seminario tp - Toscana Promozione

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seminario tp - Toscana Promozione
3INT CONSULTING – TOSCANA PROMOZIONE
Seminario del 20 maggio 2009
Il MERCATO DEL MOBILE E COMPLEMENTO D’ARREDO
NELLA FEDERAZIONE RUSSA (sintesi)
INDICE DEGLI ARGOMENTI
NOTA INTRODUTTIVA
1. INFORMAZIONI GENERALI ED INTRODUZIONE ALL’ORDINAMENTO GIURIDICO RUSSO
1.1. Il Paese – Il mondo del business – Barriere all’entrata per i produttori stranieri – Normativa legale sulla tutela della proprietà industriale nella Federazione
Russa – L’interscambio commerciale russo con l’Italia. - Stato dell’economia e
indicatori principali della situazione socio-economica della Federazione Russa a
seguito della crisi internazionale.
1.2. Stabilire una presenza giuridica – Tassazione - Tipi di imposte - Regolamentazione monetaria - Relazioni di lavoro - Diritti di proprietà - Principi e pratica
della contabilità - Legislazione di diritto civile - Transizione agli standard contabili internazionali - Proprietà intellettuale - Il sistema giudiziario russo - Le corti
statali di arbitrato - Arbitrato internazionale.
2. ANALISI DEL SETTORE DELL’ARREDO
2.1. Dati quantitativi relativamente all’analisi della domanda - Segmenti di mercato - Domanda per i prodotti italiani
2.2. Dati quantitativi relativamente all’analisi dell’offerta - Mobili finiti e componenti: importazione di prodotti italiani nel settore ufficio, cucina, salotto e camere - Articoli complementari: importazione di prodotti italiani nei settori merceologici di arredo bagno, Caminetti, Porte e Finestre - Importazioni complessive in
Federazione Russa per paese di provenienza.
2.3. Organizzazione del sistema distributivo di riferimento in Russia
3. ASPETTI LEGALI E DOGANALI
Regolamentazione generale e specifica, documentazione e certificazioni richieste
- La certificazione obbligatoria delle merci - Procedure di certificazione, costi e
tempistiche di ottenimento
4. STRATEGIE DI MERCATO
4.1. Consigli pratici relativi alla promozione sul mercato della Federazione Russa
dei beni di produzione italiana - Strategie di marketing - Prospettive future.
4.2. La comunicazione di settore: Principali pagine web dedicate al settore dei
mobili in generale, Principali riviste di arredamento e Principali fiere di settore.
5. MODALITA’ OPERATIVE DI PRESENZA IN FEDERAZIONE RUSSA
Filiali ed uffici di rappresentanza; vantaggi e svantaggi. Creazione di una società
commerciale operante con showroom. Considerazioni generali e conclusive.
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NOTA INTRODUTTIVA:
Obiettivi della relazione:
Obiettivo del presente lavoro è quello di fornire una
panoramica completa ed esaustiva del paese Federazione Russa, le sue risorse e infrastrutture e sopratutto le normative vigenti, le barriere all’entrata,
le certificazioni e registrazioni obbligatorie, il regime
doganale e alcuni consigli pratici su come procedere
all’interno del mercato. Alla luce di considerazioni di
carattere generale viene svolta un’analisi del mercato del mobile e del complemento d’arredo nella Federazione Russa, al fine di fornire utili informazioni
alle aziende italiane del settore, circa le reali potenzialità di questo mercato, i canali distributivi, il
sistema di promozione e di vendita, le prospettive
future e le opportunità. Lo studio è strutturato in
modo da poter essere di concreto utilizzo per gli
operatori italiani, uno strumento utile allo sviluppo
di strategie di marketing al fine di ottenere la migliore conoscenza possibile su un mercato particolarmente complicato come quello russo. Si offre un
quadro d’insieme del mercato, delle sue dimensioni,
caratteristiche, sviluppi e tendenze, per poi evidenziare i fattori che possono influenzare la valutazione
e l’eventuale azione degli operatori economici.
Metodologia
Il progetto è articolato in 5 parti:
1. Informazioni generali sul Paese con dati macroeconomici, finanziari, legislativi, fiscali, di modalità di
presenza sul territorio e un panorama del sistema
finanziario e bancario in Russia
2. Analisi del settore con i dati quantitativi riferiti
alla domanda per codici doganali analizzati e le
caratteristiche generali del mercato. Analisi
dell’offerta con i dati quantitativi del settore e
l’organizzazione del sistema distributivo.
3. Aspetti legali e doganali. Certificazioni.
4. Strategie di mercato dove sono esposti consigli
pratici, opportunità e prospettive future del settore.
Informazioni di settore contenenti le principali riviste specializzate, i siti internet e il programma delle
fiere nel 2009.
5. Modalità di presenza nel mercato russo da parte
di un’eventuale aggregazione di aziende del Settore.
La relazione fa riferimento ad uno studio realizzato
nel periodo dicembre 2006 – marzo 2007 e aggiornato nell’aprile 2009 attraverso ricerche statistiche,
consultazione di riviste specializzate e interviste
telefoniche con operatori di settore.
Acquisizione dati
Sono stati raccolti direttamente dagli enti governativi di statistica e delle dogane i dati più aggiornati,
anche se non ancora pubblicati. La ricerca è stata
poi approfondita con interviste dirette a operatori
del settore ed esperti. I dati che hanno permesso la
realizzazione di grafici e tabelle contenuti nella seconda parte della ricerca sono stati reperiti dal seguente database: “Foreign Trade Statistics of Russia
and CIS”, versione 1.06 del 01/02/2007 (in russo
“Statistica VED Rossii i SNG”). La versione integrale
della ricerca è disponibile presso l'Ufficio Studi di
3INT CONSULTING, Mosca.
Analisi dei dati
La lettura dei rapporti deve tenere conto dei seguenti fattori caratteristici di un mercato “particolare”
come quello russo:
Il tasso di mancata od incompleta risposta, cioè la
percentuale di osservazioni che non è stato possibile
ottenere o completare, è risultato consono alla realtà
russa, caratterizzata da una diffidenza generale
verso le analisi di mercato, ed in particolare verso
quelle di operatori economici stranieri. Inoltre si
riscontra molto forte la mancanza di volontà al confronto, caratteristica rilevabile in modo particolare a
Mosca.
Si evidenzia una mancanza di coordinamento tra le
diverse fonti statistiche, pubbliche (organizzazioni
governative) o private, mentre altre informazioni non
vengono neppure rese disponibili in modo ufficiale,
con la conseguente necessità di estrapolare i dati in
modo deduttivo sopratutto per ottenerne un trend
più ampio. Buona norma di applicazione quotidiana
da parte dell’imprenditore straniero operante in
Russia è, infatti, di non considerare in modo rigido
le statistiche ufficiali russe, ricordando che i numeri
reali risultano essere più grandi di quelli ufficiali a
causa del diffuso fenomeno dell’economia sommersa. Questo fatto può essere attribuito ad una sottostima della produzione finale, al fine, ovviamente, di
aggirare l’imposizione fiscale, riportando esercizi di
bilancio in tono minore di quanto effettivamente sia
avvenuto nella realtà. Il fenomeno dell’economia
sommersa nella Federazione Russa è fattore noto a
tutti i soggetti economici qui operanti: il “nero” in
questo paese, sottratto ad ogni controllo da parte
delle autorità ed all’imposizione fiscale, conta fino al
20-25% del prodotto interno lordo, qualcosa, cioè,
come 65-81 miliardi di dollari all’anno.
Nella società russa il rapporto personale è ancora
insostituibile nelle vicende commerciali, occorre
quindi sapere “comunicare” nella maniera opportuna con le autorità locali ma anche con gli altri investitori già presenti sul mercato. La Federazione
Russa è molte volte caratterizzata da regole di registrazione complicate, sistemi contabili arcani, imposte di dubbio intendimento, ed altri ostacoli che
richiedono l’intervento di professionisti locali; lasciare che i problemi appaiano prima di avere dedicato
agli stessi alcune necessarie risorse, è senz’altro un
errore.
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1. INFORMAZIONI GENERALI ED INTRODUZIONE ALL’ORDINAMENTO GIURIDICO RUSSO
Il Paese
La Russia (Federazione Russa) è la più grande nazione del mondo, con una superficie di quasi 17,1 milioni di chilometri quadrati, ed 11 fusi orari; si estende
dal mar Nero all’oceano Pacifico, e dal mar Artico alle montagne dell’Altai
nell’Asia centrale.
Fuso orario
Il fuso orario di Mosca e San Pietroburgo è di due ore avanti a quello italiano, sia
durante l’ora legale che quella solare; Vladivostok è sempre sei ore avanti rispetto a Mosca. La durata del viaggio aereo dall’Italia a Mosca è di circa 3 ore e mezza.
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Popolazione
Della popolazione di circa 141,37 milioni di persone (peraltro in costante declino,
con un tasso di crescita della popolazione al -0,48%) quasi l’80% è concentrato
nella parte occidentale del paese; Mosca, la più grande metropoli europea, conta
tra 8,5 e 10,6 milioni di abitanti a seconda dell’hinterland considerato, e San
Pietroburgo (l’ex Leningrado) 4,5 milioni, mentre esistono altre 11 città con più
di un milione di abitanti (Celyabinsk, Kazan, Novosibirsk, Nizhny Novgorod,
Omsk, Perm, Rostov, Samara, Ufa, Volgograd, e Yekaterinburg). Il 73% della popolazione è urbana, mentre la speranza di vita alla nascita è ancora, soprattutto
per gli uomini, di gran lunga inferiore a quella degli altri paesi sviluppati (femmine: 72,4 anni; maschi: 59,1 anni).
popolazione
numero famiglie
57.297.047
nucleo familiare medio
2,8
pensionati
23,0%
popolazione urbana
72,9%
popolazione
maschi
46,5%
femmine
53,5%
speranza vita media
uomini
59,1
donne
72,4
popolazione
< 15 anni
15,7%
15-29 anni
23,9%
30-44 anni
22,5%
45-59 anni
19,2%
60-74 anni
14,0%
> 75 anni
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4,7%
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Pesi e misure; valuta
La Russia ha adottato il sistema metrico decimale dal 1927. La valuta ufficiale
della Federazione Russa è il rublo (1 euro = 43,54 rubli; 1 dollaro americano =
32,79 rubli, cambio ufficiale Banca Centrale russa 8-5-2009).
cambio medio
gen-giu 08
lug-dic 08
gen-apr 09
rublo/dollaro
23,819
25,76
34,23
rublo/euro
36,646
36,22
44,63
Governo e sistema politico
La Federazione Russa consiste di più di ottanta regioni (più propriamente “soggetti” della Federazione), suddivise in sei categorie (città federali, krai, oblast,
oblast autonomi, okrug autonomi, repubbliche costituenti); sebbene vi siano sottili differenze in questa classificazione, tutte le regioni sono considerate eguali
membri dello Stato federale. Come soggetti di quest’ultimo, ciascuna delle regioni possiede le proprie leggi fondamentali, istituzioni politiche, e legislazioni locali; circa metà delle regioni ha inoltre concluso trattati bilaterali che regolamentano le relazioni fra governo federale e le stesse, che è bene tenere presenti con attenzione nel momento in cui si è impegnati in relazioni d’affari con alcuni territori, dal momento che potrebbero assegnare ai medesimi diritti e privilegi particolari. Il territorio della Federazione è suddiviso in 7 macroregioni (“distretti federali”), che svolgono un ruolo essenzialmente di coordinazione amministrativa tra le
politiche federali e locali e di supervisione del centro; il governatore di ogni distretto viene nominato dall’amministrazione presidenziale.
Il presidente della Federazione è il capo dello stato, il comandante in capo delle
forze armate, e la più alta autorità esecutiva del governo; è principalmente responsabile della politica russa domestica ed estera,
rappresentando il paese nelle relazioni internazionali.
Il presidente ha anche il potere di emanare decreti,
porre il veto sulle leggi, nominare e dimettere il governo. Secondo la costituzione del 1993, il presidente
è eletto per un termine di quattro anni, ed un massimo di due mandati ma a fine 2008 il presidente
Dmitry Medvedev ha richiesto al parlamento, che ha
subito approvato, di estendere per ulteriori due anni
il mandato presidenziale a partire dal prossimo termine. L’allungamento del termine di mandato presidenziale da quattro a sei anni, e del mandato di deputato
da quattro a cinque, è stata approvata dal parlamento con schiacciante maggioranza alla fine di novembre.
L’iter di approvazione delle leggi prevede la firma in ultima istanza del Presidente
sul testo della Legge, dopo l’approvazione della Camere (Duma e Consiglio di
Stato). Il primo ministro supervisiona l’attività del governo, ed agisce come presidente-incaricato nel caso in cui il presidente dovesse divenire temporaneamente incapace di assolvere alle proprie funzioni; se quest’ultimo dovesse decedere o
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divenire totalmente incapace, il premier assume l’ufficio presidenziale per tre
mesi, fino all’organizzazione di nuove elezioni presidenziali.
Il potere legislativo della Federazione Russa è
rappresentato da un parlamento bicamerale:
Consiglio della Federazione, e Duma di Stato; il
Consiglio della Federazione (senato o camera
alta del parlamento) è formato dai rappresentanti delle regioni russe, nominati dai rispettivi
poteri esecutivo e legislativo, mentre i deputati
della Duma (camera bassa del parlamento)
vengono eletti per cinque anni dalla popolazione per rappresentanza proporzionale dalle liste dei partiti ammessi alle votazioni,
e che abbiano superato all’esito delle stesse la quota di sbarramento.
Al vertice del potere giurisdizionale russo vi sono 3 alte corti: la Corte Costituzionale, la Corte Suprema, e la Corte Suprema di Arbitrato (commerciale): la
Corte Costituzionale risolve tutte le dispute di natura costituzionale; la Corte
Suprema giudica in ultima istanza le azioni civili, penali, ed amministrative; la
Corte Suprema di Arbitrato, quelle commerciali.
La base dell’esecutivo russo è costituita dagli organi di auto-governo locale, che
sono relativamente nuovi e dotati ancora di poca esperienza sul campo; in generale, l’influenza di questi dipende dal livello di autorità delegata agli stessi dal
governo regionale.
Gli investitori internazionali è bene che siano a conoscenza delle politiche e delle
posizioni degli organi di auto-governo locale nelle regioni in cui svolgono le proprie attività, dal momento che, fra le altre cose, essi possono disporre anche di
un limitato potere di imposizione fiscale.
Standard di vita
Il sistema sovietico aveva provvisto la popolazione con servizi caratterizzati da un
costo meramente politico (affitti bassissimi, servizi sociali gratuiti, sussidi alla
popolazione ed alle imprese, ecc.), mentre fino alla liberalizzazione dei prezzi,
anche generi alimentari, trasporti, ed energia erano pressoché gratuiti; a parte i
sussidi alle imprese pubbliche o municipalizzate, pochi di questi servizi agevolati
esistono ancora attualmente in quella medesima forma.
Le varie fasi delle riforme di mercato hanno spinto una fascia non indifferente
della popolazione (specialmente i pensionati) verso la povertà, con l’inflazione
che ha eroso gradualmente importanza allo stato sociale.
La società odierna è però caratterizzata da una classe commerciale/media in
graduale sviluppo, ed impegnata in business di natura legittima e trasparente.
I tuttora presenti sussidi pubblici alla casa, all’energia, e ai servizi, uniti al già di
per sé minimo costo degli stessi, al basso livello delle imposte, e all’aumento degli stipendi di questi ultimi anni, hanno permesso ai russi di disporre liberamen-
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te di una percentuale dei propri redditi che è superiore a quella di cui disponiamo noi in Italia e in Europa.
IL MONDO DEL BUSINESS – LE BARRIERE ALL’ENTRATA PER I PRODUTTORI
STRANIERI
In Russia esiste una legislazione piuttosto complessa e talvolta contraddittoria,
soprattutto in materia commerciale, con molte pratiche burocratiche sconosciute
nelle normali economie occidentali, e che possono costituire, se non correttamente interpretate ed applicate, una seria barriera allo sviluppo commerciale di
un’attività economica nel paese.
Peraltro, attualmente la Banca Centrale ha perso gran parte dell’autorità nelle
restrizioni delle operazioni in valuta, e le transazioni soggette ad autorizzazione
amministrativa sono limitate ad un elenco stabilito per legge; sono stati anche
esplicitamente aboliti i permessi individuali da richiedere alla Banca Centrale
per effettuare le transazioni monetarie.
Di seguito vengono riportate alcune tra le principali problematiche e barriere che
di solito costituiscono impedimento od ostacolo al normale svolgimento delle attività d’affari:
-
Politiche di trasferimento e conversione valutaria, Controlli speciali nelle transazioni correnti. I controlli valutari in Russia sono spesso soggetti a cambiamenti di regolamentazione. È quindi sempre opportuno mantenersi aggiornati sulla legislazione in vigore al momento di effettuare la transazione. Anche
se il rublo è l’unica valuta avente corso legale
all’interno del paese, in generale non vi sono problemi di conversione valutaria. Un’eccezione rilevante alla regola che tutte le transazioni monetarie
e i pagamenti tra i residenti (a parte qualche caso
particolare) possono avvenire esclusivamente in rubli, è quella che permette ai residenti di ottenere
dalle banche russe prestiti in valuta straniera, ripagandoli nella medesima
moneta. Le persone giuridiche russe, oltre che notificare la Banca Centrale
dell’apertura e della chiusura di un conto presso un istituto bancario al di
fuori della Federazione Russa, devono anche fornire un rendiconto delle movimentazioni di fondi da e per i propri conti esteri. I non residenti hanno il
diritto di aprire presso un istituto russo sia conti bancari in rubli che in valuta; è altresì permesso effettuare tra essi pagamenti in valuta estera senza
restrizioni, ma quelli in rubli possono avvenire soltanto attraverso conti aperti presso una banca russa a ciò autorizzata. Le transazioni monetarie fra
soggetti residenti e non residenti sono libere fatto salvo quanto eventualmente specificato dalla legge. I soggetti residenti impegnati nel commercio internazionale debbono rimpatriare tutti i profitti in rubli e valuta ricevuti da tali
attività sul proprio conto bancario russo, fatta salva l’ipotesi dei pagamenti
effettuati quale restituzione di un prestito da parte di un mutuante non residente, che possono venire trasferiti direttamente sul conto di quest’ultimo.
Non esiste più l’istituto della conversione obbligatoria in rubli di valuta forte,
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prevista in passato per i profitti ottenuti in monete diverse dal rublo: la decisione ha mirato ad assicurare la graduale transizione verso un regime monetario che preveda la completa eliminazione delle restrizioni alle operazioni in
dollari ed euro, accelerata a partire dal 2007. L’obbligatorietà e la corretta
compilazione del già ricordato “passaporto della transazione” (una serie di
documenti che importatori ed esportatori forniscono alla banca autorizzata
per le movimentazioni di denaro fra soggetti residenti e non residenti) è considerata imprescindibile da parte delle autorità. Quando la banca autorizzata
approva l’incartamento, essa provvede a monitorare l’intera operazione valutaria e la compatibilità della stessa con le regole in vigore. Tutte le operazioni
finanziarie relative alla transazione devono essere effettuate tramite la banca
che ha sottoscritto l’incartamento. I documenti che costituiscono questo
“passaporto” vengono controllati anche dalle autorità doganali al momento
dello sdoganamento della merce.
-
Regole speciali per transazioni sospette. Alcuni tipi di transazione, considerate sospette, impongono alle banche di comunicare l’effettuazione delle stesse
alla Banca Centrale. Il riferimento per quanto riguarda le operazioni finanziarie sospette si trova nella legislazione contro il riciclaggio del denaro proveniente da attività illecite (n.115 FZ del 13 luglio 2001).
-
Espropriazione e compensazione. La Costituzione, la Legge sugli investimenti
del 1991, la Legge sugli investimenti stranieri del 1999, e gli atti normativi
successivi proibiscono formalmente la nazionalizzazione degli investimenti
esteri, ad eccezione dei casi di sentenze definitive emesse in tale senso, e nei
casi di tutela dell’interesse nazionale. Nel caso tali espropri abbiano luogo, si
può opporre appello contro gli stessi presso i tribunali della Federazione
Russa, i quali devono poi eventualmente stabilire un’adeguata, rapida ed efficace compensazione per gli stessi. È molto improbabile che la presidenza
attuale consenta la nazionalizzazione degli investimenti stranieri. Tuttavia, in
alcuni casi, si sono registrate interferenze da parte delle autorità locali, e
sentenze contraddittorie da parte delle Corti nella difesa degli interessi degli
investitori medesimi.
-
Soluzione delle controversie. Il sistema legislativo russo nel suo complesso si
presenta contraddittorio e soggetto a rapidi cambiamenti. Gli investitori devono cercare di adattarsi a tale situazione, sfruttando nel miglior modo possibile le opportunità offerte. La risoluzione autonoma delle dispute è ancora
una pratica poco diffusa, e il sistema giudiziario, particolarmente nelle piccole giurisdizioni, è fortemente soggetto alle pressioni politiche. Diversi avvocati
occidentali suggeriscono ai propri assistiti operanti in Russia di ricorrere per
la soluzione delle dispute all’arbitrato internazionale presso corti specializzate. Una legge del 1997 consente l’arbitrato internazionale anche all’interno
del paese, pure in mancanza di specifici accordi in materia con i paesi ai
quali le controparti fanno riferimento. La Russia ha aderito al Centro Internazionale per la Risoluzione delle Controversie sugli
Investimenti, e ne accetta l’arbitrato. Tuttavia, qualsiasi decisione presa in questa sede richiede successivamente la ratifica da parte delle Corti giudiziarie nazionali, le quali spesso mancano delle professionalità
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necessarie all’uopo. Una soluzione più semplice per la risoluzione delle dispute è il ricorso alla Corte di Arbitrato della Federazione Russa, che è una
sezione speciale della magistratura istituita per la risoluzione delle controversie d’affari. Esiste poi una Corte di Arbitrato Internazionale Commerciale,
istituita presso le Camere di Commercio russe. La principale debolezza del
sistema rimane comunque l’applicazione effettiva delle sentenze. Esistono
molti esempi di sentenze favorevoli agli investitori stranieri, alle quali però
non hanno fatto seguito una reale applicazione. Nonostante quanto si è detto, alcune imprese straniere sono riuscite a tutelare i propri interessi anche
facendo semplicemente ricorso alla giustizia ordinaria russa.
-
Requisiti di performance ed incentivi. La concessione di incentivi per gli investimenti è sempre stata problematica in Russia. Si sono inoltre sempre registrate resistenze politiche a concedere speciali privilegi agli investitori esteri,
soltanto in parte giustificate dalla necessità di conformarsi alle regole
dell’Organizzazione internazionale del commercio. Alcune forme di incentivazione sono comunque state previste dalla legge sugli investimenti del 1991.
Tali forme di incentivazione, che consistevano fondamentalmente in agevolazioni fiscali, non sono mai state in realtà implementate in modo completo. La
legge sugli investimenti di capitale del 1999 fornisce teoricamente protezione
da cambiamenti sfavorevoli nelle politiche fiscali e doganali per specifici investimenti. Tuttavia, l’applicazione pratica di tale regola appare ancora molto
dubbia. La stessa legge è stata modificata nel 2004, ma non sono stati introdotti benefici concreti per gli investitori. Questo per quanto riguarda le agevolazioni a livello federale; a livello locale, fortunatamente le cose sono di
gran lunga migliori, e le amministrazioni più illuminate, in special modo della Russia europea, hanno, negli anni recenti, predisposto legislazioni fiscali
di favore e semplificazioni amministrative per gli operatori internazionali che
abbiano operato investimenti nei loro territori, fatto di cui si è avvantaggiato
un grande numero di joint venture ed industrie occidentali operanti in loco,
italiani compresi. Di nuovo sul livello federale, di natura particolare sono invece gli incentivi amministrativi e fiscali previsti dalla più recente legislazione
circa l’istituzione delle Zone economiche speciali (“Zes”), istituite in varie regioni del paese. Per potere operare investimenti in Russia, è necessario essere muniti di visto e di permesso di residenza, che devono essere rinnovati
annualmente. Benché il rinnovo dei visti e dei permessi sia a volte abbastanza macchinoso, in quanto deve essere effettuato all’esterno del paese, la
maggior parte degli investitori non considera questa come una significativa
barriera al proprio operato.
-
Diritto di proprietà e di stabilimento. Sia i produttori locali che esteri possono
stabilire, condurre e vendere attività produttive nel paese. Tuttavia, gli investimenti in alcuni settori, ritenuti di importanza fondamentale per la sicurezza nazionale (assicurazioni, banche, sfruttamento delle risorse naturali, comunicazioni, trasporti, ed industrie del settore della difesa), possono subire
limitazioni in tal senso.
-
Protezione dei diritti di proprietà. La Costituzione ed i decreti presidenziali
emanati nei primi Anni Novanta hanno dato ai cittadini russi il diritto di
possedere, ereditare, affittare e vendere le loro proprietà. Una legge che di-
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sciplina la vendita dei terreni ad uso non agricolo è entrata in vigore nel corso del 2001, mentre il codice fondiario nel 2004. È ora possibile per gli stranieri acquistare terreni che non siano di importanza strategica (ad esempio
nei territori di confine), mentre per quanto riguarda i lotti di uso agricolo di
proprietà statale o delle amministrazioni locali, questi possono essere concessi soltanto in affitto. Nonostante la vendita dei terreni abbia effettivamente avuto luogo, è ancora troppo presto per fare una previsione credibile
dell’andamento della materia.
-
Trasparenza ed efficienza del sistema legale. Il sistema legale in
Russia è ancora in uno stadio intermedio, con molte fazioni rappresentanti interessi particolari che tentano di trovare accordi di
riforma su ampie tematiche. In questo contesto, le negoziazioni
per i contratti commerciali sono complesse e si protraggono a
lungo. La Russia ha applicato nella realtà quotidiana solo in parte la propria
normativa di commercio, e gli investitori devono valutare con attenzione tutti
i vari aspetti delle leggi russe per assicurarsi che ogni contratto sia conforme
al diritto e sia compatibile in massima misura sia con le nuove che con le
vecchie regole. I contratti devono poi essere stipulati in modo da garantire
nel miglior modo possibile l’investitore da controversie legali che potrebbero
nascere durante l’esercizio dell’attività. Una delle capacità più importanti che
deve avere un’impresa operante sul mercato russo, è quella di essere in grado di mantenersi sempre aggiornata sui cambiamenti nelle leggi, nei decreti
presidenziali e nei decreti governativi. Anche l’applicazione delle leggi può
causare problemi. Molti funzionari governativi interpretano ed applicano le
leggi con leggerezza, e le decisioni prese da un funzionario possono essere facilmente contestate e cancellate da un altro. Durante la sua presidenza Putin
ha più volte posto l’accento sulla necessità di una corretta ed univoca applicazione della legge, e i suoi sette Rappresentanti Presidenziali dislocati nei
distretti federali hanno avuto il compito di armonizzare le leggi regionali con
quelle federali. Le procedure di registrazione delle attività economiche possono essere molto lente e burocratizzate, specialmente se coinvolgono i settori della difesa o dello sfruttamento delle risorse naturali. La corruzione è largamente diffusa a tutti i livelli, e i timori patriottici di alcuni funzionari di vedere il patrimonio nazionale russo acquistato totalmente da investitori esteri,
può portare al formale impedimento burocratico delle procedure stesse. Alcune problematiche di natura ambientale vengono poi sempre più spesso avanzate dalle autorità locali per rendere le procedure ulteriormente farraginose.
-
Problemi fiscali. Nel paese si registra una forte evasione fiscale da parte delle
imprese nazionali, che fa aumentare la pressione fiscale anche su quelle estere. Queste ultime, lamentano tuttora frequenti ispezioni fiscali. Il contenzioso tributario ha poi tempi lunghissimi. Le pene per i reati fiscali includono
la confisca dei beni economici, mentre i conti bancari possono venire congelati con estrema facilità. Le autorità fiscali inoltre non tendono a distinguere
tra l’intento criminoso e l’errore in buona fede, applicando lo stesso tipo di
sanzioni. Molte imprese estere lamentano infine il fatto di non riuscire a recuperare se non dopo grandi difficoltà l’IVA sulle merci esportate.
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-
Violenza politica. Benché l’uso della coercizione non sia sconosciuto nelle dispute commerciali del paese, non si può certo dire che gli investimenti stranieri possano essere ostacolati per ragioni politiche.
-
Crimine. Il crimine è recentemente diventato una delle maggiori fonti di preoccupazione per gli investitori russi e stranieri, specialmente quelli che sono
interessati a grandi movimenti di beni e di denaro. Benché il crimine organizzato non costituisca una novità per la Russia, il decennio trascorso ha visto un forte incremento dello stesso. Sfortunatamente, le riforme legali e giudiziarie non hanno tenuto il passo dell’aumento della criminalità. Gran parte
delle attività illegali sono collegate al commercio in generale, e molti imprenditori lamentano la necessità di pagare tangenti per potere rimanere nel mercato.
NORMATIVA LEGALE SULLA TUTELA DELLA PROPRIETÀ INDUSTRIALE NELLA
FEDERAZIONE RUSSA
Un elemento importante e basilare per decidere la creazione di una presenza
commerciale stabile in un paese, è costituito dalla legislazione in materia di tutela della proprietà industriale (marchi e brevetti). Fino a non molto tempo fa, in
Russia, questo settore è stato terra di “speculatori” che approfittavano della
mancanza di un adeguato coordinamento con la normativa internazionale e di
idonee misure repressive. Il riconoscimento della proprietà privata in senso generale risale al 1991, mentre solo nel 1992 veniva rilasciato il primo certificato di
registrazione di un trade mark, primo passo verso la difesa dei diritti industriali.
La nuova linea di politica economica estera intrapresa dalla Federazione Russa
prevede il suo allineamento con il WTO, inclusa la pratica di difesa della proprietà immateriale, riconosciuta come diritto e applicata da organi federali (Camera
suprema per la registrazione di marchi e brevetti).
Il problema nasce dall’esigenza di arginare e combattere un fenomeno che sta
dilagando in Russia, e cioè la contraffazione, che spazia da prodotti quali la vodka, i vini di marca, i tabacchi, fino ai farmaci, ai beni di consumo, agli accessori per l’abbigliamento, al settore audiovisivo, prodotti nella stessa Russia o importati soprattutto da Cina, Corea e Bulgaria. Il fenomeno reca annualmente un
considerevole danno, stimato superiore al miliardo di dollari, a stato ed aziende.
Non dimentichiamo, infatti, che tali reati hanno conseguenze in termini di minori entrate derivanti da tasse ed imposte, aumenti del prezzo al consumo, ed influiscono negativamente sulle aziende, che decidono così di dirottare gli investimenti verso altri paesi. Ogni anno il valore dei prodotti contraffatti ritirati dal
mercato raggiungerebbe anche decine di milioni di dollari.
In passato molte ditte hanno avuto difficoltà nella registrazione di marchi anche
famosi, o si sono viste invalidare la registrazione di marchi già esistenti. Questo
ovviamente crea molta confusione. La Camera di registrazione russa sostiene
che questo problema può essere risolto soltanto dalla Duma, e continua a registrare nuove ditte con lo stesso nome. Al momento l’unica soluzione è quella di
registrare il marchio commerciale. Molte ditte sottolineano l’importanza di coinvolgere in materia di diritti di privativa anche le dogane russe, che dovrebbero
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identificare le merci contraffatte già al confine. La prima cosa che un ufficiale di
dogana dovrebbe mettere in evidenza è la differenza di prezzo; è comunque sicuramente più facile intercettare merci contraffatte in dogana che nella rete distributiva. Il governo russo sta iniziando a capire che la protezione delle proprietà
intellettuali è fondamentale per la crescita economica del paese, anche se la
principale problematica nell’applicazione delle leggi in questo settore deriva dal
fatto che le corti russe non hanno sufficiente esperienza, né un numero sufficiente di giudici con familiarità in questo campo. Nel contempo le tasse per la
registrazione ed il mantenimento dei brevetti in Russia sono tra le più alte del
mondo.
I percorsi utilizzabili per la tutela della proprietà industriale sono di due tipi:
quello amministrativo e quello giudiziario. Il primo, sicuramente più rapido ed
economico, resta comunque appellabile e quindi non definitivo, mentre la strada
giudiziaria, più lenta ed onerosa, risulta inappellabile. I casi più comuni in materia riguardano le controversie fra i reali proprietari di un marchio (in genere
società straniere) e società pirata russe, il cui business consiste nella registrazione di marchi internazionali famosi non ancora protetti sul territorio della Federazione Russa. In genere tali società si muovono nei contesti fieristici, dove
raccolgono il materiale informativo necessario per procedere alla registrazione.
Una volta ottenuta, richiedono ai veri proprietari del marchio debite royalties per
poter vendere i propri prodotti sul mercato od offrono in vendita la registrazione.
Scoprendo tale traffico, gli enti competenti hanno inserito un requisito ulteriore
per il rilascio del certificato di registrazione del marchio, e cioè l’autorizzazione
formale, rilasciata al soggetto che intende registrare il marchio, dal produttore o
proprietario straniero del marchio stesso. È opportuno precisare che paritario è
il trattamento riservato in via giudiziaria alle parti russe o straniere. Non vengono ammessi privilegi di alcun genere, né relativi all’iter burocratico, né alla documentazione da presentare.
In realtà denunciare la registrazione di marchi pirata è senza dubbio consigliabile, anche in considerazione del fatto che la documentazione necessaria alla dimostrazione della contraffazione non è onerosa. Sarà, infatti, sufficiente apportare prove concrete della popolarità di un dato prodotto all’estero, della storia
commerciale della merce e del produttore o proprietario del trade mark, nonché
appellarsi e pretendere la revoca della registrazione nel caso in cui nel dossier
della richiesta di registrazione, da parte della società pirata, non venga rintracciata l’autorizzazione da parte del proprietario originario del marchio in questione. Un ruolo determinante nel controllo dell’importazione di prodotti e marchi
contraffatti va attribuito al Comitato doganale statale, che sta peraltro modificando radicalmente il proprio atteggiamento di perenne rifiuto a vigilare e reprimere le eventuali violazioni all’atto dell’importazione e
distribuzione di prodotti pirata.
L’autorità preposta nella Federazione Russa alla tutela
della proprietà industriale e copyright è la Federal
Service for Intellectual Property, Patents and Trademarks (Rospatent). È ente esecutivo dell’Ufficio statale
per i marchi ed i brevetti, e dell’Agenzia per la protezione legale dei programmi
per computer, database, topografie di circuiti integrati, ecc..
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Infine giova ricordare che i temi di violazione dei diritti di privativa industriale in
Russia sono nati negli Anni Novanta ma sono tuttora attuali: l’italiana Ferrero
ha ad esempio concluso soltanto nell’aprile di quest’anno anche l’ultimo grado di
giudizio nella sua causa, iniziata nel 2007, contro un’azienda russa che ha abusato del marchio registrato Raffaello, in pratica commercializzando un prodotto
identico.
Presso l’ufficio ICE di Mosca e’ operativo un desk di assistenza alle imprese per
la tutela della proprietà intellettuale ([email protected])
Riportiamo di seguito il testo dell’intervento di Boris Simonov DG di Rospatent
(Agenzia Russa per i Brevetti e Marchi di Fabbrica durante la missione imprenditoriale Italia Russia dell’aprile 2009 (fonte Desk di assistenza alle imprese per la
tutela della proprietà intellettuale di Mosca):
Ultimamente e’ stato realizzato un importante lavoro, con la partecipazione diretta del Ministero degli Interni russo, mirato a perfezionare la legislazione russa
nel campo della tutela degli oggetti della proprietà’ intellettuale, con lo scopo di
avvicinarla agli standard internazionali. La tutela dei diritti in materia di proprietà intellettuale e’ una delle direzioni prioritarie dell’attività delle strutture
degli Ministero degli Interni. Il Ministero ha realizzato una serie di interventi di
carattere organizzativo e pratico, volti a individuare e prevenire i reati legati alla
violazione dei diritti d’autore e dei diritti derivanti. Così, su iniziativa del Ministero degli Interni e’ stata approvata la Legge Federale sugli “Emendamenti agli articoli 146 e 180 del Codice Penale della Federazione Russa”, finalizzata a irrigidire le sanzioni per i reati previsti dai suddetti articoli. Con delibera del Governo
della Federazione Russa sono state elaborate ed approvate alcune rettifiche alla
Regole del commercio di alcuni prodotti, che prevedono il divieto della vendita di
programmi per PC e di banche dati sulle bancarelle e nei chioschi. A partire dal
2008, il Ministero degli Interni sta compilando un registro dei titolari di diritto
dei marchi commerciali presenti sul mercato russo. Questo registro viene continuamente aggiornato e trasmesso agli organi territoriali facenti capo allo stesso
Ministero permettendo di avviare un contatto operativo con i rappresentati autorizzati dei titolari dei diritti nei casi in cui venga individuato un utilizzo illecito
dei marchi commerciali ad essi appartenenti. Con lo scopo di adottare in tempo
misure efficienti viene effettuato un monitoraggio della situazione in questo
campo. I risultati delle analisi evidenziano notevoli danni recati ai produttori nazionali dalla produzione illegale, dal commercio e dall’import in Russia
dell’abbigliamento, calzature e prodotti tessili. Le Forze dell’ordine hanno svolto,
su basi regolari, attività volte a individuare, prevenire e rivelare i reati legati alla
violazione dei diritti in materia della proprietà intellettuale.
Secondo i dati del Centro di analisi e di informazioni del Ministero degli Interni russo, sono stati scoperti nel 2008 12.300 reati legati alla produzione e al
commercio di prodotti falsi e contraffatti, con aperture delle rispettive procedure
di intervento. Sono state individuate 6.500 persone che hanno commesso tali
reati. Sono state aperti processi penali per 9400 mila reati, sono state condannate 6100 mila persone. Nel 2008 sono stati scoperti 6900 reati legati alla violazione dei diritti d’autore e dei diritti derivanti, di cui 6800 gravi e molto gravi. Sono
state individuati 3800 mila violatori, di cui 3500 sono stati condannati. I danni
materiali arrecati sono ammontati a 1,7 miliardi di rubli, sono stati sequestrati
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beni e oggetti per un valore di 2,4 miliardi di rubli. Inoltre, nel 2008 sono stati
scoperti 58 reati previsti dell’articolo 180 del Codice Penale russo (utilizzo illecito
del marchio commerciale), 5200 reati di cui all’articolo 238 del CP (produzione,
detenzione, trasporto o vendita di prodotti, realizzazione di lavori e fornitura di
servizi non conformi alle norme di sicurezza); 58 reati di cui all’articolo 171 del
CP (attività imprenditoriale illecita); 32 reati di cui all’articolo 171-1 del CP (produzione, detenzione, trasporto o vendita di prodotti non etichettati); 9 reati di cui
all’articolo 147 del CP (violazione dei diritti in materia di invenzioni e brevetti);
10 reati di cui all’articolo 188 del CP (contrabbando). Così e’ stata stroncata attività di un gruppo criminoso internazionale che aveva realizzato solo nel periodo
gennaio-maggio 2008 nella regione di Mosca, nella regione dell’Estremo Oriente
(Primorie) e di Khabarovsk forniture illecite di beni di consumo per un valore superiore a 1 miliardo di rubli. Nel maggio 2008 e’ stata aperta la rispettiva causa
penale per i reati previsti dall’articolo 188, capitolo 4 del Codice Penale. Una delle principali attività svolte dagli organi doganali della Federazione Russa consiste
nella tutela dei diritti relativi alla proprietà intellettuale (in conformità con
l’articolo 403 del nuovo Codice Doganale russo). Questa funzione viene realizzata
principalmente tramite le procedure doganali e il controllo sul movimento di
merci attraverso la frontiera doganale della Federazione Russa. A partire dal
2004 il Servizio Federale Doganale sta compilando, in base alle dichiarazioni dei
titolari dei diritti, un registro degli articoli rilevanti ai fini dell’applicazione della
normativa sulla proprietà intellettuale (di seguito “registro doganale) con lo scopo di rivelare prodotti contraffatti durante il passaggio attraverso la frontiera doganale russa. Al 31.12.2008 il registro contiene 1335 voci. Nel registro doganale
sono registrati più del 50% dei marchi commerciali delle aziende russe. Le principali voci merceologiche a cui appartengono gli oggetti della proprietà intellettuale registrati sono i prodotti alcolici, i cosmetici, i dolciumi, i capi di abbigliamento e le calzature. Nel 2008 gli organi doganali hanno aperto 1053 inchieste
su infrazioni amministrative durante il passaggio della frontiera doganale russa
di prodotti interessati dalle norme sulla proprietà intellettuale e aventi caratteristiche di prodotti contraffatti. Nel 2007 sono state aperte 500 inchieste, nel 2006
ne erano state aperte 1628. Tra i principali prodotti sequestrati per motivi legati
all’utilizzo illecito di marchi commerciali (Articolo 14.10 del Codice sulle Infrazioni Amministrative della Federazione Russa) figuravano alcolici, generi alimentari, abbigliamento sportivo e calzature, profumeria, mentre i reati legati alla
violazione dei diritti d’autore e di quelli derivanti (capitolo 1, articolo 7.12 del
Codice sulle Infrazioni Amministrative) riguardavano principalmente videocassette, CD e DVD. Nel 2008 gli organi doganali hanno scoperto 10,2 milioni di
pezzi di prodotti che sono stati riconosciuti dal tribunale come contraffatti, nel
2007 questa cifra e’ stata pari a 13 milioni mentre nel 2006 ha costituito 3,6 milioni. E’ previsto un controllo doganale di tutti i supporti utilizzati per fonogrammi, opere audiovisive, software e banche dati. Per l’applicazione della Parte
Quarta del Codice Civile della Federazione Russa si sta preparando un bozza di
delibera del Governo russo in materia di “Ammontare del compenso per la riproduzione libera dei fonogrammi e delle opere audiovisive per usi esclusivamente
personali e elenco delle attrezzature e dei supporti utilizzati per tale riproduzione, nonché sulle modalità di riscossione, ripartizione e pagamento di tale compenso”. Nel registro doganale sono registrati più del 50% dei marchi commerciali
delle aziende russe. Le principali voci merceologiche a cui appartengono gli og-
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getti della proprietà intellettuale registrati sono i prodotti alcolici, i cosmetici, i
dolciumi, i capi di abbigliamento e le calzature. Nel 2008 gli organi doganali
hanno aperto 1053 inchieste su infrazioni amministrative durante il passaggio
della frontiera doganale russa di prodotti interessati dalle norme sulla proprietà
intellettuale e aventi caratteristiche di prodotti contraffatti. Nel 2007 sono state
aperte 500 inchieste, nel 2006 ne erano state aperte 1628. Tra i principali prodotti sequestrati per motivi legati all’utilizzo illecito di marchi commerciali (Articolo 14.10 del Codice sulle Infrazioni Amministrative della Federazione Russa)
figuravano alcolici, generi alimentari, abbigliamento sportivo e calzature, profumeria. Già nel 2008 sono stati sequestrati 2 milioni di articoli importati nella
Federazione Russa con i simboli olimpici riprodotti illecitamente. Il Servizio delle
Dogane sta sviluppando la collaborazione al livello internazionale in materia di
tutela dei diritti sulla proprietà intellettuale. Così nel 2008 e’ stata raggiunta con
le Dogane cinesi un’intesa sulla collaborazione nella lotta al traffico di merci contraffatte attraverso la frontiera tra i due Paesi e sulla firma del rispettivo Protocollo bilaterale. Attualmente e’ corso la preparazione di un testo del Protocollo.
Una parte importante dell’attività e’ dedicata alla diramazione di informazioni tra
i soggetti coinvolti nel commercio internazionale ed altre persone interessate,
sulle operazioni degli organi doganali per la tutela dei diritti di proprietà intellettuale. Nei mass media e nelle edizioni ufficiali delle Dogane vengono regolarmente pubblicati i dati del Registro doganale ed una serie di informazioni sulla tutela
dei diritti sulla proprietà intellettuale , a cura degli organi doganali della Federazione Russa. Una parte importante dell’attivita’ delle Dogane russe e’ dedicata
alla cooperazione con gli organi federali del potere esecutivo, con le associazioni
e con i rappresentanti dei titolari dei diritti. Si svolgono su basi regolari riunioni
del gruppo di lavoro del Servizio delle Dogane russo e di Rospatent sulla proprietà intellettuale, la cui composizione e’ stata approvata con la Delibera del Servizio Federale delle Dogane russe del 2 giugno 2008 Nr 146-r. Nell’aprile 2008 il
Servizio delle Dogane russe ha concluso con il Comitato organizzatore “Sochi
2014” un accordo sulla cooperazione durante l’organizzazione e lo svolgimento
nel 2014 a Sochi dei XXII Giochi Olimpici Invernali e degli XI Giochi Paraolimpici
Invernali. Nell’ambito di questo Accordo e’ stato costituito, con Delibera del Servizio delle Dogane del 7 aprile 2008 nr. 825, un gruppo di lavoro delle Dogane e
del Comitato organizzatore “Sochi-2014” per la tutela degli emblemi olimpici e
paraolimpici. Sul sito Internet delle Dogane russe viene costantemente aggiornata una pagina dedicata alla tutela dei diritti sulla proprietà intellettuale (lista
degli oggetti della proprietà intellettuale inclusi nel registro doganale, modalità di
composizione del registro doganale, informazioni sui sequestri). Le misure penali
per la tutela dei prodotti dell’attività’ intellettuale vengono applicate dal sistema
giudiziario russo tenendo in considerazione i principi e le presunzioni previsti
dal Codice Penale della Federazione Russa, quali: incolpevolezza, legalità, competizione delle parti, norme e principi del diritto internazionale ed altri. Il Codice
Penale russo contiene le fattispecie dei reati relative alla tutela dei risultati
dell’attività intellettuale: l’articolo 146 del CP prevede la responsabilità penale
per la violazione dei diritti d’autore e dei diritti derivanti; l’articolo 147 del CP
prevede la responsabilità penale per la violazione dei diritti relativi alle invenzioni
e ai brevetti; entrambi gli articoli sono inclusi nel capitolo “Reati contro i diritti
costituzionali e la libertà dell’uomo e del cittadino”; l’articolo 180 del CP prevede
la responsabilità penale per l’utilizzo illecito del marchio commerciale e fa parte
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del capitolo “Reati nel campo dell’attività economica”. I deputati, i legali e gli esperti hanno stabilito, di comune accordo, le varie definizioni utilizzate nel regolamento dei rapporti relativi ai prodotti dell’attività intellettuale. L’interpretazione
dei rispettivi termini coincide in sostanza con l’esperienza internazionale. Così la
definizione della proprietà intellettuale comprende l’insieme dei diritti sui risultati dell’attività’ intellettuale di carattere sia personale, sia patrimoniale. Questo
problema si risolve in due modi: i suddetti articoli contengono le sanzioni che
prevedono maggiore responsabilità penale per i reati commessi da un gruppo di
persone a seguito di una collusione preliminare o da un gruppo organizzato. Secondo, la partecipazione congiunta di due o più persone nel commettere il reato
viene riconosciuta dal Codice Penale russo come compartecipazione. Come compartecipanti sono considerati: l’esecutore, l’organizzatore, l’istigatore, il collaboratore (articolo 33 del CP). Per questo quando si valutano i reati nei contro la
proprietà intellettuale commessi da un gruppo di persone, nella sentenza viene
definito il ruolo di ogni partecipante. Nella Federazione Russa i reati vengono
esaminati dai tribunali di competenza generale: Corte Suprema della Federazione Russa, tribunali regionali, distrettuali, giudici conciliatori e tribunali militari.
I reati previsti dagli articoli 146, Il termine “contraffatto” si riferisce ad un esemplare illegale o illecito. Così, l’articolo 146 del Capitolo 146 del CP prevede la responsabilità per l’acquisto, la detenzione, il trasporto di elevate quantità di versioni contraffatte delle opere e delle incisioni audio con lo scopo di vendita. Per
vendita si intende qualsiasi transazione, a titolo gratuito e non, relativa al passaggio del diritto di proprietà, alla gestione economica o operativa (acquisto,
vendita, cambio, donazione, ecc.). Altre fattispecie dei reati facenti parte di questo articolo (paragrafo 1 e 3), dell’articolo 147 e dell’articolo 180 del CP non prevedono la vendita come condizione oggettiva indispensabile. I reati di questo genere vengono commessi, come regola, non da una ma da più persone, con diversi gradi di organizzazione e di attività. E’ evidente che in questo caso il pericolo
del reato e’ maggiore e le azioni commesse dal gruppo criminale e dal suo singolo
membro devono avere una rispettiva valutazione legale. L’elenco delle circostanze attenuanti stabilito dal Codice Penale non e’ definitivo, mentre l’elenco delle
circostanze aggravanti non potrà essere ampliato. Come circostanze aggravanti
possono essere considerate la recidiva del reato o il ruolo particolarmente attivo
nel commettere il reato. Quando vengono commessi più reati la pena viene definita secondo ogni articolo. La pena complessiva dipende dal grado di gravità di
ogni concreto reato. Così i paragrafi 1 e 2 dell’articolo146, il paragrafo 1
dell’articolo 147 e i paragrafi 1 e 2 dell’articolo 180 del CP si riferiscono ai reati
di minore gravità, mentre il paragrafo 2 dell’articolo 147 riguarda i reati di media
gravità. I reati di maggiore gravità sono trattati dal paragrafo 3 dell’articolo 146 e
dal paragrafo 3dell’articolo 180 del Codice Penale. Nel caso dovessero essere
commessi reati di minore e di media gravità, la condanna finale prevede la pena
più severa, che comprende quella meno severa. Qualora si tratti di più reati gravi, la condanna finale prevede la sommatoria parziale o completa delle rispettive
pene. In questo caso la durata di reclusione non potrà superare per più della
metà il termine massimo della punizione stabilita per il reato più grave tra quelli
commessi. Per l’utilizzo illecito dei risultati dell’attività intellettuale il Codice Penale prevede le seguenti sanzioni: multa fino a 300 mila rubli o pari ad un ammontare della retribuzione del condannato nel periodo fino a 2 anni; lavori forzati da 120 a 240ore o fino a 2 anni; la detenzione da 3 a 6 mesi o fino a 6 anni,
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con una multa pari a 500 mila rubli o pari all’ammontare della retribuzione del
condannato per un periodo fino a 3 anni. La pena più frequentemente applicata
nel 2006 e’ stata una multa (52,6%) prevista in particolare dell’articolo 146. Il
43% degli imputati e’ stato condannato alla detenzione o ai lavori forzati.
Nell’ambito dell’articolo 180 il 75% degli imputati e’ stato condannato ad una
multa, il 2,5% ai lavori forzati, al 20% degli imputati e’ stata applicata una condanna condizionale. Per la tutela dei prodotti dell’attività intellettuale in Russia,
oltre alle misure di carattere giudiziario penale e civile, vengono utilizzate anche
quelle amministrative. La responsabilità amministrativa e’ in parte simile a quella penale. In ambo i casi la condanna viene effettuata a nome dello Stato, esiste
la presunzione d’innocenza; sono considerate illecite solo le azioni esplicitamente
previste come tali dalla legge, il processo si svolge secondo la procedura stabilita.
Ci sono tuttavia anche alcune differenze. Come reato amministrativo viene riconosciuta un’azione illecita (articolo 2.1 del Codice Amministrativo), ma nella sua
definizione e’ assente il criterio di pericolo per la società. La procedura per i reati
amministrativi e’, inoltre, meno regolamentata e i termini sono notevolmente
ridotti. Alla responsabilità amministrativa può essere sottoposta sia una persona
fisica, sia una giuridica (articolo 2.10 del CA).
In conclusione si può dire che la recente riforma legislativa nel campo
dell’attivita’ intellettuale ha rafforzato la tutela giuridica dei diritti esclusivi. Ciò
ovviamente non significa che tutti i problemi sono stati risolti, si sono spostati
principalmente nel campo dell’applicazione delle leggi vigenti da parte dei pubblici ufficiali che conducono le inchieste preliminari o che compilano i verbali
sulle violazioni amministrative, nonché dei giudici che esaminano le cause.
Convenzioni internazionali.
La Russia è firmataria di molti fra i principali accordi internazionali per i diritti
intellettuali ed industriali: Convenzione di Parigi per la Protezione della Proprietà
Industriale (Parigi, 20 marzo 1883, emendata a Stoccolma il 14 luglio 1967); Accordo di Madrid sulla Registrazione Internazionale dei Marchi (14 aprile 1891,
più volte emendata) e relativo protocollo; Convenzione Eurasiatica sui Brevetti
(Mosca, 9 settembre 1994) e relativi statuti (1 dicembre 1995, 5 dicembre 1995);
Convenzione di Berna per la Protezione delle Opere Letterarie e Artistiche (28
settembre 1979); Accordo di Nizza sulla Classificazione Internazionale di Beni e
Servizi al fine della Registrazione dei Marchi (15 giugno 1957) ed emendamenti
(14 luglio 1967, 13 maggio 1977, 28 settembre 1979); Accordo di Locarno sulla
Classificazione Internazionale dei Design Industriali (8 ottobre 1968) e revisione
(28 settembre 1979); Accordo di Strasburgo sulla Classificazione dei Brevetti Internazionali (24 marzo 1971) ed emendamento (28 settembre 1979).
L’Accordo sugli Aspetti Commerciali e Simili dei Diritti di Proprietà (TRIPS), adottato dall’Organizzazione internazionale per il commercio, richiede ad ogni paese
facente parte del WTO di attenersi alle più importanti convenzioni internazionali
in materia di diritti di proprietà industriale, e chiede ai paesi membri di garantire la più attenta protezione agli inventori, agli autori ed ai proprietari di marchi
commerciali. L’Accordo stabilisce che tutti i titolari di privative, indipendentemente dalla loro cittadinanza, vengano trattati allo stesso modo, ed impedisce ai
vari paesi di imporre particolari richieste alle ditte straniere in cambio della con-
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cessione di garanzie sui marchi commerciali, sui diritti d’autore o sui brevetti.
Per esempio un paese appartenente al WTO non potrà subordinare il riconoscimento di un brevetto all’impegno dell’inventore di produrre l’oggetto nel proprio
territorio. Ogni paese deve rendere note alla comunità internazionale tutte le leggi, i regolamenti e le norme amministrative che riguardino la protezione dei diritti di proprietà immateriale. Per entrare a far parte del WTO, la Russia sta adeguando le proprie leggi in materia di diritti industriali a quelle dell’Accordo.
Amplissima è del resto anche la legislazione nazionale della Federazione Russa
in materia di diritti d’autore, di proprietà industriale, e di brevetti.
L’INTERSCAMBIO COMMERCIALE RUSSO CON L’ITALIA
In occasione della recente missione italiana di sistema in Russia d’inizio aprile
2009, la più grande missione all’estero mai organizzata da Confindustria, dati
del governo italiano e degli
industriali mostrano che
l’interscambio commerciale
italo-russo è cresciuto nel
2008 su base annuale
dell’11% a 26,5 miliardi di
euro, con le nostre esportazioni passate da 9,3 a 10,5
miliardi di euro nonostante
la pesante influenza della
crisi nella seconda metà
dell’anno scorso; il nostro import dalla Russia, di 16 miliardi, è invece aumentato nel 2008 rispetto al 2007 del 10,1%. Sono peraltro molto più alti i dati relativi
all’interscambio commerciale dei due paesi secondo le statistiche russe: di 52,9
miliardi di dollari nel 2008, cioè del +46,7% sul 2007.
Secondo i dati forniti dal servizio doganale russo, l’interscambio economicocommerciale pre-crisi tra Italia e Russia era caratterizzato da una crescita stabile e costante. Come negli anni precedenti, l’export russo è stato dominato dai
combustibili e dalle materie prime che costituiscono l’88,1% del totale: per il
65,3% petrolio e prodotti petroliferi, e per il 23,5% gas naturale. Al secondo posto per quantità si trovano metalli e prodotti in metallo (8,4%). Nella struttura
delle importazioni russe dall’Italia la quota relativa a macchine, apparati tecnologici, e impianti raggiunge il 52,1%; con i prodotti chimici al 14,7%, i prodotti
tessili, l’abbigliamento e le calzature al 7,3%, mentre i generi alimentari e gli altri
prodotti agroindustriali arrivano al 7% del totale.
Durante la menzionata missione di sistema italiana sono stati diffusi anche altri
dati: l’Abi ha assicurato 3,7 miliardi di euro per l’internazionalizzazione delle imprese in Russia, un plafond messo a disposizione per finanziare esportazioni ed
investimenti italiani nel paese; per Sace la Federazione Russa è invece terza nazione per la sua maggiore esposizione: quest’ultima, proprio per la Russia, al 31
dicembre 2008 ammontava a 2,8 miliardi di euro, il 12% in più sul 2007, mentre
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il numero delle operazioni realizzate lo scorso anno sarebbe stato di 61 per un
valore di 635 milioni di euro.
Quanto agli investimenti, secondo il ministro italiano per lo sviluppo economico
Scajola fino al 2007 “il volume totale degli investimenti italiani nell’economia
russa aveva superato i 600 milioni di dollari, di cui 459 di investimenti diretti”;
gli investimenti italiani in Russia sono “limitati” secondo il Consiglio italo-russo
per la cooperazione economica, industriale, e finanziaria, seppur si tratti di “miliardi” di euro, anche per la decisione di molte imprese di investire in quel paese
non direttamente ma attraverso partecipate estere.
Secondo il Servizio federale russo di statistica (Rosstat) al 1° luglio 2008 la
somma degli investimenti italiani nell’economia del paese ha raggiunto 1,12 miliardi di dollari, di cui 863 milioni di dollari in investimenti diretti; ma anche in
questo caso le statistiche italiane e russe differiscono di molto, e secondo alcune
stime italiane il volume dei nostri investimenti in Russia avrebbe in realtà superato i 10 miliardi di dollari.
I maggiori investitori italiani nell’economia russa secondo il Rosstat sono Eni,
Enel, Fiat, Indesit, Tecnimont, Marazzi, Ferrero, e Federlegno Arredo.
STATO DELL’ECONOMIA E INDICATORI PRINCIPALI DELLA SITUAZIONE SOCIO-ECONOMICA DELLA FEDERAZIONE RUSSA A SEGUITO DELLA CRISI INTERNAZIONALE.
La crisi economico-finanziaria 2008 in Russia; previsioni per il 2009 (aggiornamento al 30/4/2009)
Ad aprile il Fondo monetario internazionale ha comunicato che nel 2009
l’economia della Federazione Russa si contrarrà di fino al 6% a causa della crisi
economica; nel 2010 la stessa potrebbe però avanzare dello 0,5%. Si tratta della
previsione più pessimistica sinora effettuata da un’agenzia internazionale o domestica sull’andamento del Pil russo quest’anno, e peggiore anche di quella avanzata all’inizio di aprile dalla Banca Mondiale, che per Mosca ha parlato di
una recessione al -4,5% senza alcun segno di recupero economico in tutto il
2009; secondo l’Ocse, l’economia russa è invece destinata a contrarsi di fino al
5,6% nel 2009, cioè più di quanto lo stesso organismo ha previsto per qualsiasi
altra economia emergente.
Il ministro delle finanze Alexey Kudrin ha affermato “ottimistico” lo scenario di
una contrazione dell’economia russa al -2,2% del Pil nel 2009: la stima era stata
fatta a febbraio dal dicastero dello sviluppo economico. Nel 2009 si registrerà per
lo Stato federale anche il primo deficit di bilancio del decennio, e già diversi analisti ritengono molto difficile possa rimanere al di sotto della soglia del 7,4% del
Pil stimata dall’esecutivo.
L’inflazione mostrerebbe invece i primi segnali di rallentamento, dopo che secondo il Servizio statistico federale nel primo trimestre essa è ammontata al 5,4%; il
governo nel suo complesso resta convinto che la crescita dei prezzi 2009 non sarà superiore al 13%, inferiore quindi all’inflazione del 13,3% registrata nel 2008.
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Alla fine di aprile la disoccupazione in Russia scatenata dalla crisi ha ufficialmente toccato quota 10%, e non vi è ancora alcun accenno alla sua diminuzione
secondo il ministero dell’economia, fonte che ha parlato di 7,5 milioni di russi
rimasti disoccupati il mese precedente; se a questi si aggiungono quanti costretti
dai propri datori di lavoro a ferie forzate o a un tipo piuttosto che un altro di astensione non pagata dall’attività lavorativa, l’esercito dei non-lavoratori russi
arriva a ben 8,7 milioni di persone.
Circa gli aiuti previsti per le piccole e medie imprese, strategiche in questo momento per il mantenimento dell’occupazione, le autorità hanno promesso misure
straordinarie di sostegno: da agevolazioni fiscali e accesso aperto e trasparente
ad aste e gare d’appalto pubbliche, fino all’intenzione di eliminare tutte le barriere amministrative. Si attende con interesse l’implementazione di queste novità.
STORIA DELLA CRISI: Fino ad allora sempre ufficialmente negata, il momento
“ufficiale” di arrivo della crisi finanziaria mondiale in Russia viene considerato la
metà di settembre, quando la Borsa iniziò una lunga serie di sospensioni delle
contrattazioni per eccesso di ribasso, continuata per
tutto il resto del 2008; sempre da settembre in poi, per
parecchie mattinate le contrattazioni non sono neppure iniziate, mentre si erano evidenziati ormai da qualche mese preoccupanti scivoloni dei due principali indici Rts e Micex, accompagnati da ondate di vendite. Si
è quindi trattato per la prima volta dell’ammissione,
peraltro ancora soltanto indiretta, che la crisi finanziaria mondiale, aggravata
ulteriormente per i russi dall’abbassamento del prezzo del greggio iniziato negli
stessi giorni, si è abbattuta anche sulla Federazione Russa.
Sempre nel mese di settembre il petrolio aveva già perso il 40% del suo costo rispetto al mese di luglio, mentre la stampa russa riportava che il colosso Gazprom sarebbe stato oberato dai debiti, avvicinatisi a 62 miliardi di dollari rispetto ai 13,5 del 2000.
I primi commenti in genere prevalenti fra i circoli economici indipendenti erano
che il paese stava iniziando a pagare le conseguenze della scellerata invasione
d’agosto della Georgia, costringendo i capitali stranieri a fuggire nuovamente
dall’economia russa e la moneta nazionale ad un inaspettato arretramento: “perdonata” da Bruxelles e dalla maggior parte delle diplomazie dell’Unione Europea,
Mosca si sarebbe ritrovata così “punita” dal mercato, inevitabilmente caratterizzato da principi molto più rigidi di quelli della maggior parte delle diplomazie
dell’UE. Secondo le autorità russe il “75%” dello scivolone nel mercato azionario
russo è stato causato dalla crisi finanziaria internazionale, e il restante 25% da
fattori domestici, compresa la guerra estiva con la Georgia.
A settembre il quotidiano economico Financial Times scriveva che le imprese e le
organizzazioni finanziarie russe avrebbero dovuto pagare entro la fine dell’anno
45 miliardi di dollari per soddisfare i termini dei contratti di mutuo conclusi
all’estero; secondo il quotidiano, si sarebbe trattato di un compito non facile viste le difficoltà ad ottenere nuove linee di credito (sui mercati internazionali e su
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quello interno, dove gli effetti della crisi finanziaria globale stavano diventando
evidenti) ed il peggioramento del rischio politico per le aziende russe. Molto più
grande, e difficile da stimare, è il volume effettivo di crediti garantiti attraverso
partecipazioni azionarie russe, forse tra 40 e 120 miliardi di dollari; al febbraio
2008, il debito domestico delle imprese russe sarebbe invece ammontato a 1.200
miliardi di rubli.
Il 7 ottobre 2008 l’Rts registrava il peggiore decremento giornaliero dell’intera
sua storia, perdendo il 19,1% ed abbattendosi a 866 punti, il livello più basso
sin dall’agosto 2005 perdendo quindi in pochi giorni quanto aveva guadagnato in
più di tre anni; il Micex raggiungeva invece l’8 ottobre i 637 punti, anch’esso al
livello più basso all’incirca degli ultimi tre anni. Secondo analisti occidentali, le
azioni russe avevano perso più della metà del loro valore (bruciando 418 miliardi
di dollari) dall’invasione estiva della Georgia sino al mese di ottobre; sempre dalla guerra con la Georgia, i grandi investitori internazionali avevano portato via
dalla Russia miliardi e miliardi di euro e dollari. Alla fine di ottobre le azioni russe subivano un altro scivolone storico, dopo che le contrattazioni erano tornate
ai livelli di undici anni fa (1997), anche a causa del forte abbassamento del costo
del petrolio e di quello dei principali metalli: l’Rts scendeva infatti a 549 punti,
confermando di avere perso ben il 78% dal suo ultimo picco raggiunto nel mese
di maggio, il declino peggiore da quello del 1997-1998 (93,3%), mentre l’indice
Micex, il più liquido fra i due, scendeva a 513 punti.
Dall’inizio dell’anno sino a novembre l’Rts perdeva il 68% in un panorama di generica diminuzione dei prezzi per le commodity, confermandosi come l’indice con
l’andamento peggiore fra tutti quelli dei principali mercati emergenti. La cattiva
performance della Borsa russa continuava in modo altalenante in novembre e
dicembre sino alla fine del 2008.
Nella chiusura del 23 gennaio 2009 la Borsa moscovita (indice Rts) risentiva pesantemente del calo del greggio e delle perdite sui mercati europei per l’ultima
diffusione di una serie di dati economici preoccupanti, segnando un nuovo record negativo degli ultimi cinque anni e più dopo essere scesa al di sotto della
soglia considerata come “psicologica” dei 500 punti: ad un livello al di sotto di
questa tacca simbolica non si era più arrivati sin dal novembre 2003, quando il
mercato azionario russo fu scosso come per un terremoto dall’arresto del magnate Mikhail Khodorkovsky e, anche allora, da una contemporanea discesa nei
prezzi del petrolio. A metà giornata di contrattazioni il volume di scambi sull’Rts
era pari ad appena 3,4 milioni di dollari.
Il primo ottobre 2008 le riserve in oro e valute straniere della Banca Centrale
russa risultavano di 556,1 miliardi di dollari, diminuite di ben il 7,4% in meno di
due mesi; al primo dicembre le riserve erano ulteriormente scese a 455,73 miliardi di dollari, in discesa del 5,95% durante tutto il mese di novembre. Le riserve sono continuate a scendere anche nel nuovo anno, quando al 16 gennaio risultavano di 396,2 miliardi di dollari (avevano sfiorato il picco di 600 miliardi ad
agosto).
Le agenzie internazionali di rating stanno seguendo con attenzione l’andamento
delle riserve finanziarie russe; molte di queste consulting sostengono che i maxiinterventi decisi dal governo saranno a lungo andare insostenibili, ad esempio
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Standard & Poor’s ha avvertito di pericoli quali i costi per il salvataggio delle
banche in difficoltà, e il rischio di un passivo di bilancio (il primo dopo molti anni) per le casse dello Stato, del resto sconsolatamente ammesso dallo stesso governo alla fine dell’anno.
Per la prima volta in quattro anni, il 2008 potrebbe essersi chiuso per la Russia
con la fuga all’estero di capitali che ne ha superato l’afflusso, un deflusso netto
di capitali comunque definito dal ministero delle finanze “piccolo”, senza precisare ulteriormente. Più pessimistici sono gli esperti, che parlano invece di una fuga
netta di capitali di 10-15 miliardi di dollari (per crisi del credito, guerra in Georgia, peggioramento delle relazioni diplomatiche con l’Occidente) mentre Merrill
Lynch è arrivata a parlare di 30-40 miliardi di dollari. L’ultimo anno in cui la
Russia aveva registrato un deflusso netto di capitali è stato il 2004, con una fuga di 8,9 miliardi di dollari. Secondo dati di BPN Paribas, dall’inizio di agosto
(crisi georgiana) al novembre 2008 gli investitori avrebbero ritirato dalla Russia
circa 147 miliardi di dollari.
In materia di politica dei cambi, la Banca Centrale ha iniziato dal novembre
2008 una progressiva e controllata svalutazione del rublo, lasciando indebolire
lo stesso di circa l’1% quasi settimanalmente nei confronti del paniere bivalutario (55% dollari e 45% euro) con cui l’istituto centrale controlla le fluttuazioni
della moneta russa, designando l’inversione di rotta definitiva da una politica
monetaria per contenere l’apprezzamento del rublo in una di difesa di un tasso
di cambio ormai francamente sopravvalutato visti la discesa dei prezzi del petrolio e l’improvviso alt agli afflussi di capitale nel paese. Nella sua ricerca di un
livello credibile del rublo nei rapporti di cambio, la BC ha comunicato ufficialmente il 22 gennaio 2009 di avere terminato la sua svalutazione graduale del
rublo e di avere fissato un nuovo tetto di 41 rubli nel corridoio di rapporto della
moneta con il paniere bivalutario attraverso cui l’istituto centrale controlla le
fluttuazioni della valuta locale, mentre il governatore Sergei Ignatyev segnalava
l’intenzione di non ritoccare nuovamente tale limite nei mesi a venire. Tale livello
implica, sul paniere dollaro-euro, una svalutazione complessiva del rublo del
23% dal novembre 2008; da agosto ad oggi, a causa della fuga di capitali e del
crollo del petrolio, sul dollaro il rublo ha perso quasi il 30%. Le reazioni degli analisti sono state finora miste, con quanti sostengono che la svalutazione sin qui
effettuata del rublo non sia stata sufficiente e che si possano rendere necessarie
altre manovre in tal senso.
Nel mese di ottobre i nomi più conosciuti tra le catene della grande distribuzione
organizzata e degli sviluppatori immobiliari, assieme ad altri meno famosi, hanno incontrato il governo in considerazione della crisi, ormai in via di espansione
dal mondo finanziario a quello dell’economia reale. Quindi, tra ottobre, novembre, e dicembre, la lista delle industrie, di grandi, medie, e piccole dimensioni
che hanno chiesto ufficialmente aiuto al governo a causa della congiuntura eccezionale di crisi si è composta di praticamente tutti i nomi più conosciuti degli
operatori industriali e produttivi russi, di qualsiasi comparto; in modo analogo,
pressoché tutti gli operatori economici hanno posposto o cancellato i propri piani
di espansione per il 2009 e gli anni a venire, citando cattive prospettive di crescita per il nuovo anno.
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Sempre ad ottobre ha fatto il giro del mondo la notizia, riportata da Bloomberg,
secondo cui gli “oligarchi” russi avrebbero perso a causa della crisi finanziaria
mondiale qualcosa come 230 miliardi di dollari nel giro degli ultimi cinque mesi;
per la precisione, si tratterebbe di quanto perso dai 25 uomini d’affari più ricchi
di Russia, ovverosia il 62% circa delle loro ricchezze, valutazione necessariamente approssimativa vista la parsimonia di dettagli con cui da sempre si è circondato il grande business russo. Un gran ridimensionamento davvero, se si considera che la rivista finanziaria Forbes aveva calcolato, nell’aprile 2008, che i 100
russi più ricchi possedevano un terzo circa della ricchezza economica prodotta
dall’intera nazione.
Tra il mese di settembre e quello di novembre il governo russo ha definito un
pacchetto di varie misure di salvataggio ed anti-crisi (basato sulle iniezioni dirette di capitale più che sulle garanzie) per l’economia e le banche che secondo le
ultime stime totalizza, considerate tutte le sue componenti, 222 miliardi di dollari, ossia il 13,9% del Pil tra iniezioni di liquidità, linee di credito, sconti e dilazioni fiscali, e altre misure. In proporzione con le dimensioni dell’economia, è molto
di più di quanto realizzato dallo stesso governo americano, grazie alle consistenti
riserve in oro e valute della Banca Centrale russa che risultavano di 560 miliardi
di dollari quando sono state approvate queste misure.
Secondo uno studio di Citigroup del febbraio 2009, assieme a quelle già intraprese, le altre misure di politica fiscale e monetaria pianificate dal governo potrebbero portare gli interventi più sopra ricordati ad un totale di fino a 400 miliardi di dollari, cioè un quarto del Pil russo; anche se ciò significherà un fortissimo aumento della spesa pubblica nel 2009 e nel 2010. Il governo ha approvato
anche un pacchetto di interventi il quale prevede un totale di circa 36,5 miliardi
di dollari in linee di credito alle banche russe, tutte valide fino al 2019, ma tra
gennaio e febbraio del nuovo anno si è già iniziato a discutere di un secondo
pacchetto straordinario di aiuti alle banche. Sberbank
riceverà fino a 500 miliardi di rubli di crediti esenti da
garanzia, e Vnesheconombank fino a 450 miliardi di
rubli: a sua volta, quest’ultimo istituto potrà concedere
fino a 200 miliardi di rubli a Vneshtorgbank, e fino a
25 miliardi di rubli alla Banca nazionale per
l’agricoltura. La Banca Centrale potrà concedere ulteriori prestiti “di stabilizzazione” fino a sei mesi esenti da garanzie a tutte le organizzazioni creditizie russe che presentino indicatori adeguati per essere ammessi
al beneficio; tali indicatori saranno determinati dalla medesima BC, la quale si
riferirà per il suo giudizio anche ai rating di alcune agenzie.
Piuttosto importanti sono le misure disposte direttamente a migliorare la situazione finanziaria delle industrie. La banca pubblica Vnesheconombank viene incaricata di rilasciare linee di credito in valuta per 50 miliardi di dollari finalizzate
a sostenere il pagamento dei debiti con l’estero di cui si sono fatte carico le industrie russe, ammesso che tali mutui siano precedenti al 25 settembre 2008;
Vnesheconombank potrà rilasciare queste linee di credito sino alla fine del 2009.
Soltanto le aziende operative nel settore reale, non finanziario, dell’economia potranno venire ammesse al rifinanziamento delle linee di credito estere, mentre le
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loro attività dovranno presentare carattere di essenzialità per le economie regionali oppure rappresentare un’industria strategicamente importante; ulteriore
necessità è che le attività principali dell’azienda vengano svolte in Russia. Inoltre, nelle società per azioni agli azionisti è richiesto di mettere a disposizione
parte dei fondi necessari, condividendo in questo modo il rischio dell’operazione
con lo Stato; ammissibili al rifinanziamento saranno anche le aziende che hanno
ottenuto crediti per finanziare progetti d’investimento o acquisizioni in Russia.
Alla metà di novembre Putin concludeva la stesura formale del programma governativo di salvataggio dell’economia nazionale, che secondo gli esperti ha segnato il passaggio di focalizzazione dal settore bancario e finanziario a quello
dell’economia reale. Il piano prevede in tutto 55 misure concrete, la maggior parte delle quali già annunciate nelle settimane precedenti; tra le novità, la possibilità per i funzionari della Banca Centrale di sedere nel management degli istituti
bancari destinatari di fondi pubblici, per assicurare la successiva corretta allocazione di questi ultimi a quattro settori reali prioritari: automotive, compagnie
aeree, immobiliare, produzione di macchine agricole.
Ancora, alle grandi corporazioni pubbliche è stato richiesto entro il nuovo anno
di velocizzare l’esecuzione dei propri piani d’investimento per sostenere la domanda interna, mentre entro il marzo 2009 i ministeri della finanza, dei trasporti, e dell’energia hanno dovuto formulare proposte per la prossima emissione di
bond detti “infrastrutturali” diretti al finanziamento della costruzione di strade e
nuove linee elettriche.
Sempre a metà dicembre, nell’ambito del suo pacchetto-salvagente per il settore
dell’economia reale, il governo russo ha infine comunicato che provvederà sostegno ad almeno “1.500” imprese che insieme contano per l’85% del Pil, al fine di
stabilizzare la situazione economica del paese; in concreto tali misure di sostegno verranno definite da un’apposita commissione interministeriale, saranno di
natura finanziaria, e consisteranno in linee di credito che dovranno comunque
venire ripagate dagli interessati. I mutui verranno concessi su basi competitive,
poiché interesseranno quelle aziende che posseggono un piano interno di sviluppo ed i cui prodotti risultano richiesti dal mercato. Il governo è inoltre disposto,
qualora necessario, a diventare azionista delle aziende in difficoltà, in modo da
provvedere alle medesime nuove opportunità di finanziamento senza la necessità
di restituire i fondi ricevuti; sarà inoltre possibile la “ristrutturazione” di parte
degli arretrati che le aziende in crisi eventualmente hanno nei confronti del fisco.
Rispetto alle “1.500” imprese a contare per l’85% del Pil, che Vladimir Putin si è
impegnato a sostenere, nel febbraio 2009 il primo vice premier Shuvalov ha detto che questo numero salirà a duemila entità, e che i ministeri coinvolti avrebbero presentato a breve un nuovo piano anti-crisi rivisto e corretto in modo specifico per il 2009.
Secondo il Servizio statistico federale, l’output dell’industria russa è sceso su
base annuale nel novembre 2008 di ben l’8,7% e su base mensile del 10,8%; nei
primi undici mesi dell’anno la crescita della produzione industriale è perciò rallentata al 3,7% rispetto al 6,4% dello stesso periodo di riferimento del 2007. Soltanto alla fine del successivo mese di gennaio, il Servizio statistico federale ha
comunicato che nel dicembre 2008 la produzione industriale è diminuita su ba-
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se annuale del 10,3%; l’ultimo dato mensile dell’anno appena conclusosi pone
quindi la crescita della produzione industriale russa nel 2008 soltanto al 2,1%
rispetto al 2007.
Riferendosi ai suoi tradizionali componenti statistici di questo indicatore, il Rosstat ha specificato che la produzione e distribuzione di elettricità, acqua, e gas è
cresciuta dell’1,4%, e la produzione manifatturiera del 2%.
Gli analisti avevano concordato che la crescita annuale del Pil per il 2008 sarebbe rallentata a causa del diffondersi della crisi finanziaria negli ultimi mesi
dell’anno; ciò sarebbe già stato evidenziato dalla sua crescita del 6,2% nel terzo
trimestre rispetto a quella dell’11% nel secondo trimestre (dati sempre su base
annuale). La discesa del Pil è stata confermata dai primissimi dati ufficiali circa
l’andamento di questo indicatore nel 2008, resi disponibili nel successivo mese
di febbraio. Secondo il Rosstat il prodotto interno lordo 2008 sarebbe cresciuto
del 5,6%: tale percentuale pone la crescita del Pil dell’anno scorso al livello più
basso dal 2002 (sempre secondo il Servizio statistico federale, nel 2007 il Pil russo era cresciuto su base annuale dell’8,1%). Resterebbe però preoccupante il cattivo andamento dell’economia specialmente negli ultimi mesi del 2008 (secondo
dati del ministero per lo sviluppo economico, nel mese di dicembre l’economia
del paese si sarebbe infatti contratta su base annuale dello 0,7%) con tutte le
probabilità che tale congiuntura sia proseguita anche nel primo bimestre del
2009. Il Rosstat ha precisato che il Pil russo 2008 è valso 41.540 miliardi di rubli (1.150 miliardi di dollari); i settori che hanno registrato un incremento della
ricchezza lorda prodotta nell’anno rispetto a quanto fatto registrare nel 2007 sarebbero stati costruzioni (+13,2% rispetto al +9,3%), trasporti e telecomunicazioni (+6,9% rispetto al +3,4%), agricoltura e forestale (+8,4% rispetto al +2,6%),
produzione e distribuzione di energia elettrica, gas, ed acqua (+1,2% rispetto al 0,7%), e minerario (+0,2% invece del -2,6% nel 2007); tutti i restanti settori economici presi in considerazione dal Comitato statistico federale avrebbero invece
diminuito la ricchezza prodotta rispetto al 2007.
Secondo dati del ministero dell’economia, che ha confermato la crescita del Pil
2008 al 5,6% già comunicata dal Rosstat, tale incremento del prodotto interno
lordo è stato peraltro disomogeneo durante i 12 mesi, con risultati nettamente
migliori nella prima metà dell’anno grazie ai forti prezzi delle materie prime esportate dalla Russia e per l’ancora alto livello dei prestiti bancari. Più nei dettagli il Pil sarebbe cresciuto ad esempio su base annuale dell’8,5% nel primo trimestre per passare ad appena il +1,1% nell’ultimo trimestre 2008, con i maggiori
decrementi registrati da costruzioni, manifatturiero, e trasporti.
In base a quanto riportato di nuovo dal Servizio statistico federale, l’inflazione
russa dall’inizio del 2008 al 15 dicembre ha poi toccato il 12,9% dopo avere registrato il 12,5% nei primi undici mesi del 2008, e sostenuta soprattutto
dall’aumento dei prezzi per i generi alimentari. La prima stima preliminare per
l’inflazione dell’intero 2008 è stata comunicata dal Servizio statistico federale
soltanto a metà del successivo febbraio: il Rosstat l’ha stimata al 13,3% alla fine
di dicembre su base annuale.
Nei primi dieci mesi del 2008 l’attivo del commercio con l’estero è aumentato a
182,8 miliardi di dollari rispetto ai 62,2 dello stesso periodo di riferimento
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dell’anno precedente; le esportazioni hanno totalizzato 409,4 miliardi di dollari e
le importazioni 226,6 miliardi. I prodotti energetici hanno contato per il 73% delle esportazioni verso i paesi baltici e quelli non appartenenti all’ex Urss rispetto
al 67,8% di un anno prima, mentre impianti e macchinari hanno contato per il
56,3% delle importazioni rispetto al 53,6% di un anno prima. Suggerendo
l’assottigliamento del surplus nel commercio estero annuale, a causa della crisi e
del calo del prezzo del petrolio, già in ottobre lo stesso attivo era però diminuito a
38,6 miliardi di dollari rispetto ai 45,4 di agosto. All’inizio del febbraio successivo
il Servizio doganale federale ha comunicato che nel 2008 l’attivo del commercio
estero della Russia è aumentato del 32% a 201,155 miliardi di dollari; il totale
del commercio con l’estero sarebbe risultato di 734,991 miliardi di dollari
(+33,2%), con le esportazioni aumentate del 33% a 468,073 miliardi e le importazioni incrementate del 33,6% a 266,918 miliardi. Segnali del disagio derivante
dalla crisi sono comunque diventati evidenti nell’ultimo trimestre dell’anno,
quando rispetto allo stesso periodo di riferimento del 2007 il commercio con
l’estero è diminuito del 5,4%; soltanto le importazioni sono aumentate, di appena il 3,4%, mentre le esportazioni sono diminuite del 10,5%.
Dopo che da 9-10 anni circa la disoccupazione non ha spaventato più di tanto
autorità e gente comune, complice la crisi il fenomeno è tornato verso la fine del
2008 a preoccupare come fece alla fine degli Anni Novanta. Il campanello
d’allarme è stato suonato ufficialmente per la prima volta agli inizi del mese di
dicembre dal Servizio federale per il lavoro, secondo il quale nei due mesi successivi i licenziamenti “ufficiali”, cioè quelli preannunciati al medesimo organo
dalle imprese come previsto dalla legge, sarebbero stati ben 200 mila; effettivamente, nelle ultime settimane dell’anno gli organi di stampa hanno ammesso che
i più grandi gruppi industriali e del commercio hanno già preannunciato dolorose riduzioni di personale. Nel mese di dicembre il dato ufficiale della disoccupazione era salito al 7,7%.
Intanto secondo l’Unione russa degli industriali e degli imprenditori, più del 45%
dei dirigenti d’impresa di diversi settori industriali ritiene il fallimento come la
conclusione probabile di questa crisi per il loro business, e il 42% crede che andranno egualmente incontro alla chiusura delle loro attività anche i rispettivi
clienti e fornitori; in base ai dati elaborati dall’Unione, nel novembre 2008 circa
la metà di tutte le aziende russe nel settore industriale ha ridotto la produzione e
il 45% ha rimandato i propri piani d’investimento, con i più colpiti che sarebbero
stati metallurgia e metalmeccanica. Nonostante il Cremlino abbia iniziato a formare il suo maxi-pacchetto di misure anti-crisi appena quest’ultima ha mostrato
inequivocabilmente le sue caratteristiche, l’organizzazione di lobby dell’industria
domestica Delovaya Rossija ritiene che una serie di fattori tipici per la Russia
renderanno meno efficaci queste stesse misure. Si tratta di scarsa probabilità di
una ripresa dei prezzi per le principali commodity export dato che la loro domanda mondiale resterà ancora debole; perdurante dipendenza dell’economia
proprio dalle esportazioni di risorse naturali e metalli, che a sua volta è causa
principale dell’arretramento della Borsa russa (più brusco degli shock sostenuti
dalle altre Borse mondiali) perché pesantemente legata ai titoli energetici; e incompletezza delle riforme istituzionali e strutturali dell’economia.
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Frattanto, nelle ultime settimane del 2008 la crisi diventava manifesta anche per
il settore immobiliare, dopo che i prezzi degli immobili nel paese erano rimasti
sostenutissimi sino a circa la metà di ottobre, quando secondo vari esperti gli
stessi avevano raggiunto i loro massimi superando di circa il 50% quelli di un
anno prima. Da allora alla fine dell’anno, il lento ma inesorabile declino dei costi
degli immobili di ogni sorta ha forse segnato la fine di una situazione di prezzi
esorbitanti che non poteva durare indefinitamente, proprio perché sostenuta da
ormai troppi anni non dalle regole del mercato, ma da interessi parziali ed artificiosi; praticamente, ciò si è tradotto nel blocco dei cantieri per i più costosi progetti immobiliari in corso a Mosca e nelle regioni, ed in forti sconti sul mercato
dei lotti di terreno in parecchie zone prestigiose di Mosca e nella regione circostante, con margini che vanno dal 25% fino al 70%, riguardando inoltre anche
immobili già completati. Secondo alcune agenzie immobiliari, nella capitale russa soltanto nella prima settimana di dicembre i prezzi delle proprietà residenziali
sarebbero scesi del 2%, rispetto al 2,3% che hanno perso nell’intero mese di novembre, e allo 0,9% andato in segno meno ad ottobre, mentre i prezzi del residenziale moscovita saranno destinati a calare di un ulteriore 30% prima
dell’estate 2009.
Alla fine del novembre 2008, la Banca Mondiale ha ridotto della metà le sue previsioni di crescita per l’economia russa nel 2009, ma allo stesso tempo si è congratulata con il governo della Federazione per la veloce ed adeguata risposta intrapresa di fronte alla crisi: secondo l’istituto finanziario internazionale, nel 2009
l’economia del paese potrà crescere non più del 3% principalmente a causa della
perdurante riduzione nei prezzi del petrolio; nelle settimane successive, tutte le
altre stime che venivano intanto preparate dagli organismi internazionali risultavano però molto più pessimistiche. Tra la fine di gennaio e l’inizio del febbraio
2009 ministeri russi, banche d’investimento, ed organismi internazionali hanno
ciascuno offerto la propria analisi della congiuntura attuale in Russia ed azzardato previsioni per l’andamento dell’economia nel nuovo anno; quanti sostengono che la crescita del Pil sarà positiva sono stati ormai messi in minoranza, e le
previsioni sulla crescita del Pil restano pertanto nere: tra lo 0% e il -3,5% a seconda delle fonti consultate, pubbliche o private. Di prodotto interno lordo a crescita pressoché zero nel 2009 ha invece parlato, dinanzi al parlamento, il ministro delle finanze Alexey Kudrin.
Sempre alla fine del 2008, Standard & Poor’s ha annunciato di avere abbassato
il rating sul debito sovrano della Federazione Russa portandone l’outlook a negativo, indicando quindi la probabilità di ulteriori declassamenti in futuro.
L’agenzia ha giustificato la mossa con i rischi derivanti dall’apparente stop degli
investimenti stranieri e dall’arretramento delle riserve valutarie, con conseguente
pressione sul bilancio e sulla liquidità. Si tratta del primo declassamento di questo indicatore per il paese in praticamente dieci anni, cioè dal gennaio 1999. Poche settimane dopo, nel febbraio 2009, toccava a Fitch abbassare da BBB+ a
BBB il rating sovrano a lungo termine sul debito della Federazione Russa sia in
valuta nazionale che estera, con outlook negativo, mentre il rating a breve termine circa le emissioni in valuta estera veniva declassato da F2 a F3; per la sua
decisione, Fitch ha menzionato alto livello di indebitamento di banche e imprese
con conseguenti serie difficoltà nel rifinanziamento del debito da parte delle medesime, calo delle principali commodity export del paese (idrocarburi e metalli)
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sui mercati internazionali, consistente diminuzione delle riserve nazionali in oro
e valute della Banca Centrale, fuga di capitali, e indebolimento dei conti pubblici.
Praticamente gli stessi sono stati i fattori giustificativi a suo tempo citati da S&P:
cioè i rischi derivanti dall’apparente stop degli investimenti stranieri e
dall’arretramento delle riserve valutarie, con conseguente pressione sul bilancio
e sulla liquidità. Di circa 300 miliardi di dollari nel debito estero delle imprese
russe come stimato sempre a febbraio 2009, gli esperti stimano che quest’anno
le stesse dovranno ripagare tra 100 e 130 miliardi, dopo che si sono intestate
grandemente con l’estero negli anni del boom economico di linee di credito per
finanziare relativamente a buon mercato la loro crescita; secondo Deutsche
Bank, i 27 e 32 miliardi previsti dover venire ripagati nel primo e secondo trimestre 2009 appaiono comunque meno preoccupanti dell’ondata avvenuta alla fine
del 2008, quando molte aziende erano ancora sconcertate dall’improvvisa portata della crisi, che adesso sembra invece essere stata ormai messa debitamente in
agenda da tutti i player.
Negli ultimi giorni dell’anno il vice ministro dell’economia Andrei Klepach ha affermato alla stampa che la Russia “è già in recessione”, fenomeno che durerà
“più di due trimestri”; il vice ministro ha basato il suo convincimento sul fatto
che la produzione industriale ha subito un drastico declino negli ultimi tre mesi
del 2008. Più possibilista è stato invece sempre in fine d’anno il ministero delle
finanze, secondo cui “non c’è ancora recessione in Russia”.
LE AZIENDE ITALIANE IN RUSSIA E LA CRISI
Contrariamente a quanto sostenuto da alcuni la presenza italiana è fortemente
polarizzata: a parte i contratti di milioni di euro, anche recentemente sottoscritti,
di Eni, Enel, Finmeccanica, e le posizioni produttive e distributive consolidate come per Ferrero, Parmalat, Concorde, Marazzi, Indesit, Mapei, Candy,
Pirelli, Iveco, Magneti Marelli, Fiat ed
altri ci sono decine e decine di piccole
medie imprese che lottano giornalmente, e da sole, sul mercato.
Le Banche italiane sono presenti con i due maggiori istituti INTESA SAN PAOLO
e UNICREDIT con Banche e sportelli in tutto il territorio russo. Molto contrastanti le opinioni delle aziende circa il supporto operativo reale fornito sul territorio da questi istituti.
Restano per tutti ancora in piedi le questioni relative ai permessi di lavoro per gli
espatriati – sono tuttora molti quelli non in regola – e le varie limitazioni e procedure burocratiche che alle volte sconfinano nell’assurdo.
Diversi progetti circa possibili insediamenti industriali sono fermi – quando non
totalmente abbandonati – a causa di procedure e regolamenti che ancora non
garantiscono certezze sulla proprietà dei terreni e i costi elevatissimi per le ur-
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banizzazioni e le infrastrutture (cosiddette “utility”). L’istituzione delle famose
ZES - Zone Economiche Speciali – avrebbe dato pochi risultati concreti.
Per gli italiani questo mercato è quanto mai strategico per diversi settori-chiave
dai mobili al tessile-abbigliamento, alle calzature, ma anche in una serie di comparti nei beni strumentali, dalle macchine per imballaggio, per lavorazione del
legno, della plastica, fino ai prodotti agroalimentari e altri. Dal punto di vista
commerciale poi non va trascurato il fatto che il debito privato reale delle famiglie russe in rapporto al Pil è di molte volte inferiore alla media europea, lasciando quindi praticamente inalterate le aspettative circa questo mercato rispetto ad
altri.
Interessante in tale contesto appare esaminare i risultati di un sondaggio ad hoc
condotto dall’Associazione degli imprenditori italiani a Mosca, Gim-Unimpresa,
tra i suoi 150 associati, tra la seconda metà di marzo e i primi di aprile 2009.
Purtroppo meno di metà degli associati ha partecipato a questo sondaggio e non
si sono distinte le risposte delle piccole imprese da quelle delle imprese mediograndi. Può essere comunque utile vederne un breve sunto commentato con
quanto rilevato direttamente attraverso interviste con nostri clienti e partner.
1. Impatto della crisi sulla società: nel periodo da ottobre 2008 a fine febbraio
2009, il 24% delle imprese non ha rilevato variazioni di rilievo nelle proprie
attività in Russia a causa della crisi, mentre il restante 75,8% le ha rilevate.
2. Modalità con cui si è manifestato l’impatto della crisi sulla vostra società. Più
in dettaglio, e concentrandosi solo sulle vendite, le modalità di percezione
della crisi si sono articolate nel modo seguente: il 6% delle imprese, pur non
avendo rilevato diminuzioni di vendite, non ha avuto nessuna crescita; il
58% ha avuto una riduzione di oltre il 10%; il 12% ha registrato una riduzione tra il 5 e il 10% delle proprie vendite. In breve, il 70% ha avuto cali di
vendite.
3. Quali problemi avete dovuto affrontare? (possibilità di risposte multiple) Il
9% ha risposto di non essere stato toccato dalla crisi, mentre il 91% ha dovuto affrontare alcuni problemi. All’interno di questo 91% i maggiori problemi da affrontare sono stati i seguenti: il 60,6% ha registrato un calo della
domanda per i propri prodotti o servizi; il 21,2% ha avuto problemi per il
credito insufficiente; il 18% ne ha avuti per mancanza di liquidità, e il 12%
ha avuto problemi a livello del personale (mancanza di motivazione, etc.). Il
6,6% ha registrato un rallentamento del booking; il 3,3% ha notato come si
sia fermato il contract business legato all’edilizia, un altro 3,3% ha registrato
una diversa tipologia degli ordini (materiali meno pregiati e quindi meno costosi).
4. Quali sono le vostre previsioni in rapporto alla crisi per il 2009? Il 6,0% non
ha saputo dare una risposta, il restante 94% ha così evidenziato la propria
opinione: il 48,3% ritiene che la crisi continuerà; il 32,2% ritiene che la crisi
finirà, mentre il 19,3% ritiene che essa peggiorerà.
5. Previsioni per il 2009: come valutate le prospettive di crescita dei profitti della vostra società nel 2009 rispetto al 2008? Il 6,4% non ritiene di potere dare
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una risposta precisa a questa domanda, secondo il 32,2% il profitto diminuirà di molto; per il 29% il profitto resterà invariato; per il 19,3% diminuirà,
ma di poco, mentre per il 12,9% ci sarà anche un piccolo aumento dei profitti.
6. Quali sono secondo voi le prospettive di crescita dell’economia russa nel
2009? Il 57,5% ha risposto che il tasso di crescita diminuirà notevolmente; il
33,3% che diminuirà, ma di poco; secondo il 6% la crescita rimarrà stabile,
mentre per il 3% dipenderà dall’andamento del prezzo del petrolio.
7. Quali problemi prioritari incontra la vostra società ad operare sul mercato
russo? Indicare un’intensità da 1, la più bassa a 5, la più grande. La crisi li
ha aumentati o diminuiti, oppure lasciati invariati? Il 66,6% delle aziende ha
indicato nelle barriere e lungaggini burocratico-amministrative locali, regionali e federali il maggiore ostacolo; il 42,4% vede un grosso ostacolo nella discrezionalità dei poteri politico-amministrativi ai vari livelli, oltre che nella
diffusione della corruzione. Per il 30,3% un problema rilevante è costituito
dal neo-protezionismo governativo. Il 24,2% ritiene che il sistema delle procedure doganali rappresenti un forte ostacolo; il 18% ha problemi con la protezione dei marchi e dei brevetti aziendali, il 9% con la criminalità organizzata, e il 6,0% ha problemi diretti con il fenomeno della corruzione.
8. Come azienda, quali misure avete adottato contro la crisi? Il 12% non ha intrapreso nessuna misura particolare anticrisi, il restante 88% le ha prese
come segue: il 55% ha praticato una riduzione o rafforzamento del controllo
sui costi (indicati: diminuzione dei salari, annullamento dei premi annuali,
ecc..); il 34% ha attuato una riorganizzazione strutturale; il 31% ha ridotto il
personale; il 24,1% ha modificato la propria strategia di sviluppo business; il
17,2% ha praticato una revisione del regime finanziario della società. Solo il
17,5% ha ridotto la propria produzione, mentre il 6,8% ha acquistato altre
società e ampliato i propri affari, e il 3,4% ha cercato proposte innovative per
rafforzarsi sul mercato.
9. Nel 2009 la vostra società intende ridurre la sua produzione o i suoi servizi
in Russia? Questa è una domanda evidentemente importante: solo il 9% degli intervistati ha deciso di ridurre la propria produzione in Russia, mentre
l’87,8% proseguirà senza la riduzione di produzione o servizi nel paese. Di
questi ultimi però il 16,6% prevede una riduzione o lo slittamento degli investimenti.
10. Giudizi e richieste prioritarie nei confronti delle autorità russe e italiane in
questo periodo di crisi. Il 24% non ha dato alcuna indicazione; il restante
76% ha dato di massima quelle che seguono: il 48% ritiene di poter formulare richieste prioritarie alle autorità russe, e un altro 48% a banche e compagnie di assicurazioni (facilitare l’accesso ai clienti russi), mentre il 32% ha richieste prioritarie nei confronti delle autorità italiane. Il 4% ritiene che si dovrebbe istituire un sistema di micro-crediti da 30.000 euro per il settore
commerciale.
In sintesi le conclusioni del sondaggio Russia per le imprese italiane sono le seguenti:
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a. Profitti aziendali in calo nel 2009, ma tenuta sostanziale del mercato secondo
l’85%.
b. Tra le aziende italiane intervistate, solo il 9% intende ridurre la fornitura o la
produzione di beni e servizi in Russia, contro l’87% che non lo farà. Nessuna
impresa indica l’intenzione di lasciare il mercato russo, anche se il 16% rallenterà o farà slittare al 2010 gli investimenti di sviluppo previsti.
c. Il 32% delle imprese ritiene che la crisi economica in Russia rientrerà, a incominciare dal tardo 2009 o 2010. Per contro, il 68% delle imprese italiane
ritiene che la crisi continuerà per tutto il 2009, e di questi il 20% ritiene che
anzi peggiorerà. Tra l’altro, tale struttura di risposte riflette in una certa misura il dibattito in corso all’interno dei circoli degli esperti, anche appartenenti al governo e alla presidenza russa.
d. Il 9,1% delle imprese in questo sondaggio indica di non essere stato sostanzialmente toccato dalla crisi, e il 24% non ha riscontrato variazioni nel proprio fatturato Russia nei mesi tra ottobre 2008 e febbraio 2009 compreso.
Oltre il 60% ha invece riscontrato una diminuzione di ordini e fatturato. Gli
altri problemi provocati dalla crisi sono stati soprattutto la difficoltà del credito (21%) e la carenza di liquidità (18%), mentre il 58% ha indicato cali di
ordini e di attività intorno al 10-15% rispetto al 2008.
e. Più in dettaglio, il 60,6% delle imprese ha riscontrato nei mesi di novembre
‘08 – febbraio ‘09 cali di vendite di oltre il 10-15%, mentre per il 12% delle aziende il calo è stato contenuto tra il 5 e il 10%. Soltanto il 6% ha mantenuto
un livello di vendite stabile.
f.
Solo il 12% delle imprese italiane intervistate prevede di aumentare il profitto
aziendale in Russia nel 2009, e di queste la metà ritiene in maniera marginale. Il 29% delle aziende prevede comunque un profitto stabile, mentre oltre il
32% si prepara ad una forte diminuzione dei profitti, e il 19% ad una loro
diminuzione contenuta. In complesso, le aziende con previsione di profitto in
calo sul mercato russo, almeno per il 2009, costituiscono il 49% del campione intervistato.
g. Tra le misure anticrisi decise dalle aziende, oltre il 55% indica un maggiore
controllo o anche la riduzione delle spese, il 36% procede ad una riorganizzazione strutturale, ma solo il 31% prevede una riduzione del personale. La politica prevalente indica il mantenimento sostanziale di strutture e organici,
ma senza aumenti salariali e con l’eliminazione temporanea dei “bonus”; in
alcuni casi si registrano tagli reali ai salari, tenuto conto dell’avvenuta svalutazione del rublo sull’euro.
h. Tra i maggiori problemi incontrati dalle aziende italiane sul mercato russo, e
questo vale per le imprese di ogni dimensione, al primo posto e secondo i due
terzi degli intervistati (66,6%) vi sono le barriere e le lungaggini burocraticoamministrative a livello locale, regionale e federale. Segue con il 42% la discrezionalità dei poteri politico-amministrativi e il corrispondente grado di
corruzione. Al terzo posto, con il 18%, vi è la protezione dei marchi e dei bre-
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vetti aziendali, mentre la criminalità organizzata viene indicata come problema da appena il 9% delle aziende.
i.
La maggiore concentrazione di richieste di iniziative pro-imprenditoriali è diretta, oltre che alle autorità russe, verso le banche (36,3%) con la richiesta
di agevolare il credito per i clienti delle aziende italiane, ed una specifica proposta di istituire microcrediti rapidi fino a 30.000 euro per il settore commerciale.
TESTIMONIANZA DIRETTA dall’e-mail di un nostro partner italiano del settore
illuminazione e complemento d’arredo – (4/5/2009):
“Dopo la tua mail ho provveduto a fare una chiacchierata con i responsabili vendite di alcune aziende per sentire che cosa rispondevano in merito, perché trovo
giustissima la tua riflessione riguardo micro-clienti con in mano lo sconto massimo. Ho fatto una ventina di telefonate con aziende da noi distribuite e la maggior parte mi hanno risposto: da novembre 2008 c’è stato un crollo di vendite
molto sostanziale su Mosca e regioni (dal 60 al 90%), i rappresentanti hanno avuto un attacco di panico ed hanno iniziato a dare sconti massimi per cercare di
recuperare fatturato, molte aziende addirittura hanno chiuso gli uffici a Mosca,
tutti mi rispondono che dovrebbe essere una situazione momentanea. Anche loro capiscono che la gestione diventa difficile … sembra che si siano messi
d’accordo perché tutti rispondono la stessa cosa. … Tutti hanno ribadito che però cercheranno di proteggere i primi che propongono i loro materiali, questo per
premiare coloro che fanno promozione e non i raccoglitori di ordini. Anche loro
capiscono che non è giusto ma per qualcuno si tratta di sopravvivenza effettiva”.
STABILIRE UNA PRESENZA GIURIDICA – TASSAZIONE - TIPI DI IMPOSTE REGOLAMENTAZIONE MONETARIA - RELAZIONI DI LAVORO - DIRITTI DI
PROPRIETÀ - PRINCIPI E PRATICA DELLA CONTABILITÀ - LEGISLAZIONE DI
DIRITTO CIVILE - TRANSIZIONE AGLI STANDARD CONTABILI INTERNAZIONALI - PROPRIETÀ INTELLETTUALE - IL SISTEMA GIUDIZIARIO RUSSO - LE
CORTI STATALI DI ARBITRATO - ARBITRATO INTERNAZIONALE.
In Russia, gli investitori esteri possono:
⋅
stabilire un ufficio di rappresentanza od una filiale di una persona giuridica
straniera;
⋅
creare una persona giuridica di diritto russo come impresa a partecipazione
di capitale estero, che può essere (a) interamente di proprietà straniera o (b)
posseduta in comune come joint-venture con un partner russo; oppure
⋅
agire meramente come investitore estero.
Il Codice Civile della Federazione Russa prevede i seguenti tipi principali di società:
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⋅
a responsabilità limitata;
⋅
con responsabilità supplementare;
⋅
per azioni;
⋅
cooperative di produzione.
Le società per azioni sono di due tipi, “aperte”, in cui l’alienazione dei titoli è libera, e “chiuse”, in cui l’alienazione dei titoli è soggetta all’approvazione dei soci;
nelle società a responsabilità limitata, il capitale sociale si presenta suddiviso in
quote al posto di azioni, mentre struttura e adempimenti sono pressoché analoghi.
Gli investimenti esteri trovano espressione nelle forme di società a responsabilità
limitata e società per azioni, di tipo “chiuso” o “aperto”.
Oltre alle disposizioni del Codice Civile, sono state approvate leggi speciali federali (Legge Federale sulle società a responsabilità limitata, del 1998, e Legge Federale sulle società per azioni, nel 1996) che regolano la costituzione delle società a responsabilità limitata e delle società per azioni; una società a responsabilità limitata può essere fondata da una o più persone fisiche o giuridiche; tuttavia,
se il numero dei fondatori eccede i 50, la società deve essere registrata come società per azioni del tipo aperto.
Inoltre, una S.r.l., come anche una SpA, non possono avere come unico socio
un’altra società unipersonale; il capitale sociale dell’s.r.l. è suddiviso in interessi
di partecipazione, come definito nello statuto.
Il prossimo primo luglio entreranno in vigore le modifiche alla prima parte del
Codice Civile della Federazione Russa e alla legge federale dell’8-2-1998 N°14-FZ
“Sulle società a responsabilità limitata”. Queste novità legislative interesseranno
tutti gli imprenditori che per svolgere la propria attività in Russia hanno optato
per la figura giuridica della società a responsabilità limitata.
I cambiamenti legislativi sono essenzialmente di due tipi, gli uni di tipo formale a
riguardo dei documenti sociali, e gli altri di tipo sostanziale riguardando i rapporti tra i soci. Per quanto riguarda la nuova disciplina sulla formalizzazione dei
documenti sociali, gli statuti e gli altri documenti a loro afferenti che si riferiscono a società costituite prima dell’1-7-2009 dovranno rispondere a quanto previsto dalla nuova legislazione entro il primo gennaio 2010; considerando
l’amplissimo numero di s.r.l. oggi esistenti e la finestra di appena sei mesi per
rendere i documenti costitutivi conformi alla nuova legge, già da adesso si prevedono difficoltà di carattere burocratico. Anche per questo fatto, si può raccomandare di iniziare a prevedere sin d’ora l’approvazione dello statuto sociale secondo la loro nuova dizione di legge. Il nuovo tipo di formalizzazione dei documenti sociali avvicinerà in un certo senso questo regime delle s.r.l. a quello delle
società per azioni. L’atto di costituzione non sarà più considerato il documento
costitutivo della Società a responsabilità limitata “OOO”. Verrà introdotta la gestione degli elenchi dei soci, che comprenderanno i loro dati personali, informazioni sull’entità delle loro quote e versamenti, ed altro; a differenza del registro
degli azionisti, la responsabilità circa la tenuta dell’elenco sociale spetta alla so-
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cietà stessa, e non può venire delegata ad un professionista esterno. Se nel regime precedente il socio aveva diritto di prendere conoscenza dei verbali
dell’assemblea generale, ora a tutti i soci deve essere inviata entro 10 giorni dalla
stesura del verbale apposita copia dello stesso. Le modifiche di carattere sostanziale riguardano la modalità di alienazione delle quote della “OOO” ed i rapporti
fra i soci. Se in vigenza del precedente regime per esercitare la facoltà del socio
di uscire dalla società era sufficiente una comunicazione in tal senso e non era
necessaria l’approvazione degli altri soci, ora tale facoltà deve essere prevista espressamente dallo statuto. Dal punto di vista pratico, la nuova dizione della
legge prevede la formalizzazione degli accordi taciti fra i soci (che prima non venivano per nulla previsti dalla legislazione) aventi ad oggetto le particolarità
sull’estrinsecazione dei diritti degli stessi (compresa la rinuncia a tali diritti);
l’accordo può riguardare il voto e la modalità di voto in seno all’assemblea generale, la vendita della quota al verificarsi di determinate condizioni o l’impegno ad
astenervisi prima che si siano realizzate determinate condizioni, lo svolgimento
coordinato di altre azioni riguardanti l’amministrazione della società, come costituzione, attività, riorganizzazione, o liquidazione.
Un’altra novità sostanziale riguarda il diritto di prelazione sull’acquisto della
quota. Mentre sinora il socio ha goduto del diritto di prelazione sui terzi e al
prezzo praticato per questi ultimi a riguardo dell’acquisto di una quota messa in
vendita, ora la legge sancisce che è anche possibile prevedere anticipatamente
nello statuto sociale il prezzo a cui poter riscattare la quota, una determinata
somma di denaro in riferimento a vari criteri che ne determinano il valore (attivi
netti della società, profitti, Ebitda). Il prezzo di acquisto della quota determinato
in via anticipata nello statuto deve essere eguale per tutti i soci. Lo statuto deve
quindi in sostanza prevedere le modalità concrete per l’esplicazione del diritto di
prelazione (con il riferimento al prezzo praticato per i terzi o a quello determinato
in via anticipata dal medesimo statuto).
Viene anche modificata la forma per l’alienazione della quota nel capitale sociale,
che passa da quella libera per iscritto a quella pubblica per via notarile; ciò implica
ovviamente
costi
supplementari
come
l’imposta
di
registro
sull’autenticazione, calcolata in base al valore della transazione, e la necessità di
comparire personalmente, o tramite rappresentante legale debitamente autorizzato, dinanzi al notaio. Qualora si tratti di investitori stranieri, si potranno rendere necessarie apostille e/o autenticazione delle procure, redazione in due lingue del contratto, e autenticazione della traduzione. Con questo nuovo regime la
quota passa legalmente al compratore a partire dal momento dell’autenticazione
notarile della transazione. Finora le parti hanno potuto determinare autonomamente il momento di passaggio del diritto di proprietà della quota, potendolo ad
esempio vincolare al pagamento del prezzo, mentre il compratore acquisiva i diritti e gli obblighi di socio dal momento della notifica alla società della prova circa l’avvenuta compravendita della quota di capitale sociale. Nel caso di mancata
esecuzione degli obblighi di pagamento, in specie se la corresponsione di questo
è prevista avvenire tramite i circuiti bancari, il nuovo regime potrebbe essere lesivo dei diritti della parte venditice (possono darsi casi in cui al venditore non
resti praticamente altra possibilità che far valere in via giudiziaria le proprie pretese).
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Le S.p.A. continuano oggigiorno ad essere fra le più importanti tipologie di società commerciali per un’attività d’affari in Russia; la S.p.A. rilascia azioni al fine di
raccogliere il capitale necessario per le sue attività: gli azionisti non sono responsabili per le obbligazioni societarie, ed assumono il rischio di perdite limitatamente all’ammontare pagato per le proprie quote.
Le società per azioni di tipo aperto possono avere un numero illimitato di azionisti, i quali possono disporre liberamente delle proprie azioni; il numero degli azionisti in una s.p.a. di tipo chiuso non può eccedere i 50: se questo dovesse eccedere i 50, la società dovrà venire trasformata entro un anno in s.p.a. di tipo
aperto.
Legislazione sulla concorrenza
Dal 26 luglio 2006 e’ in vigore una nuova “Legge Federale sulla protezione dalla
concorrenza” che regola la politica antimonopolistica in Russia; l’organo competente per la supervisione anti-monopolistica è il Servizio federale per l’antimonopolio. La summenzionata legge regolamenta 4 aree di particolare interesse
per l’investitore straniero:
⋅
abuso di posizione dominante;
⋅
accordi per la limitazione della concorrenza;
⋅
fondazione di società;
⋅
fusioni ed acquisizioni.
Tassazione
A partire dal 1999, la Russia ha iniziato una significativa riforma del sistema
fiscale, che è stata implementata in più fasi; questa ha migliorato le regole procedurali e reso le stesse più favorevoli ai contribuenti, ridotto il numero totale
delle imposte, e ridotto la pressione fiscale. Sempre nel 1999, entrò in vigore la
parte prima del nuovo codice tributario, che per la maggior parte si occupa dei
principi generali della tassazione, elenca le varie imposte, le sanzioni, le procedure amministrative e procedurali, i diritti e obblighi dei contribuenti, ecc.
Nel 2001, sono entrate in vigore nuove norme su accise, IVA, imposta personale
sui redditi, e imposta sociale unificata; nel 2002, quelle sulle imposte dei redditi
d’impresa, e sull’estrazione delle materie prime; nel 2003, ulteriori emendamenti
hanno introdotto un sistema di tassazione semplificato, la tassa unica sui redditi
presunti, un nuovo capitolo sulla tassazione dei trasporti, ed uno speciale regime fiscale per gli Accordi di produzione condivisa. Un nuovo capitolo sulla tassazione delle proprietà d’impresa è entrato in vigore l’1/1/2004, rimpiazzando il
precedente del 1991.
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Tipi di imposte
Il codice tributario prevede 3 livelli di tassazione: federale, regionale, e locale.
Attualmente, le imposte federali sulle persone giuridiche comprendono l’imposta
sui profitti d’impresa, l’IVA, le accise, l’imposta sociale unificata, l’imposta
sull’estrazione di risorse minerarie, e altre.
Le imposte regionali includono la tassa sulla proprietà d’impresa, quella
sull’industria dei giochi d’azzardo, e l’imposta sui trasporti; mentre le imposte di
carattere locale comprendono l’imposta terriera e l’imposta sulla proprietà delle
persone fisiche.
In base alla graduale implementazione dei nuovi capitoli della parte seconda del
codice fiscale, la lista delle imposte applicabili a livello federale, regionale, e locale, è cambiata a partire dall’1/1/2004, con alcune imposte regionali e locali, incluse la sales tax e le imposte destinate al sostentamento della polizia locale e
delle istituzioni educative, che sono state abolite.
Imposta sul valore aggiunto
L’IVA grava su tutti i beni importati sul territorio russo, e si applica anche alla
vendita di beni, prestazioni, e servizi all’interno dello stato; la legislazione attuale
prevede l’IVA al tasso del 18% per la vendita della maggior parte dei beni. Fino al
31/12/2003 l’aliquota era del 20%. Un tasso fisso del 10% è applicato ad una
gamma limitata di articoli, come prodotti farmaceutici, medicali, per bambini e
certi tipi di prodotti alimentari e materiale stampato; l’esportazione non è soggetta ad alcuna IVA.
Generalmente, l’IVA pagata per l’acquisto di beni, prestazioni, e servizi, può venire rimborsata contro quella pagata dai clienti finali.
Imposte sui profitti
I soggetti contribuenti per l’imposta sui profitti d’impresa sono tutte le persone
giuridiche di diritto russo che svolgono attività commerciale; contribuenti sono
egualmente tutte le società straniere che svolgono la propria attività in Russia
attraverso un’Istituzione permanente o che ricevono profitti da altri tipi di fonti
in Russia. I tassi d’imposta attualmente vigenti sono come segue:
- tasso generale dell’imposta sui profitti d’impresa 20%;
- dividendi da società russe ricevuti da persone giuridiche non residenti 15%;
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- sui profitti derivanti dal trasporto commerciale internazionale (Utilizzo, affitto o
concessione in affitto di navi, aeromobili e altri mezzi di trasporto o conteiner)
10%
- dividendi da società sussidiarie russe e straniere ricevuti da persone giuridiche
russe 9%.
Imposta sulla proprietà d’impresa
Dall’1/1/2004, è entrato in vigore il capitolo 30 del codice tributario, che ha sostituito la precedente Legge per l’imposta sulla proprietà d’impresa del 1991.
L’imposta sulla proprietà è una tassa regionale, cioè regolata dalla legislazione
delle varie regioni, fino ad un tasso massimo del 2,2%; la base impositiva comprende beni mobili ed immobili posseduti dal soggetto fiscale in Russia, e calcolata sulla base del deprezzamento degli stessi. I beni tassabili da questo regime
non includono più i costi od altri beni immateriali registrati a bilancio, i terreni,
e le masse d’acqua.
Imposta sociale unificata
Dall’1/1/2001, un’imposta sociale unificata ha rimpiazzato i contributi dei datori di lavoro a quattro separati fondi sociali; l’imposta è pagata centralmente, e
quindi distribuita fra i detti fondi, ora ridotti a tre.
La legislazione regionale
Prima di investire nelle regioni russe, oltre a verificare tutta la legislazione federale applicabile al caso concreto, i potenziali investitori dovranno esaminare anche le leggi regionali. Una delle caratteristiche più distintive del clima degli investimenti in Russia, è stata infatti la competizione fra le varie regioni per attrarre
gli investimenti, sia stranieri che nazionali. I soggetti della Federazione Russa,
cercando in questo modo di migliorare le condizioni sociali ed economiche dei
propri territori, hanno adottato numerose normative e regolamenti con l’intento
di incoraggiare e regolare le attività di investimento.
Trattati internazionali
La Federazione Russa è firmataria di molti trattati bilaterali, multilaterali e internazionali che possono influenzare il commercio e gli investimenti trasnfrontalieri; è perciò consigliabile che gli investitori conducano un’accurata verifica per
appurare quali possano avere un impatto sulle loro transazioni in Russia. Nel
1996 e’ stata ratificata la Convenzione di Roma contro le doppie imposizioni in
materia di imposte sul reddito.
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Una panoramica del sistema bancario
Dopo la crisi finanziaria del 1998, le banche russe hanno seguito un modello
operativo e di sviluppo totalmente diverso da quello dei primi anni ’90, diventando maggiormente orientate al credito ed acquisendo un carattere tipicamente e
prettamente “bancario” come siamo abituati in occidente; questo è avvenuto attraverso la trasformazione dei depositi in crediti all’economia nazionale e la mediazione economica con le industrie invece di limitarsi, come all’origine del capitalismo russo, alle operazioni nel mercato valutario e del debito pubblico.
I livelli di intermediazione finanziaria delle banche
russe restano però bassi, rispetto sia alle avanzate economie occidentali che alle più moderne economie di
transizione: inefficienze strutturali di carattere fondamentale, un panorama legislativo per certi aspetti ancora carente, e la tuttora persistente non completa fiducia nel comparto impediscono alle banche russe di
essere i naturali finanziatori dell’economia.
Le grandi banche pubbliche e quelle di servizio, che esistono soprattutto per
svolgere le attività di pagamento e di bonifico dei gruppi industriali di cui sono
emanazione, contano per la maggior parte del grande numero (in graduale ma
lentissima diminuzione) di istituti bancari operativi, molti dei quali si trovano
però in una situazione di sottocapitalizzazione.
Nella metà del 2004 vi fu una “mini crisi” bancaria quando si registrò un declino
della liquidità e il conseguente aumento dei tassi sul mercato interbancario nel
panorama di un contemporaneo aumento dei crediti all’economia reale.
Dall’ultimo quadrimestre del 2008 e fino ad oggi si è purtroppo manifestato apertamente per le banche russe il peggior momento di crisi dal default dello Stato nel ‘98, con la paralisi del mercato creditizio, dei crediti interbancari, e la
massiccia richiesta di aiuti di natura straordinaria al governo.
Regolamentazione monetaria
L’art. 140 del Codice Civile russo statuisce che il rublo è la moneta nazionale
della Federazione Russa; anche se accordi e contratti possono riferirsi
all’equivalente in rubli di valute estere, tutte le transazioni condotte sul territorio
russo tra residenti, come regola generale, devono avvenire in rubli (l’art. 317-3del c.c. permette tuttavia l’utilizzazione di valute estere nei casi previsti dalla
legge).
La principale normativa che regola le transazioni monetarie è la Legge Federale
sul regolamento e controllo valutario del 10/12/2003; questa governa le “transazioni in valute estere”, come il trasferimento della proprietà e di altri diritti in
valuta, le transazioni commerciali con società estere, ecc.; la Legge regola anche
i poteri delle agenzie per il controllo monetario, i diritti e le obbligazioni di persone fisiche e giuridiche a possedere, utilizzare, e disporre di “valori in valuta”
(contante, titoli in valuta straniera, metalli e pietre preziose), e prevede le re-
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sponsabilità per la violazione della legislazione monetaria. Il 17/6/2004 esce la
Legge federale 173 FZ sulla regolamentazione ed il controllo monetario, che rappresenta un passo importante nel processo di rimozione della maggior parte delle restrizioni monetarie.
Gli investitori stranieri debbono monitorare l’evoluzione delle regolamentazioni
monetarie molto attentamente, considerate le alte penali previste per la mancata
osservanza della corrispondente normativa.
La legislazione assegna alla Banca Centrale l’autorità di regolare il possesso e
l’utilizzazione delle valute estere da parte delle persone fisiche e giuridiche sul
territorio della Federazione Russa; la legge sulla regolamentazione monetaria
divide privati ed aziende in 2 gruppi: residenti e non residenti. I residenti includono i cittadini russi e gli altri individui la cui residenza permanente si trova
nella Federazione Russa, le persone giuridiche di diritto russo, gli uffici di rappresentanza e le filiali di imprese russe all’estero, e le imprese/organizzazioni
che non sono persone giuridiche, ma che si trovano in Russia. I non residenti
sono definiti come le persone fisiche la cui residenza permanente si trova al di
fuori dei confini russi, e gli uffici di rappresentanza o le filiali di persone giuridiche straniere in Russia.
Relazioni di lavoro
Gli investitori internazionali devono considerare con attenzione anche il vasto
ventaglio di leggi che regolano i rapporti di lavoro in Russia; Il codice del lavoro,
entrato in vigore l’1/2/2002e ampiamente modificato il 30/06/2006 e oltre ad
esso, la Legge federale sui sindacati, diritti e garanzie, del 1996, e successive
modifiche, così come la legislazione sui salari minimi garantiti, la sicurezza sui
posti di lavoro, e numerosi altri regolamenti.
Alla base di ogni rapporto di lavoro, vi deve essere un contratto scritto, ed il codice del lavoro prevede garanzie minime che non possono essere derogate (pena
l’invalidità) dalle parti. Come regola generale, i contratti di lavoro devono essere
a tempo indeterminato, mentre i contratti a tempo determinato possono essere
conclusi soltanto in base alle circostanze indicate dall’art. 59 del codice. In base
alla legge russa, le mansioni e le obbligazioni del lavoratore debbono essere definite direttamente nel contratto di lavoro.
Diritti di proprietà
Sia la Costituzione della Federazione Russa che il Codice Civile riconoscono il
diritto alla proprietà privata; il codice terriero dell’ottobre 2001 e le altre leggi
federali attuative di quest’ultimo sono altrettanto importanti per assicurare
l’effettiva implementazione di questo principio.
Come previsto dalla Legge federale per l’implementazione del codice terriero (n.
137 FZ, 25/10/2001), il codice è entrato in vigore il giorno della sua pubblicazione, il 30 ottobre seguente; il codice terriero, con la Legge federale n. 101 FZ
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sulla circolazione dei terreni a destinazione agricola del 24/7/2002, entrata in
vigore nel gennaio 2003, ha finalmente posto fine al dibattito politico sul possibile riconoscimento della proprietà fondiaria privata in Russia.
Attualmente, secondo la legge russa, la terra è trattata diversamente dagli edifici, anche se vi sono piani per sviluppare, nel futuro, un concetto unico di bene
immobile, dal momento che il nuovo codice terriero afferma il principio di un approccio unificato al terreno ed agli edifici che sorgono sullo stesso;
l’implementazione di questo principio, tuttavia, richiederà ulteriori cambiamenti
nell’esistente panorama legislativo e regolamentare.
Principi e pratica della contabilità
Gli ultimi anni hanno testimoniato importanti cambiamenti nella legislazione
contabile russa, parte del più generale processo di transizione economica del paese, e del tentativo di portare gli standard contabili russi più vicini alle pratiche
ed agli standard internazionali.
Una tendenza importante è che la contabilità russa sta diventando più indipendente da considerazioni di tipo fiscale; sebbene l’influenza delle organizzazioni
professionali si stia rafforzando, la professione di contabile si trova nel corso di
un processo di formazione, e non dispone ancora di un codice deontologico. I
recenti sviluppi della contabilità russa suggeriscono che il sistema stia diventando più sensibile alle vere necessità dell’economia di mercato e dei potenziali
investitori, mentre la riforma lo sta gradualmente avvicinando ai principi internazionali. Resta la fondamentale differenza tra contabilità fiscale e contabilità
civile.
Legislazione di diritto civile
L’adozione del nuovo Codice Civile russo ha rappresentato uno dei momenti più
importanti per la transizione del paese verso l’economia di
mercato; la parte prima del codice è entrata in vigore
l’1/1/1995, e la parte seconda l’1/3/1996; insieme, questi
capitoli del Codice Civile rappresentano la base legale per
praticamente qualsiasi tipo di transazione commerciale
conclusa nella Federazione Russa.
La parte prima del Codice Civile statuisce i diritti di proprietà e della sua trasmissione, la libertà di impresa e di costituire associazioni e persone giuridiche;
la parte prima definisca anche concetti fondamentali quali le obbligazioni pecuniarie, i diritti contrattuali, e la procura. Nella parte generale definisce soprattutto i principi fondamentali del diritto civile russo.
La parte seconda precisa ulteriormente le relazioni di diritto civile, e contiene la
regolamentazione di accordi e contratti, anche di appalto e di servizi, dell’affitto
della proprietà, della concessione di mutui, e del diritto alla compensazione dei
danni subiti.
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Il primo marzo 2002, è entrata in vigore la parte terza del Codice Civile, che si
occupa di diritti di successione e diritto internazionale privato. La sezione circa
la “legge di diritto privato internazionale” regola le relazioni di diritto civile in cui
un elemento delle stesse appartiene ad un paese straniero, relazioni che riguardano i cosiddetti conflitti di legge, i casi in cui, cioè, o un cittadino russo si trova
a difendere i propri diritti civili all’estero, o l’oggetto degli stessi è localizzato oltre
i confini russi; questa sezione contiene innovazioni essenziali, quali il principio
dell’ordine pubblico, che prevede l’applicazione delle norme imperative che proteggono lo stato e gli interessi sociali della Federazione Russa, nonostante qualsiasi previsione di legge contraddittoria che debba essere applicata sulla base
delle normative di conflitto. Inoltre, introduce il concetto della lex personalis,
cioè l’applicazione della legge del paese di cui è cittadino la persona fisica, o di
registrazione della persona giuridica; inoltre, è stato allargato lo scopo della
normativa di conflitto, con l’apparizione di nuove norme, come le previsioni applicabili agli accordi con la partecipazione di un consumatore, le obbligazioni che
nascono dalle transazioni unilaterali, gli interessi delle responsabilità pecuniarie, la responsabilità per i difetti di qualità in beni, prestazioni, o servizi, e la responsabilità per concorrenza sleale ed arricchimento ingiustificato.
Proprietà intellettuale - Brevetti
La materia della proprietà intellettuale in Russia e’ ora regolata dall’entrata in
vigore della sezione quarta del Codice Civile; questa include le leggi sulla protezione di marchi commerciali, programmi per elaboratori elettronici e database,
brevetti, e topologie dei circuiti integrati.
La Russia è firmataria di diversi trattati internazionali sui diritti di proprietà intellettuale e privativa industriale, inclusa la Convenzione universale sul copyright, la Convenzione di Berna sulla protezione delle opere letterarie ed artistiche, e la Convenzione di Parigi per la protezione della proprietà industriale.
Il diritto al brevetto è riconosciuto qualora l’invenzione rivesta i requisiti della
novità, dell’inventiva, e dell’utilità industriale; la durata massima del brevetto è
di 20 anni dalla data della richiesta, che viene inoltrata all’Ufficio statale per i
brevetti (“Rospatent”). Anche il diritto ad un marchio commerciale o di servizio si
basa sulla registrazione presso il Rospatent, e la protezione dello stesso dura 10
anni, rinnovabili per un ulteriore periodo di 10 anni.
Il sistema giudiziario russo
Il sistema giudiziario russo consiste della Corte Costituzionale, delle corti di giurisdizione generale, e delle corti statali di arbitrato (commerciale); mentre la Corte Costituzionale risolve i problemi legati all’applicazione della Costituzione da
parte di leggi e regolamenti federali e regionali, le corti di giurisdizione generale
hanno competenza penale, civile fra i privati, ed amministrativa fra stato e privati; le corti di arbitrato hanno competenza sulle dispute di natura commerciale.
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Le corti statali di arbitrato
La denominazione “corte di arbitrato” non riporta ai tribunali arbitrali, ma deriva
dalla tradizione sovietica, in cui le dispute fra le imprese di stato venivano risolte
dal cosiddetto “Arbitrato statale”, un’istituzione governativa di tipo quasigiudiziario.
Il nuovo codice di procedura arbitrale, adottato nel luglio 2002, ha limitato la
capacità della corte di raccogliere le prove in modo indipendente dalle parti, precisa in modo più dettagliato le operazioni di questi tribunali, ma ha anche modificato parzialmente la competenza delle corti, con alcuni tipi di controversie fra
privati che debbono ora venire rimesse alle stesse, e non più alla giurisdizione
generale.
Mentre le corti russe di arbitrato dispongono di un importante vantaggio di natura temporale (il caso deve essere considerato entro 3 mesi dal ricevimento della lagnanza), il loro fattore negativo è la mancanza di indipendenza e imparzialità
dei giudici.
Arbitrato internazionale
Come alternativa alle corti statali di arbitrato, gli investitori stranieri possono
deferire le controversie ad un tribunale arbitrale privato, inclusi quelli istituiti
per questo proposito in Russia, oppure all’estero.
Le procedure di arbitrato possono riguardare una vasta gamma di dispute, ad
esclusione di quelle di natura amministrativa (ad esempio imposte e dazi doganali) e di quelle che ricadono nella giurisdizione esclusiva delle corti russe di arbitrato (immobili situati in Russia, navi ed aeromobili registrati nel paese, ed altre elencate dal codice di procedura).
Le regole russe di arbitrato commerciale internazionale sono governate
dall’omonima legge del 7/7/1993, ed identiche alle previsioni delle Regolamentazioni standard di arbitrato UNCITRAL; inoltre, trovano applicazione le norme
previste dai vari trattati internazionali di cui la Russia è firmataria, in particolare
la Convenzione europea sull’arbitrato commerciale internazionale del 1961, e la
Convenzione di New York sul riconoscimento e l’attuazione dei lodi arbitrali
stranieri del 1958.
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2. ANALISI DEL SETTORE DELL’ARREDO
Dati quantitativi relativamente all’analisi della domanda - Segmenti di mercato Domanda per i prodotti italiani
Dati quantitativi relativamente all’analisi dell’offerta - Mobili finiti e componenti:
importazione di prodotti italiani nel settore ufficio, cucina, salotto e camere - Articoli complementari: importazione di prodotti italiani nei settori merceologici di arredo
bagno, Caminetti, Porte e Finestre - Importazioni complessive in Federazione Russa per paese di provenienza.
Organizzazione del sistema distributivo di riferimento in Russia
Il mercato dei mobili nella Federazione Russa ha seguito, in linea di massima,
l’andamento generale dell’economia degli ultimi anni. In termini concreti, ad una
fase iniziale di forte crescita della domanda manifestatasi a partire dall’inizio degli anni ‘90, è seguito un improvviso e brusco arresto della crescita nella seconda
metà del 1998, in conseguenza della crisi economico-finanziaria che ha investito
il paese nel corso di quell’anno. Tuttavia, dopo circa due anni di stagnazione, il
mercato ha cominciato nuovamente a manifestare segni di ripresa a partire dal
secondo semestre del 2000. Gli ultimi otto anni trascorsi hanno poi dato il via ad
una nuova sensibile fase di crescita della domanda, che sarebbe ancora in corso
se non fosse intervenuta in tempi e modalità così inattese l’attuale nuova crisi,
stavolta non circoscritta al mercato russo ma a livello mondiale.
Nel 2002 con vendite nel settore pari a quasi 2,5 miliardi di USD si erano recuperati i valori realizzati nel 1997-1998; quindi il mercato in due anni aveva recuperato pienamente le conseguenze della crisi finanziaria per poi riprendere
con incrementi a due cifre fino al 2008 compreso. Nella graduatoria dei gruppi
merceologici esportati in Russia i mobili sono al quarto posto dopo abbigliamento e tessuti, meccanica speciale e meccanica per impieghi generali. Dal 2007 la
Russia ha superato, seppur di poco, gli Stati Uniti, divenendo il primo mercato
export per il settore.
E’ difficile stimare con precisione il valore del mercato russo visto il fenomeno
dell’importazione irregolare e delle vendite in nero. Nel 2006 la stima reale era di
oltre 8 miliardi di dollari a fronte di 4,9 miliardi di vendite ufficiali (+69%). Prima
della crisi si stimava per il 2010 un aumento del 40% fino ad attestarsi intorno
ai 9 miliardi “ufficiali”. Previsioni ora da rivedere.
La domanda di mobili in Russia si mantiene tuttavia ancora su livelli relativamente bassi se paragonati alla media dei paesi più sviluppati. La spesa pro capite per i mobili rappresenta ancora circa un decimo di quella effettuata negli altri
paesi europei. Ancora molti mobili presenti nelle abitazioni delle famiglie russe
sono molto datati e spesso in pessime condizioni. Le previsioni nel 2006 erano
per incrementi di questo indicatore, favoriti dall’aumento dei redditi e delle entrate, nell’ordine del 30% nel breve periodo, e per valori ancora maggiori in
un’ottica di medio-lungo termine. Come anticipato, dalla seconda metà del 2008
la crisi ha cambiato le prospettive anche di questo mercato.
Va ricordato che, contemporaneamente all’aumento della domanda in termini
quantitativi, si è registrata negli anni la richiesta di un prodotto di qualità. In
particolare, la domanda dei consumatori, da sempre orientata in questo settore
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prevalentemente verso la produzione locale di qualità medio-bassa, si era recentemente spostata verso prodotti di qualità più elevata, molti dei quali sono
d’importazione. Tale tendenza, manifestatasi nel corso degli ultimi anni, sembrava destinata a continuare nel tempo in relazione alle aumentate disponibilità economiche delle famiglie, che preferivano acquistare un prodotto qualitativamente più elevato, anche se più costoso. Questo ha rappresentato un motivo di
grande interesse per i produttori italiani, in quanto gli articoli importati vanno
solitamente a collocarsi proprio nell’ambito di tali fasce di mercato. La domanda
nel segmento medio-alto ed alto è stata quindi orientata prevalentemente verso
le produzioni estere, in particolar modo quelle provenienti da Italia, Germania, e
Spagna. Per la ragioni evidenziate la situazione ora risulta in parte diversa ed è
ripreso l’interesse e la conseguente domanda per i prodotti domestici.
Segmenti di mercato
Sino alla fine degli anni ‘90 il mercato russo si presentava fondamentalmente
diviso in due segmenti, distinti sulla base del diverso prezzo di vendita: quello di
prestigio, ed il segmento dei prodotti a basso costo. Attualmente, invece, la situazione è più diversificata. Infatti, se continua ad esistere un segmento dei mobili di classe elevata, o, comunque, di qualità alta, ed un segmento di prodotti
economici, è ormai presente anche un crescente segmento medio. Il mercato
russo è quindi ora, in termini di disponibilità di prodotti e di segmentazione, abbastanza simile a quello dei paesi occidentali, con tuttavia un maggiore peso delle due componenti estreme (prodotto elitario e prodotto scadente), ed un segmento medio che cresce costantemente, ma è ancora in parte condizionato da
timori di recessione e vecchie abitudini nei processi decisionali di acquisto.
a) Il segmento dei mobili di alta qualità. Tale segmento è caratterizzato dalla domanda di mobili, nella quasi totalità dei casi d’importazione, che presentano caratteristiche qualitative elevatissime, e che, anche sotto il profilo del design, presentano connotati di stile e di esclusività non comuni. Tali tipologie di mobili,
con prezzi di vendita particolarmente elevati specialmente in relazione
all’andamento dei redditi medi nel paese, vengono acquistati da persone appartenenti alle classi più abbienti della società. Tali compratori non presentano solitamente una sensibilità elevata al fattore prezzo, e sono disposti a spendere anche ingenti somme di denaro in cambio di un prodotto esclusivo e di alta qualità.
Questo segmento, benché non prioritario in termini di numero di pezzi venduti, è
senza dubbio quello nel quale viene scambiato il maggior controvalore monetario
(soprattutto in relazione al costo dei prodotti venduti), ed il più interessante per
il produttore italiano di mobili di qualità. Quanto a processi decisionali e criteri
di scelta: la principale discriminante di scelta in questo segmento di mercato
non è pertanto rappresentata dal prezzo ma piuttosto dalla qualità, e soprattutto
dall’originalità e dalla particolarità del design. Infatti, il compratore in molti casi
acquista non per necessità vera e propria, ma per rispondere ad esigenze di affermazione del proprio status, o semplicemente, per il gusto di possedere un
pezzo di arredamento veramente esclusivo, possibilmente d’autore.
b) Il segmento dei mobili di bassa qualità. Tale secondo segmento è caratterizzato dalla domanda di mobili, generalmente prodotti localmente, oppure importati
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da altri paesi dove vengono realizzati mobili a basso costo e di bassa qualità
(quali l’Ucraina, la Romania e negli ultimi anni la Cina), sia nell’uso dei materiali
che nelle rifiniture: si tratta spesso di prodotti non in legno, ma in pannelli di
compensato o panforte (tipo nido d’ape), spesso mal rifiniti e senza particolare
gusto nel design. Nonostante la qualità così bassa, essi hanno tuttavia un certo
mercato, sfruttando il loro bassissimo prezzo di parte della popolazione con redditi molto bassi. Quantitativamente il segmento rappresentava la parte preponderante del mercato, anche se attualmente ha perso buona parte della propria
importanza, soprattutto a favore del settore medio. Processi decisionali e criteri
di scelta: la discriminante di scelta, in questo settore, non è quindi data dalla
qualità del prodotto, bensì dal prezzo di vendita dello stesso. Nella maggior parte
dei casi, gli acquisti in tale segmento vengono effettuati per stretta necessità,
ossia per la sostituzione di vecchi mobili ormai inutilizzabili; a causa delle limitate disponibilità economiche degli acquirenti, questi sono costretti a dare peso
quasi esclusivamente al fattore prezzo, anche acquistando un prodotto di qualità
chiaramente scadente.
c) Il segmento dei mobili di media qualità. Tale segmento è dominato dalla domanda per gli articoli dei nuovi produttori locali, che hanno effettuato investimenti e rinnovato impianti e metodologie produttive, in grado oggi di fornire un
prodotto di qualità non elevatissima, ma buona, ad un prezzo superiore a quello
dei prodotti scadenti, ma inferiore rispetto ai prodotti d’importazione. In questo
segmento operano sia produttori esteri, soprattutto orientali e dei paesi dell’est
europeo, che russi; generalmente si dedicano all’assemblaggio di parti di mobili
prodotte all’estero, rivendendo poi i prodotti con marchio russo, ma con la specifica “prodotto con componenti d’importazione”. Il segmento, pur essendosi formato solo negli ultimi anni, si sta espandendo in modo molto sostenuto, conquistando quote di mercato soprattutto a scapito dei prodotti a basso costo, ma, in
parte, anche erodendo il settore del prodotto di qualità import. Processi decisionali e criteri di scelta: l’acquirente tipico di tale segmento è caratterizzato da un
reddito medio, ed ha soltanto di recente migliorato la propria condizione economica. Non bisogna infatti dimenticare che il ceto medio, in Russia, ha iniziato a
formarsi solo nel corso degli ultimi anni. Tuttavia, i comportamenti di questa
fascia di popolazione, pur meno radicali di quelli degli acquirenti dei prodotti di
basso costo, sono ancora fortemente influenzati dal fattore economico. Sono ancora in molti a temere di perdere la propria condizione attuale per varie ragioni,
e gli stessi prestano maggiore attenzione alle spese, cercando normalmente di
risparmiare il più possibile. D’altra parte, la crisi economica del 1998 ridusse
praticamente sul lastrico gran parte delle famiglie russe, ed ha certamente lasciato il segno nei comportamenti di acquisto. La sensibilità al prezzo in questo
settore è quindi ancora abbastanza elevata, anche se vi è una costante e crescente attenzione per la qualità del prodotto. La ricerca del prodotto da acquistare, quindi, che richiede solitamente un tempo piuttosto lungo ed un’attenta valutazione, è solitamente mirata all’acquisto di un prodotto che possiede il massimo
livello qualitativo possibile al minore prezzo di vendita.
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Domanda per i prodotti italiani
Il settore dell’arredamento rappresenta una componente fondamentale nel panorama generale dell’offerta di prodotti italiani d’importazione in Russia. Nel settore dei mobili, infatti, l’Italia detiene una posizione di leader in quasi tutte le categorie merceologiche, ad eccezione di alcuni settori particolari, come quello
dell’arredamento tecnico-professionale e quello dei mobili per ufficio in metallo.
Il prodotto italiano gode presso il pubblico di una notevole connotazione in termini qualitativi, di design e solidità nelle rifiniture, e viene pertanto, in linea di
massima, preferito a quello di altri paesi concorrenti come Germania e Spagna. Il
segmento di riferimento per il prodotto italiano è da ricercarsi nel prodotto di
qualità medio-alta, in quanto quello di qualità inferiore viene offerto dai produttori locali o di altri paesi, quali Ucraina e Romania, con un prezzo più concorrenziale, soprattutto in virtù degli indiscutibili vantaggi dei costi di produzione
(manodopera).
La domanda per il mobile italiano ha avuto un incremento costante nel corso
degli ultimi anni nell’ambito di tutti i settori, e tale espansione appariva destinata a proseguire negli anni seguenti. Le importazioni dall’Italia, che erano crollate
in conseguenza della crisi economico-finanziaria del 1998, si sono rapidamente
riprese, e nel 2002 hanno avuto un ammontare pari a circa 90 milioni di USD,
cioè un valore che supera del 58% i livelli raggiunti nel 1998, prima della crisi, e
superiore al 60% per i valori registrati l’anno precedente. Occorre poi ricordare
come questi dati si riferiscano all’import ufficiale, ma esiste un mercato consistente delle importazioni sommerse e non ufficiali, grazie a meccanismi di triangolazione e sottofatturazione. I dati reali, quindi, potrebbero essere anche di parecchie volte superiori a quelli che vengono presentati in questa sede. Le esportazioni italiane, inoltre, non sono solamente aumentate in termini di volumi assoluti, ma soprattutto in termini di peso sul totale delle importazioni russe. Si è,
infatti, passati da un livello minimo del 14%, registrato nel 1999, al livello attuale, che è pari a quasi la metà del mercato totale. Questo fattore testimonia il
grande apprezzamento del mercato russo per i prodotti italiani, che rispondono
pienamente ai gusti ed alle aspettative del compratore russo.
Nel 2008 il mercato russo del mobile per la casa avrebbe avuto un incremento
del 20% su base annua. La crescita e’ stata registrata nei primi otto mesi, mentre a partire dall’autunno gli effetti della crisi economica in Russia hanno rallentato considerevolmente il comparto. Il 2009 si prevede un anno particolarmente
difficile, con ulteriori flessioni degli acquisti a due cifre e un generale spostamento della domanda verso la produzione nazionale, di qualità minore ma con prezzi
sicuramente competitivi. Per gli operatori italiani del settore che esportano in
Russia, il 2009 sarà pertanto un anno sicuramente complicato.
Nonostante l’Italia sia tradizionalmente il primo esportatore di mobili verso la
Russia e il prodotto italiano goda di un’immagine molto positiva, negli ultimi anni la quota di mercato del nostro paese è stata sempre più erosa dalla produzione proveniente da Cina, Polonia, Ucraina, e Uzbekistan. La crisi poi ha innescato nuove procedure protezionistiche che di fatto hanno quasi raddoppiato i costi
di sdoganamento.
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Nei prossimi mesi la tendenza degli operatori sul mercato sarà, vista l’improvvisa
riduzione del potere d’acquisto del consumatore russo anche per i beni durevoli,
cercare di consolidare i canali distribuitivi (alcuni, gestiti anche da grossi gruppi,
sono in grande difficoltà e probabilmente non sopravvivranno) e approfondire la
conoscenza diretta del mercato per mantenere le proprie posizioni.
Il mercato russo comunque in alcune statistiche fa registrare, nei primi tre mesi
del 2009, un dato rilevante in termini di valori assoluti. Infatti esso appare ancora, dopo la Germania, il miglior mercato scalzando quello degli Stati Uniti dalla seconda posizione stabilmente occupata fino al 2008. Contemporaneamente,
sia nel settore arredo sia nel fashion, i dati di Germania e Stati Uniti sono visti
in diminuzione mentre quelli dalla Russia indicherebbero comunque un incremento.
Vanno poi ricordate alcune tendenze particolari. I dati doganali russi, sebbene
largamente sottostimati, confermerebbero l'impressione della minore dinamicità
dell'export italiano di mobili rispetto a quello delle forniture provenienti in particolare da Germania e soprattutto Cina. Quest'ultima soltanto in sei mesi del
2005 aveva accresciuto del 68% le proprie esportazioni di mobili nel paese, in
particolare di camere da letto, passando dal 6,7% al 9% del mercato, scavalcando la Polonia e attestandosi al terzo posto dopo Italia e Germania (da non tralasciare è la Bielorussia, che non risulta dalle statistiche doganali a causa degli
speciali rapporti con Mosca). I cinesi minacciano soprattutto il mercato dei mobili da ufficio, che costituisce oggi in valore circa un quarto del totale. L'Italia, pur
aumentando in valore l'export, scenderebbe quindi come quote in percentuale
sul mercato d’importazione, mentre la Germania è rimasta quasi costante
sull'11%.
Un altro fattore importante è che, nella filiera legno-arredo, l'anello chiave della
produzione di semilavorati sta per essere occupato da investimenti in nuove fabbriche in loco soprattutto di tedeschi, austriaci e scandinavi.
Aspetto prioritario e’ la quasi totale assenza degli italiani dal controllo del sistema distributivo. Questo mentre gli svedesi di Ikea hanno investito in questi ultimi anni miliardi di dollari nei loro tipici grandi supermarket del mobile, che si
sono espansi da Mosca nei capoluoghi regionali, mentre anche i russi stanno
investendo in nuove catene di negozi di arredamento. Viste queste tendenze, esiste il rischio per gli imprenditori italiani di vedersi emarginare nella nicchia di
mercato medio-alta, mentre sempre più forte diventa la battaglia per il mercato
del mobile di massa, ma anche di adeguata qualità. Senza future collaborazioni
tecnologiche e produttive, per quanto complesse data la diversa cultura imprenditoriale e di specializzazione, gli imprenditori italiani rischiano davvero di ritrovarsi nei prossimi anni a ricoprire un ruolo minore su questo mercato.
Export italiano in Russia
Veneto
Friuli Venezia Giulia
Lombardia
Marche
Toscana
Emilia Romagna
Veneto
26,6%
24,0%
17,7%
11,5%
6,2%
5,1%
Friuli Venezia Giulia
Lombardia
Marche
Toscana
Emilia Romagna
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0,0%
10,0%
20,0%
30,0% | 48
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È interessante effettuare un’analisi dell’andamento delle esportazioni italiane di
mobili suddivise per varie categorie, in modo da evidenziare i settori in cui il
prodotto nazionale ha presentato i migliori risultati in termini di volumi e di progressi nelle vendite.
I dati ufficiali relativi all’importazione di cucine italiane, per il periodo 20052006, sono riportati di seguito.
Cucine
2005
2006
Valuta
Pezzi
16.125.916
75.391
18.464.264
79.514
Dai dati presentati risulta evidente il forte incremento nell’andamento delle importazioni nel settore; il comparto delle cucine italiane è senz’altro quello che ha
presentato la dinamica di crescita maggiore (nonostante una leggera battuta
d’arresto nel 2003) soprattutto grazie alla grande notorietà di alcuni marchi presenti sul mercato russo (ad esempio Scic e Scavolini). La forte richiesta delle cucine italiane ha consentito al nostro paese anche di aumentare il proprio peso
relativo nel settore, soprattutto a discapito dei maggiori concorrenti, ossia la
Germania e, in misura minore, l’Ucraina. Le cucine italiane vengono richieste
soprattutto in legno, e la domanda copre diversi segmenti dal punto di vista della
qualità e dei prezzi, che vanno dal prodotto di livello medio e medio-alto fino alle
produzioni su misura più esclusive.
Nel settore delle camere da letto, invece, le importazioni italiane hanno registrato
gli andamenti qui di seguito presentati.
Camere da letto
Valuta
pezzi
2005
2006
24.906.875
92.977
35.257.885
132.780
Anche per questo settore i volumi d’importazione dei prodotti italiani sono aumentati di parecchie volte nel corso degli ultimi cinque anni. Il valore attuale del
mercato, inoltre, è addirittura superiore a quello registrato per le cucine, benché
la quota detenuta dai prodotti italiani sia, in termini assoluti, inferiore. Anche
tale quota comunque è aumentata nel tempo, soprattutto a discapito dei paesi
che realizzano prodotti a basso costo quali la Romania e la Polonia. Per quanto
concerne le camere da letto, la domanda per il prodotto italiano copre una vasta
gamma di segmenti, ma con una naturale prevalenza di quello medio-alto. Decisamente esclusi dalla domanda, invece, i prodotti di qualità bassa.
Il discorso è leggermente diverso se si considera l’andamento delle importazioni
per soggiorni e sale da pranzo, riportate qui di seguito.
2005
2006
53.486.321
15.322.283
67.486.098
19.011.694
Soggiorni e sale da pranzo
valuta
peso kg
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Tale settore, pur avendo manifestato una crescita complessiva del tutto considerevole, ha presentato infatti un andamento meno deciso rispetto agli altri sinora
presi in considerazione, almeno fino al 2003. In particolare c’è stata una forte
battuta d’arresto nel secondo semestre del 1999, alla quale ha fatto seguito una
crescita meno accentuata mentre un repentino aumento delle importazioni si è
avuto soltanto a partire dal 2004. Tale andamento meno lineare rispetto a quello
presentato dagli altri settori è dovuto alla maggior presenza di competitor con
prodotti di qualità accettabile. L’Italia, inoltre, sebbene abbia aumentato nel
complesso le proprie esportazioni, ha perduto la posizione di leadership nel mercato e ha dunque visto erodere il proprio peso sul totale dell’import. Anche questo fattore testimonia il forte aumento di importanza degli altri paesi nel mercato
dei mobili. Inoltre non bisogna dimenticare come il comparto in discussione rappresenti, in termini di volume totale, la parte preponderante delle esportazioni
del nostro paese in Russia.
Un andamento simile è rilevabile nell’ambito della categoria merceologica dei
mobili per sedersi e degli imbottiti, il cui andamento globale è evidenziato nei
dati sotto riportati.
Mobili per sedersi e
imbottiti
valuta
pezzi
2005
2006
24.887.671
550.644
32.897.901
685.472
Anche in questa categoria il prodotto italiano ha avuto un successo non costante. Tale andamento è egualmente da ascriversi alla forte concorrenza che si rileva nel segmento. In particolare è fortemente aumentata la presenza di alcuni
produttori quali quelli dell’estremo oriente ed anche della Svezia. I primi offrono
un prodotto di bassa qualità ma a prezzi molto vantaggiosi, i secondi devono invece il loro successo soprattutto alle produzioni di IKEA, che oltre a presentare
una qualità accettabile ed un prezzo vantaggioso, godono anche di un giudizio
favorevole da parte del pubblico sotto il punto di vista del design. Il prodotto italiano, tuttavia, rimane il più apprezzato e l’Italia è comunque leader di mercato
nel settore.
Oltre ai mobili per l’arredamento della casa, una componente di notevole importanza nell’ambito delle esportazioni italiane di arredamento è costituita dai mobili per ufficio. È importante analizzare separatamente le importazioni nel segmento mobili per ufficio in legno ed in quello mobili per ufficio in metallo, in quanto
essi presentano andamenti radicalmente diversi. Per quanto concerne i mobili in
legno, i dati relativi alle importazioni dall’Italia sono riportati di seguito.
Mobili per ufficio in legno
valuta
pezzi
2005
2006
15.255.509
121.842
17.250.329
114.849
Questo settore specifico ha presentato un ottimo andamento per quanto concerne il prodotto italiano. L’Italia, nel contempo, ha aumentato anche il proprio peso sul mercato, conquistando la posizione di leader, a discapito dei paesi che in
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precedenza erano più forti, come la Germania. Il prodotto italiano per ufficio è
apprezzato perché riesce a conciliare la funzionalità con la qualità dei materiali e
del design. Inoltre, i mobili italiani offrono soluzioni di prestigio, adatte soprattutto per l’arredamento degli uffici dirigenziali.
Radicalmente diversa, invece, è la situazione nelle importazioni dei mobili per
ufficio in metallo, il cui andamento è qui di seguito evidenziato.
Mobili per ufficio in metallo
valuta
pezzi
2005
2006
2.726.835
1.107.060
2.529.137
867.384
L’andamento in tale settore è stato, nel corso degli ultimi anni, piuttosto contraddittorio: a fasi di forte crescita si sono contrapposte fasi di stagnazione ed
anche di calo repentino, che hanno mantenuto, fino al 2002, i volumi
d’importazione del prodotto italiano su livelli soltanto medi. Dal 2003 si è comunque registrata un’inversione di tendenza e i risultati raggiunti negli ultimi
anni sono migliori. Il settore è fortemente dominato dalla produzione tedesca e
francese, che ha anche beneficiato dei maggiori aumenti in termini di quote di
mercato. L’Italia del resto non vanta una grande tradizione in questo settore, ed i
livelli globali d’esportazione sono, tutto sommato, abbastanza contenuti.
Un quadro globale dell’andamento delle importazioni dall’Italia nel periodo considerato, è ora offerto dalla tabella riassuntiva qui di seguito riportata.
Tabella riassuntiva dell’import (valuta) di mobili italiani
Cucine
Camere da letto
Soggiorni e sale da pranzo
Mobili per sedersi e imbottiti
Mobili per ufficio in legno
Mobili per ufficio in metallo
2006
18.464.264
35.257.885
67.486.098
32.897.901
17.250.329
2.529.137
Sin qui si è notato l’andamento tendenzialmente crescente del settore, pur con le
eccezioni già esposte. Risulta altrettanto evidente come il settore dei soggiorni e
delle sale da pranzo abbia un peso sulle importazioni di gran lunga superiore
rispetto a quello degli altri settori. Sono invece grossomodo uniformi gli andamenti di cucine, camere da letto, imbottiti, e mobili per ufficio in legno. I mobili
per ufficio in metallo, invece, sviluppano un flusso export decisamente inferiore.
ANALISI DELL’OFFERTA
Dati quantitativi
L’offerta di mobili si articola in produzione nazionale e prodotti d’importazione. A
differenza di altri settori merceologici in cui la produzione nazionale rappresenta
la parte più consistente dell’offerta sul mercato e le importazioni sono una parte
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collaterale, nel comparto dell’arredamento le due componenti tendono ad eguagliarsi, anzi con la tendenza a una leggera prevalenza del prodotto import, che
rappresenta circa il 50-52% dell’offerta totale di mobili in Russia. Peraltro, come
accade di frequente per i dati statistici relativi alle importazioni nel paese, i valori reali delle stesse sono di gran lunga superiori a quelli ufficiali, a causa della
consistenza del mercato sommerso e delle sottofatturazioni.
Fino a pochi anni fa i produttori locali non coglievano le opportunità offerte dalla
forte crescita del mercato e la produzione nazionale si presentava in una fase di
permanente stagnazione, il cui effetto diretto era quello di aumentare costantemente il peso dell’import; infatti, l’eccedenza di domanda che era venuta a crearsi non essendo soddisfatta dalla produzione in loco assegnava sempre nuovi
spazi all’import.
Le ragioni fondamentali di questa incapacità di crescita dell’industria locale erano riscontrabili fondamentalmente nella scarsa qualità del prodotto proposto, a
sua volta dovuta da un lato alle materie prime utilizzate, e dall’altro
all’obsolescenza dei macchinari e dei processi produttivi, che non potevano fornire un output in grado di competere con quello realizzato utilizzando le migliori
tecnologie occidentali. Inoltre mancava personale con formazione adeguata insieme ad altrettanto forti carenze dal punto di vista delle capacità manageriali
dei dirigenti delle aziende. Ancora, benché possa sembrare assurdo in una nazione tanto ricca di legname come la Russia, i produttori locali erano fortemente
dipendenti dalle importazioni per quanto concerne alcune tipologie di materie
prime: in particolare, veniva importato circa l’85% dei pannelli in compensato, il
28% dei pannelli in laminato, il 60% delle pellicole polimeriche, ed il 30% circa
delle colle e dei materiali per la rifinitura.
Più di recente diversi produttori locali hanno però saputo modernizzarsi, rinnovando macchinari ed attrezzature, e formando adeguatamente una manodopera
specializzata. Queste aziende hanno anche provveduto generalmente ad aprire
delle proprie reti di vendita, realizzando un’integrazione verticale che ha consentito di realizzare notevoli vantaggi di costo, e con la possibilità di offrire un prodotto di buona qualità a prezzi del tutto competitivi. Alcuni si sono modernizzati
fortemente anche grazie all’apporto di capitale straniero, aprendo proprie catene
di distribuzione presenti nella capitale e nelle principali città delle regioni.
In considerazione di quanto esposto, risulta evidente come le importazioni di
mobili in Russia, oltre a costituire la quota maggioritaria dei prodotti commercializzati, rappresentano il settore con la maggiore dinamica e quello in più
grande espansione.
Nel 2006 l’import ufficiale di mobili in Russia è stato pari a circa 500 milioni di
dollari; come già detto, è tuttavia presumibile che il totale delle importazioni reali
ammonti almeno a 900 milioni di dollari e, probabilmente, anche fino al doppio
del dato ufficiale.
I prodotti d’importazione sono a loro volta suddivisibili in articoli di qualità medio-bassa (importati prevalentemente da Ucraina, Polonia, e Romania) e di qualità medio-alta (provengono soprattutto da Italia, Germania, Francia, e Spagna).
I dati statistici ufficiali relativi all’import di mobili nel paese vengono solitamente
forniti sulla base dei codici doganali d’importazione, e suddivisi in tre categorie
fondamentali di prodotti:
⋅
la categoria 9401 comprende al proprio interno i mobili per sedersi, ovvero
sedie, poltrone, divani, ecc.;
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⋅
la categoria 9402 comprende l’arredamento tecnico-professionale, ossia mobili per medicina, chirurgia, odontoiatria, poltrone per parrucchieri, ecc.; infine,
⋅
la categoria 9403 comprende la maggior parte dei mobili per la casa e per
l’ufficio, sia in metallo che in legno, ovvero cucine, salotti, soggiorni, camere
da letto, ecc.
Tali categorie doganali sono poi, a loro volta, ulteriormente suddivisibili in sottocategorie, aggiungendo cifre ulteriori al codice: così, ad esempio, la categoria
9403.40 rappresenta le cucine in legno, la 9403.60 i soggiorni in legno, e così
via.
L’andamento delle importazioni di mobili in Russia relativo agli ultimi anni si
può riassumere nel modo seguente: Si è già detto che le esportazioni di mobili in
Russia hanno avuto un incremento costante e sensibile nel corso degli ultimi
anni. L’incremento maggiore si è registrato nella categoria 9403, che è anche
quella che raggruppa la maggior parte dei mobili per l’arredamento della casa e
dell’ufficio; un incremento sensibile si è registrato anche nella categoria 9401,
quella dei mobili per sedersi. Nell’ambito dell’arredamento specialistico, invece,
non si registrano aumenti consistenti, ed anzi nel 2003 vi fu una lieve flessione.
Dati quantitativi
L’offerta di mobili in Russia si articola in due categorie fondamentali: produzione
nazionale e prodotti d’importazione. A differenza di altri settori merceologici in
cui la produzione nazionale rappresenta la parte più consistente dell’offerta sul
mercato e le importazioni sono una parte collaterale, nel comparto
dell’arredamento le due componenti tendono ad eguagliarsi, con, addirittura,
una leggera prevalenza del prodotto import, che rappresenta circa il 50-52%
dell’offerta totale di mobili in Russia. Peraltro, come accade di frequente per i
dati statistici relativi alle importazioni nel paese, i valori reali delle stesse dovrebbero essere di gran lunga superiori a quelli ufficiali, a causa della consistenza del mercato sommerso e delle sottofatturazioni. Di conseguenza, il peso reale
dell’import sul totale del mercato dovrebbe essere persino superiore e, certamente, in continua espansione.
Fino a pochi anni fa i produttori locali non coglievano le opportunità offerte dalla
forte crescita del mercato e la produzione nazionale si presentava in una fase di
permanente stagnazione, il cui effetto diretto era quello di aumentare costantemente il peso dell’import; infatti, l’eccedenza di domanda che era venuta a creare
non essendo soddisfatta dalla produzione in loco creava sempre nuovi spazi per
l’import.
Le ragioni fondamentali di questa incapacità di crescita dell’industria locale erano riscontrabili fondamentalmente nella scarsa qualità del prodotto proposto, a
sua volta dovuta da un lato alle materie prime utilizzate, e dall’altro
all’obsolescenza dei macchinari e dei processi produttivi, che non potevano fornire un output in grado di competere con quello realizzato utilizzando le migliori
tecnologie a disposizione. Inoltre mancava personale con formazione adeguata
insieme ad altrettanto forti carenze dal punto di vista delle capacità manageriali
dei dirigenti delle aziende. Ancora, benché possa sembrare assurdo in una nazione tanto ricca di legname come la Russia, i produttori locali erano fortemente
dipendenti dalle importazioni per quanto concerne alcune tipologie di materie
prime: in particolare, veniva importato circa l’85% dei pannelli in compensato, il
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28% dei pannelli in laminato, il 60% delle pellicole polimeriche, ed il 30% circa
delle colle e dei materiali per la rifinitura.
Ma recentemente alcuni produttori locali hanno saputo modernizzarsi, rinnovando macchinari ed attrezzature, e formando adeguatamente una manodopera
specializzata. Tra l’altro, queste aziende hanno anche provveduto generalmente
ad aprire delle proprie reti di vendita, realizzando un’integrazione verticale che
ha consentito di realizzare notevoli vantaggi di costo, e con la possibilità di offrire
un prodotto di buona qualità a prezzi del tutto competitivi. Alcuni di questi si
sono modernizzati fortemente, anche grazie all’apporto di capitale straniero, aprendo proprie catene di distribuzione, presenti nella capitale e nelle principali
città delle regioni.
In considerazione di quanto esposto in precedenza, risulta evidente come le importazioni di mobili in Russia, oltre a costituire la quota maggioritaria dei prodotti commercializzati, rappresentano il settore con la maggiore dinamica e quello in più grande espansione. Nel 2006 l’import ufficiale di mobili in Russia è stato pari a circa 500 milioni di dollari; come già detto, è tuttavia presumibile che il
totale delle importazioni reali ammonti almeno a 900 milioni di dollari e, probabilmente, anche fino al doppio del dato ufficiale.
I prodotti d’importazione sono suddivisibili in due macrocategorie, che si differenziano per qualità del prodotto e per origine dell’import: gli articoli di qualità
medio-bassa, infatti, vengono importati prevalentemente da Ucraina, Polonia, e
Romania, mentre quelli appartenenti alla fascia di mercato medio-alta provengono soprattutto da Italia, Germania, Francia, e Spagna.
I dati statistici ufficiali relativi all’import di mobili nel paese vengono solitamente
forniti sulla base dei codici doganali d’importazione, e suddivisi in tre categorie
fondamentali di prodotti:
⋅
la categoria 9401 comprende al proprio interno i mobili per sedersi, ovvero
sedie, poltrone, divani, ecc.;
⋅
la categoria 9402 comprende l’arredamento tecnico professionale, ossia mobili per medicina, chirurgia, odontoiatria, poltrone per parrucchieri, ecc.; infine,
⋅
la categoria 9403 comprende la maggior parte dei mobili per la casa e per
l’ufficio, sia in metallo che in legno, ovvero cucine, salotti, soggiorni, camere
da letto, ecc.
⋅
Tali categorie doganali sono poi, a loro volta, ulteriormente suddivisibili in
sottocategorie, aggiungendo cifre ulteriori al codice: così, ad esempio, la categoria 9403.40 rappresenta le cucine in legno, la 9403.60 i soggiorni in legno, e così via.
L’andamento delle importazioni di mobili in Russia, relativo agli ultimi anni, può
essere così riassunto: Come risulta evidente dai dati proposti, le esportazioni di
mobili in Russia hanno avuto un incremento costante e sensibile nel corso degli
ultimi anni. L’incremento maggiore si è registrato nella categoria 9403, che è anche quella che raggruppa la maggior parte dei mobili per l’arredamento della casa e dell’ufficio, ma è anche sensibile nella categoria 9401, quella dei mobili per
sedersi. Nell’ambito dell’arredamento specialistico, invece, non si registrano aumenti consistenti, ed anzi nel 2003 si è registrata una lieve flessione.
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Ripartizione import
per paese di provenienza
ITALIA
235.233.531
Cina
127.494.385
Germania
85.050.681
Polonia
84.356.008
Ucraina
59.682.969
Corea
30.386.736
Turchia
26.726.852
Finlandia
22.179.305
Spagna
20.876.435
Francia
18.950.409
Austria
16.960.790
Malaysia
16.891.828
Romania
15.508.798
Taiwan
15.068.270
ITALIA
Cina
Germania
Polonia
Ucraina
Corea
Turchia
Finlandia
Spagna
Francia
Austria
Malaysia
Romania
Taiw an
Le importazioni russe di mobili provengono da molti paesi diversi, ma in particolare da quelli europei e da quelli dell’ex URSS, naturalmente con alcune sensibili
differenziazioni relative alle varie categorie di mobilio ed alla qualità dello stesso.
La ripartizione dell’import nel 2006, relativa all’aggregato delle tre macrocategorie settoriali, evidenzia:
-
in modo inequivocabile come l’Italia sia leader assoluto nelle importazioni
russe di mobili, coprendo, da sola, il 26% del mercato, distanziando la Cina
che occupa il secondo posto con il 14% del mercato. La terza e la quarta posizione sono occupate dalla Germania e dalla Polonia (forte soprattutto nella
categoria dei mobili di qualità medio-bassa), che detengono entrambe una
quota pari al 9%. Al quinto posto troviamo l’Ucraina, col 7%. Tutti gli altri
paesi non detengono quote superiori al 3%.
-
che l’Italia, pur conservando il primato, ha visto erodere anno dopo anno la
sua quota di mercato; questo è avvenuto soprattutto a causa dell’ingresso dei
prodotti “made in China” sul mercato. Basti sottolineare che soltanto nel
2003 la quota della Cina non superava il 5%.
In relazione al fatto che le importazioni sono molto differenziate a livello settoriale, è opportuno analizzare i dati scorporati per macrosettore d’import.
Macrocategoria 9401 (mobili per sedersi)
Come risulta evidente dai dati, nel settore specifico delle sedie e dei mobili per
sedersi (divani, poltrone, ecc.) l’Italia detiene la posizione di primato con il 23%
delle vendite realizzate. L’Italia è tallonata dalla Cina che detiene una quota del
21%, a sua volta seguita dall’Ucraina, con il 19% del totale. Un dato importante
da sottolineare è il fatto che in passato era proprio Kiev a detenere la posizione
di leader, mentre il sorpasso da parte dell’Italia è avvenuto solo nel corso del
2002. Questa è un’ulteriore testimonianza dell’aumento deciso del livello dei
prodotti richiesti dal mercato, che ha spostato la domanda dai prodotti ucraini,
caratterizzati da qualità medio-bassa, a quelli italiani, caratterizzati, invece, da
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un livello qualitativo elevato. Tuttavia inizia a profilarsi un nuovo scenario legato
alla presenza, sempre più massiccia, di prodotti cinesi sul mercato della Federazione Russa. Altri due paesi con un peso notevole nel settore sono la Germania e
la Polonia. Mentre la prima, tuttavia, opera nella fascia di gamma medio-alta, ed
è quindi un competitor diretto per il prodotto italiano, la seconda opera nel segmento di fascia media, ed è quindi in più diretta competizione con l’Ucraina.
Tutti gli altri paesi detengono attualmente quote di mercato uguali o inferiori ai
5 punti percentuali. Interessante, tuttavia, è l’andamento dell’offerta dei produttori appartenenti ai paesi dell’estremo oriente: oltre alla Cina, anche Taiwan e
Malaysia pur detenendo ancora quote di mercato secondarie hanno infatti registrato un incremento impetuoso delle esportazioni nel corso degli ultimi anni,
soprattutto in relazione al bassissimo costo dei propri prodotti.
Macrocategoria 9403 (altri mobili e loro parti)
I dati mettono in evidenza come anche in questo macrosegmento l’Italia presenti
nuovamente una posizione di netto predominio. Tale prevalenza, che si è manifestata tradizionalmente nel settore nel corso di tutti gli anni passati, è andata
ulteriormente rafforzandosi fino al 2004, soprattutto a discapito dell’Ucraina, ma
si è ridotta nei due anni successivi di ben 8 punti percentuali. Tale fenomeno è
spiegabile con le stesse motivazioni addotte per il comparto dei mobili per sedersi. La seconda posizione alle spalle dell’Italia è occupata dalla Cina col 18% sul
totale delle importazioni, seguita a sua volta dalla Polonia con il 13%, e quindi
dalla Germania, che fino al 2003 conservava il secondo posto, con il 10%. Gli
altri paesi hanno quote di mercato inferiori ai 5 punti percentuali; tutte le nazioni hanno comunque incrementato il loro export, a testimonianza dell’aumento
d’importanza del prodotto importato, indipendentemente dal livello qualitativo
dello stesso.
Macrocategoria 9402 (arredamento tecnico professionale)
I prodotti relativi al codice 9402 sono tutti mobili per utilizzo specifico professionale, soprattutto in campo medico, e non rientrano, pertanto, nell’ambito della
presente analisi.
È invece interessante effettuare un’analisi più approfondita delle macrocategorie
9403 e 9401, andando ad evidenziare l’andamento delle principali sottocategorie
che le compongono. Innanzitutto appare opportuno analizzare i dati riguardanti
le importazioni in Russia delle cucine in legno, caratterizzate dalla categoria doganale 9403.40 (Mobili di legno dei tipi utilizzati nelle cucine).
Emerge chiaramente come l’Italia sia saldamente in testa nella categoria delle
cucine in legno, detenendo una quota pari quasi a due terzi del mercato. I concorrenti diretti dell’Italia nel settore sono assai distanziati. Al secondo posto, infatti, si trova la Germania, che però detiene solo il 22% del mercato, seguita al
terzo posto dall’Ucraina con il 6%, dalla Repubblica Ceca con il 5% e dalla Slovacchia, attorno al 3%. Tutti gli altri paesi detengono quote trascurabili.
Per quanto riguarda il trend di settore, è rilevabile un aumento notevole delle
importazioni in senso generale. Tutti i paesi esportatori hanno in linea di massima beneficiato di tale incremento, ma in proporzioni diverse: mentre, infatti,
l’Italia e la Germania hanno rafforzato fortemente i propri volumi export,
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l’Ucraina ha registrato un incremento inferiore, sempre in relazione ai maggiori
livelli qualitativi richiesti più di recente dal mercato. Una leggera flessione si è
invece registrata da parte del gruppo eterogeneo degli altri paesi.
Un altro settore di notevole interesse è costituito dalle camere da letto, codice
doganale 9403.5. Da quanto emerge dai dati, risulta evidente come, anche in
questo settore, il leader nelle importazioni sia l’Italia, con un margine ancora più
alto rispetto a quello detenuto nel settore delle cucine. Alle spalle dell’Italia troviamo la Polonia e la Germania, paesi tradizionalmente forti in tale comparto,
che detengono rispettivamente una quota di mercato del 12 e del 9%, seguite
dalla Romania con il 7%. In particolare Romania e Polonia sono molto attive nel
segmento dei prodotti di medio e basso livello, mentre per quanto concerne il
prodotto di qualità i maggiori competitor dell’Italia sono Germania e Spagna
(4%), che ha però perso molte posizioni negli ultimi due anni considerati. Tutti
gli altri paesi sono allineati su valori inferiori ai 3 punti percentuali. Anche nel
settore delle camere da letto il trend delle importazioni ha registrato i soliti incrementi vorticosi, aumentando di oltre 4 volte nel corso degli ultimi cinque anni
presi in considerazione. Maggiori beneficiari di tale incremento sono stati l’Italia
e la Germania. Occorre comunque rilevare che quasi tutti i paesi esportatori appaiono avere triplicato la propria presenza in Russia nel corso del periodo analizzato.
Il terzo settore di interesse nell’ambito della macrocategoria 9403 è quello dei
soggiorni e sale da pranzo in legno, caratterizzato dal codice 9403.60 (Mobili in
legno dei tipi utilizzati nelle sale da pranzo o nelle stanze di soggiorno). I dati
mettono in evidenza come in questo settore vi sia una maggiore frammentazione
rispetto a quelli precedenti. In questa categoria il leader del settore è la Polonia,
con una quota pari al 29%. L’Italia detiene in questo caso il secondo posto, assieme alla Germania, con un peso del 20%. Una notevole quota di mercato è detenuta anche dall’Ucraina, che si attesta al quarto posto, con 15 punti percentuali. Sensibile, ma in netta diminuzione, la quota della Spagna, che si ferma
all’11%. Il trend nel settore è stato naturalmente crescente, con volumi import
cresciuti di diverse volte nel corso del periodo di analisi. Tutti i paesi esportatori
hanno beneficiato dell’incremento, raddoppiando o triplicando la propria presenza nel paese.
La macrocategoria 9403 comprende al proprio interno, oltre ai mobili per la casa, anche i mobili per ufficio, sia in legno che in metallo. Per quanto concerne i
mobili per ufficio in legno, caratterizzati dal codice doganale 9403.30 (Mobili in
legno dei tipi utilizzati negli uffici), i dati relativi alle importazioni mostrano in
modo inequivocabile la posizione dominante detenuta dall’Italia nel settore. Il
secondo posto nella categoria è occupato dall’Austria, seguita dalla Germania,
con una quota del 12%. Per quanto concerne il trend di settore, anche in questo
caso si registra un aumento sostanziale nel volume delle importazioni, che tuttavia risulta essere meno marcato rispetto ad altri comparti. In questo caso non
tutti i paesi esportatori hanno beneficiato in modo uguale di tale incremento.
Infatti mentre l’Italia e l’Ucraina hanno aumentato in modo consistente i loro
volumi export, la Germania ha perso invece gran parte del suo peso, mentre
l’Austria ha realizzato un importante incremento.
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Il panorama è diverso se si considerano i mobili per ufficio in metallo, contraddistinti dal codice 9403.10 (Mobili in metallo dei tipi utilizzati negli uffici). Tale
settore è l’unico, assieme a quello delle camere da pranzo e dei salotti, in cui
l’Italia non è al primo posto nella graduatoria dei paesi esportatori. Il settore dei
mobili da ufficio in metallo è, infatti, dominato dalla Francia con il 24%. Comunque Italia e Germania seguono immedatamente staccate di un solo punto percentuale. Al quarto posto si trova Ia Polonia, anch’essa con una buona percentuale (17%), seguita dagli altri paesi. Questo settore rimane, tuttavia, quello che
ha registrato la crescita minore, in termini quantitativi, nel corso degli ultimi
anni. Anche gli andamenti delle varie nazioni nell’ambito del settore sono stati
contrastanti: mentre l’Italia e la Germania hanno generalmente incrementato i
propri volumi export, la Francia ha progressivamente perso terreno.
Nell’ambito della macrocategoria 9401, sono invece individuabili due sottocategorie di interesse. La prima, caratterizzata dal codice doganale 9401.61, è costituita dai mobili per sedere con intelaiatura in legno e dagli imbottiti. Anche in
questa categoria l’Italia è saldamente in testa nella graduatoria delle esportazioni, e detiene oltre i due terzi del volume totale importato. Il più diretto concorrente dell’Italia è la Polonia, con una quota pari al 10%. Il mercato tuttavia è
molto frammentato, poiché il rimanente risulta suddiviso tra una pluralità di
paesi, nessuno dei quali, tuttavia, possiede quote di mercato superiori al 6%. Il
settore ha presentato una fortissima crescita dei volumi d’importazione. L’Italia
ha incrementato le proprie esportazioni nel paese di diverse volte, ma tutti gli
altri concorrenti, in varie misure, hanno anch’essi avuto incrementi rispettabili.
La produzione della Svezia, tramite la propria catena di grande distribuzione IKEA, ha incrementato notevolmente la vendita di articoli.
La seconda importante sottocategoria è costituita dai mobili per sedersi girevoli e
regolabili in altezza, caratterizzati dalla voce doganale 9401.30, i cui dati sono di
seguito riportati. Come risulta evidente dai dati, è l’Ucraina a dominare il settore, con quasi due terzi delle esportazioni in Russia. Seconda la Germania con il
14%. Al terzo posto troviamo invece l’Italia, che detiene il 12% del totale assieme
alla Polonia. Gli altri produttori hanno quote di mercato trascurabili. Il settore
ha presentato incrementi considerevoli in termini di volumi import, dei quali
hanno beneficiato sostanzialmente tutti i paesi. La struttura delle importazioni
non si è quindi modificata sostanzialmente rispetto alla situazione del passato.
Articoli complementari: importazione di prodotti italiani nei settori merceologici di
Arredo bagno, Caminetti, Porte e Finestre
Viene di seguito riportata un’analisi sintetica dell’andamento delle importazioni,
in settori merceologici correlati a quello del mobile e dell’arredamento, riguardanti prodotti italiani nella Federazione Russa.
Settore arredo-bagno
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I dati ufficiali relativi all’importazione di prodotti dell’arredo-bagno sono stati divisi in tre diverse categorie, ad ognuna delle quali è associato un codice doganale.
6910: Acquai, lavabi, basamenti per lavabi, vasche da bagno, bidet, tazze per
gabinetti, cassette di scarico, orinatoi e apparecchi fissi simili per usi sanitari, di
ceramica; esclusi: portasapone, portaspugna, portaspazzolino, portasciugamano
e portarotolo per carta igienica. In questo settore ’Italia ha visto aumentare la
sua quota di mercato, ma i volumi rimangono comunque bassi, se confrontati
con quelli di Cina, Ucraina e Polonia. La Cina in particolare ha quasi quadruplicato, nell’arco degli ultimi 4 anni con dati disponibili, il valore in dollari delle sue
esportazioni.
6911: Vasellame ed altri oggetti per la casa, l’igiene o la toeletta, di porcellana;
esclusi: vasche da bagno, bidet, acquai e apparecchi fissi simili; statuette ed altri
oggetti d’ornamento, giare, damigiane e recipienti simili per il trasporto o
l’imballaggio; macinini per caffè e per spezie con contenitore di ceramica e meccanismo di metallo. In questo settore merceologico la posizione dell’Italia è piuttosto marginale. Il valore delle sue importazioni è di ben 60 volte inferiore rispetto a quelle cinesi. Inoltre non si evidenzia una crescita significativa negli ultimi
quattro anni disponibili.
6912: Vasellame ed altri oggetti per la casa, l’igiene o la toletta, di materie ceramiche diverse dalla porcellana; esclusi: vasche da bagno, bidet, acquai e apparecchi fissi simili; statuette ed altri oggetti di ornamento; giare, damigiane e recipienti simili per il trasporto o l’imballaggio; macinini per caffè o per spezie con
contenitore di ceramica e meccanismo di metallo. Anche in quest’ultima categoria, sempre legata al settore dell’arredo bagno, è la Cina a giocare un ruolo da
protagonista, seguita, a debita distanza, dall’Ucraina.
In generale, dai dati disponibili emerge in modo piuttosto evidente come, per i
prodotti italiani, a partire dal 1999 ci sia stato in tutte e tre le categorie merceologiche un incremento annuale piuttosto regolare nella loro esportazione in Russia.
Caminetti
I dati ufficiali relativi all’importazione di caminetti sono stati ripartiti in tre diversi gruppi, ad ognuno dei quali è collegato un codice doganale.
- 732181: Stufe, caloriferi, caminetti, griglie a fuoco nudo, caldaie a focolaio,
bracieri, focolai per lisciviatori, caldaie per bucato e utensili simili per uso domestico, di ghisa, ferro e acciaio, a combustibili gassosi o a gas ed altri combustibili
(escl. apparecchi di cottura, anche con forno; inclusi i forni separati, scaldapiatti, caldaie per il riscaldamento centrale, scaldaacqua istantanei e scaldaacqua
normali, utensili da cucina ordinari). A partire dal 2001 si è registrata una notevole crescita nell’importazione di stufe, caminetti, caloriferi e caldaie alimentate
a gas e con altri combustibili gassosi. In questo settore l’Italia si è collocata a
fine 2006 al terzo posto come fornitore di stufe e caminetti alimentati con combustibili gassosi. I volumi delle esportazioni nella Federazione Russa sono però
piuttosto bassi nel complesso.
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- 732182: Stufe, caloriferi, caminetti, griglie a fuoco nudo, caldaie a focolaio,
bracieri, focolai per lisciviatori, caldaie per bucato e utensili simili per uso domestico, di ghisa, ferro e acciaio, a combustibili liquidi (escl. apparecchi di cottura,
anche con forno; inclusi i forni separati, scaldapiatti, caldaie per il riscaldamento centrale, scaldaacqua istantanei e scaldaacqua normali, utensili da cucina
ordinari). I dati per stufe e caminetti alimentati a combustibili liquidi presentano
un picco anomalo nel 2001, quando sono stati importati 419 pezzi. Per il resto i
volumi sono molto bassi, basti dire che nel 2005 sono stati importati soltanto 3
pezzi. I dati per il 2006 e gli anni seguenti non sono invece disponibili. Probabilmente il dato ricordato più sopra si può ricollegare ad un’unica grossa ma isolata fornitura. Quanto all’Italia, dai dati in nostro possesso risulta che nell’arco
del 2006 nessun prodotto italiano appartenente a questa categoria merceologica
sia stato venduto sul mercato della Federazione Russa. Si può altresì notare che
dal 2004 c’è stato un calo complessivo e generalizzato di importazioni in questa
categoria merceologica.
- 732183: Stufe, caloriferi, caminetti, griglie a fuoco nudo, caldaie a focolaio,
bracieri, focolai per lisciviatori, caldaie per bucato e utensili simili per uso domestico, di ghisa, ferro e acciaio, a combustibili solidi (escl. apparecchi di cottura,
anche con forno; inclusi i forni separati, scaldapiatti, caldaie per il riscaldamento centrale, scaldaacqua istantanei e scaldaacqua normali, utensili da cucina
ordinari). In questo caso l’andamento disegna un trend crescente, confermato
dai dati relativi al 2006, quando sono entrati in Russia quasi 2500 esemplari di
stufe, caloriferi, caminetti, griglie e caldaie alimentate con combustibili solidi,
per un valore complessivo che si aggira sui 700 milioni di dollari. Anche in questo caso però è opportuno sottolineare che si tratta di un settore marginale
dell’export nella Federazione Russa, con volumi molto bassi. I risultati italiani
sono comunque buoni. Il nostro paese è il terzo fornitore e negli ultimi hanno ha
realizzato una crescita pressoché costante. In questo comparto è la Francia ad
ottenere i risultati più interessanti, e i francesi sono leader sul mercato sin dal
2003.
Porte e finestre
Anche per il settore di porte e finestre è stata operata una ripartizione in categorie. I codici doganali presi in considerazione questa volta sono 5.
- 441810: Finestre, porte-finestre e loro telai e stipiti di legno. I risultati in questo settore disegnano un trend molto positivo, con un picco nelle importazioni
realizzato proprio nel corso dell’ultimo anno con dati disponibili, quando si è
passati da 97 a ben 348,6 milioni di dollari. Dal 2003 al 2005 invece
l’andamento, pur essendo leggermente positivo, aveva avuto uno sviluppo molto
più contenuto, con un incremento complessivo di poco inferiore ai 14 milioni di
dollari in tre anni.
- 441820: Porte e loro telai, stipiti e soglie in legno. I dati per il settore di porte e
telai in legno indicano che lo stesso ha seguito uno sviluppo simile a quello delle
finestre sopra analizzato, anche se gli incrementi sembrano, all’apparenza, meno
evidenti. In realtà i volumi realizzati in questo settore sono molto più alti, se si
pensa che nel 2006 si è arrivati a sfiorare i 9.287 milioni di dollari. L’incremento
sull’anno precedente è stato superiore ai 4 miliardi di dollari.
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- 730830: Porte e finestre e loro intelaiature, stipiti e soglie, di ghisa, ferro o acciaio. Anche per il settore di porte, finestre e soglie realizzate con materiali diversi dal legno i risultati sono stati positivi per i prodotti italiani. Le migliori performance si sono realizzate, ancora una volta, nel corso dell’ultimo anno con dati
disponibili, quando si è concretizzato un incremento in valore superiore al 60%.
- 730890: Costruzioni e parti di costruzioni, di ghisa, ferro o acciaio (esclusi ponti, elementi di ponti, torri e piloni, porte, finestre e loro intelaiature, stipiti, soglie, materiale per impalcature, per casseforme e per puntellature). Questa categoria merceologica, collegata in maniera più marginale al settore del legno e
dell’arredamento, presenta un andamento più particolare. A partire dal 2000 il
trend è stato positivo. Tuttavia i dati record del 2005 non si sono ripetuti l’anno
successivo e l’ammontare dei prodotti importati si è attestato a fine anno su valori simili a quelli del 2004.
- 761010: Porte e finestre e loro intelaiature, stipiti e soglie di alluminio (escl.
guarnizioni). Il settore di porte, finestre e soglie in alluminio ha subito invece
una battuta d’arresto, in particolare se si confrontano i dati del 1999 con quelli
del 2006. Nel periodo intermedio lo sviluppo è stato altalenante, ma non sono
stati registrati andamenti anomali.
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ORGANIZZAZIONE DEL SISTEMA DISTRIBUTIVO DI RIFERIMENTO IN RUSSIA
La distribuzione dei prodotti di arredamento in Russia viene realizzata attraverso
quattro canali: i mercati, i negozi di arredamento non specializzati, i negozi di
arredamento specializzati, e la grande distribuzione specializzata nel settore.
a) I mercati. Questa tipologia di distribuzione non ha mai avuto un peso notevole
nel panorama dell’offerta commerciale nel comparto dell’arredamento. La quota
di prodotto commercializzata, che era pari al 13,3% nel 1999, si è ulteriormente
ridotta nel corso del triennio successivo, e si è attestata nel 2002 all’11,5% del
totale. I mercati si caratterizzano per un’offerta decisamente di basso livello dal
punto di vista della qualità e della gamma proposta. Solitamente vengono proposti prodotti russi appartenenti al segmento qualitativo e di prezzo medio-basso.
Rarissimi sono invece i casi di commercializzazione di prodotti d’importazione.
Esistono, tuttavia, soprattutto nella città di Mosca, alcuni mercati specializzati
nel settore, nei quali è possibile trovare una scelta più ampia, ed anche in parte
prodotti d’importazione. Essi, tuttavia, rappresentano un fenomeno del tutto isolato nel panorama della distribuzione nazionale.
b) I negozi di arredamento non specializzati. Pur occupando una posizione di
maggiore importanza nel panorama distributivo del settore in Russia, i negozi
non specializzati hanno perso parte del loro peso nel corso degli ultimi anni.
Questa perdita di importanza, accompagnata dalla riduzione nel numero di tali
punti vendita, è stata soprattutto determinata dalla trasformazione dei negozi
stessi in punti vendita specializzati. Molti negozi di questo tipo, inoltre, sono entrati a far parte delle catene di distribuzione di mobili, oppure sono stati assorbiti da supermercati e organizzazioni della grande distribuzione. Essi offrono una
gamma di prodotti piuttosto differenziata, ma, solitamente, coprono un segmento di qualità media o medio-bassa e non sono, pertanto, di grande interesse per
il produttore italiano di mobili che intenda esportare il proprio prodotto in Russia.
c) I negozi specializzati. Di maggiore interesse, senza dubbio, sono invece i negozi
di arredamento specializzati, ossia quei punti vendita che si sono concentrati
sulla distribuzione di particolari tipologie di prodotto. Ad esempio esistono molti
rivenditori di cucine, arredo-bagno, divani e poltrone, camere da letto, ecc. Il
numero di tali punti vendita è sempre stato, nel corso degli ultimi anni, in costante aumento, e pare non abbia subito neppure in modo vistoso i contraccolpi
della crisi economica del ‘98. Inoltre il numero di tali punti vendita è aumentato
vistosamente nell’ambito dei grossi centri urbani che, come sempre, guidano le
tendenze quanto a modalità d’acquisto da parte dei consumatori. Il fenomeno è
stato particolarmente evidente nella città di Mosca, dove fra il 2000 e la fine del
2002 il numero di punti vendita specializzati è aumentato dell’86% per quanto
concerne i rivenditori specializzati in cucine, e del 43% per quelli specializzati in
mobili per ufficio. I rivenditori specializzati offrono un’ampia gamma di scelta al
consumatore, nell’ambito dell’area di nicchia. Esistono punti vendita di ogni livello, da quello medio a quello di prestigio, ma il più tende a privilegiare la produzione di qualità medio-alta, con molti prodotti d’importazione e marchi noti.
d) La grande distribuzione. Il settore che si è maggiormente sviluppato nel corso
degli ultimi anni e che continua a crescere a ritmi sostenuti, è senza dubbio
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quello della grande distribuzione e delle catene specializzate nelle rivendita di
mobili. Queste ultime sono costituite da molti punti vendita di dimensioni medie
o medio-grandi che solitamente commercializzano un’ampia scelta di articoli diversificati per categorie (cucine, salotti, imbottiti, ecc.) e per qualità, escludendo
generalmente la produzione di bassa qualità. In alcuni casi le catene di distribuzione nascono come rete di commercializzazione dei prodotti di alcuni grossi
produttori locali di mobili.
Le catene di distribuzione si presentano molto interessanti per il produttore italiano intenzionato alla distribuzione in Russia. Infatti la gamma offerta presenta
ampio spazio per i prodotti di qualità d’importazione. Inoltre solitamente esse
operano con una politica centralizzata per quanto concerne gli approvvigionamenti; in tal senso, un buon contatto stabilito con l’ufficio acquisti di una di tali
catene può costituire un’opportunità di distribuzione dei propri prodotti in una
molteplicità di punti vendita sul territorio. Le catene della distribuzione, pur non
essendo aumentate numericamente negli ultimi anni in modo consistente, si sono tuttavia espanse notevolmente per quanto concerne il numero di punti vendita operativi e la copertura territoriale.
I grossi distributori di mobili ed i supermercati del mobile rappresentano un fenomeno relativamente nuovo nell’ambito della distribuzione nel paese, essendo
comparsi solamente nel corso degli ultimi anni. Essi tuttavia si stanno espandendo e moltiplicando a ritmi molto sostenuti, soprattutto in virtù degli ottimi
prezzi che sono in grado di offrire alla clientela. I grandi distributori, infatti, possono sfruttare economie di scala negli acquisti, che consentono loro di mantenere il prezzo di vendita al pubblico inferiore rispetto a quello praticato dai distributori più piccoli. I supermercati del mobile stanno sorgendo in particolar modo
nella periferia delle grandi metropoli, Mosca innanzitutto, e più di recente anche
a San Pietroburgo, Novosibirsk, ecc. Sul mercato sono anche alcuni colossi internazionali della distribuzione di settore, quali IKEA e METRO.
I grandi distributori puntano generalmente a soddisfare le esigenze di un’ampia
fascia di acquirenti: come anticipato, la gamma offerta prevede pertanto prodotti
di ogni qualità e prezzo, con una particolare attenzione ai prodotti di qualità non
scadente, ma offerti a prezzi vantaggiosi. In molti casi i distributori hanno avviato delle proprie produzioni, che vengono commercializzate con marchio proprio e
sono offerte a condizioni concorrenziali, non dovendo scontare alcun tipo di ricarico sui prezzi stessi. La distribuzione di prodotti d’importazione, eccezion fatta
per quei distributori che vendono solo produzioni proprie (come IKEA), è di solito consistente, in particolar modo per quanto concerne la fascia medio-alta. Normalmente esclusi, invece, i prodotti di
altissima gamma, che vengono di preferenza offerti in appositi spazi
distributivi e show room, collocati nel centro delle città.
I canali utilizzati per le importazioni
Le importazioni avvengono tramite l’importazione diretta da parte delle rappresentanze in Russia del produttore, oppure con l’importazione da parte di società
import.
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a) Importazione da parte delle rappresentanze del produttore. Il produttore stabilisce una propria rappresentanza in Russia, solitamente a Mosca. Tale rappresentanza si occupa di mantenere i rapporti con i distributori locali, sia con contatti diretti, sia con una rete di succursali ed intermediari commerciali, che attuano la distribuzione del prodotto a livello regionale. La rappresentanza riceve
gli ordini dai distributori e dagli intermediari, e li trasmette alla casa madre che
ha sede all’estero. Quest’ultima provvederà a fornire la merce richiesta, che verrà
inviata via mare o via terra. La rappresentanza locale si occupa di tutte le formalità burocratiche necessarie all’importazione, ossia di pratiche doganali e certificazioni. La merce importata viene poi stoccata in un magazzino di proprietà,
oppure, nel caso di ordinativi consistenti, consegnata direttamente al cliente.
Tale opzione, comunque, non è molto praticata, e ciò è testimoniato dal fatto che
il numero delle rappresentanze locali di produttori esteri è estremamente inferiore al numero dei marchi distribuiti.
b) Importazione tramite società specializzate in import. I produttori che non stabiliscono una propria rappresentanza nel paese operano attraverso le società
d’importazione. Si tratta di società specializzate nel settore (grandi distributori o
semplici società-ponte), solitamente localizzate a Mosca o a San Pietroburgo, che
hanno una fitta rete di contatti sia con i produttori che con un consistente numero di clienti. Esse agiscono come distributori monomarca o più frequentemente multimarca, e possono stringere con i produttori contratti di esclusiva, diventando in tal modo distributori ufficiali unici. Spesso le società di distribuzione
non sono tanto specializzate in un determinato settore, quanto nella locazione
geografica dalla quale importano. Esistono, ad esempio, molte società che importano dall’Italia generi di vario tipo, quali mobili, ma anche alcune tipologie di
materiali da costruzione, e così via. La società import provvede ad importare periodicamente diversi quantitativi di merce, anche su specifica richiesta del cliente. Quanto importato viene poi distribuito direttamente (nel caso della grande
distribuzione), trasferito ai distributori dettaglianti, oppure ancora distribuito ad
intermediari commerciali operanti a livello regionale.
PRODUTTORI LOCALI
Come già sottolineato, la produzione di mobili in Russia ha registrato in passato
uno stato di crisi e stagnazione. Le importazioni coprono oggi ancora più della
metà del consumo totale di mobili, a testimonianza della debolezza dell’output
doemstico. Le industrie locali, distribuite in 79 diverse regioni del paese, producono comunque attualmente oltre un miliardo di dollari all’anno in controvalore.
Il settore, nel periodo più recente, sta però manifestando alcuni segnali di ripresa, grazie soprattutto a quanti, operativi nella regione di Mosca, hanno saputo
sfruttare maggiormente le opportunità del mercato realizzando investimenti.
Già nel corso del 2006 la produzione totale russa di mobili è aumentata di circa
il 10% rispetto ai livelli dell’anno precedente. L’aumento della produzione ha
consentito ai produttori locali più qualificati non solo di incrementare la propria
presenza sul mercato domestico, ma altresì di potere conquistare posizioni a livello di export. Quest’ultimo, realizzato soprattutto verso quei paesi dell’ex-Urss
che non hanno una produzione locale di mobili, è aumentato nel corso degli ultimi anni del 15-17% su base annuale. Questo segnale di risveglio dell’industria
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domestica è senza dubbio interessante, ma il futuro del settore dipenderà fondamentalmente dalla capacità di rinnovamento dei produttori.
I produttori locali di mobili, a differenza di quelli di altri settori, sono distribuiti
abbastanza uniformemente sul territorio. Analizzando, infatti, l’elenco dei principali, è possibile rilevare che essi sono presenti grossomodo in tutte le regioni,
dall’estremo nord del paese fino all’estremo oriente. Tale uniformità di distribuzione è spiegabile con la grande disponibilità di legname su quasi tutto il territorio della Federazione Russa, il che non crea problemi di approvvigionamento per
la materia prima. La zona in cui sono presenti meno produttori è infatti il distretto meridionale, che, avendo una vocazione prevalentemente agricola, presenta una minore copertura forestale e, pertanto, una minore disponibilità di
legname.
Si nota comunque una maggiore concentrazione di produttori in alcune parti del
paese. In particolare, la maggior parte di questi si concentra nella parte europea
della Federazione, dove risiede la maggior parte della popolazione. La parte asiatica, invece, pur essendo territorialmente vastissima e molto ricca di legname,
presenta una bassa densità, e quindi un bacino di mercato assai ridotto. Nella
porzione europea la maggior parte dei produttori si trova nelle aree adiacenti alla
regione di Mosca, in particolare in quelle di nord-est. Minore è la presenza nelle
regioni a sud di Mosca, più agricole. Molti impianti produttivi si trovano anche
nelle regioni dell’estremo nord della parte europea e nell’aera degli Urali. Per
quanto concerne, invece, la parte asiatica del paese, le aree di maggiore presenza
dei produttori sono la regione di Krasnoyarsk, cuore della Siberia e principale
centro della lavorazione del legname, e, in misura minore, quella di Vladivostok,
ricca di legname e sufficientemente popolata.
Il prodotto russo presenta in generale un livello qualitativo piuttosto basso.
L’industria locale dipende in ogni modo dalle importazioni per alcune materie
prime di base, come ad esempio il compensato ed alcuni tipi di laminati; pur
riuscendo a mantenere dei prezzi contenuti rispetto agli articoli d’importazione
di qualità (Spagna, Italia, Germania) i produttori domestici devono sopportare la
concorrenza di Ucraina, Romania, e paesi asiatici come Cina e Taiwan. Il basso
livello qualitativo della produzione non è dovuto tanto alla scarsa qualità delle
materie prime impiegate, quanto all’arretratezza dei sistemi produttivi: i macchinari hanno, nella quasi totalità dei casi, sempre più di un decennio di vita, e
quindi non consentono di effettuare le lavorazioni con la precisione e
l’accuratezza richieste per la produzione di mobili di qualità. Inoltre il personale
che lavora negli impianti è solitamente poco qualificato. Come già anticipato, gli
stabilimenti sono infine generalmente amministrati da un management poco
competente, che trascura gli investimenti in un’ottica di profitto a breve termine,
e non si interessa al rinnovamento della gamma produttiva, soprattutto del design dei mobili assemblati.
Solo di recente, soprattutto nella zona di Mosca, si sta assistendo ad un cambiamento di rotta. Sono nati alcuni nuovi importanti produttori che si sono rapidamente espansi ed hanno conquistato quote di mercato considerevoli, grazie ad
una nuova politica produttiva. Questi hanno realizzato importanti investimenti,
con il rinnovamento degli impianti e l’assunzione di manodopera qualificata, e
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sono quindi in grado di fornire un prodotto di qualità, che può competere in parte anche con quello d’importazione. Il design dei prodotti finali è stato profondamente ammodernato, ed attualmente l’output è conforme agli standard di stile
degli articoli di produzione europea. Ancora, l’apertura di reti di vendita proprie
ha consentito a tali produttori di essere presenti in modo importante sui mercati
locali di Mosca, San Pietroburgo, e dei principali centri urbani della Russia.
Le aziende operanti nelle province, invece, hanno una struttura completamente
diversa. Solitamente si tratta di impianti molto grossi (con anche più di 1.000
dipendenti) che operano però ancora secondo vecchi schemi produttivi di tipo
sovietico. Spesso i mobili vengono realizzati quale prodotto secondario in stabilimenti che attuano altri tipi di produzioni principali, sia nel settore legno, ma
anche in settori completamente diversi, come quello elettromeccanico. Altre volte
le fabbriche sono ex stabilimenti del settore difesa, in seguito riconvertiti a produzioni civili. È evidente come, in tali condizioni, sia molto difficile realizzare un
prodotto di qualità comparabile a quello import, e pertanto con il permanere della congiuntura macroeconomica negativa appare difficile che molti player russi
riescano a superare la stagnazione.
La lavorazione del legno
Il forestale è il principale settore di attività in 45 regioni russe, e più del 25% di
tutte le imprese del paese lavora nel settore forestale e della produzione di prodotti in legno il comparto continua però a restare frammentato come negli Anni
Novanta, con la presenza di oltre 20 mila aziende, di
cui la metà sono anche esportatori, per la maggioranza
di dimensioni piccole e a bassa capacità produttiva,
spesso non in grado di lavorare in modo ottimale il legname o di soddisfare le obbligazioni assunte con
l’affitto a lungo termine delle risorse forestali. Nonostante il volume massimo ammissibile di abbattimento
risulti ben oltre il mezzo miliardo di metri cubi, in occasione di un recente Forum internazionale dell’industria forestale si è stimato
che le operazioni di taglio siano diminuite mediamente dell’1,5%, con più della
metà delle aziende di abbattimento operanti in passivo.
Per queste ultime, si tratta di entità che dispongono di macchinari obsoleti; un
ancora alto numero di imprese di piccole e medie dimensioni sono recentemente
fallite, a causa di situazioni critiche a cui hanno contribuito anche l’aumento
delle tariffe energetiche, di trasporto, la mancanza di macchine sufficienti per
aumentare i volumi di abbattimento e di finanziamenti per acquistarle, ed una
competenza gestionale in molti casi in pratica inesistente.
Le aziende forestali russe più remunerative risultano invece quelle verticalmente
integrate, struttura che permette loro di raggiungere migliori risultati finanziari
anche e soprattutto attraverso l’accesso a tecnologie e macchine migliori e moderne. Negli anni più recenti il comparto della lavorazione del legno è comunque
cresciuto oltre il 10%, mentre allo stesso tempo il tasso di crescita dell’industria
della polpa di legno e della carta è precipitato considerevolmente; l’incremento
del settore lavorazione legno viene attribuito agli investimenti per nuovi macchi-
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nari. In crescita sono risultati anche produzione di pannelli (particolati e fibra di
legno a media densità) e impiallacciature.
Il settore sta attraendo investimenti stranieri e la crescita deriva principalmente
da imprese di grandi dimensioni e verticalmente integrate fra loro; la relativamente alta remuneratività dagli investimenti nelle infrastrutture per la lavorazione del legno, assieme alla nuova politica tariffaria decisa dal governo, contribuiranno a mantenere l’espansione di questo comparto a livelli più alti delle altre
categorie che compongono il settore forestale.
Tradizionalmente il settore russo forestale e della lavorazione del legno è stato
fortemente orientato alle esportazioni di prodotto grezzo; per spingere però sempre più aziende del comparto a dotarsi delle attrezzature necessarie per produrre
e vendere, sia sul mercato interno che su quelli internazionali, prodotti a valore
aggiunto, cioè articoli finiti per l’utilizzazione nelle costruzioni e nella fabbricazione di mobili, nel 2008 e 2009 il governo ha aumentato in maniera fortissima i
dazi per l’export di legname, meritandosi le critiche soprattutto dell’Unione Europea.
Secondo gli esperti in Russia sta aumentando la domanda di macchinari per la
produzione di materiali compositi moderni in legno destinati alle costruzioni;
questo settore avrà un grande potenziale negli anni a venire, per la popolarità di
cottage ed altre costruzioni tipiche in legno, e sarà agevolato dal fatto che per la
produzione di questi componenti è sufficiente legname di qualità secondaria; attualmente esso costituirebbe nel paese il 22,5% del legno duro ed il 45% di quello dolce. Il necessario adattamento dei laboratori locali per soddisfare la crescente domanda del settore delle costruzioni in legno e dei mobili, può essere un fattore ben sfruttabile dai produttori europei di macchinari specializzati; in effetti
gli italiani, con i finlandesi ed i tedeschi, sono i principali fornitori di queste
macchine (B.C.R., Casati, Centauro, Fantoni, Fravol, Griggio, Koimpex, Macmazza, Sicar, Stromab, Tecnolegno, Tiger, Valentini).
Gli altri marchi competitor degli italiani sono Alber, Altendorf, Armac, Eelektra
Beckum, Hoffman, Homag, Kallion Konepaja, Kone Wood, Lahden Terateos, Macron, Mafell, Michael Weining, Oulun, Raute Wood, Scheppach, Stegher, Tahka,
Tyrolit, Valmet, Valon Kone, e Veisto-Rakenne.
Ma esiste anche un numero relativamente grande di società russe che producono macchinari per la lavorazione del legno; le maggiori includono Bakaut, lo
Stabilimento Borovichsky, e Vector, della regione di Novgorod, il Balnaulsky
Stankozavod di Barnaul, lo Stabilimento meccanico Belgorodsky (Belgorod), il
Kami-Stankoagregat di Mosca, lo Stabilimento Kurgansky (Kurgan), LesoTekhnika e Lesstankoprom di San Pietroburgo, la Fabbrica Savelovsky (Tver), Severny
Kommunar (Vologda), Sherwood (Kirov), lo Stabilimento sperimentale macchine
lavorazione legno e il Vologodsky Stankozavod, di Vologda.
La maggior parte delle aziende russe di impianti per la lavorazione del legname
producono macchinari destinati alle segherie, come barre di scortecciamento,
seghe a nastro orizzontale e circolari, seghe multilame, e piallatrici; tutte queste
macchine vengono utilizzate per produrre legname da costruzione standard e di
media qualità, ampiamente utilizzato nel paese. Si tratta di macchine relativa-
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mente poco costose, i cui esemplari sono posseduti praticamente da tutte le aziende russe di trasformazione legno; allo stesso tempo, non vengono usate per
produrre articoli di qualità, né come parte di linee produttive particolarmente
complesse. Essiccatori, del resto con l’utilizzazione di elettronica e componenti
meccanici critici d’importazione, sono prodotti da Ariada-Yug (Leningrado), IrGTU (Irkutsk), Scron (Bryansk), Taiga (San Pietroburgo), e Uraldrev-Into (Yekaterinburg), e fabbriche che assemblano macchinari per la produzione di mobili includono l’Ima di San Pietroburgo e la NPF Semil di Izhevsk.
Nonostante il costo minore e la vasta disponibilità di macchine prodotte localmente, la nuova clientela russa preferisce macchinari importati che assicurano
una migliore qualità del prodotto lavorato ed una più consona adattabilità a particolari metodi di lavorazione.
Le importazioni possono essere costituite da rifornimenti diretti ai clienti finali o
da spedizioni a grossisti e distributori; per questo la maggioranza degli esportatori occidentali dispone di uffici di rappresentanza a Mosca e San Pietroburgo, e
mentre tradizionalmente i dominatori di questo mercato sono state le aziende di
Germania, Finlandia, e Italia, più di recente Estonia, Lituania, e Polonia si stanno assicurando una loro stabile quota di mercato, offrendo macchinari affidabili
e di media qualità, soddisfacendo le necessità di quelle aziende russe con minori
capitali a disposizione.
La finlandese Botnia (gruppo Metsaliitto) ha costruito di recente una fabbrica per
la lavorazione del legno nel distretto Podporozhsky della regione di Leningrado,
dal costo di oltre 50 milioni di euro; la fabbrica lavorerà mezzo milione di metri
cubi di legname all’anno producendo 200 mila metri di legno segato, e secondo
Botnia si tratta del laboratorio a tecnologia più avanzata di tutta Europa. La tedesca Kronospan ha stabilito una sua struttura produttiva a Egorevsk, nella regione di Mosca, divenuta la più grande fabbrica russa di fibre di legno a media
densità; il costo del primo stadio del progetto è di 180 milioni di euro, mentre la
capacità di produzione è di 12 milioni di metri quadrati di materiale da pavimentazione all’anno, e di 500 metri cubi di fibre di legno al giorno. Lo stadio successivo include la produzione ed il finissaggio di truciolati; gli investimenti totali
nelle infrastrutture russe di Kronospan saranno di mezzo miliardo di euro.
I clienti potenzialmente più importanti, e anche quelli finanziariamente meglio
collocati, includono le grandi holding formate da divisioni di abbattimento, lavorazione, cartiere, e fabbriche di mobili; in pratica sono soltanto holding di questo
genere a poter finanziare progetti su larga scala greenfield o la modernizzazione
completa degli stabilimenti esistenti, mentre secondo gli esperti gli stessi gruppi
controllano più dell’85% dell’industria forestale russa, presenti in tutte le maggiori regioni produttrici.
Anche l’addestramento all’uso dei moderni macchinari per la lavorazione del legno rappresenta un aspetto molto importante. Le spedizioni di macchinari in
Russia dovranno infine essere accompagnate da documenti che attestino la rispondenza dei medesimi ai requisiti russi di qualità, sicurezza, e di standardizzazione, oppure la certificazione potrà venire affidata ai competenti organi locali.
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I produttori stranieri di mobili in Russia
Esistono pochi casi rilevanti di produttori esteri che abbiano impianti produttivi
direttamente in loco. Molti dei nominativi che possiamo trovare indicano società
miste, che in realtà assemblano in Russia parti di mobili prodotte all’estero, e
rivendono poi l’articolo finito con un marchio russo, ma con la specifica “prodotto in Russia con componenti estere”.
Tutti i maggiori produttori stranieri sono presenti con i loro articoli sul mercato
russo. I principali importatori sono soliti partecipare alle più importanti fiere di
settore, durante le quali raccolgono i cataloghi delle aziende presenti, e li propongono successivamente ai propri clienti, cioè i distributori finali. Questi ultimi
effettuano le loro ordinazioni, e la società d’importazione, in seguito, si occupa di
contattare direttamente il produttore nel paese di origine per la consegna della
merce richiesta. Il nocciolo del sistema distributivo dei prodotti stranieri in Russia risulta quindi costituito dalle società d’importazione, ed è ad esse che il produttore estero di norma deve fare riferimento.
I dati relativi agli articoli realizzati direttamente sul posto da parte di produttori
internazionali non sono facilmente interpretabili, in quanto le poche società
straniere che producono in Russia operano, a livello legale, tramite società di
diritto russo e non direttamente con il proprio marchio. I dati statistici relativi a
tali produzioni sono, pertanto, compresi nei dati quantitativi della produzione
locale, ed è molto difficile estrapolarli.
È tuttavia importante sottolineare ancora una volta come la componente delle
importazioni rappresenti la parte preponderante dell’offerta di mobili stranieri in
Russia; anche se per ora è certamente degno di nota per lo più il caso della produzione locale di Ikea, che produce una parte dei mobili da essa commercializzati direttamente in Russia, la tendenza futura del mercato potrebbe tuttavia essere quella di un aumento di tale tipologia produttiva, soprattutto in relazione alla
crescita della competitività nel settore e alla necessità di abbattere i prezzi di
vendita del prodotto estero (fortemente penalizzati dalle spese di trasporto); anche i dazi d’importazione e l’attuale crisi economica mondiale potrebbero avere
un effetto in questo senso.
Impianti produttivi in loco, filiali, uffici di rappresentanza
Le imprese straniere del settore possono lavorare con il mercato russo con veri e
propri impianti produttivi nel paese (producendo una parte oppure la totalità dei
prodotti commercializzati) oppure, nella maggior parte dei casi, attraverso una
filiale od un ufficio di rappresentanza che svolge le attività commerciali e di marketing, mentre la produzione viene realizzata integralmente nel paese di origine,
e successivamente importata in Russia.
Le aziende straniere che operano attraverso una filiale o un ufficio di rappresentanza nella maggior parte dei casi scelgono Mosca come città sede dei loro uffici
in quanto centro economico e d’affari del paese. Nella capitale transita oltre
l’80% dei capitali nazionali, e la maggior parte delle grandi imprese che operano
in Russia, siano esse russe o straniere, ha la propria sede nella città. Tutti i
maggiori accordi commerciali, di conseguenza, vengono conclusi a Mosca, indi-
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pendentemente dalla localizzazione dei progetti d’investimento o del destinatario
finale della vendita. Infine, Mosca è il principale centro doganale del paese: è
quindi evidente come le società estere, svolgendo in termini pratici prevalentemente attività di export, preferiscano mantenere la propria sede nella capitale.
Il secondo centro in termini di importanza per i produttori stranieri è San Pietroburgo. Qui operano soprattutto i produttori scandinavi, in particolare finlandesi.
Questa scelta è evidentemente dettata da ragioni geografiche: San Pietroburgo,
infatti, si trova non lontano dal confine finlandese e dalla città di Helsinki. Altre
ragioni per la scelta della capitale nordica come sede della rappresentanza sono
le dimensioni (si tratta della seconda città del paese) e la presenza di un importante porto sul mar Baltico, ideale punto di arrivo delle merci provenienti via
mare dai paesi scandinavi e dalla Germania settentrionale.
Alcuni produttori stranieri hanno infine scelto per la propria rappresentanza altre città: Samara, Rostov, e altre città nell’area del Volga, ma si tratta di casi ancora isolati.
La produzione in loco può essere:
-
Produzione diretta sul posto tramite società di diritto russo, il cui capitale è
interamente o per la maggioranza detenuto dalla casa madre estera: si tratta
di un’opzione ancora molto poco sfruttata nel campo dell’arredamento, mentre è più diffusa nell’ambito di altri settori produttivi.
-
Produzione sul posto, effettuata da società russe che producono su licenza
del produttore straniero: i prodotti così ottenuti vengono poi commercializzati
o direttamente con il marchio del produttore straniero che ha concesso la licenza, oppure con altri marchi a diffusione locale. La qualità degli articoli è
comunque standardizzata al livello della produzione occidentale, in quanto la
concessione della licenza impegna ad adottare tecnologie, materiali, sistemi
produttivi e standard qualitativi paritetici a quelli europei. Anche questa opzione, comunque, non risulta molto praticata. Nella maggior parte dei casi,
infatti, i produttori esteri si limitano a fornire ai produttori locali parti di mobili, che vengono poi assemblate dal produttore stesso, e rivendute con marchio russo. In tal caso, quindi, non è possibile parlare di un vero e proprio
prodotto straniero, bensì di un prodotto russo fabbricato con parti prodotte
all’estero.
Come già anticipato, la commercializzazione in Russia di prodotti realizzati negli
stabilimenti di proprietà all’estero può invece avvenire attraverso canali diversi
(importazione diretta tramite filiali ed uffici di rappresentanza, importazione attraverso un distributore unico ufficiale per il paese che si occupa poi della redistribuzione interna dei prodotti, importazione attraverso importatori-grossisti
situati nelle varie regioni, ecc.).
In termini quantitativi, la commercializzazione diretta dall’estero è senza dubbio
la più diffusa.
La quasi totalità dei mobili di marche estere che vengono commercializzati nel
paese, quindi, non risulta prodotta in Russia bensì importata dall’estero; la
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maggior parte dei produttori internazionali non ricorre poi all’importazione diretta tramite propri uffici di rappresentanza, ma si affida a società d’importazione
specializzate nel campo dell’arredamento, oppure a catene della grande distribuzione specializzata.
Per quanto concerne le rappresentanze commerciali dirette o le società commerciali appositamente create per la distribuzione dei prodotti in Russia, esse operano, in linea di massima, quasi sempre a Mosca oppure a San Pietroburgo, e
solo in pochi casi nelle regioni: per la distribuzione a livello periferico si fa di solito riferimento a contatti con intermediari commerciali (dealer) presenti sul territorio.
Per le diverse modalità operative dell’importazione di mobili realizzata dalle rappresentanze russe dei produttori internazionali e dell’importazione di mobili
stranieri da parte di società locali specializzate in import, si rimanda a quanto
già spiegato più sopra.
I produttori italiani di mobili in Russia
In pratica quasi nessun marchio italiano attua una produzione di mobili direttamente sul posto. Tutta la produzione dell’Italia che viene commercializzata nella Federazione Russa risulta pertanto prodotta nel nostro paese e successivamente esportata.
Per quanto concerne la localizzazione dei produttori italiani, valgono, fondamentalmente, le considerazioni fatte in merito a tutti i produttori stranieri, con
l’unica differenza che gli italiani appaiono avere tutti sede a Mosca. Le rappresentanze presenti importano direttamente i prodotti e si occupano della redistribuzione degli stessi nelle varie regioni del paese. Le rappresentanze italiane, presenti comunque in numero limitato, hanno dimensioni variabili in termini di dimensioni e personale impiegato. Solitamente sono costituite nella ragione sociale
di rappresentanza di ditta estera in Russia, ma talvolta vengono create società di
diritto russo. I dipendenti sono in parte italiani e in parte locali; mentre i dirigenti e gli organi decisionali sono quasi sempre nostri connazionali, il personale
impiegatizio viene assunto sul posto, anche perché la legislazione russa stabilisce vincoli piuttosto rigidi all’assunzione di stranieri.
Le importazioni
Le importazioni avvengono tramite due canali: importazione diretta da parte delle rappresentanze in Russia del produttore, oppure importazione tramite società
import.
a) Importazione diretta. Il produttore stabilisce una propria rappresentanza in
Russia, solitamente a Mosca. Tale rappresentanza si occupa di mantenere i rapporti con i distributori locali, sia tramite contatti diretti, sia tramite una rete di
succursali ed intermediari commerciali, che attuano la distribuzione del prodotto
a livello regionale. La rappresentanza riceve gli ordini dai distributori e dagli intermediari, e li trasmette alla casa madre che ha sede all’estero. Quest’ultima
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provvederà a fornire la merce richiesta, che verrà inviata via mare o via terra. La
rappresentanza locale si occupa di tutte le formalità burocratiche necessarie
all’importazione, ossia di tutte le pratiche doganali e certificazioni. La merce importata viene poi stoccata in un magazzino di proprietà, oppure, nel caso di ordinativi consistenti, consegnata direttamente al cliente. Tale opzione, comunque,
non è molto praticata, e ciò è testimoniato dal fatto che il numero delle rappresentanze locali di produttori esteri è estremamente inferiore al numero dei marchi distribuiti.
b) Importazione tramite società di import. I produttori che invece non stabiliscono una propria rappresentanza nel paese operano attraverso le società
d’importazione. Si tratta di società specializzate nel settore (grandi distributori, o
semplici società-ponte), solitamente localizzate a Mosca o San Pietroburgo, che
hanno una fitta rete di contatti sia con i produttori che con un consistente numero di clienti. Essi agiscono come distributori monomarca o più frequentemente multimarca, e possono stringere con i produttori contratti di esclusiva, diventando in tal modo distributori ufficiali unici. Spesso le società di distribuzione
non sono tanto specializzate in un determinato settore, quanto nella locazione
geografica dalla quale importano. Esistono, ad esempio, molte società che importano dall’Italia generi di vario tipo, quali mobili, ma anche alcune tipologie di
materiali da costruzione, e così via. La società import provvede ad importare periodicamente diversi quantitativi di merce, anche su specifica richiesta del cliente. Quanto importato viene poi distribuito direttamente (nel caso della grande
distribuzione), trasferito ai distributori dettaglianti, oppure ancora distribuito ad
intermediari commerciali operanti a livello regionale.
3. ASPETTI LEGALI E DOGANALI
Regolamentazione generale e specifica, documentazione e certificazioni richieste La certificazione obbligatoria delle merci - Procedure di certificazione, costi e tempistiche di ottenimento.
Il regime doganale russo è stato più volte riformato nel corso degli ultimi anni,
ed un’ulteriore importante riforma delle procedure è entrata in vigore il primo
gennaio del 2004 (nota come Codice Doganale d.d. 28.05.03 n°61-FZ). Tali riforme hanno avuto come obiettivo fondamentale l’uniformazione delle obsolete e
complicatissime pratiche doganali che il paese ha ereditato dal regime sovietico, al fine di snellirle e renderle più uniformate agli standard internazionali in vigore
nel settore.
Il 1mo gennaio 2001 il governo russo aveva già omogeneizzato i dazi gravanti su migliaia di beni di largo
consumo unificando il sistema tariffario secondo i gruppi merceologici occidentali. Dall’anno successivo sono state istituite in via sperimentale le dichiarazioni
doganali elettroniche. La struttura tariffaria prevedeva quattro categorie di dazi:
5, 10, 15 e 20%. Il sistema attualmente in vigore (Comitato Doganale Statale della Federazione Russa) prevede per ciascuna categoria merceologica (identificata
da un codice) un range percentuale di dazi doganali (fra 0 e 30%, salvo il tetto
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minimo del 100% per gli alcolici). In un paese in cui la compilazione delle dichiarazioni doganali è stata, per lungo tempo, considerata più un’arte che una scienza, la nuova struttura è, in generale, considerata come un grosso passo avanti
che la Russia ha fatto per ridurre le barriere al commercio estero, conformandosi
alle pratiche mondiali commerciali ed alle regole stabilite dall’Organizzazione
mondiale del commercio (WTO).
In aggiunta alle tariffe doganali, esistono altri due tipi di gravami applicati alle
importazioni: uno è la tradizionale imposta sul valore aggiunto (IVA), le altre sono invece accise applicate su particolari tipi di merce. L’IVA russa è attualmente
stabilita nella misura del 18%, ad eccezione degli alimentari e medicinali (anche
alcuni prodotti di stampa) che presentano un’aliquota ridotta del 10%, e viene
applicata alla somma del valore della merce e dei dazi. Le accise si applicano invece su alcuni beni di lusso, sugli alcolici, le sigarette e le automobili.
Allo stesso tempo, il nuovo codice introduce alcuni sviluppi legali particolari, i
più importanti dei quali sono i seguenti:
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FUNZIONI DI CONTROLLO DOGANALE: secondo il nuovo codice, tutte le
attività connesse alla supervisione doganale non sono più soggette a licenza: i trasportatori di beni soggetti a controllo di dogana, i titolari dei
magazzini generali, i broker doganali, le banche e gli altri istituti finanziari che garantiscono il pagamento dei diritti doganali potranno esercitare la propria attività dietro semplice iscrizione in un registro speciale.
PROCEDURE DOGANALI: SDOGANAMENTO. Il nuovo codice velocizza la
maggior parte delle procedure: il termine massimo ammesso per le operazioni di sdoganamento è ridotto dagli attuali 10 a 3 giorni. La normativa
elenca anche con precisione tutti i documenti ed i certificati necessitati
per le operazioni.
PROCEDURE DI SDOGANAMENTO SOMMARIO. Gli importatori nel ramo
d’impresa per almeno tre anni, con uno speciale registro delle proprie operazioni, si qualificano per procedure speciali e sommarie di sdoganamento.
SEDE DELLO SDOGANAMENTO. Le merci potranno venire sdoganate in
qualsiasi locazione in cui abbiano sede gli uffici competenti, invece che
soltanto nel territorio in cui l’interessato allo sdoganamento abbia sede, o
sia altrimenti registrato. Il governo russo può designare specifici checkpoint doganali per le merci che entrano nella Federazione Russa soltanto per categorie doganali indicate in modo specifico.
DEPOSITO TEMPORANEO. Le autorità doganali non possono più scegliere a propria discrezione il magazzino in cui si debbano conservare temporaneamente le merci: l’importatore può mantenere le proprie merci nei
propri magazzini, od in una qualsiasi altra struttura, dopo avere effettuato un deposito cauzionale per il pagamento dei diritti doganali; soltanto
specifiche categorie di beni possono essere soggette a restrizioni a questo
riguardo.
DICHIARAZIONI. Resta in vigore la regola secondo cui soltanto i residenti
in Russia possono rendere dichiarazioni circa i beni soggetti a dogana; la
parte straniera può farlo, ma soltanto in circostanze limitate. Il nuovo
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codice prevede inoltre la possibilità di avanzare dichiarazione anche prima dell’arrivo effettivo dei beni al terminal doganale.
REGIMI DOGANALI. Le merci soggette a sdoganamento lo dovranno essere in base ad uno dei seguenti regimi doganali: ordinario, economico, di
chiusura, o speciale. Il codice contiene la lista dei documenti richiesti per
venire ammessi ad un regime di controlli piuttosto che ad un altro, riducendo così i rischi di discrezionalità che minano l’attuale procedimento.
MAGAZZINO DOGANALE. Un’altra novità del nuovo codice riguarda la
vendita di merci da parte di un magazzino doganale; in questo caso, il
compratore assume i diritti e le obbligazioni della parte che ha depositato
le merci temporaneamente nel magazzino.
PROCEDURE DOGANALI SPECIALI. Il nuovo codice semplifica la procedura doganale necessaria per l’esecuzione oltre frontiera di riparazioni in
garanzia, ed un capitolo apposito regola la movimentazione dei veicoli attraverso i punti di frontiera della Federazione Russa, così come quella di
articoli da parte di privati, del servizio postale internazionale, di energia
attraverso oleodotti ed elettrodotti.
PAGAMENTI DEI DIRITTI DOGANALI. I diritti e le imposte doganali possono venire pagati sia in rubli che in valuta estera; le compagnie di assicurazione possono ora agire come garanti dei pagamenti doganali. Gli articoli destinati all’uso personale, ad eccezione dei veicoli, sono pienamente esentati da diritti ed imposte doganali, a meno che il valore del bene
non superi i 65.000 rubli.
CONTROLLO DEL VALORE DOGANALE. Qualora il valore doganale dichiarato delle merci si sospetta essere inaccurato, e a meno che il corretto valore venga determinato entro tre giorni dalla data in cui è stata rilasciata la dichiarazione doganale, le merci verranno sdoganate sulla base
del valore dichiarato, soggetto al versamento di un deposito cauzionale.
PROTEZIONE DEI DIRITTI DI PRIVATIVA INTELLETTUALE. Il nuovo codice include un capitolo specifico che prevede misure per la protezione
dei diritti di privativa intellettuale ed industriale.
RESPONSABILITA’ DELLE AUTORITA’ DOGANALI. In alcune circostanze,
possono venire compensati i danni sofferti a seguito di comportamenti
negligenti da parte delle autorità doganali.
Secondo gli operatori la legislazione doganale è una delle
parti più complesse e instabili dell’ordinamento giuridico
russo. La particolarità della regolamentazione normativa
delle attività doganali sta nel fatto che un considerevole
numero di aspetti nel corso dell’iter di espletamento delle
formalità viene regolamentato non tanto dalle leggi e dalle
delibere della Federazione Russa, quanto dalle numerose indicazioni e
disposizioni del Comitato Statale delle Dogane di Russia. Questo impedisce di
fatto alle aziende che operano con l’estero di orientarsi autonomamente
all’interno dell’enorme quantità di atti normativi, di osservarne e comprenderne
tutte le sfumature che possono verificarsi nel corso dell’espletamento delle
pratiche; alla fine, questo si traduce in frequenti diminuzioni dell’atteso profitto.
Si raccomanda quindi di rivolgersi a quei professionisti che monitorano
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costantemente i cambiamenti della legislazione vigente e che possiedono
sufficiente esperienza e contatti nell’ambiente doganale.
Il compito di fornire consulenza su questioni doganali, secondo l’Articolo № 391
del Codice Doganale della Federazione Russa e in base alla disposizione № 318
del 15.05.95 del Comitato Doganale Statale della Federazione Russa, è affidato
agli stessi organi doganali, ma nell’adempimento di tale incarico questi
rispondono solo minimamente alle esigenze degli operatori economici con l’estero
per i seguenti noti motivi:
- Eccesso di formalità nelle consulenze dovuto a mancanza di stimoli economici
del dipendente dell’organo doganale (la retribuzione per la consulenza proviene
dal budget statale);
- I servizi di informazione sono forniti spesso da personale non sufficientemente
qualificato;
- Rigidità e ristrettezza di orientamento nella consulenza dovuto all’eccessiva
aderenza ai documenti normativi sulla legislazione doganale senza tener conto
delle circostanze (logistica, legislazione valutaria e fiscale, richiesta di licenze,
certificati e altro).
Di conseguenza gli stessi servizi di consulenza doganale vengono offerti come
servizio complementare da molti broker doganali che operano quali intermediari
tra gli operatori e la dogana. Nel rivolgersi ad un broker doganale per ottenere
una consulenza va però tenuto presente che potrebbero esserci degli aspetti
negativi quali:
- Schemi rigidi di “sdoganamento” in determinate sedi doganali (dove opera
comunemente il broker);
- Esperienza di lavoro con una gamma limitata di merci;
- Indirizzamento del cliente all’utilizzo dei propri servizi di espletamento delle
pratiche doganali.
Purtroppo strutture di consulenza doganale veramente specializzate sono molto
poche.
La certificazione obbligatoria delle merci
In conformità a quanto previsto dal codice doganale della Federazione Russa,
una delle principali funzioni degli organi doganali è costituita dall’attività volta a
contribuire all’attuazione delle misure per la tutela della vita e
della salute dell’individuo, la difesa di animali e piante, la salvaguardia dell’ambiente, e la tutela degli interessi dei consumatori
russi di merci d’importazione.
Poiché la verifica delle merci importate in base agli indici di sicurezza e qualità non è di diretta competenza degli organi doganali, questi ultimi si limitano a verificare l’esistenza e
l’autenticità dei documenti che certificano le proprietà dei prodotti
d’importazione. Nel sistema di controllo doganale della sicurezza delle merci, il
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documento principale è costituito dal certificato di conformità rilasciato
nell’ambito del sistema di certificazione obbligatoria “GOST R” (l’ente statale
competente in fatto di normazione, certificazione, ed accreditamento dei laboratori e degli enti di certificazione è il Gosstandart, Comitato statale per la normazione, certificazione, e metrologia).
L’elenco delle merci per le quali, al momento del loro ingresso sul territorio doganale della Federazione Russa, è richiesta la conferma dell’avvenuta certificazione obbligatoria, è compilato sulla base dell’ “Indice merceologico di prodotti e
servizi per i quali, in base ad atti legislativi della Federazione Russa, è prevista la
certificazione obbligatoria”; tale elenco viene regolarmente aggiornato, integrato,
e precisato in funzione del perfezionamento del sistema di controllo statale per la
sicurezza e la qualità delle merci destinate al mercato interno. I prodotti per i
quali è obbligatoria la certificazione di conformità possono essere sdoganati solo
se provvisti di certificato di tipo “GOST R”, rilasciato da un organismo ufficiale
russo accreditato dal Gosstandart, oppure da un organismo europeo di certificazione debitamente accreditato dallo stesso Gosstandart (SGS svizzero, TUV tedesco, ecc.).
Il certificato “GOST R” può essere ottenuto presso una serie di organismi autorizzati a rilasciarlo, i quali hanno ciascuno un proprio settore di competenza, ed
operano in base ad una delega del Gosstandart diretta alla certificazione di una
tipologia ben definita di prodotti (ad esempio mobili, materiali da costruzione,
generi alimentari, ecc.). Per ottenere tali certificati, il produttore italiano deve
fornire all’organo di certificazione autorizzato dal Gosstandart un catalogo dei
propri prodotti, alcuni campioni dei quali vengono successivamente scelti per le
prove. Dopo una serie di analisi, al produttore vengono rilasciati il certificato di
conformità e quello igienico, che hanno la validità di un anno. È inoltre possibile
richiedere un certificato pluriennale che interessi un gruppo omogeneo di prodotti. In questo caso, oltre alle prove in laboratorio, sono previste verifiche ispettive degli esperti russi presso l’azienda in Italia. La durata del certificato non supera normalmente i tre anni, con possibilità di rinnovo.
Il certificato di conformità viene esibito insieme alla dichiarazione doganale di
carico, e costituisce il documento fondamentale per l’ingresso delle merci sul territorio doganale della Federazione Russa. Il controllo doganale per la sicurezza e
la qualità delle merci di importazione si sta peraltro trasformando, seguendo il
processo di perfezionamento del sistema di controllo statale per la sicurezza nel
suo complesso. Una delle innovazioni della legislazione doganale russa va individuata nel riesame della politica statale nel campo della certificazione obbligatoria, con il passaggio ad una gamma sempre più ampia di dichiarazioni unilaterali della conformità dei prodotti: in particolare ricordiamo l’introduzione
dell’attestazione unilaterale di conformità da parte del costruttore o del fornitore,
quale documento sostitutivo della dichiarazione di conformità. Con decreto governativo n. 766 del 7.07.1999 è stato infatti approvato un elenco di prodotti per
i quali è ammessa l’assicurazione di conformità attraverso una dichiarazione
personale; tale provvedimento contiene anche la procedura di accettazione di
tale dichiarazione, e la relativa registrazione. L'importazione di merci per le quali
è prevista l’attestazione unilaterale di conformità non richiede, quindi, di regola,
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l’esibizione di altri documenti di conformità al momento dell’ingresso dei beni sul
territorio doganale russo.
La certificazione ISO eventualmente guadagnata dal produttore italiano non implica automaticamente un livello di qualità GOST-R: esistono infatti differenze
fra i due sistemi. Tuttavia, considerando la prossima ammissione della Russia al
WTO, l’istituto russo per la certificazione sta cercando di armonizzare la propria
normazione con quelle europee.
IN SINTESI: La certificazione GOST R è necessaria per la maggior parte dei prodotti e dei macchinari che si intendono vendere sul mercato russo. Tale certificazione è spesso obbligatoria per passare la frontiera russa, e anche se non obbligatoria per legge, è quasi sempre richiesta dal mercato. I certificati vengono rilasciati con scadenza di 1 anno (2 anni in alcuni casi) oppure 3 anni. I tempi ed i
costi variano a seconda del prodotto e del certificato richiesto.
IMPORTANTE: Prodotti ed apparecchiature non compresi nell’elenco delle certificazioni obbligatorie devono comunque essere accompagnati da un documento
ufficiale, emesso da un Ente di certificazione, che ne attesta l’esenzione.
Ci sono sostanzialmente due tipi di certificati:
… per singolo lotto di prodotto;
… per serie di modelli di prodotto con validità triennale.
Per la prima tipologia di certificato viene richiesta solo la presentazione di documentazione mentre per la seconda tipologia sono previste anche una verifica in
azienda e prove sui prodotti. Per ottenere la certificazione di un singolo lotto di
prodotto bisogna presentare la seguente documentazione:
- copia della fattura di vendita o proforma;
- descrizione tecnica della merce facente parte del lotto di spedizione;
- elenco e risultati delle prove a cui sono stati sottoposti i prodotti;
- cataloghi e manuali d’uso dei prodotti;
- codice doganale russo dei prodotti;
- eventuale copia della certificazione ISO 9000;
- numero e riferimento del contratto di fornitura.
Nel caso si voglia ottenere la certificazione triennale per la serie di modelli del
prodotto oltre alla verifica della documentazione sopra elencata l’Ente di certificazione può richiedere altra documentazione supplementare, l’invio di campioni
sui quali effettuare le prove e determinare la visita ispettiva in azienda per verificare il processo produttivo e l’organizzazione aziendale. Nel caso l’azienda abbia
ottenuto la certificazione ISO 9000 (o ne sia in corso l’ottenimento) la visita i-
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spettiva non è obbligatoria. Le visite periodiche di mantenimento potranno essere effettuate in concomitanza con quelle previste dal Sistema Qualità.
Costi e tempistiche di ottenimento
Generalmente i tempi di ottenimento sono abbastanza brevi e non superano i 20
giorni lavorativi dalla presentazione del completo della documentazione, opportunamente tradotta, all’Ente di Certificazione. Nel caso di visita ispettiva in Italia sono necessari due giorni lavorativi; è opportuna la predisposizione in tempo
della traduzione di tutta la documentazione che sarà esaminata dagli ispettori.
Non esistono tariffari pubblicati e i costi variano in misura anche notevole tra un
Istituto e l’altro. Un certificato può costare, emesso da un Ente rispetto a un altro, da un minimo di 500 Euro a un massimo di 5000 Euro, visita ispettiva esclusa. È opportuno quindi sempre verificare più possibilità per la stessa certificazione e richiedere più preventivi; sicuramente ottenerli con l’assistenza di uno
studio locale (in Russia) consentirà un notevole risparmio rispetto a un iter attuato direttamente dall’Italia.
Il costo della visita ispettiva, quando richiesta, è uguale per tutti e prevede il pagamento del biglietto aereo in classe economica per un massimo di due persone,
il trasferimento in azienda, il vitto e alloggio per massimo due giorni. Generalmente sono previsti tre giorni per la visita dei quali uno solo in azienda e gli altri
due per il viaggio degli ispettori.
NOTA IMPORTANTE: Evitare per quanto possibile che la certificazione sia fatta a
nome di un proprio cliente o partner locale.
PROCEDURE DI SDOGANAMENTO DELLA MERCE PROVENIENTE
DALL’ITALIA:
Il documento idoneo ad attestare la definitiva importazione della merce in territorio russo è la dichiarazione doganale GTD (Gruzovaya Tamozhennaya Deklaratsiya). Tale documento deve contenere tutti gli elementi che possano far ricondurre il documento citato all'esportazione effettuata (codice doganale coincidente
per le prime sei cifre o descrizione della merce compatibile con quanto dichiarato
sulla dichiarazione doganale italiana, identità del mezzo di trasporto con quanto
riportato sulla dichiarazione doganale italiana, numero colli e peso lordo/netto
della merce ecc.) e deve essere debitamente timbrato e firmato dalla locale autorità doganale (con un timbro tondo dell'ispettore che effettua il controllo, con il
relativo numero, e un timbro rettangolare dell'ufficio doganale).
Dal 1mo Maggio 2009 i documenti necessari all’espletamento delle formalità doganali devono essere forniti o in originale o in copia autenticata dalla persona
atta alla rappresentanza ovvero autenticati da un pubblico ufficiale o da un organo statale o da autentica notarile. Resta inalterata la facoltà di richiedere, a
discrezione della dogana, l’originale dei documenti che non potranno comunque
essere trattenuti ma saranno restituiti dopo averne presa visione. Tutta la documentazione può essere presentata sotto forma di posta elettronica. Sempre da
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questa data sono richiesti, per porte e tessuti, i certificati di sicurezza antincendio.
In generale la documentazione necessaria ad adempiere tutte le formalità di tipo
doganale e fiscale da parte del soggetto importatore è la seguente:
-
Certificazione GOST-R e Igienico-Sanitaria;
-
Etichettatura in lingua russa;
-
CMR (Convention des Marchandises par Route) Lettera di vettura Internazionale;
-
Contratto di fornitura;
-
Fattura commerciale;
-
Lettera di garanzia bancaria (Passport Sdel’ki)
-
Polizza assicurativa.
Altre formalità a carico dell’importatore riguardano la registrazione presso il
terminal doganale, generalmente con il supporto di un broker.
Le procedure descritte sopra fanno parte di quello che comunemente viene definito lo sdoganamento in “bianco”, quindi regolare al 100%. Esistono soluzioni
parallele quali il “grigio” (documentazione ricostruita nei codici o nei valori, triangolazione attraverso altri operatori, ecc.) e il sempre meno praticato “nero”.
L’incidenza dell’utilizzo di questi sistemi varia dal 55/60% del “bianco” al
20/30% del “grigio”. Per diverse tipologie di merce ormai il costo tra una importazione regolare e una parallela è praticamente uguale: in questi casi entrano
però in gioco altri importanti fattori quali le tempistiche, la continua richiesta di
informazioni e documentazioni aggiuntive, la gestione degli importi relativi
all’Iva. Di solito i fattori determinanti nella scelta delle modalità di importazione
sono la marginalità e il posizionamento rispetto ai competitor (e i loro sistemi
d’importazione).
La maggioranza dei piccoli produttori italiani non si fa carico di queste problematiche e le lascia gestire al proprio partner-cliente russo preoccupandosi esclusivamente di fornire i documenti al trasportatore e di recuperare gli EX1 (la bolletta di esportazione EX1 attesta l’avvenuto passaggio della merce in Dogana).
Abbiamo verificato (10/05/09) quali sono attualmente i costi per esportare mobili nella Federazione Russa dando incarico a una organizzazione di trasporti di
provvedere anche allo sdoganamento:
Per una spedizione in groupage:
-
mobili per ufficio - 550 $/m3
-
mobili per cucina - 470 - 540 $/m3
-
oggetti sanitari - 490 $/m3
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-
mobili d’arredo (armadi, ecc.)- 470 - 500 $/m3
-
mobili da bagno e illuminazione - 470 $/m3
-
mobili da sedere (sedie, mobili imbottiti, ecc.), complementi d'arredo,
specchi, porte, ecc. - 450 - 470 $/m3
-
cataloghi - 425 $/m3
Anche se non i veri e propri dazi, risulta che dagli ultimi mesi del 2008 sono
aumentati i costi effettivi per lo sdoganamento di alcune tipologie di prodotto: ad
esempio quelli per i mobili di arredo sarebbero aumentati in certi casi del 55%,
quelli per la cucina del 10,5%.
Per un camion completo è necessario richiedere l’offerta economica volta per volta fornendo una serie di dati specificati dal trasportatore.
Код ТНВЭД (если знаете)
Codice doganale (se lo sapete)
Кол-во мест*
Quantità posti pallet*
Страна происхождения*
Paese di origine*
Объем, м3*
Volume, m3*
Фирма производитель*
Società' produttore*
Вес брутто, кг *
Peso lordo, kg*
Кол-во шт/пар*
Quantità' pz*
Наличие сертификата
Disponibilità dei certificati
4. STRATEGIE DI MERCATO
Consigli pratici relativi alla promozione sul mercato della federazione russa dei
beni di produzione italiana - strategie di marketing - prospettive future.
La comunicazione di settore: principali pagine web dedicate al settore dei mobili in
generale, principali riviste di arredamento e principali fiere di settore.
I produttori stranieri che intendono operare sul mercato russo devono essere
pronti a muoversi in una realtà che, per numerosi motivi di ordine storico, economico e culturale, è fondamentalmente diversa da quella italiana ed occidentale
in genere. Esistono, infatti, dei modelli culturali e comportamentali, sia nella sfera del consumo che in quella degli affari, che si discostano profondamente dalle
consuetudini alle quali gli operatori italiani sono abituati. Il mercato russo richiede, pertanto, un approccio serio e preparato; non è possibile affrontare
un’esperienza commerciale o produttiva concreta nel paese se non si è a conoscenza dei meccanismi legali, delle procedure burocratiche e degli usi commerciali in vigore, nonché dei modelli comportamentali del consumatore. Di questo,
purtroppo, non sembrano ancora molto convinti diversi imprenditori italiani che
stanno affrontando di nuovo il mercato russo, dopo la pausa forzata dovuta alla
crisi del ’98, con gli stessi metodi e mentalità degli anni d’oro del business facile
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nel paese. Questo mercato non è più, come nei primi anni dalla caduta
dell’Unione Sovietica, una specie di terra di conquista, dove realizzare facili profitti con il minimo impegno e senza una strategia ben precisa. Oggi sono presenti
molti concorrenti, sia locali che esteri, con strutture aziendali organiche ed efficienti, già ben collaudate sul mercato in questione.
Dal punto di vista formale non ci si può poi più proporre senza tenere conto delle
regole, è assolutamente necessario accreditarsi, possedere una figura giuridica
definita (Ufficio di Rappresentanza o società di diritto russo), e comprendere che
ormai il sistema fiscale russo è divenuto molto rigido. Anche nei rapporti con i
partner locali e con i clienti finali, ora che si sta sempre più concretizzando il
credito e le modalità di pagamento proposte sono sempre meno quelle della forma anticipata, è indispensabile tutelare i propri interessi con una posizione
chiara di fronte alle autorità russe. Altrettanta attenzione è da dedicare nel caso
di apertura di uno show-room o un magazzino, o di realizzazione di una
partnership con aziende locali.
Dal punto di vista prettamente commerciale gli operatori locali del settore ed i
consumatori finali sono diventati molto preparati ed in grado di riconoscere molto bene la reale qualità dei prodotti proposti: non basta più, insomma, soltanto
l’etichetta “made in Italy” a tranquillizzarli, dal momento che oggi verificano anche materiali, accessori, e qualità della realizzazione. Esiste una grande cultura
per il design e lo stile: i consumatori, soprattutto quelli appartenenti alle classi
sociali più elevate (che costituiscono i maggiori acquirenti dei prodotti
d’importazione) viaggiano molto, sono abituati al lusso ed all’esclusività, e conoscono a fondo i modelli comportamentali ed i gusti occidentali in materia di architettura d’interni, di arredamento, ecc.
Fortunatamente il prodotto italiano gode di ottima aspettativa presso i rivenditori e la clientela finale, sia dal punto di vista della qualità offerta che da quello
dell’esclusività e dell’originalità nel design; sotto questo aspetto, quindi, i produttori italiani partono da una situazione di relativo vantaggio nei confronti della
concorrenza locale ed estera. Tuttavia, soprattutto in relazione alla crescente
competitività, è necessario che i produttori italiani si concentrino maggiormente
su alcuni aspetti di carattere operativo. Innanzitutto è necessario assicurarsi che
i livelli qualitativi, di rifinitura e di design degli articoli destinati al mercato russo
non subiscano diminuzioni, e si mantengano su standard elevati. La qualità, infatti, è il presupposto fondamentale per il successo su tale mercato ed è la motivazione principale per cui sono giustificati prezzi sicuramente più alti.
A questo deve aggiungersi una maggiore attenzione alle condizioni finanziarie
delle operazioni praticate: in particolare è necessario operare con una maggiore
flessibilità e trovare strumenti finanziari idonei, in quanto i distributori locali
tendono a rivolgersi con facilità ad altri fornitori che praticano condizioni, soprattutto di pagamento, più vantaggiose.
È bene poi espandere territorialmente la propria presenza, soprattutto a livello
regionale. Il mercato moscovita, infatti, presenta livelli concorrenziali elevatissimi, mentre alcune realtà regionali offrono ottime prospettive di crescita con
grosse disponibilità finanziarie da parte di una certa fascia di consumatori, pur
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essendo ancora generale un basso livello di penetrazione dei prodotti internazionali.
Data poi la sempre maggiore urgenza nelle consegne richiesta da parte dei commercianti locali, sarebbe consigliabile stabilire un’organizzazione permanente sul
territorio in grado di gestire direttamente le procedure d’importazione e di distribuzione, riducendo di conseguenza i tempi di attesa. Il punto di partenza è spesso quello di costituire una semplice rappresentanza commerciale (preferibilmente dotata di adeguato show room) per poi arrivare a strutture più complesse, che
prevedano anche un magazzino, finanche alla realizzazione di parte o della totalità della produzione direttamente in loco.
Evidentemente, queste ultime due soluzioni, comportano un maggiore impegno
da parte del produttore italiano, sia sotto il punto di vista economico-finanziario
che quello logistico ed organizzativo. Tuttavia, in risposta al veloce cambiamento
del mercato ed alle sue grandissime potenzialità, questa è la strada che sempre
più produttori stanno adottando. In particolare, già ora, è difficile, per gli operatori che hanno a che fare con volumi di vendita consistenti, pensare di operare
senza l’ausilio di un magazzino centralizzato nel quale stoccare parte della merce
da consegnare ai rivenditori, mantenendo quindi una tempistica competitiva con
la concorrenza.
Indubbiamente operare un investimento di tale tipo sul mercato russo comporta
comunque una certa percentuale di rischio, così come la necessità di operare in
condizioni particolari: ci si deve infatti abituare a muoversi in un panorama in
continua e rapidissima evoluzione, sia dal punto di vista delle tendenze nei consumi che da quello delle pratiche commerciali in atto. Occorre in sostanza essere
sempre ben informati, in modo da potere cogliere per tempo le nuove opportunità che si vengono a creare, come l’apertura di nuovi sbocchi di mercato a livello
periferico. Infine occorre ricordare come il panorama legislativo e fiscale del paese sia in costante e rapida evoluzione, e che spesso se ne può avere
un’impressione complessa e contraddittoria, specie da parte di chi non abbia
dimestichezza con tale tipo di sistemi giuridici. Ovviamente tutte queste conoscenze così come molte tecniche utili per poter operare correttamente in loco,
non possono essere apprese in breve tempo, ma soltanto con un’esperienza operativa pluriennale sul mercato. È pertanto opportuno e consigliabile, a chi non
possieda già tale esperienza, rivolgersi ad una seria società locale di consulenza
che possa seguire l’impresa nelle prime fasi di attività sul mercato russo, fornendo l’aiuto necessario per l’espletamento di tutte le formalità burocratiche,
così come consigli pratici. Errore da evitare, è invece affidare tale consulenza a
organizzazioni sconosciute e non solidamente referenziate, oppure a propri clienti (importatori) locali che si propongono come partner, in realtà con l’unico obbiettivo di mantenere il controllo delle strategie commerciali del produttore. La
regola è, insomma, questa: se la scelta è quella di gestire e controllare il mercato,
invece di assoggettarsene, con l’intento quindi di svilupparlo e consolidarlo, è
essenziale farlo direttamente senza affiancare l’incarico a società o persone che
non si è in grado di controllare completamente.
Strategie di marketing
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Il marketing in Russia è, in termini generici, una componente relativamente
nuova delle strategie aziendali degli operatori locali; non dobbiamo infatti dimenticare che l’economia di mercato in questo paese ha iniziato a svilupparsi soltanto nel corso degli ultimi dieci anni. Nella valutazione della migliore politica di
marketing, serve tener conto che il mercato russo dell’arredamento è uno dei
pochi al mondo caratterizzato da una domanda superiore all’offerta; diventa
quindi a volte difficile verificare l’efficacia degli strumenti pubblicitari adottati. Le
grosse dimensioni e la fortissima domanda presente sul mercato consentono però di poter risparmiare notevolmente risorse in termini di marketing e comunicazione, in quanto, entro certi limiti, importanti volumi di vendita si creano con la
semplice offerta del prodotto.
Con la maturazione delle tecniche aziendali, il settore dell’arredamento è divenuto oggigiorno uno di quelli che sono riusciti ad applicare maggiormente strategie
di marketing e comunicazione; in particolare, i produttori locali sentono la necessità di promuovere presso il grande pubblico il proprio brand. I comunicati
esaltano sopratutto la convenienza del prodotto e sottolineano l’evoluzione qualitativa e del design, dovuta spesso a collaborazioni con aziende occidentali. Si
tratta nella maggior parte dei casi di advertising che utilizza cartellonistica stradale e pannelli sui mezzi pubblici (in particolare sulla metropolitana).
La diffusione maggiore viene però ottenuta utilizzando pubblicazioni settoriali o
di data base, sul tipo delle nostre Pagine Gialle, che contengono gli elenchi di
produttori e distributori, spesso insieme ad altri operatori del mondo delle costruzioni. Aziende di livello superiore utilizzano le riviste specializzate in arredamento e design, spesso con redazionali ed intere pagine di reclame. Anche
Internet è uno strumento ormai molto utilizzato, e sono parecchi i cataloghi
completi, anche di dettagli tecnici, presenti sul web.
I produttori stranieri godono di un enorme vantaggio competitivo rispetto alla
produzione locale, costituito dalla qualità e dal prestigio automaticamente connessi ai propri articoli: il solo fatto di essere una ditta non russa, per molti consumatori, è di per sè considerato come sinonimo di qualità e stile garantito. Gli
operatori internazionali devono però confrontarsi con una crescente competitività, dovuta soprattutto all’aumento in termini quantitativi dei marchi distribuiti.
In particolare paga puntare alla diffusione di conoscenza del brand, soprattutto
da parte delle new-entry, i cui marchi non sono conosciuti dal target di riferimento, che quindi non associa ancora ai marchi stessi quei connotati di prestigio e di esclusività di cui si è detto.
Le tecniche adottate si basano solitamente su di una comunicazione mirata, realizzata sia sulle riviste specializzate che sui media destinati ad un pubblico più
vasto, con una particolare attenzione alle pubblicazioni acquistate dalla fascia di
popolazione che gode di redditi maggiori, la più incline all’acquisto di prodotti di
qualità, seppure a prezzi maggiori. Un’altra strategia di comunicazione di notevole importanza consiste nella visibilità del prodotto all’interno del punto vendita, realizzata con apposita cartellonistica o tramite la creazione di spazi espositivi dedicati (corner shop). Ciò vale in particolare all’interno dei centri per la grande distribuzione specializzata, dove esistono le condizioni e le superfici idonee
alla creazione di tali tipologie espositive.
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Il prodotto italiano gode di particolare prestigio in termini qualitativi e di immagine, e l’apprezzamento per gli articoli nazionali è testimoniato dai dati riguardanti le importazioni. Le strategie di marketing adottate dai produttori italiani
presenti si basano quindi proprio su questi presupposti, con campagne di comunicazione che esaltano la qualità ed il design dell’arredamento italiano, e con
iniziative realizzate a livello di punti vendita per aumentare la conoscenza dei
vari brand presenti.
È quindi fondamentale, agli inizi, operare una campagna di informazione presso
i distributori, in particolare quelli che attualmente già distribuiscono i marchi
italiani. Tale campagna potrà realizzarsi mediante contatto diretto con i distributori stessi, od anche con la predisposizione di un evento inaugurativo al quale
invitare gli importatori operanti sul territorio. In seguito sarà opportuno realizzare una campagna di advertising, soprattutto tramite il ricorso alle riviste specializzate, riservate agli operatori.
È stata condotta un’indagine sulle varie forme di pubblicità a disposizione sul
mercato russo, evidenziandone i costi e le caratteristiche positive o negative. Di
seguito viene fornito un resoconto dei risultati ottenuti.
a) Contatto diretto con i distributori: si tratta senza dubbio della forma di promozione maggiormente efficace, ed è la più consigliata nella fase iniziale di approccio, soprattutto per rendere nota agli operatori già presenti nel settore (generalmente interessati al prodotto italiano d’import) l’esistenza degli articoli e
dell’azienda. Il contatto può venire realizzato direttamente (visita di un rappresentante) oppure in forma indiretta, tramite l’invio di una lettera e catalogo, oppure ancora per via telefonica. Decisamente sconsigliato il ricorso all’invio di email pubblicitarie, in quanto vengono generalmente considerate come strumento
poco serio ed automaticamente cestinate. È ovvio che il contatto diretto, benché
richieda tempi lunghi e sia piuttosto oneroso, rappresenta la forma maggiormente efficace di pubblicità, ed è particolarmente consigliabile per i clienti potenziali
più importanti. Gli svantaggi del metodo, oltre al costo, sono rappresentati dai
tempi lunghi, dalla difficoltà di trovare agenti competenti ed affidabili, e dal limitato spettro di efficacia dell’advertising, che non raggiunge clienti che non siano
già conosciuti dall’organizzatore stesso. Risulta altresì di grande importanza stabilire una rete di contatti con gli studi di architettura e design più famosi, operanti nella capitale. Infatti molti clienti finali, specialmente nel segmento di classe ed elitario, non si occupano direttamente dell’ideazione dell’arredamento nella
propria abitazione, ma si affidano a studi di architettura e progettazione
d’interni.
b) Pubblicità sulle riviste specializzate: la pubblicità realizzata sulle riviste specializzate in arredamento per la casa rappresenta senza dubbio una tra le opzioni migliori per farsi conoscere al grande pubblico. Tale forma di comunicazione
risulta particolarmente indicata nel caso l’offerta sia dedicata non solo agli operatori direttamente coinvolti nell’attività di distribuzione, ma anche ad altri che
hanno comunque relazioni col settore dell’arredamento (studi di architettura,
soprattutto) nonché a tutti coloro che siano in qualche misura interessati
all’acquisto di mobili, e stiano raccogliendo informazioni in merito. La pubblicità
effettuata su riviste specializzate si presenta quindi particolarmente efficace in
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quanto riesce a raggiungere un numero piuttosto elevato di utenti, e fa leva sul
fatto che chi acquista questo genere di pubblicazioni è generalmente un operatore del settore, oppure un cliente particolarmente interessato, in vista di un futuro acquisto (giovani coppie, famiglie che hanno intenzione di cambiare abitazione, ecc.). In Russia esistono numerose riviste specializzate e l’indagine in merito
ai costi delle inserzioni pubblicitarie ha dato questi risultati:
c) Pubblicazioni tipo Business Guide. In Russia sono piuttosto diffuse anche alcune pubblicazioni, strutturate tipo Pagine Gialle, nelle quali gli operatori del
settore possono, a pagamento, inserire il proprio nominativo, ed eventualmente
pubblicità. La presenza dei propri dati in tali pubblicazioni risulta indispensabile, in quanto esse rappresentano uno strumento ampiamente utilizzato dai potenziali acquirenti nella fase di ricerca di fornitori. Le stesse rappresentano inoltre uno strumento molto efficace nel caso si voglia destinare l’offerta ai soli operatori del settore, in quanto i player utilizzano questi data base come fonte primaria di informazioni. La principale fra queste pubblicazioni è Tovariy e Tseni,
che esce ogni settimana e viene distribuita nelle edicole.
d) Pubblicità su stampa non specializzata. La pubblicità sulla stampa non specializzata (giornali, riviste generiche) è decisamente meno focalizzata di quella
sulla stampa specializzata, ma raggiunge un numero di gran lunga maggiore di
utenti, in quanto i quotidiani vengono letti in Russia da un numero elevatissimo
di persone. Tuttavia, il livello di interesse dei destinatari della comunicazione è
decisamente più basso rispetto ai lettori della stampa specializzata, con
un’efficacia dell’advertising decisamente minore. La pubblicità sulla stampa non
specializzata è quindi da consigliarsi soltanto nel caso in cui si volesse dare
grande diffusione al marchio e destinare l’offerta anche al grande pubblico, mentre è decisamente da sconsigliarsi nel caso l’iniziativa venga riservata agli operatori del settore. È poi opportuno selezionare le testate in base alla qualità media
dei lettori, in modo da concentrare maggiormente il messaggio sul target di riferimento del prodotto. I costi medi relativi alle inserzioni pubblicitarie su alcuni
dei quotidiani russi a maggiore diffusione, sono qui di seguito riportati.
e) Pubblicità realizzata mediante affissioni stradali. Le affissioni stradali, un
tempo non molto diffuse nel paese, stanno oggi acquistando importanza crescente, sebbene abbiano ancora una diffusione minore rispetto al livello medio che si
rinviene in Italia. Valgono per questa forma di pubblicità le considerazioni fatte
per la pubblicazione su stampa non specializzata. La realizzazione di affissioni è
comunque da tenere in considerazione, soprattutto se effettuata in luoghi di
grande transito, dove può essere vista ogni giorno da moltissime persone. Il costo degli spazi pubblicitari per l’affissione è variabile, sia in relazione alla locazione, sia in relazione al lato della via nel quale si realizza l’affissione (il prezzo è
maggiore sul lato di scorrimento del traffico, minore su quello opposto).
f) Pubblicità realizzata sui mezzi di trasporto pubblico. Questa forma di pubblicità risulta essere molto importante a Mosca, soprattutto per quanto concerne la
pubblicità realizzata nella metropolitana. Secondo recenti statistiche il 74,6% dei
moscoviti utilizza quotidianamente la metropolitana, con percorrenze molto lunghe, spesso di un’ora o più. Esistono inoltre lunghissimi sottopassaggi di collegamento tra le varie stazioni e altrettanto lunghe scale mobili, dove possono ve-
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nire collocati gli spazi pubblicitari. La pubblicità è inoltre presente in forma di
adesivi di varie dimensioni applicati all’interno dei vagoni della metropolitana.
Per quanto concerne i mezzi di superficie, la pubblicità è realizzata sia internamente alle vetture (adesivi) sia esternamente, soprattutto tramite decorazione
dell’intera vettura (8 metri quadrati). Quest’ultima forma pubblicitaria è sicuramente di grande impatto visivo, benché a Mosca, a causa delle condizioni climatiche (presenza di neve sulle strade per almeno 5 mesi all’anno) le vetture si presentino spesso molto sporche, compromettendo fortemente la visibilità
dell’advertising. La pubblicità sui mezzi di trasporto è indicata soltanto nel caso
ci si proponga al grande pubblico, mentre è sconsigliabile se la struttura è riservata ai soli operatori. Peraltro, la maggior parte dei fruitori dei mezzi pubblici
non rientra, teoricamente, nella fascia di popolazione che può permettersi di acquistare mobili d’importazione, in relazione ai bassi redditi; discorso a parte merita la decorazione esterna delle vetture, che è invece visibile a tutti. I costi della
realizzazione di campagne pubblicitarie sui mezzi di trasporto variano in relazione alla tipologia e dimensione della pubblicità, nonché, nel caso della decorazione esterna delle vetture, in relazione alla linea sulla quale le stesse operano.
g) Altre forme di pubblicità cartacea. Anche in Russia sono a disposizione innumerevoli forme di pubblicità cartacea, che comprendono distribuzione di volantini pubblicitari, pubblicità realizzata tramite uomini-sandwich, o realizzazione di
brochure illustrative. I costi per queste forme pubblicitarie sono abbastanza contenuti: per la stampa offset di 5000 pezzi si spende in media tra i 200 ed i 400
Euro, in relazione al tipo di carta utilizzato ed al numero delle pagine del volantino. I costi di distribuzione sono piuttosto contenuti, solitamente si fa ricorso a
studenti che guadagnano in media 2 euro all’ora; anche per gli uomini-sandwich
valgono gli stessi prezzi, mentre la stampa dei pannelli richiede solitamente 2050 Euro al mq. Queste forme pubblicitarie, tuttavia, sono da ritenersi poco consone alla tipologia di clientela dell’offerta in oggetto. Può piuttosto essere presa
in considerazione la stampa di brochure illustrative, da distribuire alla clientela
ad ai clienti potenziali, ed eventualmente anche di gadget (calendari, agende,
ecc). Il costo di realizzazione di una brochure a colori varia in base al formato ed
al numero delle pagine. Bisogna ricordare che ai costi di stampa bisogna aggiungere quelli per la traduzione di messaggi già preparati in lingua italiana, traduzioni che è sempre opportuno verificare accuratamente prima di procedere alla
stampa definitiva.
h) Allestimento di una pagina web. La realizzazione di una pagina Internet è
senz’altro di fondamentale importanza nell’ambito delle strategie di comunicazione. La Russia, infatti, si sta rapidamente informatizzando, ed il ricorso alla
rete per ricerche e contatti sta crescendo a ritmi incalzanti. Il possesso di una
pagina web in lingua russa ben realizzata rappresenta quindi un presupposto
ormai quasi necessario, sia dal punto di vista dell’aumento della diffusione, che
da quello dell’immagine.
i) Realizzazione di pubblicità televisive. La pubblicità televisiva è senza dubbio il
metodo più efficace per la trasmissione di un messaggio e per l’aumento della
notorietà dei marchi. Praticamente tutte le famiglie moscovite possiedono un televisore, e la programmazione è molto seguita, specialmente nei mesi invernali
quando le condizioni climatiche sconsigliano di uscire di casa se non stretta-
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mente necessario. A questo eccezionale bacino di utenza si contrappongono tuttavia dei costi che, per una struttura non di grandi dimensioni, risultano essere
decisamente proibitivi. A titolo informativo viene comunque fornito un quadro
riassuntivo del costo della pubblicità sulle maggiori emittenti televisive russe; i
prezzi sono in dollari, riferiti ad un minuto di pubblicità. L’intervallo di prezzo
varia in base al giorno della settimana ed alla trasmissione programmata nella
fascia oraria considerata.
l) Partecipazione a fiere di settore. La partecipazione alle manifestazioni fieristiche del settore è senza dubbio di fondamentale importanza, permettendo soprattutto numerosi contatti con gli operatori locali del settore. Contrariamente a
quanto sta accadendo in Europa, le fiere in Russia sono ancora estremamente
importanti per proporre nella maniera migliore la propria offerta. Degno di nota
il fatto che per i prossimi due anni risulta già prenotata la maggior parte degli
spazi espositivi, mentre stanno crescendo le nuove grandi aree dedicate a manifestazioni fieristiche che si sono affiancate recentemente a alle proposte di ExpoCenter e Sokolniki. A Mosca si tengono numerosi eventi settoriali, come riportato nell’apposito paragrafo della ricerca, ma il più importante è senza dubbio
Mebel, che si svolge ogni anno all’Expocenter di Mosca nel mese di novembre. I
costi di partecipazione alle manifestazioni fieristiche comprendono lo spazio espositivo e l’allestimento
Prospettive future
Il mercato dei mobili in Russia è in continua espansione e prevedibilmente tale
dinamica è destinata a proseguire anche nel corso degli anni futuri. L’economia
russa è dal 2000-2001 in fase di forte espansione, e, salvo eventi imprevisti quali
un crollo dei prezzi nei prodotti petroliferi (dai quali dipende gran parte del Pil),
non dovrebbe subire forti variazioni nel proprio andamento futuro. Pertanto si
prevede che anche i redditi della popolazione continueranno a crescere, creando
nuovi stimoli al rinnovamento dell’arredamento nelle abitazioni. Ancora, la forte
espansione del settore dell’edilizia ha portato alla costruzione di moltissimi nuovi
alloggi che necessitano di essere adeguatamente arredati. Il forte incremento delle costruzioni si è registrato soprattutto nella fascia di prestigio, in cui le unità
immobiliari vengono acquistate da persone con buone disponibilità economiche
e che solitamente arredano gli appartamenti con design ed utilizzando prodotti
d’importazione di qualità molto elevata.
Pur essendo vero che la maggior parte della popolazione non gode ancora delle
condizioni economiche sufficienti all’acquisto di mobili d’importazione, vi sono
crescenti classi sociali che godono di redditi medio-alti, e che sono disposte a
spendere anche grosse somme di denaro per l’acquisto di arredamenti di prestigio. Sono del resto le tendenze del mercato, confermate da numerosi sondaggi,
che testimoniano il generale spostamento della domanda dal segmento mediobasso a quello medio e medio-alto, con conseguente creazione di nuovi spazi per
il prodotto italiano importato.
Come più volte sottolineato, tuttavia, il settore dell’arredamento presenta una
fortissima competitività, e quindi è importante che gli operatori sappiano sempre
cogliere per tempo le opportunità che si vengono a creare, al fine di non venire
anticipati dalla concorrenza. Quest’ultima è peraltro destinata a crescere in mo-
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do sensibile: da un lato, infatti, si registra una crescente presenza dei paesi che
tradizionalmente esportano in Russia, quali Spagna e Germania, che attuano
politiche di marketing particolarmente aggressive; dall’altro, si evidenzia l’entrata
sul mercato di molti nuovi concorrenti, che sfruttano soprattutto proposte a
prezzi particolarmente bassi per la propria affermazione. Molte di queste new
entry, come i paesi dell’estremo oriente, non possono competere in termini qualitativi con i prodotti italiani, ma esiste una crescente presenza di articoli svedesi,
diffusi soprattutto attraverso i grandi magazzini Ikea, con prezzi ridotti, livello
qualitativo discreto, ed un design accettabile, da cui bisogna guardarsi con attenzione, visto il consenso che riscuotono soprattutto nel ceto medio.
Occorre infine non dimenticare il potenziale della produzione locale. Se è vero
che l’industria locale del mobile è attualmente in fase di stagnazione, allo stesso
tempo il suo potenziale è elevato, grazie all’immensa disponibilità di materie
prime di cui gode il paese, ed al basso costo della manodopera. Tale potenziale è
testimoniato dal successo di quanti hanno effettuato investimenti produttivi, e
che hanno così potuto espandere le proprie vendite in modo esponenziale, come
il già citato gruppo Shatura di Mosca che, dopo un consistente programma di
rinnovamento tecnologico e stilistico, è oggi presente sul mercato con prodotti di
discreta qualità i quali possono efficacemente competere anche con le produzioni
d’importazione del segmento medio-alto, commercializzati attraverso una propria
rete di vendita, a prezzi senza dubbio molto concorrenziali.
È prevedibile che nel prossimo futuro aumenterà il numero di tali produttori locali, mentre anche molti investitori esteri sceglieranno la strada della joint venture con gli assemblatori in loco, effettuando investimenti per il rinnovamento
degli impianti ed iniziando a realizzare le proprie produzioni direttamente nel
paese, con indiscutibili vantaggi di costo. Si tratta della strada già seguita, ad
esempio, da Ikea, che inizialmente importava la maggior parte delle proprie produzioni dalla Svezia o da altri paesi nei quali era già presente, mentre oggi realizza buona parte del proprio output direttamente in loco, pur mantenendo invariati i propri livelli qualitativi. La strada della collaborazione con i produttori locali e degli investimenti diretti è senz’altro quella da seguire nel prossimo futuro,
e sarà quella più battuta dagli investitori stranieri. È infatti impensabile poter
continuare a commercializzare soltanto un prodotto di mera importazione, ad
esclusione di quello di qualità elevatissima o di prestigio, poiché i costi import,
diretti ed indiretti, appaiono destinati ad aumentare, mentre il vantaggio competitivo acquisibile con la produzione locale è indiscutibile.
5. MODALITA’ OPERATIVE DI PRESENZA IN FEDERAZIONE RUSSA
Filiali ed uffici di rappresentanza; vantaggi e svantaggi. Creazione di una società
commerciale operante con showroom. Considerazioni generali e conclusive.
Alla luce di quanto sopra esposto si tenterà in questo capitolo di tracciare alcuni
percorsi pratici in cui viene ipotizzata la migliore modalità di presenza per gli
operatori del settore del sul territorio della Federazione russa.
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Innanzi tutto, come reiteratamente ribadito nell’ambito di questa ricerca, il settore dell’arredamento in Russia è sicuramente potenziale in termini di vendite,
ma evidentemente già saturo di operatori che da anni sono presenti sul territorio
con stabili organizzazioni e che hanno già praticato importanti politiche di marketing e di comunicazione a livello di distributori e rappresentanti locali creando
in questo modo la cosiddetta brand awareness necessaria all’utente finale per
poter acquistare il prodotto finito nella catena di distribuzione.
Il dover quindi programmare una propria entrata in Russia prevede inevitabilmente una politica di investimenti in strutture commerciali o di rappresentanza
molto significativa ed inoltre, per le motivazioni strettamente correlate alle difficoltà intrinseche del Paese stesso, un ufficio commerciale in Italia perfettamente
strutturato per poter gestire l’eventuale attività di vendita e di post vendita. In
molte regioni italiane, trattandosi nella stragrande maggioranza dei casi di piccole e medie imprese e/o imprenditori artigiani che vengono molto spesso da
un’esperienza di terzismo in cui la cultura imprenditoriale e commerciale è prevalentemente assente, il modo migliore per poter affrontare gli inevitabili investimenti economici e logistico-organizzativi che questo mercato comporta, è sicuramente quello di allearsi in una forma consortile che permetta di presentarsi
sul mercato in maniera uniforme compatta, con una sola politica di comunicazione, commerciale e di marketing e soprattutto con un unico catalogo da presentare alla potenziale clientela. Reputiamo estremamente improbabile e decisamente poco remunerante il tentare avventure singole con cataloghi magari relativamente esigui, nessuna competenza commerciale sul territorio da mettere in
gioco e nessun potenziale in termini di marchio promosso.
Posto quindi che la premessa maggiore della tesi organizzativa che andremo a
sviluppare è appunto la creazione già dall’Italia di un’aggregazione di aziende del
settore, si possono prevedere fondamentalmente due tipologie di percorsi commerciali sul territorio:
⋅
creazione di un ufficio di Rappresentanza (per brevità da ora in poi UR) con
funzioni promozionali per conto dell’Aggregazione, oppure
⋅
creazione di una società commerciale con show room con funzioni di vendita
diretta per conto del Gruppo.
Filiali ed uffici di rappresentanza
L’art. 55 del Codice Civile della Federazione Russa definisce le filiali di società
straniere e gli Uffici di Rappresentanza come “divisioni separate di entità legali
situate all’esterno del luogo in cui le entità legali stesse sono situate”. Una filiale
può svolgere tutte le funzioni (incluse quella di rappresentanza nonché quella
commerciale) della casa-madre, mentre l’Ufficio di Rappresentanza può svolgere
solo la prima funzione. Ciononostante molte società straniere aprono rappresentanze che svolgono attività commerciale (il che porta alla creazione di una stabile
organizzazione con i conseguenti risvolti in materia fiscale) e che sono sottoposte
all’imposta sui profitti. Conseguentemente, se una società straniera intende
svolgere attività commerciale tramite una propria “divisione”, il consiglio è di co-
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stituire una filiale. Tra l’altro, le formalità di accreditamento e di registrazione di
una filiale e di un uffici di rappresentanza sono attualmente abbastanza simili.
Vantaggi di una filiale e di un ufficio di rappresentanza
Una filiale ed una rappresentanza possono essere facilmente finanziate tramite
trasferimenti bancari della casa-madre. La vendita di beni e servizi la cui “titolarità” passa a soggetto non residente nella Federazione Russa e le attività riferite
all’acquisto di beni per la successiva vendita all’estero in base alla legislazione
russa sono esenti dalla Profit Tax e non interferiscono con lo status della rappresentanza e della filiale.
La Profit Tax può essere applicata solo sul profitto ritratto tramite la rappresentanza e la filiale e non sulla intera e globale (worldwide) attività di una società di
diritto russo. Il profitto soggetto a tassazione può essere ridotto delle spese occorse all’estero, se ve ne sono, che sono direttamente riferibili alla operatività nel
territorio della Federazione Russa della rappresentanza o della filiale.
Sebbene sia previsto che le registrazioni contabili siano separate da quelle della
casa-madre, in pratica alla filiale o alla rappresentanza non viene richiesto dalla
normativa russa di effettuare registrazioni (contabili). Tuttavia, sia la rappresentanza che la filiale devono effettuare le registrazioni fiscali e preparare i relativi
rendiconti.
La rappresentanza o la filiale, operando con i conti della casa-madre, possono
ricevere ed effettuare pagamenti alle compagnie russe sia in rubli che in valuta
nell’ambito di affari conclusi a nome della casa-madre.
Le entrate in valuta non sono soggette alla conversione obbligatoria in rubli del
50% dell’importo delle stesse come avviene per le società russe.
In generale, la filiale o la rappresentanza sono esonerate dall’IVA (18%) sui pagamenti dei canoni di locazione per appartamenti o uffici, se le stesse sono accreditate. Gli ammortamenti possono essere calcolati ai fini della Assets Tax secondo i criteri in vigore nel paese in cui la casa-madre ha sede; comunque, la
misura degli ammortamenti non può eccedere quella prevista dalla legislazione
russa.
Svantaggi di una filiale e di un Ufficio di Rappresentanza
La rappresentanza o la filiale non possono importare o esportare beni a scopi
commerciali a proprio nome, né importare e sdoganare accessori o beni di ricambio. Comunque esse possono affidare ad un agente di import-export o ad
una agente doganale, l’importazione o l’esportazione di beni, il cui destinatario
dovrà comunque essere una società russa. In tutti gli affari effetuatti dalla Rappresentanza o dalla filiale, la casa-madre agisce in qualità di Parte contraente.
La rappresentanza o la filiale non possono in molti casi essere impegnate in attività per le quali è richiesta dalle autorità governative una licenza.
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Ci preme tuttavia sottolineare quanto, soprattutto ultimamente, le autorità fiscali russe siano divenute rigide sull’illiceità dell’attività praticata da rappresentanze e filiali. L’UR non è un’agenzia commerciale, non ha nessun mandato e nessun titolo giuridico per operare come tale sul territorio russo. Risulta quindi evidente che il ruolo dell’UR si deve assolutamente limitare all’attività di marketing
e promozione e di sviluppo per le opportunità di business attraverso l’analisi del
mercato e la ricerca di potenziali clienti a cui presentare possibilmente un unico
catalogo contenente tutta la gamma dei prodotti dell’aggregazione di imprese.
Inoltre è importante ricordare che l’attività dell’UR, terminerebbe quando inizia il
rapporto diretto fra singola azienda aggregata, o l’aggregazione di aziende con
eventuale polo operativo in Italia, e il cliente finale russo e può mantenersi esclusivamente sotto l’aspetto di supporto comunicativo e di relazione fra le parti
senza assolutamente includere in maniera trasparente aspetti direttamente collegati a consegne, fatturazioni o pagamenti. Le aziende aggregate non potrebbero
utilizzare l’UR per nessuna di queste attività: le alternative sono evidentemente o
la registrazione di una società di diritto russo avente come oggetto sociale
l’attività commerciale, oppure effettuare le loro vendite direttamente dall’Italia o
autonomamente o in forma aggregata con la formula EXW ricevendo i pagamenti
direttamente in Italia.
Si rileva comunque che nell’implementare un simile progetto, è necessario da
parte delle aziende associate adottare una serie di misure strategico programmatiche:
È necessaria innanzi tutto di una gestione e un coordinamento congiunto a
monte del progetto Russia per le attività delle aziende associate con conseguente
partecipazione coordinata e programmata. Bisogna assolutamente evitare di
considerare il progetto e/o il mercato russo come un’iniziativa last minute. Ad
es. la presentazione dei cataloghi e dei nuovi prodotti non può avvenire dopo che
i potenziali clienti hanno già partecipato magari alle grandi fiere europee e sottoscritto l’80% degli ordini. Anche in caso di gradimento per il prodotto proposto
eventuali acquisti verrebbero posticipati alla prossima stagione, ma senza ovviamente nessuna garanzia. D’altra parte è inutile organizzare le visite dei potenziali buyer in assenza di un catalogo che presenti una ampia gamma di prodotti
diversificati, impostato e progettato specificamente per il mercato russo. È necessario quindi redigere in tempi molto brevi un calendario delle trasferte degli
associati a Mosca che tenga conto dell’allestimento di cataloghi e strumenti di
presentazione dei prodotti ad hoc e soprattutto non successivo agli appuntamenti internazionali del settore.
In riferimento a quanto sopra si devono assolutamente evitare sovrapposizioni
con visite contemporanee di più associati nella stessa settimana. Sono anche
inutili le trasferte organizzate nei week-end o durante le fiere in quanto non si
riesce ad ottenere la disponibilità da parte dei clienti sia per visite in show room
sia presso i loro negozi.
Se alcuni degli associati espongono in fiere europee sarebbe molto utile invitare
a queste i potenziali clienti russi che sono assidui visitatori di tutte le manifestazioni di settore anche piccole. Anche in questo caso è necessaria un’adeguata
programmazione e coordinamento dell’aggregazione di aziende.
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Sottolineiamo per l’ennesima volta che attualmente in Russia è già relativamente
complesso promuovere articoli di arredamento da catalogo piuttosto che presentarli dal vivo direttamente in show room, ma nel caso comunque si scelga questa
opzione per motivi strategico-economici, bisogna assolutamente organizzare una
comunicazione del prodotto presentato congiuntamente che sia efficace, puntuale e marketing oriented. Senza una studiata e corretta presentazione del prodotto è inutile organizzare contatti con i distributori; l’effetto è controproducente e
spesso difficilmente recuperabile.
Sarebbe molto utile che gli associati si facessero un’idea precisa sulle caratteristiche del contatto target da loro cercato in modo da centrare subito le ricerche
ed evitare inutili perdite di tempo.
Non si deve trascurare l’elemento costituito dalle barriere culturali e doganali
connesse al Paese. Gli associati singolarmente o a livello di Aggregazione devono
essere in grado ed organizzati per fornire in tempo tutte le informazioni necessarie anche per le opportune traduzioni verso la lingua russa che non sono assolutamente una questione di secondaria importanza: listini prezzi, condizioni di
fornitura, modalità di pagamento, sconti, ecc. Il produttore, nel realizzare il listino Russia e valutare il posizionamento, deve tenere conto che al suo prezzo EXW
dovrà essere aggiunta da parte del buyer la quota relativa all’importazione (trasporto e dogana).
Non trascurare l’opportunità di organizzare trasferte in altre città russe visto che
molti potenziali clienti non hanno il tempo di venire a Mosca durante la missione
dell’associato. Molti di questi buyer sono più interessanti dei rispettivi moscoviti.
Il problema comune delle aziende potenzialmente coinvolte nel progetto è la totale mancanza di brand awareness del loro prodotto che su questo mercato è un
fattore molto importante. È quindi fondamentale inserire nelle attività
dell’aggregazione un progetto relativo alla comunicazione con i relativi impatti
economici di quest’ultimo.
Una menzione particolare deve essere fatta riguardo al manager commerciale da
destinare ad un simile progetto. Come è stato fatto rilevare in contesti diversi,
professionalità elevate atte a svolgere questo tipo di ruolo, per giunta parlanti
italiano, sono particolarmente difficili da trovare in prima battuta perchè i brand
da rappresentare sono praticamente sconosciuti e soprattutto perché professionisti seri che si dedicano in via esclusiva alla promozione di una simile aggregazione richiedono sicuramente una quota fissa oltre a una relativa alle provvigioni
sulle vendite. Quest’ultimo aspetto dovrebbe comunque essere gestito all’esterno
dell’UR che non ha titolo per operare come agenzia commerciale e quindi di fatturare provvigioni. Nell’analisi dell’impatto economico di una simile operazione,
bisogna comunque tenere conto di una politica di incentivi da inquadrare poi in
maniera adeguata nel contesto di un UR. Ne consegue che per ottenere un impegno a tempo pieno ed esclusivo il budget da destinare al rappresentante non è di
secondaria importanza.
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Considerazioni conclusive
La creazione e la gestione di un ufficio di rappresentanza è un’attività che da
punto di vista formale, amministrativo ed economico non presenta particolarissime difficoltà. È una struttura snella, che eventualmente può essere domiciliata
anche presso società terze di consulenza in questo modo andando ad abbattere
in maniera sostanziale i costi legati agli affitti e alla gestione d’ufficio. Tuttavia,
come già anticipatovi si riscontrano due elementi da tenere in attenta considerazione:
-
il prodotto in quanto tale è ormai abbastanza difficile da promuovere tramite
catalogo. Di conseguenza, per farlo conoscere in maniera adeguata ai potenziali acquirenti russi e conferire quindi brand awareness, è senza dubbio necessario prevedere puntuali e precise politiche di marketing e comunicazione. Nell’analisi dei costi da effettuare, la voce di spesa dedicata alla comunicazione, seppure facoltativa, è assolutamente da tenere in considerazione se
si vogliono ottenere dei risultati in tempi brevi.
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Proprio per la sua forma giuridica e il suo oggetto sociale, l’ufficio di rappresentanza ha una ruolo promozionale e non di attività di vendita diretta come
invece lo sarebbe una srl o un’agenzia. Per questo motivo, come già anticipato in precedenza, è necessario che l’aggregazione crei un pool operativo coordinato e organizzato in Italia in grado di seguire le vendite ai clienti finali
russi, con tutte le difficoltà burocratico-operative che questo comporta.
CREAZIONE DI UNA SOCIETA’ COMMERCIALE OPERANTE CON SHOW ROOM
Sicuramente il miglior strumento promozionale è la creazione di una show room
in una zona commerciale di Mosca, dove poter esporre la produzione
dell’aggregazione e tramite la quale effettuare attività di promozione e di vendita.
In base alla nostra esperienza si è visto che, in mancanza di una certa conoscenza dei marchi promossi, la presenza di una show room che dia la possibilità alla
clientela di toccare con mano il prodotto è un vantaggio molto significativo. Inoltre in questo caso si tratterebbe di una vera e propria struttura di vendita perfettamente autonoma sul territorio russo. Purtroppo, evidentemente, in questo caso
i costi aumentano in maniera esponenziale anche tenuto conto che la location e
l’allestimento della show room stessa costituisce un elemento strategico imprescindibile per attuare una politica di marketing e comunicazione vincente. La
creazione di una show room e di una società commerciale di diritto russo costituiscono in maniera innegabile un ottimo strumento di marketing per promuovere i prodotti dell’Aggregazione in Russia, ma si tratta di un impegno finanziaro
estremamente elevato che si giustificherebbe solo ed esclusivamente con ricavi
altrettanto elevati fin dal principio. Essendo tuttavia il fatturato da produrre per
poter finanziare la struttura estremamente elevato, bisognerà fare delle valutazioni molto serie sull’effettiva potenzialità delle aziende artigiane di poter far
fronte ad un portafoglio ordini di tali dimensioni su un'unica area. In entrambi i
casi, vale a dire sia nell’ipotesi della creazione di un ufficio di rappresentanza o
società commerciale semplice, che nell’ipotesi della creazione di una show room,
si potrà valutare l’opzione di inoltrare domanda per l’ottenimento di finanziamenti agevolati e/o di partecipazioni societaria da parte di finanziarie regionali o
statali.
® 2009 – 3INT CONSULTING Ufficio Studi
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