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Anno V, Numero 2, Marzo 2013
Redazione
aspetta un bambino ed entrambi i coniugi
immaginano un futuro roseo per il proprio
figlio. Sanno che, dalla sua nascita in poi,
dovranno superare molte difficoltà, fare
ancora altri sacrifici, sopportare migliaia di
preoccupazioni, ma sono ben felici di
affrontare tutto ciò, perché quella creatura che
sta per venire al mondo dovrà avere le sue
possibilità per affrontare la meravigliosa
avventura della vita. Infine, dopo tante gioie,
soddisfazioni, ma anche dolori, arriva il
momento di concludere il proprio viaggio per
iniziarne un altro in cui sorridere nei Campi
Elisi. In bilico tra la vita e la morte, il pianto e il
riso tornano a coesistere per un'ultima volta: se
da un lato c'è il pianto dei tuoi cari che non
vogliono lasciarti andare, dall'altro c'è il tuo
sorriso, quello di una persona felice di aver
affrontato nel modo migliore la propria vita.
Direttore Responsabile:
Paola Cerella
Progetto Grafico :
Enrico Gualterio
Carlo Menna
Giornalino stampato presso:
Istituto d’Istruzione Superiore
‘‘Enrico Mattei’’
Via S. Rocco - 66054 Vasto (Ch)
Tel. 0873/69218 - 0873/367770 Fax 0873/361455
www.itivasto.it
Testi e foto da pubblicare vanno inviati a:
[email protected]
Le conquiste delle donne
e le difficoltà degli uomini
Un autista
C
erto, è sempre squallido. Sia
che abbia vent'anni, sia che
ne abbia cinquantadue. Ma
quando perdi l'autobus delle 17 e
30 e ti ritrovi in quello desolato
con le luci rotte delle 19 e 15 e
incappi in autisti vecchi, stanchi di
fare sempre le stesse curve da
ormai trent'anni, è ancora più
deprimente. Stempiati, impregnati
di fumo, facce rovinate. Passano e ti fanno l'occhiolino.
Come se così rendessero tutto più discreto. Come se la loro
disperazione gli conferisse la capacità di captare
l'innocenza di noi povere scolarette indifese. Come se li
facesse sentire autorizzati ad incombere sulla nostra
cedevole psiche, alla nostra tenera età ancora fragile e
traumatizzabile. Con l'occhiolino. Passa, sbatte sul
bracciolo del sedile la spillatrice usata per bucare i biglietti,
e fa l'occhiolino. Trasuda una tristezza che nemmeno la
soda caustica riuscirebbe a sverniciargli di dosso. E tu non
puoi far altro che abbassare lo sguardo, far finta di non aver
visto nulla. Non puoi far altro che nascondere il disgusto
che ti ha appena attanagliato le viscere. Però puoi
trasformare quel ripudio in rabbia. Puoi fissare la strada
rovinata fuori dal finestrino e lasciare che quello sprazzo di
istinto omicida che ti ha appena riscaldato infervori la tua
fantasia. Se quel giorno sei particolarmente stressata, te lo
immagini ripiegato nel fango che grugnisce e si ingozza.
Proprio come un vero maiale. Non ha il tempo di deglutire
che subito la tua mente te lo lascia sgozzare. Proprio come
un vero maiale. Mentre tracanna una birra calda davanti
alla tv, dopo essere passato dinanzi alla moglie frigida e
impassibile che, piegata dalla stanchezza, lava i piatti in
cucina.
Rosso Malpelo
segue da pag. 1
D
onne: mamme, mogli, manager. Se per gli uomini
far carriera è un'attività semplice e diventa
addirittura indispensabile per essere riconosciuti nella
società, per la donna la carriera professionale comporta
pur sempre una scelta fra almeno due alternative.
Nonostante ciò, le donne stanno conquistando sempre più
posti di lavoro un tempo riservati ai maschi. Oggi le
donne sono presenti ai concorsi pubblici in percentuale
uguale a quella degli uomini, ma risultano decisamente
più brave e brillanti nel superamento delle prove. In
passato la donna era tenuta sottomessa proprio perché se
ne temeva il potere. Adesso, invece, le donne sono
sempre più in carriera e non temono di esprimere se
stesse. Questo è ciò che spaventa in modo crescente gli
uomini, che si rendono spesso protagonisti di violenze,
minacce, maltrattamenti e comportamenti persecutori nei
confronti delle proprie compagne. Cosa sta succedendo
nella testa degli uomini? Dietro tanta aggressività si può
leggere la paura dei maschi per la conquistata libertà della
donna? Gli uomini avvertono che stanno perdendo il
“possesso” delle proprie compagne. Non possono più
dire “la mia donna” con tono maschilista, non possono
impedirle di andarsene per il mondo, di incontrare altri
uomini, potenziali rivali che lo fanno sentire precario.
Come pensare che un uomo che un tempo faceva ciò che
voleva non sia in difficoltà? Deve adattarsi, capire il
senso di una nuova cultura,
fronteggiare la crisi di tanti
valori in cui credeva e,
soprattutto, deve imparare a
considerare la donna non più
come un oggetto, uno
strumento per soddisfare i
propri desideri. Le donne
sono in cammino, hanno
capacità e intelligenza e
possono guardare avanti con
ottimismo e fiducia.
a
Sara Mancini, 4 B Lst
Francesca Ramundo, 4aB Lst
La meravigliosa avventura della vita
P
iangere e ridere. Ci avete mai pensato? Questi due
verbi opposti rappresentano quella che è la più
incredibile, meravigliosa e avvincente avventura che
l'uomo possa mai sperimentare: la vita. Il pianto
liberatorio di un bambino appena nato, il sorriso gioioso
della sua mamma, la quale, nonostante il dolore e le
preoccupazioni che il parto ha comportato e continuerà
a comportare, è felice, perché ha dato alla luce un essere
umano. I primi passi, le prime paroline: ecco che
mamma e papà raggiungono uno stato d'estasi
indescrivibile, orgogliosi
della propria creatura che,
compleanno dopo
compleanno, diventa
sempre più grande. Inizia,
così, l'arduo percorso di
studio. L'ambizione porta
il ragazzo o la ragazza a
fare determinate scelte per
vedersi realizzato in un
futuro, si spera, prossimo.
Anche questo periodo
porta gioie e dolori: per i
voti presi a scuola, per le
amicizie perse e trovate,
per i primi, grandi,
indimenticabili amori.
Fino a quando alla carriera
scolastica subentra quella
lavorativa. L'individuo
diventa più maturo e le
pag. 2
Le disastrose
conseguenze del fumo
pag. 3
Stupri
grammaticali
situazioni che vive sono ben diverse: deve provvedere
al proprio mantenimento, trovare una casa, pagarne il
mutuo, comprare un'auto e sostenere le spese che essa
comporta, trovare la propria anima gemella.
Quest'ultimo, forse, è l'obiettivo più importante, quello
per cui si fanno tanti sacrifici e si ricevono numerose
delusioni, alla ricerca della persona giusta, quella che fa
battere il cuore all'impazzata e versare lacrime di gioia.
Gli anni passano e l'avventura prosegue; la coppia
continua a pag. 2
pag. 4
Il made in Italy
enogastronomico
pag. 5-6
Speciale
"Il gran rifiuto"
La lotta al mercurio
da parte dell'Onu
I
l mercurio è uno dei
metalli più tossici.
Per anni si è cercato di
trovare delle soluzioni
per combatterne i
danni. Finalmente,
dopo tanto tempo, si è giunti a un accordo che
sarà firmato ufficialmente il prossimo ottobre a
Minamata (Giappone), in onore delle centinaia
di cittadini morti in questa località a causa di
una lunga contaminazione da mercurio, da ben
140 nazioni che hanno partecipato alla stipula
del primo trattato mondiale per la riduzione
delle emissioni di mercurio durante un
congresso svoltosi a Ginevra, coordinato
dall'agenzia Onu per l'ambiente (Unep).
L'accordo prevede di estendere e rendere
obbligatorio il divieto di vendita e utilizzo di
prodotti che fanno uso di questo metallo entro
il 2020. In merito a questo, già da qualche
tempo si stanno sostituendo i termometri a
mercurio con quelli elettronici. Il trattato,
dicono alcuni ambientalisti, avrebbe dovuto
essere scritto con regole più dure e ferree,
poiché la richiesta di riduzione delle emissioni
potrebbe essere considerata in modo
superficiale dalle industrie, dalle centrali e
dalle miniere dei Paesi in via di sviluppo. Forse
l'eliminazione delle emissioni di mercurio
entro 2020 è un'utopia, ma un passo importante
per la tutela del nostro pianeta è stato fatto.
2
a
Michele Peluzzo, 4 B Lst
La parola all'esperto
L'abitudine al fumo e le sue conseguenze
econdo l'Oms (Organizzazione
Mondiale della Sanità), il fumo
uccide 4.000.000 di persone
l'anno e si prevede che, entro il
2020, la mortalità salirà a
10.000.000 di persone l'anno. Nel
fumo di tabacco vi sono oltre 4.000
sostanze, quasi tutte tossiche per il
nostro organismo e alcune sicuramente cancerogene e
citotossiche. La nicotina comporta incremento di:
pressione arteriosa, frequenza cardiaca, contrattilità
miocardica, consumo di ossigeno del miocardio, flusso
ematico, eccitabilità miocardica, vasocostrizione
periferica, glicemia, cortisolemia, acidi grassi liberi,
betaendorfine. Il fumo causa rischi rilevanti per i fumatori.
In particolare, il fumo favorisce l'esordio di numerose
patologie cardiovascolari, neoplastiche, respiratorie,
gastroenteriche e ossee. È il principale fattore causale delle
bronco pneumopatie cronico ostruttive (Bpco), patologie
spesso invalidanti ed estremamente diffuse nei fumatori
oltre i 50 anni di età. È stata ampiamente dimostrata una
stretta associazione fra fumo di sigaretta e tumori
polmonari, ma anche tra fumo e neoplasie del cavo orale,
della faringe, della laringe, dell'esofago, dello stomaco, del
pancreas, dei reni e della vescica. La sospensione dal fumo
S
comporta immediati e sostanziali benefici in termini di
salute. Dopo un anno di astensione, il rischio di cardiopatia
ischemica si riduce del 50% ed, entro 15 anni, il rischio
relativo di morte per cardiopatia ischemica per un ex
fumatore si avvicina a quello di un non fumatore. Anche il
rischio di sviluppare un cancro al polmone o
un ictus cerebrale diminuisce, sebbene
più lentamente: da 10 a 14 anni di
astensione dal fumo, il rischio di
mortalità per cancro polmonare
diminuisce fino a raggiungere quello
di
soggetti che non hanno mai fumato.
La
sospensione dal fumo dimostra un
effetto
benefico sulla funzione del polmone, in
particolare
nei soggetti più giovani. È evidente che la semplice
informazione sanitaria rischia di giungere, all'orecchio dei
giovani, come un'eco troppo lontana ed è pertanto
opportuno creare nella scuola, nella loro vita quotidiana,
nei loro momenti di aggregazione più comuni, le forme
comunicative più adeguate. In questo contesto lo sport, a
mio parere, può ancora una volta far valere il proprio
ruolo e diritto irrinunciabile alla formazione
educativa.
Giuseppe Smargiassi
osteopata - chinesiologo
Chi ben comincia...
L
a crisi economica che stiamo vivendo è purtroppo di
portata epocale. Nei Paesi “eurodeboli”, i più esposti
alla crisi (in particolar modo l'Italia, la Grecia e la
Spagna), siamo in presenza di rotture di continuità storica;
soprattutto di quella piccola impresa che è un po' ciò che
contraddistingue la nostra Penisola come tessuto
produttivo e struttura sociale. Esaminando le cose che lo
Stato potrebbe fare per risollevare la situazione, non
sarebbe sbagliato iniziare col concentrarsi su quattro
“problemi” principali: il debito pubblico, l'importazione
“forzata” di materie prime ed energia, il rallentamento dello
sviluppo e l'espatrio di sempre più giovani delusi dalla
prospettiva di un futuro in Italia. Riguardo al primo punto,
ad esempio, si potrebbero favorire le liberalizzazioni,
rimuovendo corporazioni ed immobilisti economici; in
questo modo si eliminerebbero le cosiddette “tasse
nascoste”, che potremmo anche non pagare, senza
danneggiare il sistema economico nazionale. Queste tasse
sono rappresentate dai privilegi che ogni corporazione
(avvocati, insegnanti ecc.) ha ottenuto con
regolamentazioni e restrizioni a svantaggio di tutti gli altri
cittadini. Lo scopo
“presunto” delle
corporazioni è quello di
offrire al consumatore
professionisti qualificati
ma, in realtà, la loro
funzione è di evitare la
concorrenza (col numero
chiuso) e tenere alto il
prezzo del proprio lavoro (con le tariffe minime).
Tagliando questi privilegi,
c i a s c u n o
guadagnerebbe di più
(anche se
apparentemente non
sembrerebbe
così) perché, allo
stesso tempo,
pagherebbe di meno i
prodotti e i servizi delle
altre corporazioni.
Un'altra questione, poi, è
appunto quella
relativa all'eccesso di
importazione di
materie prime e fonti di
energia; fenomeno
che si potrebbe drasticamente
ridurre valorizzando la
produttività
del territorio italiano, ma
attivamente fonti rinnovabili e
anche impiegando
riciclando rifiuti ed energia. Un elemento fondamentale per
rilanciare la crescita economica è anche, senza dubbio,
cercare di ripristinare gli incentivi della produzione di
ricchezza. La “speranza” del Paese sta proprio nei
produttori: riunificarli, attrarli e poi tenerli porterebbe
innovazione e maggior rendimento in altri settori; la cosa
migliore sarebbe combinare i fattori poco o per niente
mobili (terra, capitale immobiliare e urbano) con quelli
mobili (tecnologicamente sviluppati) e più efficienti.
Infine, un altro aspetto molto rilevante consisterebbe nel
disincentivare all'espatrio il capitale tecnologico e umano
di origine italiana. Regole chiare e trasparenti, un adeguato
regime fiscale e norme scritte premierebbero la
concorrenza, le capacità individuali e la creatività,
opponendosi, così, al triste fenomeno della “fuga dei
cervelli” con le loro grandi potenzialità.
Vincenzo Ialacci, 4aA Lst
La preziosa scatola dei ricordi
Addio a Wolfgang Sawallisch,
interprete assoluto
di Wagner e Strauss
L
o scorso 22 febbraio, all'età di 89 anni, a Grassau, è
morto Wolfgang Sawallisch. Grande direttore
d'orchestra e pianista, tra i massimi interpreti della musica
di Wagner e Strauss, Wolfgang Sawallisch iniziò la sua
carriera nel 1947 al teatro dell'opera di Augusta
(Germania) per poi dirigere molte orchestre, tra le quali
quella del dramma musicale di Richard Wagner intitolato
“Tristano e Isotta”, capolavoro del Romanticismo tedesco,
nel 1957. Dopo aver lavorato per molti anni in Baviera, nel
1993 fu chiamato a Philadelphia (Usa) per dirigere
l'orchestra del teatro dell'opera della città, succedendo
all'italiano Riccardo Muti, e successivamente ebbe
l'occasione di lavorare a Tokyo (Giappone) nella NHK
Symphony Orchestra, dove fu eletto direttore onorario
come a Philadelphia. Dopo dieci anni di appartenenza alla
Philadelphia Orchestra e in seguito a seri problemi di
salute, Sawallisch sospese le sue attività e il 27 agosto
2006 dichiarò
pubblicamente che si
ritirava dall'attività
direttoriale, dopo 57 anni
di carriera. Una figura
davvero importante per
l'ambiente musicale ci ha
lasciati ed è doveroso
ricordarla e condividere
tutto ciò che ha realizzato
per raggiungere il proprio
scopo: quello di dedicarsi
alla musica, una delle
forme più belle dell'arte.
Michele Peluzzo, 4aB Lst
Stupri
grammaticali
Trovi anche tu orrori grammaticali in giro per la città?
Fotografali e inviali a [email protected]
Dalla nostra inviata speciale
all'Università di Bologna
C
ari ex compagni e care
nuove leve. Mentre vi
immagino leggere questo
articolo sul “nostro” bel
giornalino, mi sembra di
rivedermi su quei banchi di
scuola. Già, sono passati
quasi due anni da quando la
tanto odiata campanella di
inizio e fine lezione non
suona più per me. A voi che
vedete ancora le mura
scolastiche come una gabbia sembrerà assurdo, ma
quel suono stridulo mi manca un po'. Forse perché nei
ricordi tutto diventa più bello e persino le urla dei
professori vengono ricordate con un sorriso. Le ho
odiate anche io quelle mura e tanto, ve l'assicuro.
Pensavo che avrei potuto girare il mondo, rivoltarlo,
cambiarlo se solo non ci fossero state e, invece, erano
sempre lì a tarparmi le ali. Quella dell'adolescenza è
una scatola di ricordi bella pesante, negli anni in cui la
mantieni aperta ci finisce dentro di tutto. Fotografie di
attimi indimenticabili o che vorremmo cancellare per
sempre. Tanti fogli sparsi di idee e progetti grandiosi
scritti per non perderli mai e che, alla fine, sono
rimasti abbandonati sul fondo. In essa ci sono gli
amori, gli odi, le ribellioni, le ubbidienze imposte, c'è
il miscuglio esplosivo di tutte le contraddizioni tipiche
dell'adolescenza. Sembra quasi che la scuola superiore
non trovi spazio in quella scatola e invece, guardando
con attenzione in tutte le foto, in tutti i fogli c'è un
piccolo dettaglio a ricordarla. Lo so, sto parlando da
“vecchia”, ma ricordare con nostalgia i giorni su quei
banchi è il prezzo da pagare dopo il diploma.
Però abbiate pazienza ancora un attimo e fatevi dare un
consiglio: prendete a piene mani tutto quello che vi
viene offerto, non lasciate nulla, perché tutto è per voi.
Diffidate da chi vi dice che quello che potete imparare è
solo sui libri, perché non è così. Imparate da chiunque
vi passi accanto, aprite le orecchie a lingue inedite e il
cuore a sentimenti sconosciuti, fateli vostri e sarete
pronti ad accoglierne di nuovi ogni giorno ma,
soprattutto, lasciate un segno quando passate. Sul
banco, sui muri, nei professori, nei compagni di scuola,
ovunque vogliate. È bellissimo pensare che qualcuno
di voi intravede l'ombra delle mie scritte sul banco
oppure che un professore, spiegando, si ricorda di me.
Lo so che è difficile capire quanto sia bello pensarlo,
ma provateci almeno. Se riuscirete a prendere e a darvi
senza riserve, aprirete la scatola dei ricordi sempre con
un sorriso e una lacrima di malinconia. Perlomeno
questo è quello che mi capita quando apro la mia. Le
foto migliori sono quelle che lasciano intravedere sullo
sfondo un pezzo del mio caro IIS “Mattei” e mi danno
l'illusione di essere ancora lì, con voi.
Arianna Tascone, ex alunna del "Mattei"
Peppino Impastato: un grido contro la mafia
P
er chi non lo conoscesse, Peppino Impastato è
stato un attivista e un giornalista impegnato in un
braccio di ferro contro la malavita organizzata. Nasce
a Cinisi, il 5 gennaio 1948, da una famiglia mafiosa, di
valori mafiosi, ma da cui si distacca sin da ragazzo
rompendo con il padre che lo caccia di casa. A 17 anni
fonda il giornalino "L'Idea Socialista", pochi fogli
dattiloscritti e grezzi che raccontano i fatti non leciti
della sua terra. Nel 1975 costituisce il gruppo culturale
"Musica e Cultura" e, successivamente, nasce "Radio
Aut", canale radiofonico che lo aiuta nella sua lotta
contro il silenzio ("la mafia uccide, il silenzio pure") e
nel denunciare i delitti, i loschi affari dei mafiosi di
Cinisi, in primo luogo del boss Gaetano Badalamenti.
Per continuare in modo più diretto la sua azione di
ribellione, nel 1978 si candida nella lista di
Democrazia Proletaria alle elezioni comunali di
Cinisi. Nella notte tra l'8 e il 9 maggio 1978 viene
assassinato con del tritolo sopra i binari della strada
ferrata Trapani-Palermo. Nonostante la sua
scomparsa, alle elezioni molti votano il suo nome,
eleggendolo simbolicamente in seno al Consiglio
comunale. La sua morte viene fatta passare dai media
come conseguenza di un atto terroristico o di un
suicidio oppure, addirittura, come l'uno e l'altro.
"Ultrà di sinistra dilaniato dalla sua bomba sul
binario", scrive il “Corriere della Sera”. Ma la verità è
un'altra: Peppino Impastato è stato ucciso dalla mafia.
I suoi assassini sono Vito Palazzolo e il suo mandante
e capomafia Gaetano Badalamenti. Cinisi lo sapeva e,
dopo tante azioni, manifestazioni e richieste di
riapertura del caso, 24 anni dopo la sua morte, Peppino
Impastato ha avuto giustizia. Di lui resta la
testimonianza di una scelta coraggiosa, di una lotta
contro un potere più grande, combattuta con la forza
delle idee per quei valori di libertà e giustizia su cui si
fonda la nostra Costituzione.
Riccardo Marisi, 2aB Inf
3
Il made in Italy
enogastronomico
L
'Italia. Paese dalle mille sfaccettature. Amato
per l'alta moda e il design, ammirato per
l'industria aerospaziale e automobilistica, per il suo
patrimonio culturale e manifatturiero ma,
soprattutto, invidiato in tutto il mondo per il settore
enogastronomico. Dicono che la lettura sia il cibo
della mente, ma per gli italiani deve essere altrettanto
importante soddisfare il palato. E la lettura non fa
altro che ispirarci o, meglio, farci venire quel non so
cosa che ci permette di creare in cucina. A chi non è
mai venuto un certo languorino di stomaco leggendo
i versi di Camilleri mentre descrive a parole il
magnifico odore di un piatto di pasta allo scoglio che
si confonde con quello della salsedine, provando così
non poca invidia nei confronti del commissario
Montalbano? Ed è per questo che nasce questa
rubrica: per esaltare la tradizione culinaria italiana,
tanto vasta e antica quanto le culture che la
caratterizzano, tanto variegata quanto le diversità dei
territori dai quali trae origine. Spero possiate
divertirvi con le ricette che proporremo e gustare,
così, ottimi piatti. Buon appetito!
Il pollo all'arancia e alla panna è un gustoso
secondo piatto, facile e abbastanza veloce da portare
in tavola. Molto saporito e di bell'aspetto, ha un gusto
agrodolce molto particolare.
Ingredienti per 4 persone:
4 sovracosce di pollo
3 arance
200 ml di panna di latte di soia
aglio e salvia q.b.
Preparazione:
Tritare finemente la salvia e qualche spicchio d'aglio.
Farli rosolare con il pollo e un po' d'olio in un tegame
antiaderente. Spremere 3 arance con lo
spremiagrumi e unire il succo filtrato al pollo.
Tagliare la buccia delle arance molto finemente,
senza comprendere cioè anche il bianco sottostante
(si consiglia di tenere l'arancia appoggiata sullo
spremiagrumi per questa operazione) e frullare il
ricavato. Aggiungere così il trito nel tegame. Far
cuocere il pollo e, 10 minuti prima di fine cottura,
aggiungere la panna.
a
Alessio Nucciotti, 4 B Lst
4
Stato e Chiesa: indagine su una tradizione millenaria
enza alcun dubbio possiamo affermare che il nostro
Paese, nel corso della sua tumultuosa storia, si è
mostrato sempre percorso da ideali, tradizioni e moti di
natura più o meno politica e religiosa. Se tanti di questi, in
realtà, sono scivolati sugli italiani senza lasciar traccia,
possiamo dire con altrettanta certezza che molti altri sono
sopravvissuti a decine di secoli di storia e di profonde
trasformazioni. Per esemplificare un discorso che rimane
ancora troppo generale, analizzerò quanto segue: medioevo,
ignoranza, potere al clero; rinascimento, illuminismo,
trionfo della razionalità, critica al cristianesimo; età
S
contemporanea, distacco dai valori religiosi tradizionali,
aumento generale di atei e agnostici. Una panoramica molto
veloce sugli avvenimenti degli ultimi mille anni in Europa
vede come unica eccezione l'Italia. Se rimane
sostanzialmente verificato il concetto di co-evoluzione tra
Chiesa e Stato, deve esistere un secondo aspetto,
sicuramente non marginale, che permette di spiegare
l'eccezione italiana. Per rendere più semplice la sua
individuazione, basta riflettere sul fattore tempo: la Chiesa è
una costante del panorama politico e sociale dell'Italia da più
di un millennio e mezzo e, di conseguenza, non solo ha
subito un radicale processo co-evolutivo, ma è stata anche al
centro di un lento, progressivo e inarrestabile processo di
infiltrazione in quelle che sono le tradizioni millenarie dello
Stato che la ospita. Risulta particolarmente importante,
quindi, anche la presenza fisica della Chiesa sul territorio,
quasi a voler sottolineare una diretta influenza. L'eccezione
italiana deve essere perciò studiata nell'ottica di
comportamenti e mentalità influenzate tanto dalla religione
quanto dalle consuetudini che questa, nei secoli, ha
generato. È evidente, infatti, come l'allontanamento dagli
insegnamenti cristiani, l'aumento di divorzi e coppie di fatto
metta in crisi le tradizioni cristiane italiane e le forze
politiche che, su questi ormai inevitabili temi, devono
fondare una politica nuova.
Giacomo Pagano, 4aA Lst
Troppi segreti sotto le “candide” tonache
S
concerto e incredulità. Queste sono le due sensazioni
prevalenti che hanno accompagnato le dimissioni
rassegnate, lunedì 11 febbraio 2013, da Papa Benedetto XVI.
Ma c'è qualcosa di anomalo in quello che, da anni, sta
succedendo a Roma. Mettendo da parte quello che i media
vogliono far credere all'Italia con le innumerevoli lodi da
parte di politici, giornalisti e analisti per il gesto carico di
umiltà e di responsabilità del pontefice, sono in molti a
credere che dietro le dimissioni di Benedetto XVI ci sia ben
altro. È possibile che il Papa sia stato costretto a dimettersi?
Lo stesso Benedetto XVI ha affermato: “Il volto della Chiesa
è deturpato da divisioni ecclesiali”. Non si può più parlare di
guida spirituale della Chiesa, perché il “potere” papale è
nelle mani di chi si occupa delle strategie politiche
internazionali. Ma, come la storia ci insegna, è così da
sempre e questo non può che essere un dato di fatto. Si parla
di una Chiesa in bilico, che è sempre meno in equilibrio per
relazioni con il mondo politico ed economico. Una Chiesa
che si è macchiata di peccati sempre più gravi: dallo scandalo
della pedofilia al caso Vatileaks e al “Corvo” in Vaticano,
dalle dimissioni del presidente della banca vaticana, Ettore
Gotti Tedeschi, alla vicenda del San Raffaele. Con quale
coraggio continuano a parlare di “dimora di Dio”? La Chiesa
si è avvicinata sempre più al mondo laico, assumendone
addirittura la parte peggiore. È un sistema malato che riesce
addirittura a far dimenticare anche l'esistenza di chiese
appartenenti a realtà differenti. È legittimo, dunque, porsi la
domanda che segue: ma come fa ad esistere ancora? Grazie
al suo potere economico, ovviamente, acquistato per mezzo
di banche, scuole, negozi, istituzioni e alleanze politiche.
Inoltre, è singolare e sconcertante che, a poche ore dalla
comunicazione delle dimissioni di Papa Ratzinger, vi sia
stata subito una sorta di toto-Papa con i nomi e le percentuali
dei possibili candidati a prendere il comando della barca di
San Pietro. Tra le voci più critiche sul pontificato di
Benedetto XVI c'è quella di “don” Giovanni Battista
Un ritiro annunciato da tempo, di cui si vociferava già dal settembre 2011: il Papa, al compimento del suo 85esimo anno di vita, avrebbe lasciato la
guida della Chiesa. Nell'aprile 2012 così non fu ma, qualche mese dopo, un vescovo siciliano in visita in Cina riportò alla luce il problema annunciando
che Benedetto XVI entro un anno non sarebbe più stato Papa. La notizia, male interpretata, venne intesa come un attentato già programmato. Anche
questa convinzione era sbagliata, ma l'annuncio questa volta era vero. Infatti, l'11 febbraio 2013 il Papa ha annunciato al mondo intero, in latino, che il
28 febbraio avrebbe deposto sulla cattedra di Pietro le chiavi della Chiesa. Joseph Ratzinger non si è sentito più in grado fisicamente, mentalmente e
spiritualmente di portare avanti l'incarico affidatogli. Questo è, senza dubbio, un evento senza precedenti: tre Papi nella storia hanno abdicato, l'ultimo,
nel 1294, fu Celestino V. Da allora è passato talmente tanto tempo e sono cambiati talmente tanto gli usi, i costumi e la cultura che possiamo quasi
definire questo evento eccezionale. Una domanda nasce spontanea: che fine farà ora l'idea che il Papa è il vicario di Cristo guidato dallo Spirito Santo?
Colui che siede sul soglio pontificio non dovrebbe simboleggiare in tutto e per tutto Dio sceso in Terra, anche nella sofferenza, nel dolore e nelle difficoltà,
come ha fatto Giovanni Paolo II che, nonostante i vari acciacchi dell'età, il Parkinson e l'attentato subito, è rimasto fino alla fine alla guida della Chiesa?
A questa domanda ci vorrà del tempo per rispondere, intanto si può solo avere una propria opinione sulla scelta fatta da Ratzinger.
Ma come dobbiamo intendere questa scelta? È forse un'abdicazione, sono dimissioni o cos'altro? Io mi unisco a coloro che credono si tratti di una
rinuncia, di un atto di coraggio, non di codardia. Il suo pontificato è stato molto particolare. In otto anni ha dovuto combattere molti scandali sia esterni
alla Chiesa che interni, come lo scandalo della pedofilia tra il clero. E Benedetto XVI non è fuggito, non si è rifugiato lontano da occhi indiscreti quando
sono stati resi pubblici questi gravi problemi. Lui li ha combattuti tutti e si è ritirato solo in seguito, in un periodo di serenità. Dimettendosi, ha riconosciuto
di non avere più la forza per portare avanti il papato. E si è fatto da parte per lasciare spazio a qualcuno che ha più forza di lui. Mi torna in mente il
motivo che spinse Celestino V ad abbandonare l'incarico: fu nauseato dalla corruzione, dalle mondanità del clero, dalla ricchezza e dallo sfarzo in cui
vivevano i personaggi ecclesiastici più importanti, mentre lui ripudiava tutto ciò, volendo una vita povera. Forse è stato anche questo il motivo per cui
Joseph Ratzinger ha lasciato.
Alessio Nucciotti, 4aB Lst
L'ultima spiaggia
Il sacrificio estremo. L'ultima spiaggia. Benedetto XVI annuncia le proprie dimissioni. È una svolta importante, è l'opportunità di ripristinare quella
Chiesa profondamente logorata e lacerata. Alla deriva. Quella chiesa frivola, effimera, che ha perduto l'identità. Benedetto XVI, nel suo pontificato, ha
tentato di riformare il cattolicesimo avviando un'opera di trasparenza e pulizia, ma senza riuscirci. Ne è uscito sconfitto. I tradimenti, i conflitti e i giochi
di potere, all'interno della Curia romana, hanno avuto la meglio. Del resto, quando si è "uno contro tutti" l'esito non può che essere questo. Molto
probabilmente, Benedetto XVI verrà ricordato, suo malgrado, come il Papa che rinunciò al pontificato e non come colui che tentò di attuare riforme. Le
dimissioni non sono il "gettare la spugna", non sono un atto di viltà. Le dimissioni sono il venire allo scoperto, definitivamente. Sono il denunciare
l'eccessiva mondanità che ha appesantito la millenaria istituzione. Ora ciò che occorre è una guida giovane, che sia capace di afferrare le briglie di questa
Chiesa allo sbaraglio. Una personalità che possa eliminare il marciume che vi è all'interno. Una personalità che possa riportare tra la gente la Chiesa,
quella vera.
Martina Farina, 3aA Lsa
Habemus Papam
Franzoni, teologo “eretico” ed ex sacerdote, dimesso dallo
stato clericale in seguito ad alcune prese di posizione,
considerate troppo progressiste dalle alte gerarchie
ecclesiastiche. “Un pontefice forte con i deboli e gli
emarginati e troppo debole verso i comportamenti assai poco
cristiani del clero. C'è stato troppo silenzio su questi
crimini”. Un atto di denuncia per rifiutare le moderne
tentazioni? Non possiamo averne la certezza. Non è
possibile venire a conoscenza delle motivazioni che hanno
portato il pontefice al “gran rifiuto”, ma ciò che è sicuro è
che i motivi di salute per l'età avanzata, che egli ha espresso
durante il concistoro per la canonizzazione dei martiri di
Otranto, sono poco credibili.
Sara Bufano, 3aA Lsa
Non ti perdere lo speciale!
Organo di informazione dell’ Enrico Mattei
Il gran rifiuto
“Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l'età avanzata, non sono più adatte
per esercitare in modo adeguato il ministero petrino. […] Per questo, ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà dichiaro di
rinunciare al ministero di Vescovo di Roma”. Sono state queste le parole con cui Benedetto XVI ha annunciato le sue dimissioni nel giorno dedicato alla
Madonna di Lourdes, protettrice dei malati. Parole pronunciate con calma e fermezza, anche se con voce fievole, che hanno creato nell'animo e nel cuore
di molti fedeli tristezza, sconforto e smarrimento. Gli stessi cardinali sono rimasti attoniti udendo tali parole, ignari della decisione del Papa. La
motivazione di tale gesto sta nella sua salute ormai precaria: le forze non lo sostengono più. È stato, infatti, lo stesso Benedetto XVI ad affermare: “Se un
Papa si rende conto che non è più in grado fisicamente, psicologicamente e spiritualmente di assolvere ai doveri del suo ufficio, allora ha il diritto e, in
alcune circostanze, anche l'obbligo di dimettersi”. Decisione che può essere ritenuta come un fulmine a ciel sereno, una rinuncia ai sacri doveri di un Papa
a sostenere i fedeli ma, soprattutto, a portare fino alla fine la croce di Cristo. Oppure un gesto saggio di una persona cosciente e consapevole della sua
situazione e dell'impossibilità di portare a termine il suo compito. Dietro c'è, forse, una realtà ben più sconcertante: la crisi di un sistema basato su conflitti,
manovre e tradimenti. Vani sono stati i tentativi di porre rimedio e riformare un apparato incrostato di potere. Molte sono state le azioni svolte
all'insaputa del Santo Padre, stanco della situazione insostenibile. La Chiesa Romana rischia di perdere il ruolo di punto di riferimento morale a causa
degli innumerevoli scandali: l'abuso di potere, le inimicizie, le questioni economiche e, soprattutto, lo scandalo della pedofilia tra i sacerdoti che, in passato,
fu volutamente mantenuto segreto. Questi fardelli hanno pesato sull'animo di Benedetto XVI che, non avendo più le forze per contrastarli, ha preso
questa grande decisione. È il secondo Papa, dopo Celestino V, ad aver abdicato ufficialmente. Sono molte le coincidenze che fanno pensare che si sia
ispirato alla decisione presa da quest'ultimo. Era il 13 dicembre 1294 quando Pietro da Morrone rinunciò al pontificato a causa dell'età avanzata e della
conseguente debolezza. Tale abdicazione portò Dante a scrivere, nell'Inferno, la famosa frase: “Poscia ch'io v'ebbi alcun riconosciuto, vidi e conobbi
l'ombra di colui che fece per viltade il gran rifiuto”. L'accusa di viltà è rivolta a Celestino V immeritatamente, poiché Dante fu mosso da motivazioni
politiche. La scelta di Benedetto XVI, e quindi anche di Celestino V, è stata molto difficile, ma anche coraggiosa. Non è da tutti ammettere i propri
limiti e ritirarsi per lasciare il posto a persone più competenti. È un uomo che ha fatto molto per i suoi fedeli e che, per il suo gesto, cerca solo la
Ornella Di Marco, 4aB Lst
Un giornale che non ti fa
allargare le braccia
Tanti successi
senza montarci la testa
C
ari ragazzi, ma credete veramente che noi siam
qui a pettinare le bambole? Mentre lo scenario
politico italiano si fa sempre più confuso, la crisi
economica non accenna a mollare la presa e la storia ci
consegna le clamorose dimissioni di un Papa, Buona la
prima continua a mietere successi in tutta Italia. Non
paghi di aver ottenuto la nomination al premio
nazionale “Giornalista per un giorno”, indetto da
Alboscuole - Associazione Nazionale di Giornalismo
Scolastico, che ha invitato la nostra redazione a ritirare
il Diploma di Gran Merito in occasione del Meeting
Nazionale di Giornalismo Scolastico, in programma il
2 e il 3 maggio a Chianciano Terme, in questi giorni
siamo stati selezionati anche per la premiazione del
concorso nazionale “Prima pagina”. Verremo premiati
il 23 marzo, a Modena, nell'ambito di Buk - Festival
della piccola e media editoria e… scusate se è poco!
Mentre attendiamo fiduciosi l'esito di altri due concorsi
ai quali siamo stati invitati a partecipare, state però
tranquilli che non ci siamo montati la testa. Sappiamo
che abbiamo ancora tanto da imparare per crescere e
migliorare, non dimenticando mai che obiettivo
primario di Buona la prima è far sì che gli studenti,
resistendo all'annientamento psichico che la società
contemporanea impone in maniera sempre più
subdola, sappiano farsi portatori “sani” di idee.
Ah, dimenticavo! Lo spazio che spesso su questo
giornalino abbiamo dedicato alle immani tragedie
della Shoah e delle Foibe ha contribuito, assieme alle
tante iniziative che, negli ultimi anni, a scuola abbiamo
portato avanti per commemorare il Giorno della
Memoria e il Giorno del Ricordo, a fare assegnare una
borsa di studio ad un'alunna del “Mattei”, chiamata dal
Consiglio Regionale d'Abruzzo e dalla Direzione
Generale dell'Ufficio Scolastico Regionale a prendere
parte ad un viaggio studio nei luoghi della memoria di
Trieste (Risiera di San Sabba - Foiba di Basovizza) e
Monaco di Baviera (campo di sterminio di Dachau).
Ad maiora!
prof.ssa Paola Cerella