Padre Angelo PANSA
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Padre Angelo PANSA
La societá civile pubblica una Lettera Aperta sulle retrocessioni socioambientali del governo Dilma Rousseff Il giorno 06.03.2012, diverse organizzazioni della societá civile presentarono in São Paulo, in una collettiva della stampa, un documento per allertare la societá brasiliana sulle retrocessioni che vengono costatate nell’area socioambientale e stimolare la riflessione per sviluppare azioni che invertano questo quadro. Unitá di Conservazione, la riduzione del potere di fiscalizzazione dell’IBAMA, le interferenze nel licenziamento ambientale, la paralizzazione della agenda sui cambiamenti climatici, la lentezza nel risanamento e nella mobilitá urbana, nella regolarizzazione fondiaria, l’aumento della violenza nelle aree rurali e un Ministero dell’Ambiente inerte sono punti indicati nel documento intitolato “ Sulle retrocessioni del Governo Dilma”. Le ONGs ( Organizzazioni Non Governative) decisero di valutare l’insieme delle misure prese dall’attuale governo circa l’ Agenda Socioambientale del Brasile e, da lí, conclusero che ci fu una inversione in rapporto a ció che si stava migliorando negli ultimi 20 anni. “La decisione di formulare il documento fu per mostrare questa situazione e offrire una riflessione alla societá per stimolare iniziative che possano invertire questo quadro.” “ Il governo Dilma sta mettendo all’asta (riffa) il patrimonio socioambientale brasiliano.” “Abbiamo gettato nella spazzatura quello che abbiamo accumulato durante molti anni”. Le ONGs sono state contundenti nell’affermare che la Presidente deve stare attenta. “Dilma deve sapere che lo zelo per il patrimonio nazionale é suo”. Richiamarono l’attenzione per le retrocessioni e per il progetto del Codice Forestale approvato dal Senato che verrá sottomesso nuovamentealla valutazione della Camera dei Deputati il 24 Aprile, rimanendo solo la approvazione o no della Presidente Dilma Rousseff. ( Da ricordare che nella campagna elettorale Dilma aveva promeso che in caso di approvazione da parte del Parlamento della amnistia per i disboscatori illegali essa avrebbe messo il suo VETO). Ecco il documento: Il primo anno di governo della Presidente Dilma Rousseff fu marcato dalla maggiore retrocessione della agenda socioambientale fin dal finale della dittatura militare, invertendo una tendenza di miglioramento della agenda dello sviluppo sostenibile che si stava mettendo in atto durante i vari governi fin dal 1988, il cui culmine fu la caduta del ritmo di disboscamento in Amazzonia durante il Governo Lula. I progressi accumulati negli ultimi due decenni permisero che il Brasile fosse il primo paese in via di sviluppo a presentare mete di riduzione della emissione di carbono e contribuirono decisivamente per collocarci in una situazione di leadership internazionale nel piano socioambientale. Contrariamentre all’annuncio che la Presidente approfondirebbe le buone politiche sociali del governo anteriore, nell’area socioambientale, contrariando il processo storico, c’é una completa discontinuitá. La flessibilizzazione della legislazione, con i negoziati per l’approvazione di un Codice Forestale indegno di questo nome e la Regolamentazione dell’Articolo 23 della Costituzione Federale, attraverso la Legge Complementare 140, approvata recentemente, sono i casi piú gravi. La lista delle retrocessioni include anche l’interruzione dei processi di creazione di Unitá di Conservazione fin dall’insediamento della attuale amministrazione, giungendo perfino alla inedita riduzione di varie di queste Aree di Preservazione nell’Amazzonia attraverso una Misura Provvisoria, contrariando la legislazione in vigore e gli impegni internazionali assunti dal Paese. Di questa mancanza di attenzione é significativo anche il congelamento dei processi di riconoscimento delle terre indigene e quilombola ( dei discendenti degli schiavi africani) allo stesso tempo in cui gli organismi pubblici accelerano il licenziamento di opere con evidenti problemi ambientali e sociali. Questo processo contrasta con gli impegni di campagna elettorale assunti personalmente dalla Presidente nel 2010, come quello di ricusare articoli del Codice Forestale che implicassero riduzione delle Aree di Protezione Permanente e Riserve Legali e articoli che risultassero in amnistia a disboscatori illegali. Tutti questi punti furono inclusi nella proposta che deve giungere a votazione nel Congresso nei prossimi giorni, con l’appoggio della base del governo. Gli attacchi alle conquiste socioambientali aprono spazio per altri progetti di modifiche nella legislazione giá in discussione nel Congresso. Sono esempi la Proposta di Emendamento Costituzionale (PEC) che procura difficoltare la creazione di nuove Unitá di Conservazione ed il riconoscimento delle Terre Indigene; il progetto che fragilizza la Legge della Mata Atlântica; gli innumerevoli progetti per ladiminuzione delle Unitá di Conservazione giá create; la Proposta di Decreto Legislativo per permettere la coltivazione della canna da zucchero in Amazzonia e nel Pantanal e ladiscussione dello sfruttamento minerario nelle aree indigene. Le organizzazioni della societá- che appoggiano lo sviluppo non distruttivo e sono preoccupate con la preservazione dell’equilibrio socioambientale nel Paese- sottoscrivono questo documento, avvisando l’opinione pubblica del fatto che il Brasile vive una retrocessione senza precedenti nell’area socioambientale, il che inviabilizza la possibilitá del Paese continuare avanzando nella direzione dello sviluppo con sostenibilitá e minaccia seriamente la qualitá di vita delle popolazioni attuali e future. CODICE FORESTALE Un punto paradigmatico di questo processo della agenda socioambientale é la imminente votazione di uma proposta del nuovo Codice Forestale che sfigura la legislazione di protezione delle foreste, concede amnistia ampia per disboscamenti irregolari commessi fino a Luglio 2008, istituendo l’impunitá che stimolerá l’aumento del disboscamento, oltre che a ridurre le Riserve Legali e le Aree di Protezione Permanente in tutto il Paese. La versione finale di votazione nei prossimi giorni é in contrasto con studi tecnici di molti dei migliori scienziati brasiliani, che si manifestano scandalizzati con il disprezzo per gli allarmi fatti su errori grossolani e evidenti contraddizioni delle proposte pervenute dalla Camera Federale e dal Senato. In altre occasioni, durante gli 8 anni della amministrazione di Fernando Henrique Cardoso e nei due mandati della amministrazione di Luis Ignácio Lula da Silva, ci furono tentativi di ridurre i meccanismi legali di protezione alle foreste ed all’ambiente. Ma la maggior parte di questi tentativi furono bloccati dall’Esecutivo, dovuto alla forte contestazione della societá. Oggi l’Esecutivo si dimostra inerte e insensibile alla opinione pubblica, cominciando dal Ministero dell’Ambiente che ha interrotto la realizzazione delle Conferenze Nazionali dell’Ambiente ed é stato connivente e passivo di fronte allo smantellamento della legislazione riguardante la sua area di attuazione. Invertendo quella tradizione, l’attuale amministrazione ha lasciato che la sua base parlamentare facesse quello che gli pareva, entrando nella discussione quando il fatto era giá consumato ed in forma affrettata. (atabalhoada). Settori del governo interferirono per appoggiare, a volte in modo sfumato, altre volte meno, le proposte che riducono le foreste, mentre la tendenza mondiale, di fronte ai cambiamenti climatici, é quella di aumentare la copertura forestale. RIDUZIONE DELLE UNITÁ DI CONSERVAZIONE In questo primo anno, il governo Dilma non ha creato nessuna Unitá di Conservazione e, in uma attitudine inedita, ha inviato al Congresso la Misura Provvisoria nº 558 che esclude 86.000 ettari di sette Unitá di Conservazione Federali in Amazzonia per stabilire cantieri e laghi di quattro grandi dighe, nei fiumi Madeira e Tapajós. Oltre che a non esserci stata la previa realizzazione di studi tecnici e dibattito pubblico sulle centrali elettriche del Tapajós, e la Costituzione Federale stabilire che il cambiamento e la sopressione di aree protette puó avvenire solamente attraverso una Legge, ha condotto la Procura Generale della Repubblica a impetrare una Azione Diretta di Incostituzionalitá (ADI) presso il Supremo Tribunale Federale contro l’uso di Misura Provvisoria da parte della Presidente. RIDUZIONE DEL POTERE DI FISCALIZZAZIONE DELL’IBAMA Il Governo Federale eletto con il maggiore settore di appoggio della storia del Paese, che dovrebbe essere capace di sviluppare le riforme necessarie per avanzare nel cammino della democrazia, del sistema di governare politicamente, della economia agile e sostenibile, sta dando segnali di essere ostaggio dei gruppi piú retrogradi arroccati nel Congresso. Il che lo ha condotto ad accettare e sanzionare senza vetos la sopracitata Legge Complementare 140 che ha ritirato poteri di organismi federali, come l’IBAMA ed il CONAMA, fragilizzando questi organismi che ebbero una importanza fondamentale nella riduzione del disboscamento dell’Amazzonia e nella costruzione della politica ambientale durante gli ultimi anni. INCIAMPI (ATROPELOS) NEL LICENZIAMENTO Piú che omettersi di fronte agli attacchi alla foresta, il Governo Federale sta sconvolgendo le regole del licenziamento ambientale, le quali si propongono di organizzare l’espansione dei progetti di infrastruttura nel Brasile. Diversamente dal trattamento dato al licenziamento della strada BR 163 in un passato recente, quando il governo ha formulato assieme alla societá un Piano di Sviluppo Sostenibile della regione comprendente l’opera, il licenziamento della Idroelettrica di Belo Monte é marcato dal disprezzo alle regole, alle condizionanti ambientali ed alla necessitá di consulta delle popolazioni indigene colpite. Questo nuovo “modus operandi” sta diventando una pratica di routine, il che minaccia l’integritá della regione amazzonica, dove si pretende istallare piú di 60 grandi centrali idroelettriche e 170 centrali minori. L’insieme di grandi e piccole centrali idroelettriche provocherá non soltanto disboscamento associato alla migrazione ed alla speculazione delle terre, ma anche cambiamento del regime idrologico dei fiumi della regione, e colpirá in modo irreversibile popolazioni indigene e comunitá locali. PARALISIA NELLA AGENDA DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI Tra il 2005 ed il 2010 il Brasile stava dando passi decisivi anno dopo anno per avanzare nella Agenda di come affrontare i cambiamenti climatici nello scenario nazionale e internazionale. Questo sforzo culminó, nel 2009, con la giusta definizione delle mete per la riduzione dei gas dell’effetto serra incorporate nella Legge di Politica Nazionale dei Cambiamenti Climatici che inquadrarono la svolta di posizione dei paesi emergenti. La regolamentazione della Legge nel 2010 determinó la costruzione di piani settoriali per la riduzione delle emssioni nel 2011. Peró quello che si é visto nel 2011 fu una forte ritrazione della Agenda e nessuno dei piani settoriali previsti per essere sviluppati nel primo anno del governo Dilma fu completato e nemmeno passarono per qualsiasi consulta pubblica. LENTEZZA NELLA MOBILITÁ L’agenda socioambientale cammina lentamente anche nelle aree presentate dal governo come prioritarie – la costruzione delle opere di infrastruttura. Il PAC ( Piano di Accelerazione della Crescita) della Coppa (Mondiale ), lanciato nel 2009, prevede investimenti di 11,8 miliardi di Reais in miglioramenti della mobilitá urbana, ma ne furono effettivati solamente il 10%. É giá di conoscenza pubblica che i sistemi metroviari non saranno in operazione nel 2014. Nell’inizio di questo governo fu lanciato il PAC della Mobilitá, ma fino al presente momento ancora non furono selezionati i progetti e firmato nessun contratto per il versamento del sussidio. LENTEZZA NEL RISANAMENTO Anche gli investimenti in risanamento camminarono piú lentamente di ció che faceva credere l’intensa propaganda elettorale. Con uno stanziamento iniziale di 3,5 miliardi di Reais, il governo ne ha investiti soltanto 1,9 miliardi, valore 21% inferiore che nel 2010. Anche la liberazione delle somme da parte della Cassa Economica Federale ha lasciato a desiderare ( Reais 2,3 miliardi fino a novembre, solo il 25% del contrattato). Pezzo fondamentale di una strategia della riduzione dell’inquinamento delle nostre acque, il risanamento basico in Brasile presenta numeri vergognosi: solo il 44,5% della popolazione brasiliana é collegata a fognature; e del liquame raccolto da queste fognature, soltanto il 38% viene trattato ( il che significa che piú dell’80% del liquame di fognature prodotto in Brasile viene sparso nella natura). LENTEZZA NELLA REGOLARIZZAZIONE FONDIARIA E AUMENTO DELLA VIOLENZA NELLE CAMPAGNE. Non é soltanto nella creazione di Unitá di Conservazione e Terre Indigene e Quilombolas che l’egemonia dei settori piú retrogradi del Paese si fa presente.Il primo anno del governo Dilma fu marcato dalla peggiore mancanza di impegno nell’area di creazione di insediamenti della Riforma Agraria per lo meno fin dal 1995. Il versamento delle risorse con azioni per strutturare produttivamente gli insediamenti giá esistenti fu il piú basso dell’ultimo decennio: 65,6 milioni di Reais. Anche il processo di titolazione di terre indigene e di quilombos si trascina – nel 2011 soltanto una terra di quilombo fu titolata e tre terre indigene omologate. Questi retrocessi coincisero con l’aumento della violenza nelle campagne. Secondo una statistica del CIMI ( Consiglio Indigenista Missionario), 38 indios furono assassinati nei primi nove mesi dello scorso anno, essendo 27 nel Mato Grosso del Sud, scenario di intense liti per i diritti territoriali. Questi numeri vengono ingrossati da almeno otto assassinati di agricoltori familiari e/o estrattivisti in dispute con grileiros di terre, soprattutto nella regione nord. MINISTERO DELL’AMBIENTE INERTE Di fronte a questi attacchi contro la struttura e le competenze del suo portafoglio, il Ministero dell’Ambiente, di maniera inedita, ha accettato con sottomissione incredibile i danni per le attribuzioni di organismi, come la fragilizzazione del CONAMA e la riduzione dei poteri dell’IBAMA nella fiscalizzazione e nel licenziamento. Di fronte alle aggressioni al buon senso ed alla scienza contenute nella proposta del Codice Forestale, la Ministro ha dato il suo beneplacito nell’accettare l’affermazione che il testo non conteneva clausole di amnistia, quando invece concede chiaramente perdono ampio, generale e senza restrizioni per la grande maggioranza dei disboscatori illegali. Di fronte a questi retrocessi mostrati, le organizzazioni sociali firmatarie appellano perché la Presidente compia gli impegni assunti in campagna elettorale e riprenda la realizzazione della Agenda di Sostenibilitá nel Paese. Soltanto una forte azione in questo senso eviterá i gravi danni per la societá basiliana e che il Brasile viva la vergogna di essere allo stesso tempo ospite e villano nella Rio+20 , nel Giugno di quest’anno.