annoia, ci si annoia tanto, e si comincia a rimpiangere la vita
della terra. Com’era bello mangiare i cibi preferiti, quelli con
quel gusto particolare, com’era bello d’inverno percorrere le
strade fredde ed entrare in una casa calda, e d’estate farsi
una bella doccia fredda, dopo una giornata trascorsa al
caldo, e andare al mare con tutta la compagnia, per ridere e
scherzare, amare e gioire, e tutte le altre belle cose da vivere
pienamente. Ma erano belle anche le discussioni, le sofferenze e i dolori, se confrontate con questa pace senza limiti di
tempo, che a lungo andare diventa monotona. Mi sono stancato di stare quì, sono più stanco adesso di quando ero già
anziano, ma stavo ancora bene sulla nostra vecchia terra. E
vorrei tornarci, sulla vecchia e cara terra, almeno per un po’.
Ma non voglio tornarci ai tempi d’oggi, con gli uomini che
corrono troppo velocemente, tutti indaffarati a correre per
arrivare non si sa bene dove, e presi dai loro strumenti tecnologici, tutti stressati e pieni di malattie nuove che noi
nemmeno conoscevamo, i giovani maschi troppo violenti, e
le ragazzine che mostrano tutto quello che possono mostrare, i giovani che parlano un linguaggio diverso dal mio, e
che non riesco a comprendere. Vorrei tornare ai miei tempi,
ai tempi della mia gioventù, ai tempi della vita semplice e
libera, del dialogo, della vita in famiglia, della tranquillità.
Voglio chiedere a qualcuno se è possibile. Ogni tanto vedo
passare di quì un personaggio austero, una specie di dignitario, vestito con una tunica, e con una mezza aureola che gli
avvolge tutta la testa. Non so chi sia, ma sembra uno che
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abbia una certa autorità, e, quando passerà la prossima
volta, lo fermerò e gli domanderò… ma eccolo che arriva.
Non c’è bisogno di spiegargli niente, lui sa già tutto, fa parte
di quella categoria di esseri soprannaturali, che riescono a
leggere nella mente umana, e sono in quel luogo speciale
per esaudire i desideri, nei limiti del possibile, e secondo
quanto concesso loro dall’Entità Superiore. E così il personaggio mi dice: “tu potrai tornare sulla terra, ma per una
sola volta, e per un periodo massimo di un anno terrestre,
che è quello che desideri tu. Vedrai tutto, come se tu fossi
vivo, gli altri ti vedranno e potrai parlare con loro, e loro
potranno essere visti e sentiti da te, potrai agire e fare quello che vorrai, ma non potrai modificare, in nessun modo e
per nessuna ragione, gli eventi di allora. Quello che è successo allora si verificherà di nuovo, ineluttabilmente, e tu non
potrai farci niente. Solo a queste condizioni ti sarà concesso
di ritornare sulla terra”. Io so dove vorrei tornare, e quando
tornare, e sto per dirlo al personaggio con l’aureola, ma lui
ha letto nel mio pensiero, e, come prima, sa già tutto, fa un
gesto solo e io mi ritrovo sulla terra. È un sabato pomeriggio
di fine Ottobre del 1951, con i miei dischi sottobraccio sto
dirigendomi verso la casa del mio amico Ady, dove ci sarà
il solito ballo, tra i soliti amici e le solite ragazze. C’è il sole,
io attraverso le strade e i giardini, solo qualche macchina e
pochissimi motorini, Lambrette e Vespe. Mio Dio, quant’era
bella e silenziosa, a misura d’uomo, la Milano senza macchine di allora !
I ricordi mi ritornano alla mente, ma penso: chissà se i
miei amici sono rimasti gli stessi e mi riconosceranno,
chissà se ci sarà LEI. Ma LEI ci deve essere, altrimenti perché sarei tornato? E, quando sono là, li vedo tutti, Ady,
Sergio, Brunello, Silvio, Angelo, che stanno ballando con
le ragazze Guja, Grazia, Annamaria, Paola.
Li riconosco tutti, loro non sono cambiati, sono come
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allora, evidentemente anche io sono come allora, perché
loro mi riconoscono e mi salutano, mentre stanno ballando.
E c’è LEI. LEI è seduta, più bella e stupenda che mai, più
affascinante di come la ricordavo. E mi innamoro di nuovo
come un ragazzino, ma io sono veramente un ragazzino o
poco più, sono ritornato a 19 anni, e LEI mi guarda ma non
mi saluta, penso che faccia finta di non riconoscermi, perché certamente LEI mi ha riconosciuto, dopo tutto quello
che c’è stato tra noi. Mi avvicino, la guardo e la saluto, le
dico: “ciao” e LEI mi risponde: “ciao” e basta, non parla
più. Allora le dico: “non ti ricordi più di me?” e LEI mi dice,
un po’ stupita: “come faccio a ricordarmi di te, se io non ti
conosco, non ci siamo mai visti prima?” Ma io insisto: “io
sono Efrem”. E LEI mi porge la mano e mi dice: “piacere, io
mi chiamo Mariuccia”. E allora mi viene in mente che solo
a me è stata data la possibilità di ricordare gli altri, ma gli
altri non possono ricordarsi di me. E allora la invito a ballare, e durante il ballo le parlo, perché adesso ho l’esperienza
di un uomo di cento anni, e le parole mi escono fluide e convincenti. E così riesco a spiegarle che mi sono innamorato
di LEI, che il mio non può essere, e non sarà, un amore passeggero, che voglio avere un futuro con LEI, che LEI deve
avere fiducia in me, che non la tradirò mai, e anche tutte le
altre belle parole che un innamorato può dire alla persona
amata. E LEI ascolta pensosa, e, quando le chiedo di uscire
con me, mi risponde di sì, e quando è sera, e l’accompagno
verso casa, scocca naturalmente, e senza il bisogno di
richiederlo, il primo bacio, il dolcissimo primo bacio con la
tenera Mariuccia, proprio come è accaduto la prima volta.
La storia si ripete, LEI mi comunica che non potrà uscire il
sabato e la domenica, ma questa volta, memore del passato, io le chiedo il perché, e LEI mi risponde che la sua situazione familiare non le consente di uscire in quei giorni, e
non riesco a farmi dire qualcosa di più. E la storia si ripete
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ancora, usciamo poco e stiamo poco insieme, ma io mi
lamento, e questa volta riesco a strapparle qualche appuntamento in più, cosa che mi riempie di soddisfazione. Ma è
quasi come la prima volta, perché siamo tornati nel 1951 e
si deve ripetere, per forza, quello che è successo allora. E
arriva la vigilia di Natale, vado in casa sua, vedo il padre e
la sorella, ma non c’è la madre, e credo di capire che la
madre se ne è andata via in qualche modo, e forse non ritornerà mai più, e il padre è prostrato, e le figlie devono rimanergli accanto per assisterlo, e hanno perciò una libertà
molto limitata. E il Natale passa, e io non ne ho parlato con
Mariuccia, perché capisco che la situazione è delicata, e un
ragazzo non può certo sostituire la mamma. Però io le ho
garantito che, per ogni evenienza potrà contare su di me, e
questo ha contribuito a rasserenarla un po’, e poi LEI mi
vuole bene, ha fiducia in me, vuole aspettare quando io
sarò più maturo, e io penso che questa volta le cose andranno in modo diverso, perché ci conosciamo meglio dell’altra
volta, e LEI non mi lascerà così facilmente, anzi, non mi
lascerà mai. E il maledetto giorno di Febbraio si avvicina,
ma questa volta la storia non deve ripetersi. Io le ho chiesto
di parlarmi di qualsiasi difficoltà dovesse insorgere tra noi
due, per risolvere, parlando, qualsiasi problema, ma LEI mi
ha risposto che difficoltà non ce ne sono, di nessun genere.
Però, quel giorno, mi chiama al telefono, mi dà l’appuntamento, e la scena si ripete. LEI mi lascia, e la sera stessa mi
telefona pentita. Io le chiedo come mai, cosa diavolo sia successo, da un giorno all’altro, per farle pensare di lasciarmi
per quell’altro uomo, e LEI mi risponde: “è stato un impulso irrefrenabile, una cosa che non capisco io stessa, come se
una forza misteriosa mi costringesse a fare quello che ho
fatto. Non so perché è successo, ma è successo, e non ho
potuto fare niente per evitarlo”. E allora io capisco. Sono
abbattuto ma capisco, sono arrabbiato ma capisco. La real110
tà, cattiva e crudele, ma vera, è lì sotto ai miei occhi, che
finora si erano rifiutati di vederla. E ricordo le parole del
personaggio con l’aureola: “potrai agire e fare quello che
vorrai, ma non potrai mai modificare gli eventi di allora”.
Vengo colto da una crisi di cupa disperazione; a questo
punto, se non potrò modificare niente, è già deciso anche
che LEI mi lascerà, e allora a cosa è servito ridiscendere di
nuovo sulla terra, se non potrò modificare nulla, e dovrò
ancora essere lasciato solo, e senza un motivo, senza un perché? E soffro, ma poi, piano piano, la disperazione cede il
passo alla rassegnazione: se così deve essere, così, purtroppo, sarà. Io farò di tutto per cercare di modificare la situazione, ma so già che non potrò. Però potrò dire a Mariuccia
tutto quello che so, la informerò di tutto quello che potrebbe succedere, e poi, anche se dovesse succedere quello che
non voglio, ma a cui non mi posso opporre, almeno LEI
saprà quanto le ho voluto bene, saprà che non è per colpa
mia se LEI se ne andrà, ma sarà per una volontà superiore,
e conserverà nei suoi ricordi la mia immagine migliore,
quella di un ragazzo che l’amava, l’amava tanto ma senza
mai saperle dire quanto l’amava, e LEI, pensando a me,
potrà sorridere, ricordando, con piacere e nostalgia, i nostri
momenti più belli. Perciò, d’ora in avanti, se proprio non
potrò fare altro, mi dedicherò a lasciarle i migliori momenti di noi. E intanto arriva la primavera, e cominciamo ad
andare all’Idroscalo con la Lambretta, e sono giorni di passione e d’amore. Ho tentato di spiegarle che tutto questo
dovrà finire, un giorno, perché il destino ha già deciso così,
non certo perché io lo voglia. Gliel’ho detto parecchie volte,
ma LEI non capisce, e mi risponde: “il nostro destino lo facciamo noi, noi stiamo tanto bene insieme, non capisco perché ti sei messo in testa certe idee, non sarà per caso che tu
vuoi lasciarmi?”. E io le assicuro di no, che non la potrei
mai lasciare, che farò tutto il possibile perché tutto questo
111
non succeda, e poi le devo mentire, e le dico che tutto questo non succederà mai, noi non ci lasceremo mai, e resteremo uniti fino alla morte. Ma è una pietosa menzogna, che
racconto a LEI e forse anche a me stesso, perché io temo che
il fato avrà ragione del nostro sentimento, e decreterà la fine
del nostro amore. E poi arriva l’estate, e mi dedico solo a
LEI, voglio farla felice per i pochi giorni che ci rimangono,
prima della fine. Però, prima, vorrei fare qualcosa di importante per me e per LEI. È un desiderio che mi porto dalla
prima volta che ci siamo visti, un desiderio che so che ha
anche LEI, anche se non lo ammetterà mai. Vorrei fare
l’amore con LEI, una bella sensazione in più, un ricordo bellissimo in più, che potremo portare con noi per sempre,
custodito là dove nessuno potrà mai togliercelo. E arriva
quel giorno. LEI è convinta, perché sa che, per due giovani
che si amano, l’amore fisico è importante, ha ancora alcuni
timori ma io l’aiuto a superarli. È la prima volta per LEI e la
prima volta per me, e per questo LEI ritiene che sia il
momento giusto e io sia l’uomo giusto. E succede. È successo. È stato bellissimo, io ho cercato di essere delicato con
LEI, per farle provare piacere e non dolore, e ci sono riuscito. È stata una cosa dolcissima, come il primo bacio. Ci
alziamo, mi sembra che LEI sia contenta come sono contento io, ma, quando le domando: “è stato bello anche per te?”,
LEI mi risponde: “cosa è stato bello? È stato come al solito,
i tuoi baci mi sono sempre piaciuti, e sempre mi piaceranno”. E ancora io capisco, con amarezza, che non ho potuto
modificare gli eventi, io ho creduto di fare l’amore, oppure
ho fatto l’amore, non lo so, ma LEI ha fatto l’amore e non se
ne è nemmeno accorta, oppure non ha fatto l’amore, oppure ancora ha creduto di non farlo? Non lo saprò mai. Il
tempo è trascorso in fretta, troppo in fretta, e non ci sarà
modo di farlo un’altra volta. È arrivata la fine dell’estate, è
già Settembre. E ci troviamo per l’ultima volta. LEI non sa
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che sarà l’ultima volta, ed è serena, adorabile come sempre.
Io sono angosciato, non so ancora niente di certo su quando dovrò andare via, ma comunque cerco di prepararla. È
una pietosa menzogna quella che le dico, una menzogna
necessaria. Se le dicessi la verità, LEI non capirebbe, e crederebbe che io stia raccontandole una di quelle che LEI
chiama: “le tue solite balle” quando non crede a quello che
le dico. Le dico invece che dovrò affrontare un lungo viaggio, che non so quanto rimarrò assente, che non so quando
potrò tornare, e che magari, se capitasse qualche grosso
imprevisto, potrei anche non tornare mai. LEI mi sorride
comprensiva, e mi fa un discorso molto lungo, per il suo
carattere, e mi dice: “tornerai sicuramente, non so come e
quando, ma tornerai. E tu lo sai quanto ti voglio bene, e,
quando tornerai, mi troverai quì ad aspettarti, come prima,
e per noi tutto riprenderà come prima, meglio di prima.
Non ti succederà niente, non potrà succedere mai niente
che possa separarci per sempre, e un giorno, anche lontano,
dovrai tornare da me, ma, se dovesse accadere qualcosa che
ci tenga lontani per un tempo molto lungo, allora sappi che
io resterò sempre dentro di te, e dovrai cercarmi in quell’angolino del tuo cuore, dove mi hai tenuta finora, e dove sto
tanto bene”. Sì, Mariù, te lo prometto, ti porterò per sempre
nel mio cuore, dove ti ho sempre tenuta, e dovunque andrò
ti terrò in quell’angolino che è sempre stato tuo, e ti terrò
nascosta perché nessuno mai ti possa portare via. Questo
penso, e vorrei tanto poter piangere, di nascosto da LEI, ma
cerco di sorridere, ho un groppo in gola ma devo fingere, e
la rassicuro: “tornerò, vedrai che tornerò presto”. È un’altra
pietosa bugia. So che il mio tempo sulla terra è scaduto, un
anno è già passato, e io dovrò tornare là da dove sono venuto. E ci torno, ed è da allora che io vago per l’immensità del
cielo, e aspetto, aspetto sempre. Non era un addio per sempre, mia dolce e forte, tenera e scorbutica, Mariù. Ora sai
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quanto ti ho amato. Non ci potremo vedere più su questa
terra, ma forse, un giorno, ti vedrò arrivare nei cieli immensi, dove non esistono limiti di tempo, non esistono la fame
e la sete, il caldo e il freddo, il dolore e l’angoscia, ma esiste
l’Amore, tanto Amore, Amore sconfinato, tanto grande che
nessuno potrà mai immaginarlo. E Amore, grande Amore,
infinito Amore, sarà per noi. Per sempre. Ti aspetto, Mariù.
Arrivederci, Mariù.
***
Dopo LEI, io faccio finta di essere felice, e recito la parte di
qualcuno che ha ritrovato la serenità, ma quando sono solo con me
stesso mi vien voglia di gridar la verità: la verità è che non son
felice, che la mia vita si è fermata in quel momento, la verità è che
AMO ANCORA TE!!!
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Addio, amore mio
Addio Mariuccia, mio dolce amore per un tempo troppo breve. Addio, forte e fragile creatura, a volte aspra e
dura, a volte tenera e dolce, preda dei propri complessi e
delle proprie angosce. Chissà quanti problemi ti sei tenuta dentro senza farmene parte, quali paure, quali desideri
inespressi di evadere da una vita difficile, che non ti appagava. Addio, tenera compagna, donna desiderabile fuori
ma bambina dentro, che sentiva il bisogno di una presenza maschile, discreta e delicata, ma nello stesso tempo
sicura e autorevole, un uomo ideale che LEI non riusciva
a trovare perché uno, io, era troppo giovane e inesperto, e
l’altro era troppo egoista, e pretendeva di ricevere solamente, senza dare nulla in cambio. Io non ho saputo darti
quello che cercavi, e questo resterà nella mia vita come il
dispiacere più grande. Mi era difficile capirti, un po’ perché non ti esprimevi, non mi hai mai chiesto di fare qualcosa per te, un po’ perché io ero superficiale e non ho mai
approfondito i tuoi silenzi, come i miei silenzi ti hanno
fatto pensare che io non volessi fare nulla per te. Ti ho
capita più tardi, molto più tardi, troppo tardi.
Ti chiedo scusa, non è sufficiente ma è solo quanto
posso fare oggi, anche se è troppo tardi. Se ho sbagliato
nel giudicarti, nel mio comportamento con te, nei miei
silenzi egoistici; se ho sbagliato nel non comprendere le
tue difficoltà, aiutandoti in tutti modi possibili, perché
anche così si esprime il vero amore, se ho sbagliato così
tanto, allora sono stati tanti i miei gravi, imperdonabili
errori. Vorrei con tutte le mie forze rimediare in qualche
modo, ma è impossibile rimediare agli errori commessi
allora. Io non so dove sei, anche se ti ho molto cercata, ma
se tu un giorno per caso scoprissi dove sono, e volessi
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chiamarmi, scoprirai cose che non ritenevi possibili, capirai che non è stato tutto inutile e che qualcosa ti è rimasto
dentro, saprai che il vero amore non muore mai, Mariù.
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LEI
Forse, quel giorno …
AIUTATEMI, SE POTETE
E venne un giorno qualsiasi, un giorno che sembrava
assolutamente normale per LEI. LEI sta vivendo ormai una
vita un po’ di riflesso, la vita che può vivere una donna
calma e riflessiva, come lo è sempre stata LEI, e a maggior
ragione oggi, che ha già una certa età. Ha già dato agli uomini e al mondo, nel tempo, tutto quello che poteva dare, ha
insegnato per decenni nelle scuole di mezza Italia, impegnandosi a fondo perché centinaia di bambini, piccoli geni o
grandi somari che fossero, potessero apprendere qualcosa
di più che non le semplici nozioni scolastiche. E, dopo il termine della sua carriera professionale, e anche se rimpiange
un po’ gli anni in cui la sua vita era attiva. Sta godendosi il
meritato riposo, con tranquillità e senza imprevisti. Ma oggi
non è una giornata del tutto normale, come LEI poteva pensare, sta per accadere qualcosa di speciale. L’estate è già finita da un pezzo, e l’autunno è già inoltrato, con quell’aria
frizzantina, che già annuncia l’imminente arrivo dell’inverno. LEI non dovrebbe avere nessun motivo per essere diversa dal solito, eppure avverte dentro di sè una strana irrequietezza. È un certo non so che, neppure LEI stessa sa cosa
possa essere, e questo la rende un po’ nervosa, LEI che, di
solito, è così fredda e compassata. Si sente agitata un po’ più
del normale, si domanda il perché senza avere risposta,
avverte dentro di sé una strana voglia di fare, una forza
inconsueta, come se LEI avesse molti anni in meno, come se
fosse ritornata giovane, nello spazio di un mattino. Ecco,
oggi è sabato, e il sabato pomeriggio di solito… e improvvisamente LEI ricorda, e, come per incanto, si ritrova in strada, e rivive quel giorno, come se fosse oggi. E, come oggi,
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era autunno anche allora. LEI, così occupata dagli impegni
familiari, oggi si è presa una mezza giornata di libertà. È
stata invitata da un amico a una festicciola da ballo in Via
Pascoli, un po’ di svago ogni tanto fa bene, esce di casa e ci
va, e, mentre cammina, pensa: “oggi vedrò ragazzi che io
non conosco, ascolterò della musica, e, magari, farò qualche
ballo. Chissà, potrà essere piacevole, o forse anche un tantino noioso”. E intanto che pensa è già arrivata, e, come entra
nella sala dove stanno già ballando, vede subito, tra gli altri,
un ragazzo che la fissa, la fissa insistentemente, con gli occhi
sgranati. E LEI si meraviglia, e dice tra sé e sé: “cominciamo
bene. Ma quello non ha mai visto una donna in vita sua?”, e
lo osserva meglio. È un tipo che ha la faccia da bravo ragazzo, e di aspetto piacevole, anche se è magro magro ed è un
po’ curvo di spalle. E LUI la fissa sempre, come se volesse
mangiarsela con gli occhi, e LEI si sente un po’ a disagio, si
domanda: “chissà perché mi fissa così insistentemente?”,
ma questo, sotto sotto, le dà anche un brivido di piacere,
perché adesso sa che quel tizio è molto interessato a LEI, ma
ecco che LUI le si avvicina, la invita a ballare, e… ma questa
è un’altra storia, una storia che LUI non conosce, e che vi
potrò raccontare solo quando LEI mi avrà dato la sua versione dei fatti, su quello che è successo tra noi due allora, e mi
dirà tutto sulla sua vita con me e dopo di me, e ogni cosa
avrà la sua spiegazione. Perché adesso sono sicuro che la
troverò. Qualche buon samaritano, leggendo il libro, sarà
mosso a compassione e mi vorrà dare una qualche importante notizia, che mi aiuterà in modo decisivo a ritrovarla. E,
quando l’avrò ritrovata, potrà essere fonte di nuovo gaudio
grande o di grande dolore per me, ma, almeno, saprò tutto
su di LEI. E devo anche darle questo libro, che ho scritto solo
per LEI, e devo dirle tutte le cose che mi sono tenuto dentro
per tanti anni. E così, CHIEDO AIUTO a tutte le persone che
sanno qualcosa, anche la meno importante. Vi prego, aiutatemi, chiunque voi siate, aiutatemi, qualsiasi cosa voi sap118
piate su di LEI, aiutatemi. LUI ve ne sarà eternamente grato
e, se andrà come spero io, anche LEI vi sarà riconoscente.
Grazie ancora, e grazie a tutti.
Chiunque abbia notizie di LEI, mi contatti, per favore.
[email protected] tel. 347.55.18.126 – 347.53.58.615
L’angelo
Non credevo possibile che un Dio si dimenticasse un angelo
davanti a me, ma, ora che ci sei, rimani qui con me, ma, se non
puoi fermarti, se proprio devi tornare a casa, non lasciarmi solo,
portami con te.
(da una scritta murale in via Mac Mahon)
AI MIEI LETTORI
Vi ringrazio per per aver letto questo libro, che non ha
la pretesa di essere un capolavoro, ma solo la fedele descrizione di un grande, romantico amore di tanti anni fa. Se
vorrete, potrete seguire il fantastico racconto della storia di
LUI e LEI, leggendo i libri:
Cercasi Mariù disperatamente e Parlami d’amore Mariù
che potrete avere al prezzo incredibilmente basso di 3
Euro cad., rivolgendovi direttamente all’autore tramite e.mail
o telefondando ai numeri 347.55.18.126 – 347.53.58.615.
Grazie ancora, e un arrivederci, da EFREM.
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Indice
Aiutatemi, per favore
Ti porterò per sempre nel mio cuore
Il sesso e l’amore
Un ricordo
La storia - Lui e le ragazze
LUI e LEI - L’incontro e la speranza
Un amore speciale
LUI e LEI - Un giorno particolare
LUI e LEI - La sicurezza
LUI e LEI - La felicità
Parlami d’amore Mariù
LUI e LEI - Il Natale più bello
Com’eri bella, Mariù!
LUI e LEI - L’abbandono
Chi eravamo, Mariù?
LUI e LEI - L’ipotesi
Quel giorno
LUI e LEI - La telefonata
I tuoi baci e l’amore
Pensieri per Mariuccia
Il favore
Ti ho sognata, Mariù
Non ti ho saputa amare
LUI e LEI - Il ritorno
LUI e LEI - La rivincita
Il discorso diretto
LUI e LEI - Le incomprensioni 1
Grazie, Mariuccia
L’amore sciupato
LUI e LEI - Le incomprensioni 2
LUI e LEI - Il sosia
LUI e LEI - La promessa di addio
Non ho capito niente, Mariù
pag.
7
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53
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58
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68
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LUI e LEI - L’addio senza addio
LUI e LEI - La fine della storia
L’illusione
LUI e LEI… - Per caso, dopo cinque anni
La maestrina e la vocina
LUI e LEI - Una nuova Mariù
LUI e LEI - Ritorno sulla terra
Addio, amore mio
LEI - Forse quel giorno… Aiutatemi, se potete
L’angelo
AI MIEI LETTORI
pag. 72
76
78
81
87
95
106
115
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Finito di stampare febbraio 2014
dalla Greco&Greco - Milano