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La nota del mattino
24 febbraio 2011
1. SANGUE, PETROLIO E PROFUGHI. L’ITALIA E L’EUROPA COMINCIANO A
MUOVERSI SUL DRAMMA DELLA LIBIA. MA IL COMPORTAMENTO DI
BERLUSCONI HA RESO DIFFIDENTI GLI ALTRI PAESI VERSO L’ITALIA.
NAPOLITANO: IL MEDITERRANEO E’ ESSENZIALE PER L’EUROPA.
Il sanguinoso tentativo di reprimere il risveglio popolare in Libia da parte del colonnello
Gheddafi ha provocato un disastro umanitario: morti, feriti, distruzioni in Libia e una massa
enorme di profughi in fuga verso gli altri paesi del Nord Africa ma anche verso l’Europa. Il
rischio è una migrazione di dimensioni bibliche.
L’Italia ha chiesto e chiede aiuto, ma il comportamento avuto da Berlusconi, dal suo governo e
dalla sua maggioranza, Lega compresa, hanno reso assai diffidenti gli altri paesi, restii oggi a
mettersi in gioco anche per noi. Ancora ieri, mentre il ministro Maroni presentava le proposte
dell’Italia e di altri paesi del europei che si affacciano sul Mediterraneo, Umberto Bossi ha
rilasciato una dichiarazione che ha fatto capire all’estero che cosa si agita in Italia: “Con tutti
questi profughi, se si va ad elezioni vinciamo noi”.
Tuttavia, di fronte alle dimensioni assunte da questo dramma umanitario anche l’Europa, l’Onu
e le altre istituzioni internazionali si sono smosse, anche se ancora si stenta a dare una risposta
all’altezza dei problemi. Oggi per esempio è prevista una riunione dei ministri degli Interni
europei, alla quale parteciperà Roberto Maroni. Ma non si prevede ancora uno sbocco positivo.
Fonti della presidenza ungherese hanno parlato ieri di un primo giro di orientamento, in cui
sarà ascoltata soprattutto l`esposizione italiana, in vista della compilazione di «una lista
di azioni concrete». Importanti saranno ovviamente le proposte presentate da Maroni e da altri
cinque ministri per la creazione di un fondo per i migranti.
Il problema che potrebbe impedire una rapida soluzione sarà la suddivisione degli oneri tra i
diversi paesi dell’Unione. Fra i paesi nordici, Germania compresa, c`è infatti molta resistenza
ad accettare il principio del «búrden sharing», soprattutto dopo le critiche all’atteggiamento
tenuto dal governo italiano nei confronti del leader libico Gheddafi, difeso fino all’ultimo
minuto, anche mentre aveva già dato l’ordine di bombardare i civili e mollato solo di fronte
all’evidenza della immane tragedia provocata in Nord Africa.
I risultati potrebbero tuttavia arrivare quando le circostanza fossero tali da convincere Roma
a presentare una formare richiesta di aiuto. Il presidente della Commissione europea, Barroso,
ha già ammesso «che i migranti vogliono andare in Europa, non in Italia», e che dunque la
questione non riguarda un solo paese. Il portoghese ha avuto colloqui con il presidente
della Repubblica, Giorgio Napolitano, e col premier Berlusconi: «Chiederò agli Stati membri di
mostrare solidarietà».
Le stime dell`agenzia per sorveglianza dei confini Ue, Frontex, non hanno lasciato dubbi d’altra
parte sulle dimensioni del problema: un numero compreso fra 500 mila e 1,5 milioni di africani,
prevalentemente subsahariani che risiedono in Libia: Secondo Frontex, i flussi potrebbero
essere «misti», gente che scappa dalla guerra mescolata ai terroristi. Qualora succedesse il
peggio, «si dirigeranno principalmente in Italia, Malta e Grecia».
In un’intervista pubblicata oggi da La Stampa in vista della visita del presidente della
Repubblica in Germania, Giorgio Napolitano presenta una riflessione sui ritardi dell’Europa e
sulla necessità di una ripresa dell’attenzione e dell’iniziativa politica dell’Unione. Tutta
l’Europa ha infatti dimostrato di essere in ritardo verso il risveglio della sponda sud del
Mediterraneo. L’allargamento ad Est può aver allontanato certo l’attenzione. Ma il
Mediterraneo, ha indicato il presidente in un’analisi lunga, dettagliata e che merita di essere
letta, resta strategico per il futuro dell’Europa.
2. FINITA LA SCENEGGIATA DEI RESPONSABILI: LA SALVEZZA DI BERLUSCONI
DAI PROCESSI PER CORRUZIONE (ALTRO CHE RUBY, QUESTA E’ LA PAURA)
SPINGE GOVERNO E MAGGIORANZA A STRAVOLGERE LA GIUSTIZIA E
OCCUPARE IL PARLAMENTO CON LAVORI CHE NON INTERESSANO DI TUTTI
GLI ALTRI ITALIANI.
Da La Repubblica. “Offensiva a tutto campo sulla giustizia, e per salvare Berlusconi.
Ripartono subito le intercettazioni e il processo breve. Decolla la riforma costituzionale su
carriere e Csm. Forse cade l`azione penale obbligatoria. E si fa una nuova legge, «un restyling
della Cirielli» come rivela ai suoi Niccolò Ghedini (avvocato del premier), cucita a misura sul
Cavaliere: una mini-prescrizione per gli imputati incensurati che tagli di un quarto quella
prevista oggi. Per condannare a morte certa i dibattimenti Mills e Mediaset e liberare il premier
da una (altamente probabile) condanna per corruzione. Ma non basta ancora: per arginare la
valanga del Rubygate ecco un doppio intervento della Camera, una delibera che stabilisca al di
fuori di qualsiasi previsione giuridica che Berlusconi non è penalmente «procedibile», in quanto
il suo è un reato ministeriale sul quale comunque Montecitorio non autorizzerebbe il processo.
In aggiunta, pure un conflitto d`attribuzione davanti alla Corte costituzionale perché i pm di
Milano sarebbero degli "abusivi" in quell`inchiesta che, per via della concussione,
compete, semmai il reato ci fosse (e per i berlusconiani non c`è), al tribunale dei ministri”.
3. FEDERALISMO E MILLEPROROGHE. TRA CAMERA E SENATO I PASTICCI DEL
GOVERNO E DELLA LEGA PREPARANO TASSE PER I CITTADINI (E FAVORI
PER GLI AMICI).
Il senato ha vogato ieri il decreto delegato di attuazione del federalismo comunale (quello
rinviato al mittente da Napolitano). Il commento di Bossi: “Lo abbiamo in tasca”. In realtà lo
hanno in tasca i cittadini italiani che dovranno pagare più tasse per questo pasticcio. In ogni
caso, prima di dire l’ultima parola, il decreto dovrà ripassare alla Camera e per la commissione
bicamerale sul federalismo.
A Montecitorio è andata in scena ieri anche la confusione della maggioranza e del governo. Il
presidente della Repubblica ha rinviato indietro anche il decreto Milleproroghe, perché
pasticciato, con mille interventi non previsti, tasse, balzelli, favori. Tremonti ha dovuto
presentare un maxiemendamento correttivo. Lo ha fatto ieri sera, annunciando che il governo
metterà la fiducia su questo testo, in modo da poter passare subito al Senato e rivotare anche lì
con la fiducia. Questo provvedimento è un decreto legge: il Parlamento lo deve convertire in
legge entro 60 giorni altrimenti decade; se il sì definitivo non arriva entro febbraio salta tutto.
Tra le norme tagliate via, ci sono la possibilità per Roma di aumentare il numero di consiglieri
comunali e assessori, l`obbligo di reclutare i lavoratori precari della scuola
all`interno della stessa Provincia, la riorganizzazione della Consob. Salvate invece le nuove
norme fiscali su banche e fondi di investimento, l’aumento di un curo del biglietto del cinema, il
rinvio del pagamento delle multe sulle quote latte, altri favori e balzelli. Un pasticcio terribile
che si scaricherà sui cittadini.
Nonostante tutti questi pasticci, e tutti questi voti di fiducia, nonostante l’assenza di un reale
confronto sui contenuti e la sordità della destra nei confronti delle proposte migliorative emerse
nel dibattito parlamentare, è partito un nuovo mantra dai commentatori cosiddetti indipendenti:
la colpa è delle opposizioni che non collaborano, che sono divise, che hanno in testa solo il
problema di Berlusconi, che votano (Ricolfi oggi su La Stampa) sui provvedimenti secondo il
contesto favorevole o contrario a Berlusconi.
4. TRANSFUGHI IN PARLAMENTO: CON LA LEGGE ELETTORALE CHE AFFIDA
AI SEGRETARI LA NOMINA DEI CANDIDATI SICURI ALLE ELEZIONI, MOLTI
DEGLI INCERTI SONO IN MOVIMENTO. E BERLUSCONI GIOCA
PESANTEMENTE SUL CALCIOMERCATO.
Con la legge elettorale imposta a colpi di maggioranza da Berlusconi e da Bossi (non a caso
chiamata porcellum) vengono eletti sicuramente i candidati messi in buona posizione nelle liste.
E dunque sono i leader delle forze politiche che potenzialmente hanno in mano la “nomina” dei
deputati. Da questa stortura sono nate diverse conseguenze. La principale è un fenomeno di
massa in Parlamento che, a parte le decisioni prese per un genuino dissenso politico, ha visto
spostarsi dal gruppo iniziale molti di coloro che pensano di non avere molte possibilità con
l’attuale assetto di vertice dei partiti.
In questo contesto Berlusconi sta giocando (lo ha già fatto nella precedente legislatura
presentando offerte allettanti ai senatori che avessero lasciato Prodi) una pesante partita al
calciomercato. Offerte. Ricandidature. Perfino prestiti dal Pdl al gruppo dei responsabili. Con
questo metodo è tornato ad avere una maggioranza di qualche voto con la quale tentare di
sopravvivere, di votare contro i processi, di modificare l’assetto della giustizia a proprio favore
e di rinviare il confronto con il voto degli italiani a un momento migliore.
5. PETROLIO A 111 DOLLARI, SI CHIAMA STAGFLAZIONE LA NUOVA PAURA
PER L’ECONOMIA.
Il prezzo del Brent, il petrolio del Mare del Nord, ha sfondato i 111 dollari a barile. Gli analisti
della Nomura, nome importante nel mondo dei broker e della finanza, hanno simulato ieri che
cosa accadrebbe con uno stop contemporaneo e totale delle produzioni libica ed algerina: le
quotazioni dell`oro nero potrebbero salire fino 220 dollari. La nuova paura dei pessimisti (anche
se non se ne parla molto per prudenza) è l’innesco di un fenomeno di stagflazione: cioè l’avvio
di un forte aumento dei prezzi al consumo indotto dai rincari dei prodotti petroliferi e, nello
stesso tempo, una frenata forte dell’economia mondiale, già colpita dalla crisi della finanza.
6. UN FORTE VENTO DI DESTRA RIPARTE DAGLI USA: SU DEBITO E CONTRATTI
DI LAVORO LA PARTITA DELLA SOPRAVVIVENZA PER I SINDACATI
AMERICANI (E PER OBAMA).
Entro pochi giorni il presidente degli Stati uniti, Barack Obama, deve ottenere il via libera del
Parlamento alla sua legge di Bilancio, pena il blocco di tutte le attività: fra otto giorni, se non si
trova un`intesa bipartisan per rifinanziare l’enorme debito pubblico Usa, potrebbero
chiudere tutti gli uffici federali: niente stipendi pubblici, e saranno paralizzate prestazioni
essenziali come il pagamento delle pensioni.
Come spiegano Federico Rampini e l’economista Paul Krugman su La Repubblica di oggi, la
battaglia è tutta politica. Obama non intende tagliare le spese per la scuola, l’università e
l’ambiente. I repubblicani puntano a cancellare i diritti sindacali e a rilanciare la destra.
Federico Rampini, La Repubblica: «Cancellare il sindacato per tagliare il debito», è il tema
unificante che la destra sta cavalcando. Forti della loro avanzata nelle elezioni di novembre,
dove hanno trionfato in molti Stati, i governatori repubblicani usano l`allarme-bancarotta
per un affondo che il Wall Street Journal definisce «il più grande attacco ai sindacati da quando
Ronald Reagan spezzò lo sciopero dei controllori di volo 30 anni fa». Ad aprire l`offensiva è
stato Scott Walker, governatore del Wisconsin, con un`iniziativa esplosiva: basta contrattazione
collettiva nel pubblico impiego, vietato negoziare su pensioni e assistenza sanitaria. E` la
cancellazione di mezzo secolo di diritti sindacali, rafforzata da una serie di misure per
scoraggiare o impedire il tesseramento dei pubblici dipendenti da parte delle Union. Se
non passa questa legge, Walker ha già minacciato il peggio: licenzierà subito 1.500 dipendenti
pubblici. «E` il più grave assalto alla contrattazione collettiva che si ricordi nella memoria di
una generazione», lo definisce il NewYork Times, aggiungendo che questo è «un colpo al cuore
per il movimento dei lavoratori». La reazione è stata proporzionale. Da una settimana le scuole
del Wisconsin sono chiuse, la capitale dello Stato (Madison) è paralizzata dai cortei
sindacali”…..” L`esempio di Scott Walker fa scuola in altri Stati: in Ohio, Indiana, perfino nel
Michigan che è sede dell`industria dell`auto, i repubblicani propongono leggi analoghe contro i
diritti sindacali. Guarda caso l`epicentro sono gli Stati del Midwest cruciali per la rielezione di
Obama nel 2012. E si scopre che dietro l`offensiva contro il sindacato c`è la regìa dei soliti noti:
Walker e gli altri governatori repubblicani hanno ricevuto generosi finanziamenti dai
fratelli Charles e David Koch, i potenti miliardari amici dell`estrema destra. I Koch sono
proprietari di un impero economico (dal petrolio alla chimica) che boicotta sistematicamente le
riforme di Obama e foraggia il movimento anti-Stato del Tea Party”….” Ron Blackwell, chief
economist della più grande confederazione sindacale, Afl-Cio, dice che «il piano per mettere
fuori legge la contrattazione collettiva nel pubblico impiego è una minaccia mortale per noi,
siamo alla battaglia perla sopravvivenza».