il manifesto - quotidiano comunista
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Roma «Gli ultrà dell'iperumano» ALBERTO PICCININI MATTEO PATRONO Stop alle trasferte a sei club di serie A STEFANO MILANI Rom, Frattini riceve lo stop dell'Europa ALBERTO D'ARGENZIO Bruxelles Humor «nero» al pronto soccorso I.S. «Siete ladri». A fuoco la casa dei rumeni FRANCESCA PILLA Napoli 15/11/2007 il manifesto del 14 Novembre 2007 Mafia Fermati dieci fiancheggiatori del boss Lo Piccolo. Il pm: «Metodi terroristici per ottenere il pagamento del pizzo» Un «pizzino» rivela: anche l'Ordine dei medici paga CINZIA DELLA VALLE Palermo «Ora ti faccio sapere che giorni fa ho ricevuto 10 mila euro... e altri 10 mila li dovrei ricevere in questi giorni». Nel pizzino c'è scritto anche da dove arrivano questi soldi. Non è un negozio di scarpe, né una salumeria. E' l'Ordine dei medici di Palermo. Il biglietto gli investigatori lo hanno trovato nel covo di Francesco Franzese, il boss arrestato tre mesi fa, ritenuto uomo di Salvatore Lo Piccolo. Al momento del suo arresto Franzese ha tentato di buttare il pizzino nel wc, ma i poliziotti lo hanno recuperato. Diecimila euro è la cifra che l'Ordine avrebbe versato nelle casse della famiglia di San Lorenzo, il quartiere controllato dai Lo Piccolo. Nello stesso quartiere si trova villa Magnisi, sede dell'Ordine che raggruppa circa ottomila medici palermitani. Salvatore Amato, da oltre dieci anni presidente dell'Ordine, dice di non avere mai pagato il pizzo, gli inquirenti però stanno indagando. Per la categoria, questo pizzino rappresenta un segnale inquietante. «Sono convinto che l'ordine non paga il pizzo - dice Renato Costa, segretario dei medici della Cgil - ma la smentita del nostro presidente non puo' bastare. Credo che bisogna aprire una riflessione sul rapporto tra sanità e mafia, tra medici e mafia, un rapporto che purtroppo esiste». In effetti, sono molti i medici coinvolti in inchieste di mafia: da Guttadauro, considerato addirittura a capo della cosca di Brancaccio, a Cinà e Aragona. «A questo punto - aggiunge Angelo Collodoro, segretario regionale della Fials chiederemo il commissariamento dell'Ordine e non potremmo che costituirci parte civile in un eventuale processo come parte lesa, non solo nell'immagine, ma anche nella sostanza». Il pizzino salta fuori mentre la squadra mobile di Palermo sferra un altro colpo contro il clan Lo Piccolo, proprio grazie ad altri biglietti trovati nella villa di Giardinello, dove l'erede di Provenzano è stato catturato assieme al figlio Sandro e ad altri due boss latitanti. Le ordinanze di custodia riguardano dieci persone, considerate i vertici militari che facevano capo ai boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo, uomini che hanno messo a segno decine di estorsioni ai danni di commercianti e imprenditori, accusati anche di traffico e spaccio di droga, detenzione e porto illegale di armi e riciclaggio. In particolare sono state documentate, attraverso le intercettazioni, estorsioni a commercianti e imprenditori edili, in alcuni casi anche minacciati e picchiati per costringerli a pagare il pizzo. I provvedimenti di fermo sono stati disposti dai pm Francesco Del Bene, Gaetano Paci e Domenico Gozzo. Metodi che Paci ha descritto come «terroristici», tanto erano violenti. Tra i fermati dalla sezione «Catturandi» ci sono i fratelli Nunzio e Domenico Serio, di 29 e 28 anni, Vincenzo Mangione, di 28 e Andrea Gioe' di 40. Tutti sono pregiudicati. Secondo l'accusa, i fratelli Serio su mandato di Sandro Lo Piccolo e di suo padre Salvatore, pianificavano e mettevano in pratica attività illecite nel territorio della famiglia mafiosa di San Lorenzo. I Serio avrebbero anche curato, attraverso il «reggente» di Partanna-Mondello, Francesco Franzese, e con Antonino Nuccio, anche lui arrestato ad agosto, i rapporti con i vertici di altre famiglie mafiose. Soggetto di spicco è Andrea Gioè, perché indicato come referente per Franzese e Nuccio, in relazione alle estorsioni da mettere a segno nella zona di Partanna Mondello. Il ruolo di Gioè è indicato personalmente da Sandro Lo Piccolo nei pizzini trovati nel covo di Franzese. 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