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n° 336 - luglio 2008
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Direttore Responsabile Lucia Aleotti - Redazione, corrispondenza: «Minuti» Via Sette Santi n.1 - 50131 Firenze - www.fondazione-menarini.it
La parabola creativa di Mary Cassatt
La pittura dell’impressionismo declinata al femminile
“La libertà è il bene più
grande
in questo mondo”
Mary Cassat
Ampio, e ancora non del
tutto conosciuto, il panorama storico della creatività artistica femminile in Occidente. Anche se molto tempo è trascorso da quando Plinio
il Vecchio, il primo ad
occuparsi delle donne
artiste nella sua Naturalis Historia, raccontando
del mito dell’invenzione
dell’Arte, lo accreditò a
Corinzia, che per prima
avrebbe tracciato sul
muro il profilo dell’amato
che si allontanava.
Il segno femminile è stato
da allora indagato, spesso
parzialmente occultato,
sino a rivendicare a molte
donne artiste una propria prassi creativa e un
indiscusso riconoscimento d’identità stilistica.
Mary Cassatt (18441926) è tra le presenze
femminili del variegato
movimento impressionista, una delle più acclamate e conosciute.
Con Berthe Morisot
(1849-1883), con la
quale visse la scena intellettuale parigina coeva,
dopo un periodo di formazione derivato da un
rapporto “maieutico”
con Degas, che non ne
ridusse comunque la potenzialità dei personalissimi mezzi espressivi,
costruisce un vocabo-
lario pittorico privilegiato e originale nei temi
e nel segno.
Entrambe appartenevano
a famiglie della borghesia colta, presupposto
indispensabile in epoca
ottocentesca per accostarsi alla carriera artistica dal momento che
in Francia sino al 1897
vige l’inaccessibilità dello
studio accademico alle
donne, consentendo solo
a quelle di alto livello
censuario di permettersi
una formazione artistica
attraverso l’insegnamento
privato.
Non solo: insieme le due
artiste riescono nella difficile impresa di superare, attraverso l’accettazione della loro creatività, i pregiudizi misogini del dibattito culturale d’allora.
Nata a Philadelphia da
una ricca famiglia americana, Mary Cassatt si
trasferisce definitivamente a Parigi nel 1872
dove persegue il desiderio di trasformare la sua
passione per l’arte in una
carriera artistica professionale. Curiosa intellettuale dipinge, viaggia, frequenta gli ambienti degli impressionisti, è amica (o amante)
di Degas e di Mallarmè;
non si sposa, non ha figli, mantiene un’intensa
vita di relazioni pubbliche.
Nella pittura rappresenta
i propri spazi privati.
Presta particolare atten-
Signora al tavolo da the - New York, Metropolitan Museum of Art
zione all’universo materno, ma in modo assolutamente libero e originale difendendo, come
e forse più della Morisot, la propria singolarità e femminilità, eludendo le aspettative della
critica coeva pronta a recingere la gamma tematica della creatività femminile nell’orizzonte domestico.
Le sue suggestioni emotive derivano da un forte
senso di sé, innervato da
profonde radici puritane
pag. 2
Bambina sulla poltrona blu - Washington, National Gallery of Art
che la portano, nella personale declinazione del
rapporto madre e figlio
delle numerose opere
sull’argomento, “a innestarsi sull’analogo tema
di religiosità medioevale
incarnato dalla Madonna
col Bambino così ampiamente ripreso nella
pittura borghese dell’Ottocento” (P. Mastroianni)
inserendolo tuttavia in
prospettive decisamente
moderne.
I suoi bambini dipinti
reclamano una loro autonoma soggettività,
espressa attraverso
sguardi consapevoli e indagatori come nella Bambina in poltrona blu (1878),
opera tra le più belle e
inquietanti, che in una
lucida cifra stilistica descrive una bimba che reclama la propria identità nel suo atteggiamento non convenzionale, che manifesta una
sorta di ribellione alle
costrizioni di una postura tradizionale, nel
suo desiderio di abitare
uno spazio diverso, forse
troppo, dal momento
che l’opera troppo innovativa per quei tempi,
fu rifiutata dall’Esposizione Universale, nonostante la forte ispirazione
a Degas.
Anche nella timida imbronciatura della Bambina col cappello di paglia
(1886) o nella composizione a ventaglio delle
due figure dei Bambini
che giocano sulla spiaggia,
l’effusione del sentimento
supera qualsiasi retorica
banalizzazione per rivelare un universo privato
intessuto di moventi psicologici complessi.
Donne reali sono anche
le protagoniste dei suoi
quadri come Nel palco
(1879) o la Donna che legge
(1878), o la Ragazza seduta sulla sua poltrona
(1886): in quest’ultima
Ragazza che si pettina -Washington, National Gallery of Art
Lydia al telaio - Flint (USA), Flint Institute of Arts
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opera la Cassatt si cimenta con l’estetica del
brutto, generalmente
espunta o ai margini dell’esercizio artistico ufficiale in quanto collidente
con l’idea dell’arte connessa alla bellezza, sempre in virtù della ricerca,
dell’investigazione realistica e per restituire
abilità rappresentativa
ai diversi aspetti dell’esistente.
L’evoluzione della sua
attività pittorica si protrae sino al 1914, anno
in cui fu costretta alla
frustrante rinuncia del
suo lavoro per una improvvisa cataratta che ne
compromise irrimediabilmente la vista negli
ultimi anni. Le sue ultime esecuzioni, come
La Carezza (1890), o
Dopo il bagno (1893) diventano un po’ più di
maniera, anche se sempre permeate, nei segni e nel timbro, dei suoi
trascorsi stilistici e di
quei temi a lei così naturali e universali.
maria siponta de salvia
Jules asciugato dalla madre - Collezione privata....