Università degli Studi di Napoli Federico II Analisi numeriche del
Transcript
Università degli Studi di Napoli Federico II Analisi numeriche del
Università degli Studi di Napoli Federico II Facoltà di Ingegneria Corso di Laurea Specialistica in Ingegneria Aerospaziale e Astronautica Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale Elaborato di Laurea Analisi numeriche del flusso intorno a microgeneratori eolici ad asse verticale nell’infrastruttura di supercomputing S.Co.P.E. Relatore: Ch.mo Prof. Agostino De Marco Correlatore: Ch.mo Prof. Fabrizio Nicolosi Candidato: Domenico Cucco Matr. 335/296 Anno Accademico 2010/2011 It is what it is. — Vic Chesnutt Un ringraziamento è d’obbligo per il professor Agostino De Marco, senza la cui guida, supporto e dedizione questo lavoro non avrebbe mai visto la luce. Un ringraziamento particolare va anche al professor Fabrizio Nicolosi, a Elia Daniele e a tutti gli altri dottorandi del Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale. Un ringraziamento speciale alla mia famiglia, il cui affetto e supporto incondizionato mi hanno sostenuto durante tutti questi anni. Il ringraziamento più importante, che non ha bisogno di spiegazioni, è per te, Luana. INDICE 1 introduzione 1 1.1 Generatori eolici 1 1.1.1 Turbine ad asse orizzontale e verticale 2 1.1.2 Aspetti basilari delle turbine ad asse verticale 1.2 Finalità e strumenti di questo lavoro 4 1.3 Panoramica dei capitoli 5 3 2 aerodinamica delle turbine ad asse verticale 2.1 Concetti di base 6 2.2 Aspetti critici 7 2.2.1 Angolo d’attacco 7 2.2.2 Stallo profondo e stallo dinamico 9 2.2.3 Numero di Reynolds 10 2.2.4 Curvatura ed incidenza virtuali 12 3 simulazioni numeriche con il solutore fluidodinamico star-ccm+ 3.1 Geometrie 13 3.2 Mesh 14 3.2.1 Prism layers 15 3.2.2 Controlli volumetrici 16 3.3 Fisica 16 3.3.1 Impostazione del moto 17 3.3.2 Discretizzazione temporale 17 3.3.3 Acquisizione delle forze 19 4 caratterizzazione dei parametri del solutore per un caso studio iniziale 20 4.1 Geometrie 20 4.1.1 Geometria della turbina 20 4.1.2 Geometria della simulazione 21 4.2 Mesh 23 4.2.1 Prism layers 24 4.2.2 Controlli volumetrici 27 4.3 Fisica 29 4.3.1 Impostazione del moto 29 i 6 13 Indice 4.3.2 4.3.3 Discretizzazione temporale 30 Acquisizione delle forze 30 5 simulazioni fluidodinamiche nell’infrastruttura s.co.p.e. 5.1 Introduzione all’infrastruttura 32 5.2 Scalabilità dei calcoli 34 6 analisi preliminari del caso studio iniziale 36 6.1 Sensibilità della soluzione rispetto alla griglia 37 6.2 Sensibilità della soluzione rispetto alla discretizzazione temporale 39 6.3 Convergenza 39 6.4 Risultati 41 7 due casi studio realistici 44 7.1 Turbina con bracci orizzontali 44 7.1.1 Geometria 44 7.1.2 Mesh 46 7.1.3 Risultati 47 7.2 Turbina con bracci inclinati 55 7.2.1 Geometria 55 7.2.2 Mesh 56 7.2.3 Risultati 57 8 conclusioni 61 a guida all’utilizzo del solutore nell’infrastruttura a.1 File necessari 64 a.1.1 Esempio file macro_filename.java 64 a.1.2 Esempio file filename.sh 65 a.1.3 Esempio file filename.jdl 66 a.2 Trasferimento dei file su SCoPE 67 a.3 Trasferimento del file della simulazione sul Local File Catalogue 67 a.4 Lanciare, monitorare, scaricare i risultati 68 Bibliografia 70 ii 63 32 ELENCO DELLE FIGURE Figura 1 Figura 2 Figura 3 Figura 4 Figura 5 Figura 6 Figura 7 Figura 8 Figura 9 Figura 10 Figura 11 Figura 12 Figura 13 Figura 14 Figura 15 Figura 16 Figura 17 Esempi delle due principali tipologie di turbine eoliche. 2 Rappresentazione schematica e sezione bidimensionale di una VAWT. 7 Velocità effettiva vista dal profilo durante la rotazione, come combinazione della velocità asintotica del vento e della velocità dovuta alla rotazione. 8 Angolo d’attacco della pala lungo un giro della turbina, al variare del TSR. 8 Illustrazione schematica dello stallo dinamico. 10 Numero di Reynolds lungo un giro della turbina, al variare del TSR. 11 Effetto del numero di Reynolds sulla curva di portanza di un profilo NACA 0018. 11 Curvatura ed angolo d’attacco virtuali di un profilo simmetrico come effetto della rotazione. 12 Ambiente di lavoro Star-CCM+ 15 Alcune impostazioni della fisica in Star-CCM+. 19 Turbina analizzata come caso studio iniziale. 21 Cilindro che delimita la regione rotante e blocco esterno che definisce lo spazio della simulazione. 22 Mesh volumetrica intorno ad una pala senza e con i prism layers. 26 Controlli volumetrici della mesh utilizzati (a) sulle pale, (b) nella zona attorno la turbina e nella scia. (c) e (d): mesh volumetrica visualizzata mediante tre piani ortogonali secanti lo spazio della simulazione. 28 Tempi di calcolo al variare del numero di processori utilizzati, per la simulazione di riferimento. 35 Coppia all’albero generata della pala lungo un giro al variare della base-size. 38 Coppia all’albero della pala lungo un giro al variare del time-step (espresso come multiplo di quello ottenuto dalla condizione CFL). 40 iii Elenco delle figure Figura 18 Figura 19 Figura 20 Figura 21 Figura 22 Figura 23 Figura 24 Figura 25 Figura 26 Figura 27 Figura 28 Figura 29 Figura 30 Figura 31 Figura 32 Figura 33 Figura 34 Figura 35 Figura 36 Coppia all’albero della pala lungo un giro per cinque giri successivi. 41 Coppia all’albero generata da una pala e dall’intera turbina (TSR 2). 42 Forza normale N e tangenziale T su una pala lungo un giro (TSR 2.75). 42 Coefficiente di potenza CP della turbina al variare del TSR. 43 Turbina con bracci orizzontali visualizzata da varie angolazioni. 45 Mesh di superficie e di volume visualizzate da varie angolazioni. 46 Coppia all’albero durante l’accelerazione della turbina da ferma al primo TSR (pari a 1.75). 48 Forza normale N e tangenziale T che agiscono su di una pala lungo un giro (TSR 2.75). 50 Coefficiente di potenza CP della turbina al variare del TSR per le turbine con bracci orizzontali e senza bracci. 50 Intensità del campo di vorticità intorno alla turbina visualizzato su piani posti a diverse altezze. 51 Intensità del campo di velocità intorno alla turbina durante la rotazione. 52 Campo di pressione intorno ad una pala lungo un giro. 53 Vettori velocità intorno ad una pala lungo un giro. 54 Turbina con bracci inclinati visualizzata da varie angolazioni. 56 Mesh di superficie e di volume visualizzate da varie angolazioni. 57 Contributi della pala e del braccio e valore totale della coppia fornita all’albero lungo un giro (TSR 2.5). 59 Forza normale N e tangenziale T che agiscono sull’insieme pala-braccio lungo un giro (TSR 2.5). 59 Singoli contributi e totale del coefficiente di potenza CP al variare del TSR per la turbina con bracci inclinati. 60 Resistenza offerta dalla turbina nella direzione del vento al variare della posizione, in condizioni di turbina bloccata e vento forte. 60 iv E L E N C O D E L L E TA B E L L E Tabella 1 Tabella 2 Tabella 3 Tabella 4 Tabella 5 Tabella 6 Tabella 7 Tabella 8 Tabella 9 Tabella 10 Tabella 11 Tabella 12 Tabella 13 Tabella 14 Caratteristiche geometriche della turbina. 21 Dimensioni del cilindro e del blocco esterno, sia in metri sia in funzione della lunghezza di riferimento della turbina (altezza HT o raggio RT ). 23 Dimensioni della mesh di superficie delle superfici che costituiscono la simulazione. 25 Intervallo del numero di Reynolds delle pale e spessori del primo prism layer e del totale, a tre TSR. 26 Dimensioni e tipo di mesh influenzata dai controlli volumetrici utilizzati. 29 Velocità di rotazione della turbina e time-step limite secondo il criterio CFL, al variare del TSR. 30 Tempi di calcolo al variare del numero di processori utilizzati, per una simulazione di riferimento. 34 Numero di celle della mesh e tempo di calcolo per un giro al variare della base-size. 38 Numero di step e tempo di calcolo per un giro al variare del time-step. 40 Scelte effettuate per base-size, time-step e giro al quale acquisire i dati. 42 Caratteristiche geometriche della turbina con bracci profilati orizzontali. 45 Mesh e tempo di calcolo. 46 Caratteristiche geometriche della turbina con bracci profilati inclinati. 55 Mesh e tempo di calcolo. 57 v 1 INTRODUZIONE In questo capitolo si introducono le turbine eoliche e in particolar modo le due principali tipologie in cui esse si distinguono, turbine ad asse orizzontale (HAWT) e verticale (VAWT). Per queste ultime, oggetto dei successivi capitoli, vengono introdotti alcuni aspetti basilari. Viene infine offerta una panoramica degli obiettivi e degli strumenti di questo lavoro di tesi, e dei capitoli che lo compongono. 1.1 generatori eolici Nella storia dell’umanità l’energia eolica ha sempre avuto un ruolo importante, basti pensare ad esempio ai mulini a vento, usati per secoli per macinare il grano. Le turbine eoliche utilizzano pale (profili alari) per convertire l’energia del vento generata dall’atmosfera in energia cinetica all’interno della turbina, che è a sua volta convertita in energia elettrica. Da quando è stata posta maggior attenzione sull’impatto ambientale dei combustibili fossili, oltre che sui loro costi crescenti e la prospettiva del loro esaurimento, è cresciuto l’interesse verso l’utilizzo dell’energia eolica per produrre corrente elettrica, che è ad oggi una delle industrie in maggior crescita. Oltre che per i grandi parchi eolici on-shore ed off-shore, infatti, vi è un crescente interesse verso l’utilizzo di turbine eoliche più piccole ed efficienti integrate nei paesaggi urbani, note come microgeneratori eolici, la cui potenza generata è dell’ordine del kW (la potenza erogata da un generatore di medie dimensioni è dell’ordine del MW). 1 1 introduzione (a) HAWT (b) VAWT Figura 1: Esempi delle due principali tipologie di turbine eoliche. 1.1.1 Turbine ad asse orizzontale e verticale Le due principali tipologie di generatori eolici sono le turbine ad asse orizzontale (HAWT) e ad asse verticale (VAWT). Le turbine ad asse orizzontale, il cui classico esempio è il mulino a vento, sono ad oggi ampiamente utilizzate nella produzione di energia su vasta scala. Inizialmente infatti le turbine HAWT si dimostrarono più efficienti su questo genere di scala, e dunque a partire dai primi anni ’80 si perse interesse nello sviluppo delle VAWT e da allora le HAWT hanno dominato la ricerca e lo sviluppo per l’energia eolica. L’aerodinamica e la struttura delle VAWT dunque sono rimaste inizialmente indietro rispetto alle HAWT. In ogni caso, non è mai stato dimostrato che le HAWT siano più efficienti aerodinamicamente rispetto alle VAWT. Queste ultime offrono inoltre diversi vantaggi: • le VAWT non hanno necessità di orientarsi continuamente lungo la direzione del vento; • data la loro velocità di rotazione relativamente più bassa, le VAWT sono tipicamente più silenziose delle HAWT; • i costi di produzione e di manutenzione delle VAWT sono più bassi di quelle delle HAWT, data la maggiore semplicità costruttiva. 2 1 introduzione Negli ultimi anni è dunque rinato l’interesse verso le turbine ad asse verticale. L’analisi numerica di alcuni modelli di VAWT sviluppati nell’ambito del Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale è l’obiettivo di questo studio. 1.1.2 Aspetti basilari delle turbine ad asse verticale Le turbine ad asse verticale possono essere a loro volta suddivise in due gruppi: VAWT basate sulla portanza (Darrieus) e VAWT basate sulla resistenza (Savonius). Siccome la massima efficienza per le turbine eoliche la si ottiene per quelle basate sulla portanza, gli studi oggi si focalizzano su questo tipo di turbine. La prima turbina di questo tipo fu progettata da G.J.M. Darrieus nel 1931. Le pale delle VAWT possono assumere diverse forme. A causa delle forze centrifughe, che possono essere molto elevate, una configurazione ideale delle pale è con forma quasi-parabolica (Troposkien), mediante la quale le forze sono trasferite dalle pale al mozzo. Questo tipo di configurazione è utilizzato frequentemente per turbine grandi, dato che ne aumenta la resistenza. Un grosso svantaggio è però la diminuzione del raggio verso le estremità inferiore e superiore della turbina, lungo le quali i profili hanno una velocità quasi nulla e dunque non producono potenza. Un’altra configurazione possibile è la H-Darrieus, nella quale le pale sono diritte ed il raggio è dunque lo stesso in ogni punto, cosa che garantisce la produzione di potenza lungo l’intera lunghezza della pala. É però necessaria una maggiore resistenza della struttura per sopportare le forze centrifughe più elevate. Una turbina VAWT è tipicamente costituita dai seguenti elementi: • asta di supporto; • asse di rotazione; • supporti delle pale; • pale; • generatore; • converitore. 3 1 introduzione Le pale delle VAWT devono generare portanza ed avere uno spessore minimo per sopportare i carichi a cui sono soggette. Nella maggior parte delle turbine VAWT si utilizzano i profili simmetrici NACA 0015 e NACA 0018. Sebbene questi profili esistano sin dagli anni ’30, la maggior parte dei dati esistenti riguardano prestazioni a numeri di Reynolds più alti di quelli sperimentati dalle turbine eoliche, specie se di piccole dimensioni. 1.2 finalità e strumenti di questo lavoro Obiettivo principale di questo lavoro di tesi è stata l’analisi numerica di microgeneratori eolici con diverse geometrie sviluppate nell’ambito del Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale dell’Università di Napoli Federico II. I modelli tridimensionali delle turbine sono stati realizzati con Solidworks, software commerciale di disegno e progettazione tridimensionale parametrica, prodotto dalla Dassault Systèmes. I modelli sono stati successivamente importati nel solutore numerico. L’analisi è stata svolta attraverso simulazioni numeriche del campo fluidodinamico generato dalle turbine, ed è stato impiegato come solutore numerico Star-CCM+, software commerciale prodotto da CD-Adapco e di largo utilizzo in molti settori dell’industria e del mondo accademico, basato sul metodo ai volumi finiti (tetraedri, poliedri). Data l’enorme mole di questi calcoli, dovuta: • all’elevato numero di celle (dell’ordine dei milioni) necessarie per discretizzare correttamente lo spazio intorno ai microgeneratori; • alla piccolezza del time-step (dell’ordine del millesimo di secondo) con cui si discretizza il tempo della simulazione, piccolezza dovuta ad una corretta simulazione della fisica di un moto intrinsecamente instazionario; si è rivelato necessario svolgere queste simulazioni non su di un personal computer ma all’interno dell’infrastruttura di supercomputing S.Co.P.E. dell’Università di Napoli Federico II, costituita da una grid di computers che ci 4 1 introduzione ha permesso di svolgere le simulazioni utilizzando non uno ma centinaia di processori in parallelo, con notevole risparmio di tempo. 1.3 panoramica dei capitoli Di seguito è riportato un breve sommario dei capitoli che compongono questo lavoro di tesi. Nel Capitolo 2 vengono trattati gli aspetti principali riguardo l’aerodinamica delle turbine eoliche ad asse verticale. Nel Capitolo 3 si introduce il solutore numerico Star-CCM+ e i parametri generali che permettono di impostare e svolgere una simulazione. Nel Capitolo 4 i parametri generali del solutore numerico vengono caratterizzati per la realizzazione delle simulazioni di questo lavoro. Nel Capitolo 5 si introduce brevemente S.Co.P.E., l’infrastruttura di calcolo utilizzata. Nel Capitolo 6 viene trattato un certo numero di simulazioni preliminari, atte a scegliere i parametri del solutore che consentono di ottenere la migliore combinazione tra precisione e durata dei calcoli per le simulazioni di questo lavoro, e successivamente vengono mostrati i primi risultati ottenuti con questi parametri. Nel Capitolo 7 vengono mostrati i risultati delle simulazioni di due casi studio, per le quali sono stati utilizzati i parametri scelti nel sesto capitolo. I casi studio sono due turbine con bracci profilati, in un caso in configurazione orizzontale e nell’altro inclinata. Nel Capitolo 8 vengono tratte alcune conclusioni ed indicati futuri possibili sviluppi di questo lavoro. In Appendice A sono elencati in maniera sintetica i passaggi necessari a lanciare una simulazione di Star-CCM+ nell’infrastruttura SCoPE, monitorarne l’avanzamento e scaricarne i risultati. 5 2 AERODINAMICA DELLE TURBINE AD ASSE VERTICALE In questo capitolo si descrivono gli aspetti più importanti riguardo l’aerodinamica delle turbine eoliche ad asse verticale, e si introducono i coefficienti usati per stimarne le prestazioni, la cui ricerca costituisce uno degli obiettivi principali di questo lavoro. 2.1 concetti di base Avendo l’asse di rotazione perpendicolare al flusso d’aria, l’aerodinamica delle turbine ad asse verticale è più complessa rispetto alle più convenzionali ad asse orizzontale. Il beneficio principale di questa disposizione risiede nell’indipendenza dalla direzione del vento. Gli svantaggi principali sono gli elevati angoli d’attacco locali e la scia proviente dalle pale della parte sopravento che investe il resto della turbina. La complessità dell’aerodinamica insista nelle turbine ad asse verticale è ben rappresentata in figura 3. Come si nota, la velocità che la pala vede durante un giro è data istante per istante dalla somma vettoriale della velocità del vento e di quella periferica dovuta alla rotazione. Uno dei parametri principali delle turbine eoliche è il Tip Speed Ratio λ, espresso proprio come il rapporto tra queste due velocità: λ= ωR V∞ (1) dove V∞ è la velocità del vento, ω la velocità di rotazione ed R il raggio della turbina. Un altro parametro fondamentale, che costituisce una misura delle 6 2 aerodinamica delle turbine ad asse verticale (a) schema 3D (b) sezione 2D Figura 2: Rappresentazione schematica e sezione bidimensionale di una VAWT. prestazioni di una turbina ed i cui valori vengono valutati proprio al variare del TSR è il coefficiente di potenza CP , espresso come il rapporto tra l’energia prodotta dalla turbina e l’energia totale del vento che passa attraverso l’area frontale S (l’area che la turbina occupa vista nella direzione del vento): CP = ωQ 1 3 2 ρV∞ S (2) dove ρ è la densità dell’aria e Q la coppia fornita all’albero dalla turbina. 2.2 aspetti critici 2.2.1 Angolo d’attacco Una delle maggiori sfide delle VAWT è il vasto intervallo di angoli d’attacco che sperimentano le pale durante un giro. Quando partono da ferme, esse attraversano anche zone di flusso inverso. Man mano che il TSR aumenta, diminuisce il massimo angolo d’attacco in valore assoluto. In figura 4 è rappresentata la variazione dell’angono d’attacco visto dalla pala lungo un giro. Bisogna tener presente però che nella zona tra 0◦ e 180◦ la pala si trova in scia della zona sopravento, dunque la velocità del vento è in realtà minore. 7 2 aerodinamica delle turbine ad asse verticale Figura 3: Velocità effettiva vista dal profilo durante la rotazione, come combinazione della velocità asintotica del vento e della velocità dovuta alla rotazione. Figura 4: Angolo d’attacco della pala lungo un giro della turbina, al variare del TSR. 8 2 aerodinamica delle turbine ad asse verticale 2.2.2 Stallo profondo e stallo dinamico Se l’angolo d’attacco di un profilo viene gradualmente aumentato, ad un certo punto il flusso d’aria separerà dal corpo. La separazione parte dal bordo d’uscita ed avanza verso quello d’attacco. Questa condizione finale è chiamata stallo profondo. Quando il profilo si trova in questa situazione, vi rimarrà per un certo periodo anche se l’angolo d’attacco viene diminuito, dando vita ad un ciclo di isteresi durante il quale la portanza è bassa ma la resistenza si mantiene alta. I profili delle VAWT incontrano alti angoli d’attacco, soprattutto per bassi Tip Speed Ratio, e dunque il TSR a regime deve essere scelto adeguatamente per mantenere questo effetto il più basso possibile. Lo stallo dinamico è invece un fenomeno che si verifica sui profili che subiscono rapidi cambiamenti dell’angolo d’attacco. L’effetto che ne risulta è una isteresi delle caratteristiche di portanza, resistenza e momento del profilo. Lo stallo dinamico è caratterizzato dalla generazione di un flusso vorticoso nella zona a bassa pressione del profilo. Le turbine VAWT sono particolarmente suscettibili a questo fenomeno, data la grande variazione di angolo d’attacco che subiscono durante ogni giro. Le prime visualizzazioni di stallo dinamico per una VAWT sono state realizzate in acqua da [Brochier et al., 1986] e confermate successivamente da [Fujisawa and Shibuya, 2001]. In figura 5 è possibile notare due vortici, uno generato al bordo d’attacco e l’altro al bordo d’uscita del profilo, che insieme formano una caratteristica doppietta di vortici controrotanti, la quale muove verso valle ed investe le pale sottovento. Si può altresì notare che quando la velocità di rotazione è più piccola rispetto a quella del vento, sono più grandi gli angoli d’attacco visti dalle pale, e dunque i vortici si generano prima e sono più grandi. Anche se lo stallo dinamico può rivelarsi vantaggioso, introduce anche alcuni importanti svantaggi come l’aumento del rumore ed una maggiore fatica sulla struttura della turbina. Entrambi gli studi mostrano che il flusso all’interno della turbina è fortemente asimmetrico e turbolento, soprattutto nella zona investita dalla scia. 9 2 aerodinamica delle turbine ad asse verticale (a) T SR = 1 (b) T SR = 2 (c) T SR = 3 Figura 5: Illustrazione schematica dello stallo dinamico [Fujisawa and Shibuya, 2001]. 2.2.3 Numero di Reynolds Il numero di Reynolds è un numero adimensionale che misura il rapporto tra forze d’inerzia e forze viscose, di conseguenza quantifica l’importanza relativa di questi due tipi di forze quando si ha un oggetto immerso in un fluido: Re = ρV L µ (3) dove ρ è la densità del fluido, V è la velocità media dell’oggetto rispetto al fluido, L è una dimensione lineare caratteristica dell’oggetto e µ è la viscosità dinamica del fluido. In figura 7 sono mostrati gli effetti del numero di Reynolds sull’aerodinamica del profilo NACA 0018, uno dei più utilizzati per le turbine VAWT. Si noti la drastica diminuzione del massimo coefficiente di portanza e dell’angolo di stallo al diminuire del numero di Reynolds. Le turbine VAWT operano a bassi numeri di Reynolds e ad alti angoli d’attacco, dunque l’effetto negativo del numero di Reynolds sulle prestazioni del profilo deve essere tenuto in conto. Il basso intervallo di valori del numero di Reynolds nel quale operano le turbine ad asse verticale è ben esemplificato in figura 6 per tre valori tipici del TSR. 10 2 aerodinamica delle turbine ad asse verticale Figura 6: Numero di Reynolds lungo un giro della turbina, al variare del TSR. Figura 7: Effetto del numero di Reynolds sulla curva di portanza di un profilo NACA 0018 [Jacobs and Sherman, 1937]. 11 2 aerodinamica delle turbine ad asse verticale 2.2.4 Curvatura ed incidenza virtuali Ricerche condotte da [Migliore et al., 1980] hanno mostrato che le caratteristiche aerodinamiche di un profilo differiscono tra condizioni di moto rettilineo e moto curvilineo. Se un profilo simmetrico è posto in rotazione, esso si comporta come farebbe in flusso rettilineo un profilo dotato di curvatura e posto ad un angolo d’attacco non nullo. L’influenza del moto curvilineo sulle caratteristiche aerodinamiche dipende molto dal rapporto tra la corda del profilo ed il raggio della turbina, Rc . L’effetto del moto curvilineo è tanto più marcato quanto più è alto questo rapporto. La curvatura virtuale causa uno spostamento della curva di portanza verso l’alto e l’introduzione di un momento aerodinamico. L’angolo d’attacco virtuale fa spostare la curva di portanza verso destra. L’influenza esatta di questo fenomeno sulle turbine VAWT deve essere ancora stabilita. Figura 8: Curvatura ed angolo d’attacco virtuali di un profilo simmetrico come effetto della rotazione [Migliore et al., 1980]. 12 3 SIMULAZIONI NUMERICHE CON IL SOLUTORE FLUIDODINAMICO S TA R - C C M + In questo capitolo vengono introdotti gli aspetti principali del solutore numerico Star-CCM+ atti ad impostare e svolgere le simulazioni oggetto di questo lavoro di tesi, a partire dalla creazione delle geometrie necessarie, per continuare con la generazione della mesh in cui l’intera geometria è discretizzata ed infine definire la fisica che permette di modellare il tempo, il moto e le forze che caratterizzano il problema in esame. 3.1 geometrie Il primo passo nella realizzazione di una simulazione consiste nella definizione della geometria. Il modello tridimensionale CAD può essere importato in Star-CCM+ o realizzato direttamente all’interno del programma con il modulo preposto alla creazione delle geometrie. La geometrie principali delle simulazioni di nostro interesse sono quelle di microgeneratori eolici ad asse verticale, costituiti da un certo numero di pale (tipicamente tre) che possono o meno essere collegate al mozzo attraverso degli opportuni bracci (in generale profilati o meno, orizzontali o inclinati e di varie dimensioni). Se la simulazione è di un campo aerodinamico aperto, alla geometria dell’oggetto va poi obbligatoriamente aggiunto un volume esterno di opportuna forma e dimensione, che simuli una porzione dello spazio aperto in cui si muove il flusso. Anche questo elemento può essere importato da un CAD realizzato esternamente o creato all’interno di Star-CCM+. A tal fine, il programma mette anche a disposizione un certo numero di geometrie semplici 13 3 simulazioni numeriche con il solutore fluidodinamico star-ccm+ (parallelepipedo, sfera, cilindro, cono) che possono essere usate per realizzare rapidamente il contorno del volume in cui si vuole svolgere la simulazione aerodinamica (vedi figura 12 a pagina 22). Tutte le geometrie in Star-CCM+ sono definite dalle superfici (boundaries) che le caratterizzano, ed il volume che vi si trova in mezzo può essere utilizzato per simularvi il moto di un fluido. Le superfici che costituiscono gli oggetti vanno raggruppati in una o più regioni (regions), e per ognuna di queste regioni è possibile definire sia la mesh che la fisica. Nel nostro caso, assegnaremo la turbina ad una regione limitata a cui poi si imporrà un moto di rotazione, mentre il resto del volume esterno in cui si muove il flusso verrà mantenuto stazionario. 3.2 mesh La mesh di una simulazione è la descrizione matematica delle geometrie o in generale dello spazio del problema che si è interessati a risolvere. Star-CCM+ è dotato di un modulo preposto alla generazione automatica della mesh, una volta che l’utente ha impostato un certo numero di parametri. In Star-CCM+ la mesh è costituita dai seguenti elementi: vertex punto dello spazio definito da un vettore posizione; un insieme di vertici è utilizzato per definire una feature curve o una faccia; feature curve curva caratteristica costituita da un insieme di vertici; è utilizzata per rappresentare bordi acuti e particolari delle superfici che devono essere conservati; face una faccia comprende un insieme ordinato di vertici tali da definire una superficie nello spazio tridimensionale; quattro o più facce possono essere usate per difinire una cella tridimensionale; cell una cella è un insieme ordinato di facce che definiscono un volume chiuso dello spazio; le celle possono avere un numero qualunque di facce, fintanto che siano sufficienti a definire un volume chiuso. 14 3 simulazioni numeriche con il solutore fluidodinamico star-ccm+ Figura 9: Ambiente di lavoro del solutore numerico Star-CCM+. La generazione della mesh parte dalla discretizzazione delle superfici in elementi triangolari. Il parametro principale che regola la dimensione di questi elementi è detto base-size. Successivamente il volume tra le superfici viene riempito da un certo numero di celle, che possono essere geometricamente descritte come poliedri, le cui dimensioni aumentano o diminuiscono gradualmente a seconda delle caratteristiche geometriche e della mesh di superficie delle superfici che collegano. Questa mesh volumetrica principale è detta core mesh. 3.2.1 Prism layers Alle celle della core mesh possono aggiungersi, usualmente nelle vicinanze delle superfici solide, i cosiddetti prism layers, costituiti da strati sovrapposti di celle ortogonali alla superficie che la avvolgono per intero seguendone la geometria (vedi figura 13 a pagina 26). I prism layers sono richiesti per simulare correttamente gli effetti di strato limite. Nelle nostre simulazioni il primo strato di prismi si verrà a trovare il più vicino possibile alle superfici delle pale (distanza dell’ordine di 10−5 m), mentre lo spessore totale di questi strati sovrapposti sarà tale da coprire teoricamente l’intera estensione dello strato limite. 15 3 simulazioni numeriche con il solutore fluidodinamico star-ccm+ 3.2.2 Controlli volumetrici In Star-CCM+ è possibile indicare la dimensione desiderata della mesh (per la precisione, del lato dei singoli elementi che costituiscono la mesh), sia per quanto riguarda la mesh superficiale di ogni singola superficie che per quella volumetrica di ciascuna regione. In genere questo non è sufficiente ad avere una mesh accurata, si pensi ad esempio alla necessità di infittire la mesh su di una pala esclusivamente nelle zone del bordo d’attacco e di uscita, senza voler modificare la mesh dell’intera superficie che descrive la pala. In questi casi si rivelano utili i controlli volumetrici (volumetric controls), che permettono di utilizzare forme geometriche (quelle di base discusse in precedenza, ad esempio, ma anche geometrie CAD) per individuare un volume (quello della forma geometrica stessa) all’interno del quale è possibile specificare dimensioni diverse per la mesh di superficie e/o di volume. Nel nostro caso, ad esempio, la mesh nei pressi del bordi d’attacco e d’uscita delle pale è stata incrementata andando a definire due cilindri di opportune dimensioni che racchiudono le zone in cui si desidera un infittimento della mesh. Come si mostrerà nel prossimo capitolo, inoltre, controlli volumetrici sono stati usati anche per infittire la mesh nel volume adiacente la turbina e nella scia che da essa si diparte (vedi figura 14 a pagina 28). 3.3 fisica La definizione dei parametri che modellano la fisica del problema in esame è un’altro importante aspetto del set-up di una simulazione. Star-CCM+ offre una vasta scelta nei modelli della fisica da simulare: moti stazionari o instazionari, modellazione di solidi, liquidi e gas, assenza o meno di viscosità, di scambi termici, degli effetti della gravità eccetera. Nel prossimo capitolo verranno descritte in dettaglio le scelte delle impostazioni per le simulazioni effettuate. Di seguito si descrivono brevemente gli aspetti principali riguardo la fisica di una simulazione. 16 3 simulazioni numeriche con il solutore fluidodinamico star-ccm+ 3.3.1 Impostazione del moto Nelle nostre simulazioni avremo due tipi di moto che si troveranno ad interagire tra loro: quello rotatorio della turbina all’interno del fluido, e quello del fluido stesso che scorre attraverso il volume che rappresenta la porzione di spazio simulata. In Star-CCM+ è possibile definire un qualunque tipo di moto (traslazione, rotazione eccetera) e assegnarlo a ciascuna regione. Una volta assegnato un moto ad una regione, le superfici ivi contenute si muoveranno nello spazio in funzione del tempo (se la simulazione è instazionaria) seguendo il particolare moto imposto. Lo spazio di per sè è individuato dal sistema di riferimento di base della simulazione o da una terna qualunque definita dall’utente. Per generare il flusso d’aria, invece, si fa ricorso ad una delle possibili tipologie che possono essere assegnate alle superfici oltre quella di parete solida. Come è mostrato nel prossimo capitolo, la porzione di spazio intorno alla turbina è stata delimitata tramite un parallelepipedo. Una delle facce di questa forma geometrica viene utilizzata per far entrare nel volume della simulazione un flusso d’aria ad una certa velocità. Un’altra faccia del parallelepipedo, quella opposta, viene invece utilizzata per far uscire il flusso dalla simulazione (vedi figura 12 a pagina 22). Una volta assegnate queste condizioni alle due superfici, il programma è in grado di generare il flusso d’aria desiderato il quale, nel suo passaggio attraverso la porzione di spazio simulata, andrà ad interagire con la turbina in rotazione. 3.3.2 Discretizzazione temporale Se la simulazione è instazionaria, alle tre variabili indipendenti dello spazio si aggiunge quella del tempo. Questo vuol dire che la simulazione, oltre ad avere eventualmente parti che avanzano nello spazio, avanzerà globalmente nel tempo. La soluzione matematica (approssimata) del problema, che avviene risolvendo le ben note leggi della conservazione di massa, quantità di moto ed energia (più precisamente le equazioni di Navier-Stokes), è una soluzione che 17 3 simulazioni numeriche con il solutore fluidodinamico star-ccm+ va necessariamente calcolata istante per istante. Questo comporta dunque la necessità di far avanzare il tempo con un piccolo incremento per volta, calcolando i risultati per la condizione dell’istante attuale per poi passare a quello successivo. Questo piccolo incremento è chiamato time-step. Per ogni time-step, i calcoli vengono iterati un certo numero di volte (20, nel nostro caso) con l’obiettivo di ridurre al minimo i residui, indicatori della convergenza dei calcoli. Alla fine delle iterazioni, i risultati ottenuti sono salvati per quel time-step e si passa al successivo. La grandezza del time-step da adottare è limitata, almeno in teoria, dalla cosiddetta condizione di Courant–Friedrichs–Lewy, condizione necessaria alla convergenza delle equazioni alle derivate parziali che costituiscono la soluzione del problema. La condizione può essere espressa attraverso il numero caratteristico di Courant υ (anche detto CFL-number), che deve essere minore di una certa costante, tipicamente pari ad 1: υ= u δt <1 δx (4) dove u rappresenta la velocità del flusso, δt è l’intervallo temporale e δx è l’intervallo spaziale. La condizione CFL può essere espressa fisicamente nel senso che, durante un singolo time-step, la generica particella del flusso non deve attraversare più di una cella della mesh. Nel prossimo capitolo si mostrerà come questa condizione possa essere superata. Chiaramente, più piccolo è il time-step migliore è la risoluzione temporale del problema, al costo di maggiori tempi di calcolo. In questo, il problema della determinazione del time-step giusto è simile alla determinazione della dimensione della mesh. Non a caso proprio la scelta del time-step e della dimensione di riferimento della mesh costituiscono una buona parte del tempo totale necessario al conseguimento di un buon risultato. 18 3 simulazioni numeriche con il solutore fluidodinamico star-ccm+ Figura 10: Alcune impostazioni della fisica in Star-CCM+. 3.3.3 Acquisizione delle forze L’interazione delle pale con il fluido farà ovviamente nascere forze e momenti sulle superfici che costituiscono i contorni solidi delle pale stesse. La determinazione di queste forze è il fine ultimo dei nostri calcoli. Star-CCM+ permette di acquisire ad ogni time-step, oltre alle funzioni di campo calcolate in ogni cella, un gran numero di forze, momenti, coefficienti eccetera su ognuna delle superfici solide della simulazione. La singola forza calcolata su di una superficie è data dall’integrale di tutte le forze che agiscono su di essa, ed è riferita al sistema di riferimento di base della simulazione, ma l’utente può definire qualunque altra terna di riferimento rispetto alla quale calcolare le forze. La singola forza può anche essere data dalla somma delle forze che agiscono su più superfici. L’interesse principale nelle nostre simulazioni è rivolto alla coppia all’albero generata da tutte le pale. Il valor medio integrale di questa coppia lungo un giro, moltiplicato per la velocità di rotazione della turbina, fornisce direttamente la potenza generata dalla stessa. 19 4 C A R AT T E R I Z Z A Z I O N E D E I PA R A M E T R I D E L S O L U T O R E P E R UN CASO STUDIO INIZIALE In questo capitolo tutti i parametri principali necessari ad impostare una simulazione nel solutore numerico, descritti nel capitolo precedente, vengono caratterizzati per un caso studio iniziale costituito da una turbina dotata di semplice geometria. Vengono anzitutto descritte le geometrie del microgeneratore eolico e del campo aerodinamico esterno. Sono poi elencate le impostazioni utilizzate per realizzare la mesh, comprese quelle che riguardano i prism layers ed i controlli volumetrici utilizzati per infittire localmente la mesh. Viene infine trattata la fisica che caratterizza questo ciclo di simulazioni. 4.1 4.1.1 geometrie Geometria della turbina Il primo ciclo di simulazioni svolto in questo lavoro di tesi è stato finalizzato all’analisi di una microturbina eolica costituita dalle sole pale, senza bracci, mozzo o altri elementi strutturali. In tabella 1 sono elencate le principali caratteristiche geometriche della turbina. Una serie di simulazioni preliminari si sono rivelate necessarie per valutare, confrontare e infine selezionare un certo numero di impostazioni della simulazione, con il fine sia di ottenere dati riguardo questa geometria particolare, sia di riutilizzare queste stesse impostazioni per altre simulazioni le cui caratteristiche fisiche e geometriche differiscano di poco dalla presente. Il modello tridimensionale CAD della turbina, rappresentato in figura 11, è 20 4 caratterizzazione dei parametri del solutore per un caso studio iniziale Tabella 1: Caratteristiche geometriche della turbina. profilo NACA 0018 corda 0.2 m incidenza 0◦ numero pale 3 altezza pale 2m raggio turbina solidità 1.2 m 0.5 (a) vista frontale (b) vista dall’alto Figura 11: Turbina analizzata come caso studio iniziale. stato realizzato con il software commerciale Solidworks per poi essere importato in Star-CCM+. 4.1.2 Geometria della simulazione Come descritto nel capitolo precedente, la sola geometria della turbina non è sufficiente a realizzare una simulazione in quanto, almeno per un campo aerodinamico aperto, è necessario un certo volume finito esterno che simuli una porzione dello spazio circostante il generatore eolico. Inoltre, nel caso di una simulazione con parti rotanti, è necessario definire almeno una regione a cui assegnare la rotazione stessa. Queste considerazioni hanno portato alla 21 4 caratterizzazione dei parametri del solutore per un caso studio iniziale (a) cilindro (b) blocco esterno Figura 12: Cilindro che delimita la regione rotante e blocco esterno che definisce lo spazio della simulazione. realizzazione di due superfici esterne al generatore. La prima è costituita da un cilindro, poco più grande della turbina, che avvolge quest’ultima e la cui superficie non rappresenta una parete solida ma costituisce il contorno della regione (denominata Rotating) a cui è assegnata la rotazione (fig. 12.a). É forse superfluo specificare che la rotazione assegnata ad una regione ha effetto solo sulle superfici che la compongono. La seconda superficie, molto più grande rispetto alla turbina e al cilindro, è costituita da un blocco esterno a forma di parallelepipedo che rappresenta il contorno della porzione di spazio aperto da simulare (fig. 12.b). Le facce di questo blocco, ognuna separata dalle altre, svolgono funzioni diverse: • una faccia è utilizzata come velocity inlet, fa cioè entrare aria nello spazio della simulazione ad una certa velocità; • una faccia, opposta alla prima, è utilizzata come pressure outlet, lascia cioè fuoriuscire l’aria dalla simulazione; • le restanti facce laterali costituiscono delle pareti, su cui è però assegnata la condizione di slip: la velocità normale alla parete è nulla, ma quella tangenziale sul bordo della parete è pari a quella del flusso indisturbato; queste pareti svolgono dunque il ruolo di contenere ed indirizzare il flusso, senza far nascere effetti viscosi su di esse. 22 4 caratterizzazione dei parametri del solutore per un caso studio iniziale Tabella 2: Dimensioni del cilindro e del blocco esterno, sia in metri sia in funzione della lunghezza di riferimento della turbina (altezza HT o raggio RT ). cilindro altezza raggio blocco esterno m × HT 2.5 1.25 m × RT 1.6 1.33 m × HT 12 6 m × RT larghezza 24 20 inletturbina 12 10 turbinaoutlet 18 15 altezza Questo blocco esterno, insieme al volume da esso contenuto (tranne che per la parte di volume occupata dalla regione Rotating) costituisce la seconda regione della simulazione (denominata Stationary). Le caratteristiche geometriche del cilindro e del blocco esterno sono riassunte in tabella 2. Come specificato in precedenza la superficie del cilindro, presente in entrambe le regioni, non è una superficie solida ma costituisce una cosiddetta interfaccia (interface), rappresenta cioè un confine fra due regioni ed allo stesso tempo consente il passaggio attraverso essa della massa e delle altre grandezze fisiche. 4.2 mesh Una volta realizzata la geometria, il passo successivo è definire i parametri con i quali Star-CCM+ genera la mesh. La prima scelta che si effettua è quella dei modelli da utilizzare. Per le nostre simulazioni i modelli usati sono stati i seguenti: surface remesher modulo per rifinire la mesh superficiale di geometrie CAD, sia importate che realizzate direttamente nel programma; 23 4 caratterizzazione dei parametri del solutore per un caso studio iniziale trimmer modello di mesh volumetrica costituito principalmente da mesh esaedriche, dotate di minima asimmetria; si tratta di un modello robusto in grado di gestire geometrie complesse, come di adeguarsi alle curvature ed alla prossimità delle superfici; prism layers modulo, già descritto nel capitolo precedente, utilizzato per realizzare una mesh stratificata che avvolge le superfici solide, utile per simulare correttamente la fisica nei pressi di dette superfici, come ad esempio gli effetti di strato limite. Ognuno di questi modelli è ampiamente personalizzabile e tutte le impostazioni che si sono rivelate necessarie per le nostre simulazioni non verranno elencate qui. L’impostazione principale della mesh è la base-size, a cui si è già accennato nel capitolo precedente. In breve, è il valore della lunghezza caratteristica della mesh, o per meglio dire di un lato dei triangoli (per le superfici) o dei poliedri (per il volume) espresso in metri. Il principale vantaggio dell’utilizzo della base-size è che tutte le dimensioni specifiche che si vogliono impostare per la mesh, ad esempio quella di superficie di una parete o quella di volume su cui opera un controllo volumetrico, possono essere espresse non in valore assoluto ma in rapporto al valore della base-size. Questo permette di scalare l’intera mesh della simulazione cambiando solo il valore della base-size, perchè tutte le dimensioni specifiche della mesh cambieranno in rapporto ad essa. Questa possibilità è stata ampiamente sfruttata in questo lavoro. Nella tabella 3 sono elencate le dimensioni della mesh delle superfici che costituiscono la simulazione, espresse in percentuale della base-size. La basesize è dell’ordine di grandezza della corda del profilo, e la scelta del suo valore esatto viene descritta nel Capitolo 6, in seguito ad una analisi di scalabilità finalizzata a trovare il miglior compromesso tra precisione e tempi di calcolo. 4.2.1 Prism layers Come descritto in precedenza, alle celle della mesh volumetrica principale possono aggiungersi, usualmente nelle vicinanze delle superfici solide, i co- 24 4 caratterizzazione dei parametri del solutore per un caso studio iniziale Tabella 3: Dimensioni della mesh di superficie delle superfici che costituiscono la simulazione. dimensione mesh (% base-size) superficie minima generale pale 1.0% 2.5% cilindro 1.0% 10% blocco esterno 25% 100% siddetti prism layers, costituiti da strati (layers) sovrapposti di celle ortogonali alle superfici che le avvolgono per intero seguendone la geometria. I prism layers costituiscono un importante strumento per simulare ed indagare gli effetti dello strato limite. In Star-CCM+ è possibile impostare i prism layers in più di un modo. Quello utilizzato per questo lavoro consiste nel definire tre parametri: • lo spessore del primo strato di celle, che si estende dalla parete solida fino alla distanza indicata; questo valore è funzione del numero di Reynolds, in particolare decresce al crescere del Re; • lo spessore totale dei prism layers, cioè a che distanza dalla parete finiscono gli strati sovrapposti di celle ortogonali ed inizia la mesh volumetrica principale; questo valore deve essere indicativamente pari allo spessore dello strato limite previsto sul corpo, ed è dunque anch’esso inversamente proporzionale al numero di Reynolds; • il numero totale degli strati. I valori dei due spessori sono stati calcolati con metodi semiempirici a seconda del numero di Reynolds indotto da ogni TSR, e sono riassunti in tabella 4. Il numero totale degli strati è stato impostato uguale a 15. I prism layers sono stati generati solo intorno alle pale, e non sulle superfici del cilindro e del blocco esterno. 25 4 caratterizzazione dei parametri del solutore per un caso studio iniziale Tabella 4: Intervallo del numero di Reynolds delle pale e spessori del primo prism layer e del totale, a tre TSR. TSR 2.0 2.5 3.0 Re min. (×103 ) 61.3 91.2 123 Re max. (×103 ) 184 214 245 spessore 1◦ prism layer (×10−5 m) 1.29 1.12 0.99 spessore prism (×10−3 m) 4.90 4.51 4.26 tot. layers (a) senza prism layers (b) con prism layers Figura 13: Mesh volumetrica intorno ad una pala senza e con i prism layers. 26 4 caratterizzazione dei parametri del solutore per un caso studio iniziale 4.2.2 Controlli volumetrici Come già discusso in precedenza, spesso si ha la necessità di infittire localmente la mesh su una superficie o nel volume, senza voler modificare il parametro generale che regola le dimensioni di quella mesh. In questi casi si rivelano utili i controlli volumetrici, che permettono di utilizzare forme geometriche (quelle di base messe a disposizione dal programma, ad esempio, ma anche geometrie CAD) per individuare un volume all’interno del quale è possibile specificare dimensioni diverse per la mesh delle superfici o delle parti di superfici in esso contenute. É possibile inoltre specificare dimensioni diverse anche per la mesh di volume e per i prism layers che si trovano all’interno del controllo volumetrico. I controlli volumetrici utilizzati per queste simulazioni, mostrati in figura 14, sono i seguenti: leading e trailing a forma cilindrica, infittiscono la mesh sia di superficie che di volume nei pressi del bordo di attacco e di uscita delle pale; blades blocchi che racchiudono le pale e una porzione del volume attorno ad esse, infittiscono la mesh volumetrica; cylinder a forma cilindrica, infittisce la mesh volumetrica in un volume che racchiude la regione Rotating e una parte di spazio adiacente; wake blocco che si diparte dal controllo cylinder e continua fino alla superficie di outlet, infittisce la mesh di volume nella scia della turbina. Nella tabella 5 è indicata la dimensione che ogni controllo volumetrico impone alla mesh, insieme al tipo di mesh (di superficie e/o di volume) da ciascuno influenzata. In figura 14 sono mostrati i controlli volumetrici ed il risultato finale della mesh di volume, realizzata partendo dalle impostazioni base per le superfici ed aggiungendovi prism layers e controlli volumetrici (più un certo numero di impostazioni secondarie che non si è ritenuto necessario descrivere qui). 27 4 caratterizzazione dei parametri del solutore per un caso studio iniziale (a) controlli volumetrici sul bordo d’attacco, d’uscita e intorno alla pala (b) intorno alla regione della turbina e nella scia (c) mesh volumetrica (d) ingrandimento sulla turbina Figura 14: Controlli volumetrici della mesh utilizzati (a) sulle pale, (b) nella zona attorno la turbina e nella scia. (c) e (d): mesh volumetrica visualizzata mediante tre piani ortogonali secanti lo spazio della simulazione. 28 4 caratterizzazione dei parametri del solutore per un caso studio iniziale Tabella 5: Dimensioni e tipo di mesh influenzata dai controlli volumetrici utilizzati. controllo volumetrico 4.3 mesh di superficie mesh di volume dimensione mesh (% base-size) leading X X 1% trailing X X 1% blades X 2% cylinder X 32% wake X 64% fisica Una volta definita la geometria e generata la mesh, rimane da impostare la fisica che si è interessati a simulare. Di seguito sono riportate le impostazioni principali riguardo il moto, il tempo e l’acquisizione delle forze nelle simulazioni svolte. 4.3.1 Impostazione del moto Nelle nostre simulazioni siamo interessati ad acquisire il coefficiente di potenza CP del microgeneratore al variare del TSR, che consiste in sintesi nell’ottenere la coppia all’albero di ogni pala durante un giro a diversi rapporti tra velocità di rotazione e velocità del vento. Per ottenere questi risultati si procede nel seguente modo: • si mantiene costante la velocità del vento al valore tipico di 8 m/s; • si mette in rotazione la turbina a velocità costante per ottenere un certo TSR; • si attende che il campo aerodinamico si sviluppi, dopodiché si acquisiscono le forze; • si cambia la velocità di rotazione della turbina per ottenere un altro TSR. 29 4 caratterizzazione dei parametri del solutore per un caso studio iniziale Tabella 6: Velocità di rotazione della turbina e time-step limite secondo il criterio CFL, al variare del TSR. TSR velocità di rotazione (rpm) (rad/s) CFL time-step (× 10−4 s) 2.0 1.95 12.308 1.25 2.25 2.20 13.846 1.15 2.5 2.45 15.385 1.07 2.75 2.69 16.923 1.00 3.0 2.94 18.461 0.94 In tabella 6 sono elencate le velocità di rotazione della turbina al variare del TSR. Il flusso simulato è aria a 15◦ C, gas ideale, flusso turbolento. Il modello di turbolenza usato è K-Omega, con intensità della turbolenza pari a 0.2, lenght scale pari alla base-size e velocity scale pari alla velocità del vento. Le equazioni risolte sono le Reynolds-Averaged Navier-Stokes (RANS). 4.3.2 Discretizzazione temporale In tabella 6 sono elencati anche i time-step con cui bisognerebbe far avanzare la simulazione per rispettare la condizione di Courant-Friedrichs-Lewy, discussa nel capitolo precedente. Tra le simulazioni preliminari del Capitolo 6 alcune sono state condotte per confrontare i risultati ottenuti con time-step maggiori, rispettivamente quello ottenuti moltiplicando il numero CFL per 2, per 3, per 5 e per 10 volte. Questi risultati lasciano intendere che in realtà è possibile utilizzare timestep maggiori di quelli elencati in tabella, ottenendo una notevole riduzione dei tempi di calcolo senza inficiare la precisione dei dati raccolti. 4.3.3 Acquisizione delle forze Le forze ed i momenti sono acquisiti ad ogni time-step, dopo le iterazioni necessarie per ottenere la convergenza. Utilizzare dunque un time-step pic- 30 4 caratterizzazione dei parametri del solutore per un caso studio iniziale colo, compatibilmente con i tempi di calcolo, permette di ottenere un gran numero di punti lungo un giro in cui acquisire le forze. Nelle nostre simulazioni l’utilizzo di un multiplo del time-step fissato dalla condizione CFL ha permesso di ottenere un buon numero di acquisizioni per giro, dal valore compreso tra 500 e 1000. In Star-CCM+ le forze possono essere acquisite su ogni superficie che costituisce la simulazione, ed il valore finale ad ogni time-step è ottenuto come integrale di tutte le forze che agiscono su detta superficie. Il sistema di riferimento di partenza è quello di base della simulazione, nel nostro caso posto al centro di rotazione della turbina. Con questo sistema di riferimento vengono acquisite le forze e i momenti dell’intera turbina (somma cioè di quelli che agiscono su tutte e tre le pale). In aggiunta, data la possibilità di definire altri sistemi di riferimento, vengono acquisite anche le forze e i momenti su ogni singola pala utilizzando come riferimento una terna solidale alla pala stessa (forze N e T di figura 3 a pagina 8). Il valor medio integrale della coppia totale all’albero acquisita ad ogni timestep è utilizzato infine per ottenere il CP secondo la formula: CP = ωQ 1 3 2 ρV∞ S (5) in cui ω è la velocità di rotazione della turbina, Q la coppia all’albero ed S l’area frontale dalla turbina (l’area che la turbina occupa vista nella direzione del vento). L’equazione esprime il rapporto tra l’energia prodotta dalla turbina e l’energia totale del vento che passa attraverso l’area frontale della turbina. 31 5 SIMULAZIONI FLUIDODINAMICHE N E L L’ I N F R A S T R U T T U R A D I S U P E R C O M P U T I N G S . C O . P. E . Si è già discusso nel Capitolo 1 della grande mole dei calcoli necessaria a portare a termine le simulazioni oggetto di questo lavoro, mole dovuta: • all’elevato numero di celle (dell’ordine dei milioni) necessarie per discretizzare correttamente lo spazio intorno ai microgeneratori; • alla piccolezza del time-step (dell’ordine del millesimo di secondo) con cui si fa avanzare la simulazione, piccolezza dovuta ad una corretta simulazione della fisica di un moto intrinsecamente instazionario; Queste considerazioni hanno reso di fatto obbligatoria la scelta di svolgere le simulazioni all’interno dell’infrastruttura di supercomputing S.Co.P.E. dell’Università di Napoli Federico II, costituita da una grid di computers in cui è possibile utilizzare per i calcoli decine o centinaia di processori in parallelo. In questo capitolo viene introdotta l’infrastruttura e presentata una indagine sulla scalabilità dei calcoli. 5.1 introduzione all’infrastruttura S.Co.P.E. (il cui acronimo sta per Sistema Cooperativo per Elaborazioni Scientifiche Multidisciplinari) è un’iniziativa dell’Università degli Studi di Napoli Federico II. Nasce con l’obiettivo di creare un’infrastruttura di supercomputing general purpose, basata sul paradigma del Grid e sulle più moderne tecnologie di calcolo distribuito, a supporto della ricerca di base e delle piccole e medie imprese. 32 5 simulazioni fluidodinamiche nell’infrastruttura s.co.p.e. Sulla base di una preesistente infrastruttura di rete metropolitana, che connette al gigabit tutte le maggiori strutture di ricerca dell’Ateneo, l’architettura di SCoPE prevede di integrare le risorse di calcolo e storage attualmente disponibili con nuovo hardware ad alte prestazioni. Tali risorse verranno infine inglobate in un unica piattaforma di tipo Grid, basata su middleware di nuova generazione, integrandosi altresì con le altre infrastrutture di griglia nazionali ed internazionali. L’architettura finale consiste dunque nella creazione di una Grid Metropolitana capace di unire le sinergie dei dipartimenti e strutture di ricerca afferenti o in collaborazione con la Federico II, distribuite nella città di Napoli. SCoPE promuove altresì lo sviluppo scientifico per la ricerca di base e l’innovazione tecnologica, finalizzata alla creazione di codici innovativi ed applicativi nei 4 settori strategici: • Scienze del Microcosmo e del Macrocosmo; • Scienze dei Materiali e dell’Ambiente; • Scienze della Vita; • Middleware. In queste aree di interesse è impegnata una grande comunità scientifica forte delle esperienze e delle competenze maturate in numerosi progetti pregressi ed in stretta collaborazione con l’INFN ed altre strutture di ricerca locali e nazionali. I nodi principali coinvolti nel progetto sono il CAMPUS-GRID, sede del polo scientifico dell’ateneo e del Data Center SCoPE, le strutture di Ingegneria, il Policlinico ed il CSI (Centro di ateneo per i Servizi Informativi). La Control Room e il Data Center SCoPE sono ubicati presso l’edificio di Biologia del Complesso Universitario dell’Ateneo Federico II di Monte Sant’Angelo. Le più importanti caratteristiche tecniche di cui l’infrastruttura è dotata sono riportate di seguito: • 33 Racks; • 304 Servers per un totale di 2.432 processori; • 170 TeraByte di memoria dati. 33 5 simulazioni fluidodinamiche nell’infrastruttura s.co.p.e. Tabella 7: Tempi di calcolo al variare del numero di processori utilizzati, per una simulazione di riferimento. 5.2 numero di processori tempo di calcolo (h) 8 34.2 16 17.5 32 9.7 64 5.9 128 3.7 scalabilità dei calcoli SCoPE si è rivelato uno strumento fondamentale per la riuscita delle simulazioni oggetto di questo lavoro. In questo paragrafo sono riportati i dati di una indagine preliminare volta a determinare il guadagno in termini di tempo di calcolo al variare del numero di processori in cui il calcolo è parallelizzato. A questo scopo si è utilizzata una simulazione di riferimento, le cui caratteristiche principali sono elencate di seguito: • turbina costituita dalle sole pale descritta nel Capitolo 4; • TSR pari a 2; • avanzamento per un decimo di giro (36◦ ); • base-size pari a 0.3 metri, time-step pari a 6.25 × 10−4 secondi (queste scelte verranno giustificate nel Capitolo 6). I risultati sono elencati in tabella 7 al variare del numero dei processori. La scalabilità ha legge quasi lineare, come si può notare anche in figura 15. Da questi dati si può intuire i vantaggi insiti nell’utilizzo di più processori in parallelo. In Appendice A è brevemente descritta la procedura necessaria per far partire un calcolo su SCoPE. 34 5 simulazioni fluidodinamiche nell’infrastruttura s.co.p.e. Figura 15: Tempi di calcolo al variare del numero di processori utilizzati, per la simulazione di riferimento. 35 6 ANALISI PRELIMINARI DEL CASO STUDIO INIZIALE Nel Capitolo 3 sono stati introdotti i parametri principali necessari all’impostazione di una generica simulazione, e nel Capitolo 4 questi parametri sono stati caratterizzati qualitativamente per le simulazioni oggetto di questo lavoro di tesi. Si è anche anticipato che la scelta di questi parametri è dettata dal miglior compromesso tra accuratezza e tempo dei calcoli. Ma come scegliere per questi parametri il valore più adeguato? Non potendoci basare su precedenti esperienze con il solutore, l’unica soluzione si è rivelata quella di eseguire la stessa simulazione introdotta nel Capitolo 4 al variare di questi parametri, e di confrontarne i risultati: se due valori diversi per uno stesso parametro danno risultati molto simili ma tempi di calcolo diversi, si è scelto il valore che garantisce il tempo minimo di durata dei calcoli. Una volta ottenuti, i valori di questi parametri possono essere usati per effettuare la simulazione ad altri TSR, ed anche per effettuare altre simulazioni le cui caratteristiche fisiche e geometriche differiscano poco da questa. I due parametri fondamentali che influenzano direttamente la durata e l’accuratezza dei calcoli sono la base-size ed il time-step, ampiamente discussi nei capitoli precedenti. Un terzo parametro da scegliere si è rivelato il seguente: data la possibilità di far compiere più giri alla turbina, qual’è il primo tra questi giri successivi che garantisce un risultato accetabile? Questa domanda nasce dal fatto che la simulazione è avviata direttamente con i valori finali del moto, cioè velocità del vento e rotazione della turbina costanti e diverse da zero. Bisogna dunque permettere al flusso intorno alla turbina di svilupparsi pienamente prima di acquisire i dati, e per far questo si è rivelato necessario far compiere diversi giri alla turbina e confrontarne i valori fino a quando non si raggiunge la convergenza. 36 6 analisi preliminari del caso studio iniziale Per questi tre parametri il valore che si utilizza per confrontare i risultati è la coppia che la pala genera all’albero lungo un giro. Nei prossimi paragrafi vengono mostrati e commentati i risultati di queste simulazioni preliminari necessarie ad ottenere e confrontare questi valori. 6.1 sensibilità della soluzione rispetto alla griglia Il primo e probabilmente il più importante dei parametri da scegliere è la base-size. Dal valore di questa dipende direttamente il numero totale di celle che costituiscono la mesh, e dunque il numero totale dei nodi in cui si risolvono le equazioni ad ogni iterazione. La base-size è stata scelta inizialmente di un valore uguale alla corda del profilo delle pale, pari a 0.2 metri. Questo valore, in combinazione con i valori locali espressi in percentuale di questo, produce una mesh molto fitta, dunque i tentativi successivi sono stati condotti incrementando questo valore fino a 0.4 metri. La tabella 8 mostra come queste piccole variazioni influiscano pesantemente sul conteggio totale delle celle e sui tempi di calcolo. I valori in tabella sono stati ottenuti utilizzando un time-step pari a 3 volte quello ottenuto dalla condizione CFL (nel prossimo paragrafo si motiva questa scelta) e 128 processori in parallelo. In figura 16 sono mostrati i risultati della coppia all’albero di una pala durante il primo giro della turbina. Come si vede, il risultato con base-size pari a 0.4 è diverso dagli altri, che sono invece tutti e tre molto vicini tra di loro. La differenza tra il risultato dato dalla base-size 0.3 e i successivi è minore del 10%, a fronte di un tempo di calcolo per un giro pari a più del doppio (per la 0.25) e più del quadruplo (per la 0.2). É evidente dunque la convenienza insita nella scelta della base-size 0.3, che sarà quella utilizzata da ora in avanti per questa e le prossime simulazioni. 37 6 analisi preliminari del caso studio iniziale Tabella 8: Numero di celle della mesh e tempo di calcolo per un giro al variare della base-size. time-step=CFL ×3. cpu=128. base-size (m) mesh (n. di celle ×106 ) tempo per un giro (h) 0.40 3.52 15.3 0.30 6.41 30.6 0.25 9.70 64.8 0.20 16.0 128 Figura 16: Coppia all’albero generata della pala lungo un giro al variare della base-size. 38 6 analisi preliminari del caso studio iniziale 6.2 sensibilità della soluzione rispetto alla discretizzazione temporale Si è ampiamente discusso del modo in cui il time-step teorico per la simulazione è stato ottenuto dalla condizione CFL. Si è comunque ritenuto utile svolgere un certo numero di prove utilizzando time-step più grandi, in particolare multipli di questo valore teorico, con l’obiettivo di verificare l’effettiva influenza di questa limitazione sui risultati. Si è così giunti alla scoperta che l’utilizzo di time-step più grandi non inficia, fino ad un certo limite, la precisione dei calcoli. Anche in questo caso, l’interesse ad utilizzare time-step più grandi nasce dalla necessità di ridurre i tempi di calcolo, i quali sono mostrati in tabella 9 al variare del time-step. In tabella sono mostrati anche il numero di punti in cui si acquisiscono i risultati lungo un giro, pari banalmente al numero di time-step in cui è suddiviso il tempo necessario per un giro. I valori in tabella sono stati ottenuti utilizzando la base-size pari a 0.3 metri e 128 processori in parallelo. In figura 16 sono mostrati i risultati della coppia all’albero di una pala durante il primo giro della turbina. I risultati per time-step pari a CFL e CFL×2 non sono mostrati in quanto indistinguibili da quello CFL×3. Il risultato ottenuto con CFL×10 è in parte differente, mentre quello ottenuto con CFL×5 differisce dal CFL per un valore al di sotto del 10% a fronte di un notevole guadagno nel tempo di calcolo, che risulta praticamente pari ad un quinto. Il time-step, dunque, è stato scelto pari a cinque volte quello richiesto dalla condizione CFL. Questa scelta verrà mantenuta in questa e nelle prossime simulazioni. 6.3 convergenza Si è infine ritenuto necessario confrontare i risultati della coppia all’albero di una pala lungo un giro per un certo numero di giri successivi, al fine di 39 6 analisi preliminari del caso studio iniziale Tabella 9: Numero di step e tempo di calcolo per un giro al variare del time-step. base-size=0.3 m. cpu=128. time-step punti per giro −4 (CFL×) (×10 s) tempo per un giro (h) 2 2.50 1885 ~46 3 3.75 1257 30.6 5 6.25 754 ~18 10 12.5 377 ~9 Figura 17: Coppia all’albero della pala lungo un giro al variare del time-step (espresso come multiplo di quello ottenuto dalla condizione CFL). 40 6 analisi preliminari del caso studio iniziale Figura 18: Coppia all’albero della pala lungo un giro per cinque giri successivi. individuare il primo tra di essi che differisce molto poco rispetto al precedente, segno questo dell’avvenuto sviluppo del flusso intorno alla turbina. I risultati della coppia all’albero di una pala sono mostrati in figura 18 per cinque giri successivi. Il primo giro è ovviamente differente dagli altri nella parte iniziale in cui il flusso, portato istantaneamente alla velocità finale, ha appena iniziato a svilupparsi. Nei giri successivi, i risultati tendono ad essere molto vicini tra di loro. Il numero di giri da far effettuare alla turbina influisce direttamente sui tempi di calcolo, dunque nella stessa ottica con cui si sono effettuate le scelte precedenti, si è ritenuto valido il risultato che si ottiene al giro 3. Questa scelta verrà mantenuta per questa simulazione. 6.4 risultati Le scelte finali per questi tre parametri principali della simulazione sono riassunte in tabella 10. Con questi parametri, quelli caraterizzati nel Capitolo 4 ed un certo numero di parametri secondari, è stato svolto un ciclo di simulazioni volto ad ottenere 41 6 analisi preliminari del caso studio iniziale Tabella 10: Scelte effettuate per base-size, time-step e giro al quale acquisire i dati. base-size 0.3 m time-step CFL×5 giro n. 3 Figura 19: Coppia all’albero generata da una pala e dall’intera turbina (TSR 2). Figura 20: Forza normale N e tangenziale T (vedi figura 3 a pagina 8) su una pala lungo un giro (TSR 2.75). 42 6 analisi preliminari del caso studio iniziale Figura 21: Coefficiente di potenza CP della turbina al variare del TSR. il campo di moto intorno alla turbina introdotta in tabella 1 a pagina 21. Obiettivo principale è quello di ottere il coefficiente di potenza CP della turbina al variare del Tip Speed Ratio. La simulazione è stata dunque eseguita a vari TSR, e dal terzo giro di ogni simulazione sono stati estratti i valori della coppia trasmessa all’albero dall’intera turbina. In figura 19 è mostrata la coppia all’albero generata lungo un giro da una pala e dall’intera turbina. In figura 20 sono presentati i valori della forza normale e tangenziale (vedi figura 3 a pagina 8) che agiscono su una pala lungo un giro. Il valor medio integrale sul giro Q della coppia trasmessa all’albero è utilizzato infine per calcolare il CP a quel particolare TSR mediante la formula 5 a pagina 31. Questi passaggi hanno permesso di ottenere la curva T SR − CP mostrata in figura 21. La curva ha il caratteristico andamento crescente-decrescente, ed è dotata di massimo intorno al valore 3, tipico per questo tipologia di generatore eolico. Il valore medio della potenza trasmessa dall’intera turbina all’albero lungo un giro a TSR 2.75 è pari circa a 518 W. 43 7 DUE CASI STUDIO REALISTICI In questo capitolo i parametri scelti, impiegati in precedenza per realizzare il ciclo di simulazioni volto all’analisi del flusso intorno alla turbina composta dalle sole pale, vengono applicati a due casi studio, maggiormente significativi dal punto di vista fisico: due microgeneratori eolici di dimensioni paragonabili al precedente ma entrambi dotati di bracci profilati, in un caso posti in orizzontale e nell’altro in diagonale. 7.1 7.1.1 turbina con bracci orizzontali Geometria Il primo di questi due microgeneratori analizzati, di dimensioni leggermente maggiori rispetto a quello descritto nei capitoli precedenti, è dotato di bracci che collegano le tre pale al mozzo (quest’ultimo, non significativo ai fini delle misure, non è stato aggiunto nella simulazione). I bracci sono posti in orizzontale, e si dipartono dalla metà delle pale. Sono profilati con lo stesso profilo delle pale (NACA 0018) ma hanno corda di lunghezza leggermente minore. Le pale ed i bracci sono incernierati tra di loro al 25% della corda dei rispettivi profili, e questo stesso punto si trova in corrispondenza del centro di rotazione della turbina. Le caratteristiche geometriche della turbina sono presentate in tabella 11, e la turbina stessa è raffigurata da più angolazioni in figura 22. 44 7 due casi studio realistici Tabella 11: Caratteristiche geometriche della turbina con bracci profilati orizzontali. pale bracci profilo NACA 0018 NACA 0018 corda 0.20 m 0.12 m 5◦ (verso l’esterno) 0◦ incidenza numero pale 3 altezza pale 2.5 m raggio turbina 1.3 m solidità 0.46 (a) turbina (b) particolare pala-braccio (c) vista laterale (d) vista dall’alto Figura 22: Turbina con bracci orizzontali visualizzata da varie angolazioni. 45 7 due casi studio realistici Tabella 12: Mesh e tempo di calcolo. n. di celle della mesh 10.3 × 106 tempo di calcolo per un giro (TSR 2, 128 cpu) 22.4 h (a) superficie e volume (b) particolare pala-braccio (c) volume (frontale) (d) volume (dall’alto) Figura 23: Mesh di superficie e di volume visualizzate da varie angolazioni. 7.1.2 Mesh La mesh per questa geometria è stata realizzata utilizzando le stesse impostazioni elencate nel Capitolo 4. Ovviamente, la presenza dei bracci profilati ha reso necessaria l’introduzione di nuovi controlli volumetrici oltre quelli già presenti, in particolare due sul braccio stesso (bordo d’attacco e d’uscita) ed un terzo all’intersezione del braccio con la pala. Queste modifiche, insieme alle maggiori dimensioni geometriche di questa turbina, hanno fatto lievitare il numero di celle della mesh, pari a 10.3 milioni (per la geometria precedente era 6.5 milioni). In figura 23 sono presentate alcune visualizzazioni della mesh volumetrica realizzata. 46 7 due casi studio realistici 7.1.3 Risultati Anche in questo caso, l’obiettivo principale è stata la determinazione del coefficiente di potenza CP della turbina al variare del Tip Speed Ratio, oltre che la visualizzazione del flusso intorno al generatore eolico. Bisogna anzitutto evidenziare il fatto che per questa geometria, più complessa rispetto alla precedente, si è rivelato necessario avviare la simulazione accelerando gradualmente sia la turbina che il vento da un valore pari a zero fino a quelli finali. Questa necessità si è resa tale in quanto i tentativi di avviare la simulazione direttamente con i valori finali del moto si sono rivelati fallimentari, ottenendo nella gran parte dei casi la divergenza dei residui, segno di una problematica gestione della fisica (appurato che geometria e mesh fossero esenti da errori). Si è dunque proceduto nel seguente modo: 1. la turbina ed il vento sono avviati da fermi e accelerati gradualmente finchè la turbina conclude tre giri completi; a questo punto, sia la turbina che il vento entrante nella simulazione hanno raggiunto le velocità finali relative al primo TSR da analizzare; 2. si eseguono successivamente altri tre-quattro giri, necessari affinchè il vento dotato della velocità finale, che si diparte all’ingresso della simulazione, percorra lo spazio necessario a raggiungere la turbina; in questo passaggio e nel precedente si utilizza un time-step adeguatamente più largo (circa 100 punti per giro); 3. ottenute le corrette condizioni per il moto del primo TSR, si effettuano due giri completi con il time-step finale, e si acquisiscono i risultati del secondo giro; 4. si accelera nuovamente, nell’arco di 2-3 giri, la turbina fino al prossimo TSR e si continua di questo passo. É evidente dunque come i tempi di calcolo in questo caso si siano dilatati molto rispetto alla precedente turbina, sia per la maggiore onerosità della mesh, sia per la necessità di eseguire le accelerazioni da zero al primo TSR (figura 24), e dal primo TSR ai successivi. 47 7 due casi studio realistici Figura 24: Coppia all’albero durante l’accelerazione della turbina da ferma al primo TSR (pari a 1.75). In figura 25 sono mostrati i valori delle forze normale e tangenziale (vedi figura 3 a pagina 8) che agiscono su di una pala lungo un giro. Si è infine ottenuta la curva T SR − CP , mostrata in figura 26 insieme a quella ottenuta per la turbina priva di bracci. Per quanto le due turbine non siano formalmente confrontabili, date alcune piccole differenze geometriche, è interessante notare che il massimo della curva per la turbina a bracci orizzontali si è spostato in alto e a sinistra. Lo spostamento in alto è dovuto al fatto che in questo caso le pale sono montate con un angolo di 5◦ di rotazione verso l’esterno della turbina. Lo spostamento a sinistra è invece tipico di un aumento di solidità. Nonostante infatti la turbina con bracci orizzontali sia dotata di una solidità minore rispetto a quella che ne è priva, proprio la presenza dei bracci ha l’effetto di aumentare la solidità equivalente della turbina. Queste considerazioni verranno riprese nel Capitolo 8. Nei set di figure successive si procede alla visualizzazione del campo di moto attorno alla turbina a particolari stazioni durante la rotazione. Le immagini sono state ottenute mediante piani paralleli al suolo, secanti lo spazio della simulazione e posizionati in vari punti lungo l’altezza della turbina, sui quali sono visualizzate grandezze scalari o vettoriali. 48 7 due casi studio realistici Nel set di figura 27 è rappresentata la vorticità del campo intorno alle pale a tre diverse altezze della turbina. Si può notare l’interazione tra i vortici delle pale, specialmente sul piano del mozzo, dove si risente l’effetto della presenza dei bracci, e come l’intensità dei vortici sia minima a metà altezza ed aumenti verso l’estremità delle pale. Interessante notare inoltre il trascinamento dei vortici ad opera della corrente asintotica, trascinamento che permette ad una pala di non ritrovarsi completamente immersa nel vortice di quella che l’ha preceduta, garantendo dunque un maggiore rendimento globale. Nel set di figura 28 è rappresentata l’intensità della velocità nel campo intorno alla turbina sul piano del mozzo, per alcune posizioni della turbina lungo un giro. È possibile notare facilmente la scia della turbina e quella delle singole pale, intorno alle quali si notano zone a maggiore velocità. Nel set delle figure 29 e 30 vengono rispettivamente mostrati il campo di pressione ed i vettori velocità intorno ad una pala, sul piano del mozzo, a sei stazioni lungo il giro. Da queste figure si può apprezzare l’estrema variabilità del campo di moto che la pala attraversa durante un solo giro (la turbina compie tra i 2 e i 3 giri al secondo). 49 7 due casi studio realistici Figura 25: Forza normale N e tangenziale T (vedi figura 3 a pagina 8) che agiscono su di una pala lungo un giro (TSR 2.75). Figura 26: Coefficiente di potenza CP della turbina al variare del TSR per le turbine con bracci orizzontali e senza bracci. 50 7 due casi studio realistici (a) piano del moto all’altezza dei bracci (b) piani del moto alle varie altezze, dei bracci, a 3 4 della pala, all’estremità Figura 27: Intensità del campo di vorticità intorno alla turbina visualizzato su piani posti a diverse altezze. 51 7 due casi studio realistici (a) θ = 0◦ (b) θ = 30◦ (c) θ = 60◦ (d) θ = 90◦ Figura 28: Intensità del campo di velocità intorno alla turbina durante la rotazione. 52 7 due casi studio realistici (a) θ = 0◦ (b) θ = 90◦ (c) θ = 120◦ (d) θ = 180◦ (e) θ = 240◦ (f) θ = 270◦ Figura 29: Campo di pressione intorno ad una pala lungo un giro. 53 7 due casi studio realistici (a) θ = 0◦ (b) θ = 90◦ (c) θ = 120◦ (d) θ = 180◦ (e) θ = 240◦ (f) θ = 270◦ Figura 30: Vettori velocità intorno ad una pala lungo un giro. 54 7 due casi studio realistici Tabella 13: Caratteristiche geometriche della turbina con bracci profilati inclinati. pale 7.2.1 parte inclinata parte orizzontale profilo NACA 0018 NACA 0018 NACA 0018 corda 0.20 m 0.20 m 0.12 m incidenza 5◦ (ext) 5◦ (ext) 0◦ numero pale 3 altezza pale 2.5 m raggio turbina 1.3 m solidità 7.2 bracci 0.46 turbina con bracci inclinati Geometria Il secondo dei due microgeneratori con bracci profilati analizzati ha una geometria leggermente più complessa, mantenendo comunque le stesse caratteristiche geometriche globali del precedente (raggio, numero di pale, solidità, altezza). La differenza principale è costituita dalla geometria del braccio che collega la pala al mozzo. Il braccio stesso è infatti costituito da tre parti differenti: due bracci inclinati che si dipartono dalla pala e convergono nel piano del mozzo, ed un terzo braccio posto in orizzontale che collega il mozzo con il punto in cui i bracci inclinati si sono uniti (figura 31). I collegamenti tra la pala ed i due bracci inclinati si verificano ad una altezza di 1 m dal piano del mozzo, e formano un angolo di 30◦ con la pala (figura 31.b). I profili di questi bracci hanno le stesse dimensioni di quelli della pala, e come quelli della pala sono ruotati di 5◦ verso l’esterno della turbina, mentre il braccio orizzontale ha dimensioni minori, come riassunto in tabella 13. L’idea di utilizzare bracci inclinati è motivata da due principali vantaggi: anzitutto, il braccio profilato inclinato si comporta (a meno del coseno) co- 55 7 due casi studio realistici (a) turbina (b) geometria pala-braccio (c) vista laterale (d) vista dall’alto Figura 31: Turbina con bracci inclinati visualizzata da varie angolazioni. me se fosse un’altra pala, contribuendo dunque alla produzione di potenza; inoltre, la geometria con bracci inclinati risulta maggiormente resistente alle sollecitazioni strutturali nella zone di intersezione tra pale e bracci. 7.2.2 Mesh Anche per questa geometria la mesh è stata realizzata utilizzando le impostazioni descritte nel Capitolo 4. Come per la precedente turbina, la presenza di bracci profilati ha richiesto l’aggiunta di ulteriori controlli volumetrici, sia per infittire la mesh sui bordi d’attacco e di uscita, sia nelle intersezioni tra pale e bracci. 56 7 due casi studio realistici Tabella 14: Mesh e tempo di calcolo. n. di celle della mesh 14.2 × 106 tempo di calcolo per un giro (TSR 2.5, 128 cpu) 29.7 h (a) superficie e volume (b) particolare pala-braccio (c) volume (di fronte) (d) volume (dall’alto) Figura 32: Mesh di superficie e di volume visualizzate da varie angolazioni. La maggiore complessità di questa geometria ha prodotto la mesh più grande tra le simulazioni di questo lavoro, con un numero di celle pari a 14.2 milioni, e dunque questa simulazione è risultata quella più onerosa in termini di calcolo. In figura 32 sono presentate alcune visualizzazioni della mesh volumetrica realizzata. 7.2.3 Risultati Per ottenere i risultati mostrati di seguito si è seguita la stessa procedura di accelerazione graduale della turbina e del vento elencata per la turbina con 57 7 due casi studio realistici bracci orizzontali. Per questa simulazione le forze ed i momenti sono stati acquisiti separatamente per le pale e per i bracci, per valutare i singoli contributi. Nei grafici successivi vengono mostrati separatamente i contributi di pale e bracci, insieme alla loro somma totale. In figura 33 sono mostrati i contributi della pala e del braccio alla coppia totale fornita all’albero lungo un giro. Si può notare come i valori del contributo del braccio si attestino intorno ad un valor medio leggermente negativo, tranne che per la parte a contributo positivo (in cui anche la pala produce potenza). In figura 34 sono mostrati i valori delle forze normale e tangenziale (vedi figura 3 a pagina 8) che agiscono sull’insieme pala-braccio lungo un giro. In figura 35 sono mostrati alcuni valori del CP della turbina al variare del TSR, sia per quanto riguarda i singoli contributi forniti dalle pale e dai bracci, sia il totale. I valori del coefficiente di potenza per questa turbina sembrano nettamente inferiori rispetto a quella con bracci orizzontali. In parte questo comportamento può essere influenzato dalla maggiore solidità equivalente che i bracci di grosse dimensioni forniscono alla turbina. Inoltre gli stessi bracci costituiscono un ostacolo eccessivo al flusso d’aria, compromettendo in parte la produzione di potenza della pala. Chiaramente la geometria dei bracci è da ottimizzare, modificandone le caratteristiche nell’ottica di rendere il più possibile positivo il suo contributo alla produzione di potenza ed allo stesso tempo contrastandone l’effetto negativo sull’aerodinamica della pala. É stata infine condotta una analisi, mostrata in figura 36, volta a stimare la resistenza della turbina quando è investita da un forte vento, analisi richiesta dalle normative e necessaria per valutare il tipo di struttura da impiegare. Il vento simulato ha velocità pari a 52.5 m/s e la turbina, a cui in questa situazione deve essere impedito di operare, è stata bloccata in diverse posizioni al fine di valutare la massima resistenza offerta in direzione del vento. In figura vengono evidenziati i contributi delle pale e dei bracci, il primo quasi sempre maggiore del secondo. La massima forza misurata è pari a 2146 N (219 kgf ), a cui corrisponde un coefficiente di resistenza Cd pari a 0.196. 58 7 due casi studio realistici Figura 33: Contributi della pala e del braccio e valore totale della coppia fornita all’albero lungo un giro (TSR 2.5). Figura 34: Forza normale N e tangenziale T (vedi figura 3 a pagina 8) che agiscono sull’insieme pala-braccio lungo un giro (TSR 2.5). 59 7 due casi studio realistici Figura 35: Singoli contributi e totale del coefficiente di potenza CP al variare del TSR per la turbina con bracci inclinati. Figura 36: Resistenza offerta dalla turbina nella direzione del vento al variare della posizione, in condizioni di turbina bloccata e vento forte. 60 8 CONCLUSIONI L’obiettivo primario di questo lavoro è stato quello di analizzare le prestazioni di microgeneratori eolici caratterizzati da diversi tipi di geometrie attraverso simulazioni numeriche del flusso intorno ad essi. Oltre all’ottenimento di questi risultati, obiettivo parallelo è stato indagare le potenzialità del software Star-CCM+, in particolare delle possibilità offerte dall’utilizzo del programma nell’infrastruttura di supercomputing SCoPE dell’Università di Napoli Federico II. In entrambi i casi, possiamo dirci soddisfatti dei risultati raggiunti. Star-CCM+ ed in generale i programmi avanzati di fluidodinamica numerica attualmente non possono considerarsi gli unici strumenti per lo sviluppo e la modellazione di corpi aerodinamici che lavorano in campi instazionari complessi, come le turbine eoliche. Anche con l’ausilio della potente infrastruttura di supercomputing SCoPE, infatti, i tempi di calcolo diventano comunque significativi quando si vanno a simulare campi tridimensionali ed instazionari per geometrie realistiche (cioè complesse). Alla durata dei calcoli bisogna aggiungere tutta la campagna iniziale di simulazioni rivolte alla corretta scelta di fattori determinanti come la base-size, il time-step, e molti altri che insieme garantiscono o meno la convergenza verso un risultato della simulazione accettabile. Questa fase, in realtà, costituisce l’aspetto più importante ed è quella che richiede maggior sforzo e pazienza, insieme ad un gran numero di ore di simulazione i cui risultati a volte si rivelano inutili: mai come in questo campo vale la regola del trial and error. Ciononostante, la possibilità di ottenere in tempi comunque ragionevoli la soluzione delle equazioni di Navier-Stokes per un campo geometricamente complesso, tridimensionale e soprattutto instazionario, unita all’enorme mole 61 8 conclusioni di dati che da queste simulazioni si può estrarre, costituisce un potente strumento per la ricerca e lo sviluppo da affiancare ad altri importanti strumenti come la raccolta di dati sperimentali. Per quanto riguarda in dettaglio i risultati ottenuti per i microgeneratori analizzati, essi si sono rivelati importanti sotto più punti di vista. Da una parte abbiamo ottenuto le curve del coefficiente di potenza al variare del rapporto tra la velocità di rotazione e la velocità del vento, curve che esprimono in maniera immediata le prestazioni delle turbine. Dall’altra abbiamo potuto visualizzare molti aspetti del campo di moto, dalla scia al campo di pressione, ai vortici generati da pale e bracci che interagiscono tra di loro e con la corrente. Di grande interesse, anche per quanto riguarda future indagini, sono le diverse geometrie che possono assumere i bracci, e l’influenza che si è visto questi abbiano sulla solidità: bracci di maggiori dimensioni aumentano la solidità equivalente della turbina, spostando a valori più bassi del TSR il massimo della curva del coefficiente di potenza. Un’altro aspetto interessante riguarda l’angolo con cui si possono montare le pale sulla turbina: abbiamo visto che anche un piccolo angolo rispetto alla tangente della circonferenza garantisce valori più alti del coefficiente di potenza. Future indagini potranno dunque riguardare sia le caratteristiche geometriche del braccio, come la sua corda o l’angolo con cui interseca la pala, sia l’angolo di montaggio con cui possono essere ruotate le pale rispetto alla turbina. Questi aspetti ed altri potranno essere argomento di future pubblicazioni. 62 A G U I D A A L L’ U T I L I Z Z O D E L SOLUTORE N E L L’ I N F R A S T R U T T U R A La seguente guida è stata realizzata dall’ing. Elia Daniele e modificata in parte per essere introdotta in questo lavoro di tesi. Nella presente guida vengono brevemente descritti i passaggi necessari ad utilizzare il solutore numerico Star-CCM+ nell’infrastruttura di supercomputing SCoPE, nell’ordine: 1. creare i file necessari al lancio di un job; 2. copiare i suddetti file su SCoPE; 3. trasferire il file della simulazione sul Local File Catalogue; 4. lanciare il job, monitorarne l’avanzamento ed infine scaricarne i risultati. Per procedere correttamente all’utilizzo di SCoPE è sufficiente avere accesso ad un collegamento Internet ed aver installato i seguenti software, disponibili gratuitamente in rete: winscp un client SFTP e FTP la cui funzione principale è quella del trasferimento dei file tra un computer locale ed uno remoto, per caricare i file e le simulazioni dal proprio computer su SCoPE, e per poi scaricare i risultati; putty un client SSH da utilizzare per impartire i comandi a SCoPE. 63 A guida all’utilizzo del solutore nell’infrastruttura a.1 file necessari Per utilizzare correttamente la libreria Star-CCM+ su SCoPE è necessario preparare quattro file: • un file di input per Star-CCM+, ovvero un lanciato (e già con mesh generata); filename.sim, pronto per essere • un file JAVA, ad esempio macro_filename.java, contenente le istruzioni per il run del file di simulazione ed almeno un autosave alla fine delle iterazioni; • un file SH contenente le istruzioni in linguaggio per linux da eseguire su ScoPE, ad esempio filename.sh; • un file JDL contenente la descrizione degli input ed output del job, il numero dei processori da utilizzare ed il relativo SH, ad esempio filename.jdl. Di seguito sono riportati esempi per i tre tipi di file di testo, escluso dunque il file di Star-CCM+. Si consiglia di mantenere per i file i nomi proposti negli esempi, sostituendo con i nomi giusti solo i caratteri stampati in rosso. a.1.1 Esempio file macro_filename.java // STAR-CCM+ macro: macro_filename.java package macro; import java.util.*; import star.common.*; import star.base.neo.*; public class macro_filename extends StarMacro { public void execute() { execute0(); } private void execute0() { 64 A guida all’utilizzo del solutore nell’infrastruttura Simulation simulation_0 = getActiveSimulation(); ResidualPlot residualPlot_0 = ((ResidualPlot) simulation_0.getPlotManager().getObject("Residuals")); residualPlot_0.setTitleFont(new java.awt.Font("SansSerif", 0, 12)); simulation_0.getSimulationIterator().run(); simulation_0.saveState(resolvePath("filename.sim")); } } a.1.2 Esempio file filename.sh #!/bin/sh # # this parameter is the number of CPU’s to be reserved # execution CPU_NEEDED=$1 SIMFILE=$2 echo "Copy SIMFILE on Local File Catalogue for size in lcg-cp lfn:/grid/unina.it/usernameDIR/folders/$SIMFILE lcg-cp lfn:/grid/unina.it/usernameDIR/folders/$SIMFILE for parallel excess of 100MB --> CONTINUA file:$PWD/$SIMFILE" file:$PWD/$SIMFILE HOST_NODEFILE=$PBS_NODEFILE # copy files on the nodes different from the first one NPROCTOCOPY=‘expr $CPU_NEEDED - 1‘ FIRSTPROC=‘head -1 $HOST_NODEFILE‘ j=0 for i in ‘tail -n $NPROCTOCOPY $HOST_NODEFILE | sort -u‘ ; do # creates the working directories on all the nodes allocated for # parallel execution if [ "$i" != "$FIRSTPROC" ] then WORKING_DIR=‘pwd‘ DIR_EXISTS[$j]=‘ssh $i "if [ -f $WORKING_DIR/starccm.sh ]; CONTINUA then echo SI; else echo NO;fi"‘ if [ ${DIR_EXISTS[$j]} = "NO" ] then echo "Working directory on node $i doesn’t exist ... Creating" # copies the needed files on all the nodes allocated for # parallel execution /usr/bin/scp -rp $WORKING_DIR/$SIMFILE $i:$WORKING_DIR else echo "Working directory exists on node $i" 65 A guida all’utilizzo del solutore nell’infrastruttura fi fi j=‘expr $j + 1‘ done # this is the demo molecule export STARCCMEXE=/opt/exp_soft/unina.it/STAR-CCM+/STAR-CCM+6.06.011/star/bin/starccm+ if [ -f then /home/$LOGNAME/.flexlmrc ] cp /home/$LOGNAME/.flexlmrc $HOME fi echo "starting parallel starccm on nodes ..." cat $HOST_NODEFILE echo "Indication of date for calculation start..." date echo "Executing $STARCCMEXE -machinefile $HOST_NODEFILE -rsh ssh -np CONTINUA $CPU_NEEDED -batch macro_filename.java $PWD/$SIMFILE" $STARCCMEXE -machinefile $HOST_NODEFILE -rsh ssh -np $CPU_NEEDED -batch CONTINUA macro_filename.java $PWD/$SIMFILE echo "Indication of date for calculation end..." date j=0 for i in ‘tail -n $NPROCTOCOPY $HOST_NODEFILE | sort -u‘ ; do # remove created directory on all the nodes allocated for parallel execution if [ "$i" != "$FIRSTPROC" ] then if [ ${DIR_EXISTS[$j]} = "NO" ] then echo "Deleting working directory on node $i" /usr/bin/ssh $i rm -rf $WORKING_DIR else echo "Not needed to delete working directory on node $i" fi fi j=‘expr $j + 1‘ done a.1.3 Esempio file filename.jdl Type = "Job"; 66 A guida all’utilizzo del solutore nell’infrastruttura JobType = "MPICH"; Executable = "filename.sh"; Arguments = "32 filename.sim"; CpuNumber = 32; StdOutput = "starccm.log"; StdError = "starccm.err"; Requirements = RegExp("ce0[1-2].scope.unina.it:8443/cream-pbs-CONTINUA unina_hpc",other.GlueCEUniqueID); InputSandbox = {"filename.sh","macro_filename.java"}; OutputSandbox = {"starccm.log","starccm.err","filename.sim"}; RetryCount = 0; a.2 trasferimento dei file su scope Una volta pronti i quattro file, essi vanno copiati tutti in una cartella nella propria directory personale di SCoPE. A tale scopo si utilizza WinSCP, inserendo come Host name l’indirizzo ui01.scope.unina.it e come credenziali quelle ottenute in fase di registrazione (si rimanda per questo e altro al sito www.scope.unina.it). Una volta eseguito l’accesso, i file vanno copiati dal proprio computer in una cartella della propria directory personale, il cui indirizzo sarà del tipo: root/home/username/folders da cui verranno successivamente gestiti tramite Putty. a.3 trasferimento del file della simulazione sul local file catalogue Per questa e per le successive operazioni, è anzitutto necessario creare un proxy con il comando: voms-proxy-init --voms unina.it 67 A guida all’utilizzo del solutore nell’infrastruttura che ha durata standard di 12 ore. Se si prevedono durate maggiori, per evitare l’interruzione dei propri job è necessario utilizzare anche il comando: myproxy-init -d -n --voms unina.it che crea un myproxy della durata di una settimana. Per sapere quanto tempo manca alla scadenza, si può utilizzare il comando: myproxy-info -d Dopo aver copiato i quattro file su SCoPE, è necessario copiare il solo file della simulazione sul Local File Catalogue, spazio apposito per gestire file di simulazioni maggiori di 100 MB. Per fare questo, bisogna creare anzitutto una propria directory ed eventualmente altre cartelle all’interno di essa (il cui indirizzo è indicato nel file SH), utilizzando il comando: lfc-mkdir /grid/unina.it/usernameDIR/folders ed in seguito trasferire i file dalla propria directory personale a quella appena creata sul LFC, utilizzando il comando: lcg-cr -v --vo unina.it file:/home/username/folders/filename.sim CONTINUA -l lfn:/grid/unina.it/usernameDIR/folders/filename.sim a.4 lanciare, monitorare, scaricare i risultati Una volta preparati i file e copiato il file della simulazione sul Local file catalogue, rimangono da eseguire le procedure atte a lanciare e monitorare il job, ed infine a scaricarne i risultati. Il numero di processori da utilizzare va inserito alle voci Arguments e CpuNumber del file JDL. Utilizzando Putty, dalla cartella in cui si trovano i quattro file, il comando: glite-wms-job-submit -a -o job_ID_filename.txt filename.jdl fa partire il job e crea un file di testo in cui è registrato il jobID. Per monitorare l’avanzamento è conveniente utilizzare il comando: watch "glite-wms-job-status -i job_ID_filename.txt" 68 A guida all’utilizzo del solutore nell’infrastruttura che aggiorna lo stato del job ogni 2 secondi. Per uscire dalla schermata è sufficiente cliccare ctrl+c. Quando dal Current status il job risulta completato, il comando: glite-wms-job-output -i job_ID_filename.txt scarica l’output del job in una cartella temporanea all’indirizzo /root/tmp/jobOutput. Basterà accedere a questa cartella con WinSCP per trasferire i risultati del job sul proprio computer o in una delle cartelle personali di SCoPE. 69 BIBLIOGRAFIA [Brochier et al., 1986] Brochier, G., Fraunié, P., Beguiér, C. and Paraschivoiu, I., (1986), Water channel experiments of dynamic stall on darrieus wind turbine blades, Journal of Propulsion. [CD-Adapco, 2011] CD-Adapco, (2011), Star-CCM+ Version 6.02.007 User Guide. [Claessens, 2006] Claessens, M.C., (2006), The design and testing of airfoils for application in small vertical axis wind turbines, Master of Science Thesis, Delft University of Technology. [Ferziger and Peric, 2010] Ferziger, J.H. and Peric, M., (2010), Computational methods for fluid dynamics, Springer. [Fujisawa and Shibuya, 2001] Fujisawa, N. and Shibuya, S., (2001), Observations of dynamic stall on darrieus wind turbine blades, Journal of Wind Engineering and Industrial Aerodynamics. [Hamada et al., 2008] Hamada, K., Smith, T., Durrani, N., Qin, N. and Howell, R., (2008), Unsteady flow simulation and dynamic stall around vertical axis wind turbine blades, 46th AIAA Aerospace Sciences Meeting and Exhibit. [Jacobs and Sherman, 1937] Jacobs, E. and Sherman, A., (1937), Airfoil characteristics as affected by variations of the reynolds number, Technical report, N.A.C.A. [Migliore et al., 1980] Migliore, P., Wofle, P. and Fanucci, J., (1980), Flow curvature effect on darrieus turbine blade aerodynamics, Journal of Energy. 70