Milan-Lecce 4-0 CIAK SI…VIBRA!

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Milan-Lecce 4-0 CIAK SI…VIBRA!
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UN ANNO VISSUTO DA VERI MILANISTI
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Luca Rosia
Giuseppe Rasolo
ALLEGRI
E MAGGIORENNI
Il 18° scudetto del Milan
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Copyright © 2011 Urbone Publishing
Via Vestinska 6b – Praga (Czech Republic)
e-mail: [email protected]
sito web: http://www.urbone.eu
Prima edizione giugno 2011
ISBN 978-80-87514-63-4
Testi
© Luca Rosia, Giuseppe Rasolo
Con la collaborazione de
Il vero Milanista .it
Fotografie
© Roberta Carannante
Vignette
© Carlo Tarantini
Impaginazione
Staff Urbone Publishing
Tutti i diritti di traduzione, memorizzazione, riproduzione e adattamento totale o
parziale, con qualsiasi mezzo, elettronico, chimico o meccanico, copie fotostatiche
incluse, né con sistemi di archiviazione e ricerca delle informazioni, sono riservati.
Le richieste per eventuali autorizzazioni vanno rivolte direttamente all‟Editore.
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A un‟amica speciale:
Roberta,
cuore rossonero.
Luca R.
A mamma Lucia
per avermi inculcato il morbo,
A mio figlio Nicola
per averglielo tramandato.
Giuseppe R.
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Prefazione
Strana e sorprendente è la vita.
La vita che mi concede l'onore di presentare questo
bellissimo libro anche se forse non me lo merito, perchè sono
un "traditore".
E giunto il tempo di confessarlo: io sono stato milanista.
L'affermazione è strana, laconicamente strana lo ammetto. Io
sono stato milanista quando sono stato bambino, ma poi
ricordo bene il 23 marzo 1980, ricordo quella macchina della
polizia azzurra parcheggiata sinistramente dentro lo stadio, e
ricordo il mio portiere con la maglia gialla seduto con tutti gli
altri in un tribunale, e in quegli anni questa immagine nei miei
occhi di bambino si sovrapponeva irrimediabilmente con quella
dei terroristi, anche se avevo notato che per il mio portiere la
gabbia non c‟era.
E allora mentre il mio Milan degli anni settanta entrava nel
nuovo decennio sprofondando nel cunicolo della Serie B per
questioni davvero brutte, io perdevo la passione. Insomma la
delusione era davvero grossa, ero stato tradito dai miei idoli e
poi in fondo Gianni Rivera non giocava piu‟, per quale motivo
continuare a seguire una squadra irriconoscibile?
Persi la fede, ma non sono nel Milan, sul calcio tutto. Avevo
14 anni, troppo piccolo per trovare gratificazione come oggi da
analisi profonde su tattiche e schieramenti, troppo grande per
poter ricominciare da capo e lasciarmi incantare da qualche
nuova principessa del campionato. Come un amore tradito,
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dopo la delusione iniziale non rimase odio ma soltanto
indifferenza.
A dire il vero con l‟inizio della stagione Sacchi la domenica
un orecchio alla radio lo porgevo, ero affascinato dalla capacità
di Pietro Paolo Virdis di essere spesso sorprendentee efficace,
ma l'amore, quello vero non tornò più.
E quindi mi persi l‟emozione sontuosa dei tre olandesi, mi
persi la stagione Capello e “rientrai nel calcio” nel 1997,
quando i miei amici più cari, tutti interisti, cominciavano a
impazzire per le magie di tal Ronaldo. Il Milan non mi
mancava, anche se non provavo certo antipatia, ma mi
mancava il calcio, tanto.
E allora comincio a seguire la “maledetta” Inter di Gigi
Simoni e ne divento l‟amante, nel senso che mi appassiono
davvero. Certo questa emozione non ha niente a che vedere che
con quello che avevo provato prima che quella volante azzurra
parcheggiasse sul campo in quella lontana primavera del 1981,
ma almeno era tornato l‟interesse per questo meraviglioso e
contraddittorio sport.
Con il passare degli anni non c‟è stato un campionato (e
neanche un derby) in cui i colori rosso e nero mi evocassero
qualcosa di negativo. Sarà che non abito a Milano e quindi non
vivo le annose e goliardiche diatribe tra “cugini”, sarà che il
Milan da molti anni è una società sportivamente esemplare,
accattivante, professionale, e in definitiva molto ma molto
simpatica, ma io quando Sheva ha battuto Buffon nella storica
finale di Champions League ho urlato di gioia, come un
bambino, come quel bambino degli anni „70.
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E quindi mi ritrovo ora ad avere una ex moglie, il Milan,
che ancora amo, e un amante, l‟Inter a cui voglio tanto bene.
Sono una disfunzione “genetica” della passione calcistica, un
tifoso “immorale” che tradisce la moglie con la sua cugina
prima, sono una storpiatura del tifo puro e duro, una follia
rossonerazzurra e bifronte.
Cosa ci posso fare se trovo che la pazzia dell‟Inter e la
professionalità estrema del Milan sono perfetti estremi che si
attraggono dentro di me?
Cosa ci posso fare se ho gioito per i cinque scudetti
dell‟Inter, ma non posso che ammirare le pennellate di Pirlo, il
potere inventivo di Seedorf e la forza estrema di volontà dei
motori centrali e laterali di questo ultimo e molto meritorio
Milan?
Cosa ci posso fare se mi piace talmente tanto questo sport
che sono contento che Ibracadabra abbia vinto otto scudetti di
seguito e io non mi sia mai sentito tradito nel vederlo a
casacche invertite nel mio stadio doppio e immenso, anzi lo
ritengo uno degli autori più profondi dell‟ultimo capolavoro
rossonero?
Ho accettato con qualche riserva di scrivere questa
introduzione proprio per la mia passione tradita, io, tra voi
tifosi veri, sono per metà intruso, ma poi ho pensato che, forse,
far presentare un libro sul Milan a un simpatizzante dell‟Inter a
cui, nonostante sia stata appena soffiata la supremazia, questo
Milan di quest‟anno è piaciuto davvero tanto e ritiene sia stato
uno scudetto molto meritato, fosse un originale ma buon modo
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per sottolineare la grandezza dei rossoneri, che trascende il tifo
e si collega direttamente a chi ama lo sport e il calcio.
Chi ama il calcio non può non ammirare segretamente il
Milan, questo Milan 2010-2011, e non importa se la vita per
caso lo ha portato anche a casa dei detestati cugini. Il volto
sorridente di Ibra dopo il gol pazzesco a Lecce il 16 gennaio
del 2011 è luce vera su questo sport in cui talvolta si allungano
le ombre. Grazie Milan, di esistere.
Michele Brera
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Presentazione
Cari allegri e maggiorenni tifosi milanisti,
Quando nel gennaio 2006 il Milan è cominciato a essere
non solo più una fede ma anche uno stimolo per mettere nero
su bianco, attraverso internet, sensazioni, commenti, riflessioni
su partite e personaggi, l‟intenzione era quella di realizzare una
sorta di agorà, per fare in modo che la passione non durasse
solo novanta minuti ma continuasse quotidianamente. Abbiamo
così scoperto un mondo parallelo di persone che vivevamo le
nostre stesse sensazioni, idee, illusioni e gioie.
A distanza di qualche anno possiamo dire che ci siamo
riusciti. Il vero Milanista (www.ilveromilanista.it) per noi è
stata una palestra che ci ha permesso di trasportare e di
comunicare i nostri pensieri. Lavorando nel settore della
comunicazione siamo stati certamente favoriti, e quelli che
erano i nostri idoli, i personaggi che gravitano nell‟orbita
Milan, oggi sono diventati oggetti quotidiani di confronto e di
incontro.
Abbiamo così pensato di mettere online il frutto della nostra
passione, della passione dei tanti tifosi che ci seguono e che
come noi hanno condiviso i risultati della squadra in questa
fantastica cavalcata che ci ha portato al diciottesimo titolo.
“Allegri e Maggiorenni” è un appellativo dedicato a tutti i
tifosi milanisti, gli stessi che si vedono nella copertina del
libro, due tra gli ottantamila che erano presenti a San Siro
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nell‟ultimo derby e che si sentivano, come noi, parte di una
grandissima famiglia.
“Il Milan ai milanisti” potrebbe essere l‟ideale sottotitolo.
Attraverso queste pagine vogliamo ripercorrere la prima
stagione del Milan di Massimiliano Allegri, un anno vissuto in
modo sublime, raccontando la gioia di un successo conquistato
giorno dopo giorno, con anche annesse tutte le frustrazioni e le
piccole delusioni frutto delle diverse tappe di questo lungo
percorso. Non solo. Troverete anche una panoramica sui
giocatori, i veri protagonisti della stagione, interviste in
esclusiva a personaggi legati al Milan e per chiudere alcuni
pensieri da tifosi.
Buona lettura!
Forza Milan!
Biella, 9 giugno 2011
Luca Rosia, Giuseppe Rasolo
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1ª giornata: Milan-Lecce 4-0
CIAK SI…VIBRA!
E‟ subito poker: Pato, Thiago e Pippo
accendono San Siro.
Dopo
il mesto e grigio finale dello scorso campionato, la
nuova stagione milanista si apre col botto: vittoria per 4-0 e
gioco, a tratti, esaltante. Basta mezz‟ora ai ragazzi di
Massimiliano Allegri per avere ragione di un disarmante
Lecce, completamente privo di cattiveria agonistica. Tra i tifosi
accalcati sugli spalti di San Siro al novantesimo si aggira la più
scontata delle domande: “Troppo forti noi o troppo scarsi
loro?” Beh, che dire, risponderà il campionato.
Notte magica per Ronaldinho: colpi di alta classe e giocate
sopraffine, da far brillare gli occhi. Tra tutti un dribbling con la
finta dell‟elastico e rabona, gocce di ambrosia calcistica. Il
Gaucho appare in buona forma fisica, corre molto, più del
solito, per lo meno quando la partita ha ancora qualcosa da
dire, e mostra un‟inedita grinta andando a recuperare palloni
dai piedi degli avversari. Ma in generale tutta la squadra si
muove bene. Va anche detto che l‟avversario commette l‟errore
fatale di tenere bassi i ritmi. E questo si sa: se la partita si gioca
sul piano esclusivo della tecnica, il Milan diventa una
corrazzata incontenibile.
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Ibra, presentatosi alla platea di San Siro tra il primo e il
secondo tempo con un vibrante “Hey, ricordati: sono qui per
vincere e quest'anno vinciamo tutto!”, e poi in tribuna con
Silvio Berlusconi e Adriano Galliani, porta con sé un altro
fondamentale giocatore. Robinho? No, uno molto più
importante: l‟entusiasmo. E con quello in corpo, squadra e
tifosi volano. Anche gli acquisti di Mario Yepes, Sokratis
Papastathopoulos e Kevin Prince Boateng con l‟arrivo di
Zlatan assumono un‟altra luce. I problemi nell‟architettura
della squadra, che fino a pochi giorni prima sembravano ombre
cupe e pesanti, da lunedì 30 agosto appariranno come tenui
penombre permeate di iridescenze boreali.
Aspettando il debutto di Ibra, sul prato di San Siro va in
scena un Milan spettacolare, specie nei primi quarantacinque
minuti. Che diverte i molti tifosi presenti allo stadio, anche solo
per salutare il mago venuto dalla Spagna, e il presidente Silvio
Berlusconi, accolto dalla tifoseria con un coro ben diverso
rispetto a quello riservatogli centoquattro giorni prima, in
occasione di Milan-Juventus. Alexandre Pato sblocca il match
al 16' grazie a un preciso diagonale dalla destra; poi il
raddoppio arriva dai piedi di Thiago Silva, autore di un tocco
decisivo sotto porta, a risolvere così la mischia creatasi in area
salentina; al 28' ancora Pato, servito da Ronaldinho, mette in
cassaforte i primi tre punti della stagione. Gigi De Canio le
prova tutte, ma l‟ingresso in campo di Ernesto Javer
Chevanton, al posto di un Alberto Giuliatto ancora in vacanza,
non modifica l‟inerzia della partita. La ripresa in realtà non
offre particolari emozioni, se non a pochi passi dalla linea del
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traguardo. Il 4-0 arriva della grinta del sempreverde Pippo
Inzaghi, un goal in girata nato grazie a una bella azione di Rino
Gattuso. SuperPippo è entrato in campo al posto di Marco
Borriello: per l‟attaccante napoletano Milan-Lecce è la prima e
ultima partita della stagione in maglia rossonera. Infatti, da lì a
poche ore, Via Turati ufficializza il suo trasferimento alla Corte
di Claudio Ranieri. Trascinandosi dietro non poche polemiche:
quelle alimentate da una sparuta minoranza di tifosi rossoneri,
che vedono in Borriello l‟unica vera riserva di Ibra, e quelle
accese dallo stesso giocatore, che nelle settimane successive
non risparmia frecciate alla sua ex-società. “C'erano due rigori
a nostro favore – dichiara dopo la partita di Brescia –, forse
anche tre. E il rigore contro non c'era... A Milano queste cose
non mi sono mai capitate. Oggi ho capito la differenza che c'è
tra lo stare al Milan e lo stare alla Roma”.
29 agosto 2010, Milano, Stadio “Giuseppe Meazza”
MILAN-LECCE 4-0 (3-0)
Marcatori: 16‟ Pato (M), 23‟ Thiago Silva (M), 28‟ Pato (M),
90‟ Inzaghi (M)
Milan: Abbiati, Bonera, Nesta, Thiago Silva, Antonini,
Ambrosini (71‟ Gattuso), Pirlo, Seedorf, Ronaldinho, Borriello
(60‟ Inzaghi), Pato (76‟ Boateng). A disp.: Amelia,
Papastathopoulos, Abate, Oduamadi. All.: Allegri.
Lecce: Rosati, Vives, Donati, Sini, Giuliatto (32‟ Chevanton,
88‟ Brivio), Ferrario, Munari (52‟ Piatti), Giacomazzi,
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Grossmuller, Mesbah, Corvia. A disp.: Benassi, Gustavo,
Reginiussen, Bertolacci. All.: De Canio.
Arbitro: Peruzzo
Ammoniti: Grossmuller (L)
Altri risultati: Udinese-Genoa 0-1, Roma-Cesena 0-0, BariJuventus 1-0, Chievo-Catania 2-1, Fiorentina-Napoli 1-1,
Palermo-Cagliari 0-0, Parma-Brescia 2-0, Sampdoria-Lazio 20, Bologna-Inter 0-0.
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2ª giornata: Cesena-Milan 2-0
PICCOLA WATERLOO
Max come Arrigo: ko alla seconda.
Cesena
è la partita che mai ci saremmo aspettati. Una
sconfitta dolorosa, per larghi tratti inaspettata. Per fortuna una
sconfitta salutare. Troppi strombazzamenti fuori luogo, troppa
euforia ingiustificata, troppa baldanza a calciomercato
concluso. Inevitabile quindi pagare dazio. Nel calcio come
nella vita la presunzione non ha mai portato da nessuna parte.
Massimiliano Allegri se ne è accorto e invita la squadra a
tornare con i piedi ben saldi a terra, ripartendo con umiltà e
spirito di sacrificio.
Cesena dice che il Milan è una squadra ancora da rodare,
forte ma da oliare. Da amalgamare, da assemblare. Troppo
ampia la forbice tra la gara contro il Lecce e quella contro i
romagnoli. Il Milan patisce la migliore condizione atletica dei
bianconeri, la loro notevole rabbia agonistica, la loro irruenza.
Da Ezequiel Schelotto a Marco Parolo per finire a Emanuele
Giaccherini, sul parto del Dino Manuzzi corrono tutti come
furie, hanno voglia di vincere, di ben figurare. Pressano,
raddoppiano i centrocampisti e gli esterni, avanzano a folate.
Sì, una Waterloo. Gran bella squadra, il Cesena.
Il Milan non ancora: la difesa patisce oltre il lecito, Sokratis
Papastathopoulos convince meno di altre volte. Non ha
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entusiasmato neppure Daniele Bonera, a destra: bravo in fase di
marcatura, meno in fase di spinta. La difesa, orfana di Sandro
Nesta e successivamente di Thiago Silva, balla paurosamente.
Il centrocampo non regge, mal supportato ai fianchi da un Rino
Gattuso sempre più l‟ombra di se stesso e da un Massimo
Ambrosini più confuso che persuaso. Comunque in difficoltà.
Andrea Pirlo rimane risucchiato dall‟ottimo centrocampo dei
bianconeri e fa davvero poco. Con la squadra spaccata in due
tronconi e senza rifornimenti dalle fasce laterali, Zlatan
Ibrahimovic si vede quasi nulla. Cerca il fraseggio con i
compagni, tenta di capirne i movimenti, le geometrie, tutto
senza esiti. Senza costrutto. Lezioso, poco convinto, gioca
troppo lontano dalla porta. Inspiegabile. Ibra è alla ricerca della
miglior condizione fisica. Da limare l‟intesa con i compagni.
Meno ancora si fa notare Ronaldinho, spento, apatico e
giustamente sostituito da Allegri a gara in corso. L‟unico a
lottare è Alexandre Pato, a cui viene annullato almeno un goal
regolare. L‟arbitraggio è davvero incomprensibile, da
dimenticare. Oseremmo dire a senso unico. Reti annullate a
parte, ci fischiano contro una quantità industriale di fuorigioco,
taluni davvero dubbi, per non dire inesistenti. Dopo il 4-0
inflitto al Lecce c‟è chi parla di “gruppo di fuoriclasse
pressoché imbattibili”, “uno squadrone”. Cesena riporta tutti
coi piedi per terra: Calma, signori, calma e gesso – il
messaggio rivolto a società, squadra e tifosi –. La condizione
fisica è da perfezionare; il 4-3-3 di Max Allegri è
improponibile senza una difesa arroccata, un centrocampo
capace di far filtro e avviare l’azione offensiva, ed esterni che
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spingano e riforniscano gli avanti. Per fare tutto questo
occorrono idee chiare, gambe e polmoni. Serve
concentrazione.
Ibra patisce l‟esordio, Allegri stecca la seconda. Succede.
Max commette tre errori evitabili: Gianluca Zambrotta avrebbe
dovuto giocare al posto di Bonera, Bonera al posto di
Papastathopoulos, Kevin Prince Boateng in luogo di Gattuso,
impacciato e improponibile. La nostra opinione è questa.
Auxerre e Catania capitano a proposito. I cavalli di razza si
vedono alla fine; anche il grande Arrigo Sacchi sbandò
paurosamente alla seconda giornata di campionato, poi travolse
tutto e tutti. La Juve ne becca tre dalla Samp, la Roma cinque
dal Cagliari, l‟Inter vince su rigore contro una buona Udinese,
che avrebbe indubbiamente meritato il pari. Pazienza, siamo
appena all‟inizio.
11 settembre 2010, Cesena, Stadio “Dino Manuzzi”
CESENA-MILAN 2-0 (2-0)
Marcatori: 31‟ Bogdani (C), 44‟ Giaccherini (C)
Cesena: Antonioli, Ceccarelli, Pellegrino, Von Bergen,
Nagatomo, Appiah, Colucci, Parolo, Schelotto, Bogdani (81‟
Malonga), Giaccherini. A disp.: Cavalieri, Benalouane, Lauro,
Jimenez, Piangerelli, Tachtisidis. All.: Ficcadenti.
Milan: Abbiati, Bonera, Papastathopoulos, Thiago Silva (46‟
Abate), Antonini, Gattuso (64‟ Inzaghi), Pirlo, Ambrosini,
Pato, Ibrahimovic, Ronaldinho (56‟ Robinho). A disp.: Amelia,
Jankulovski, Zambrotta, Boateng. All.: Allegri.
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Arbitro: Russo
Ammoniti: Ambrosini (M)
Altri risultati: Inter-Udinese 2-1, Cagliari-Roma 5-1, BresciaPalermo 3-2, Catania-Parma 2-1, Genoa-Chievo 1-3, JuventusSampdoria 3-3, Lazio-Bologna 3-1, Lecce-Fiorentina 1-0,
Napoli-Bari 2-2.
IL RADDOPPIO: Bogdani serve palla al centro per Giaccherini che in
diagonale trafigge Abbiati. (Vignetta di Carlo Tarantini)
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3ª giornata: Milan-Catania 1-1
CADUTA E RIPRESA
L‟Elefantino sfida il Diavolo
e spaventa San Siro.
Il Milan non digerisce Cesena. Diciamo che…ci beve sopra.
Sì, ipotesi plausibile. Perché la conseguenza è che lo
ritroviamo ubriaco al termine della sfida con il Catania. E‟ un
periodaccio per la squadra di Massimiliano Allegri. Dopo il
sorprendente debutto in casa contro il Lecce, annaffiato dalla
festa per Zlatan Ibrahimovic e da un pazzo entusiasmo che a
San Siro mancava da anni, la squadra di Max si arresta
bruscamente perdendo per strada cinque punti in sette giorni.
Certo, le assenze per infortunio di Massimo Ambrosini,
Mathieu Flamini e Alexandre Pato pesano. Un po‟ si fanno
sentire. Come i novanta minuti giocati in Europa contro
l‟Auxerre. Ma in realtà, botte e fatiche a parte, è che al gruppo
serve tempo per acquisire al meglio i dettami del nuovo
tecnico. Quindi un arresto naturale, in larga parte giustificato.
Da lasciarsi alle spalle però. Perché là davanti qualcuno ha già
ingranato una marcia in più e pare proprio non volersi fermare.
Il Catania spegne San Siro, uno stadio ancora palesemente
esaltato dall‟Ibra-day. I siciliani partono tutt‟altro che timorosi
mandando più volte in panico la retroguardia rossonera. In
realtà assaggiano anche loro qualche attimo di paura. Come al
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14‟, quando Pippo Inzaghi, in campo come sostituto di Pato,
servito da Ibra si divora un goal facile facile solo davanti a
Mariano Andujar. Appetitosa la portata di Zlatan, disgustoso
il…piattone cucinato da Inzaghi. Non esageriamo nel dire che
il “modesto elefantino rischia-salvezza” azzarda lezioni di
calcio al “Diavolo stellare conquista-scudetto”. Questo nel
primo tempo. Che l‟undici ospite può addirittura chiudere in
vantaggio grazie a una prodezza balistica da cineteca, un tiro di
Ciro Capuano insaccato da ben trentacinque metri. Pur
nascendo dal pregiato gesto di un singolo, la rete arriva a
premiare il miglior approccio catanese al match, oltre, appunto,
la continuità con la quale l‟armata “tutta muscoli e corsa” di
Marco Giampaolo addomestica avversario e pallone. Il Catania
accarezza il raddoppio anche con Adriàn Ricchiuti e Mariano
Izco, su ispirazione del direttore d‟orchestra Giuseppe Mascara
e di un ritrovato Maxi Lopez.
Il Milan si piega, tuttavia non dà mai la sensazione di
potersi spezzare. Tenta di recuperare lo scarto già sul finale del
primo tempo e ci riesce. Grazie al turbo attivato a centrocampo
da Kevin Prince Boateng e alla solita preziosa magia di
Ronaldinho: un assist a pochi attimi dal duplice fischio che
trova sulla propria strada il solito Pippo Inzaghi. Sempre lui,
ancora lui. Superpippo rischia di papparsi il…secondo. Vuole i
suoi tempi, vuole recitare perfettamente il copione. Così parte
sul filo del fuorigioco, fallisce un primo tentativo, mette bene a
fuoco e non sbaglia. E‟ il pareggio che manda tutti negli
spogliatoi a rigenerare i muscoli e riordinare le idee.
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Il Milan in campo nella ripresa è tutta un‟altra squadra. Più
tecnica, più scattante, più determinata. Una squadra. Punto e
basta. Clarence Seedorf sfiora la rete del vantaggio dopo soli
trentaquattro secondi raccogliendo uno splendido colpo di
tacco di “Z punto e a capo” Ibrahimovic. Allegri è soddisfatto:
la squadra avanza unita, in perfetta sintonia, così come
retrocede compatta a spegnere i tentativi del Catania. Tutti
pronti a offendere, tutti pronti a difendere. L‟avversario è duro
a morire. E infatti non muore. C‟è. Resiste. E‟ vivo. Si spegne
solo sul finale. Ma, vuoi per le troppe energie spese, si spegne
anche il Milan.
18 settembre 2010, Milano, Stadio “Giuseppe Meazza”
MILAN-CATANIA 1-1 (1-1)
Marcatori: 27‟ Capuano (C), 45‟ Inzaghi (M)
Milan: Abbiati, Bonera, Nesta, Thiago Silva, Antonini,
Boateng, Pirlo, Seedorf (89' Gattuso). Ronaldinho, Inzaghi (85'
Oduamadi), Ibrahimovic. A disp.: Amelia, Papastathopoulos,
Zambrotta, Abate, Yepes. All.: Allegri.
Catania: Andujar, Potenza (80' Alvarez), Silvestre, Spolli,
Capuano, Carboni (75' Delvecchio), Mascara, Izco, Biagianti,
Ricchiuti (59' Ledesma), Maxi Lopez. A disp.: Campagnolo,
Antenucci, Gomez, Terlizzi. All.: Giampaolo.
Arbitro: Morganti
Ammoniti: Boateng (M), Pirlo (M), Biagianti (C), Capuano
(C)
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