informatizzata

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informatizzata
ANNO VIII MARZO 2015 N. 1
LA DOCUMENTAZIONE
INFORMATIZZATA
delle attività
ASSISTENZIALI:
la nuova sfida
dell’associazione
E’ MIGLIORATO IL MODO DI DOCUMENTARE L’ASSISTENZA?
NELLA RUBRICA NURSING UNA RIFLESSIONE DEDICATA ALL’ARGOMENTO
norme
per gli
autori
Le proposte di pubblicazione saranno accettate a giudizio del comitato di redazione.
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La rivista In...formazione OSDI pubblica lavori di interesse didattico, scientifico e assistenziali
riguardanti il diabete e gli argomenti correlati.
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Da tutto il Consiglio
Direttivo Nazionale OSDI
di Giovanni Lo Grasso
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editoriale
del presidente
voglio condividere con voi alcune mie riflessioni e considerazioni che scaturiscono da
un dibattito molto vivace che ha investito la professione infermieristica in questi ultimi
mesi: mi riferisco al contenuto del comma 566 della legge di stabilità 2015 approvata
il 23 dicembre 2014 e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 29 dicembre. Il legislatore
con il succitato comma 566 ha inteso definire ruoli, competenze, relazioni professionali,
responsabilità individuali e di equipe su compiti, funzioni ed obiettivi, delle professioni
sanitarie infermieristiche-ostetrica, tecniche della riabilitazione e della prevenzione.
Non entro nel merito di disquisizioni giuridiche o delle polemiche tra i vari rappresentanti
dei diversi gruppi professionali, ma ritengo opportuno riportare il dibattito che è sempre
stato presente all’interno di OSDI a proposito di uno degli obiettivi statutari
dell’associazione, cioè il punto dove lo Statuto OSDI recita “promuovere iniziative atte
a favorire l’istituzione ufficiale della figura dell’infermiere esperto in prevenzione e
assistenza diabetologica in accordo con la normativa vigente”. La parte dello statuto
sopra riportata (che spesso viene considerare elemento fondante dell’associazione) ha
unito per molti anni il pensiero dei vari colleghi che rivendicano, giustamente, il giusto
riconoscimento del fatto che per assistere adeguatamente le persone affette da diabete
sia necessario avere degli infermieri con delle competenze specifiche. Ad oggi questo
N. 1 Marzo 2015
Cari colleghi, cari lettori,
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N. 1 Marzo 2015
obiettivo non si è ancora realizzato ma forse la strada giusta è stata imboccata anche
grazie alle attività che gli infermieri negli anni sono riusciti a mettere in campo per far
comprendere che la formazione “generalista” in determinati setting assistenziali non
è veramente la migliore risposta assistenziale da fornire al cittadino-utente-paziente.
La lettura delle attuali norme in vigore, il Comma 566, la legge 26 febbraio 1999, n. 42
che definisce il campo proprio di attività e responsabilità professionale, la legge 251/00
che Disciplina le professioni sanitarie infermieristiche, tecniche, della riabilitazione,
della prevenzione nonchè della professione ostetrica, la legge 43/2006 che istituisce e
definisce gli infermieri specialisti, fanno ben sperare che, nonostante molte di queste
norme non sono ad oggi concretizzate, qualcosa si stia muovendo e probabilmente in
un futuro prossimo si realizzerà. Nell’attesa gli infermieri italiani, nel rispetto di norme
etiche ed esercitando da veri professionisti, continuano ad investire sulla propria
formazione, sulla crescita professionale, sull’acquisizione di competenze specifiche che
offrono ai cittadini nei vari luoghi di cura e assistenza. In questa direzione ha sempre
operato OSDI e continua a farlo non solo offrendo agli infermieri l’opportunità di poter
fruire di un’offerta formativa riconosciuta di qualità, ma anche di essere in sintonia con
le norme creando i presupposti per la realizzazione di percorsi formativi complementari
come per esempio il Corso di alta formazione in “Infermiere esperto in assistenza al
paziente diabetico” organizzato nel 2012 in collaborazione con l’Università di Padova
che si è rivelato ottima opportunità formativa per i colleghi che vi hanno partecipato. I
percorsi di formazione, l’impegno per dotarsi di strumenti per rendere visibile e misurabile
l’attività, la collaborazione con le altre figure professionali che concorrono alla cura ed
assistenza delle persone, il dialogo con le istituzioni sono in perfetta sintonia con le
volontà statutarie e con gli sforzi per dimostrare che gli infermieri italiani meritano un
riconoscimento per la loro “professionalizzazione”, sia di tipo normativo, che riconosciuto
negli assetti organizzativi (così da ottenere anche il giusto riconoscimento economico).
Vi invito alla lettura di questo numero della Nostra rivista dove troverete, come sempre,
non solo notizie e informazioni utili all’esercizio della professione ma anche e soprattutto
stimoli utili a vivere al meglio la professione.
Buon lavoro
Giovanni Lo Grasso
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notizie
dall’associazione
L’importanza
di raccogliere i dati degli esiti sensibili
alle cure infermieristiche nella cura della
persona con diabete:
N. 1 Marzo 2015
Gli infermieri sapranno cogliere
questa opportunità?
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Gruppo di Progetto
Roberta Chiandetti, Lia Cucco, Maria Teresa Branca
Gli impegni associativi degli ultimi anni
hanno segnato traguardi molto ambiziosi
di cui andare coraggiosamente fieri, nella
pratica, hanno prodotto una importante
riflessione, all’interno del gruppo professionale, sull’opportunità offerta dall’utilizzo
di un linguaggio condiviso e di decisioni e
scelte assistenziali “raccomandate”. Ciò è
stato possibile sia per una più chiara
consapevolezza di tutti gli attori che ruotano intorno alla persona con diabete
dell’importanza del “sapere”, “del saper
fare” e del “saper essere” in campo diabetologico, sia per la svolta segnata dalle
Raccomandazioni di Trattamento Assistenziale in campo diabetologico, che ha per-
messo di sostanziare nel metodo e nei
contenuti la nostra attività.
La nuova consapevolezza professionale
ma anche la nuova immagine che sempre
più le Istituzioni riconoscono
all’infermiere, ma che anche chiedono
all’infermiere, ha sollecitato sempre più
l’Associazione e i singoli professionisti a
ragionare sulla necessità di uno strumento
che potesse permettere da un lato di dimostrare qualitativamente il nostro intervento, documentando l’efficacia delle scelte
educative ed assistenziali, e dall’altra, anche
attraverso la registrazione d’esito, che ne
potesse dimostrare la valenza quantitativa
delle singole prestazioni.
Questo è ciò che sta alla base della
nascita del MODULO ASSISTENZIALE
all’interno della cartella informatizzata
MyStar Connect.
TAPPE DEL PERCORSO
Su tale necessità emersa dal gruppo
degli Associati, il CDN ha dato mandato
al Board designato di lavorare non solo nel
rispetto degli obiettivi identificati e condivisi, ma anche su un metodo che potesse
permettere una identificazione professionale univoca ed inconfutabile, tale da non
sviluppare istanze negli altri professionisti
ma comunque di utilità per tutti gli operatori sanitari inseriti nel percorso di cura.
Ciò ha comportato mesi di lavoro. La-
Abbiamo scelto di dedicare un paragrafo separato -
METODOLOGIA
E FONTI DI ISPIRAZIONE - a questo
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voro caratterizzato da una ricerca bibliografica e di letteratura sfociati poi in alcune
scelte di metodo che sono state tradotte
in una serie di proposte che hanno posto
le basi , attraverso la collaborazione con
Me.Te.Da s.r.l., per la parte grafica del
progetto.
aspetto così importante per la comprensione del razionale del modulo. A nostro
parere è un paragrafo da leggere con cura,
perché chiarisce le scelte concettuali, e
cioè la scelta di utilizzare
una diagnosi infermieristica
che
comporterà un’azione
assistenziale
che comporterà
la misura di un risultato/esito
e ciò a favore della più ampia implementazione possibile dello strumento stesso
che, senza il contenuto che i singoli professionisti apporteranno, non servirebbe
a nulla.
E’ importante inoltre sottolineare come,
la consapevolezza dell’importanza di misurare l’efficacia dei nostri interventi attraverso gli indicatori di outcomes/esito assistenziale sensibile alle cure, sia andata di
pari passo con la consapevolezza di dimostrare la nostra presenza, quindi con la
necessità di avere uno strumento di archiviazione di dati infermieristici a supporto
N. 1 Marzo 2015
La cartella assistenziale informatizzata
nasce quindi dalla volontà e dalla richiesta
proprio dei Soci, che nel tempo, hanno
manifestato la necessità di implementare
i dati dei moduli informatizzati in dotazione in molte strutture di diabetologia,
con una parte dedicata all’assistenza infermieristica e alla presa in carico del
paziente. Lo scopo principale è stato quello
di avere uno strumento che potesse permettere di identificare e registrare le attività
sia autonome che collaborative svolte
dall’infermiere e permettesse di avere un
archivio di dati facilmente reperibile sullo
stato di assistenza del paziente e sui suoi
bisogni di salute, il tutto, con un linguaggio
unico e condiviso fra professionisti di tutta
la Penisola, Isole comprese.
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ed a dimostrazione delle prestazioni offerte
in termini quantitativi (seguendo il vecchio
detto “quello che non è scritto, non c’è).
Da cosa è nata cosa…il nostro interesse
per la parte informatizzata dell’attività non
clinica (quindi di non appannaggio esclusivo
del medico) ha portato ad un contatto con
il Gruppo GISED che ha “tirato fuori dal
cassetto” alcune evidenze educative ma
anche alcune consuetudini da tradurre
parimenti all’interno della cartella attraverso il Modulo Educativo. Anche OSDI ha
partecipato ad una revisione del materiale
Gised ed all’implementazione del materiale,
in quello che è stato un vero e proprio
“lavoro di squadra”!
Il percorso formativo a supporto del
progetto, che a marzo vedrà il suo inizio,
è stato disegnato con più steps.
Questa prima parte , su macroaree Regionali , prevede un percorso ECM che
avrà come obiettivo la condivisione di tutti
quelli che sono gli aspetti documentali e
l’importanza della raccolta dei dati e degli
aspetti inerenti il loro utilizzo sia nel
“governo clinico/ assistenziale” sia nella
Governance delle risorse e delle politiche
per le quali , soprattutto negli ultimi tempi,
siamo spesso travolti.
Questa prima parte del percorso, prevede interventi circa le difficoltà, anche per
attitudine o aspetti valoriali, che si incontrano al cambiamento perché anche di questo si parlerà: cambiare il nostro modo di
lavorare, di pensare per il paziente, avendo
come obiettivo l’efficacia assistenziale del
nostro lavoro per il nostro paziente, veri-
ficabile, misurabile e dimostrabile. In
questa parte il Board sarà affiancato dalla
Dott.ssa Marina Cassoni, i cui interventi
sono stati verificati , misurati e soprattutto
certificati di provata efficacia nel tempo!
Un secondo step, contemporaneo o
immediatamente successivo agli eventi
ECM, prevederà una parte molto più pratica, addestrativa sul modulo assistenziale
e sviluppata “capillarmente” sul territorio.
Di questa parte i soci verranno tempestivamente informati con i consueti canali
(Sito, Rivista, Contatti con i rappresentanti
regionali di riferimento) A questo punto
non si può non ringraziare Sanofi per il
supporto dato alla realizzazione di questo
meritevole progetto.
In conclusione possiamo dire che Osdi,
con la cartella assistenziale informatizzata,
sta compiendo un altro grande passo verso
obiettivi significativi per la nostra professione. Il lavoro sulle Raccomandazioni
Assistenziali ha fatto emergere in molte
occasioni che la letteratura scientifica in
campo infermieristico presenta numerose
zone grigie sulle quali è necessario investire.
La carenza di dati che evidenzino gli esiti
sensibili alle cure infermieristiche, spesso,
non ha permesso di formulare della raccomandazioni basate su forti evidenze, per
questo motivo, lavorare alla definizione
di un set di esiti espresso in un linguaggio
omogeneo e misurabile ci potrebbe permettere non solo di documentare le attività sugli assistiti, ma anche di confrontarsi per migliorare l’assistenza, formulare
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rilevante nei vari sistemi nazionali, ha
portato a un grande dibattito riguardante
l’opportunità di avere o meno un sistema
di classificazione accettabile a livello mondiale. Disporre di un unico sistema di
Per facilitare la condivisione e confronclassificazione sarebbe vantaggioso perché
tarci nell’utilizzo di questo nuovo strututti conoscerebbero il vocabolario e la
mento, Vi invitiamo ad utilizzare il link
classificazione e quindi sarebbe facilmente
#parliamodellacartella
utilizzabile. Attualmente non c’è consenso
che trovate nel banner dedicato su
su un unico Dataset Minimo Infermieristico
(Nursing Minimum Data Sets, NMDSs o
www.osdi.it
DMI) e l’ipotesi che tutti gli infermieri si
servano di un unico sistema di classificaIl bottone/link permetterà un accesso esclusivo
zione per avere dati sull’assistenza e sugli
ai soci (utenti registrati) e darà la possibilità
outcomes e lo usino in modo coerente,
di compilare un form per esprimere dubbi,
appare irrealistico. Infatti, scegliere il dadifficoltà, proposte, e osservazioni sull’utilizzo
tabase dipende da diversi fattori quali il
del modulo assistenziale inserito all’interno
della cartella informatizzata.
tipo di paziente, lo scopo della misurazione,
come vengono raccolti i dati, la tecnologia
informatica disponibile e le norme che
Solo attraverso l’impegno di tutti
regolamentano
l’esercizio della propotremmo raggiungere obiettivi così
fessione infermieriimportanti ... Buon lavoro a tutti noi!
stica. Tuttavia,
l’utilizzo di un dataset minimo è fortemente raccomandato come sistema per
METODOLOGIA E FONTI DI ISPIRAZIONE
individuare le pratiche migliori, l’efficacia
Gran parte dei dati necessari per misudel nursing, la qualità delle cure e la
rare e valutare il contributo degli infermieri
ricerca infermieristica. E noi abbiamo
alla cura del paziente è perlopiù assente
accettato questa sfida.
dai database sanitari esistenti. ConseguenSiamo quindi andati alla ricerca dei vari
temente i contributi degli infermieri agli
sistemi presenti nella letteratura internaoutcomes dei pazienti e all’assistenza
zionale e tra questi si è deciso di approrimangono, nella maggioranza dei casi,
fondire lo studio del sistema delle Diainvisibili. Questa constatazione, più o meno
gnosi Infermieristiche NANDA-I associate
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delle raccomandazioni, influenzare la
formazione, influenzare le scelte politiche
e di governo professionale.
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con i risultati NOC (Nursing Outcome
Classification), e con gli interventi NIC
(Nursing Intervention Classification),
ritenendolo più adatto alle nostre esigenze
per tre ordini di motivi:
1. il sistema NANDA I, NIC e NOC è basato
sulla ricerca, con l’utilizzo di strategie
sia qualitative che quantitative e il sistema NOC è l’unico DMI che ha pubblicato
il suo lavoro costantemente anche negli
ultimi anni;
2. è conosciuto in Italia sia in ambito accademico che nella pratica, essendo implementato in alcune realtà assistenziali;
3. si presta ad essere informatizzato: essendo linguaggi standardizzati, possano
essere inseriti in data base computerizzati e andare a costituire un NMDS (Nursing Minimun Data Set).
In questo approfondimento sono stati
tenuti presenti alcuni problemi di metodo:
• la traduzione e la validazione nel contesto
italiano,
• i problemi del paziente (gestiti dagli
infermieri secondo le norme giuridiche
e deontologiche)
• l’applicabilità su specifici esiti
• l’eventuale trasposizione su gruppi scelti
di pazienti.
La North American Nursing Diagnosis
Association International (NANDA-I), tra i
sistemi di classificazione infermieristica,
ha rappresentato l’avanguardia nel processo di ordinamento dei concetti diagnostici in ambito infermieristico, con una
notevole diffusione a livello internazionale.
In questa direzione, la diagnosi infermieri-
stica rappresenta un giudizio clinico sulle
risposte date dalla persona, dalla famiglia
o dalla società ai problemi di salute e ai
processi vitali, reali o potenziali. Essa costituisce una fase determinante del processo assistenziale: dopo la sua corretta
formulazione, è la base che determina la
pianificazione dell’assistenza, gli obiettivi,
gli interventi (Nursing Interventions Classification) NIC e gli esiti (Nursing Outcomes
Classification) NOC, dei quali si è responsabili.
Il gruppo ha rivolto particolare attenzione alla metodologia usata per la standardizzazione dei risultati perché sono i
risultati dell’assistenza ad essere i più
difficili da codificare e da misurare. Il
riconoscimento della classificazione NOC
da parte di prestigiosi referenti come
American Nurses Association (ANA), CINAHL e ANA’s Nursing Information and
Data Set Evaluation Center, ha confortato
la nostra scelta.
Il frutto di oltre 20 anni di ricerca del
lavoro del gruppo Iowa Outcomes, ha portato nell’ultima edizione del 2013 a 490
risultati. Ogni risultato NOC “costituito
da uno stato, da un comportamento o da
una percezione di un individuo, una famiglia, una comunità, viene misurato attraverso un continuum utilizzando una scala
di misura”, ed è accompagnato da un
elenco di indicatori e da una scala a 5
punti tipo Likert per valutare il cambiamento in uno stato o in un comportamento,
descritto da un risultato. Il gruppo di ricerca
dello Iowa ha stimato la sensibilità agli
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non fossero considerati indispensabili per
l’area specialistica. Questa attività ha portato nell’ultima edizione all’inclusione tra
le varie area cliniche, dell’ area diabetologica, con 49 risultati che vanno ad esplorare
l’area delle complicanze, dell’autogestione,
dell’adattamento psicosociale e delle conoscenze. Sicuramente, come gli stessi
autori sottolineano, rimangono aperti alcuni
problemi come la scelta del numero ottimale di risultati principali da indicare per
ciascuna area clinica, o quali metodi possono essere utilizzati per mantenere e
migliorare gli attuali risultati NOC. In ogni
caso, approfondire la conoscenza della
classificazione NIC e NOC con i principali
risultati per la nostra area clinica e delle
Diagnosi NANDA I, ci ha dato la possibilità
di avviare una riflessione critica su come
tale tassonomia potesse essere in qualche
modo codificata, dopo una revisione, in
un database per gli infermieri di diabetologia che comprendesse un primo elenco
di problemi/giudizi/diagnosi infermieristiche molto frequenti nella pratica quotidiana e di particolare impatto sui risultati
di salute degli assistiti. Un acceso dibattito
all’interno del gruppo di lavoro ha portato
all’individuazione di un set minimo di
indicatori su: piede, cute, terapia, glicemia,
assessment nutrizionale.
N. 1 Marzo 2015
interventi infermieristici selezionando i
risultati infermieristici nella letteratura e
nei sistemi di informazione clinica; definendo quali risultati sono stati più utilizzati
per misurare gli effetti degli interventi
infermieristici; sensibilizzando gli infermieri esperti sulla necessità della misurazione
dei risultati come prodotti dall’assistenza
infermieristica. E’ importante sottolineare
che siamo di fronte ad una classificazione
che non è definitiva perché i NOC (ma
anche le diagnosi e gli interventi) dipendono
dal loro utilizzo nella pratica e dai risultati,
essendo l’assistenza infermieristica in continua evoluzione, e non è prescrittiva
perché i NOC non definiscono
nell’immediato gli obiettivi da raggiungere
in tempi stabiliti. Essi devono essere tradotti in obiettivi pratici a partire
dall’identificazione dello stato di salute
desiderato, scegliendo i singoli indicatori
di risultato con la relativa scala di misura
e stabilendo con l’assistito il punteggio che
è realisticamente possibile raggiungere. La
concettualizzazione dei risultati come
variabili, permette di determinare i cambiamenti in positivo e in negativo, oppure
l’assenza di cambiamento indotta
dall’assistenza infermieristica. In questo
modo il sistema consente una effettiva
personalizzazione dell’assistenza. Un’
ultima considerazione che ha indotto a
scegliere i NOC come possibile riferimento,
è stato il lavoro che il gruppo dell’Iowa
ha iniziato nel 2000 per identificare i NOC
principali in specifiche aree cliniche, utilizzando i risultati a livello concettuale più
elevato e non tutti i risultati, a meno che
A questi problemi sono stati associati
elenchi di interventi possibili/necessari
e di risultati attesi, con una unica scala
Likert per la indispensabile misurazione.
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FRIULI VENEZIA GIULIA 17 GENNAIO 2015
N. 1 marzo 2015
VITA ASSOCIATIVA
VII CONGRESSO OSDI
Il Friuli Venezia Giulia ha ospitato il 17
gennaio 2105 il VII Congresso OSDI Regionale presso l’Hotel La’ di Moret, sosta
obbligata per gustare le specialita’ gastronomiche e di accoglienza della nostra
regione e per la collaudata esperienza ad
accogliere i nostri eventi.
Il titolo del Congresso “Complicanze
acute e croniche del diabete: centralità
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del ruolo infermieristico nella prevenzione primaria e secondaria”ha messo
in evidenza che il diabete è una patologia
rilevante soprattutto per le numerose complicanze micro- e macrovascolari a cui i
pazienti vanno incontro. Fra le complicanze
microvascolari, la retinopatia diabetica
rappresenta la maggiore causa di cecità
fra gli adulti e la nefropatia diabetica è la
VITA ASSOCIATIVA
gramma My Star Connect e permetterà
di instaurare percorsi condivisi non solo
tra gli infermieri , ma all’interno del Team,
che ancora una volta entra prepotentemente come protagonista nel percorso
educativo e, per restare in tema, nella
prevenzione delle complicanze.
La relazione successiva tenuta da Patrizia Li Volsi e Elisa Levis a due voci: “lo
stato dell’arte dell’ipoglicemia e
dell’iperglicemia: il punto di vista del medico e dell’infermiere“ ha voluto da una
parte puntualizzare la situazione della
percezione delle due emergenze avvalendosi degli ultimi studi e tendenze, e
dall’altra fare il punto sulla condivisione
e l’educazione che viene fornita al paziente
in merito al riconoscimento e trattamento
di queste due complicanze .
Anche in queste relazioni è emersa
l’importanza della condivisione di obiettivi
e del lavoro in Team che è scontato e
necessario per il risultato finale.
La mattinata è continuata con la presentazione della relazione: La lipodisrtofia:
una complicanza da monitorare “tenuta
da Valentina Toffoletti che ha presentato
uno studio osservazionale svolto lo scorso
anno con la partecipazione di tutti gli
ambulatori di Diabetologia regionali.
Dopo Valentina ha relazionato Federico
Carletta, neo laureato, con “Prevenzione
di complicanze nei casi di piede diabetico:
efficacia di un intervento mirato vs modalità standard”.
Il pomeriggio ha visto susseguirsi tre
relazioni, la prima delle quali redatta da
Sarah Perini che è stata in realtà presentata
da Augusta Toso per l’assenza improvvisa
di Sara per un incidente, peraltro non
grave, intercorso.
La relazione, dal titolo : La necessità
di raccogliere i dati: riflessioni e confronto
sul significato dell’esito assistenziale” non
ha trattato espressamente di paziente
diabetico, ma ha puntato sulla raccolta
dati come fase importante per pianificare
interventi assistanziali”.
Marina Armellini, dietista, ha portato
la relazione Stile di vita e alimentazione
come prevenzione del diabete e delle sue
complicanze” .
Anche da questa relazione il lavoro in
team è emerso come preponderante.
N. 1 marzo 2015
principale causa di insufficienza renale
cronica e dialisi. Le persone affette da
diabete presentano, inoltre, un rischio più
elevato di complicanze macrovascolari
(malattie cerebro- e cardio-vascolari) rispetto alla popolazione non diabetica e,
in generale, hanno una aspettativa di vita
ridotta, qualunque sia l’età di esordio della
malattia.
L’impegno per la cura del diabete mellito deve avere come obiettivi fondamentali
il mantenimento dello stato di salute fisica,
psicologica e sociale del paziente.
La selezione e successiva attuazione
di interventi di educazione terapeutica, di
cui siano state dimostrate l’efficacia e la
congruenza con le esigenze, sono passi
essenziali verso il miglioramento delle
condizioni delle persone con diabete.
Centrale è il ruolo dell’infermiere, attualmente sottolineato anche dal Piano Sanitario Nazionale.
Il Congresso è stato aperto dalla Presidente uscente Valentina Toffoletti che
ha sottolineato ancora una volta
l’essenzialità della figura dell’infermiere
come educatore per ottimizzare e contrastare la comparsa di complicanze. Ha
portato i saluti del Presidente SID in carica,
dott. Riccardo Candido, che non potendo
essere presente di persona, ha salutato i
presenti con uno scritto; la dott.ssa Patrizia
Li Volsi, Vice Presidente AMD, ha portato
i saluti dei professionisti aderenti alla sua
associazione; per ultimo la dott. Sabrina
Spangaro , sempre presente ai Congressi
Regionali OSDI FVG, ha portato i saluti di
IPASVI assicurando la vicinanza e la condivisione degli obiettivi del Collegio con
OSDI.
La dott.ssa Roberta Chiandetti , Pastpresident OSDI nazionale, ha portato il
saluto del CDN.
La prima parte del Congresso ha visto
relazioni interessanti da parte di R. Chiandetti che con la relazione “l’impatto delle
complicanze acute e croniche
nell’assistenza al paziente con diabete”
ha sviscerato non solo l’importanza
dell’educazione, ma anche la raccolta dati
essenziale per monitorare e dimostrare gli
interventi di nursing, e a tal proposito ha
anticipato il completamento della cartella
infermieristica che sarà presente nel pro-
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VITA ASSOCIATIVA
N. 1 marzo 2015
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Per finire l’interessante carrellata, la
collega Fabiola Mattiussi ha parlato del
rischio cardiovascolare: ruolo
dell’educazione per la prevenzione primaria
e secondaria”, intervento molto valido
considerando che molte persone con diabete di tipo 2 maturano prima le complicanze, vedi infarto o coronaropatie, e
successivamente vengono riconosciue come diabetiche: il lavoro infermieristico
cardiologico e diabetologico rientra quindi
nella sinergia del lavoro in Team.
Le conclusioni e la discussione finale
hanno fatto emergere quindi l’importanza
del lavoro condiviso, fulcro dell’attività
diabetologica, e l’estrema importanza della
raccolta dati per garantire una sempre
maggiore qualità e appropriatezza
dell’intervento educativo alla persona con
diabete.
Durante la pausa pranzo si sono tenute
le votazioni per il rinnovo del Consiglio
Direttivo Regionale. L’assemblea dei soci,
tenutasi a fine evento, ha approvato la
nuova composizione del CDR: escono dal
consiglio Elisabetta Tommasi che ha finito
il suo mandato con i due anni di Past
President e Cristina Sartori che ha finito il
suo mandato quadriennale: le salutiamo
e ringraziamo per la collaborazione offerta
in questi anni e auguriamo buon lavoro
invece a Sarah Perini che inizia la sua
avventura all’interno del CDR: buon lavoro
a tutti.
Per il CDR FVG
Elisa Levis
VITA ASSOCIATIVA
N. 1 marzo 2015
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CONGRESSO OSDI
ABRUZZO/MOLISE 13 DICEMBRE 2014
Il 13 dicembre 2014 nell’Hotel Parco
degli Ulivi di Scerne di Pineto, si è svolto
il Congresso Regionale Abruzzo-Molise.
Il Direttivo uscente ha scelto come
tema del Congresso un argomento particolarmente impegnativo: Il percorso diagnostico-terapeutico assistenziale alla persona con diabete tra ospedale e territorio:
utopia o realtà?, chiamando a discuterne,
come relatori, diabetologi della Regione,
Medici di medicina generale e un Rappresentante della Regione, comparto sanità.
La scelta è stata motivata dalla recente
approvazione del Piano nazionale per la
cura del diabete, recepito dalla nostra
Regione come atto dovuto, ma non ancora
implementato e quindi dalla necessità di
provare a mettere insieme le figure professionali e istituzionali per capire in quale
prospettiva si intendesse lavorare per la
costruzione di percorsi assistenziali e terapeutici strutturati che fossero rispettosi
della peculiarità assistenziale e formativa
della persona con diabete, oltre che
dell’equità delle cure.
Non a caso, nel razionale del Congresso abbiamo scritto che è indispensabile
portare all’interno del confronto non solo
le evidenze scientifiche, ma anche una
concezione della sanità non come spesa,
bensì come domanda di benessere su cui
investire per produrre salute come bene.
Infatti è stato documentato che chi è in
buona salute fa risparmiare e la prevenzione e la cura della malattia diabetica ne
hanno dato ampia dimostrazione in molteplici studi.
Nell’apertura del Congresso il Presidente uscente, Roberto Berardinucci, ha ripercorso brevemente i suoi due anni di mandato e le difficoltà incontrate nel ricostruire
la nostra sezione ( che era stata chiusa per
dimissione del precedente direttivo), ma
anche la soddisfazione di aver portato a
termine una ricucitura dei rapporti con i
colleghi della vicina regione Molise.
A seguire, dopo il saluto delle Autorità,
è stata ricordata la figura della collega
Maria Teresa Grelli, tra i fondatori della
sezione Osdi Abruzzo, che ci ha prematuramente lasciato, dopo aver dedicato tanti
anni della sua vita professionale alle persone con il Diabete nel suo bellissimo
paese di montagna, Guardiagrele, alle
pendici della Maiella. Ci è sembrato importante ricordarla per la figlia che ha
lasciato e per i colleghi che nell’ultimo
periodo l’hanno affiancata e che sono stati
formati grazie alla sua professionalità, la
sua forza e la sua profonda umanità.
La prima relazione sul Piano nazionale
della malattia diabetica è stata affidata
al rappresentante della Regione Dott.
Valerio Profeta, che ha illustrato gli sforzi
che la Regione sta facendo per uscire dal
commissariamento, condizione che non
VITA ASSOCIATIVA
relatori e moderatori, hanno ribadito la
necessità di continuare il confronto tra
tutti i professionisti sanitari che a vario
titolo si occupano della cura del diabete,
confronto basato sul rispetto e
sull’integrazione delle specifiche competenze.
Il Congresso si è concluso con l’augurio
che il percorso diagnostico terapeutico tra
ospedale e territorio nella nostra Regione
possa diventare una utopia possibile e il
nuovo direttivo, con tutti i soci Osdi, potrà/dovrà investire molto in questa direzione.
Infine, un’ultima nota sui partecipanti:
erano presenti non solo infermieri di diabetologia ma anche di medicina e geriatria
e qualche collega disoccupato, perché
non scordiamoci che mentre i nostri carichi
di lavoro aumentano, mentre si continua
a parlare di medicina del territorio e
dell’impatto delle malattie croniche, molti
giovani colleghi stanno scegliendo la strada
dell’emigrazione estera, piuttosto che
rimanere senza lavoro o essere super sfruttati. Una criticità nella partecipazione è
stato il numero non soddisfacente dei soci
presenti e questo sarà un altro problema
su cui riflettere e intervenire.
A fine Congresso è stata annunciata
la composizione del nuovo Direttivo:
Presidente Livia Cavuto, Diabetologia
Ospedale Clinicizzato Chieti; Pastpresident
Roberto Berardinucci Diabetologia Atri;
consiglieri: Franca Del Ponte, UOC di Diabetologia e Endocrinologia di Campobasso; Monica Mazzocchetti, Hospice Cure
Palliative e Terapia del Dolore di Larino;
Lia Cucco, UOC Endocrinologia e Metabolismo Pescara.
N. 1 marzo 2015
facilita la progettualità. Una riorganizzazione dei servizi, compresa la rete diabetologica, basata su criteri di efficienza e
ed efficacia è all’ordine del giorno anche
se non è possibile ipotizzare un cronoprogramma. Sicuramente bisogna ancora
lavorare molto per arrivare a PDTA ideali
tra ospedale e territorio, come ha sottolineato la dott.ssa Valeria Montani che ha
ricordato il lavoro delle Società scientifiche
diabetologiche per la loro costruzione,
come d’altra parte riportato negli Standard
Italiani di cura sul Diabete. Parlando di
territorio, l’attenzione si focalizza sulla
Gestione integrata, che, come ha sostenuto la professoressa Ester Vitacolonna,
ha enormi potenzialità che però devono
essere nutrite da entusiasmo e da una
vera condivisione della cura della persona
con diabete. In questa prospettiva la collega Livia Cavuto, nella sua relazione, ha
illustrato come la funzione dell’infermiere
all’interno della Gestione Integrata vada
potenziata, in particolare per l’educazione
al paziente e per favorire il suo empowerment, provando anche a sperimentare
nuove forme organizzative, come il case
manager infermieristico, oggetto della
relazione della collega Lia Cucco. La Rete
diabetologica abruzzese è però tutt’ora
ancora molto variegata, ci ha ricordato la
dott.ssa Rossella Iannarelli, perché, nonostante l’Abruzzo sia stata una delle prime
regioni a recepire la Legge 115, istitutiva
dei Servizi di Diabetologia, le politiche
successive di scarso coinvolgimento dei
professionisti a livello istituzionale, hanno
contribuito a determinare disomogeneità
a livello locale sul numero del professionisti
coinvolti e sulle loro specializzazioni. La
relazione del Dott. Antonio Nicolucci ha
riportato l’attenzione sui “conti”, dimostrando come, quando si parla di spesa
nelle malattie croniche, la valutazione deve
essere complessiva. In questa ottica,
l’esempio della spesa farmaceutica è stato
emblematico: l’Abruzzo ha speso molto
per i farmaci incretino mimetici, ma ha
ridotto il numero di ricoveri per diabete,
che notoriamente sono quelli che maggiormente incrementano la spesa, oltre
che il peggioramento della qualità di vita
delle persone.
Infine, nella tavola rotonda “Quali
prospettive all’orizzonte”, condotta e stimolata dal giornalista Franco Farias, i
Per il direttivo Abruzzo
Lia Cucco
19
VITA ASSOCIATIVA
N. 1 marzo 2015
20
CONGRESSO OSDI
“LE NUOVE FRONTIERE DELL’AUTOMONITORAGGIO
GLICEMICO: RUOLO DELLA TECNOLOGIA PER UNA
MIGLIORE QUALITA’ DI VITA DEL PAZIENTE”
SARDEGNA 19 DICEMBRE 2014
Il 19 dicembre 2014 si è svolto a Cagliari presso il Ceaser’s hotel l’evento
formativo “le nuove frontiere
dell’automonitoraggio glicemico: ruolo
della tecnologia per una migliore qualità
di vita del paziente”.
Destinatari dell’evento i 20 infermieri
OSDI
Obiettivi essenziali dell’evento, il confronto, lo scambio e la conoscenza.
Le esperienze condivise dei partecipanti
e la valorizzazione delle competenze hanno
permesso di costruire un vero e proprio
tavolo operativo di grande interesse e di
confronto tra tutti i partecipanti.
Ha dato il via ai lavori la Presidente
OSDI Sardegna Simonetta Mamusa. Dopo
gli iniziali saluti e ringraziamenti a coloro
che hanno permesso la realizzazione
dell’evento e l’introduzione degli argomenti
oggetto del dibattito, una piacevole sorpresa: l’intervento del Dott. Pierpaolo
Pateri, Presidente del collegio IPASVI di
Cagliari nonché Direttore Infermieristico
della ASL n. 6 di Sanluri.
Durante il suo intervento il Dott. Pateri
ha confermato il ruolo del collegio IPASVI
come portavoce delle attività di cambiamento e crescita professionale e ribadito
come l’OSDI e le altre associazioni di Infermieri siano “ben viste“ in quanto vere
promotrici di crescita a carattere scientifico.
Accenna al ruolo dell’Infermiere come
professionista della salute con delle competenze e con caratteristiche etiche e
deontologiche ben precise, che si affermano e si fortificano anche con la partecipazione e collaborazione ad eventi formativi
erogati dalle rispettive associazioni. Evidenzia inoltre che, soprattutto gli infermieri
che operano nel settore della diabetologia,
sono responsabili dell’assistenza prestata
all’utente, corrono più rischi e quindi hanno
il dovere di essere maggiormente
“preparati” e “aggiornati” per affrontare
il lavoro con maggiore serenità.
Di seguito l’intervento del Dott. Vincenzo Sicca, Direttore di struttura complessa ASL n. 6 di Sanluri, neo eletto Presidente
SID, con la presentazione “Conoscenza e
padronanza di tutte le tecnologie” ha
fornito una descrizione sulle nuove frontiere dell’automonitoraggio glicemico e il
ruolo delle nuove tecnologie.
Ancora, graditissimo, l’intervento della
collega Marcella Lai vice Presidente OSDI
nazionale che ha portato i saluti del Consiglio Direttivo Nazionale OSDI. La vicepresidente, prendendo spunto
dall’intervento del presidente IPASVI, Dott.
Pierpaolo Pateri, ha espresso con fermezza
il concetto di Infermieri Professionisti con
Si è passati poi ai lavori di gruppo. I
partecipanti sono stati divisi in 2 gruppi:
il primo gruppo ha affrontato i vantaggi
e il secondo gruppo le difficoltà
nell’autocontrollo glicemico, per il team
e per il paziente. E’ stato un susseguirsi
molto intenso di interventi che ha dato a
ciascuno dei partecipanti l’opportunità di
trasmettere agli altri, progetti, difficoltà,
attività, aspettative, ma anche risultati. I
VITA ASSOCIATIVA
tutor Arianna Marceddu e Marcella Lai
hanno avuto sicuramente positivi spunti
di lavoro e di dibattito.
Dopo la pausa pranzo si è ritornati ai
lavori di gruppo. Sempre divisi in due
gruppi si è lavorato su due temi “disporre
di innovazione tecnologica” per i nostri
pazienti implica sia criticità e barriere
che vantaggi e opportunià per il team
diabetologico. Un grande successo e un
grosso interesse da parte dei partecipanti
sugli argomenti trattati. Anche qui abbiamo avuto nuovi interessanti argomenti
di discussione da cui sono nate idee
proficue per il nostro lavoro quotidiano.
Di seguito Lucia Canu, Infermiera coordinatrice della diabetologia dell’Ospedale
di Olbia, ha introdotto la relazione dal
titolo “quale ruolo per l’educazione e
l’autocontrollo glicemico”.
Successivamente il lavoro proposto
dalla Dott.ssa Francesca Spanu della diabetologia AOU Cagliari dal titolo
l’autocontrollo glicemico come strumento
terapeutico: evidenze, raccomandazioni,
e impatto sulla gestione e qualità di vita
del paziente, dalla quale sono nati nuovi
momenti di riflessione e di dibattito.
Ancora lavoro di gruppo con il caso
clinico: Ottimizzare il controllo glicemico,
contrastando il rischio/paura di ipoglicemia.
Grande partecipazione collettiva, tanta
voglia di sperimentare, mettersi in gioco
e confrontarsi. Tutto questo ha reso
l’evento un vero e proprio successo. Il
corso è stato moderato dalle Infermiere
Tatiana Lai e Nadia Richterova, rispettivamente diabetologia degli ospedali di Muravera e Carbonia.
N. 1 marzo 2015
la “P maiuscola “ ovvero fautori della
nostra professionalità e consapevoli della
nostra crescita professionale. L’associazione
OSDI ha a disposizione diversi canali per
favorire il miglioramento delle competenze
dell’infermiere di diabetologia: gli eventi
formativi, la rivista, i corsi FAD, il sito sono
tutti i mezzi di cui possiamo disporre per
arricchire le nostre conoscenze, questo ci
deve rendere consapevoli del valore aggiunto che l’associazione porta alla nostra
figura professionale. Inoltre ha ribadito il
ruolo fondamentale delle sezioni regionali
OSDI, dalle quali nascono proposte e
progetti che tramite i Presidenti regionali
vengono portate a conoscenza del Direttivo Nazionale che le accoglie e le verifica
e che spesso sono delle iniziative arricchenti
la crescita di tutta l’associazione.
Si continua con la relazione della Presidente OSDI Sardegna Simonetta Mamusa, del servizio di Diabetologia
dell’Ospedale di San Gavino, un lavoro
attento e scrupoloso dal titolo
“Automonitoraggio glicemico , il ruolo
della tecnologia per migliorare il processo
educativo e la gestione del paziente”.
Ha chiuso la presidente Simonetta
Mamusa ringraziando tutti i presenti.
In conclusione sono state esposte in
21
VITA ASSOCIATIVA
N. 1 marzo 2015
modo chiaro ed esaustivo tutte le varie
tecnologie dei glucometri e
dell’autocontrollo glicemico come strumento terapeutico, il tutto finalizzato a
fornire un dato glicemico sempre più
accurato e preciso in poco tempo, supporto
22
importante nell’autogestione quotidiana.
In tutti gli interventi è stato inoltre
evidenziato che la tecnologia da sola non
basta, non è sufficiente per migliorare la
qualità della vita della persona con diabete
ed anzi impone un maggiore impegno
sia al paziente che a noi.
Consentitemi un’ultima considerazione: è necessario incrementare le attività
di educazione nelle quali tutti i membri
del team diabetologico devono impegnarsi
di più per poter incrementare un migliore
livello di qualità di vita del paziente. Con
questi eventi si cerca, senza presunzione,
di colmare eventuali vuoti che possono
esserci nel nostro lavoro quotidiano rendendo strumenti graditi il confronto e la
discussione per crescere sempre più e
lavorare con competenza e serenità.
Per il CDR Sardegna
Tatiana Lai
O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I
nursing
diabetologico
UNA RIFLESSIONE
SULLA DOCUMENTAZIONE
INFERMIERISTICA
N. 1 Marzo 2015
PREMESSA
24
a cura di Lia Cucco
La scoperta del processo di nursing e
la sua attuazione, hanno riscontrato da
subito la necessità di documentare in
forma scritta l’assistenza non solo per
registrare interventi ed eventi, ma soprattutto per pianificarla e quindi ragionare
progettualmente sull’evoluzione delle condizioni del paziente.
La radice etimologica della parola documento è latina: documentu(m) deriva
da docere che significa: insegnare, dimostrare, lasciare traccia, testimoniare.
Ma anche se è riconosciuto che lo
sviluppo della documentazione sostiene
e rafforza la cultura infermieristica e la
sua complessità [1], storicamente gli infermieri non hanno avuto una relazione agevole con la documentazione professionale
e pertanto è difficile trovare traccia di che
cosa viene fatto e perché.
Il tempo sembrerebbe una delle cause
della scarsa documentazione.
A questo proposito, Carpenito fa notare che: “a rigor di logica, il tempo dedicato a tali attività dovrebbe essere determinato dalla maggiore o minore gravità
delle condizioni dei pazienti. In realtà
l’infermiere dedica la maggior parte di
questo tempo a registrazioni ripetitive e
molteplici di osservazioni e stati assistenziali
di routine. Così può verificarsi spesso che
le osservazioni e le informazioni significative e specifiche non vengono registrate
per mancanza di tempo” [2].
Questo accade anche perché in ambito
professionale spesso si è ripetuto che più
informazioni l’infermiere avesse registrato,
più avrebbe potuto difendersi in caso di
denuncia. In realtà, la documentazione
infermieristica, se impugnata, dovrebbe
essere tale da rappresentare quello che
un infermiere ragionevolmente e prudentemente registra, in accordo con la politica
dell’istituzione dove lavora e con le leggi
che lo riguardano.
In Italia il percorso evolutivo della documentazione è strettamente legato al
percorso evolutivo del gruppo professio-
COS’È UN DOCUMENTO
L’Enciclopedia del diritto definisce il
documento come “qualsiasi atto scritto,
attestato, certificato adatto a provare o
convalidare qualcosa in ambito giuridico,
burocratico o amministrativo”[3] ovvero,
“ogni atto dovuto a una persona che in
esso si palesa, contenente esposizione di
fatti o dichiarazione di volontà “[ 4].
E’ perciò una rappresentazione di atti
o fatti eseguiti da una persona fisica a
seguito di una sua attività, che può avere
carattere manuale o intellettuale.
Il documento ha come componenti
essenziali il contenuto (elemento immateriale), il supporto materiale e la forma.
NURSING DIABETOLOGICO
La forma, a sua volta, può essere scomposta in una componente fisica (scrittura,
mezzo di scrittura..) e in una intellettuale
in cui è possibile riconoscere un modo di
espressione del contenuto (video, audio,
immagine), una struttura logica con
l’ordinamento degli elementi costituenti
il contenuto, le annotazioni.
La legge 241/90 definisce un documento amministrativo: “ogni rappresentazione grafica, foto cinematografica, elettromagnetica o di qualunque altra specie
del contenuto di atti di una pubblica amministrazione e concernenti attività di
pubblico interesse, indipendentemente
dalla natura pubblicistica o privatistica.”
Il Testo Unico della documentazione
amministrativa, DPR 445/2000, fornisce
analoga definizione: “ogni rappresentazione comunque formata del contenuto
di atti, anche interni, della Pubblica Amministrazione, o utilizzati a fini
amministrativi”.
La documentazione sanitaria rientra
nell’amplissima nozione di documento
amministrativo (L. 241/1990 art 22, lettera
d).
Ciò che la rende unica è l’oggetto,
costituito da informazioni riguardanti la
salute di singole persone e le prestazioni
sanitarie erogate, qualunque sia il supporto
su cui i dati vengono registrati, il tipo di
contenuto e il valore giuridico.
La documentazione sanitaria è comprensiva sostanzialmente della cartella e
degli altri registri nosologici come la scheda
di dimissione ospedaliera e il registro di
pronto soccorso, la cartella infermieristica
e gli altri strumenti di documentazione
infermieristica che sono adottati in sostituzione o ad integrazione della cartella
infermieristica come il registro dei rapporti
e delle consegne o le schede delle consegne personalizzate, il registro di carico e
scarico degli stupefacenti [5].
La qualità della documentazione sanitaria poggia su alcuni requisiti fondamentali: la rintracciabilità, la chiarezza,
l’accuratezza, l’attualità, la veridicità, la
pertinenza, la completezza [6].
N. 1 Marzo 2015
nale e delle organizzazioni sanitarie. Nel
corso degli anni la quantità di documenti
infermieristici è aumentata, non è automatico, però, che sia necessariamente
migliorata la qualità delle informazioni
che sono molteplici, complesse e richiedono tempo e a fronte della filosofia dello
scrivere il più possibile (se qualcosa non è
documentato non è stato fatto), va ricordato che gli strumenti di documentazione
infermieristica sono dei mezzi e non delle
finalità.
Nell’articolo si è preferito non affrontare il tema dell’ informazione orale, ugualmente oggetto di dibattito nell’ambito
professionale perché integra, socializza
aiuta la condivisione, scegliendo di privilegiare la documentazione scritta, per la
sua maggiore tracciabilità e indispensabilità, con uno sguardo anche a sistemi usati
in altre realtà, sperando di suscitare curiosità e una riflessione critica su cosa e come
documentiamo e non documentiamo, per
avere migliori risultati in termini di salute
nella persone che assistiamo, ma anche
per il progresso del nursing.
LA CARTELLA CLINICA
La cartella di ricovero, chiamata abitualmente cartella clinica, è sempre stata
25
NURSING DIABETOLOGICO
N. 1 Marzo 2015
26
considerata l’emblema della documentazione sanitaria.
La sua definizione ha rispecchiato la
cultura e l’organizzazione della sanità nel
periodo corrispondente.
Che cos’è la cartella clinica?
Nell’allegato del DM 380/2000 di istruzione per la compilazione delle SDO, si legge
che: “ciascuna cartella clinica deve rappresentare l’intero ricovero del paziente
nell’istituto di cura. La cartella clinica
ospedaliera ha quindi inizio al momento
dell’accettazione del paziente da parte
dell’istituto di cura, segue il paziente nel
suo percorso all’interno della struttura
ospedaliera e ha termine al momento
della dimissione del paziente dall’istituto
di cura”.
Poiché la cartella è sempre stata considerata di pertinenza medica, è interessante conoscere la definizione data dal
Codice di Deontologia medica (18 maggio
2014 art 26) “il medico redige la cartella
clinica, quale documento essenziale
dell’evento ricovero, con completezza,
chiarezza e diligenza e ne tutela la riservatezza; le eventuali correzioni vanno
motivate e sottoscritte. Il medico riporta
nella cartella clinica i dati anamnestici e
quelli obiettivi relativi alla condizione clinica
e alle attività diagnostico-terapeutiche a
tal fine praticate; registra il decorso clinico
assistenziale nel suo contestuale manifestarsi o nell’eventuale pianificazione anticipata delle cure nel caso di paziente con
malattia progressiva, garantendo la tracciabilità della sua redazione. Il medico
registra nella cartella clinica i modi e i
tempi dell’informazione e i termini del
consenso o dissenso della persona assistita
o del suo rappresentante legale anche
relativamente al trattamento di dati sensibili, in particolare in casi di arruolamento
in protocolli di ricerca”[7].
Da un punto di vista legislativo, la
cartella clinica rappresenta a tutt’oggi una
lacuna normativa, in quanto il suo contenuto non è predeterminato dalla legge
negli ospedali e nelle aziende pubbliche,
mentre è disciplinato per le case di cura
private. Di fatto, solo alcune disposizioni
sono valide su tutto il territorio nazionale:
il verbale operatorio (n 9.2/2.7 /190 del
14 3 1996 Ministero della sanità) e la
scheda di dimissione ospedaliera (DM
28/12/1991 e successivi aggiornamenti
DM 27/10/2000 n 380, DM 21 /11/2005,
DM 18 /12/2008 e DM 08/07//2010 n
135). A queste si aggiunge la norma sulle
cure palliative per le quali si specifica che
“all’interno della cartella clinica, nelle
sezioni medica e infermieristica, in uso
presso tutte le strutture sanitarie, devono
essere riportate le caratteristiche del dolore
rilevato e della sua evoluzione nel corso
del ricovero, nonché la tecnica antalgica
e i farmaci utilizzati, i relativi dosaggi e il
risultato antalgico conseguito”.
In assenza di una legislazione nazionale, alcune regioni hanno adottato delle
proprie norme sulla cartella clinica e sulla
documentazione sanitaria, come per esempio le regioni Lombardia, Veneto, Marche,
Emilia-Romagna. Il Veneto, con un atto
legislativo, ha precisato che “la cartella
clinica ospedaliera si compone del diario
clinico, del diario o cartella infermieristica,
della cartella anestesiologica, del modulo
di raccolta del consenso informato del
paziente, dei referti di visite specialistiche
di consulenza, di esami diagnostico strumentali eseguiti, dell’ eventuale intervento
chirurgico, della scheda di dimissione
ospedaliera”[8].
Se la cartella clinica è stata da sempre
stata ritenuta la cartella medica, la tendenza attuale è invece improntata
all’integrazione documentale, anche per
la partecipazione attiva ed autonoma di
altri professionisti sanitari alle cure complessive della persona. La regione Lombardia, nel Manuale della cartella clinica,
definisce la cartella ospedaliera come il
“fascicolo che, per ogni episodio di ricovero, consta di una pluralità di documenti
recanti informazioni relative alla persona
assistita e alle attività clinico- assistenziali
poste in essere da personale a ciò
LA CARTELLA INFERMIERISTICA
NURSING DIABETOLOGICO
Il contenuto della cartella infermieristica non è predeterminato in nessuna
fonte normativa ma, dopo le innovazioni
apportate con le riforme all’esercizio della
professione con la legge 42/1999 e
251/2000, essa deve sicuramente contenere quanto indicato dal profilo professionale: la raccolta dati, la pianificazione, la
gestione e il diario infermieristico, la valutazione dell’assistenza. In assenza di cartella infermieristica, rivestono la qualifica
di atto pubblico in senso lato il registro
dei rapporti e consegne o le consegne
personalizzate redatte da infermieri e
caposala. “A riguardo, dalla suddetta
normativa e dallo stesso Dm 739/94 possono evincersi gli elementi costitutivi della
cartella infermieristica anche quale documentazione, ai fini giuridici, degli atti
assistenziali, identificabili nelle sottoelencate parti: la raccolta di dati anamnestici;
la pianificazione degli interventi, il diario
infermieristico; le schede della terapia, dei
parametri vitali e degli esami diagnostici;
la valutazione dell’assistenza prestata
all’utente…” (Tar Trentino Alto Adige
sentenza 75 del 14 marzo 2005).
Il riconoscimento della professione
infermieristica come professione sanitaria
ha modificato la qualificazione giuridica
della documentazione infermieristica, conferendole pari dignità rispetto a quella
medica [10 ].
Il Codice deontologico dell’infermiere
(2009) riconosce in una serie di articoli l’
importanza dell’informazione integrata
(art 23 capo IV), della riservatezza dei dati
(art 26 capo IV), della gestione degli strumenti informativi (art 27 capo IV).
Si ricordi, infine, che nei processi
penali, per la ricostruzione del fatto contestato, tutta la documentazione sanitaria
sia medica che infermieristica viene sequestrata, comprese minute e appunti.
N. 1 Marzo 2015
abilitato”, precisando che gli aventi diritto
a redigere documenti afferenti alla cartella
sono “i professionisti sanitari, che, nel
rispetto delle competenze loro proprie,
siano chiamati ad assumere decisioni incidenti sull’assistito o ad attuare prestazioni
in favore dello stesso (per esempio: medici,
infermieri, fisioterapisti ecc), ulteriori figure
(assistenti sociali, personale amministrativo,
operatori di supporto…) compatibilmente
con le attribuzioni loro conferite dalla
normativa vigente e da discipline regolamentari interne alle strutture di ricovero,
che pongono in essere attività connesse
con il paziente, personale in formazione,
se – ed entro il limite – consentito dalla
disciplina del settore” [9].
Per ciò che riguarda gli infermieri, già
il DPR 225/1974, in pieno mansionario,
attribuiva agli infermieri professionali “i
compiti di annotare sulle schede cliniche
gli abituali rilievi di competenza (parametri
vitali, entrate/uscite…) e di conservazione
di tutta la documentazione clinica, sino
al momento della consegna agli archivi
centrali”.
La cartella clinica, da un punto di vista
legale, ricopre la qualifica di atto pubblico
di fede privilegiata che ha lo scopo principale di documentare l’andamento della
malattia, i medicinali somministrati, le
terapie praticate, l’esito della cura, la data
di ricovero e quella di dimissione del ricoverato.
Nel nostro ordinamento la cartella
infermieristica è prevista dal DPR 384 del
28/11/1999 che recepisce l’accordo per il
contratto collettivo dei dipendenti del
SSN, art 135, e istituisce la commissione
per la verifica e la qualità dei servizi e delle
prestazioni sanitarie. L’adozione della cartella infermieristica viene indicata da tale
decreto come elemento di valutazione
dell’assistenza infermieristica.
27
NURSING DIABETOLOGICO
N. 1 Marzo 2015
28
LA DOCUMENTAZIONE INFERMIERISTICA: CARATTERISTICHE E METODI
Caratteristiche
La documentazione infermieristica ha
come obiettivo più importante comunicare
agli altri membri dell’equipe assistenziale
l’evoluzione e le condizioni della persona
in cura, ma è anche lo strumento che
permette di:
- definire gli aspetti centrali dell’assistenza
alla persona o al gruppo;
- differenziare la responsabilità
dell’infermiere da quella di altri membri
dell’equipe sanitaria;
- fornire i criteri per la revisione e la
valutazione dell’assistenza (miglioramento della qualità);
- fornire i criteri per la classificazione dei
pazienti ( per es per i carichi di lavoro);
- fornire dati per revisioni amministrative
e legali,
- aderire agli standard previsti dalla legislazione ,dall’accreditamento e dagli
standard professionali;
- fornire dati a fini di ricerca e di formazione [2].
In un’ottica di miglioramento della
qualità assistenziale, anche la documentazione e la registrazione devono essere
di alta qualità. Allo scopo, sono state
indicate cinque caratteristiche che esse
dovrebbero possedere: basate sui fatti,
precise, complete, attuali e organizzate
[11].
Una descrizione basata sui fatti è oggettiva perché si avvale di osservazioni e
misurazioni dirette, che comunicano in
modo preciso fatti derivati dall’ osservazione, mentre i dati soggettivi devono
essere registrati come tali.
L’accuratezza è determinata da misurazioni precise. Per esempio, dire che il
paziente ha avuto la glicemia alta al mattino, è diverso dal dire che a digiuno ha
avuto una glicemia di 280 mg/dl. Dati
accurati permettono di monitorare i cambiamenti. Andrebbero evitate parole superflue e ridondanze, riportando solo
quello che è significativo per la condizione
clinica e il piano assistenziale.
Le informazioni devono essere appropriate, descrivere l’assistenza fornita e i
risultati.
La tempestività delle annotazioni è
essenziale e in molte strutture è praticata
a letto del paziente.
Infine, le informazioni devono seguire
un ordine logico e a volte è necessario
riflettere prima di una trascrizione definitiva.
METODI DI REGISTRAZIONE
Per selezionare ed organizzare le informazioni esistono diversi metodi riportati
in letteratura: narrativo, orientato ai problemi, focalizzato sugli esiti, focalizzato
sugli scostamenti dalla normalità, orientato
alla globalità del paziente [12].
La documentazione narrativa si avvale
di una trascrizione tipo racconto sulle
condizioni specifiche del paziente e
sull’assistenza fornita. Alcuni studi evidenziano che questo approccio non garantisce accuratezza, precisione ed efficacia
perché trasmette molte informazioni inutili
ed è difficile sintetizzare [13].
L’approccio orientato ai problemi (Problem Oriented Medical Care POMC) si
basa sul punto di vista soggettivo del
paziente e della sua percezione, i dati
vengono sistematizzati per problemi o
diagnosi.
Il piano comune di cure si compone
di diverse sezioni: banca dati, elenco dei
problemi, piano di assistenza e note di
progresso. Ciascuna disciplina coinvolta
nella cura sviluppa un piano per ogni
problema. Gli infermieri possono documentare il piano assistenziale con diversi
moduli che in genere includono le diagnosi
infermieristiche, i risultati attesi e gli interventi effettuati [14-15]. L’approccio per
focalizzazione (focus charting) è centrato
sul paziente e sugli esiti, ha un adattamento interdisciplinare e può essere usato
in qualsiasi contesto clinico. La documentazione è organizzata secondo il modello
infermieristico, considerando tutti gli aspetti, comprese le preoccupazioni del paziente. Per l’organizzazione dei dati è utilizzato
l’acronimo DAR (Data, Action and Respose) o l’AIO (Assessment, Intervention and
Outcome).
L’approccio per scostamento (charting
by exception) è centrato sulla deviazione
dalla norma stabilita. In questo sistema,
essendo gli standard predefiniti (per
l’accertamento e per gli interventi), si
Quando le informazioni e i dati sono
riportati in formato cartaceo è difficile
reperire informazioni: bisogna sfogliare
pagine e pagine di cartelle per avere modo
di trovare, confrontare e riepilogare dati
utili, con un notevole impiego di tempo.
Conseguentemente diventa più difficile
migliorare l’assistenza in modo rapido.
L’Istitute of Medicine nel 2001 ha riconosciuto che il solo modo per usare dati e
informazioni per migliorare la qualità
dell’assistenza, ma anche la ricerca e
l’istruzione, è attraverso l’informatica [19].
Il sistema informatico infermieristico
ha sostanzialmente due modelli: il programma per il processo di assistenza e il
programma con le diagnosi infermieristiche.
Il programma per il processo di assistenza è il più tradizionale ed è basato su
modelli predefiniti: l’accettazione, la raccolta dati, l’elenco dei problemi, i piani di
assistenza, le istruzioni per le dimissioni,
le annotazioni degli interventi.
I sistemi più avanzati hanno linguaggi
infermieristici standardizzati come le diagnosi infermieristiche di NANDA International, la classificazione degli interventi
infermieristici, (NIC Nursing Interventions
Classification) e la classificazione dei risultati (NOC Nursing Outcome Classification).
In questi sistemi, attraverso un menu che
elenca i comandi che l’infermiere deve
selezionare, si scelgono le varie categorie
di accertamento (anamnesi, farmaci, psicosociali, apparati fisici). Dopo la raccolta
dati, sul programma appare il menu per
la selezione delle diagnosi e degli interventi
per quel particolare paziente. I risultati di
alcuni studi consigliano di adottare questi
sistemi perché pertinenti, basati su interventi infermieristici e pratica clinica
20-21-22] .
NURSING DIABETOLOGICO
INFORMATICA INFERMIERISTICA
N. 1 Marzo 2015
documentano i reperti significativi o le
eccezioni alla norma. E’ fondamentale
perciò che gli infermieri abbiano metodo
e disciplina nella registrazione degli scostamenti che delineano la situazione del
paziente. L’indubbio vantaggio di questo
metodo è la riduzione dei tempi di documentazione [16], ma è difficile stabilire la
normalità in casi specifici.
L’ approccio per cure globali è basato
sul modello SBAR (Situation, Background,
Assessment and Recommendation). Nella
prima sezione (Situation) è descritta la
situazione attuale del paziente; nel Background la diagnosi medica, il motivo del
ricovero, l’anamnesi e la situazione clinica;
nell’Assessment, sono riportate le informazioni organizzate secondo l’acronimo
ABCD (ossigenazione, frequenza, circolazione, disabilità). Nella sezione Recommendation sono prescritti gli interventi da
eseguire per la gestione dei problemi
individuati. Questo metodo nei contesti
internistici aiuta a comunicare in modo
efficace e veloce le informazioni pertinenti
da trasferire [17 ].
Il piano di case management e percorso critico è basato su un approccio multidisciplinare alla documentazione. Il piano
di assistenza standardizzato viene organizzato in percorsi critici specifici per condizione. I percorsi critici, piani di assistenza
multidisciplinari, includono i problemi, gli
interventi, i risultati attesi in un periodo
di tempo stabilito.
Quando è disponibile una registrazione
computerizzata, ciascun operatore può
accedere in ogni momento all’informazione.
La documentazione del percorso integra ogni informazione pertinente, comprese le note infermieristiche e i piani di
assistenza. Gli scostamenti dal percorso
critico sono dette variazioni, che possono
essere positive o negative. Il verificarsi di
frequenti variazioni dovrebbe portare
l’equipe di cura a modificare l’intero percorso [18].
La scelta dell’approccio dipende dalla
durata della degenza, dal luogo di assistenza (ospedale o territorio), dalla tipologia del paziente, dagli obiettivi,
dall’evoluzione della malattia e dai modelli
organizzativi.
29
NURSING DIABETOLOGICO
N. 1 Marzo 2015
Una delle difficoltà della documentazione computerizzata è la sua integrazione
nel processo di assistenza [23]. Per realizzare la documentazione computerizzata
del processo di assistenza è necessaria
una forte motivazione, sostenuta
dall’attenta stesura dei piani di cura predefiniti e dalla preparazione organizzativa.
Secondo Hebda et al alcuni vantaggi di
questi sistemi sono: maggior tempo a
disposizione da passare con il paziente,
migliore accesso alle informazioni, migliore
qualità nella documentazione, riduzione
degli errori di omissione, riduzione dei
costi di ospedalizzazione, aumento della
soddisfazione per il lavoro dell’infermiere,
aderenza alla strutture di accreditamento,
sviluppo di una banca dati clinici comune
[24].
In letteratura questi miglioramenti
sono controversi: l‘evidenza mostra che i
sistemi di registrazione infermieristica che
mirano a risolvere un problema specifico,
come ad esempio la riduzione di note
perdute, diminuiscono il tempo richiesto
per l’immissione di dati, o la quantità di
documenti cartacei. Non è certo che la
modifica di tutto il sistema di registrazione
infermieristica possa migliorare come gli
infermieri praticano l’assistenza e il miglioramento degli outcomes sui pazienti.
Occorre più lavoro con le professioni
di cura per capire esattamente ciò che
deve essere registrato e come verrà utilizzato, perciò è importante coinvolgere il
personale infermieristico nella progettazione e nello sviluppo di sistemi di registrazione infermieristici.
Lo sviluppo di un efficace sistema di
cartella infermieristica, insieme a tutti i
sistemi di registrazione sanitaria, è certamente un campo difficile per una ricerca
rigorosa, ma essa è necessaria e possibile
[25].
LINEE GUIDA E DOCUMENTAZIONE
In letteratura è riportato che “la disponibilità di una documentazione adeguata consente di decidere sulle azioni
future in risposta alle evidenze passate e
presenti” [26].
Perciò, nell’ottica del decision making
è rilevante conoscere le motivazioni delle
scelte compiute, dei trattamenti e delle
30
loro modalità anche rispetto ai tempi.
La Cassazione afferma la rilevanza
dell’argomentare il percorso logico condotto dal professionista, a partire dai
presupposti assunti e dai successivi passaggi chiave, con eventuali aggiustamenti/correzioni.
In questa ottica, l’utilizzo delle linee
guida nella valutazione della responsabilità
professionale e del grado della colpa professionale, ha avuto una progressiva diffusione in ambito medico-legale e forense.
Soprattutto in ambito penale si è evidenziata la tendenza a utilizzare le linee guida
come regole assolute di cogenza e accusatorie, mentre nella medicina difensiva,
si è avuta la tendenza a ricorrere
all’applicazione delle linee guida per sollevare il personale sanitario da responsabilità professionale in caso di valutazione
di giudizio sul proprio operato [27].
In tempi recenti, però, la giurisprudenza nordamericana, anglosassone e
anche italiana, ha ridimensionato nel contesto sanitario l’efficacia in ambito accusatorio delle linee guida, segnalandone i
loro limiti sia nella tracciabilità degli standard di cura, sia nel loro impiego giudiziale
e peritale forense. Interessanti, in tempi
di risparmi in sanità, alcune sentenze che
rilevano come “il medico ha il dovere di
anteporre la salute del malato ad altre
esigenze, anche contravvenendo a quanto
stabilito dalle direttive delle linee guida,
se risultano in contrasto con le esigenze
di cura del paziente, e non dovrebbe
andare esente da colpa ove se ne lasci
condizionare, senza adottare le decisioni
più opportune a tutela della salute del
paziente (Corte di Cassazione , Sez IV
Penale, 23 novembre 2010 n 8254) ; “Le
linee guida non possono fornire indicazioni
di valore assoluto ai fini
dell’apprezzamento dell’eventuale respon-
NURSING DIABETOLOGICO
organizzato per avere più dati in meno
tempo e in meno spazio.
La documentazione infermieristica non
dovrebbe essere considerata un compito
burocratico che richiede tempo togliendolo
all’assistenza, ma una opportunità per la
pianificazione, l’integrazione, la personalizzazione e la valutazione in ogni setting
e per qualsiasi problema di salute in cui
sono necessarie cure infermieristiche. Attualmente il processo di nursing risulta
ancora molto centrato sugli interventi
piuttosto che sulla progettualità e gli esiti
e la documentazione riflette questo atteggiamento.
Il tempo richiesto per scrivere è un
problema da affrontare: l’uso
dell’informatica potrebbe essere di aiuto
se è preceduta da un lavoro che tenga
conto di che cosa è necessario documentare, delle modalità che richiedono meno
tempo per farlo - senza inficiare la qualità
dell’informazione-, della motivazione degli
infermieri. Tuttavia, avere una cartella
infermieristica non assicura la personalizzazione dell’assistenza, che ha bisogno di
una reale presa in carico fatta di relazione,
di storie, di preferenze e di valori. La
documentazione scritta rimane uno strumento sicuramente necessario e irrinunciabile che deve misurarsi anche con i
modelli assistenziali e con la visione
dell’assistenza. E’ un problema aperto,
dove continua ad essere centrale “cercare
di capire che cosa è importante per il
paziente e usare in modo adeguato le
proprie conoscenze e i risultati della ricerca
per decidere insieme a lui cosa sia meglio
fare, quando e come” [29] .
N. 1 Marzo 2015
sabilità del sanitario, sia per la libertà di
cura, che caratterizza l’azione del medico,
in nome del quale deve prevalere
l’attenzione al caso clinico particolare e
non può pregiudizievolmente escludere
la scelta consapevole del medico che ritenga causa cognita di coltivare una soluzione terapeutica non contemplata nelle
linee guida, sia perché, come evidenziato
in taluni casi, le linee guida possono essere
indubbiamente influenzate da preoccupazioni legate al contenimento dei costi
sanitari, oppure si palesano obbiettivamente controverse, non condivise o non
più rispondenti ai progressi nelle more
verificatesi nella cura della patologia.
(Corte di Cassazione Sezione IV Penale,
19 settembre 2012, n 35922).
Anche l’intervento legislativo della
Legge 8 novembre 2012 n 189 (conversione in Legge del Decreto Balduzzi) recitante all’art 3 “L’esercente le professioni
sanitarie che nello svolgimento della propria attività si attiene a linee guida e buone
pratiche accreditate dalla comunità scientifica non risponde penalmente per colpa
lieve. In tali casi resta comunque fermo
l’obbligo di cui all’art 2043 del Codice
civile”, non ha fornito ai giudici mezzi
tecnici più adeguati a valutare la sussistenza della colpa professionale. Quello che
alla fine conta, e che dovrebbe lasciare
traccia chiara nella documentazione, non
è l’obbligatorietà delle linee guida, peraltro
molto spesso carenti nella specificità infermieristica, quanto l’obbligatorietà di
seguire o meno le indicazioni da esse
fornite in base a scelte autonome ed
oggettive, basate sull’ unicità del caso
clinico, sulla preparazione e sensibilità
dell’operatore, per proteggere la salute,
la vita e l’integrità psico-fisica del paziente,
utilizzando il meglio dei trattamenti offerti
dalle conoscenze scientifiche in quel momento [28].
CONCLUSIONI
Gli scopi principali delle cartelle cliniche
sono la comunicazione, l’istruzione e la
ricerca.
Dalla letteratura si evince che lo sforzo
che oggi la comunità professionale sta
compiendo è per arrivare a un sistema di
documentazione completo, semplice, ben
31
NURSING DIABETOLOGICO
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NOTIZIE E CURIOSITÀ DAL WEB
N. 1 Marzo 2015
34
notizie
e curiosità dal
web
EXPO 2015
L’Expo - o come sarebbe più corretto
dire, Esposizione Universale è uno degli
eventi internazionali di maggiori dimensioni. Si svolge ogni cinque anni, dura sei
mesi e sviluppa un tema universale, di
interesse generale per tutta l’umanità. I
partecipanti si dividono in ufficiali, ossia
i Paesi e le Organizzazione Internazionali
che hanno confermato ufficialmente la
propria adesione, e non ufficiali, ossia le
istituzioni, le aziende e le organizzazioni
della società civile.
Dalla prima edizione di Londra del
1851 a quella di Shangai del 2010, tutte
le esposizioni sono state basate su tre
valori fondanti, declinati di volta in volta
secondo la sensibilità ed il tema scelto dal
Paese ospitante: fiducia, solidarietà e
progresso. Questi valori sono stati promossi dal BIE (Bureau International des
Expositions), l’organizzazione intergovernativa nata nel 1928 a Parigi con lo scopo
di regolare la frequenza, la qualità e lo
svolgimento delle Esposizioni.
La BIE durante la sua quasi centenaria
storia ha cambiato varie volte definizioni
e frequenze delle esposizioni universali
pur mantenendo intatti i valori di riferimento e lo sviluppo delle esposizioni.
L’attrazione principale di questi appuntamenti sono i padiglioni nazionali, progettati e gestiti dai Paesi partecipanti. A
questi si aggiungono i padiglioni tematici
dell’organizzazione stessa. Molte delle
invenzioni presentate all’Expo hanno
cambiato la nostra vita.
La manifestazione Expo di Milano 2015
dal tema: Nutrire il Pianeta, Energia
per la Vita, sarà l’occasione per riflettere
e confrontarsi sui diversi tentativi di trovare
soluzioni alle contraddizioni del nostro
mondo: se da una parte c’è ancora chi
soffre la fame (circa 870 milioni di persone
denutrite nel biennio 2010-2012), dall’altra
c’è chi muore per disturbi di salute legati
a un’alimentazione scorretta e troppo cibo
(circa 2,8 milioni di decessi per malattie
legate a obesità o sovrappeso). Inoltre
ogni anno, circa 1,3 miliardi di tonnellate
di cibo vengono sprecate. Per questo motivo servono scelte politiche consapevoli,
stili di vita sostenibili e, l’utilizzo di tecnologie all’avanguardia, per trovare un equilibrio tra disponibilità e consumo delle
risorse.
QUANTO PESA LA POPOLAZIONE
MONDIALE?
Pesiamo circa 287 milioni di tonnellate,
di cui 15 milioni dovuti alle persone in
sovrappeso e 3,5 agli obesi. Queste cifre
sono state calcolate dai ricercatori della London School of Hygiene and Tropical
Medicinein base ai dati dell’Organizzazione
mondiale della sanità. Il peso medio di
una persona (uomo o donna) è 62 kg, ma
esistono differenze tra Paese e Paese: i
nordamericani pesano in media 80,7 kg
ASMA
L’asma è un problema mondiale con
un consistente peso sociale ed economico
per i sistemi sanitari. Secondo
l’Organizzazione mondiale della sanità, ci
sono tra i 100 e i 150 milioni di persone
che soffrono di questa condizione in tutto
il mondo. Le morti associate alla malattia,
sempre secondo i dati dell’Oms, sono circa
180mila ogni anno.
NOTIZIE E CURIOSITÀ DAL WEB
Secondo gli ultimi dati dell’osservatorio
biomedico del CENSIS, più di 10 milioni
e mezzo di utenti nel nostro Paese hanno
cercato in rete, nel 2014, informazioni
sulla salute. Motori di ricerca, siti specializzati, quotidiani e social network influenzano le scelte del 40 per cento degli internauti: quando si tratta di scegliere un
farmaco o individuare un percorso di cura,
ci si rivolge al web e agli oltre trentamila
post mensili riguardanti la salute in cerca
di pareri, recensioni e chiarimenti.
mentre gli asiatici 57,7 kg. I ricercatori
spiegano che lo studio intende sensibilizzare sul problema dell’obesità: se tutta la
popolazione del mondo pesasse come
negli Usa, dove il 70% delle persone è in
sovrappeso, si avrebbe un aumento di
“massa umana” di 58 milioni di tonnellate.
Sarebbe insomma come se sulla Terra
vivessero 935 milioni di persone in più di
peso normale, con un aumento delle necessità di risorse alimentari ed energetiche.
ALTRI DATI. Secondo la BBC, che
fornisce dati più aggiornati (2014) e basati
su una popolazione mondiale di 7,2 miliardi di persone, il peso di tutti quelli che
hanno più di 15 anni (una convenzione
per indicare gli adulti) ammonterebbe a
332 milioni di tonnellate.
N. 1 Marzo 2015
I PAZIENTI ITALIANI SONO SEMPRE PIÙ
DIGITALI.
In Italia, si stima che ogni anno circa
nove milioni di persone si ammalano di
allergie respiratorie derivanti dalla presenza
di pollini nell’aria e quattro milioni di essi
ricorrono alle cure. Si calcola che circa il
15-20 per cento della popolazione italiana
soffre di allergie, fenomeno in crescita,
soprattutto tra i più giovani e le donne.
L’Italian study on asthma in young adults
(Isaya), in un’indagine multicentrica condotta tra il 1998 e il 2000 su nove città
italiane su 3000 persone tra i 20 e i 44
anni, ha permesso di evidenziare una
notevole differenza delle manifestazioni
35
NOTIZIE E CURIOSITÀ DAL WEB
N. 1 Marzo 2015
asmatiche sul territorio nazionale. La malattia è più presente nelle zone mediterranee che in quelle continentali e la sua
prevalenza cresce all’aumentare della temp e r a t u r a m e d i a e a l d i m i n u i re
dell’escursione termica.
In termini economici, l’asma incide
più della tubercolosi e dell’Hiv combinati.
Preoccupante, negli ultimi anni,
l’incremento molto rapido del numero di
persone asmatiche nei diversi paesi:
nell’Europa occidentale sarebbe raddoppiato nel giro di una decade. Negli Stati
Uniti, secondo l’Oms, il numero di asmatici
è aumentato del 60% dall’inizio degli
anni ’80 mentre sono raddoppiati i morti,
che ora sono 5mila all’anno.
Esistono diverse interpretazioni sul
perché di questo incremento. Secondo
l’Oms, l’aumento dei casi di asma è del
50% ogni decennio, e sembra quasi sicuramente essere correlato ai fenomeni di
urbanizzazione, soprattutto quando questo significa un aumento di densità di
persone nelle periferie degradate. La crescente tendenza a vivere gran parte del
tempo in ambienti chiusi con poca circolazione di aria, più esposti alla polvere e
agli acari e inseriti in situazioni urbane
dall’elevato tasso di inquinamento, sono
condizioni che incrementano il rischio di
incidenza. Sull’incremento dell’incidenza
dell’asma sembrano pesare anche altri
elementi, come l’aumento dell’obesità e
il ridotto esercizio fisico.
studi epidemiologici, osservazionali e di
trial clinici, hanno evidenziato la relazione
causale e hanno portato l’Organizzazione
Mondiale della Sanità a raccomandare il
consumo giornaliero di sale inferiore ai 5
g al giorno.
La riduzione del sale nell’alimentazione
è, quindi, una priorità dell’OMS e
dell’Unione Europea, nell’ambito delle
strategie di prevenzione delle malattie
croniche non trasmissibili, nonché uno
degli obiettivi perseguiti dal Ministero
della Salute con il programma Guadagnare salute: rendere facili le scelte salutari, ribadito nel nuovo Piano Nazionale
della Prevenzione 2014-2018.
Nell’ambito di “Guadagnare salute”,
dopo la stipula nel luglio 2009 dei primi
Protocolli d’intesa tra il Ministero della
salute e le Associazioni dei Panificatori
Artigianali ed Industriali volti a ridurre il
contenuto di sale nel pane, sono stati
compiuti ulteriori passi in avanti sia per
favorire l’adesione sul territorio dei panificatori artigianali, con il supporto delle
Regioni, sia attraverso la firma di nuovi
accordi con l’industria alimentare per la
riduzione del sale anche in altri prodotti.
VIVERE CON UNA MALATTIA RARA
RIDURRE IL CONSUMO DI SALE: OBIETTIVO POSSIBILE
E’ ampiamente dimostrato che il consumo eccessivo di sale nell’alimentazione
è responsabile dello sviluppo di malattie
cardio-cerebrovascolari, tumori, osteoporosi, malattie renali. I risultati di diversi
In Europa si considera rara una malattia che colpisce non più di 5 persone
su 10mila. Proprio poiché “rare”, la loro
diagnosi è spesso complicata e tardiva:
alcuni pazienti possono attendere diversi
anni prima di arrivare a scoprire ciò di
cui soffrono o, come si stima in 1 caso
su 4, la loro malattia può rimanere sconosciuta. Le malattie sono soprattutto di
origine genetica, hanno un andamento
cronico, a volte degenerativo e compor-
36
MALATTIA DA VIRUS EBOLA
I LITIGI NON FANNO BENE
ALLA COPPIA
La malattia da virus Ebola(Ebola virus
disease - EVD) è causata da un virus appartenente alla famiglia dei Filoviridae
(filovirus). La malattia da virus Ebola (EVD),
precedentemente nota come febbre emorragica Ebola, è una malattia grave, spesso
fatale nell’uomo
Il virus è stato trasmesso alle persone
da animali selvatici infetti e si diffonde
all’interno della comunità da persona a
persona
Il tasso medio di mortalità per EVD è
di circa il 50%. Nelle epidemie passate il
tasso di mortalità variava dal 25% al 90%
I primi focolai di EVD si sono verificati
in villaggi dell’Africa centrale e occidentale,
vicini alla foresta pluviale, ma la più recente
Secondo i ricercatori dell’Università di
Berkeley (California) e della Northwestern
University (Illinois), la felicità di un matrimonio può dipendere in gran parte da
quanto velocemente ci si riconcilia dopo
un litigio e, se la prima mossa la fa lei, le
chance di riuscita aumentano. Gli scienziati
hanno analizzato i filmati di 80 mariti e
mogli, fra i 50 e i 60 anni, raccolti come
parte di uno studio durato più di 13 anni.
Hanno misurato e codificato espressioni
facciali, gesti e risposte emotive e fisiologiche, e hanno cronometrato il tempo
necessario per riportare la calma. Più di
10 anni dopo, il team ha chiesto alle
coppie di tornare a valutare il grado di
soddisfazione della loro relazione. È emer-
NOTIZIE E CURIOSITÀ DAL WEB
epidemia in Africa occidentale ha coinvolto
le principali aree urbane e rurali
La chiave per controllare con successo
questa malattia si basat essenzialmente
sull’impegno comunitario e
sull’applicazione di una serie di interventi
come: la gestione dei casi, l’individuazione
e sorveglianza dei contatti, l’utilizzo di
ottimi laboratori per la diagnosi, le sepolture sicure e la mobilitazione sociale.
Allo stato attuale non esiste una terapia in grado di neutralizzare il virus, una
cura precoce di supporto con reidratazione
e terapia sintomatica migliora la sopravvivenza.
Non esistono vaccini autorizzati per
EVD; sono in fase di sperimentazione due
vaccini, ma nessuno è disponibile al momento.
Gli operatori sanitari che trattano pazienti con malattia sospetta o confermata
sono a più alto rischio di infezione rispetto
agli altri gruppi, per questo, le misure di
sicurezza e di prevenzione del contagio
devono essere superiori a quelle standard.
N. 1 Marzo 2015
tano spesso gravi disabilità. I farmaci che
potrebbero curarle scarseggiano e sono
costosi: questa è la carta di identità delle
malattie rare. Oggi, per un certo numero
di malattie rare il Servizio sanitario nazionale riconosce il diritto all’esenzione dalla
partecipazione al costo delle correlate
prestazioni sanitarie
L’Italia, nel pieno rispetto di quanto
indicato dall’Unione Europea, si è dotata
di un Piano Nazionale Malattie Rare
(PNMR). Il PNMR 2013-2016, che è stato
approvato dalla Conferenza Stato-Regioni
nella seduta del 16 ottobre 2014, costituisce uno strumento di pianificazione e
programmazione condiviso e disegna una
strategia comune di cooperazione.
Una delle azioni indicate dal Piano è
la condivisione delle conoscenze tra strutture competenti, in grado di agevolare la
diagnosi, la presa in carico ed il trattamento dei pazienti con malattia rara. Tale
importante strumento si avvale anche
delle proposte provenienti dalle Associazioni di pazienti.
37
NOTIZIE E CURIOSITÀ DAL WEB
N. 1 Marzo 2015
so che il lasso di tempo in cui uno dei
partner era arrabbiato era fortemente
correlato alla felicità coniugale. Inoltre, se
le mogli si calmavano rapidamente, la
coppia aveva più probabilità di essere
felice.
INCIDENTI STRADALI
Gli incidenti stradali sono la prima
causa di morte nelle età comprese tra i
15 e i 35 anni. Si stima che nei Paesi a
economie avanzate i costi degli incidenti
stradali ammontino all’1-3% del Prodotto
Interno Lordo. In Italia, con un trend in
discesa, nel 2012 sono morte in incidente
stradale 3.653 persone (–5, 4% sull’anno
precedente e –44,7% su base decennale).
Il trend in discesa è dovuto a molti fattori:
per ridurre il numero e la gravità degli
incidenti stradali ci vogliono programmi
di prevenzione a lungo termine e interventi
che incidano simultaneamente su più
fattori di rischio.
Il Piano Mondiale di Prevenzio ne per
la Sicurezza Stradale (PMPSS) – Dieci Anni
di Azione per la Sicurezza Stradale 20112020 – rivolto a tutti gli Stati membri delle
Nazioni Unite (ONU) fornisce le Linee
guida per le buone pratiche nella lotta
contro i principali fattori di rischio di incidente. Le campagne di sensibilizzazione
della popolazione sono importanti per
sostenere l’applicazione della normativa,
permettendo di migliorare la conoscenza
dei rischi e delle sanzioni delle infrazioni.
La prevenzione degli incidenti stradali
richiede un approccio multisettoriale e il
coinvolgimento di numerose Istituzioni.
La sanità pubblica gioca, tuttavia, un ruolo
fondamentale. L’Italia deve mantenere
l’obiettivo del dimezzamento del numero
di morti nell’UE tra il 2010 e il 2020. Vi
è urgenza di programmare interventi per:
a) tutelare l’utenza debole e quella vulnerabile della strada (pedoni, ciclisti e utenti
delle due ruote motorizzate), rendendo
la mobilità (urbana in particolare) più
sicura; b) proteggere i bambini trasportati
su autoveicoli.
Il sistema SINIACA-IDB (progetto CCM
attuato dall’ISS) permette di stimare in
circa 1.013.700 l’anno i feriti in incidente
stradale acceduti in pronto soccorso (56%
maschi). Di questi il 46,1% nei maschi e
il 42,0% nelle femmine hanno tra 15 e
34 anni d’età. La quota di ricovero ospedaliero sugli accessi in pronto soccorso è
pari a circa il 7%; si stimano perciò circa
72.000 ricoveri all’anno per incidenti stradali in Italia.
Sull’utilizzo dei dispositivi di sicurezza,
i sistemi attivi presso l’ISS Ulisse (studio
osservazionale) e PASSI (con circa 37.000
interviste annue) mostrano un forte incremento nell’uso dei dispositivi di protezione
e di sicurezza, incremento meno marcato
per i dispositivi di sicurezza per bambini.
I SOGNI NON SONO SOLO DESIDERI
Non tutti i sogni sono a colori: il 12%
delle persone sogna solo in bianco e nero.
Curiosamente, fino agli anni cinquanta e
prima dell’arrivo della televisione e dei
film a colori, la maggior parte delle persone sognava in bianco e nero. Che vorrà
mai dire? La nostra coscienza, durante il
sonno, accoglie e interpreta gli stimoli
esterni e li incorpora nei nostri sogni. La
mente non inventa volti o persone, ma
38
SITOGRAFIA
http://www.epicentro.iss.it/ Portale dell’epidemiologia per la sanità pubblica
http://www.salute.gov.it/
http://www.vnews24.it/
http://www.focus.it/cultura/curiosita
NOTIZIE E CURIOSITÀ DAL WEB
Uomini e donne, inoltre, sognano in
modo diverso, gli uomini tendono a sognare di altri uomini. Infatti il 70% dei
personaggi presenti nei sogni maschili
sono altri uomini. Al contrario, i sogni
femminili contengono personaggi maschili
e femminili in egual misura. Inoltre, i sogni
maschili sono attraversati da emozioni
molto più aggressive rispetto ai sogni
femminili.
N. 1 Marzo 2015
pesca dalla nostra memoria tra i milioni
di volti che abbiamo incrociato (anche
senza averne ricordo) nella nostra vita.
Secondo alcuni studi, già 5 minuti
dopo esserci svegliati dimentichiamo la
metà dei nostri sogni, dopo 10 minuti il
90% dei nostri ricordi onirici è scomparso. Si possono fare dai 4 ai 7 sogni in
una notte: si sogna, in media, un’ora, al
massimo due.
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Al momento della stampa della rivista altri eventi sono in fase di definizione.
Rivolgersi al Presidente della Sezione Regionale per eventuali ulteriori informazioni
13 marzo 2015 - Napoli - StarHotels Terminus - Diabete di tipo 2 e adherence: quale miglioramento per la qualità di
vita della persona con diabete? AstraZeneca
20 marzo 2015 - Bardolino (VR) - Hotel Caesius Terme - Dall’azione al risultato assistenziale: come documentare la
cura. Sanofi
27 marzo 2015 - Mestre (VE) - Quid Hotel Venice Airport - Dall’innovazione tecnologica all’innovazione relazionale.
Dalla mente al cuore. Roche Diagnostics
27-28 marzo 2015 - Firenze - StarHotels Michelangelo - Dall’azione al risultato assistenziale: come documentare la
cura. Sanofi
10 aprile 2015 - Bari - The Nicolaus Hotel - Diabete di tipo 2 e adherence: quale miglioramento per la qualità di vita
della persona con diabete? AstraZeneca
15-16 maggio 2015 - Alghero - Hotel Calabona - Dall’azione al risultato assistenziale: come documentare la cura.
Sanofi
22-23 maggio 2015 - Napoli - StarHotels Terminus - Dall’azione al risultato assistenziale: come documentare la cura.
Sanofi
23 maggio 2015 - Bologna - Hotel Europa - XI Congresso OSDI Emilia Romagna. Il percorso diagnostico, terapeutico,
assistenziale alle persone con diabete nella Regione Emilia Romagna. Plurisponsor
N. 1 Marzo 2015
17-18 aprile 205 - Acireale (CT) - Hotel Baia Verde - Dall’azione al risultato assistenziale: come documentare la cura.
Sanofi
23 maggio 2015 - Viagrande (CT) - Villa Itria - VII Congresso OSDI Sicilia. Il ruolo dell’infermiere nella prevenzione
dell’ipoglicemia. Plurisponsor
5 giugno 2015 - Ottaviano (NA) - Casale Ofeo - VII Congresso OSDI Campania. Il giovane con diabete di tipo 1: la
transizione dalla diabetologia pediatrica alla diabetologia dell’adulto. Plurisponsor
6 giugno 2015 - Trento - Villa Madruzzo - II Congresso OSDI Trentino. Diabete: un approccio multietinico. Plurisponsor
12-13 giugno 2015 - Genova - NH Collection Marina - Dall’azione al risultato assistenziale: come documentare la cura.
Sanofi
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N. 1 Marzo 2015
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Presidente
Giovanni Lo Grasso
[email protected]
Vice Presidente
Marcella Lai
[email protected]
Past President
Roberta Chiandetti
[email protected]
Segretaria
Elisa Levis
[email protected]
Consiglieri
Gemma Annicelli
Lia Cucco
Raffaella Fiorentino
Vilma Magliano
Alberto Pambianco
Silvana Pastori
Clara Rebora
Tiziana Risolo
Katja Speese
[email protected]
[email protected]
[email protected]
[email protected]
[email protected]
[email protected]
[email protected]
[email protected]
[email protected]
Tesoriere
Michele Galantino
[email protected]
Abruzzo-Molise
Livia Lina Cavuto
[email protected]
Calabria
Francesca Corazziere
[email protected]
Campania
Nunziata Di Palma
[email protected]
E. Romagna
Simonetta Fantini
[email protected]
Friuli V.G.
Elisa Levis
[email protected]
Liguria
Margherita Zecchini
[email protected]
Lombardia
Tiziana Terni
[email protected]
Marche
Manuela Montoni
[email protected]
Puglia
Maria Grazia Accogli
[email protected]
Sardegna
Simonetta Mamusa
[email protected]
Sicilia
Salvatore Strano
[email protected]
Toscana
Marilena Carnevale
[email protected]
Trentino A.A.
Patrizia Contrini
[email protected]
Umbria
Raffaella Lupatelli
[email protected]
Veneto
Fabio Favaretto
[email protected]