Integrometro II. Immigrati stranieri: segnali di integrazione

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Integrometro II. Immigrati stranieri: segnali di integrazione
Selezione di materiali dalla ricerca
Integrometro II.
Immigrati stranieri: segnali di integrazione
Conferenza Stampa di presentazione
Torino, mercoledì 19 dicembre
Fondazione CRT, via XX settembre 31
Ricerca finanziata dalla Fondazione CRT
nell’ambito del Progetto Alfieri
PARTNER DELLA RICERCA:
- FIERI - Forum Internazionale ed Europeo di Ricerche sull'immigrazione, Torino
(Prof.ssa Giovanna Zincone, direttrice scientifica della ricerca)
- Fondazione Giovanni Agnelli, Torino (dott. Stefano Molina, area salute)
- Gruppo di ricerca del Dipartimento di Scienze Demografiche
dell’Università “La Sapienza”, Roma (prof. Antonio Golini, vicepresidente di FIERI,
integrometro nazionale)
- Gruppo di ricerca del Dipartimento di Scienze Sociali
dell’Università di Torino (prof.ssa Adriana Luciano, area scuola)
- Scenari Immobiliari, Milano (dott. Mario Breglia, area casa)
INTRODUZIONE
La ricerca muove dal presupposto che un soddisfacente processo di integrazione debba cercare
di raggiungere quattro principali obiettivi:1) avere un impatto positivo o, almeno, non negativo
sul paese di arrivo dei migranti; 2) tutelare l’integrità delle persone e quindi assicurare
condizioni di vita decorose; 3) produrre relazioni a basso conflitto tra immigrati e nazionali; 4)
avere un impatto positivo o almeno non negativo anche sul paese di partenza e su altri paesi di
immigrazione.
Ogni tentativo di procedere a una misurazione dei livelli di integrazione degli immigrati in Italia
(è proprio questa la finalità principale della ricerca, da cui il titolo di “integrometro”, ripreso da
una ricerca precedente di Fieri) deve quindi rinunciare sin dall’inizio all’idea di disporre di pochi
indicatori sintetici se vuole cercare di dar conto di un fenomeno complesso, a molte
dimensioni. Una sintetica analisi comparata delle strategie migratorie e di trattamento degli
immigrati mette in evidenza il fatto che tali strategie hanno di volta in volta dato priorità ad
uno o più di questi obiettivi. L’evoluzione delle strategie politiche nei vari paesi europei non si è
mossa in modo lineare, ha adottato modelli diversi, compiendo anche decisi ripensamenti e
percorsi a ritroso.
Un primo modello e una prima fase delle policies prevalenti a livello europeo sono caratterizzati
dall’obiettivo prioritario di massimizzare l’utilità e minimizzare gli impatti negativi sul paese di
arrivo: la prospettiva è quella di un’immigrazione che non faccia parte stabile della
popolazione, ma che rimpatri quando la sua attività si dimostri non più necessaria, al
lavoratore temporaneamente presente, al lavoratore ospite, gastarbeiter, non è richiesto di
mutare la propria lingua, i costumi e i riti del paese di origine, perché così lui/lei e la sua
famiglia potranno essere più facilmente rimpatriati (modello del funzionalismo economico con
annesso multiculturalismo subordinato; in particolare all’origine casi tedesco, olandese, e con
maggiore persistenza nel caso austriaco).
Questo modello viene superato allorché diventa evidente che l’immigrazione è destinata a
diventare una componente strutturale della popolazione.
Le policies europee entrano perciò in una seconda fase, durante la quale viene facilitato
l’accesso ai diritti sociali, alla cittadinanza, talora ai diritti politici a livello locale. Nella seconda
fase si profilano due varianti: una punta maggiormente sulla piena assimilazione culturale e
linguistica (modello dell’assimilazionismo ugualitario; caso francese), l’altra sull’offerta di diritti
culturali (modello del multiculturalismo liberale; caso inglese e, in un secondo tempo,
olandese).
Il moltiplicarsi di tensioni culturali interetniche e la preoccupazione per la minaccia del
terrorismo transnazionale suggeriscono revisioni delle strategie politiche al fine di perseguire
l’obiettivo di relazioni il più possibile a basso conflitto: si passa quindi a promuovere
esplicitamente l’edificazione di una base comune di conoscenze e di valori condivisi. Si
persegue l’acquisizione da parte degli immigrati della conoscenza della lingua, delle istituzioni,
della storia e dei costumi nazionali, l’accettazione valori fondanti della convivenza civile del
paese in cui risiedono. Un variabile insieme di competenze e valori da condividere diventa
oggetto di certificazione quale precondizione per l’accesso alla cittadinanza carta di soggiorno
e, per il rinnovo dei permessi, per i ricongiungimenti familiari (neo assimilazionismo leggero).
Chi aveva adottato una strategia multiculturale la corregge “all’indietro” il direzione del
“vecchio” modello francese.
In una fase che, nei vari paesi europei, talora si accompagna e talora segue o precede quella
del neoassimilazionismo, si adotta un modello di neo-funzionalismo leggero. A seguito del
rallentamento della crescita economica e della sempre più difficile sostenibilità dei sistemi
europei di welfare, si assiste al ritorno verso il primo obiettivo, quello della riduzione
dell’impatto negativo sul paese di arrivo: si rafforza il nesso tra permesso di lavoro e permesso
di soggiorno, si cerca di favorire l’immigrazione temporanea, mentre si impone nel vocabolario
delle politiche europee la nozione di “immigrazione circolare”. Si cerca altresì di porre dei limiti
2
all’accesso al welfare, si esplicita la preferenza per gli immigrati più dotati di capitale umano o
finanziario. Il neo funzionalismo scremando immigrati più integrabili i ricchi di capitale umano
o finanziario) e favorendo il non radicamento degli altri cerca anche di ridurre i rischi di una
mancata integrazione culturale e politica.
Il quarto obiettivo (impatto non negativo sul paese di partenza) viene perseguito nella misura
in cui può rivelarsi funzionale al conseguimento del primo (impatto non negativo sul paese di
arrivo): investimenti, aiuti, priorità negli ingressi regolari, riduzione del brain drain vengono
concessi ai paesi di emigrazione e di transito in cambio dell’accettazione del rimpatrio di
irregolari, di co-operazione nel controllo del traffico di clandestini e nella lotta alle
organizzazioni criminali, di facilitazione dell’immigrazione temporanea e circolare (cooperazione funzionale con i paesi di provenienza).
La percezione di fallimento spinge a continue revisioni delle policies e quindi ad una messa in
crisi dei modelli. Premesso che i modelli non sono mai stati omogenei (ad esempio, la Francia
assimilazionista ha presto accettato la doppia cittadinanza) e hanno sempre avuto forti
differenziazioni a livello locale (in alcuni comuni e province francesi si sono finanziate attività
multiculturali; a Berlino o a Vienna è sempre stato più facile che in altre parti del territorio
vedere accettate le domande di naturalizzazione), ci si può chiedere se il fallimento vero o
presunto dei modelli di integrazione sia dovuto: 1) alla inadeguatezza dei modelli stessi o 2) al
fatto che non abbiano mantenuto alternativamente le loro promesse di uguaglianza
(assimilazionismo ugualitario) o di rispetto delle minoranze (multiculturalismo liberale) e/o
infine 3) al fatto che le politiche pubbliche nazionali non siano l’unico e forse neppure il
principale fattore che incide sui processi di integrazione (pensiamo alla crisi della grande
fabbrica o della pubblica istruzione che svolgevano importanti funzioni integrative, al tentativo
di ridimensionare le spese di welfare, all’allargamento dell’Unione Europea, ai focolai di
conflitto internazionale e al terrorismo transnazionale).
La ricerca, di cui si presentano alle pagine seguenti alcuni risultati e una selezione di grafici e
tabelle, ha prevalentemente esplorato i primi tre obiettivi delle politiche di immigrazione e di
integrazione.
Dalle analisi condotte su scala nazionale, nonché negli approfondimenti (scuola, salute, casa)
realizzati alla scala piemontese, sono emersi numerosi segnali di consolidamento e di
radicamento dell’immigrazione nella società italiana.
Le analisi effettuate colgono infatti gli immigrati in una fase di passaggio dal piano terra al
primo piano nell’edificio della società italiana. Non si rileva solo l’emergenza della prima
accoglienza e le difficoltà dell’affitto, ma anche la conquista della proprietà immobiliare; non
solo le malattie da adattamento, ma anche la scelta consapevole della maternità, con
l’impetuosa crescita delle nascite e delle seconde generazioni; non solo i problemi
dell’inserimento nella scuola dell’obbligo, ma anche le successive scelte formative e
professionali, con la prospettiva di un impiego in Italia. Non solo la lotteria dei rinnovi dei
permessi di soggiorno, ma anche la concessione della cittadinanza italiana. Nel complesso, e
seppur con molte difficoltà, il passaggio al primo piano è in corso.
3
Cooperazione
funzionale
Neo assimilazionismo
&
neo funzionalismo
Funzionalismo
economico e
multiculturalismo
subordinato
Assimilazionismo
ugualitario o
multiculturalismo
liberale
Modelli e fasi delle politiche europee
dell’immigrazione e dell’integrazione
4
LIVELLO NAZIONALE: CITTADINANZA
Evoluzione del numero di concessioni della cittadinanza italiana
per tipo di richiesta. Italia, 1985-2005
20000
per matrimonio (res. Italia)
per matrimonio (res. estero)
per residenza
totale
15000
10000
5000
0
1985
1987
1989
1991
1993
1995
1997
1999
2001
2003
2005
anno di concessione
Fonte: elaborazioni su dati del Ministero dell’Interno
Nel recente passato le concessioni di cittadinanza italiana sono state relativamente poche
(circa 140mila fra il 1995 e il 2005) in relazione alle dimensioni della popolazione straniera, la
cui crescita dipende anche dalle difficoltà di passaggio dalla condizione di straniero a quella di
cittadino italiano.
Le acquisizioni della cittadinanza italiana su richiesta degli stranieri interessati seguono un
andamento che risente in modo significativo dei tempi lunghi della pratica burocratica. A lungo
l’andamento temporale del totale delle concessioni è stato il riflesso di quello dei conferimenti
per matrimonio, la tipologia che negli ultimi 20 anni è risultata nettamente prevalente (quasi il
70% delle concessioni nel periodo 1985-2005). E’ solo in tempi recentissimi che si registra
un’impennata particolarmente significativa nel numero delle concessioni per residenza (le
cosiddette naturalizzazioni ordinarie). Infatti, i conferimenti per stabilità della dimora abituale
sul territorio italiano, che nel periodo 1985-2004 sono stati meno di 20 mila (in media circa
1.000 all’anno) ed hanno rappresentato appena il 12% dell’insieme delle concessioni, nel 2005
sfiorano i 7.500 casi, poco meno del 40% del totale. Questa crescita potrebbe in parte
dipendere da un’accelerazione nel disbrigo delle pratiche avviate negli anni passati, ma è senza
dubbio da mettere in relazione con un trend crescente di richieste di naturalizzazione ordinaria.
Nei prossimi anni s’attende un incremento ulteriore, anche a legislazione costante, poiché si
accrescerà fortemente il numero di stranieri dei cosiddetti Paesi a forte pressione migratoria
che possono dimostrare almeno 10 anni di residenza ininterrotta in Italia.
5
LIVELLO NAZIONALE: CITTADINANZA
Concessioni di cittadinanza per area di cittadinanza precedente,
per regione e alcune province di residenza.
Periodi 1985-2004 e 2002-2004
Regioni e
alcune
province
% per area di cittadinanza concessioni 1985-2004
PSA
PECO
Nord
Africa
Resto
Africa
Asia
Amer.
Latina
% per area di cittadinanza concessioni 2002-04
PSA
PECO
Nord
Africa
Resto
Africa
Asia
Amer.
Latina
Piemonte
Valle d'Aosta
Lombardia
Trentino-A.A.
Veneto
Friuli-V.G.
Liguria
Emilia-Rom.
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
7,7
16,7
9,3
17,0
9,6
9,1
10,9
8,6
12,1
10,4
7,1
10,7
9,0
9,5
11,5
13,4
9,2
11,7
13,9
15,4
30,6
21,3
28,5
39,6
36,3
54,2
28,3
33,7
33,7
37,7
42,8
28,8
42,4
52,6
39,2
48,7
51,4
48,9
39,3
32,6
16,8
13,7
15,9
8,9
9,7
3,7
13,9
13,6
9,5
8,2
9,3
14,3
9,1
5,2
13,9
12,4
10,4
16,1
17,3
15,9
7,3
5,6
7,4
3,1
4,8
3,4
5,3
6,4
5,9
5,3
4,9
9,2
4,0
4,0
6,8
5,4
3,5
1,9
6,5
5,7
13,5
8,6
14,8
7,1
13,6
7,4
11,8
14,7
15,1
15,9
11,6
16,0
8,8
5,5
8,4
7,1
6,1
7,2
8,0
11,5
24,1
34,1
24,3
24,3
26,0
22,4
29,8
23,1
23,7
22,6
24,3
21,0
26,7
23,2
20,3
13,0
19,4
14,1
15,0
18,9
4,0
12,4
4,2
4,9
4,6
4,8
6,2
3,6
5,8
5,1
3,0
4,6
4,6
4,0
3,6
6,0
2,2
6,0
8,2
5,3
34,9
19,0
32,5
48,4
40,9
52,8
31,3
36,9
41,3
45,3
47,4
36,2
45,8
59,0
53,9
61,8
55,1
62,6
46,3
44,4
22,4
20,0
16,9
13,8
13,0
4,7
12,9
18,7
8,9
11,2
11,8
12,0
11,4
5,0
8,4
8,8
12,5
10,7
15,1
16,6
6,4
6,7
7,1
2,2
4,3
4,1
4,8
6,7
5,0
4,5
4,6
8,8
3,7
5,0
5,0
3,8
5,9
1,3
6,1
4,5
6,2
6,7
10,7
5,3
8,1
5,9
8,4
9,4
12,3
9,5
7,2
12,3
5,0
3,0
4,7
3,4
5,9
4,5
5,1
6,7
26,0
35,2
28,6
25,4
29,1
27,7
36,4
24,7
26,8
24,4
26,0
26,1
29,5
24,0
24,3
16,3
18,4
14,8
19,3
22,5
Totale
10,1
34,3
13,0
6,4
13,1
23,2
4,6
39,9
14,2
5,9
8,8
26,6
Torino
Milano
Roma
Napoli
7,4
9,5
11,0
11,3
29,8
26,3
26,3
34,1
18,3
18,2
14,8
13,1
8,5
8,3
9,7
9,2
13,8
15,0
17,5
11,0
22,2
22,8
20,8
21,4
3,6
4,4
4,4
3,6
31,7
29,9
33,1
47,6
24,2
17,1
12,9
8,0
7,7
7,4
9,6
8,0
7,1
11,0
13,7
7,4
25,7
30,2
26,3
25,5
Fonte: elaborazioni su dati del Ministero dell’Interno.
Le due regioni con la maggiore presenza straniera sono anche quelle che fanno registrare il
numero più ampio di concessioni nell’intero periodo considerato: poco meno di 29.000 casi in
Lombardia e circa 18.500 nel Lazio, pari rispettivamente ad oltre il 20% e a più del 13% Le
concessioni, riguardano soprattutto i cittadini est-europei, nettamente prevalenti soprattutto
nelle regioni meridionali e in quelle del Nord-Est. Seguono i latinoamericani che risultano
presenti soprattutto nella ripartizione nord-occidentale e in particolare in Liguria. Anche la
proporzione di nordafricani risulta significativa e la loro importanza è maggiore della media
nazionale in Piemonte e nelle regioni insulari. Va ricordato come tra le acquisizioni per
residenza (dunque non per matrimonio) sono proprio gli immigrati dall’Africa settentrionale a
rappresentare l’aggregato più numeroso.
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LIVELLO NAZIONALE: SALUTE
Tassi di abortività volontaria per cittadinanza e classi d’età.
Italia, 2003
T as s i p er 1 0 0 0
60,0
Straniere
40,0
Italiane
20,0
0,0
18-24
25-29
30-34
35-39
40-44
45-49
Classi d'età (anni)
Nota: Non inclusi i dati della Campania in quanto pervenuti solo in forma parziale.
Nel 2003, anno a cui si riferiscono le rilevazioni, la percentuale dei ricoveri di stranieri sul
totale è stata a livello nazionale del 3%, inferiore dunque al peso demografico
dell’immigrazione stimato per lo stesso anno intorno al 5%.
Circa il 60% dei ricoveri di stranieri ha riguardato donne, con una prevedibile concentrazione
sulle fasce d’età in età fertile, per parti, complicazioni legate alle gravidanze e IVG (interruzioni
volontarie di gravidanza). Queste ultime rappresentano un aspetto di particolare criticità. I
tassi di abortività evidenziano, infatti, un ricorso all’aborto volontario maggiore tra le donne
straniere rispetto alle italiane. Nel 2003 i valori erano rispettivamente 34 per 1000 donne
straniere in età feconda e 7,8 per le italiane. Abbastanza differenziato risulta il ricorso all’IVG
per età della donna. Mentre per le italiane i livelli maggiori si registrano nella fascia fra i 25 e i
34 anni (sebbene negli ultimi anni si stia assistendo a uno spostamento verso le età più
giovani), per le donne straniere è presente un trend fortemente decrescente dalle età più
giovani a quelle più avanzate. La maggior parte delle straniere che abortiscono in Italia
proviene dall’Est Europa; seguono i paesi del Centro-Sud America, dell’Africa e dell’Asia. Negli
ultimi anni si è osservato un incremento delle IVG da parte di donne dell’Est europeo e del
Centro-Sud America, che sono le aree da cui proviene la maggioranza delle donne presenti in
Italia.
Nel 2004 le prime quattro regioni per frequenza di IVG tra le cittadine straniere sono risultate:
Veneto con 41%, Lombardia con 39%, Umbria con 37% ed Emilia Romagna con 36%. Nel
Piemonte tale percentuale era pari al 33%.
7
LIVELLO NAZIONALE: CASA
Andamento degli scambi di abitazioni
conclusi da lavoratori immigrati extracomunitari (2004-2007)
Anno
N° compravendite
Variazione %
annua
Fatturato totale
(mln di euro)
Variazione %
annua
2004
110.000
-
10.200
-
2005
116.000
5,4
12.000
17,6
2006
131.000
12,9
15.300
27,5
2007°
135.000
3,0
16.400
7,1
° Stima a dicembre 2007
Fonte: Scenari Immobiliari®
L’acquisto di abitazioni da parte degli stranieri può ritenersi un indicatore di integrazione
positiva, dal momento che segnala una volontà di radicarsi sul territorio e il raggiungimento di
una buona stabilità socio-economica. La maggioranza degli stranieri, per reperire il denaro
necessario all’acquisto, non si rivolge a parenti o connazionali ma piuttosto alle banche,
mostrando una certa familiarità con sistema creditizio (segnale di soddisfacente conoscenza e
integrazione nel contesto di arrivo) e forse anche uno sforzo di quest’ultimo di aprirsi a nuove
esigenze.
Emergono, tuttavia, elementi di criticità rispetto ai processi di integrazione. La scelta
dell’acquisto è spesso dettata dalle difficoltà incontrate dagli immigrati sul mercato degli affitti,
piuttosto ingessato anche per gli italiani. La frequente richiesta di mutui a copertura totale del
valore dell’immobile fa supporre che la capacità di risparmio sia piuttosto ridotta. Pertanto, se
l’acquisto dell’abitazione indica una certa stabilità socio-economica, non corrisponde
necessariamente a una condizione di benessere economico. Inoltre, le case acquistate sono in
genere di livello medio basso e la metratura media si va progressivamente riducendo a causa
dell’aumentare dei prezzi al mq, sebbene negli ultimi anni si sia registrato uno spostamento di
una quota ridotta ma crescente di acquirenti stranieri verso segmenti più appetibili del mercato
immobiliare.
Negli anni scorsi il peso degli acquirenti immigrati nel mercato residenziale italiano è cresciuto
sino al 18,5% del 2006. Nel 2007 numero di compravendite da parte degli immigrati dovrebbe
collocarsi intorno a 135mila, cioè il 17% del mercato. Rispetto allo scorso anno, si tratta di un
incremento del 3% negli scambi, mentre il volume degli acquisti dovrebbe essere di circa 16,4
miliardi di euro con un più 7,1% sull'anno precedente. Il relativo rallentamento nel ritmo degli
acquisti nell’ultimo anno è dovuto soprattutto il rialzo del costo del denaro, che ha reso più
onerose le rate dei mutui: un problema avvertito con grande preoccupazione, e non soltanto
dagli stranieri. Di conseguenza, anche se l'offerta di mutui si diversifica con periodi di rimborso
lunghi (fino a 40 anni), si assiste a un calo nelle sottoscrizioni. Inoltre gli istituti di credito
hanno irrigidito le procedure di erogazione, per timore di insolvenze.
8
LIVELLO NAZIONALE: RIMESSE
Rimesse bancarie e money transfer
degli immigrati verso i paesi di origine.
Valori assoluti in milioni di euro. Anni 2004-2005
TOTALE
Cina Repubblica Popolare
Romania
Filippine
Marocco
Senegal
Colombia
Albania
Brasile
Ecuador
Repubblica Dominicana
Ucraina
Perù
India
Spagna
Polonia
Tunisia
Moldavia
Bulgaria
Serbia Montenegro
Russia
2.093,7
334,9
275,5
195,9
167,9
113,4
55,0
77,6
60,7
57,7
58,2
51,0
31,2
26,6
36,1
28,7
39,0
23,0
25,7
25,6
24,7
2.425,3
575,5
409,1
155,5
155,3
99,6
81,5
75,7
63,0
58,9
55,9
43,7
39,8
39,6
36,9
36,2
35,5
28,7
25,7
25,2
24,7
Fonte: elaborazione su dati dell'Ufficio Italiano Cambi
Nel 2005 gli stranieri presenti nel nostro paese hanno inviato nei propri paesi di origine oltre
2.400 milioni di Euro, circa 300 milioni di Euro in più rispetto all’anno precedente. Il dato
comprende i trasferimenti di denaro tramite servizi bancari e di money transfer.
Le regioni da cui partono più rimesse sono quelle che ospitano il maggior numero di immigrati
(Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana). Tuttavia, dal momento che i money transfer
sono soprattutto utilizzati dalla componente irregolare della popolazione immigrata, si
registrano flussi significativi di rimesse anche dalle regioni che ospitano una componente di
immigrazione regolare non particolarmente numerosa. È il caso della Campania che, seppure
settima per presenza di immigrati regolarmente residenti, è terza nella graduatoria delle
regioni da cui partono più rimesse e del Lazio, quarta regione per presenza di immigrati
regolari e prima nell’invio di rimesse. In tal senso la provincia di Roma, con un ammontare di
632 milioni di Euro di rimesse copre da sola quasi tutte le spedizioni finanziarie della regione.
L’entità delle rimesse degli immigrati rimane comunque sottostimata dal momento che il
monitoraggio non include, ovviamente, i finanziamenti inviati attraverso i canali più informali
(corrieri, parente/amico che torna in patria, compensazioni).
9
LIVELLO NAZIONALE: STAMPA
Testate per aree geografiche e paesi di provenienza
delle comunità cui sono rivolte, al 31/06/2006.
Area geografiche e paesi di
origine
N. di
testate
Lingua
madre1
Albania
3
3
Bulgaria
1
1
Italiano1
3
1
Periodicità
prevalente
Tiratura della
pubblicazione
con massima
diffusione2
Ripartizione, regione e
provincia con
massimo numero di
copie
Disponibilità di
copie mensili
ogni 100
immigrati3(%)
mensile
10.000
Le/Bo/RN, Toscana
17,5
mensile
10.000
Lombardia
57,2
Polonia
2
2
mensile
12.000
Lazio, MI/TO
17,6
Romania
1
1
settimanale
10.000
RM
14,7
Russia
1
1
mensile
10.000
Lazio
49,8
Ucraina
2
2
mensile
20.000
Lazio, Campania
25,4
Maghreb
1
1
mensile
20.000
Tutte
6,44
Africa anglofona
3
3
mensile
20.000
Lazio, Nord est, NA
55,25
Africa francofona
1
1
mensile
20.000
Nord est
25,86
1
1
Bangladesh
1
1
mensile
2.000
BS
5,5
India
1
1
mensile
10.000
VE
19,4
Pakistan
1
1
mensile
5.000
Lombardia
14,8
Sri Lanka
1
1
mensile
5.000
Lombardia
11,8
Filippine
3
3
settimanale
45.000
MI, RM
249,3
Cina
5
5
bisettimanale
9.000
MI, RM, PO, TO
140,6
America Latina
2
2
mensile
25.000
MI, RM
15,97
Brasile
1
1
mensile
7.000
MI, RM
22,8
Brasile e Africa portoghese
1
1
mensile
12.000
Veneto
33,58
Paesi di lingua araba
2
2
mensile
20.000
Lombardia
8,19
Tutti10
2
settimanale
250.000
RM11
44,212
TOTALI
35
1
2
33
9
522.000
1
Alcune testate sono scritte sia nella lingua madre che in italiano.
Si considera la pubblicazione più disponibile per cadenza della periodicità e tiratura di ciascuna edizione.
Per ciascuna comunità target, si calcola il numero totale di copie stampate al mese (ponendo 1 mese=4 settimane), e la percentuale
fra questo numero e il totale dei cittadini dei paesi di origine della collettività, soggiornanti in Italia al 31/12/2005 (Fonte: Caritas e
Migrantes, 2006).
4
Per il denominatore di questo rapporto, si considerano i cittadini dell’Algeria, Marocco e Tunisia, soggiornanti in Italia al 31/12/2005.
5
Per il denominatore di questo rapporto, si considerano i cittadini dei paesi africani anglofoni, che figurano fra le prime 150 provenienze
degli immigrati al soggiornanti in Italia 31/12/2005: GAMBIA, GHANA, LIBERIA, MAURIZIO, NIGERIA, SIERRA LEONE, SUDAFRICA,
TANZANIA, UGANDA, ZAMBIA, ZIMBABWE.
6
Per il denominatore di questo rapporto, si considerano i cittadini dei paesi africani francofoni, che figurano fra le prime 150
provenienze degli immigrati soggiornanti in Italia al 31/12/2005: BURKINA FASO, BURUNDI, CAMERUN, CIAD, REPUBL. DEL CONGO,
COSTA D'AVORIO, GABON, MADAGASCAR, MALI, MAURITANIA, NIGER, REPUBLICA CENTROAFRICANA, RUANDA, SENEGAL, TOGO,
REPUB. DEM. DEL CONGO (ex Zaire o Congo belga).
7
Per il denominatore di questo rapporto, si considerano i cittadini dei paesi dell’Arica centro-meridionale di lingua spagnola, che
figurano fra le prime 150 provenienze degli immigrati soggiornanti in Italia al 31/12/2005: PERÙ, ECUADOR, COLOMBIA, REP
DOMENICANA, CUBA, ARGENTINA, MESSICO, VENEZUELA, EL SALVADOR, BOLIVIA, CILE, PARAGUAY, URUGUAY, GUATEMALA,
HONDURAS, COSTARICA, PANAMA, NICARAGUA.
8
Per il denominatore di questo rapporto, si considerano i cittadini del Brasile e dei paesi africani di lingua portoghese, che figurano fra
le prime 150 provenienze degli immigrati soggiornanti in Italia al 31/12/2005: ANGOLA, MOZAMBICO, GUINEA BISSAU, CAPO VERDE.
9
Per il denominatore di questo rapporto, si considerano i cittadini provenienti dai paesi della Lega araba, dove l’arabo è la lingua
ufficiale. Fra le prime 150 provenienze degli stranieri soggiornanti in Italia al 31/12/2005, i seguenti sono paesi aderenti alla Lega
araba: MAROCCO, TUNISIA, EGITTO, ALGERIA, SOMALIA, LIBANO, SIRIA, GIORDANIA, LIBIA, MAURITANIA, ARABIA SAUDITA, YEMEN,
KUWAIT, OLP (Palestina).
10
Di una delle due testate dirette a tutti gli immigrati stranieri in Italia, la versione cartacea al 31/06/2006 è temporaneamente
sospesa.
11
Per una delle due testate dirette a tutti gli immigrati non si dispone del dato relativo alla concentrazione territoriale della distribuzione
delle testate.
12
Per il denominatore si considera il numero totale degli stranieri soggiornanti in Italia la 31/12/2005.
alcune testate sono scritte sia nella lingua madre che in italiano.
2
3
10
LIVELLO LOCALE: SCUOLA TORINO
Cosa pensi di fare
dopo la scuola media?
100%
8,2
7,9
Cosa pensi di fare
dopo la scuola superiore?
100,0
15,0
22,1
80%
80,0
49,8
60%
63,2
31,2
46,7
60,0
40%
Italiani
7,1
4,1
5,0
5,3
28,9
20%
32,8
0%
5,1
3,9
5,0
Figli/e di famiglie italiane
Figli/e di coppie miste
italiano/a e straniero/a
Nati/e in Italia da
famiglie straniere
28,3
40,0
19,7
10,7
36,2
27,0
23,1
33,1
32,2
25,0
20,0
Istituto tecnico o professionale
Corso di formazione professionale
Liceo
Non so
Casi validi 1167: studenti italiani e stranieri di scuole
secondarie di I grado a Torino
11,8
11,6
Nati/e all'estero da
famiglie straniere
Lavorare
Stranieri
0,0
Lavorare
Iscrivermi
all'università
Lavorare e
studiare
Non so
Casi validi 549: studenti italiani e stranieri di scuole secondarie di II
grado a Torino
Attraverso un’indagine quantitativa in 12 scuole secondarie di I e II grado e interviste a
studenti e insegnanti in 23 istituti di Torino, la ricerca ha fotografato una popolazione di
studenti di origine straniera assai eterogenea nella sua composizione, negli esiti e nelle
prospettive future. Considerati complessivamente, gli studenti italiani e gli studenti stranieri
non mostrano differenze significative, al di là di quelle già osservate in altri studi. Si conferma
l’importanza del capitale culturale ed economico della famiglia, delle differenze di genere, delle
caratteristiche della scuola frequentata. Emergono però significative differenze all’interno del
gruppo degli studenti stranieri rispetto ai risultati scolastici e agli orientamenti verso il futuro.
Il rendimento negli studi e le prospettive di inserimento lavorativo variano in funzione di fattori
come il luogo di nascita, l’età di arrivo, il numero di anni scolastici frequentati in Italia, la
conoscenza della lingua italiana, le caratteristiche del proprio nucleo familiare. Ad esempio, si
rileva un tendenziale avvicinamento delle seconde generazioni ai coetanei italiani sia rispetto
agli esiti scolastici sia rispetto alla scelta di investire nella formazione e proseguire negli studi.
Al contrario, gli allievi ricongiunti, soprattutto se in età adolescenziale, sono quelli che hanno
più difficoltà a scuola che registrano bocciature e ritardi e che hanno più spesso nel loro futuro
prossimo la scelta lavorativa (11% vs 5% delle seconde generazioni e degli italiani).
Il panorama è variegato anche dal punto di vista delle politiche adottate dagli istituti scolastici,
che reagiscono in modo diverso alla presenza straniera. Ad un estremo, si collocano le scuole
che tendono a concentrare gli allievi italiani nella sede centrale e a dirottare gli stranieri verso
la sede succursale e non promuovono iniziative specifiche rivolte a questi ultimi. In alcuni casi
si assiste anche a forme di scoraggiamento all’iscrizione più o meno esplicito verso gli allievi
stranieri. Ad un altro estremo, vi sono iniziative di sostegno all’inserimento scolastico e di
promozione ed incoraggiamento verso gli studi superiori. Fra i due estremi si collocano tutte le
scuole che in forma episodica, e in funzione delle risorse cui riescono ad accedere, realizzano
progetti semestrali o annuali, che non potendo garantire continuità, aumentano la precarietà
delle risposte ai bisogni posti dalla presenza strutturale di allievi di origine straniera.
11
LIVELLO LOCALE: SALUTE TORINO/PIEMONTE
Proporzione dei ricoveri di stranieri sul totale dei ricoveri di residenti a
Torino, per gruppi di cause, ricoverati in Piemonte - 2003, 2004 e 2005
Grandi gruppi di cause di ricovero
Complicazioni della gravidanza, del parto e del puerperio
Alcune condizioni morbose di origine perinatale
Malattie infettive e parassitarie
Malattie del sangue e degli organi ematopoietici
Malformazioni congenite
Visite, controlli
Traumatismi e avvelenamenti
Malattie dell'apparato respiratorio
Malattie dell'apparato genito-urinario
Sintomi, segni morbosi mal definiti
Malattie della cute e del tessuto sottocutaneo
Malattie dell'apparato digerente
Malattie endocrine, nutrizionali, metaboliche e disturbi
Tumori
Malattie del sistema osteomuscolare e del tessuto connettivo
Malattie del sistema nervoso e degli organi di senso
Disturbi psichici
Malattie del sistema circolatorio
Totale
Fonte: Elaborazioni Fondazione Giovanni Agnelli su archivi SDO.
2003
2004
2005
21,1
14,7
11,1
8,0
7,3
5,7
5,4
4,3
4,2
4,1
3,8
6,5
2,9
2,0
1,9
1,8
1,5
1,2
4,9
24,4
18,6
10,4
7,9
9,6
7,4
6,2
4,7
5,2
4,5
3,8
4,3
3,5
2,3
2,1
2,2
1,8
1,5
5,7
27,4
16,2
13,2
9,2
12,9
7,9
5,7
5,4
5,2
5,7
5,4
4,5
4,1
2,6
2,7
2,2
2,3
1,6
6,3
L’impatto degli immigrati sul sistema ospedaliero piemontese risulta, come a livello nazionale,
meno che proporzionale rispetto al loro peso demografico, ma comunque significativo e molto
differenziato. Dal rapporto tra i ricoveri degli stranieri e il totale dei ricoveri per gruppo di
cause, si ottiene una stima dell’impatto prodotto dall’immigrazione su alcuni “sottosistemi
sanitari”, individuati sulla base della “condizione morbosa” che nel corso del ricovero ha
comportato i più importanti problemi assistenziali e quindi ha assorbito la maggiore quantità di
risorse in termini diagnostici e/o di trattamento.
Per le complicazioni di gravidanza e parto, per alcune condizioni morbose di origine perinatale,
per le malattie infettive e parassitarie, per le malformazioni congenite (in forte crescita) e per
le malattie del sangue (in prevalenza anemie) la proporzione dei ricoveri di stranieri è
significativamente superiore alla media. Sono questi i gruppi di cause su cui insiste con un
peso più che proporzionale la domanda di salute degli immigrati. All’opposto troviamo le cause
per cui i ricoveri di immigrati risultano relativamente meno frequenti: tumori, malattie del
sistema nervoso, malattie del sistema osteomuscolare, disturbi psichici, malattie del sistema
circolatorio.
I dati offrono un’idea di quanto poco uniforme sia la distribuzione della domanda di salute
prodotta dall’immigrazione. Scendendo a un livello di analisi più fine, notiamo come in
Piemonte le due cause di ricovero in assoluto più frequenti nel triennio esaminato siano state la
cataratta e la radio-chemioterapia – entrambe riconducibili all’età media piuttosto avanzata
della popolazione piemontese – mentre per gli stranieri residenti le prime cause di ricovero
siano state il parto normale e l’interruzione volontaria di gravidanza, riflesso di una struttura
per età molto più giovane.
12
LIVELLO LOCALE: SALUTE TORINO/PIEMONTE
Quota di nati di basso peso in Piemonte (media 2004-05) e nei paesi di
origine, per alcune cittadinanze.
% LBW in Piemonte - anni 2004 e 2005 (dati CEDAP)
20,0%
18,0%
16,0%
14,0%
BRASILE
NIGERIA
12,0%
10,0%
8,0%
ROMANIA
6,0%
ALBANIA
TUNISIA
4,0%
MAROCCO
PERU'
CINA
2,0%
0,0%
0,0%
2,0%
4,0%
6,0%
8,0%
10,0%
12,0%
14,0%
16,0%
18,0%
20,0%
% LBW nel paese di origine (fonte: Unicef e WHO, 2004)
Fonte: Elaborazioni Fondazione Giovanni Agnelli su archivi CeDAP e dati Unicef-WHO (2004)
La quota di neonati di basso peso (fino a 2.500 grammi) rappresenta un valido indicatore
sintetico capace di riassumere un insieme complesso e interrelato di problemi di natura
sanitaria relativi all’area materno-infantile. Studi epidemiologici hanno infatti dimostrato che i
neonati di basso peso (low birthweight, o LBW) sono maggiormente esposti ai rischi di
mortalità infantile e, da adulti, hanno maggiori probabilità di sviluppare particolari malattie,
come ad esempio il diabete o l’ipertensione.
La quota di neonati di basso peso a livello mondiale è oggi prossima al 15%, mentre in Italia la
percentuale si aggira intorno al 6%. Per le principali comunità immigrate (quelle che hanno
avuto più di 100 nati all’anno in Piemonte) si è confrontata la quota di neonati di basso peso in
regione con la quota dei paesi di origine riportata dalla fonte Unicef-WHO (2004). Se gli
immigrati presenti in Piemonte fossero perfettamente rappresentativi delle rispettive
popolazioni di origine, e se le condizioni igienico-sanitarie del luogo di arrivo fossero neutrali
rispetto al peso alla nascita, allora le quote di neonati di basso peso in Piemonte e nel paese
d’origine dovrebbero collocarsi lungo la bisettrice del grafico qui riportato.
In sei casi su otto, invece, la quota di neonati di basso peso è in Piemonte inferiore a quanto ci
si poteva attendere: è difficile dire se questo dipenda da un effetto di selezione alla partenza
delle madri più sane, se dipenda dalle nuove condizioni ambientali (alimentari, igieniche,
economiche ecc.), o se sia un risultato positivo ascrivibile al sistema sanitario locale. In ogni
caso, per le grandi comunità di Romania e Marocco – nonché per Cina, Perù e Tunisia l’indicatore sintetico della quota di basso peso alla nascita fornisce un’indicazione
complessivamente rassicurante sullo stato di salute di madri e di figli.
13
LIVELLO LOCALE: CASA TORINO
Acquisti di case da parte di immigrati
in alcune province italiane - 2004-2007
Percentuale sul totale del mercato
(°)
Provincia
2004
2005
2006
2007(°)
Alessandria
Bari
Bologna
Brescia
Firenze
Genova
Milano
Prato
Roma
Torino
Vercelli
26,1
8,2
8,0
20,2
6,5
3,2
12,0
10,3
19,6
9,2
9,7
28,2
12,5
10,0
22,3
5,3
3,1
11,8
11,6
20,1
11,3
12,1
29,4
14,0
8,5
15,5
4,5
4,4
10,5
13,0
22,5
16,6
15,2
31,5
13,5
9,2
12,5
3,0
5,0
8,0
16,0
23,0
17,0
18,5
= Primo semestre
Fonte: SCENARI IMMOBILIARI®
A Torino la percentuale di acquisti di case da parte degli immigrati sul totale degli acquisti ha
proseguito la sua crescita anche nel 2007.
Sul mercato immobiliare torinese i più attivi sono sicuramente i cittadini originari della
Romania che, con il 54,6% di tutte le transazioni concluse nel 2006, si posizionano al primo
posto tra gli acquirenti immigrati della provincia. Seguono, anche se con percentuali di molto
inferiori, i peruviani (con il 21,5%), i marocchini (con il 10,4%), gli albanesi (con l’8,4%) ed i
cinesi (con solo il 5,1%).
L’abitazione mediamente richiesta dagli immigrati ha una dimensione compresa tra i 60 e gli
80 mq, si trova in immobili generalmente datati e spesso richiede interventi di ristrutturazione,
anche se si tratta pur sempre di appartamenti abitabili. Escludendo le zone di pregio e quelle
appartenenti al centro storico di Torino, nelle quali la presenza degli immigrati tra gli acquirenti
di abitazioni è quasi nulla, nelle zone semicentrali la presenza di immigrati tra gli acquirenti è
intorno al 10,4% del totale, mentre, nell’ambito delle zone periferiche, sale fino a oltre il 30%.
Allargando lo sguardo sull’intera provincia, si registra che il 67,8% delle compravendite
concluse da stranieri si è svolto nel comune di Torino. Romeni e albanesi sono gli acquirenti più
attivi nell’hinterland torinese, vista la loro predilezione per l’acquisto di rustici totalmente da
ristrutturare, di grandi dimensioni (in genere superiori ai 120 mq) e spesso dotati di ampi
giardini o terreni. Per quanto riguarda, infine, la spesa media, questa oscilla tra i 95mila e i
110mila euro, con punte di 150-160mila.
Al riguardo, si sta assistendo a un processo di segmentazione e diversificazione della domanda
anche tra gli stessi immigrati, che porta a distinguere tra diverse categorie di acquirenti
stranieri. La maggiore disponibilità economica di alcuni settori della popolazione immigrata si
sposa quindi con esigenze abitative più complesse, sia in fatto di localizzazione che in termini
di qualità dell’abitazione. Le preferenze degli stranieri con maggiori risorse finanziarie tendono
così ad allinearsi a quelle delle famiglie italiane, facendo registrare una progressiva
assimilazione degli immigrati al resto della popolazione. La ricerca dell’abitazione diventa
anche un mezzo di inclusione nel tessuto sociale.
14