musica e cosmo - Licei Manzoni

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musica e cosmo - Licei Manzoni
MUSICA E COSMO
Il tema della Creazione, aspetti di cosmogonia musicale e di simbolismo aurorale nelle antiche
concezioni teorico-speculative e in alcuni esempi della letteratura musicale.
1. Miti e leggende nell’antichità
Fin dalle più antiche civiltà la musica ha esercitato un fascino particolare e misterioso
sull’uomo tanto che, a seconda dei casi, è stata considerata un’invenzione degli dei o una forma di
linguaggio privilegiato per comunicare con loro, per accompagnare riti di tipo iniziatico, magico,
propiziatorio, purificatorio, apotropaico o per altre invocazioni di varia natura, perché era di
ispirazione divina, invenzione e dono agli uomini da parte degli dei e intesa, quindi, come una forza
soprannaturale capace di innalzare (o perlomeno avvicinare) l’uomo a livello della divinità.
Spesso è stata messa in relazione con elementi della natura e del cosmo dando vita ad una
vera e propria cosmologia musicale: presso i Cinesi, ad esempio, a partire dalla dinastia Shang (ca
1500-1000 a.C) i suoni del sistema musicale (scale pentafoniche costruite sui dodici liu, ovvero
semitoni ricavati da una progressione di quinte giuste) erano connessi con le Stagioni dell’anno, con
materiali (terra, fuoco acqua, metallo, legno), punti cardinali, corpi celesti (Saturno, Venere, Giove ,
Marte, Mercurio) e stati d’animo (ansietà, collera, felicità, paura ecc.), come a dire che la musica
veniva concepita come un riflesso dell’intero cosmo, così come della vita interiore dell’uomo.
La stretta relazione fra musica e cosmo è tipica di tutte le civiltà antiche orientali, ma è
presente anche nella cultura greca e da qui derivano una serie di leggende sul magico potere della
musica di dominare le leggi della natura che sono comuni in moltissimi paesi e aree geografiche1.
Non solo, ma addirittura in certi miti primitivi si afferma che è da un fenomeno acustico che
nascono il dio o gli dei, oppure che il suono stesso è stato utilizzato da una divinità per creare il
mondo: ad es. Il dio indiano Prajapati con la sua voce avrebbe creato il cielo, le acque e la terra; il
dio di alcune divinità indiane avrebbe compiuto la creazione del mondo cantando tre volte; il dio
egiziano della sapienza, Thot, inventore della lira, avrebbe completato la creazione col solo uso
della voce che gli consentiva anche di avere poteri straordinari 2.
1
2
Cfr. Curt Sachs, La musica nel mondo antico, ed. Rusconi 1992, pp. 104-105
Cfr. Riccardo Allorto, Nuova Storia della Musica, ed. Ricordi, 1995 p. 25
Gli indios Makiritare (Venezuela) ritenevano che il loro Dio sognando avesse creato l’uomo
e la donna agitando le maracas e cantando queste parole:
Rompo quest'uovo e nasce la donna e nasce l'uomo.
E insieme vivranno e moriranno. Ma nasceranno nuovamente.
Nasceranno e torneranno a morire un'altra volta.
E mai cesseranno di nascere, perché la morte è menzogna.
In generale, è piuttosto ricorrente nell’antichità in paesi e popoli differenti per cultura, tradizioni e
posizione geografica la convinzione che alla base dell’atto creativo ci sia stato un evento sonoro, un
canto o semplicemente la voce stessa del dio: del resto anche nella tradizione biblica si riporta
"All'inizio era il Verbo" e "Il Verbo si fece Carne".
Il dono della parola, che differenzia l'uomo da tutte le altre specie animali avvicinandolo al
divino, in tanti differenti miti si trasmette dalla divinità all'uomo e viene ad identificarsi con il dono
della vita.
La presenza di credenze e convinzioni molto simili sotto questo profilo può essere spiegata
mediante la teoria degli archetipi, come sostengono C. Lévi-Strauss in ambito antropologico e C.
G. Jung in ambito psicologico. Gli archetipi sono legati a forme di un inconscio collettivo che non
fa riferimento ad un’esperienza personale, ma è frutto di un’ereditarietà collettiva con una matrice
comune. Ecco perché individui appartenenti a culture diversissime possono produrre sogni o
immaginare teorie in cui compaiono gli stessi motivi, gli archetipi, appunto.
La concezione di una cosmogonia musicale rientra in questo contesto e, d’altra parte, non è
solo circoscritta ad antiche credenze secondo cui il suono sarebbe la sostanza primordiale del
mondo.
Per Novalis l’intera natura è una grande arpa eolia i cui tasti sono dentro di noi.
Nei Sonetti ad Orfeo di Rilke si afferma l’esistenza di un rumore primigenio della natura, riflesso
dell’unità vibratoria del mondo; ad esempio nel primo dei sonetti a Orfeo traspare il grande tema
romantico della creazione dal nulla e l’organizzazione del caos:
Lì si levò un albero. Oh puro sovrastare!
Orfeo canta! Grandezza dell’albero in ascolto!
E tutto tacque. Ma proprio in quel tacere
Avvenne un nuovo inizio, cenno e mutamento.
Animali di silenzio irruppero dal chiaro
bosco liberato, da tane e nascondigli
e si capì ch’essi non per astuzia
o per terrore in sé eran sì sommessi,
ma per l’ascolto. Ruglio, grido, bramito
parve piccolo nel loro cuore. E dove quasi
non v’era che una capanna al suo ricetto,
un anfratto dalle più oscure brame ordito,
con un adito dagli stipiti sconnessi, tu creasti per loro un tempio nell’udito.