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IERI
OGGI
DOMANI
Il Santuario
di Sant’Antonio
Gemona del Friuli
Il Santuario
di Sant’Antonio
Gemona del Friuli
IERI
OGGI
DOMANI
con il contributo del:
Comune di Gemona del Friuli
Testi
Fr. Emidio Papinutti
Fotografie
Fr. Giovan Battista Ronconi
Coordinamento editoriale Fr. Luigi Bettin
Impaginazione e stampa OGV Palmanova (Ud)
Si ringraziano tutti coloro che in qualsiasi forma hanno collaborato e contribuito alla
realizzazione di questa pubblicazione.
Frati Minori
Gemona del Friuli
2010
INTRODUZIONE
Cari Devoti di Sant’Antonio,
sono lieto di porre nelle vostra mani questo sussidio, che vi aiuterà a
conoscere meglio il Santuario di Gemona e ad amare di più il nostro celeste
Patrono Sant’Antonio.
Da tempo si desiderava la pubblicazione di questo piccolo gioiello.
L’ultima Guida del Santuario risale al 1974. Il presente lavoro non si limita ad essere una semplice guida artistica del Santuario, vorrebbe essere
qualche cosa di più. Di guide turistiche o prevalentemente artistiche ce
ne sono numerose. Con questo sussidio, invece, vorrei aiutare i devoti del
Santuario ad approfondire, sì la loro conoscenza della storia e dell’arte, ma
anche della spiritualità di questo luogo sacro, in modo particolare, vorrei
far conoscere le varie attività religiose e sociali, la vita liturgica e spirituale,
i progetti e le speranze che animano questo centro antoniano.
Rivolgo un cordiale ringraziamento a quanti hanno collaborato a questa
pubblicazione: a frate Emidio Papinutti che ne ha curato la parte letteraria,
a frate Giovanni Battista Ronconi per l’apparato fotografico, all’Architetto
Gianpaolo Della Marina per l’assistenza tecnica, al Professor Tito Cancian
per aver gentilmente concesso la riproduzione di alcune fotografie “storiche” dal suo prezioso archivio fotografico. Un ringraziamento particolare
al Sig. Sindaco di Gemona, Paolo Urbani, per il patrocinio e il contributo per
tale realizzazione ed a tutti i benefattori del tempo presente e del passato.
Mentre auguro a tutti di poter trarre qualche vantaggio dalla lettura di
queste pagine, su tutti imploro la protezione del nostro caro Sant’Antoni di
Glemone.
Il Signore vi dia Pace!
Fr. Luigi Bettin
Rettore
PRESENTAZIONE
Il Santuario di Sant’Antonio è sempre stato, per tutti i gemonesi, un punto
di riferimento importante.
Per i credenti, per la spiritualità che l’ha sempre circondato, per i non
credenti, per l’importante patrimonio di arte e di testimonianza che esso
rappresenta.
Tanto importante e significativo che, nonostante il Patrono ufficiale della
nostra Città sia S. Michele, da sempre è Sant’Antonio che noi ricordiamo quale Protettore di Gemona.
Non posso che plaudire, quindi, alla pubblicazione di questa guida.
È certamente un supporto importante per far conoscere meglio ai Gemonesi e, ancor di più ai non Gemonesi, la rilevante opportunità della presenza, nella nostra Città, di questa importante realtà, religiosa prima, storica ed
artistica poi.
Un rigraziamento particolare, quindi, a Frate Luigi Bettin, Rettore del Santuario, ai suoi Confratelli e a tutti coloro che hanno cooperato per la stesura
di questa pubblicazione.
Patrocinio e contributo del Comune erano quindi scontati perchè ciò che
oggi intendiamo valorizzare con questa iniziativa è, a tutti gli effetti, una
componente inscindibile per la storia passata, presente e futura della nostra
città.
Il Sindaco
Paolo Urbani
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prima parte - IERI
- Sant’Antoni di Glemone
- Sia noto a ciascheduna persona…
- I Frati
- Il Convento
- La Chiesa
- Le Inique Soppressioni
- Rifioritura
- Il Tempio Impossibile
- La Nuova Facciata
- Gemona, Addio
IL
SANTUARIO
DI
SANT’ANTONIO
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prima parte - IERI
prima parte - IERI
SANT’ANTONI
DI GLEMONE
Sant’Antonio è di Lisbona: a Lisbona è nato nel 1195 (circa).
Sant’Antonio è di Padova: a Padova è morto il 13 giugno 1231.
Sant’Antonio è di Gemona. Con
questo titolo i Friulani amano chiamare il loro Santo: Sant’Antoni di
Glemone.
Santo di tutto il mondo: mamme
che impongono il suo nome ai loro
figli; paesi, contrade, chiese e altari
a lui dedicati; donne ortodosse che
a Rodi portano il pane per i poveri
nella chiesa cattolica, musulmani
che ad Alessandria d’Egitto pregano
davanti alla sua immagine.
Santo dei miracoli: se per la sua
canonizzazione, avvenuta dopo appena un anno dalla morte, sono stati presentati quarantasette miracoli,
infinitamente di più sono i miracoli e
le grazie che i fedeli ottengono ogni
giorno per sua intercessione.
Santo dei bambini: stringe tra le
braccia il Bambino Gesù, accoglie
sotto la sua protezione tutti i bambini del mondo.
Santo dell’Eucaristia: a Forlì una
mula si prostra davanti al Sacramento, in ogni anima la fede si fortifica
con la sua parola.
Santo delle cose perdute: provare per credere.
IL
SANTUARIO
DI
SANT’ANTONIO
Dottore della Chiesa: Pio XII lo ha
proclamato Dottore Evangelico.
Santo della Pace: a Verona intercede presso Ezzelino da Romano
per la liberazione del conte Sambonifacio, a Ferrara intercede a favore
di una sposa sospettata d’infedeltà
dal marito, sempre ottiene pace a
chi l’invoca.
A Gemona Sant’Antonio è da secoli venerato e invocato. Il 2 luglio
1620 il Consiglio Comunale deliberò
l’elezione di Sant’Antonio a Compatrono di Gemona. Qui è vivo il ricordo
del suo passaggio. Davanti alla sua
Immagine sempre preghiere, fiori,
candele, lumini. I numerosi ex voto
testimoniano le grazie ricevute per
sua intercessione.
La venerazione dei Gemonesi verso questo Santo si esprime in modo
particolare quando viene chiamato
affettuosamente col titolo familiare
di Sant’Antoni di Glemone.
Il Santuario e il Convento visti dall’alto.
IL
SANTUARIO
DI
SANT’ANTONIO
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prima parte - IERI
prima parte - IERI
SIA NOTO A
CIASCHEDUNA PERSONA...
Gli storici non fanno difficoltà ad
ammettere la presenza di Sant’Antonio a Gemona negli anni 1227-30.
Secondo gli studiosi che hanno
fissato la cronologia della vita del
Santo, si è certi che negli anni tra il
1225 e ‘27 Sant’Antonio si trovava
in Francia meridionale, dove fu Custode di Limoges. Il suo passaggio
è ancora ricordato con venerazione
in alcune città della regione.
Nel 1227 Sant’Antonio tornò in
Italia per partecipare al Capitolo Generale dell’Ordine francescano, che
si celebrò ad Assisi il 30 maggio di
quell’anno, festa di Pentecoste.
La conferma della Regola.
IL
SANTUARIO
DI
SANT’ANTONIO
In quel Capitolo fu nominato Ministro della Provincia di Lombardia,
che allora comprendeva tutta l’Italia
settentrionale, Friuli compreso.
Il Santo aveva 32 anni.
Sant’Antonio ricoprì l’incarico
di Ministro per tre anni. Fu esonerato dall’ufficio di Provinciale nel
Capitolo Generale della Pentecoste del 1230, 26 maggio, a motivo
dell’idropisia che lo tormentava da
tempo. La Regola di San Francesco
stabilisce: “I frati che sono ministri
e servi degli altri frati, visitino e
ammoniscano i loro frati e li correggano con umiltà e carità” (cap. X).
Questa norma della Regola francescana ha obbligato Sant’Antonio ad
affrontare lunghi e faticosi viaggi
per visitare i suoi frati in qualità di
“ministro e servo”. In ogni luogo
il Santo poteva fermarsi qualche
settimana oppure solamente pochi
giorni. Una norma di ordinaria disciplina religiosa ha portato il Santo a
Gemona. In forza di questa norma
della Regola francescana bisogna
credere che Sant’Antonio sia venuto a Gemona negli anni 1227-30. La
tradizione propende pel 1227, nella
seconda metà dell’anno, cioè dopo
la festa di Pentecoste. Allo stesso
modo il Santo ha visitato altri luoghi
dove allora si trovavano dei frati in
Friuli e dove ancora si ricorda il suo
passaggio. La prova storica della
visita di Sant’Antonio a Gemona è
venuta alla luce dopo il terremoto.
In quell’affresco del Trecento, riscoperto nella parte destra della parete di fondo dei ruderi della chiesetta
della Beata Vergine delle Grazie. sta
scritto: Sia noto a ciascheduna persona chomo Miser Scto Antonio da
Padua fece hedificar questa capella
a honor della Gloriosa Vergine Maria
delle Grazie...
Ruderi della cappella fatta
costruire da Sant’Antonio in onore
della Madonna (1227 - 1228 circa).
Lapide con il testo di Sant’Antonio.
IL
SANTUARIO
DI
SANT’ANTONIO
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prima parte - IERI
prima parte - IERI
I FRATI
La presenza dei Frati Francescani in Friuli è accertata fin dall’inizio
dell’Ordine. Un documento ufficiale
del Patriarca di Aquileia Bertoldo di
Andechs, dell’anno 1219 fà menzione esplicita dei Frati Minori e
dei Domenicani. Era ancora vivo S.
Francesco. Ai frati era riconosciuta
la facoltà di predicare in difesa della
fede cattolica.
A Gemona i frati, probabilmente
in numero di tre o quattro, avevano
aperto al culto una chiesetta. Accanto a quella chiesetta molti fedeli
sceglievano di essere sepolti, per
devozione al Santo: “Apud Sanctum
Padre Antonio Pagani.
IL
SANTUARIO
DI
SANT’ANTONIO
Scultura di padre Adriano Osmolowski
(di Giovanni d’Artegna).
Antonium”. Perfino i Signori di Gemona, i conti di Prampero, scelsero
di essere sepolti presso Sant’Antonio. Nel 1231, anno della morte di
Sant’Antonio, i frati a Gemona non
solo avevano aperto al culto una
Padre Basilio Brollo (tela, in Convento).
chiesetta, ma vi avevano anche una
loro modesta dimora (locus, insediamento) con dormitorio, officine
e il cimitero.
Della primitiva abitazione dei frati non rimangono tracce.
In breve tempo il convento fu
ampliato e acquistò importanza,
tanto che fu più volte sede del Capitolo Provinciale, nel 1311, 1404,
1432. In quegli anni la comunità religiosa era composta da una decina
di frati.
Alla fine del ‘400 fu eretta a Gemona la chiesa delle Grazie “in
Villa”. La nobildonna gemonese
Caterina Dentoni, vedova di Ser Biagio Pinta, dispose per testamento
l’erezione della chiesa delle Grazie
e di un convento per i Frati Minori
dell’Osservanza.
I Frati Minori sono succeduti ai
Conventuali nel convento di Sant’Antonio nel 1845. Rimangono presenti fino ai nostri giorni. Molti dei frati
che vissero nel convento di Sant’Antonio di Gemona sono ricordati per
la loro santità e scienza. Solo alcuni
nomi: San Giovanni da Capestrano,
che passò per Gemona nel 1451 e
vi operò ventinove miracoli; il Beato Antonio Pagani, che nel 1560
predicò la Quaresima nel Duomo di
Gemona; il gemonese padre Basilio
Brollo (+1704), che compilò il primo
dizionario cinese-latino; il servo di
Dio Gregorio Fioravanti dalle Grotte
di Castro, confondatore delle Suore
francescane Missionarie del Sacro
San Giovanni da Capestrano (vetrata, particolare).
Padre Gregorio Fioravanti, da Grotte di Castro.
Cuore (1894); il servo di Dio padre
Adriano Osmolowski (+1924), che
dimorò per 28 anni nel convento di
Gemona; monsignor Aurelio Briante
da Buia (+1924), Custode di Terra
Santa e Arcivescovo titolare di Cirene; padre Faustino Maria Piemonte
da Buia (+1973), fondatore della
Custodia francescana in Centro
America, e tanti altri.
IL
SANTUARIO
DI
SANT’ANTONIO
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IL CONVENTO
La piccola casa francescana costruita nei primi tempi a Gemona,
presto si trasformò in un grande
convento.
Il 6 maggio 1259 una certa Elisa
di Gemona, figlia di Giuliano Veneto,
disponeva per testamento di essere sepolta “vicino a Sant’Antonio dei
Frati Minori” di Gemona e lasciava
una cospicua somma per la costruzione della chiesa e del convento di
Sant’Antonio.
Prima del terremoto del 1976 il
Convento e Chiesa (prima del terremoto).
IL
SANTUARIO
DI
SANT’ANTONIO
convento aveva due chiostri: uno
grande, che è sostanzialmente l’attuale, e uno più piccolo accostato
alla chiesa, chiamato chiostrino,
del quale, dopo il terremoto, sono
state ricostruite solo due ali. Il chiostrino era detto anche “chiostro
dei miracoli”, perché le sue pareti
erano letteralmente coperte di ex
voto, di grucce e di altri simboli che
esprimevano la gratitudine dei devoti al Santo dei Miracoli per grazie
ricevute.
Nel chiostro grande si possono
vedere, su architravi di porte e di finestre, le date 1420 e 1488. Segno
evidente che in quegli anni sono
stati realizzati importanti lavori. In
qualche periodo di tempo il convento di Gemona poteva alloggiare fino
a una trentina di religiosi.
A sinistra del convento ora c’è
l’entrata al parcheggio, aperto negli
anni Novanta. L’occhio si bea alla
vista dell’ampio orto del convento,
con cipressi centenari e piante gigantesche: “oasi immobile di pace
e di serenità”.
A Gemona oltre ai frati Conventuali e Osservanti, hanno avuto un
convento anche i frati Cappuccini
dal 1657 al 1807. Della loro presenza rimane solo il nome di una
strada: Via dei Cappuccini. Esisteva
inoltre un convento di Monache Clarisse, chiamato della Cella: occupava il luogo dove ora si trova la Casa
Madre delle Suore Francescane
Missionarie del Sacro Cuore.
Non solo a Gemona, ma in tutto il Friuli sorsero come d’incanto
conventi francescani fin dagli inizi
dell’Ordine. San Francesco della Vigna a Udine, San Francesco e San
Giorgio a Cividale, San Pantaleone a
Spilimbergo, SS. Trinità a Polcenigo,
San Francesco a Palmanova e ancora a Villalta, Cordovado, San Daniele,
Latisana, Valvasone, Porcia, Venzone e altre città e paesi friulani che
conservano tracce o memorie di
una presenza francescana.
Il chiostrino e il campanile del 1300 (prima del
terremoto).
Chiostro interno (prima del terremoto).
IL
SANTUARIO
DI
SANT’ANTONIO
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LA CHIESA
Antonio di Padova venne proclamato Santo da Papa Gregorio IX nella cattedrale di Spoleto il 30 giugno
1232, appena un anno dopo la sua
morte. Non è azzardato pensare
che subito i frati di Gemona si siano messi all’opera per erigere una
chiesa in onore del Santo e a ricordo
del suo passaggio.
Cappella di Sant’Antonio (prima del terremoto).
IL
SANTUARIO
DI
SANT’ANTONIO
In pochi anni, accanto alla chiesetta della Gloriosa Vergine Maria
delle Grazie, venne costruita un’altra chiesa. Acquista importanza
eccezionale un fatto che, a prima
vista, potrebbe essere considerato secondario. Nei primi due secoli
dell’Ordine di norma le nuove chiese francescane venivano dedicate
a San Francesco; a Gemona, invece,
la nuova chiesa venne dedicata a
Sant’Antonio di Padova.
Un altro particolare è pure molto importante. La nuova chiesa di
Sant’Antonio a Gemona è stata dedicata il 15 marzo 1248; a Padova la
prima chiesa di Sant’Antonio è del
1263. Prova certa che quella di Gemona è nel mondo la prima chiesa
dedicata a Sant’Antonio di Padova.
Il nuovo Santuario era frequentato da numerosi fedeli e presto
divenne un centro di pietà antoniana. Il 17 novembre 1259 il Papa
Alessandro IV concedeva speciali
indulgenze a tutti coloro che visitavano la chiesa nelle feste e ottava di
San Francesco, di Sant’Antonio e di
Santa Chiara. Il Santuario di Sant’Antonio ha conosciuto, attraverso i secoli, ricostruzioni, ristrutturazioni,
ampliamenti vari. Il 26 marzo 1511
la chiesa fu quasi distrutta da un
Cappella della Vergine Maria delle Grazie (prima del terremoto).
forte terremoto, tanto che, dopo
restauri radicali, si rese necessaria
una nuova consacrazione.
Nel 1451 aveva ben nove altari,
tra i quali è ricordato quello di Santa
Maria “in chapela”. In documenti del
1656 la chiesa è definita ampia e
addirittura “magnifica”. Fino ai primi
anni dell’Ottocento la chiesa era di
stile romanico, ad un’unica navata,
col soffitto a travatura scoperta.
Nel 1843 il soffitto della chiesa
venne elevato di qualche metro,
sono state aperte le lunette laterali
e innalzata la facciata con un frontone sorretto da quattro pilastri. Altri
importanti lavori sono stati eseguiti
verso la fine del 1800 su disegno
dell’ architetto gemonese Gerolamo
D’Aronco.
IL
SANTUARIO
DI
SANT’ANTONIO
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LE INIQUE
SOPPRESSIONI
Con l’annessione del Friuli al
Regno d’Italia (1866), anche a Gemona sono applicate le leggi contrarie ai Religiosi, già approvate dal
Parlamento del Piemonte. In Italia
Proprio così, storici seri, definiscono le soppressioni religiose
ordinate dai governi dalla fine del
Settecento a buona parte dell’Ottocento: “Inique!”.
Con tristezza è doveroso ricordare quelle leggi che hanno perseguitato e, in certi casi, distrutto
gli Ordini Religiosi. Non c’è dubbio
che ci siano delle leggi ingiuste,
pur emanate da parlamenti o da
governi legittimi.
Tali sono le leggi che approvano
la schiavitù, il razzismo, l’aborto,
la pena capitale. Così le leggi emanate contro gli Ordini Religiosi:
potevano avere una parvenza di
legalità, ma erano moralmente ingiuste. Un furto fatto dallo Stato, a
suon di decreti, a danno di persone
innocenti.
La Repubblica di Venezia ha
aperto questo vergognoso capitolo della storia quando, nel 1767,
impose la chiusura di tutti i conventi dove c’erano meno di dodici
frati.
Il 22 agosto 1769 un ufficiale
con alcuni soldati ordinò lo sgombero del convento di Sant’Antonio
di Gemona. Simile sorte è toccata
alla chiesa delle Grazie, che non
verrà mai più ripresa dai frati. Le
La facciata prima del 1930.
IL
SANTUARIO
DI
SANT’ANTONIO
due chiese allora vennero officiate
da sacerdoti secolari.
Il convento di Sant’Antonio è
messo all’asta. Nessuno si presenta all’asta. Il 21 marzo 1772 il
convento è acquistato dal Comune
per 800 ducati.
La furia di Napoleone, col decreto di Compiègne del 25 aprile
1810, decreta la soppressione di
tutti gli Ordini Religiosi. I loro beni
vengono demaniati.
I conventi diventano prigioni,
caserme, ricoveri, ospedali, uffici pubblici; le chiese adibite a usi
civili, militari e talvolta ridotte a
stalle.
Dal luglio 1797 al 16 febbraio
1798 la chiesa di Sant’Antonio è
occupata dai Francesi. Nel 1818
il Consiglio Comunale di Gemona
delibera di istituire nell’ex convento una corporazione con l’obbligo
dell’istruzione.
Nel 1843, sotto la dominazione
austriaca, il Comune e il Clero di
Gemona, appoggiando la domanda popolare, ottengono il ritorno
dei frati. La domenica 26 ottobre
1845 i Frati Osservanti prendono
possesso della chiesa e del convento di S. Antonio e ne ottengono
l’istituzione canonica.
vengono soppressi ben 25.000
enti ecclesiastici. A Gemona però
i frati possono rimanere in convento e continuare ad usare il saio
francescano.
IL
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DI
SANT’ANTONIO
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RIFIORITURA
La prova era stata dura. Dopo
un secolo di soppressioni e di persecuzioni, i frati francescani, che
nel 1762 erano 125.000, si erano
ridotti a 20.000; i conventi, incamerati dal Demanio e venduti all’asta,
dovevano essere riscattati, cioè
comprati di nuovo da coloro che ne
Gloria di S. Antonio (affresco, D. Fabris di Osoppo).
IL
SANTUARIO
DI
SANT’ANTONIO
erano i proprietari. La sofferenza
era aggravata dal fatto che i soldi
ricavati dagli Stati con la vendita dei
conventi soppressi, erano destinati
a coprire spese militari. La Repubblica di Venezia doveva finanziare
la difesa del Regno di Candia, Napoleone doveva sostenere le sue folli
campagne militari, Vittorio Emanale
II doveva rimpinguare le casse dello Stato rimaste vuote dopo le tre
guerre d’Indipendenza.
Nonostante tutto i frati, a Gemona, si dettero subito da fare per
ingrandire e abbellire il convento e
la chiesa di Sant’Antonio. Vennero
erette le due navate laterali della
chiesa, che comunicavano con la
maggiore per tre arcate ciascuna.
Questi lavori furono eseguiti su
disegno dell’architetto gemonese
Gerolamo D’Aronco. La chiesa fu dotata di un nuovo altare maggiore in
marmo (1895), di un nuovo organo
collocato sulla cantoria sopra la porta maggiore (1898). Nel 1874 era
stato inaugurato il grandioso affresco del soffitto, nel quale il pittore
Domenico Fabris di Osoppo aveva
dipinto la Gloria di Sant’Antonio.
Il 19 maggio 1889 fu inaugurata la nuova Cappella del Santo, su
progetto di Gerolamo D’Aronco, con
stucchi di G. B. Della Marina. L’altare, progettato da Raimondo D’Aronco, in seguito è stato rimosso. Nel
1902 fu ricostruita buona parte del
convento, distrutto da un incendio.
Mancava ancora un problema da risolvere: la proprietà della chiesa e
del convento. Bisognerà attendere
fino al 27 febbraio 1924 perché il
Comune di Gemona, vincendo una
“opposizione grande e tenace”, e incomprensibile, riconosca di nuovo
ai frati la proprietà della chiesa e del
convento. I frati dovettero sborsare
Lire 80.000, perché venisse riconosciuto loro il diritto di proprietà.
Interno del Santuario (prima del terremoto).
IL
SANTUARIO
DI
SANT’ANTONIO
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prima parte - IERI
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IL TEMPIO
IMPOSSIBILE
Dopo la prima guerra mondiale
l’entusiasmo suggerì un nuovo progetto: erigere una chiesa grandiosa
in onore di Sant’Antonio, chiesa che
avrebbe mutato il panorama e la
storia di Gemona. Fu affidato al gemonese Raimondo D’Aronco l’incarico di progettare il nuovo tempio.
Un progetto maestoso, eroico,
superiore alle forze messe in campo. Appena conosciuto il proget-
to, fioccarono critiche e proteste:
la Soprintendenza delle Belle Arti
obiettava che la cappella Widmar
era monumento nazionale e non si
poteva toccare: il Comune di Osoppo
ricordava che il grande affresco del
soffitto della chiesa, opera dell’osovano Fabris, non si doveva toccare;
i proprietari dei terreni sui quali doveva estendersi la nuova fabbrica
non si mostravano disposti a ce-
La Cappella del Rosario del Widmar (prima del terremoto).
IL
SANTUARIO
DI
SANT’ANTONIO
derli. Alcuni trovavano perfino che il
progetto D’Aronco mal si adattava al
complesso panoramico di Gemona.
Nonostante tutto, i frati vollero provare. Osando!
Nel primo numero del foglietto
La Voce del Santuario di S. Antonio
in Gemona (25 aprile 1925) la notizia del progetto per il Nuovo Tempio
era comunicata in tono piuttosto
sommesso e con parole ben misurate: “Già tutti sanno del progetto
dell’ampliamento del Santuario, richiesto ormai per molti motivi”. Veniva pubblicata la formazione di un
Comitato d’onore, composto da eminenti personalità ecclesiastiche e
civili di tutto il Friuli, e di un Comitato esecutivo, costituito già nei primi
giorni di settembre 1924, composto
di oltre sessanta persone.
Nel numero di novembre 1925
appare la lista dei primi “azionisti”:
tre da Lire 25, uno da 50 e uno da
150. Nel mese di dicembre 1926 le
offerte avevano raggiunto appena la
somma di mille lire. La spesa preventivata era di Lire 4.000,000. All’Architetto spettavano Lire 40.000.
Dopo tre anni non era stato ancora
raccolto neppure quanto bastasse
per pagare i disegni dell’Architetto,
che insisteva perché gli venissero
riconosciuti i suoi diritti.
Il foglietto La Voce del Santuario
non ha mai pubblicata la fotografia
del progetto: progetto che non era
stato mai approvato né dal Ministro
Provinciale dei Francescani né dalla
Progetto di Raimondo D’Aronco (1924).
Curia vescovile e alla cui realizzazione si era dichiarato contrario il
Capitolo Provinciale del 1925.
Ci voleva un evidente segno del
cielo, ma non si è fatto vedere.
L’argomento è stato trattato dal
prof. Giuseppe Marini in una recente
pubblicazione su Raimondo D’Aronco. Il prof. Marini non tace sul “conflitto d’interessi” con la parrocchia
di Gemona che si sarebbe sentita
sminuita da un Santuario così importante.
IL
SANTUARIO
DI
SANT’ANTONIO
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LA NUOVA
FACCIATA
I frati sono ricchi di grandi desideri e di nobili imprese, ma poveri
di soldi. I soldi devono venire dalla
generosità dei benefattori.
Nell’impossibilità di erigere il
nuovo grande tempio in onore di
Sant’Antonio a Gemona, si decise
di ripiegare su progetti più concreti:
migliorare e ampliare la chiesa esistente. Si cominciò dalla facciata.
Il 13 giugno 1929 l’Arcivescovo di
La facciata del Santuario (1936).
IL
SANTUARIO
DI
SANT’ANTONIO
Udine, mons. Giuseppe Nogara, benedice la prima pietra della nuova
facciata del Santuario, l’architetto
friulano Domenico Rupolo ha preparato un progetto originale, sobrio
ed elegante. I lavori procedono piuttosto lentamente. Pel 1931 è pronto l’atrio. Il 17 maggio 1936, con
grande soddisfazione di tutti, viene
inaugurata la nuova facciata.
Una graziosa opera d’arte. Sopra
il candido atrio, sorretto da bianche
colonnine, s’eleva il corpo superiore:
due quadrati pilastri laterali e due
ben pronunciate lesene dividono la
facciata in tre parti. Al centro il crociato rosone, nel suo ben chiaro disegno, offre all’insieme un’eleganza
tutta propria. Le finestre laterali e i
tre piccoli occhi rompono gli ampi
spazi, completando l’armonia architettonica. I due toni della pietra,
bianco-rosa di Cornino e bianco-grigio di Pradis di Clauzetto, danno un
senso architettonico di bell’effetto.
Impresario ed esecutore dei lavori è
il sig. Giuseppe Londero di Gemona.
In alto, nei lati dei due pilastri laterali, sono visibili, in forte rilievo,
i simboli dei Quattro Evangelisti.
Dispiace che siano andati perduti,
perché erano una vera “reliquia” del
Beato fra Claudio Granzotto. L’architetto Rupolo aveva incaricato Granzotto di preparare i gessi dei quattro Evangelisti. La realizzazione in
marmo è stata fatta dallo scultore
Pischiutti di Gemona. I modelli in
gesso dei Quattro Evangelisti ora si
trovano a Chiampo, nel Museo del
Beato Claudio. La realizzazione in
marmo si ignora dove sia andata a
finire dopo il terremoto. In seguito
sono stati effettuati molti lavori in
chiesa e in convento: la splendida
decorazione del Santuario, curata
da Ferruccio Offoiach e inaugurata il
12 ottobre 1941; i nuovi banchi della chiesa in quercia di Slovenia (17
dicembre 1950); la Cella di Sant’An-
tonio, risistemata e abbellita su
progetto dell’ing. Renato Raffaelli, e
altre migliorie che avevano fatto del
Santuario un vero gioiello.
Vista laterale del Santuario.
Altare di Raimondo D’Aronco.
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DI
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GEMONA,
ADDIO
Giovedì 6 maggio 1976, ore 21:
Gemona è sconvolta. La terra si agita, come un mare in tempesta. Un
interminabile minuto. Sussulto di
viscere sotterranee, un boato spaventoso, montagne che lanciano
massi a valle, case, chiese, palazzi
che crollano: tutto distrutto.
La mattina seguente, nella disperazione generale, risuona il lamento: Gemona, addio! La Gemona
di ieri, la graziosa cittadina, perla del
Friuli, è distrutta.
Il Santuario distrutto.
IL
SANTUARIO
DI
SANT’ANTONIO
Anche La Voce del Santuario riporta a piena pagina questo grido:
Gemona, addio! Ma allo stesso tempo, davanti al campanile crollato, al
Santuario in brandelli, al convento
fracassato, gli occhi in lacrime si alzano verso il cielo in una supplica di
speranza. Gemona risorgerà!
I frati, sani e salvi, restano sul
posto, benché ridotti di numero.
Una baracca o una tenda sarà il loro
rifugio. La presenza del frate è una
testimonianza, un simbolo a soste-
gno dei valori cristiani della solidarietà e della fratellanza. Frate Cuoco
adopera le pentole più grandi, perché la minestra possa bastare anche per quei fratelli che, perso tutto,
non sanno dove trovare un piatto
caldo o un pezzo di pane fresco.
All’esterno del Piazzale viene
allestita una cappella rustica. Non
s’interrompe la pratica regolare di
Messe nelle domeniche e nei giorni
feriali, con discreta partecipazione
di fedeli.
Le campane, ricuperate in mezzo
alle macerie dai Vigili del Fuoco di
Genova e dagli operai dell’Italcantieri di Monfalcone, dopo un mese di silenzio, fanno sentire di nuovo la loro
voce. Voce che commuove, consola
e infonde coraggio. Comincia la ricostruzione, non fermata dalle scosse
del mese di settembre. Gemona, da
capitale del terremoto, diverrà capitale della ricostruzione
Da ogni parte d’Italia, da ogni
paese del mondo arrivano aiuti.
Persone eroiche lavorano anche
mettendo a repentaglio la propria
incolumità. Sgomberate le macerie,
poste solide fondamenta, risorge il
santuario, torna agibile il convento:
la vita riprende con vigore.
I furláns us disin grasie. La riconoscenza dei Friulani per la solidarietà con cui il mondo intero è venuto in aiuto per la ricostruzione, campeggia sui muri sbrecciati: I Friulani
vi dicono grazie.
Gemona distrutta.
IL
SANTUARIO
DI
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prima parte - IERI
seconda parte - OGGI
- Dalle Macerie
- Il Nuovo Santuario
- Inaugurazione
- I Colori
- Antico e Moderno
- La Cappella della B. Vergine delle Grazie
- La Cappella del Rosario
- Pittura, Scultura e Musica
- Gli Ex Voto – Il Giglio Fiorito
- La Cella del Santo
- Il Museo del Santuario
- Dentro il Convento
- Piazza Padre Adriano Osmolowski
IL
SANTUARIO
DI
SANT’ANTONIO
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seconda parte - OGGI
seconda parte - OGGI
DALLE
MACERIE
Si sta avverando l’antica esperienza: Melior de cinere surgo: Risorgo migliore dalle ceneri. Gemona
risorge più bella dalle rovine, il Santuario di Sant’Antonio rinasce più
armonioso e più accogliente dalle
macerie.
Domenica 11 dicembre 1977:
posa della prima pietra del ricostruendo nuovo convento. Una
cerimonia semplice ma altamente
significativa, resa eloquente dalla
presenza delle alte autorità religiose e civili. Il vice presidente della
Regione Friuli-Venezia Giulia, as-
Il nuovo Santuario.
IL
SANTUARIO
DI
SANT’ANTONIO
sessore regionale alla Ricostruzione, rag. Salvatore Varisco, esprime
la sua emozione. Sottolinea il fatto
che si tratta della prima casa religiosa che si sta riedificando in Friuli e
proclama la volontà di “ridare il volto, ma soprattutto l’anima ai nostri
borghi, ai nostri paesi, alle nostre
cittadine”.
I lavori di ricostruzione del convento procedono alacremente. Il 10
giugno 1978, appena ultimata l’ala
del convento che dà sul Piazzale,
al pianoterra viene allestita una
chiesa provvisoria. L’immagine di
Sant’Antonio, anche se ferita, torna
ad essere il centro della pietà dei
fedeli. Le celebrazioni liturgiche riprendono con l’orario e la frequenza
di prima del terremoto. Le date della
ricostruzione si susseguono a ritmo
accelerato.
Il 12 dicembre 1982 la ricostruzione del convento è completata.
L’arcivescovo Alfredo Battisti benedice i nuovi locali, alla presenza
delle autorità regionali e comunali.
I frati sono soddisfatti.
I fedeli sono commossi e contenti. In questa occasione Salvatore
Varisco dichiara: “Gemona, capitale
del terremoto, sarà la capitale della ricostruzione”. Le celebrazioni
liturgiche più solenni, in seguito,
si svolgeranno nel nuovo chiostro
del convento. Questo bel chiostro,
costruito verso la metà dell’Ottocento, è un quadrato perfetto, reso
elegante da una fuga armoniosa
di colonne e di archi. Al centro una
vasca sormontata dal monumento
“San Francesco con la colomba e
il lupo”, opera originale in pietra di
Aurisina di Giovanni Patat d’Artegna
(1982).
Tra il chiostro grande e la chiesa, si ammira un altro chiostro più
piccolo, il “Chiostrino”, abbellito al
centro da un elegante pozzo cinquecentesco in pietra.
La figura di Padre Adriano Osmolowski, opera dello stesso artista
Giovanni d’Artegna, dà ora il nome
alla Piazza.
Chiostro con monumento a San Francesco
(Giovanni Patat d’Artegna 1982).
Particolare pozzo cinquecentesco posto
al centro del “Chiostrino”.
IL
SANTUARIO
DI
SANT’ANTONIO
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seconda parte - OGGI
seconda parte - OGGI
IL NUOVO
SANTUARIO
Il 13 giugno 1981 è stata posta
la prima pietra del ricostruendo
Santuario di S. Antonio. Purtroppo la
ricostruzione del Santuario richiederà tempi lunghi a causa di intoppi
burocratici. Infatti i lavori, iniziati il
Abside della Cappella della Madonna del Rosario.
10 gennaio 1983, non sono ancora
completamente finiti.
Il progetto del nuovo Santuario
è dell’arch. Domenico Bortolotti di
Udine e dell’ing. Gianni Della Marina di Gemona. Ha eseguito i lavori
l’impresa costruttrice Domenico Goi
di Gemona, sotto la guida del geom.
Valentino Forgiarini.
IL
SANTUARIO
DI
SANT’ANTONIO
Una brutta sorpresa quando si
scopre che, sotto terra, passa un
torrente. Si rende necessario scavare in profondità oltre sei metri,
per assicurare solide basi al nuovo
edificio. Con questi lavori viene ricavata una cripta ampia quanto l’intera superficie della chiesa.
Chi arriva al Santuario da Via Widmar, si trova davanti a una visione
stupenda: un trionfo di linee rette e
curve, di piani dolci e di punte ardite,
che portano verso l’abside dell’antica Cappella del Rosario. Il tempio è
graziosamente circondato da piazzole eleganti e da verdi aiuole.
Le sistemazioni esterne, compreso il sagrato, sono state realizzate su progetto dell’arch. Gianpaolo Della Marina.
La facciata del Santuario, sobria
e maestosa, accorda in bella armonia la linea classica con l’essenzialità moderna. L’antico è presente
nel portale marmoreo del ‘500 e
nel rosone che domina alto al centro, ricuperato dalla facciata del
1936. Alla base dello stipite destro
del portale, una scritta dice la riconoscenza dei fedeli alla diocesi di
Rottenburg-Stoccarda per gli aiuti
ricevuti. Sopra l’entrata principale
splende l’immagine classica del
Santo di Gemona, opera della Scuola
Mosaicisti del Friuli di Spilimbergo.
I rivestimenti esterni in pietra piasentina della chiesa e del campanile e l’innalzamento della facciata su
progetto dell’arch. Gianpaolo Della
Marina, sono stati eseguiti dall’impresa Mario e Gianni Taboga di Buia
e dalla Edilcoo Friuli di Gemona.
Evitando eccessive colorazioni,
si è ottenuta una delicata differenza
cromatica dalla diversa lavorazione
della stessa pietra, a corsi alterni,
liscia-levigata e fiammata.
A sinistra, forte e severo, si erge
il nuovo campanile. Le tre campane
maggiori, che dal 7 novembre 1986
scandiscono le ore della giornata,
sono dedicate rispettivamente a
San Francesco, all’Immacolata e a
Sant’Antonio.
Il campanile.
Mosaico sul portale
del Santuario.
IL
SANTUARIO
DI
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seconda parte - OGGI
seconda parte - OGGI
INAUGURAZIONE
Ampio, austero, originale, avveniristico: l’interno del nuovo Santuario
di Gemona, che era stato accolto
inizialmente con una certa diffidenza, oggi è considerato uno spazio
ideale per celebrazioni liturgiche.
Un complesso di possenti strutture
di cemento armato, leggermente
asimmetrico, ad unica navata e, non
ultimo pregio, dotato di una buona
acustica. Niente colonne, non archi
che disturberebbero la visibilità:
dall’altare il sacerdote domina bene
l’assemblea e dalla navata i fedeli
possono seguire agevolmente i riti
che si celebrano all’altare.
Il soffitto, con le massicce travi,
cui è affidato il compito di sorreggere il tetto dell’unica campata, crea
inediti eleganti giochi di linee, mentre le sue ondulazioni richiamano i
movimenti tellurici del cataclisma.
L’andamento curvilineo del raccordo della parete di fondo absidale,
arricchita dall’opera del maestro Arrigo Poz, con la parete laterale sud,
“abbraccia” i resti della primitiva
chiesa valorizzandoli come meritano e segnando la continuità del presente con il passato. L’unico volume
recuperato e restaurato è quello della Cappella del Rosario (monumento
Il Tabernacolo.
nazionale) di cui si parla in un capitolo specifico del presente.
Il 13 giugno 1986 sono stati celebrati per la prima volta i riti liturgici
nel nuovo Santuario. Le pareti erano
ancora allo stato grezzo, il pavimento di terra battuta, tutto era provvi-
Reliquiario di Sant’Antonio (Remo Mansutti).
IL
SANTUARIO
DI
SANT’ANTONIO
sorio, ma non si poteva resistere al
desiderio di dare vita a quelle quattro pareti spoglie con una celebrazione gioiosa nella festa del Santo
Patrono.
L’inaugurazione ufficiale ha avuto luogo il 13 giugno 1987. Monsignor Alfredo Battisti, arcivescovo
di Udine, ha aperto al culto la nuova
casa di preghiera con una solenne
concelebrazione. Una folla devota lo
accompagnava orante e plaudente.
L’Arcivescovo chiedeva allo Spirito
Santo di riempire il cuore dei religiosi francescani, custodi del Santuario, ai quali affidava e raccomandava
soprattutto il ministero della riconciliazione mediante la celebrazione
del sacramento della Penitenza.
Il Sindaco di Gemona, p.i. Claudio
Sandruvi, dichiarava: “Un popolo fedele alle sue radici è un popolo vivo,
e la comunità gemonese può oggi
riscoprire, nella inaugurazione del
nuovo Santuario, un simbolico legame con il passato, recuperando tutti
quei valori, segnati dalla fedeltà di
generazioni, che le consentono di
sperare in un domani migliore”.
La domenica seguente, 14 giugno 1987, si snodò per le vie del
Centro di Gemona la tradizionale
processione con l’immagine di S.
Antonio. Presiedeva mons. Pietro
Brollo, vescovo ausiliare di Udine.
Partecipavano le Autorità civili di
Gemona con il Gonfalone, seguivano
molti sacerdoti e religiosi e migliaia
di fedeli. Riprendeva la vita.
IL
SANTUARIO
DI
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seconda parte - OGGI
I COLORI
Quando si entra in Santuario si
rimane affascinati dai tanti colori
che lo vivacizzano. Colori nel grande mosaico absidale e colori dalle
finestre istoriate, colori nelle pregevoli opere antiche esposte alle
pareti e colori dai numerosi reperti
marmorei ricuperati dal Santuario
precedente. Una sinfonia, un tripudio di colori. Il grande mosaico che
domina l’abside (65 metri quadrati)
è opera dell’artista friulano Arrigo
Poz. Un’esplosione di luce e di colori. Il mosaico rappresenta il pianeta
e l’universo intero, attraversati, illuminati e folgorati da una meteora di
forza e di luce, che è Cristo.
A metà della parete ded
rosostra risplende il ros
ne, che riproduce
riprodu
Il Cantico delle Creature
di S. Francesco (rosone, A. Poz).
IL
SANTUARIO
DI
SANT’ANTONIO
Cristo luce del mondo (mosaico, A. Poz).
il “Cantico delle Creature” di San
Francesco: opera geniale di Arrigo
Poz. Nella parte centrale sfolgora
“Fratello Sole”, tutt’intorno le creature del Signore che invitano alla
lode. Dall’alto, e in senso orario, la
terra e il vento che scuote gli alberi,
il cielo con la luna e le stelle, il mare
immenso, il fuoco che con le sue
rosse e vibranti lingue s’incunea e
si fonde col sole centrale, gli alberi,
i fiori, gli uccelli che volano in un azzurro di speranza.
Il rosone, realizzato con una tecnica tutta particolare e l’impiego di
tessere di alabastro e di altra materia pregiata, assume la plasticità di
un bassorilievo e la luminosità solare che le sfaccettature, come in un
prisma, gli conferiscono.
Tredici vetrate stanno come ornamento alle pareti della chiesa.
Particolare di una vetrata.
IL
SANTUARIO
DI
SANT’ANTONIO
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seconda parte - OGGI
Lunghe e strette, con tonalità forti
che vanno dal rosso alla base all’azzurro che crea un moto ascensionale, una liberazione dalla materia.
Progettate dall’artista Arrigo Poz,
sono state eseguite dalla Ditta GIBO
di Verona.
Tredici personaggi compaiono
a chi guarda le vetrate. Da dietro
l’altare, in senso orario: San Francesco, Santa Chiara, San Bonaventura,
San Giovanni da Capestrano, il Beato Odorico da Pordenone, Sant’Antonio e l’Arcangelo San Michele. Sulla
parete di sinistra il Beato Contardo
Ferrini e una raffigurazione simbo-
prima parte - IERI
lica del santo Rosario, l’Immacolata
e l’Assunta, Santa Elisabetta d’Ungheria e San Luigi IX re di Francia,
patroni dell’Ordine Francescano
Secolare.
Le vetrate donate da alcuni devoti benefattori sono state inaugurate il 21 dicembre 1990. Ora ci
sembra di poter dire che i colori di
Arrigo Poz e i nostri banchi realizzati su disegno dell’arch. Gianpaolo
Della Marina, hanno dato più luce e
vitalità al Santuario.
Sant’Antonio Dottore Evangelico
(particolare di una vetrata).
Interno del Santuario. Sullo sfondo alcune vetrate di Arrigo Poz.
IL
SANTUARIO
DI
SANT’ANTONIO
IL
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DI
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seconda parte - OGGI
seconda parte - OGGI
ANTICO E
MODERNO
Come tutti gli edifici storici ed
importanti il santuario custodisce
molte opere d’arte che testimoniano la sua secolare storia. La ricostruzione avvenuta a seguito della
totale distruzione del 1976, ha tenuto in considerazione il percorso
storico dell’edificio, inserendo nella
riedificazione molte testimonianze
del passato.
Il “pezzo” più prezioso è il bassorilievo che sta alla base dell’ambone. Un scultura del secolo XI, che
proviene dall’antica chiesa di San
Leonardo. Raffigura la Crocifissione. Con rara espressione ritrae lo
spasimo del Crocifisso, il pianto della Madonna, lo strazio dell’apostolo
Giovanni.
Il bel paliotto dell’altar maggiore
faceva parte della cappella votiva di
Sant’Antonio, distrutta dal terremoto. L’opera di Salesio Pegrassi di Verona riproduce, in una grande lastra
di marmo magistralmente lavorato,
lo stemma francescano e ai lati il testo del responsorio di Sant’Antonio
“Si quaeris miracula”.
La Crocifissione (bassorilievo del sec. XI).
Interno del Santuario con area presbiterale.
IL
SANTUARIO
DI
SANT’ANTONIO
Di particolare interesse sono i
due reperti simmetrici che danno
vita allo schienale dell’austera cattedra presidenziale. Hanno una storia travagliata. Facevano parte dello
sfarzoso altare della cappella votiva
di Sant’Antonio, cappella costruita tra il 1885 e il 1889 su progetto
di Gerolamo D’Aronco. La Cappella aveva una ricca decorazione di
stucchi, opera di Giambattista Della
Marina. L’altare era stato progettato
dall’architetto Raimondo D’Aronco,
figlio di Gerolamo. Nel 1901 quell’altare fu messo da parte, perché mal
si adattava allo stile della cappella.
Nel 1906 i frati volevano cederlo a
un’altra chiesa, ma ne furono impediti dal Comune, ancora proprietario della chiesa e del convento di
S. Antonio. Nel 1911 i borghigiani di
Piovega lo chiesero per farne l’altare
di S. Lucia nella loro chiesa, appena
costruita. Ma nel frattempo l’altare
venne rimontato nell’altro lato del
Santuario e dedicato a San Francesco. Il terremoto lo ridusse in mille
pezzi.
Anche l’elegante tabernacolo proviene dalla ex cappella di S. Antonio,
mentre la mensola di appoggio non
è altro che la cupoletta rovesciata
dell’altare maggiore della precedente chiesa (1895). Il mosaico in
marmo bianco, disposto a raggiera attorno al tabernacolo da Arrigo
Poz, conferisce a tutto il complesso
un tocco originale per la custodia
dell’Eucaristia ed è un aiuto efficace
alla devozione dei fedeli.
Sede presidenziale.
IL
SANTUARIO
DI
SANT’ANTONIO
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seconda parte - OGGI
seconda parte - OGGI
LA CAPPELLA DELLA
B. VERGINE DELLE GRAZIE
Quelle tre pareti diroccate che
si vedono a destra del presbiterio
costituiscono la parte più importante del Santuario: sono la prova
del passaggio di Sant’Antonio per
Gemona e della sua opera per l’erezione di questa chiesetta in onore
della Madonna delle Grazie.
Dai muri sbrecciati sono venuti
alla luce strati sovrapposti di affreschi: il più interno risulta essere del ‘300. Sopra un frammento
di una Annunciazione, si legge la
famosa scritta che attribuisce a S.
Antonio l’origine di questa chiesetta. “Sappia ciascheduna persona
che...-. Sappiano tutti che Sant’Antonio di Padova fece edificare questa cappella in onore della Beata
Vergine Maria delle Grazie, come
si trova scritto in uno dei suoi libri.
E chi devotamente la visiterà, ogni
grazia da Lei avrà”.
Ancora non si è trovato il libro
nel quale S. Antonio riferisce della
costruzione di questa cappella,
ma la testimonianza dell’antico
affresco è sufficiente per comprovare l’autenticità di quanto scritto.
Tanto che, quando nel 1500 si apportarono delle modifiche alla cappella e vennero coperti gli antichi
affreschi, la preziosa scritta venIL
SANTUARIO
DI
SANT’ANTONIO
ne riportata su una lastra di marmo, che adesso si può vedere sul
lato sinistro della stessa parete.
I ruderi della cappella, rimossi
temporaneamente dopo il terremoto per i getti di fondazione della
nuova chiesa, sono stati reincorporati alla nuova chiesa il 6 dicembre 1985.
Nel 1795 la cappella era stata
restaurata e dedicata all’Immacolata. Giuseppe di Gerolamo Fantoni
aveva dipinto sulle pareti laterali i
miracoli delle due risurrezioni operate dal Santo: quella di un nobile
di Lisbona che testimonia l’innocenza del padre del Santo, in un
processo intentato contro di lui,
e l’altra operata a Gemona risuscitando il figlio di un contadino.
I dipinti sono andati distrutti dal
terremoto, ma rimane una copia
della risurrezione del figlio del
contadino beffardo di Gemona,
ora esposta nel corridoio della Cella del Santo.
L’immagine “terremotata” di
Sant’Antonio, intronizzata il 14
giugno 1987 tra i ruderi della cappella delle Grazie su un capitello di
colonna classica, è costantemente
ornata di fiori, illuminata da ceri, circondata da fedeli in preghiera. I segni caratteristici del “Sant’Antoni di
Glemone” sono: l’abito francescano,
il Bambino Gesù in braccio, la Bibbia
Testimonianza del 1300.
e il giglio. Dal 13 giugno 2008, davanti all’Immagine del Santo arde
costante una lampada votiva: segno di pietà e di gratitudine.
Ruderi della Cappella fatta costruire da S. Antonio.
IL
SANTUARIO
DI
SANT’ANTONIO
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seconda parte - OGGI
seconda parte - OGGI
LA CAPPELLA
DEL ROSARIO
La Cappella che si trova a destra
di chi entra in chiesa è dedicata
alla Madonna del Rosario. Per il
suo eccezionale valore artistico è
stata dichiarata monumento nazionale. Risale al 1682, quale voto
della Città di Gemona per la liberazione dalla peste. Distrutta in par-
La Madonna del Rosario.
IL
SANTUARIO
DI
SANT’ANTONIO
te dal terremoto, da quanto ancora
rimane si può avere un’idea della
bellezza e della ricchezza artistica
di questa Cappella. Di proporzioni piuttosto ampie, aveva forma
rettangolare, era coronata da una
volta reale, chiusa tra due archi e
sostenuta da sei lunette. L’altare,
andato distrutto col terremoto,
era un capolavoro di arte barocca.
Rimane la mensa dell’altare, che è
l’originale. Come originali sono gli
affreschi della volta e del soffitto.
Questa Cappella fu eretta, decorata e affrescata dall’artista svizzero Melchior Widmar nel 1687;
l’artista fu presente a Gemona dal
1680 fino alla morte, avvenuta nel
1706. Per alcuni anni Widmar visse nel convento di S. Antonio, tutto
dedito all’arte e alla preghiera. La
sua tomba, che si credeva perduta, è stata ritrovata ed è visibile
all’entrata della Cappella. La sua
lapide sepolcrale è affissa alla parete di sinistra.
Del pittore Widmar sono le due
tele, contenute in fastose cornici,
che si ammirano sulla parete interna della facciata del Santuario. Due
tele grandiose, le più grandi che si
trovino in tutto il gemonese. La
tela di sinistra riproduce fantasio-
samente l’Adorazione dei Re Magi:
Maria presenta Gesù agli ospiti illustri, che arrivano accompagnati da
dignitari e da giovani paggi, mentre
il bue e l’asinello sgranano gli occhi
per ammirare l’insolita scena. Nella tela di destra è raffigurata, con
ammirevole realismo, la Circoncisione di Gesù. Qui, in primo pia-
no, domina l’elemento femminile:
mamme col figlioletto in braccio,
dame e damigelle che posano pel
ritratto e la Madonna che offre al
Sommo Sacerdote il Figlioletto per
il rito della circoncisione.
Altre opere dell’artista svizzero
Melchior Widmar si possono ammirare nel Museo del Santuario.
Catino absidale del Widmar.
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SANTUARIO
DI
SANT’ANTONIO
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seconda parte - OGGI
seconda parte - OGGI
PITTURA,
SCULTURA E MUSICA
Molte opere d’arte sacra si possono ammirare nel Santuario di
Sant’Antonio.
Il primo quadro che si vede a sinistra entrando, raffigura il Crocifisso
con ai lati S. Antonio Abate e S. Antonio di Padova: sullo sfondo si vede il
Castello di Gemona. Una buona tela
di Vincenzo Lugaro (1610). Questo
quadro si trovava sull’altare maggiore del vecchio Santuario. Quan-
do quell’altare fu sostituito con uno
nuovo (1895), la tela fu affissa sul
fondo dell’abside. L’accostamento nella pittura dei due santi dello
stesso nome ha fornito, in passato, non poche congetture. L’altare
precedente del 1700 fu ceduto alla
chiesa di Taipana nel vicariato di Nimis (Ud).
Ammirevole la Gloria del Nome
di Gesù e i santi Giovanni Battista,
Crocifisso con ai lati i Santi.
Statua carità.
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SANTUARIO
DI
SANT’ANTONIO
Francesco, Bernardino e Paolo, olio
su tela di cm 320x260: opera firmata e datata dall’autore: Benedetto
Carpaccio, veneto, 1541.
Ai due lati stanno due statue di
Salesio Pegrassi di Verona, salvate
dall’altare della ex cappella di S. Antonio: a destra la Carità, a sinistra
la Castità.
Una preziosa nicchia cinquecentesca in legno dorato, proveniente
La Deposizione (F. di Girolamo da Santa Croce).
Gloria del nome di Gesù
(B. Carpaccio 1541).
IL
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seconda parte - OGGI
Circoncisione di Gesù di Widmar.
L’Adorazione dei Magi di Widmar.
Nicchia del ‘500 con la statua di San Francesco.
IL
SANTUARIO
DI
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da una località sul Lago di Garda,
accoglie una copia del S. Francesco
di Dalla Robbia.
Ai lati indumenti-reliquie di S.
Giovanni da Capestrano (a destra)
e del B. Bernardino da Feltre (a sinistra).
Un’altra pregevole tela si può
ammirare accanto della porta laterale di destra: la Deposizione di
Cristo, opera riferibile a Francesco
di Girolamo da Santacroce.
Il Santuario di S. Antonio da sempre è stato dotato di un Organo per
accompagnare la liturgia. Si ricorda
un ottimo Organo nel 1526.
L’Organo, che oggi si vede e che si
ascolta in Santuario, risale al 1898:
opera di Beniamino Zanin di Cami-
no al Tagliamento. Rimasto quasi
indenne dalle scosse del terremoto, lo strumento è stato restaurato
e collocato al posto attuale da Franz
Zanin nel 1987.
Un bell’Organo a trasmissione
meccanica, dai timbri robusti e ben
definiti.
Ha 16 registri. Primo manuale:
Principale 8, Flauto 4, Dulciana 4,
Ottava 4, Quindicesima, Ripieno 5
file, Tromba 8. Secondo manuale:
Principale 8, Voce angelica 8, Viola
8, Ottava 4, Ripieno 3 file, Oboe 4.
Pedale: Contrabbasso 16, Bordone
16, Contrabbasso 8.
Al suono dell’Organo, si uniscono
le voci dei fedeli che, cantando, animano la liturgia in Santuario.
Organo del Santuario (opera di Beniamino Zanin).
IL
SANTUARIO
DI
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seconda parte - OGGI
GLI EX VOTO
IL GIGLIO FIORITO
Caratteristica particolare di ogni
santuario è l’esposizione degli ex
voto appesi alle pareti della chiesa o nelle vicinanze dell’Immagine
venerata. Il termine ex voto sta a
significare un oggetto offerto dai
fedeli in adempimento di un voto
o in segno di riconoscenza per una
grazia ricevuta. Letteralmente “ex
voto” significa “secondo la promessa (fatta)”. Quadri, dipinti, tavolette,
ricami, cuori d’argento, fotografie,
stampelle, bastoni, busti ortopedici e tanti altri oggetti esprimono la
riconoscenza di fedeli: PGR cioé Per
Grazia Ricevuta. Dietro le quinte di
marmo che delimitano il presbite-
rio, si trova una provvisoria esposizione di ex voto: sono i più recenti,
che attendono una sistemazione
definitiva. Immagini di disgrazie
dalle quali uno è uscito illeso, cuori
d’argento, ritagli di giornali, bigliettini con espressioni rivolte al Santo
e tante fotografie di incidenti, feriti,
cadute o semplicemente fotografie
di persone che si affidano alla protezione del Santo dei miracoli. Più
avanti si entra nella Galleria degli ex
voto. Qui si trovano esposti i quadri
votivi più caratteristici e di maggior
valore storico o artistico. La nuova
esposizione è stata benedetta e
inaugurata il 13 giugno 2008.
Una parte consistente degli ex
voto è stata collocata dietro l’altare
maggiore, sotto il mosaico e nel coretto del convento.
L’immagine di S. Antonio esposta
nella Galleria degli ex voto è venerata col titolo di Sant’Antonio del Giglio
e anche Sant’Antonio dei Miracoli. È
legata a una graziosa tradizione.
In un manoscritto dell’archivio
arcipretale di Gemona è registrato
che nel mese di agosto del 1818,
il giglio secco che il Santo teneva
in mano fiorì improvvisamente e
attorno si diffuse un intenso profumo di gigli. Il miracolo è ricordato
anche da mons. Giuseppe Nogara,
arcivescovo di Udine, nella Lettera
indirizzata alla Diocesi il 1° giugno
1931, in occasione del VII Centenario della morte del Santo. Seguirono
altri miracoli, motivo per cui questa
immagine è sempre stata oggetto
di particolare devozione.
La Galleria degli ex voto
e S. Antonio dal Giglio fiorito.
Il miracolo di S. Antonio a Gemona (Fantoni - Stefanutti).
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LA CELLA
DEL SANTO
La Cella del Santo è il luogo preferito dai fedeli per trascorrervi momenti intensi di preghiera e di meditazione. Isolata da tutto il resto, elevata sopra alcuni gradini, immersa
in un mistico silenzio, questa Cappella conserva l’atmosfera di santità accumulata attraverso i secoli.
Fino al 1902 si conservava la
“Cella”, cioè la stanza o cameretta
che, secondo la tradizione, era stata abitata da Sant’Antonio durante la sua permanenza a Gemona.
La Cella del Santo.
IL
SANTUARIO
DI
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Danneggiata dall’incendio che in
quell’anno distrusse buona parte
del convento, fu ricostruita su disegno dell’originale. Questo luogo
è sempre stato ritenuto sacro, salvaguardato nelle diverse opere di
ricostruzione.
È rimasto illeso dalle scosse del
terremoto. La cancellata in ferro è
del gemonese Pietro Pascoli, eseguita su disegno di Giovanni Fantoni. I
venti banchi, con chiare allusioni
belliche, sono stati costruiti da frate Agapito Lucchini nel luglio 1940.
Il progetto dell’ampliamento della
Cappella è dell’ing. Renato Raffaelli.
L’ultima decorazione dell’ambiente
è stata fatta da Ferruccio Offoiach
nel 1980. Alla parete una lapide del
1380 riporta i nomi dei benefattori
della chiesa.
Sant’Antonio riposa sotto l’altare, nell’estasi che precede la morte,
mentre sussurra: Video Dominum
meum, Vedo il mio Signore.
La mensa dell’altare è sormontata da un trittico che rappresenta
la Madonna Assunta e ai lati i francescani B. Luca Belludi, compagno
di Sant’Antonio e il B. Odorico da
Pordenone, il grande missionario
friulano. Il disegno dell’altare, in
stile gotico trecentesco, è dell’arch.
L’altare della Cella con Sant’Antonio morente.
Midena di Udine. Il trittico è opera
delle Suore Francescane di Maria di
Roma (1943).
Sulla parete di sinistra si può
osservare la scena del miracolo
operato da Sant’Antonio a Gemona. Si tratta di una copia eseguita
da Giovanna Stefanutti nel 1935
dell’originale di Giovanni Fantoni,
che si trovava nella Cappella della
Beata Vergine delle Grazie e che è
andato distrutto. Il fatto è ben noto.
Sant’Antonio sta costruendo a Gemona la chiesetta in onore della
Madonna. Ha bisogno di portare
del materiale per la costruzione. Si
rivolge a un contadino. Questi gli fa
presente la sua impossibilità, perché sul carro trainato dai buoi porta
un morto. Allontanatosi dal Santo, il
contadino tenta di svegliare il figlio
e lo trova veramente morto. Ricorre
al Santo chiedendogli il Miracolo e
Antonio lo concede. Il figlio è tornato in vita. In seguito quel contadino
sarà il più generoso collaboratore di
Sant’Antonio nella costruzione della
chiesetta.
IL
SANTUARIO
DI
SANT’ANTONIO
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seconda parte - OGGI
seconda parte - OGGI
IL MUSEO
DEL SANTUARIO
Sotto il pavimento della grande
aula del nuovo Santuario, è stata ricavata una cripta, ampia quanto la
chiesa. Nelle vaste sale della cripta
è stato allestito il Museo del Santuario. Il Museo è dedicato all’Ing.
Renato Raffaelli – 1896-1990 – insigne benefattore di questo Santuario – imperitura riconoscenza.
- I Frati.
Fin dal 1968, al primo piano del
convento erano state destinate alcune stanze per la valorizzazione
del patrimonio artistico del convento di S. Antonio, la “Pinacoteca d’arte antica”. Erano esposte trentanove opere d’arte e raccolti numerosi
oggetti importanti del Santuario. La
Pinacoteca non subì grossi danni
dal terremoto, ma la ricostruzione
del Santuario ha dato la possibilità
di trasferirla, ingrandita, nei sotterranei della chiesa.
La cerimonia d’inaugurazione
del Museo si svolse il 7 dicembre
1996. La prima parte ebbe luogo
nella Sala “Sant’Antonio” con gli
interventi dell’Arcivescovo Alfredo
Battisti, del Presidente della Regione Giovanni Pelizzo, del Provinciale
dei Frati Minori p. Antonio Baù e del
Guardiano del convento p. Emidio
Papinutti. Monsignor Giancarlo MeIL
SANTUARIO
DI
SANT’ANTONIO
civescovo Mons. Pietro Brollo, del
ministro provinciale p. Bruno Miele,
del p. Guardiano p. Luigi Bettin, del
Sindaco Gabriele Marini, e di numerose autorità civili, religiose e militari, il museo ampliato e abbellito
per accogliere le opere provenienti
dall’Istria.
Il nuovo allestimento del museo
e della galleria degli ex voto, è stato eseguito su progetto dell’arch.
Gianpaolo Della Marina. La ristrutturazione complessiva del museo
si è resa necessaria per l’avvenuta
assegnazione al santuario di Gemona di una sessantina di opere pro-
Fra Pasquale da Rovigno (Stefano Celesti 1640).
La Madonna Bella (sec. XV).
nis, Presidente della Commissione
diocesana per l’Arte Sacra, ha tenuto il discorso ufficiale. Esaurita la
parte del programma inaugurale, le
autorità e il pubblico si trasferirono
nel nuovo Museo per il rito del taglio
del nastro.
Il 29 novembre 2008 venne
inaugurato, alla presenza dell’Ar-
Interno del museo R. Raffaelli.
IL
SANTUARIO
DI
SANT’ANTONIO
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58
seconda parte - OGGI
venienti dalla chiesa di Sant’Anna
di Capodistria e messa al sicuro prima degli eventi bellici della seconda
guerra mondiale.
Le opere prima depositate alla Villa Manin di Passariano e poi all’EUR
di Roma, furono “redistribuite” nel
2002. La tela del Carpaccio e la
Deposizione di Cristo di Girolamo
da Santa Croce, sono collocate in
santuario, mentre il museo ospita
le altre, che hanno dato ulteriore
lustro al museo, già ricco di molte
opere che raccontano la storia del
santuario. Una per tutte la quattrocentesca Madonna Bella di scuola
salisburghese.
prima parte - IERI
Addossati alle pareti fanno memoria del passato alcuni lacerti di
affreschi secenteschi, elementi
marmorei del Santuario anteriore,
reliquiari, un tabernacolo, un inginocchiatoio e altri oggetti di valore
artistico.
Sant’Antonio col Bambino Gesù
(Giovan Battista Tiani 1671-1737).
Santissima Trinità (Scuola Veneta Friulana sec. XVII).
IL
SANTUARIO
DI
SANT’ANTONIO
IL
SANTUARIO
DI
SANT’ANTONIO
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seconda parte - OGGI
seconda parte - OGGI
DENTRO
IL CONVENTO
In tempi passati i conventi erano
sigillati dalla “Clausura”. Oggi sono
aperti a tutti, perfino ai ladri.
Il primo piano del convento rimane riservato: refettorio, cucina e
camere per i frati e per gli ospiti. Tre
ambienti sono adibiti a biblioteca. Al
pian terreno si trova il chiostro, circondato da varie sale.
Accanto alla chiesa c’è la Sacrestia. Sono ritenuti preziosi i due
affreschi sovrapposti sulla parete: una Crocifissione di fine ‘200,
sormontata da una Deposizione
del ‘600. Grazioso il settecentesco
Lavabo. Sulla porta di fronte, la testimonianza di una data: 1703. Più
Corridoio del convento.
La biblioteca nella nuova “Sala Sant’Antonio”.
Una Pietà del 1600 dipinta sopra un affresco
del 1200 (in Sacrestia).
avanti si trova la Cappella dell’Ordine Francescano Secolare.
Sotto i portici del chiostro sono
esposti alcuni importanti reperti litici del Santuario distrutto dal
terremoto, stemmi nobiliari, lapidi,
statue.
Tra gli altri reperti attira l’attenzione una lapide che dice: In questo vetusto chiostro / S. Giovanni da Capestrano / invitto atleta di Cristo / magnifico benefattore di questa città /
soggiornò dal 11 al 14 maggio 1451
/ Operò ventinove miracoli / 28 ottobre 1956 / V° Centenario della morte
del Santo / Gemona riconoscente.
L’ambiente più elegante che dà sul
chiostro è la nuova “Sala Sant’Antonio”, considerata una delle più belle
sale del Friuli.
Attualmente vi è collocata la Biblioteca arredata con mobili in rovere, realizzati su progetto dell’arch.
Della Marina; la sala è utilizzata
anche per conferenze ed eventi
culturali.
Non va dimenticato il livello culturale dei conventi, centrato sulla
consistenza e le vicende della rispettiva biblioteca. Da un inventa-
IL
SANTUARIO
DI
SANT’ANTONIO
rio del 1451 si viene a conoscere il
titolo di 150 codici manoscritti di
proprietà del convento di Gemona.
Si conoscono i titoli, ma i volumi non
si sa dove siano andati a finire dopo
la soppressione religiosa del 1769.
Per chi lo desidera, c’è la possibilità di avere qualche oggetto religioso. Una volta si poetava: “A Gemona
andai / Di te mi ricordai / Questo ricordo ti portai”; oggi basta una semplice democratica cartolina.
IL
SANTUARIO
DI
SANT’ANTONIO
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seconda parte - OGGI
seconda parte - OGGI
PIAZZA PADRE
ADRIANO OSMOLOWSKI
L’ampio piazzale che circonda
il Santuario e che si estende fino
all’orto del convento, è intitolato
a Padre Adriano Osmolowski. Chi
sente per la prima volta questo
nome immediatamente pensa a un
Generale polacco. Polacco sì, nobile pure, ma non militare: un umile
frate minore. Padre Adriano Osmolowski era nato in Bielorussia il 13
dicembre 1838. A vent’anni, senza
rinnegare il suo titolo nobiliare, decise di farsi frate. Per motivi politici
fu costretto a lasciare la sua Patria
Veduta della Piazza.
IL
SANTUARIO
DI
SANT’ANTONIO
e prendere la via dell’esilio. Per dieci anni prestò servizio ai santuari
di Terra Santa, dove era stato ordinato sacerdote.
Cagionevole di salute, fu consigliato di emigrare in Italia. Scelse di
continuare la sua vita religiosa a Gemona, e a Gemona dimorò per ventotto anni. Si distinse per singolare
virtù, specialmente per l’incessante orazione, per l’estrema povertà e
per l’umile nascondimento. Soleva
ripetere. “Dalla cella al Cielo”. Ha
esercitato vari incarichi: guardiano,
maestro dei novizi, direttore spirituale di istituti religiosi femminili
e maschili, generoso distributore
della misericordia di Dio.
Morì in fama di santità nel convento di San Daniele di Lonigo (Vicenza), il 9 aprile 1924. Nel 1950 il
suo corpo, trovato incorrotto e flessibile a ventisei anni dalla morte,
fu traslato nella chiesa di San Daniele, ove tuttora riposa. È in corso
la causa della sua beatificazione.
Continuano ad arrivare, da varie
parti d’Italia e anche dall’estero, testimonianze di grazie ottenute per
sua intercessione.
Sul lato orientale della Piazza
Osmolowski si trova la “Casa del
Pellegrino”. Inaugurata nel giugno
1959 per offrire ospitalità ai pellegrini che venivano da lontano,
la Casa fu ridotta in frantumi dal
terremoto del 1976. Venne subito
ricostruita. Oggi è resa praticamente superflua, dal momento che i
pellegrini arrivano e ripartono in
giornata. Il futuro deciderà le sorti
di questo edificio. Intanto lo splendido tiglio che domina l’angolo,
offre, a chi lo desidera, l’ombra dei
suoi frondosi rami verdi.
La pavimentazione della Piazza
Padre Adriano Osmolowski, ideata
e realizzata dall’architetto Gianpaolo Della Marina, è di un’eleganza
tale, che pare profanata dall’uso
di parcheggio. Una degna “anticamera” che introduce nella Casa del
Signore.
Scultura a ricordo di Padre Adriano Osmolowski.
Veduta notturna della Piazza.
IL
SANTUARIO
DI
SANT’ANTONIO
63
terza parte - DOMANI
- Verso l’Avvenire
- Vita Liturgica
- Clinica dello Spirito
- L’Ordine Francescano Secolare
- La Voce del Santuario di Sant’Antonio
- I Pellegrinaggi
- Il Pane di Sant’Antonio
- Si Quaeris Miràcula
- Al Santo dei Miracoli
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terza parte - DOMANI
terza parte - DOMANI
VERSO
L’AVVENIRE
Il Santuario di Sant’Antonio di Gemona è “memoria” del passaggio di
un Apostolo, che ha inciso profondamente nella storia della salvezza in
buona parte dell’Europa. È “profezia”
che prepara un domani migliore.
Il Santuario è il luogo propizio nel
quale il popolo trova la sua identità
ed esprime la sua religiosità.
Il Santuario è la Casa misericordiosa del Padre che accoglie santi e
peccatori, virtuosi e incostanti, ferventi nella fede e bisognosi di pace
e di sicurezza.
Il Santuario è un luogo d’incontro
per parrocchie, movimenti ecclesiali, gruppi e comunità, perché favorisce l’unità e la comunione, nel superamento di tensioni disgregatrici
e di isolamenti che dividono.
Il Santuario è luogo preferenziale di ascolto della Parola di Dio, di
riconciliazione e di rafforzamento
nella fede.
Il Santuario è un polo della nuova evangelizzazione, non quella di
una categoria particolare, ma della
evangelizzazione di un popolo nella
sua cultura, nella sua storia, nella
sua speranza. Non deve sembrare
strano il titolo messo a questa terza
parte del Santuario di Sant’Antonio:
DOMANI. Il Santuario di Sant’Antonio
IL
SANTUARIO
DI
SANT’ANTONIO
è il cuore della devozione antoniana
in Friuli: centro eletto di spiritualità,
mèta favorita di pellegrinaggi, casa
di cura dello spirito.
Quando si parla di “spirito” e di
“spiritualità” per forza si deve pensare al “futuro”, nel tempo e anche
nell’eternità. Lo spirito non muore.
Per questo i Frati francescani, custodi del Santuario di Sant’Antonio,
lavorano per l’oggi ma sempre protesi verso il domani. La Chiesa, con
la predicazione e con i sacramenti,
opera oggi preparando il domani.
Bisogna aggiungere un altro motivo: il Santuario offre quello di cui
abbiamo maggior bisogno: l’Amore.
Il mondo sta diventando un deserto di amore. Questa è la più grande
disgrazia del tempo presente. La salute può aggiungere qualche anno
alla vita, ma è l’amore che aggiunge vita ai nostri giorni. Il Santuario,
insomma, è insostituibile perché è
un luogo nel quale viene diffuso e
comunicato l’Amore. Quell’Amore
che è Dio.
IL
SANTUARIO
DI
SANT’ANTONIO
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terza parte - DOMANI
terza parte - DOMANI
VITA
LITURGICA
“La Liturgia contribuisce in sommo grado a che i fedeli esprimano
nella loro vita e manifestino agli altri il mistero di Cristo e la genuina
natura della vera Chiesa, che ha la
caratteristica di essere nello stesso tempo umana e divina, visibile
e dotata di realtà invisibili, fervente
nell’azione e dedita alla contemplazione, presente nel mondo e, tuttavia, pellegrina”.
Le indicazioni della Costituzione liturgica del Concilio Vaticano II
(art. 4) stanno alla base della vita
La processione del 13 giugno.
IL
SANTUARIO
DI
SANT’ANTONIO
Celebrazione in onore di Sant’Antonio con il
Vescovo A. Battisti.
del Santuario. I Frati considerano la
santa Liturgia quale loro occupazione e preoccupazione fondamentale.
Una celebrazione in Santuario.
Celebrazioni ben curate, con la partecipazione attiva e interiore dei
fedeli.
Ogni domenica si celebrano quattro messe in Santuario, nei giorni
feriali due.
Ogni giorno si cura il canto delle
Lodi e dei Vespri con la partecipazione dei fedeli. Ogni primo venerdì
del mese e in altre occasioni, i fedeli si riuniscono per l’adorazione
silenziosa.
In Quaresima si pratica il pio
esercizio della Via Crucis. Ogni giorno si ripete la recita comunitaria del
santo Rosario. In tempi passati si
dava importanza alla “contabilità”
eucaristica.
Il cronista annota che nel 1933
sono state distribuite in Santuario 79.000 comunioni; nel 1942 si
sommarono 84.700 comunioni.
Oggi le comunioni annue superano di molto le 100.000.
Con particolare solennità viene
preparata la festa di Sant’Antonio
con la partecipazione di pellegrinaggi dalle parrocchie della Forania.
Così pure le altre feste più importanti dell’anno vengono devotamente preparate. Durante il mese di
maggio ogni sera i fedeli si riuniscono per il “Fioretto” mariano e il canto delle sempre gradite canzoncine
tradizionali.
I frati prestano servizio religioso
nel cimitero comunale fin dal 1924.
La processione del 13 giugno,
festa di Sant’Antonio, passa per
le vie del Centro della Città, con la
partecipazione di numerosi fedeli
osannanti, accompagnata dal suono della Banda e delle campane di
tutte le chiese.
IL
SANTUARIO
DI
SANT’ANTONIO
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terza parte - DOMANI
terza parte - DOMANI
CLINICA
DELLO SPIRITO
L’arcivescovo mons. Alfredo
Battisti, citando il compianto Paolo VI, ama ripetere che il Santuario
è una “clinica dello spirito”. La definizione è ben centrata.
Il Santuario, ovviamente, non
è una succursale delle strutture
sanitarie. È molto di più e molto di
meglio. Il Santuario è una “clinica”
che offre quello che nessuna casa
di salute può mettere a disposizione. La scienza, la filosofia, la medicina, la farmaceutica non hanno
La Cappella penitenziale (A. Poz).
IL
SANTUARIO
DI
SANT’ANTONIO
mai guarito un cuore ferito, né trasformato il cuore di un peccatore.
Clinica dello spirito, il Santuario
mette a disposizione quello che
ognuno va cercando: la pace e la
tranquillità dello spirito.
Era vivo desiderio di mons. Battisti che, accanto al Santuario, si
aprisse una struttura adatta per
l’amministrazione del sacramento
della Riconciliazione. Il voto divenne realtà nel 1992. A destra della
Galleria degli ex voto si trova la
Cappella Penitenziale. Progettato
da Arrigo Poz, benedetto dall’arcivescovo Battisti, il 29 marzo 1992
è stato aperto questo locale: centro di “distribuzione” della pazienza di Dio. Sono stati ricavati cinque
confessionali. Nelle ore di apertura
del Santuario è sempre a disposizione un sacerdote per le confessioni. Il quadro esposto all’entrata,
che raffigura l’Incontro di Cristo
con gli Apostoli (sec. XVII), svela ai
penitenti la bontà del Risorto.
La dolce immagine di Sant’Antonio, che sta in una nicchia in
fondo alla Cappella, rivela la gioia
di portare Gesù nel cuore. Questa
immagine è opera di Ferdinando
Perathoner di Ortisei (BZ), ed è stata resa possibile nel 1979, grazie
a una colletta organizzata da Giuseppina Ganis di Tricesimo.
Forse oggi non si ripete quanto
registrava il Cronista del convento
negli anni Quaranta, che per il giorno di Pasqua era stato necessario
chiamare altri sacerdoti dai vicini
conventi in aiuto dei cinque presenti e che si erano presentati al
confessionale più di cinquecento
uomini, senza contare le donne e
i bambini... Non c’è ressa alla Cappella penitenziale del Santuario
di Gemona, ma durante tutta la
giornata ci sono sempre fedeli che
desiderano riconciliarsi col Signore, oppure che chiedono di poter
parlare con un sacerdote. Le vie
del Signore sono infinite.
Oltre al diligente servizio in Santuario, i frati prestano servizio religioso
alle Suore Francescane Missionarie del Sacro Cuore, alle Clarisse di
Moggio e si mettono generosamente a disposizione del clero per collaborare nella evangelizzazione.
Incontro di Cristo con gli Apostoli (sec. XVII).
Sant’Antonio di Ferdinando Perathoner di Ortisei.
IL
SANTUARIO
DI
SANT’ANTONIO
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72
terza parte - DOMANI
terza parte - DOMANI
L’ORDINE
FRANCESCANO SECOLARE
L’Ordine Francescano Secolare
è considerato il capolavoro di San
Francesco. Istituito il Primo Ordine
dei Frati Minori e il Secondo delle Povere Dame (Clarisse), San Francesco, con l’istituzione di un Terz’Ordine, ha raggiunto il vertice della
sua genialità spirituale: valorizzare
i cristiani laici in un apostolato attivo, pur restando in famiglia e attendendo ai loro impegni di lavoro.
Si può ritenere che, parallelamente alle comunità francescane
maschili e femminili, in Friuli siano
sempre esistite, fin dalle origini del
movimento francescano, anche fra-
Vista laterale del Santuario.
IL
SANTUARIO
DI
SANT’ANTONIO
ternità del Terz’Ordine.
Sicure notizie dell’attività del
Terz’Ordine Francescano a Gemona
risalgono al 1846. All’inizio del secolo scorso ebbe una forte espansione. Solo a Gemona c’erano più di
cinquecento iscritti, in due congregazioni: maschile e femminile. Ma
non solo a Gemona: a Buia, Artegna,
San Daniele, Moggio, Sappada, Tolmezzo, Montenars e in altri paesi
esistevano fiorenti fraternità di
Terziari.
Oggi sono circa un’ottantina le
fraternità dell’Ordine Francescano
Secolare che vivono in altrettante
parrocchie del Friuli. I membri professi superano le duemila unità.
Almeno una volta al mese, i Francescani Secolari di Gemona si riuniscono nella loro sede. Questa si
trova sul lato Est del chiostro. Usciti
dal Santuario, si attraversa la sacristia. Nel retro sacristia si può ammirare un quadro, dipinto per le feste
del Settimo Centenario della morte
di Sant’Antonio.
Nel quadro il Prof. Giuseppe Barazzutti raffigura il Santo col Bambino Gesù in braccio, circondato da
angeli; in basso si vede il Santuario
come era nel 1931.
Nella parete centrale della Sala
dell’Ordine Francescano Secolare
spiccano le figure dell’Immacolata,
San Francesco e Santa Chiara, Santa Elisabetta e San Luigi IX, opera
del padre Tommaso Baernthaler.
Sant’Antonio col Bambino Gesù
(Giuseppe Barazzutti).
Trittico raffigurante l’Immacolata e i Santi (Tommaso Baernthaler).
IL
SANTUARIO
DI
SANT’ANTONIO
73
terza parte - DOMANI
questo meno valida a servizio del
bene. Senza dire che è una fonte indispensabile per chi vuole scrivere
la storia del nostro Santuario.
Particolarmente gradite risultano
le pagine che riportano fotografie di
gruppi di pellegrini, di sposi novelli,
di bambini graziosi e belli che si affidano al Santo.
o
rio
tuari
Santu
c
Voce
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Sant’Anto
N.1 - 2010
a
La
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del
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di
PERIODICO
La
Vodice del Santuariioo
SANTUARIO
DEL PRIMO
DEL MON DO
ANTONIANO
Friuli, Udine
Gemona del
Gemona del Friuli
italiane - Sped. in
4, n. 46) art. 1, comma
a.p. D.L. 353/2003
2 - DCB Udine
, (conv. in L. 27.2.2004
LXXXI
Nuova serie - Anno
N. 3
2007
Maggio - Giugno
, n. 46) art. 1, comma
Periodico
del primo santuario
o
antoniano del mond
2 - DCB Udine -
N. 1 - 2010
Anno LXXXIV -
Sant’Antonio
Trimestrale - Poste
, (conv. in L. 27.2.200
in a.p. D.L. 353/2003
devozione al Santo dei miracoli, tenere un contatto costante con i devoti. Durante la sua vita, il bollettino
ha cambiato veste tipografica varie
volte, sempre migliorandola.
Dal mese di giugno 1992 ha acquistato un volto nuovo: si è trasformato in una rivista. In ogni numero
si danno notizie sulla vita spirituale
e liturgica del Santuario, vengono
pubblicati articoli di formazione e
di informazione su argomenti di attualità religiosa, si approfondiscono
temi di teologia, di spiritualità e di liturgia. Per mezzo di queste pagine
si riaccende la stima per il Santuario, si stringono legami con persone
vicine e lontane.
La rivista è accolta con piacere
dai devoti di Sant’Antonio, in modo
particolare dagli emigrati. Un emigrato dagli Stati Uniti scriveva al
Padre Rettore: “Ringrazio del Bollettino che sto ricevendo sempre. Per
me è come se arrivasse un profumo
di fiori dal nostro bel Friuli”.
Una “Voce” umile ma non per
italiane - Sped.
LA VOCE DEL SANTUARIO
DI SANT’ANTONIO
La vita di un santuario consiste
nella capacità di irradiare una spiritualità, di diffondere un messaggio.
La parrocchia è l’istituzione, il santuario è il carisma. A Gemona l’azione dei frati non si esaurisce dentro
le mura del Santuario. I frati aiutano
nelle parrocchie, guidano corsi di
esercizi spirituali, animano gruppi
di preghiera e dirigono movimenti
di spiritualità.
Risale al 25 aprile 1925 l’inizio
della pubblicazione del bollettino
del Santuario: La Voce del Santuario
di S. Antonio. Dopo oltre ottant’anni, il bollettino rimane fedele al suo
programma: dare notizia di quello
che si fa nel Santuario, diffondere la
75
terza parte - DOMANI
Mensile - Poste
74
TASSA RISCOSSA
TAXE PERÇUE
UDINE
ITALY
è Pasqua...
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ne di Amor
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76
terza parte - DOMANI
terza parte - DOMANI
I PELLEGRINAGGI
I pellegrinaggi sono una caratteristica distintiva dei santuari.
Il popolo di Dio è un popolo peregrinante, che avanza verso i traguardi eterni.
I fedeli, memori delle peregrinazioni che Israele doveva compiere
ogni anno, seguono la tradizione
peregrinando ai santuari di maggior attrattiva.
In tempi passati i pellegrini arrivavano a Gemona a piedi, passavano la notte riposando in chiesa o
nei chiostri, si accostavano ai sacramenti e ripartivano sicuri che li
Pellegrini in Santuario.
IL
SANTUARIO
DI
SANT’ANTONIO
accompagnava la benedizione di
Sant’Antonio.
Spesso i pellegrini percorrevano
chilometri e chilometri a piedi, per
venire a implorare o a ringraziare
Sant’Antonio.
Oggi i pellegrinaggi, perduta la
componente della pratica della
“penitenza”, vengono organizzati
in pullman o in macchina.
Rimangono però sempre vive le
note proprie di ogni pellegrinaggio:
motivi spirituali che si concretizzano nella preghiera e nei sacramenti. Durante l’anno, e particolarmen-
te durante la Tredicina in preparazione alla festa di Sant’Antonio,
alcune parrocchie organizzano
pellegrinaggi al Santuario.
Durante l’estate molti emigranti tornano volentieri al Santuario
che frequentavano da bambini,
per ringraziare San’Antonio e per
rinnovare l’iscrizione a La Voce del
Santuario di Sant’Antonio.
La Parrocchia di Gemona, per
antica tradizione, viene pellegrina
al Santuario il giorno della festa del
Santo.
In mattinata partecipa alle celebrazioni liturgiche e nel pomeriggio accompagna in processione
Sant’Antonio per le vie del Centro,
con buona partecipazione di fedeli che accorrono anche da altri
paesi...
Gruppo cresimandi.
La corale anima la Liturgia.
Un’assemblea attenta e devota.
IL
SANTUARIO
DI
SANT’ANTONIO
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terza parte - DOMANI
terza parte - DOMANI
IL PANE
DI SANT’A NTONIO
Col nome di “Pane di Sant’Antonio” vanno comprese varie iniziative di carattere caritativo e
sociale.
La pia devozione assistenziale,
di notevole rilevanza sociale, consiste in una elemosina distribuita
ai poveri sotto forma di pane in
onore di Sant’Antonio.
Statua del Santo presente in Santuario.
IL
SANTUARIO
DI
SANT’ANTONIO
L’iniziativa trae origine da un
miracolo operato dal Santo. Una
madre ottenne dal Taumaturgo la
risurrezione del figlioletto annegato in una vasca, con la promessa di
dare ai poveri tanto pane quanto il
peso del bambino.
Si chiama “Pane di Sant’Antonio”
anche il pane benedetto che viene
distribuito in Santuario il giorno
della festa del Santo. I fedeli ricevono quel pane e lo portano a casa
con devozione.
Così come l’ulivo il giorno delle
Palme e la candela il giorno della
Candelora. Pane di Sant’Antonio
sono pure tante altre iniziative che
fioriscono attorno al Santuario: la
Pia Unione Missionaria Francescana, il Laboratorio Missionario e altre iniziative tese a venire incontro
alle necessità spirituali e materiali
del prossimo, soprattutto a favore dei Missionari francescani che
operano in Guatemala, El Salvador,
Guinea Bissau, Giappone e in altre
parti del mondo.
In ultima analisi il “Pane di
Sant’Antonio”, materiale e spirituale, come tutta l’attività dei frati
custodi del Santuario, si identifica
con la virtù della “Carità”. Quella
Carità che non verrà mai meno.
IL
SANTUARIO
DI
SANT’ANTONIO
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terza parte - DOMANI
terza parte - DOMANI
SI QUAERIS
MIRÀCULA
AL SANTO
DEI MIRACOLI
Si quaeris miràcula,
mors, error, calàmitas,
daemon, lepra, fugiunt,
aegri surgunt sani.
Se chiedi a Dio i Miracoli (per
l’intercessione di S. Antonio),
vedrai indietreggiare la morte,
l’errore, le calamità; fuggire il
demonio, le malattie e ogni male.
Rit. Cedunt mare, vìncula:
membra resque pérditas;
petunt et accìpiunt
iùvenes et cani.
Cesseranno le tempeste, si
spezzeranno le catene, le cose
perdute saranno ritrovate;
giovani e vecchi riceveranno
aiuto e conforto.
Péreunt perìcula,
cessat et necéssitas:
narrent hi qui séntiunt,
dicant paduani.
Resteranno lontani i pericoli,
sparirà la miseria:lo possono
attestare coloro che hanno
sperimentato la protezione del
Santo di Padova.
Rit. Cedunt mare, etc.
Gloria Patri et Filio,
et Spirìtui Sancto.
Rit. Cedunt mare, etc.
Gloria al Padre, al Figlio e allo
Spirito Santo. Come era nel
principio e ora e sempre, nei
secoli dei secoli.
Amen.
O dei miracoli
Amabil Santo,
N’accogli supplici
Sotto il tuo manto:
Conforti e grazie
Chiediamo a Te;
O Sant’Antonio,
Prega per me.
Tu se’ dei pargoli
Padre d’amore,
A chi Ti supplica
Consolatore:
Tergi le lagrime,
Doni la fe’;
O Sant’Antonio,
Prega per me.
81
BIBLIOGRAFIA
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GOBBO M. e BRLEK V., Cenni storici sulla chiesa e convento di S. Antonio di
Gemona, (ms, 1958, archivio del Convento di Gemona).
INDICE
prima parte - IERI
Sant’Antoni di Glemone
Sia noto a ciascheduna persona
I Frati
Il Convento
La Chiesa
Le Inique Soppressioni
Rifioritura
Il Tempio Impossibile
La Nuova Facciata
Gemona, Addio
10
12
14
16
18
20
22
24
26
28
seconda parte - OGGI
Dalle Macerie
Il Nuovo Santuario
Inaugurazione
I Colori
Antico e Moderno
La Cappella della B. Vergine delle Grazie
La Cappella del Rosario
Pittura, Scultura e Musica
Gli Ex Voto – Il Giglio Fiorito
La Cella del Santo
Il Museo del Santuario
Dentro il Convento
Piazza Padre Adriano Osmolowski
32
34
36
38
42
44
46
48
52
54
56
60
62
terza parte - DOMANI
Verso l’Avvenire
Vita Liturgica
Clinica dello Spirito
L’Ordine Francescano Secolare
La Voce del Santuario di Sant’Antonio
I Pellegrinaggi
Il Pane di Sant’Antonio
Si Quaeris Miràcula
Al Santo dei Miracoli
66
68
70
72
74
76
78
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SANTUARIO
DI SANT’A NTONIO
APERTURA DEL SANTUARIO
Dalle ore 7 alle 12 e dalle 15 alle 19
ORARIO DELLE SANTE MESSE
Festivo ore 7.30 - 9.30 - 11 - 18
Feriale ore 8 - 9
Lodi feriali ore 7.40
Santo Rosario alle ore 8.45
Sante Funzioni festive alle ore 16 (orario invernale), 17 (estivo)
Adorazione eucaristica: ogni primo Venerdì del mese dalle 9.30 alle 12
Confessioni dalle ore 8 alle 12 e dalle 15 alle 19
In Sacrestia si ricevono offerte per Sante Messe in onore di S. Antonio,
in suffragio dei defunti ecc.
LA VOCE DEL SANTUARIO DI SANT’ANTONIO
Periodico mensile del primo Santuario Antoniano del mondo
CCP 10542330
Tarvisio
MUSEO “RENATO RAFFAELLI”
- apertura su richiesta
- ingresso gratuito
- durata della visita un’ora
- accessibile ai disabili
Tolmezzo
Uscita
Gemona - Osoppo
Gemona
del Friuli
A23
Udine
Pordenone
Palmanova
Gorizia
A4
SANTUARIO DI SANT’ANTONIO
Piazza Padre Adriano Osmolowski, 12
33013 Gemona del Friuli (UD)
Tel. 0432.981113 - Fax 0432.971839
[email protected] - www.santantoniogemona.it
www.ofmve.it - www.provincia.udine.it/musei
Venezia
Trieste
Finito di stampare nel mese di maggio 2010
presso lo stabilimento
OGV Officine Grafiche Visentin
Palmanova • (Ud)
Il Santuario
di Sant’Antonio
Piazza Padre A. Osmolowski 12
33013 Gemona del Friuli (Ud)