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ANNO VIII MARZO 2015 N. 1 LA DOCUMENTAZIONE INFORMATIZZATA delle attività ASSISTENZIALI: la nuova sfida dell’associazione E’ MIGLIORATO IL MODO DI DOCUMENTARE L’ASSISTENZA? NELLA RUBRICA NURSING UNA RIFLESSIONE DEDICATA ALL’ARGOMENTO norme per gli autori Le proposte di pubblicazione saranno accettate a giudizio del comitato di redazione. Ogni articolo esprime il lavoro e/o le convinzioni degli autori i quali assumono la responsabilità di quanto dichiarato. Quando l’articolo esprime o può coinvolgere la responsabilità o l’immagine dell’istituzione di appartenenza o quando gli autori parlano a nome della medesima, occorrerà una liberatoria scritta dei relativi responsabili. La pubblicazione dei lavori è gratuita; il materiale anche originale pervenuto, anche se non pubblicato, non sarà restituito. Gli autori sono tenuti a specificare se la proposta di pubblicazione è stata inoltrata presso altre riviste. Il comitato editoriale si riserva di eseguire, nell’eventualità che appaia opportuno, un lavoro di revisione formale del testo, ferma restando la conservazione dei contenuti espressi dall’Autore, per renderli conformi allo stile della Rivista. La rivista In...formazione OSDI pubblica lavori di interesse didattico, scientifico e assistenziali riguardanti il diabete e gli argomenti correlati. Indicare, oltre al proprio indirizzo, il numero di fax e l’indirizzo e-mail per l’eventuale corrispondenza. La struttura del lavoro dovrà conformarsi alle seguenti indicazioni: - Titolo: il titolo deve essere il più possibile conciso, ma chiaramente esplicativo della natura del lavoro. - Nome dell’Autore (o degli Autori): nomi e cognomi per esteso in lettere maiuscole; accanto a ciascun nome uno o più asterischi con riferimento alla successiva indicazione. - Indicazione, preceduta dal relativo numero di asterischi, per ciascun autore della qualifica o struttura di appartenenza; va indicato l’indirizzo e-mail dell’Autore cui fare riferimento. - Riassunto: il riassunto dovrà essere non superiore alle 300 parole e illustrare succintamente scopo del lavoro e risultati. - I riferimenti bibliografici dovranno essere riportati in calce al lavoro numerati progressivamente in cifre arabe poste tra parentesi quadre: indicando il cognome e le iniziali del nome dell’Autore, il titolo dell’articolo per esteso, il titolo della rivista, il volume (in corsivo), i numeri della prima e dell’ultima pagina e l’anno. Le bozze di stampa inviate agli autori devono essere corrette e restituite entro 4 giorni. Il materiale dovrà essere inviato all’indirizzo e-mail: [email protected] Da tutto il Consiglio Direttivo Nazionale OSDI di Giovanni Lo Grasso O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I editoriale del presidente voglio condividere con voi alcune mie riflessioni e considerazioni che scaturiscono da un dibattito molto vivace che ha investito la professione infermieristica in questi ultimi mesi: mi riferisco al contenuto del comma 566 della legge di stabilità 2015 approvata il 23 dicembre 2014 e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 29 dicembre. Il legislatore con il succitato comma 566 ha inteso definire ruoli, competenze, relazioni professionali, responsabilità individuali e di equipe su compiti, funzioni ed obiettivi, delle professioni sanitarie infermieristiche-ostetrica, tecniche della riabilitazione e della prevenzione. Non entro nel merito di disquisizioni giuridiche o delle polemiche tra i vari rappresentanti dei diversi gruppi professionali, ma ritengo opportuno riportare il dibattito che è sempre stato presente all’interno di OSDI a proposito di uno degli obiettivi statutari dell’associazione, cioè il punto dove lo Statuto OSDI recita “promuovere iniziative atte a favorire l’istituzione ufficiale della figura dell’infermiere esperto in prevenzione e assistenza diabetologica in accordo con la normativa vigente”. La parte dello statuto sopra riportata (che spesso viene considerare elemento fondante dell’associazione) ha unito per molti anni il pensiero dei vari colleghi che rivendicano, giustamente, il giusto riconoscimento del fatto che per assistere adeguatamente le persone affette da diabete sia necessario avere degli infermieri con delle competenze specifiche. Ad oggi questo N. 1 Marzo 2015 Cari colleghi, cari lettori, 5 O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I N. 1 Marzo 2015 obiettivo non si è ancora realizzato ma forse la strada giusta è stata imboccata anche grazie alle attività che gli infermieri negli anni sono riusciti a mettere in campo per far comprendere che la formazione “generalista” in determinati setting assistenziali non è veramente la migliore risposta assistenziale da fornire al cittadino-utente-paziente. La lettura delle attuali norme in vigore, il Comma 566, la legge 26 febbraio 1999, n. 42 che definisce il campo proprio di attività e responsabilità professionale, la legge 251/00 che Disciplina le professioni sanitarie infermieristiche, tecniche, della riabilitazione, della prevenzione nonchè della professione ostetrica, la legge 43/2006 che istituisce e definisce gli infermieri specialisti, fanno ben sperare che, nonostante molte di queste norme non sono ad oggi concretizzate, qualcosa si stia muovendo e probabilmente in un futuro prossimo si realizzerà. Nell’attesa gli infermieri italiani, nel rispetto di norme etiche ed esercitando da veri professionisti, continuano ad investire sulla propria formazione, sulla crescita professionale, sull’acquisizione di competenze specifiche che offrono ai cittadini nei vari luoghi di cura e assistenza. In questa direzione ha sempre operato OSDI e continua a farlo non solo offrendo agli infermieri l’opportunità di poter fruire di un’offerta formativa riconosciuta di qualità, ma anche di essere in sintonia con le norme creando i presupposti per la realizzazione di percorsi formativi complementari come per esempio il Corso di alta formazione in “Infermiere esperto in assistenza al paziente diabetico” organizzato nel 2012 in collaborazione con l’Università di Padova che si è rivelato ottima opportunità formativa per i colleghi che vi hanno partecipato. I percorsi di formazione, l’impegno per dotarsi di strumenti per rendere visibile e misurabile l’attività, la collaborazione con le altre figure professionali che concorrono alla cura ed assistenza delle persone, il dialogo con le istituzioni sono in perfetta sintonia con le volontà statutarie e con gli sforzi per dimostrare che gli infermieri italiani meritano un riconoscimento per la loro “professionalizzazione”, sia di tipo normativo, che riconosciuto negli assetti organizzativi (così da ottenere anche il giusto riconoscimento economico). Vi invito alla lettura di questo numero della Nostra rivista dove troverete, come sempre, non solo notizie e informazioni utili all’esercizio della professione ma anche e soprattutto stimoli utili a vivere al meglio la professione. Buon lavoro Giovanni Lo Grasso 6 O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I notizie dall’associazione L’importanza di raccogliere i dati degli esiti sensibili alle cure infermieristiche nella cura della persona con diabete: N. 1 Marzo 2015 Gli infermieri sapranno cogliere questa opportunità? 8 Gruppo di Progetto Roberta Chiandetti, Lia Cucco, Maria Teresa Branca Gli impegni associativi degli ultimi anni hanno segnato traguardi molto ambiziosi di cui andare coraggiosamente fieri, nella pratica, hanno prodotto una importante riflessione, all’interno del gruppo professionale, sull’opportunità offerta dall’utilizzo di un linguaggio condiviso e di decisioni e scelte assistenziali “raccomandate”. Ciò è stato possibile sia per una più chiara consapevolezza di tutti gli attori che ruotano intorno alla persona con diabete dell’importanza del “sapere”, “del saper fare” e del “saper essere” in campo diabetologico, sia per la svolta segnata dalle Raccomandazioni di Trattamento Assistenziale in campo diabetologico, che ha per- messo di sostanziare nel metodo e nei contenuti la nostra attività. La nuova consapevolezza professionale ma anche la nuova immagine che sempre più le Istituzioni riconoscono all’infermiere, ma che anche chiedono all’infermiere, ha sollecitato sempre più l’Associazione e i singoli professionisti a ragionare sulla necessità di uno strumento che potesse permettere da un lato di dimostrare qualitativamente il nostro intervento, documentando l’efficacia delle scelte educative ed assistenziali, e dall’altra, anche attraverso la registrazione d’esito, che ne potesse dimostrare la valenza quantitativa delle singole prestazioni. Questo è ciò che sta alla base della nascita del MODULO ASSISTENZIALE all’interno della cartella informatizzata MyStar Connect. TAPPE DEL PERCORSO Su tale necessità emersa dal gruppo degli Associati, il CDN ha dato mandato al Board designato di lavorare non solo nel rispetto degli obiettivi identificati e condivisi, ma anche su un metodo che potesse permettere una identificazione professionale univoca ed inconfutabile, tale da non sviluppare istanze negli altri professionisti ma comunque di utilità per tutti gli operatori sanitari inseriti nel percorso di cura. Ciò ha comportato mesi di lavoro. La- Abbiamo scelto di dedicare un paragrafo separato - METODOLOGIA E FONTI DI ISPIRAZIONE - a questo O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I voro caratterizzato da una ricerca bibliografica e di letteratura sfociati poi in alcune scelte di metodo che sono state tradotte in una serie di proposte che hanno posto le basi , attraverso la collaborazione con Me.Te.Da s.r.l., per la parte grafica del progetto. aspetto così importante per la comprensione del razionale del modulo. A nostro parere è un paragrafo da leggere con cura, perché chiarisce le scelte concettuali, e cioè la scelta di utilizzare una diagnosi infermieristica che comporterà un’azione assistenziale che comporterà la misura di un risultato/esito e ciò a favore della più ampia implementazione possibile dello strumento stesso che, senza il contenuto che i singoli professionisti apporteranno, non servirebbe a nulla. E’ importante inoltre sottolineare come, la consapevolezza dell’importanza di misurare l’efficacia dei nostri interventi attraverso gli indicatori di outcomes/esito assistenziale sensibile alle cure, sia andata di pari passo con la consapevolezza di dimostrare la nostra presenza, quindi con la necessità di avere uno strumento di archiviazione di dati infermieristici a supporto N. 1 Marzo 2015 La cartella assistenziale informatizzata nasce quindi dalla volontà e dalla richiesta proprio dei Soci, che nel tempo, hanno manifestato la necessità di implementare i dati dei moduli informatizzati in dotazione in molte strutture di diabetologia, con una parte dedicata all’assistenza infermieristica e alla presa in carico del paziente. Lo scopo principale è stato quello di avere uno strumento che potesse permettere di identificare e registrare le attività sia autonome che collaborative svolte dall’infermiere e permettesse di avere un archivio di dati facilmente reperibile sullo stato di assistenza del paziente e sui suoi bisogni di salute, il tutto, con un linguaggio unico e condiviso fra professionisti di tutta la Penisola, Isole comprese. 9 O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I N. 1 Marzo 2015 10 ed a dimostrazione delle prestazioni offerte in termini quantitativi (seguendo il vecchio detto “quello che non è scritto, non c’è). Da cosa è nata cosa…il nostro interesse per la parte informatizzata dell’attività non clinica (quindi di non appannaggio esclusivo del medico) ha portato ad un contatto con il Gruppo GISED che ha “tirato fuori dal cassetto” alcune evidenze educative ma anche alcune consuetudini da tradurre parimenti all’interno della cartella attraverso il Modulo Educativo. Anche OSDI ha partecipato ad una revisione del materiale Gised ed all’implementazione del materiale, in quello che è stato un vero e proprio “lavoro di squadra”! Il percorso formativo a supporto del progetto, che a marzo vedrà il suo inizio, è stato disegnato con più steps. Questa prima parte , su macroaree Regionali , prevede un percorso ECM che avrà come obiettivo la condivisione di tutti quelli che sono gli aspetti documentali e l’importanza della raccolta dei dati e degli aspetti inerenti il loro utilizzo sia nel “governo clinico/ assistenziale” sia nella Governance delle risorse e delle politiche per le quali , soprattutto negli ultimi tempi, siamo spesso travolti. Questa prima parte del percorso, prevede interventi circa le difficoltà, anche per attitudine o aspetti valoriali, che si incontrano al cambiamento perché anche di questo si parlerà: cambiare il nostro modo di lavorare, di pensare per il paziente, avendo come obiettivo l’efficacia assistenziale del nostro lavoro per il nostro paziente, veri- ficabile, misurabile e dimostrabile. In questa parte il Board sarà affiancato dalla Dott.ssa Marina Cassoni, i cui interventi sono stati verificati , misurati e soprattutto certificati di provata efficacia nel tempo! Un secondo step, contemporaneo o immediatamente successivo agli eventi ECM, prevederà una parte molto più pratica, addestrativa sul modulo assistenziale e sviluppata “capillarmente” sul territorio. Di questa parte i soci verranno tempestivamente informati con i consueti canali (Sito, Rivista, Contatti con i rappresentanti regionali di riferimento) A questo punto non si può non ringraziare Sanofi per il supporto dato alla realizzazione di questo meritevole progetto. In conclusione possiamo dire che Osdi, con la cartella assistenziale informatizzata, sta compiendo un altro grande passo verso obiettivi significativi per la nostra professione. Il lavoro sulle Raccomandazioni Assistenziali ha fatto emergere in molte occasioni che la letteratura scientifica in campo infermieristico presenta numerose zone grigie sulle quali è necessario investire. La carenza di dati che evidenzino gli esiti sensibili alle cure infermieristiche, spesso, non ha permesso di formulare della raccomandazioni basate su forti evidenze, per questo motivo, lavorare alla definizione di un set di esiti espresso in un linguaggio omogeneo e misurabile ci potrebbe permettere non solo di documentare le attività sugli assistiti, ma anche di confrontarsi per migliorare l’assistenza, formulare O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I rilevante nei vari sistemi nazionali, ha portato a un grande dibattito riguardante l’opportunità di avere o meno un sistema di classificazione accettabile a livello mondiale. Disporre di un unico sistema di Per facilitare la condivisione e confronclassificazione sarebbe vantaggioso perché tarci nell’utilizzo di questo nuovo strututti conoscerebbero il vocabolario e la mento, Vi invitiamo ad utilizzare il link classificazione e quindi sarebbe facilmente #parliamodellacartella utilizzabile. Attualmente non c’è consenso che trovate nel banner dedicato su su un unico Dataset Minimo Infermieristico (Nursing Minimum Data Sets, NMDSs o www.osdi.it DMI) e l’ipotesi che tutti gli infermieri si servano di un unico sistema di classificaIl bottone/link permetterà un accesso esclusivo zione per avere dati sull’assistenza e sugli ai soci (utenti registrati) e darà la possibilità outcomes e lo usino in modo coerente, di compilare un form per esprimere dubbi, appare irrealistico. Infatti, scegliere il dadifficoltà, proposte, e osservazioni sull’utilizzo tabase dipende da diversi fattori quali il del modulo assistenziale inserito all’interno della cartella informatizzata. tipo di paziente, lo scopo della misurazione, come vengono raccolti i dati, la tecnologia informatica disponibile e le norme che Solo attraverso l’impegno di tutti regolamentano l’esercizio della propotremmo raggiungere obiettivi così fessione infermieriimportanti ... Buon lavoro a tutti noi! stica. Tuttavia, l’utilizzo di un dataset minimo è fortemente raccomandato come sistema per METODOLOGIA E FONTI DI ISPIRAZIONE individuare le pratiche migliori, l’efficacia Gran parte dei dati necessari per misudel nursing, la qualità delle cure e la rare e valutare il contributo degli infermieri ricerca infermieristica. E noi abbiamo alla cura del paziente è perlopiù assente accettato questa sfida. dai database sanitari esistenti. ConseguenSiamo quindi andati alla ricerca dei vari temente i contributi degli infermieri agli sistemi presenti nella letteratura internaoutcomes dei pazienti e all’assistenza zionale e tra questi si è deciso di approrimangono, nella maggioranza dei casi, fondire lo studio del sistema delle Diainvisibili. Questa constatazione, più o meno gnosi Infermieristiche NANDA-I associate N. 1 Marzo 2015 delle raccomandazioni, influenzare la formazione, influenzare le scelte politiche e di governo professionale. 11 O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I N. 1 Marzo 2015 12 con i risultati NOC (Nursing Outcome Classification), e con gli interventi NIC (Nursing Intervention Classification), ritenendolo più adatto alle nostre esigenze per tre ordini di motivi: 1. il sistema NANDA I, NIC e NOC è basato sulla ricerca, con l’utilizzo di strategie sia qualitative che quantitative e il sistema NOC è l’unico DMI che ha pubblicato il suo lavoro costantemente anche negli ultimi anni; 2. è conosciuto in Italia sia in ambito accademico che nella pratica, essendo implementato in alcune realtà assistenziali; 3. si presta ad essere informatizzato: essendo linguaggi standardizzati, possano essere inseriti in data base computerizzati e andare a costituire un NMDS (Nursing Minimun Data Set). In questo approfondimento sono stati tenuti presenti alcuni problemi di metodo: • la traduzione e la validazione nel contesto italiano, • i problemi del paziente (gestiti dagli infermieri secondo le norme giuridiche e deontologiche) • l’applicabilità su specifici esiti • l’eventuale trasposizione su gruppi scelti di pazienti. La North American Nursing Diagnosis Association International (NANDA-I), tra i sistemi di classificazione infermieristica, ha rappresentato l’avanguardia nel processo di ordinamento dei concetti diagnostici in ambito infermieristico, con una notevole diffusione a livello internazionale. In questa direzione, la diagnosi infermieri- stica rappresenta un giudizio clinico sulle risposte date dalla persona, dalla famiglia o dalla società ai problemi di salute e ai processi vitali, reali o potenziali. Essa costituisce una fase determinante del processo assistenziale: dopo la sua corretta formulazione, è la base che determina la pianificazione dell’assistenza, gli obiettivi, gli interventi (Nursing Interventions Classification) NIC e gli esiti (Nursing Outcomes Classification) NOC, dei quali si è responsabili. Il gruppo ha rivolto particolare attenzione alla metodologia usata per la standardizzazione dei risultati perché sono i risultati dell’assistenza ad essere i più difficili da codificare e da misurare. Il riconoscimento della classificazione NOC da parte di prestigiosi referenti come American Nurses Association (ANA), CINAHL e ANA’s Nursing Information and Data Set Evaluation Center, ha confortato la nostra scelta. Il frutto di oltre 20 anni di ricerca del lavoro del gruppo Iowa Outcomes, ha portato nell’ultima edizione del 2013 a 490 risultati. Ogni risultato NOC “costituito da uno stato, da un comportamento o da una percezione di un individuo, una famiglia, una comunità, viene misurato attraverso un continuum utilizzando una scala di misura”, ed è accompagnato da un elenco di indicatori e da una scala a 5 punti tipo Likert per valutare il cambiamento in uno stato o in un comportamento, descritto da un risultato. Il gruppo di ricerca dello Iowa ha stimato la sensibilità agli O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I non fossero considerati indispensabili per l’area specialistica. Questa attività ha portato nell’ultima edizione all’inclusione tra le varie area cliniche, dell’ area diabetologica, con 49 risultati che vanno ad esplorare l’area delle complicanze, dell’autogestione, dell’adattamento psicosociale e delle conoscenze. Sicuramente, come gli stessi autori sottolineano, rimangono aperti alcuni problemi come la scelta del numero ottimale di risultati principali da indicare per ciascuna area clinica, o quali metodi possono essere utilizzati per mantenere e migliorare gli attuali risultati NOC. In ogni caso, approfondire la conoscenza della classificazione NIC e NOC con i principali risultati per la nostra area clinica e delle Diagnosi NANDA I, ci ha dato la possibilità di avviare una riflessione critica su come tale tassonomia potesse essere in qualche modo codificata, dopo una revisione, in un database per gli infermieri di diabetologia che comprendesse un primo elenco di problemi/giudizi/diagnosi infermieristiche molto frequenti nella pratica quotidiana e di particolare impatto sui risultati di salute degli assistiti. Un acceso dibattito all’interno del gruppo di lavoro ha portato all’individuazione di un set minimo di indicatori su: piede, cute, terapia, glicemia, assessment nutrizionale. N. 1 Marzo 2015 interventi infermieristici selezionando i risultati infermieristici nella letteratura e nei sistemi di informazione clinica; definendo quali risultati sono stati più utilizzati per misurare gli effetti degli interventi infermieristici; sensibilizzando gli infermieri esperti sulla necessità della misurazione dei risultati come prodotti dall’assistenza infermieristica. E’ importante sottolineare che siamo di fronte ad una classificazione che non è definitiva perché i NOC (ma anche le diagnosi e gli interventi) dipendono dal loro utilizzo nella pratica e dai risultati, essendo l’assistenza infermieristica in continua evoluzione, e non è prescrittiva perché i NOC non definiscono nell’immediato gli obiettivi da raggiungere in tempi stabiliti. Essi devono essere tradotti in obiettivi pratici a partire dall’identificazione dello stato di salute desiderato, scegliendo i singoli indicatori di risultato con la relativa scala di misura e stabilendo con l’assistito il punteggio che è realisticamente possibile raggiungere. La concettualizzazione dei risultati come variabili, permette di determinare i cambiamenti in positivo e in negativo, oppure l’assenza di cambiamento indotta dall’assistenza infermieristica. In questo modo il sistema consente una effettiva personalizzazione dell’assistenza. Un’ ultima considerazione che ha indotto a scegliere i NOC come possibile riferimento, è stato il lavoro che il gruppo dell’Iowa ha iniziato nel 2000 per identificare i NOC principali in specifiche aree cliniche, utilizzando i risultati a livello concettuale più elevato e non tutti i risultati, a meno che A questi problemi sono stati associati elenchi di interventi possibili/necessari e di risultati attesi, con una unica scala Likert per la indispensabile misurazione. 13 FRIULI VENEZIA GIULIA 17 GENNAIO 2015 N. 1 marzo 2015 VITA ASSOCIATIVA VII CONGRESSO OSDI Il Friuli Venezia Giulia ha ospitato il 17 gennaio 2105 il VII Congresso OSDI Regionale presso l’Hotel La’ di Moret, sosta obbligata per gustare le specialita’ gastronomiche e di accoglienza della nostra regione e per la collaudata esperienza ad accogliere i nostri eventi. Il titolo del Congresso “Complicanze acute e croniche del diabete: centralità 14 del ruolo infermieristico nella prevenzione primaria e secondaria”ha messo in evidenza che il diabete è una patologia rilevante soprattutto per le numerose complicanze micro- e macrovascolari a cui i pazienti vanno incontro. Fra le complicanze microvascolari, la retinopatia diabetica rappresenta la maggiore causa di cecità fra gli adulti e la nefropatia diabetica è la VITA ASSOCIATIVA gramma My Star Connect e permetterà di instaurare percorsi condivisi non solo tra gli infermieri , ma all’interno del Team, che ancora una volta entra prepotentemente come protagonista nel percorso educativo e, per restare in tema, nella prevenzione delle complicanze. La relazione successiva tenuta da Patrizia Li Volsi e Elisa Levis a due voci: “lo stato dell’arte dell’ipoglicemia e dell’iperglicemia: il punto di vista del medico e dell’infermiere“ ha voluto da una parte puntualizzare la situazione della percezione delle due emergenze avvalendosi degli ultimi studi e tendenze, e dall’altra fare il punto sulla condivisione e l’educazione che viene fornita al paziente in merito al riconoscimento e trattamento di queste due complicanze . Anche in queste relazioni è emersa l’importanza della condivisione di obiettivi e del lavoro in Team che è scontato e necessario per il risultato finale. La mattinata è continuata con la presentazione della relazione: La lipodisrtofia: una complicanza da monitorare “tenuta da Valentina Toffoletti che ha presentato uno studio osservazionale svolto lo scorso anno con la partecipazione di tutti gli ambulatori di Diabetologia regionali. Dopo Valentina ha relazionato Federico Carletta, neo laureato, con “Prevenzione di complicanze nei casi di piede diabetico: efficacia di un intervento mirato vs modalità standard”. Il pomeriggio ha visto susseguirsi tre relazioni, la prima delle quali redatta da Sarah Perini che è stata in realtà presentata da Augusta Toso per l’assenza improvvisa di Sara per un incidente, peraltro non grave, intercorso. La relazione, dal titolo : La necessità di raccogliere i dati: riflessioni e confronto sul significato dell’esito assistenziale” non ha trattato espressamente di paziente diabetico, ma ha puntato sulla raccolta dati come fase importante per pianificare interventi assistanziali”. Marina Armellini, dietista, ha portato la relazione Stile di vita e alimentazione come prevenzione del diabete e delle sue complicanze” . Anche da questa relazione il lavoro in team è emerso come preponderante. N. 1 marzo 2015 principale causa di insufficienza renale cronica e dialisi. Le persone affette da diabete presentano, inoltre, un rischio più elevato di complicanze macrovascolari (malattie cerebro- e cardio-vascolari) rispetto alla popolazione non diabetica e, in generale, hanno una aspettativa di vita ridotta, qualunque sia l’età di esordio della malattia. L’impegno per la cura del diabete mellito deve avere come obiettivi fondamentali il mantenimento dello stato di salute fisica, psicologica e sociale del paziente. La selezione e successiva attuazione di interventi di educazione terapeutica, di cui siano state dimostrate l’efficacia e la congruenza con le esigenze, sono passi essenziali verso il miglioramento delle condizioni delle persone con diabete. Centrale è il ruolo dell’infermiere, attualmente sottolineato anche dal Piano Sanitario Nazionale. Il Congresso è stato aperto dalla Presidente uscente Valentina Toffoletti che ha sottolineato ancora una volta l’essenzialità della figura dell’infermiere come educatore per ottimizzare e contrastare la comparsa di complicanze. Ha portato i saluti del Presidente SID in carica, dott. Riccardo Candido, che non potendo essere presente di persona, ha salutato i presenti con uno scritto; la dott.ssa Patrizia Li Volsi, Vice Presidente AMD, ha portato i saluti dei professionisti aderenti alla sua associazione; per ultimo la dott. Sabrina Spangaro , sempre presente ai Congressi Regionali OSDI FVG, ha portato i saluti di IPASVI assicurando la vicinanza e la condivisione degli obiettivi del Collegio con OSDI. La dott.ssa Roberta Chiandetti , Pastpresident OSDI nazionale, ha portato il saluto del CDN. La prima parte del Congresso ha visto relazioni interessanti da parte di R. Chiandetti che con la relazione “l’impatto delle complicanze acute e croniche nell’assistenza al paziente con diabete” ha sviscerato non solo l’importanza dell’educazione, ma anche la raccolta dati essenziale per monitorare e dimostrare gli interventi di nursing, e a tal proposito ha anticipato il completamento della cartella infermieristica che sarà presente nel pro- 15 VITA ASSOCIATIVA N. 1 marzo 2015 16 Per finire l’interessante carrellata, la collega Fabiola Mattiussi ha parlato del rischio cardiovascolare: ruolo dell’educazione per la prevenzione primaria e secondaria”, intervento molto valido considerando che molte persone con diabete di tipo 2 maturano prima le complicanze, vedi infarto o coronaropatie, e successivamente vengono riconosciue come diabetiche: il lavoro infermieristico cardiologico e diabetologico rientra quindi nella sinergia del lavoro in Team. Le conclusioni e la discussione finale hanno fatto emergere quindi l’importanza del lavoro condiviso, fulcro dell’attività diabetologica, e l’estrema importanza della raccolta dati per garantire una sempre maggiore qualità e appropriatezza dell’intervento educativo alla persona con diabete. Durante la pausa pranzo si sono tenute le votazioni per il rinnovo del Consiglio Direttivo Regionale. L’assemblea dei soci, tenutasi a fine evento, ha approvato la nuova composizione del CDR: escono dal consiglio Elisabetta Tommasi che ha finito il suo mandato con i due anni di Past President e Cristina Sartori che ha finito il suo mandato quadriennale: le salutiamo e ringraziamo per la collaborazione offerta in questi anni e auguriamo buon lavoro invece a Sarah Perini che inizia la sua avventura all’interno del CDR: buon lavoro a tutti. Per il CDR FVG Elisa Levis VITA ASSOCIATIVA N. 1 marzo 2015 18 CONGRESSO OSDI ABRUZZO/MOLISE 13 DICEMBRE 2014 Il 13 dicembre 2014 nell’Hotel Parco degli Ulivi di Scerne di Pineto, si è svolto il Congresso Regionale Abruzzo-Molise. Il Direttivo uscente ha scelto come tema del Congresso un argomento particolarmente impegnativo: Il percorso diagnostico-terapeutico assistenziale alla persona con diabete tra ospedale e territorio: utopia o realtà?, chiamando a discuterne, come relatori, diabetologi della Regione, Medici di medicina generale e un Rappresentante della Regione, comparto sanità. La scelta è stata motivata dalla recente approvazione del Piano nazionale per la cura del diabete, recepito dalla nostra Regione come atto dovuto, ma non ancora implementato e quindi dalla necessità di provare a mettere insieme le figure professionali e istituzionali per capire in quale prospettiva si intendesse lavorare per la costruzione di percorsi assistenziali e terapeutici strutturati che fossero rispettosi della peculiarità assistenziale e formativa della persona con diabete, oltre che dell’equità delle cure. Non a caso, nel razionale del Congresso abbiamo scritto che è indispensabile portare all’interno del confronto non solo le evidenze scientifiche, ma anche una concezione della sanità non come spesa, bensì come domanda di benessere su cui investire per produrre salute come bene. Infatti è stato documentato che chi è in buona salute fa risparmiare e la prevenzione e la cura della malattia diabetica ne hanno dato ampia dimostrazione in molteplici studi. Nell’apertura del Congresso il Presidente uscente, Roberto Berardinucci, ha ripercorso brevemente i suoi due anni di mandato e le difficoltà incontrate nel ricostruire la nostra sezione ( che era stata chiusa per dimissione del precedente direttivo), ma anche la soddisfazione di aver portato a termine una ricucitura dei rapporti con i colleghi della vicina regione Molise. A seguire, dopo il saluto delle Autorità, è stata ricordata la figura della collega Maria Teresa Grelli, tra i fondatori della sezione Osdi Abruzzo, che ci ha prematuramente lasciato, dopo aver dedicato tanti anni della sua vita professionale alle persone con il Diabete nel suo bellissimo paese di montagna, Guardiagrele, alle pendici della Maiella. Ci è sembrato importante ricordarla per la figlia che ha lasciato e per i colleghi che nell’ultimo periodo l’hanno affiancata e che sono stati formati grazie alla sua professionalità, la sua forza e la sua profonda umanità. La prima relazione sul Piano nazionale della malattia diabetica è stata affidata al rappresentante della Regione Dott. Valerio Profeta, che ha illustrato gli sforzi che la Regione sta facendo per uscire dal commissariamento, condizione che non VITA ASSOCIATIVA relatori e moderatori, hanno ribadito la necessità di continuare il confronto tra tutti i professionisti sanitari che a vario titolo si occupano della cura del diabete, confronto basato sul rispetto e sull’integrazione delle specifiche competenze. Il Congresso si è concluso con l’augurio che il percorso diagnostico terapeutico tra ospedale e territorio nella nostra Regione possa diventare una utopia possibile e il nuovo direttivo, con tutti i soci Osdi, potrà/dovrà investire molto in questa direzione. Infine, un’ultima nota sui partecipanti: erano presenti non solo infermieri di diabetologia ma anche di medicina e geriatria e qualche collega disoccupato, perché non scordiamoci che mentre i nostri carichi di lavoro aumentano, mentre si continua a parlare di medicina del territorio e dell’impatto delle malattie croniche, molti giovani colleghi stanno scegliendo la strada dell’emigrazione estera, piuttosto che rimanere senza lavoro o essere super sfruttati. Una criticità nella partecipazione è stato il numero non soddisfacente dei soci presenti e questo sarà un altro problema su cui riflettere e intervenire. A fine Congresso è stata annunciata la composizione del nuovo Direttivo: Presidente Livia Cavuto, Diabetologia Ospedale Clinicizzato Chieti; Pastpresident Roberto Berardinucci Diabetologia Atri; consiglieri: Franca Del Ponte, UOC di Diabetologia e Endocrinologia di Campobasso; Monica Mazzocchetti, Hospice Cure Palliative e Terapia del Dolore di Larino; Lia Cucco, UOC Endocrinologia e Metabolismo Pescara. N. 1 marzo 2015 facilita la progettualità. Una riorganizzazione dei servizi, compresa la rete diabetologica, basata su criteri di efficienza e ed efficacia è all’ordine del giorno anche se non è possibile ipotizzare un cronoprogramma. Sicuramente bisogna ancora lavorare molto per arrivare a PDTA ideali tra ospedale e territorio, come ha sottolineato la dott.ssa Valeria Montani che ha ricordato il lavoro delle Società scientifiche diabetologiche per la loro costruzione, come d’altra parte riportato negli Standard Italiani di cura sul Diabete. Parlando di territorio, l’attenzione si focalizza sulla Gestione integrata, che, come ha sostenuto la professoressa Ester Vitacolonna, ha enormi potenzialità che però devono essere nutrite da entusiasmo e da una vera condivisione della cura della persona con diabete. In questa prospettiva la collega Livia Cavuto, nella sua relazione, ha illustrato come la funzione dell’infermiere all’interno della Gestione Integrata vada potenziata, in particolare per l’educazione al paziente e per favorire il suo empowerment, provando anche a sperimentare nuove forme organizzative, come il case manager infermieristico, oggetto della relazione della collega Lia Cucco. La Rete diabetologica abruzzese è però tutt’ora ancora molto variegata, ci ha ricordato la dott.ssa Rossella Iannarelli, perché, nonostante l’Abruzzo sia stata una delle prime regioni a recepire la Legge 115, istitutiva dei Servizi di Diabetologia, le politiche successive di scarso coinvolgimento dei professionisti a livello istituzionale, hanno contribuito a determinare disomogeneità a livello locale sul numero del professionisti coinvolti e sulle loro specializzazioni. La relazione del Dott. Antonio Nicolucci ha riportato l’attenzione sui “conti”, dimostrando come, quando si parla di spesa nelle malattie croniche, la valutazione deve essere complessiva. In questa ottica, l’esempio della spesa farmaceutica è stato emblematico: l’Abruzzo ha speso molto per i farmaci incretino mimetici, ma ha ridotto il numero di ricoveri per diabete, che notoriamente sono quelli che maggiormente incrementano la spesa, oltre che il peggioramento della qualità di vita delle persone. Infine, nella tavola rotonda “Quali prospettive all’orizzonte”, condotta e stimolata dal giornalista Franco Farias, i Per il direttivo Abruzzo Lia Cucco 19 VITA ASSOCIATIVA N. 1 marzo 2015 20 CONGRESSO OSDI “LE NUOVE FRONTIERE DELL’AUTOMONITORAGGIO GLICEMICO: RUOLO DELLA TECNOLOGIA PER UNA MIGLIORE QUALITA’ DI VITA DEL PAZIENTE” SARDEGNA 19 DICEMBRE 2014 Il 19 dicembre 2014 si è svolto a Cagliari presso il Ceaser’s hotel l’evento formativo “le nuove frontiere dell’automonitoraggio glicemico: ruolo della tecnologia per una migliore qualità di vita del paziente”. Destinatari dell’evento i 20 infermieri OSDI Obiettivi essenziali dell’evento, il confronto, lo scambio e la conoscenza. Le esperienze condivise dei partecipanti e la valorizzazione delle competenze hanno permesso di costruire un vero e proprio tavolo operativo di grande interesse e di confronto tra tutti i partecipanti. Ha dato il via ai lavori la Presidente OSDI Sardegna Simonetta Mamusa. Dopo gli iniziali saluti e ringraziamenti a coloro che hanno permesso la realizzazione dell’evento e l’introduzione degli argomenti oggetto del dibattito, una piacevole sorpresa: l’intervento del Dott. Pierpaolo Pateri, Presidente del collegio IPASVI di Cagliari nonché Direttore Infermieristico della ASL n. 6 di Sanluri. Durante il suo intervento il Dott. Pateri ha confermato il ruolo del collegio IPASVI come portavoce delle attività di cambiamento e crescita professionale e ribadito come l’OSDI e le altre associazioni di Infermieri siano “ben viste“ in quanto vere promotrici di crescita a carattere scientifico. Accenna al ruolo dell’Infermiere come professionista della salute con delle competenze e con caratteristiche etiche e deontologiche ben precise, che si affermano e si fortificano anche con la partecipazione e collaborazione ad eventi formativi erogati dalle rispettive associazioni. Evidenzia inoltre che, soprattutto gli infermieri che operano nel settore della diabetologia, sono responsabili dell’assistenza prestata all’utente, corrono più rischi e quindi hanno il dovere di essere maggiormente “preparati” e “aggiornati” per affrontare il lavoro con maggiore serenità. Di seguito l’intervento del Dott. Vincenzo Sicca, Direttore di struttura complessa ASL n. 6 di Sanluri, neo eletto Presidente SID, con la presentazione “Conoscenza e padronanza di tutte le tecnologie” ha fornito una descrizione sulle nuove frontiere dell’automonitoraggio glicemico e il ruolo delle nuove tecnologie. Ancora, graditissimo, l’intervento della collega Marcella Lai vice Presidente OSDI nazionale che ha portato i saluti del Consiglio Direttivo Nazionale OSDI. La vicepresidente, prendendo spunto dall’intervento del presidente IPASVI, Dott. Pierpaolo Pateri, ha espresso con fermezza il concetto di Infermieri Professionisti con Si è passati poi ai lavori di gruppo. I partecipanti sono stati divisi in 2 gruppi: il primo gruppo ha affrontato i vantaggi e il secondo gruppo le difficoltà nell’autocontrollo glicemico, per il team e per il paziente. E’ stato un susseguirsi molto intenso di interventi che ha dato a ciascuno dei partecipanti l’opportunità di trasmettere agli altri, progetti, difficoltà, attività, aspettative, ma anche risultati. I VITA ASSOCIATIVA tutor Arianna Marceddu e Marcella Lai hanno avuto sicuramente positivi spunti di lavoro e di dibattito. Dopo la pausa pranzo si è ritornati ai lavori di gruppo. Sempre divisi in due gruppi si è lavorato su due temi “disporre di innovazione tecnologica” per i nostri pazienti implica sia criticità e barriere che vantaggi e opportunià per il team diabetologico. Un grande successo e un grosso interesse da parte dei partecipanti sugli argomenti trattati. Anche qui abbiamo avuto nuovi interessanti argomenti di discussione da cui sono nate idee proficue per il nostro lavoro quotidiano. Di seguito Lucia Canu, Infermiera coordinatrice della diabetologia dell’Ospedale di Olbia, ha introdotto la relazione dal titolo “quale ruolo per l’educazione e l’autocontrollo glicemico”. Successivamente il lavoro proposto dalla Dott.ssa Francesca Spanu della diabetologia AOU Cagliari dal titolo l’autocontrollo glicemico come strumento terapeutico: evidenze, raccomandazioni, e impatto sulla gestione e qualità di vita del paziente, dalla quale sono nati nuovi momenti di riflessione e di dibattito. Ancora lavoro di gruppo con il caso clinico: Ottimizzare il controllo glicemico, contrastando il rischio/paura di ipoglicemia. Grande partecipazione collettiva, tanta voglia di sperimentare, mettersi in gioco e confrontarsi. Tutto questo ha reso l’evento un vero e proprio successo. Il corso è stato moderato dalle Infermiere Tatiana Lai e Nadia Richterova, rispettivamente diabetologia degli ospedali di Muravera e Carbonia. N. 1 marzo 2015 la “P maiuscola “ ovvero fautori della nostra professionalità e consapevoli della nostra crescita professionale. L’associazione OSDI ha a disposizione diversi canali per favorire il miglioramento delle competenze dell’infermiere di diabetologia: gli eventi formativi, la rivista, i corsi FAD, il sito sono tutti i mezzi di cui possiamo disporre per arricchire le nostre conoscenze, questo ci deve rendere consapevoli del valore aggiunto che l’associazione porta alla nostra figura professionale. Inoltre ha ribadito il ruolo fondamentale delle sezioni regionali OSDI, dalle quali nascono proposte e progetti che tramite i Presidenti regionali vengono portate a conoscenza del Direttivo Nazionale che le accoglie e le verifica e che spesso sono delle iniziative arricchenti la crescita di tutta l’associazione. Si continua con la relazione della Presidente OSDI Sardegna Simonetta Mamusa, del servizio di Diabetologia dell’Ospedale di San Gavino, un lavoro attento e scrupoloso dal titolo “Automonitoraggio glicemico , il ruolo della tecnologia per migliorare il processo educativo e la gestione del paziente”. Ha chiuso la presidente Simonetta Mamusa ringraziando tutti i presenti. In conclusione sono state esposte in 21 VITA ASSOCIATIVA N. 1 marzo 2015 modo chiaro ed esaustivo tutte le varie tecnologie dei glucometri e dell’autocontrollo glicemico come strumento terapeutico, il tutto finalizzato a fornire un dato glicemico sempre più accurato e preciso in poco tempo, supporto 22 importante nell’autogestione quotidiana. In tutti gli interventi è stato inoltre evidenziato che la tecnologia da sola non basta, non è sufficiente per migliorare la qualità della vita della persona con diabete ed anzi impone un maggiore impegno sia al paziente che a noi. Consentitemi un’ultima considerazione: è necessario incrementare le attività di educazione nelle quali tutti i membri del team diabetologico devono impegnarsi di più per poter incrementare un migliore livello di qualità di vita del paziente. Con questi eventi si cerca, senza presunzione, di colmare eventuali vuoti che possono esserci nel nostro lavoro quotidiano rendendo strumenti graditi il confronto e la discussione per crescere sempre più e lavorare con competenza e serenità. Per il CDR Sardegna Tatiana Lai O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I nursing diabetologico UNA RIFLESSIONE SULLA DOCUMENTAZIONE INFERMIERISTICA N. 1 Marzo 2015 PREMESSA 24 a cura di Lia Cucco La scoperta del processo di nursing e la sua attuazione, hanno riscontrato da subito la necessità di documentare in forma scritta l’assistenza non solo per registrare interventi ed eventi, ma soprattutto per pianificarla e quindi ragionare progettualmente sull’evoluzione delle condizioni del paziente. La radice etimologica della parola documento è latina: documentu(m) deriva da docere che significa: insegnare, dimostrare, lasciare traccia, testimoniare. Ma anche se è riconosciuto che lo sviluppo della documentazione sostiene e rafforza la cultura infermieristica e la sua complessità [1], storicamente gli infermieri non hanno avuto una relazione agevole con la documentazione professionale e pertanto è difficile trovare traccia di che cosa viene fatto e perché. Il tempo sembrerebbe una delle cause della scarsa documentazione. A questo proposito, Carpenito fa notare che: “a rigor di logica, il tempo dedicato a tali attività dovrebbe essere determinato dalla maggiore o minore gravità delle condizioni dei pazienti. In realtà l’infermiere dedica la maggior parte di questo tempo a registrazioni ripetitive e molteplici di osservazioni e stati assistenziali di routine. Così può verificarsi spesso che le osservazioni e le informazioni significative e specifiche non vengono registrate per mancanza di tempo” [2]. Questo accade anche perché in ambito professionale spesso si è ripetuto che più informazioni l’infermiere avesse registrato, più avrebbe potuto difendersi in caso di denuncia. In realtà, la documentazione infermieristica, se impugnata, dovrebbe essere tale da rappresentare quello che un infermiere ragionevolmente e prudentemente registra, in accordo con la politica dell’istituzione dove lavora e con le leggi che lo riguardano. In Italia il percorso evolutivo della documentazione è strettamente legato al percorso evolutivo del gruppo professio- COS’È UN DOCUMENTO L’Enciclopedia del diritto definisce il documento come “qualsiasi atto scritto, attestato, certificato adatto a provare o convalidare qualcosa in ambito giuridico, burocratico o amministrativo”[3] ovvero, “ogni atto dovuto a una persona che in esso si palesa, contenente esposizione di fatti o dichiarazione di volontà “[ 4]. E’ perciò una rappresentazione di atti o fatti eseguiti da una persona fisica a seguito di una sua attività, che può avere carattere manuale o intellettuale. Il documento ha come componenti essenziali il contenuto (elemento immateriale), il supporto materiale e la forma. NURSING DIABETOLOGICO La forma, a sua volta, può essere scomposta in una componente fisica (scrittura, mezzo di scrittura..) e in una intellettuale in cui è possibile riconoscere un modo di espressione del contenuto (video, audio, immagine), una struttura logica con l’ordinamento degli elementi costituenti il contenuto, le annotazioni. La legge 241/90 definisce un documento amministrativo: “ogni rappresentazione grafica, foto cinematografica, elettromagnetica o di qualunque altra specie del contenuto di atti di una pubblica amministrazione e concernenti attività di pubblico interesse, indipendentemente dalla natura pubblicistica o privatistica.” Il Testo Unico della documentazione amministrativa, DPR 445/2000, fornisce analoga definizione: “ogni rappresentazione comunque formata del contenuto di atti, anche interni, della Pubblica Amministrazione, o utilizzati a fini amministrativi”. La documentazione sanitaria rientra nell’amplissima nozione di documento amministrativo (L. 241/1990 art 22, lettera d). Ciò che la rende unica è l’oggetto, costituito da informazioni riguardanti la salute di singole persone e le prestazioni sanitarie erogate, qualunque sia il supporto su cui i dati vengono registrati, il tipo di contenuto e il valore giuridico. La documentazione sanitaria è comprensiva sostanzialmente della cartella e degli altri registri nosologici come la scheda di dimissione ospedaliera e il registro di pronto soccorso, la cartella infermieristica e gli altri strumenti di documentazione infermieristica che sono adottati in sostituzione o ad integrazione della cartella infermieristica come il registro dei rapporti e delle consegne o le schede delle consegne personalizzate, il registro di carico e scarico degli stupefacenti [5]. La qualità della documentazione sanitaria poggia su alcuni requisiti fondamentali: la rintracciabilità, la chiarezza, l’accuratezza, l’attualità, la veridicità, la pertinenza, la completezza [6]. N. 1 Marzo 2015 nale e delle organizzazioni sanitarie. Nel corso degli anni la quantità di documenti infermieristici è aumentata, non è automatico, però, che sia necessariamente migliorata la qualità delle informazioni che sono molteplici, complesse e richiedono tempo e a fronte della filosofia dello scrivere il più possibile (se qualcosa non è documentato non è stato fatto), va ricordato che gli strumenti di documentazione infermieristica sono dei mezzi e non delle finalità. Nell’articolo si è preferito non affrontare il tema dell’ informazione orale, ugualmente oggetto di dibattito nell’ambito professionale perché integra, socializza aiuta la condivisione, scegliendo di privilegiare la documentazione scritta, per la sua maggiore tracciabilità e indispensabilità, con uno sguardo anche a sistemi usati in altre realtà, sperando di suscitare curiosità e una riflessione critica su cosa e come documentiamo e non documentiamo, per avere migliori risultati in termini di salute nella persone che assistiamo, ma anche per il progresso del nursing. LA CARTELLA CLINICA La cartella di ricovero, chiamata abitualmente cartella clinica, è sempre stata 25 NURSING DIABETOLOGICO N. 1 Marzo 2015 26 considerata l’emblema della documentazione sanitaria. La sua definizione ha rispecchiato la cultura e l’organizzazione della sanità nel periodo corrispondente. Che cos’è la cartella clinica? Nell’allegato del DM 380/2000 di istruzione per la compilazione delle SDO, si legge che: “ciascuna cartella clinica deve rappresentare l’intero ricovero del paziente nell’istituto di cura. La cartella clinica ospedaliera ha quindi inizio al momento dell’accettazione del paziente da parte dell’istituto di cura, segue il paziente nel suo percorso all’interno della struttura ospedaliera e ha termine al momento della dimissione del paziente dall’istituto di cura”. Poiché la cartella è sempre stata considerata di pertinenza medica, è interessante conoscere la definizione data dal Codice di Deontologia medica (18 maggio 2014 art 26) “il medico redige la cartella clinica, quale documento essenziale dell’evento ricovero, con completezza, chiarezza e diligenza e ne tutela la riservatezza; le eventuali correzioni vanno motivate e sottoscritte. Il medico riporta nella cartella clinica i dati anamnestici e quelli obiettivi relativi alla condizione clinica e alle attività diagnostico-terapeutiche a tal fine praticate; registra il decorso clinico assistenziale nel suo contestuale manifestarsi o nell’eventuale pianificazione anticipata delle cure nel caso di paziente con malattia progressiva, garantendo la tracciabilità della sua redazione. Il medico registra nella cartella clinica i modi e i tempi dell’informazione e i termini del consenso o dissenso della persona assistita o del suo rappresentante legale anche relativamente al trattamento di dati sensibili, in particolare in casi di arruolamento in protocolli di ricerca”[7]. Da un punto di vista legislativo, la cartella clinica rappresenta a tutt’oggi una lacuna normativa, in quanto il suo contenuto non è predeterminato dalla legge negli ospedali e nelle aziende pubbliche, mentre è disciplinato per le case di cura private. Di fatto, solo alcune disposizioni sono valide su tutto il territorio nazionale: il verbale operatorio (n 9.2/2.7 /190 del 14 3 1996 Ministero della sanità) e la scheda di dimissione ospedaliera (DM 28/12/1991 e successivi aggiornamenti DM 27/10/2000 n 380, DM 21 /11/2005, DM 18 /12/2008 e DM 08/07//2010 n 135). A queste si aggiunge la norma sulle cure palliative per le quali si specifica che “all’interno della cartella clinica, nelle sezioni medica e infermieristica, in uso presso tutte le strutture sanitarie, devono essere riportate le caratteristiche del dolore rilevato e della sua evoluzione nel corso del ricovero, nonché la tecnica antalgica e i farmaci utilizzati, i relativi dosaggi e il risultato antalgico conseguito”. In assenza di una legislazione nazionale, alcune regioni hanno adottato delle proprie norme sulla cartella clinica e sulla documentazione sanitaria, come per esempio le regioni Lombardia, Veneto, Marche, Emilia-Romagna. Il Veneto, con un atto legislativo, ha precisato che “la cartella clinica ospedaliera si compone del diario clinico, del diario o cartella infermieristica, della cartella anestesiologica, del modulo di raccolta del consenso informato del paziente, dei referti di visite specialistiche di consulenza, di esami diagnostico strumentali eseguiti, dell’ eventuale intervento chirurgico, della scheda di dimissione ospedaliera”[8]. Se la cartella clinica è stata da sempre stata ritenuta la cartella medica, la tendenza attuale è invece improntata all’integrazione documentale, anche per la partecipazione attiva ed autonoma di altri professionisti sanitari alle cure complessive della persona. La regione Lombardia, nel Manuale della cartella clinica, definisce la cartella ospedaliera come il “fascicolo che, per ogni episodio di ricovero, consta di una pluralità di documenti recanti informazioni relative alla persona assistita e alle attività clinico- assistenziali poste in essere da personale a ciò LA CARTELLA INFERMIERISTICA NURSING DIABETOLOGICO Il contenuto della cartella infermieristica non è predeterminato in nessuna fonte normativa ma, dopo le innovazioni apportate con le riforme all’esercizio della professione con la legge 42/1999 e 251/2000, essa deve sicuramente contenere quanto indicato dal profilo professionale: la raccolta dati, la pianificazione, la gestione e il diario infermieristico, la valutazione dell’assistenza. In assenza di cartella infermieristica, rivestono la qualifica di atto pubblico in senso lato il registro dei rapporti e consegne o le consegne personalizzate redatte da infermieri e caposala. “A riguardo, dalla suddetta normativa e dallo stesso Dm 739/94 possono evincersi gli elementi costitutivi della cartella infermieristica anche quale documentazione, ai fini giuridici, degli atti assistenziali, identificabili nelle sottoelencate parti: la raccolta di dati anamnestici; la pianificazione degli interventi, il diario infermieristico; le schede della terapia, dei parametri vitali e degli esami diagnostici; la valutazione dell’assistenza prestata all’utente…” (Tar Trentino Alto Adige sentenza 75 del 14 marzo 2005). Il riconoscimento della professione infermieristica come professione sanitaria ha modificato la qualificazione giuridica della documentazione infermieristica, conferendole pari dignità rispetto a quella medica [10 ]. Il Codice deontologico dell’infermiere (2009) riconosce in una serie di articoli l’ importanza dell’informazione integrata (art 23 capo IV), della riservatezza dei dati (art 26 capo IV), della gestione degli strumenti informativi (art 27 capo IV). Si ricordi, infine, che nei processi penali, per la ricostruzione del fatto contestato, tutta la documentazione sanitaria sia medica che infermieristica viene sequestrata, comprese minute e appunti. N. 1 Marzo 2015 abilitato”, precisando che gli aventi diritto a redigere documenti afferenti alla cartella sono “i professionisti sanitari, che, nel rispetto delle competenze loro proprie, siano chiamati ad assumere decisioni incidenti sull’assistito o ad attuare prestazioni in favore dello stesso (per esempio: medici, infermieri, fisioterapisti ecc), ulteriori figure (assistenti sociali, personale amministrativo, operatori di supporto…) compatibilmente con le attribuzioni loro conferite dalla normativa vigente e da discipline regolamentari interne alle strutture di ricovero, che pongono in essere attività connesse con il paziente, personale in formazione, se – ed entro il limite – consentito dalla disciplina del settore” [9]. Per ciò che riguarda gli infermieri, già il DPR 225/1974, in pieno mansionario, attribuiva agli infermieri professionali “i compiti di annotare sulle schede cliniche gli abituali rilievi di competenza (parametri vitali, entrate/uscite…) e di conservazione di tutta la documentazione clinica, sino al momento della consegna agli archivi centrali”. La cartella clinica, da un punto di vista legale, ricopre la qualifica di atto pubblico di fede privilegiata che ha lo scopo principale di documentare l’andamento della malattia, i medicinali somministrati, le terapie praticate, l’esito della cura, la data di ricovero e quella di dimissione del ricoverato. Nel nostro ordinamento la cartella infermieristica è prevista dal DPR 384 del 28/11/1999 che recepisce l’accordo per il contratto collettivo dei dipendenti del SSN, art 135, e istituisce la commissione per la verifica e la qualità dei servizi e delle prestazioni sanitarie. L’adozione della cartella infermieristica viene indicata da tale decreto come elemento di valutazione dell’assistenza infermieristica. 27 NURSING DIABETOLOGICO N. 1 Marzo 2015 28 LA DOCUMENTAZIONE INFERMIERISTICA: CARATTERISTICHE E METODI Caratteristiche La documentazione infermieristica ha come obiettivo più importante comunicare agli altri membri dell’equipe assistenziale l’evoluzione e le condizioni della persona in cura, ma è anche lo strumento che permette di: - definire gli aspetti centrali dell’assistenza alla persona o al gruppo; - differenziare la responsabilità dell’infermiere da quella di altri membri dell’equipe sanitaria; - fornire i criteri per la revisione e la valutazione dell’assistenza (miglioramento della qualità); - fornire i criteri per la classificazione dei pazienti ( per es per i carichi di lavoro); - fornire dati per revisioni amministrative e legali, - aderire agli standard previsti dalla legislazione ,dall’accreditamento e dagli standard professionali; - fornire dati a fini di ricerca e di formazione [2]. In un’ottica di miglioramento della qualità assistenziale, anche la documentazione e la registrazione devono essere di alta qualità. Allo scopo, sono state indicate cinque caratteristiche che esse dovrebbero possedere: basate sui fatti, precise, complete, attuali e organizzate [11]. Una descrizione basata sui fatti è oggettiva perché si avvale di osservazioni e misurazioni dirette, che comunicano in modo preciso fatti derivati dall’ osservazione, mentre i dati soggettivi devono essere registrati come tali. L’accuratezza è determinata da misurazioni precise. Per esempio, dire che il paziente ha avuto la glicemia alta al mattino, è diverso dal dire che a digiuno ha avuto una glicemia di 280 mg/dl. Dati accurati permettono di monitorare i cambiamenti. Andrebbero evitate parole superflue e ridondanze, riportando solo quello che è significativo per la condizione clinica e il piano assistenziale. Le informazioni devono essere appropriate, descrivere l’assistenza fornita e i risultati. La tempestività delle annotazioni è essenziale e in molte strutture è praticata a letto del paziente. Infine, le informazioni devono seguire un ordine logico e a volte è necessario riflettere prima di una trascrizione definitiva. METODI DI REGISTRAZIONE Per selezionare ed organizzare le informazioni esistono diversi metodi riportati in letteratura: narrativo, orientato ai problemi, focalizzato sugli esiti, focalizzato sugli scostamenti dalla normalità, orientato alla globalità del paziente [12]. La documentazione narrativa si avvale di una trascrizione tipo racconto sulle condizioni specifiche del paziente e sull’assistenza fornita. Alcuni studi evidenziano che questo approccio non garantisce accuratezza, precisione ed efficacia perché trasmette molte informazioni inutili ed è difficile sintetizzare [13]. L’approccio orientato ai problemi (Problem Oriented Medical Care POMC) si basa sul punto di vista soggettivo del paziente e della sua percezione, i dati vengono sistematizzati per problemi o diagnosi. Il piano comune di cure si compone di diverse sezioni: banca dati, elenco dei problemi, piano di assistenza e note di progresso. Ciascuna disciplina coinvolta nella cura sviluppa un piano per ogni problema. Gli infermieri possono documentare il piano assistenziale con diversi moduli che in genere includono le diagnosi infermieristiche, i risultati attesi e gli interventi effettuati [14-15]. L’approccio per focalizzazione (focus charting) è centrato sul paziente e sugli esiti, ha un adattamento interdisciplinare e può essere usato in qualsiasi contesto clinico. La documentazione è organizzata secondo il modello infermieristico, considerando tutti gli aspetti, comprese le preoccupazioni del paziente. Per l’organizzazione dei dati è utilizzato l’acronimo DAR (Data, Action and Respose) o l’AIO (Assessment, Intervention and Outcome). L’approccio per scostamento (charting by exception) è centrato sulla deviazione dalla norma stabilita. In questo sistema, essendo gli standard predefiniti (per l’accertamento e per gli interventi), si Quando le informazioni e i dati sono riportati in formato cartaceo è difficile reperire informazioni: bisogna sfogliare pagine e pagine di cartelle per avere modo di trovare, confrontare e riepilogare dati utili, con un notevole impiego di tempo. Conseguentemente diventa più difficile migliorare l’assistenza in modo rapido. L’Istitute of Medicine nel 2001 ha riconosciuto che il solo modo per usare dati e informazioni per migliorare la qualità dell’assistenza, ma anche la ricerca e l’istruzione, è attraverso l’informatica [19]. Il sistema informatico infermieristico ha sostanzialmente due modelli: il programma per il processo di assistenza e il programma con le diagnosi infermieristiche. Il programma per il processo di assistenza è il più tradizionale ed è basato su modelli predefiniti: l’accettazione, la raccolta dati, l’elenco dei problemi, i piani di assistenza, le istruzioni per le dimissioni, le annotazioni degli interventi. I sistemi più avanzati hanno linguaggi infermieristici standardizzati come le diagnosi infermieristiche di NANDA International, la classificazione degli interventi infermieristici, (NIC Nursing Interventions Classification) e la classificazione dei risultati (NOC Nursing Outcome Classification). In questi sistemi, attraverso un menu che elenca i comandi che l’infermiere deve selezionare, si scelgono le varie categorie di accertamento (anamnesi, farmaci, psicosociali, apparati fisici). Dopo la raccolta dati, sul programma appare il menu per la selezione delle diagnosi e degli interventi per quel particolare paziente. I risultati di alcuni studi consigliano di adottare questi sistemi perché pertinenti, basati su interventi infermieristici e pratica clinica 20-21-22] . NURSING DIABETOLOGICO INFORMATICA INFERMIERISTICA N. 1 Marzo 2015 documentano i reperti significativi o le eccezioni alla norma. E’ fondamentale perciò che gli infermieri abbiano metodo e disciplina nella registrazione degli scostamenti che delineano la situazione del paziente. L’indubbio vantaggio di questo metodo è la riduzione dei tempi di documentazione [16], ma è difficile stabilire la normalità in casi specifici. L’ approccio per cure globali è basato sul modello SBAR (Situation, Background, Assessment and Recommendation). Nella prima sezione (Situation) è descritta la situazione attuale del paziente; nel Background la diagnosi medica, il motivo del ricovero, l’anamnesi e la situazione clinica; nell’Assessment, sono riportate le informazioni organizzate secondo l’acronimo ABCD (ossigenazione, frequenza, circolazione, disabilità). Nella sezione Recommendation sono prescritti gli interventi da eseguire per la gestione dei problemi individuati. Questo metodo nei contesti internistici aiuta a comunicare in modo efficace e veloce le informazioni pertinenti da trasferire [17 ]. Il piano di case management e percorso critico è basato su un approccio multidisciplinare alla documentazione. Il piano di assistenza standardizzato viene organizzato in percorsi critici specifici per condizione. I percorsi critici, piani di assistenza multidisciplinari, includono i problemi, gli interventi, i risultati attesi in un periodo di tempo stabilito. Quando è disponibile una registrazione computerizzata, ciascun operatore può accedere in ogni momento all’informazione. La documentazione del percorso integra ogni informazione pertinente, comprese le note infermieristiche e i piani di assistenza. Gli scostamenti dal percorso critico sono dette variazioni, che possono essere positive o negative. Il verificarsi di frequenti variazioni dovrebbe portare l’equipe di cura a modificare l’intero percorso [18]. La scelta dell’approccio dipende dalla durata della degenza, dal luogo di assistenza (ospedale o territorio), dalla tipologia del paziente, dagli obiettivi, dall’evoluzione della malattia e dai modelli organizzativi. 29 NURSING DIABETOLOGICO N. 1 Marzo 2015 Una delle difficoltà della documentazione computerizzata è la sua integrazione nel processo di assistenza [23]. Per realizzare la documentazione computerizzata del processo di assistenza è necessaria una forte motivazione, sostenuta dall’attenta stesura dei piani di cura predefiniti e dalla preparazione organizzativa. Secondo Hebda et al alcuni vantaggi di questi sistemi sono: maggior tempo a disposizione da passare con il paziente, migliore accesso alle informazioni, migliore qualità nella documentazione, riduzione degli errori di omissione, riduzione dei costi di ospedalizzazione, aumento della soddisfazione per il lavoro dell’infermiere, aderenza alla strutture di accreditamento, sviluppo di una banca dati clinici comune [24]. In letteratura questi miglioramenti sono controversi: l‘evidenza mostra che i sistemi di registrazione infermieristica che mirano a risolvere un problema specifico, come ad esempio la riduzione di note perdute, diminuiscono il tempo richiesto per l’immissione di dati, o la quantità di documenti cartacei. Non è certo che la modifica di tutto il sistema di registrazione infermieristica possa migliorare come gli infermieri praticano l’assistenza e il miglioramento degli outcomes sui pazienti. Occorre più lavoro con le professioni di cura per capire esattamente ciò che deve essere registrato e come verrà utilizzato, perciò è importante coinvolgere il personale infermieristico nella progettazione e nello sviluppo di sistemi di registrazione infermieristici. Lo sviluppo di un efficace sistema di cartella infermieristica, insieme a tutti i sistemi di registrazione sanitaria, è certamente un campo difficile per una ricerca rigorosa, ma essa è necessaria e possibile [25]. LINEE GUIDA E DOCUMENTAZIONE In letteratura è riportato che “la disponibilità di una documentazione adeguata consente di decidere sulle azioni future in risposta alle evidenze passate e presenti” [26]. Perciò, nell’ottica del decision making è rilevante conoscere le motivazioni delle scelte compiute, dei trattamenti e delle 30 loro modalità anche rispetto ai tempi. La Cassazione afferma la rilevanza dell’argomentare il percorso logico condotto dal professionista, a partire dai presupposti assunti e dai successivi passaggi chiave, con eventuali aggiustamenti/correzioni. In questa ottica, l’utilizzo delle linee guida nella valutazione della responsabilità professionale e del grado della colpa professionale, ha avuto una progressiva diffusione in ambito medico-legale e forense. Soprattutto in ambito penale si è evidenziata la tendenza a utilizzare le linee guida come regole assolute di cogenza e accusatorie, mentre nella medicina difensiva, si è avuta la tendenza a ricorrere all’applicazione delle linee guida per sollevare il personale sanitario da responsabilità professionale in caso di valutazione di giudizio sul proprio operato [27]. In tempi recenti, però, la giurisprudenza nordamericana, anglosassone e anche italiana, ha ridimensionato nel contesto sanitario l’efficacia in ambito accusatorio delle linee guida, segnalandone i loro limiti sia nella tracciabilità degli standard di cura, sia nel loro impiego giudiziale e peritale forense. Interessanti, in tempi di risparmi in sanità, alcune sentenze che rilevano come “il medico ha il dovere di anteporre la salute del malato ad altre esigenze, anche contravvenendo a quanto stabilito dalle direttive delle linee guida, se risultano in contrasto con le esigenze di cura del paziente, e non dovrebbe andare esente da colpa ove se ne lasci condizionare, senza adottare le decisioni più opportune a tutela della salute del paziente (Corte di Cassazione , Sez IV Penale, 23 novembre 2010 n 8254) ; “Le linee guida non possono fornire indicazioni di valore assoluto ai fini dell’apprezzamento dell’eventuale respon- NURSING DIABETOLOGICO organizzato per avere più dati in meno tempo e in meno spazio. La documentazione infermieristica non dovrebbe essere considerata un compito burocratico che richiede tempo togliendolo all’assistenza, ma una opportunità per la pianificazione, l’integrazione, la personalizzazione e la valutazione in ogni setting e per qualsiasi problema di salute in cui sono necessarie cure infermieristiche. Attualmente il processo di nursing risulta ancora molto centrato sugli interventi piuttosto che sulla progettualità e gli esiti e la documentazione riflette questo atteggiamento. Il tempo richiesto per scrivere è un problema da affrontare: l’uso dell’informatica potrebbe essere di aiuto se è preceduta da un lavoro che tenga conto di che cosa è necessario documentare, delle modalità che richiedono meno tempo per farlo - senza inficiare la qualità dell’informazione-, della motivazione degli infermieri. Tuttavia, avere una cartella infermieristica non assicura la personalizzazione dell’assistenza, che ha bisogno di una reale presa in carico fatta di relazione, di storie, di preferenze e di valori. La documentazione scritta rimane uno strumento sicuramente necessario e irrinunciabile che deve misurarsi anche con i modelli assistenziali e con la visione dell’assistenza. E’ un problema aperto, dove continua ad essere centrale “cercare di capire che cosa è importante per il paziente e usare in modo adeguato le proprie conoscenze e i risultati della ricerca per decidere insieme a lui cosa sia meglio fare, quando e come” [29] . N. 1 Marzo 2015 sabilità del sanitario, sia per la libertà di cura, che caratterizza l’azione del medico, in nome del quale deve prevalere l’attenzione al caso clinico particolare e non può pregiudizievolmente escludere la scelta consapevole del medico che ritenga causa cognita di coltivare una soluzione terapeutica non contemplata nelle linee guida, sia perché, come evidenziato in taluni casi, le linee guida possono essere indubbiamente influenzate da preoccupazioni legate al contenimento dei costi sanitari, oppure si palesano obbiettivamente controverse, non condivise o non più rispondenti ai progressi nelle more verificatesi nella cura della patologia. (Corte di Cassazione Sezione IV Penale, 19 settembre 2012, n 35922). Anche l’intervento legislativo della Legge 8 novembre 2012 n 189 (conversione in Legge del Decreto Balduzzi) recitante all’art 3 “L’esercente le professioni sanitarie che nello svolgimento della propria attività si attiene a linee guida e buone pratiche accreditate dalla comunità scientifica non risponde penalmente per colpa lieve. In tali casi resta comunque fermo l’obbligo di cui all’art 2043 del Codice civile”, non ha fornito ai giudici mezzi tecnici più adeguati a valutare la sussistenza della colpa professionale. Quello che alla fine conta, e che dovrebbe lasciare traccia chiara nella documentazione, non è l’obbligatorietà delle linee guida, peraltro molto spesso carenti nella specificità infermieristica, quanto l’obbligatorietà di seguire o meno le indicazioni da esse fornite in base a scelte autonome ed oggettive, basate sull’ unicità del caso clinico, sulla preparazione e sensibilità dell’operatore, per proteggere la salute, la vita e l’integrità psico-fisica del paziente, utilizzando il meglio dei trattamenti offerti dalle conoscenze scientifiche in quel momento [28]. CONCLUSIONI Gli scopi principali delle cartelle cliniche sono la comunicazione, l’istruzione e la ricerca. Dalla letteratura si evince che lo sforzo che oggi la comunità professionale sta compiendo è per arrivare a un sistema di documentazione completo, semplice, ben 31 NURSING DIABETOLOGICO BIBLIOGRAFIA 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. N. 1 Marzo 2015 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. 25. 26. 27. 28. 29. 32 Cheevakasemsook A, et Al. The study of nursing documentation complexities International Journal of Nursing Practice)2006, 12 366-374 Carpenito L J Piani di assistenza e documentazione. Diagnosi infermieristiche e problemi collaborativi- Casa Editrice Ambrosiana 2004). Enciclopedia del diritto in Le leggi d’Italia De Agostini ed Milano Antolisei F Manuale di Diritto Penale Parte speciale vol II Gioffrè. Milano 1986 Benci L Aspetti giuridici della professione infermieristica Mc Graw Hill 2011 G Negrini, L La Pietra. Documentazione sanitaria e gestione delle informazioni cliniche Tecniche nuove: 7-17, 2011). Il Codice deontologico medico http://www.fnomceo.it). Norme in materia di tenuta, informatizzazione e conservazione delle cartelle cliniche e sui moduli di consenso informato. LR Veneto 34/2007 Lombardia Manuale della cartella clinica 2007sulla base della DGR 3386/2006 I Quaderni. La Documentazione infermieristica. L’infermiere 1/ 2009 Fondamenti di infermieristica P A Potter, A G Perry Elservier 2011 371-398 Bulfone G et al Trasferire efficacemente informazioni e responsabilità attraverso le consegne: revisione della letteratura Assist Inferm Ric 2012; 31:91-101 Strople B et al Can technology Improve Internshift Report? What the Research Reveals. J Prof Nurs 2006; 22: 1972004 Hoffing AL et al The importance of maintenance in implementino change: an experience with problem-oriented recoring. J Nurs Adm 1979; 9: 43-8; Exstrom S, Gollner ML.There is more than one use of SOAP. Subjective data, objective data, assessment and plan.Nurs Manage. 1990 Oct;21 -10). Scoates GH et al Health care focus documentation-more efficient charing. Nurs Manage 1996; 27:30 -2 Haig KM National patient safety goals. SBAR: a shared mental model for improving communication between clinicians. 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Si svolge ogni cinque anni, dura sei mesi e sviluppa un tema universale, di interesse generale per tutta l’umanità. I partecipanti si dividono in ufficiali, ossia i Paesi e le Organizzazione Internazionali che hanno confermato ufficialmente la propria adesione, e non ufficiali, ossia le istituzioni, le aziende e le organizzazioni della società civile. Dalla prima edizione di Londra del 1851 a quella di Shangai del 2010, tutte le esposizioni sono state basate su tre valori fondanti, declinati di volta in volta secondo la sensibilità ed il tema scelto dal Paese ospitante: fiducia, solidarietà e progresso. Questi valori sono stati promossi dal BIE (Bureau International des Expositions), l’organizzazione intergovernativa nata nel 1928 a Parigi con lo scopo di regolare la frequenza, la qualità e lo svolgimento delle Esposizioni. La BIE durante la sua quasi centenaria storia ha cambiato varie volte definizioni e frequenze delle esposizioni universali pur mantenendo intatti i valori di riferimento e lo sviluppo delle esposizioni. L’attrazione principale di questi appuntamenti sono i padiglioni nazionali, progettati e gestiti dai Paesi partecipanti. A questi si aggiungono i padiglioni tematici dell’organizzazione stessa. Molte delle invenzioni presentate all’Expo hanno cambiato la nostra vita. La manifestazione Expo di Milano 2015 dal tema: Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita, sarà l’occasione per riflettere e confrontarsi sui diversi tentativi di trovare soluzioni alle contraddizioni del nostro mondo: se da una parte c’è ancora chi soffre la fame (circa 870 milioni di persone denutrite nel biennio 2010-2012), dall’altra c’è chi muore per disturbi di salute legati a un’alimentazione scorretta e troppo cibo (circa 2,8 milioni di decessi per malattie legate a obesità o sovrappeso). Inoltre ogni anno, circa 1,3 miliardi di tonnellate di cibo vengono sprecate. Per questo motivo servono scelte politiche consapevoli, stili di vita sostenibili e, l’utilizzo di tecnologie all’avanguardia, per trovare un equilibrio tra disponibilità e consumo delle risorse. QUANTO PESA LA POPOLAZIONE MONDIALE? Pesiamo circa 287 milioni di tonnellate, di cui 15 milioni dovuti alle persone in sovrappeso e 3,5 agli obesi. Queste cifre sono state calcolate dai ricercatori della London School of Hygiene and Tropical Medicinein base ai dati dell’Organizzazione mondiale della sanità. Il peso medio di una persona (uomo o donna) è 62 kg, ma esistono differenze tra Paese e Paese: i nordamericani pesano in media 80,7 kg ASMA L’asma è un problema mondiale con un consistente peso sociale ed economico per i sistemi sanitari. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, ci sono tra i 100 e i 150 milioni di persone che soffrono di questa condizione in tutto il mondo. Le morti associate alla malattia, sempre secondo i dati dell’Oms, sono circa 180mila ogni anno. NOTIZIE E CURIOSITÀ DAL WEB Secondo gli ultimi dati dell’osservatorio biomedico del CENSIS, più di 10 milioni e mezzo di utenti nel nostro Paese hanno cercato in rete, nel 2014, informazioni sulla salute. Motori di ricerca, siti specializzati, quotidiani e social network influenzano le scelte del 40 per cento degli internauti: quando si tratta di scegliere un farmaco o individuare un percorso di cura, ci si rivolge al web e agli oltre trentamila post mensili riguardanti la salute in cerca di pareri, recensioni e chiarimenti. mentre gli asiatici 57,7 kg. I ricercatori spiegano che lo studio intende sensibilizzare sul problema dell’obesità: se tutta la popolazione del mondo pesasse come negli Usa, dove il 70% delle persone è in sovrappeso, si avrebbe un aumento di “massa umana” di 58 milioni di tonnellate. Sarebbe insomma come se sulla Terra vivessero 935 milioni di persone in più di peso normale, con un aumento delle necessità di risorse alimentari ed energetiche. ALTRI DATI. Secondo la BBC, che fornisce dati più aggiornati (2014) e basati su una popolazione mondiale di 7,2 miliardi di persone, il peso di tutti quelli che hanno più di 15 anni (una convenzione per indicare gli adulti) ammonterebbe a 332 milioni di tonnellate. N. 1 Marzo 2015 I PAZIENTI ITALIANI SONO SEMPRE PIÙ DIGITALI. In Italia, si stima che ogni anno circa nove milioni di persone si ammalano di allergie respiratorie derivanti dalla presenza di pollini nell’aria e quattro milioni di essi ricorrono alle cure. Si calcola che circa il 15-20 per cento della popolazione italiana soffre di allergie, fenomeno in crescita, soprattutto tra i più giovani e le donne. L’Italian study on asthma in young adults (Isaya), in un’indagine multicentrica condotta tra il 1998 e il 2000 su nove città italiane su 3000 persone tra i 20 e i 44 anni, ha permesso di evidenziare una notevole differenza delle manifestazioni 35 NOTIZIE E CURIOSITÀ DAL WEB N. 1 Marzo 2015 asmatiche sul territorio nazionale. La malattia è più presente nelle zone mediterranee che in quelle continentali e la sua prevalenza cresce all’aumentare della temp e r a t u r a m e d i a e a l d i m i n u i re dell’escursione termica. In termini economici, l’asma incide più della tubercolosi e dell’Hiv combinati. Preoccupante, negli ultimi anni, l’incremento molto rapido del numero di persone asmatiche nei diversi paesi: nell’Europa occidentale sarebbe raddoppiato nel giro di una decade. Negli Stati Uniti, secondo l’Oms, il numero di asmatici è aumentato del 60% dall’inizio degli anni ’80 mentre sono raddoppiati i morti, che ora sono 5mila all’anno. Esistono diverse interpretazioni sul perché di questo incremento. Secondo l’Oms, l’aumento dei casi di asma è del 50% ogni decennio, e sembra quasi sicuramente essere correlato ai fenomeni di urbanizzazione, soprattutto quando questo significa un aumento di densità di persone nelle periferie degradate. La crescente tendenza a vivere gran parte del tempo in ambienti chiusi con poca circolazione di aria, più esposti alla polvere e agli acari e inseriti in situazioni urbane dall’elevato tasso di inquinamento, sono condizioni che incrementano il rischio di incidenza. Sull’incremento dell’incidenza dell’asma sembrano pesare anche altri elementi, come l’aumento dell’obesità e il ridotto esercizio fisico. studi epidemiologici, osservazionali e di trial clinici, hanno evidenziato la relazione causale e hanno portato l’Organizzazione Mondiale della Sanità a raccomandare il consumo giornaliero di sale inferiore ai 5 g al giorno. La riduzione del sale nell’alimentazione è, quindi, una priorità dell’OMS e dell’Unione Europea, nell’ambito delle strategie di prevenzione delle malattie croniche non trasmissibili, nonché uno degli obiettivi perseguiti dal Ministero della Salute con il programma Guadagnare salute: rendere facili le scelte salutari, ribadito nel nuovo Piano Nazionale della Prevenzione 2014-2018. Nell’ambito di “Guadagnare salute”, dopo la stipula nel luglio 2009 dei primi Protocolli d’intesa tra il Ministero della salute e le Associazioni dei Panificatori Artigianali ed Industriali volti a ridurre il contenuto di sale nel pane, sono stati compiuti ulteriori passi in avanti sia per favorire l’adesione sul territorio dei panificatori artigianali, con il supporto delle Regioni, sia attraverso la firma di nuovi accordi con l’industria alimentare per la riduzione del sale anche in altri prodotti. VIVERE CON UNA MALATTIA RARA RIDURRE IL CONSUMO DI SALE: OBIETTIVO POSSIBILE E’ ampiamente dimostrato che il consumo eccessivo di sale nell’alimentazione è responsabile dello sviluppo di malattie cardio-cerebrovascolari, tumori, osteoporosi, malattie renali. I risultati di diversi In Europa si considera rara una malattia che colpisce non più di 5 persone su 10mila. Proprio poiché “rare”, la loro diagnosi è spesso complicata e tardiva: alcuni pazienti possono attendere diversi anni prima di arrivare a scoprire ciò di cui soffrono o, come si stima in 1 caso su 4, la loro malattia può rimanere sconosciuta. Le malattie sono soprattutto di origine genetica, hanno un andamento cronico, a volte degenerativo e compor- 36 MALATTIA DA VIRUS EBOLA I LITIGI NON FANNO BENE ALLA COPPIA La malattia da virus Ebola(Ebola virus disease - EVD) è causata da un virus appartenente alla famiglia dei Filoviridae (filovirus). La malattia da virus Ebola (EVD), precedentemente nota come febbre emorragica Ebola, è una malattia grave, spesso fatale nell’uomo Il virus è stato trasmesso alle persone da animali selvatici infetti e si diffonde all’interno della comunità da persona a persona Il tasso medio di mortalità per EVD è di circa il 50%. Nelle epidemie passate il tasso di mortalità variava dal 25% al 90% I primi focolai di EVD si sono verificati in villaggi dell’Africa centrale e occidentale, vicini alla foresta pluviale, ma la più recente Secondo i ricercatori dell’Università di Berkeley (California) e della Northwestern University (Illinois), la felicità di un matrimonio può dipendere in gran parte da quanto velocemente ci si riconcilia dopo un litigio e, se la prima mossa la fa lei, le chance di riuscita aumentano. Gli scienziati hanno analizzato i filmati di 80 mariti e mogli, fra i 50 e i 60 anni, raccolti come parte di uno studio durato più di 13 anni. Hanno misurato e codificato espressioni facciali, gesti e risposte emotive e fisiologiche, e hanno cronometrato il tempo necessario per riportare la calma. Più di 10 anni dopo, il team ha chiesto alle coppie di tornare a valutare il grado di soddisfazione della loro relazione. È emer- NOTIZIE E CURIOSITÀ DAL WEB epidemia in Africa occidentale ha coinvolto le principali aree urbane e rurali La chiave per controllare con successo questa malattia si basat essenzialmente sull’impegno comunitario e sull’applicazione di una serie di interventi come: la gestione dei casi, l’individuazione e sorveglianza dei contatti, l’utilizzo di ottimi laboratori per la diagnosi, le sepolture sicure e la mobilitazione sociale. Allo stato attuale non esiste una terapia in grado di neutralizzare il virus, una cura precoce di supporto con reidratazione e terapia sintomatica migliora la sopravvivenza. Non esistono vaccini autorizzati per EVD; sono in fase di sperimentazione due vaccini, ma nessuno è disponibile al momento. Gli operatori sanitari che trattano pazienti con malattia sospetta o confermata sono a più alto rischio di infezione rispetto agli altri gruppi, per questo, le misure di sicurezza e di prevenzione del contagio devono essere superiori a quelle standard. N. 1 Marzo 2015 tano spesso gravi disabilità. I farmaci che potrebbero curarle scarseggiano e sono costosi: questa è la carta di identità delle malattie rare. Oggi, per un certo numero di malattie rare il Servizio sanitario nazionale riconosce il diritto all’esenzione dalla partecipazione al costo delle correlate prestazioni sanitarie L’Italia, nel pieno rispetto di quanto indicato dall’Unione Europea, si è dotata di un Piano Nazionale Malattie Rare (PNMR). Il PNMR 2013-2016, che è stato approvato dalla Conferenza Stato-Regioni nella seduta del 16 ottobre 2014, costituisce uno strumento di pianificazione e programmazione condiviso e disegna una strategia comune di cooperazione. Una delle azioni indicate dal Piano è la condivisione delle conoscenze tra strutture competenti, in grado di agevolare la diagnosi, la presa in carico ed il trattamento dei pazienti con malattia rara. Tale importante strumento si avvale anche delle proposte provenienti dalle Associazioni di pazienti. 37 NOTIZIE E CURIOSITÀ DAL WEB N. 1 Marzo 2015 so che il lasso di tempo in cui uno dei partner era arrabbiato era fortemente correlato alla felicità coniugale. Inoltre, se le mogli si calmavano rapidamente, la coppia aveva più probabilità di essere felice. INCIDENTI STRADALI Gli incidenti stradali sono la prima causa di morte nelle età comprese tra i 15 e i 35 anni. Si stima che nei Paesi a economie avanzate i costi degli incidenti stradali ammontino all’1-3% del Prodotto Interno Lordo. In Italia, con un trend in discesa, nel 2012 sono morte in incidente stradale 3.653 persone (–5, 4% sull’anno precedente e –44,7% su base decennale). Il trend in discesa è dovuto a molti fattori: per ridurre il numero e la gravità degli incidenti stradali ci vogliono programmi di prevenzione a lungo termine e interventi che incidano simultaneamente su più fattori di rischio. Il Piano Mondiale di Prevenzio ne per la Sicurezza Stradale (PMPSS) – Dieci Anni di Azione per la Sicurezza Stradale 20112020 – rivolto a tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite (ONU) fornisce le Linee guida per le buone pratiche nella lotta contro i principali fattori di rischio di incidente. Le campagne di sensibilizzazione della popolazione sono importanti per sostenere l’applicazione della normativa, permettendo di migliorare la conoscenza dei rischi e delle sanzioni delle infrazioni. La prevenzione degli incidenti stradali richiede un approccio multisettoriale e il coinvolgimento di numerose Istituzioni. La sanità pubblica gioca, tuttavia, un ruolo fondamentale. L’Italia deve mantenere l’obiettivo del dimezzamento del numero di morti nell’UE tra il 2010 e il 2020. Vi è urgenza di programmare interventi per: a) tutelare l’utenza debole e quella vulnerabile della strada (pedoni, ciclisti e utenti delle due ruote motorizzate), rendendo la mobilità (urbana in particolare) più sicura; b) proteggere i bambini trasportati su autoveicoli. Il sistema SINIACA-IDB (progetto CCM attuato dall’ISS) permette di stimare in circa 1.013.700 l’anno i feriti in incidente stradale acceduti in pronto soccorso (56% maschi). Di questi il 46,1% nei maschi e il 42,0% nelle femmine hanno tra 15 e 34 anni d’età. La quota di ricovero ospedaliero sugli accessi in pronto soccorso è pari a circa il 7%; si stimano perciò circa 72.000 ricoveri all’anno per incidenti stradali in Italia. Sull’utilizzo dei dispositivi di sicurezza, i sistemi attivi presso l’ISS Ulisse (studio osservazionale) e PASSI (con circa 37.000 interviste annue) mostrano un forte incremento nell’uso dei dispositivi di protezione e di sicurezza, incremento meno marcato per i dispositivi di sicurezza per bambini. I SOGNI NON SONO SOLO DESIDERI Non tutti i sogni sono a colori: il 12% delle persone sogna solo in bianco e nero. Curiosamente, fino agli anni cinquanta e prima dell’arrivo della televisione e dei film a colori, la maggior parte delle persone sognava in bianco e nero. Che vorrà mai dire? La nostra coscienza, durante il sonno, accoglie e interpreta gli stimoli esterni e li incorpora nei nostri sogni. La mente non inventa volti o persone, ma 38 SITOGRAFIA http://www.epicentro.iss.it/ Portale dell’epidemiologia per la sanità pubblica http://www.salute.gov.it/ http://www.vnews24.it/ http://www.focus.it/cultura/curiosita NOTIZIE E CURIOSITÀ DAL WEB Uomini e donne, inoltre, sognano in modo diverso, gli uomini tendono a sognare di altri uomini. Infatti il 70% dei personaggi presenti nei sogni maschili sono altri uomini. Al contrario, i sogni femminili contengono personaggi maschili e femminili in egual misura. Inoltre, i sogni maschili sono attraversati da emozioni molto più aggressive rispetto ai sogni femminili. N. 1 Marzo 2015 pesca dalla nostra memoria tra i milioni di volti che abbiamo incrociato (anche senza averne ricordo) nella nostra vita. Secondo alcuni studi, già 5 minuti dopo esserci svegliati dimentichiamo la metà dei nostri sogni, dopo 10 minuti il 90% dei nostri ricordi onirici è scomparso. Si possono fare dai 4 ai 7 sogni in una notte: si sogna, in media, un’ora, al massimo due. 39 Al momento della stampa della rivista altri eventi sono in fase di definizione. Rivolgersi al Presidente della Sezione Regionale per eventuali ulteriori informazioni 13 marzo 2015 - Napoli - StarHotels Terminus - Diabete di tipo 2 e adherence: quale miglioramento per la qualità di vita della persona con diabete? AstraZeneca 20 marzo 2015 - Bardolino (VR) - Hotel Caesius Terme - Dall’azione al risultato assistenziale: come documentare la cura. Sanofi 27 marzo 2015 - Mestre (VE) - Quid Hotel Venice Airport - Dall’innovazione tecnologica all’innovazione relazionale. Dalla mente al cuore. Roche Diagnostics 27-28 marzo 2015 - Firenze - StarHotels Michelangelo - Dall’azione al risultato assistenziale: come documentare la cura. Sanofi 10 aprile 2015 - Bari - The Nicolaus Hotel - Diabete di tipo 2 e adherence: quale miglioramento per la qualità di vita della persona con diabete? AstraZeneca 15-16 maggio 2015 - Alghero - Hotel Calabona - Dall’azione al risultato assistenziale: come documentare la cura. Sanofi 22-23 maggio 2015 - Napoli - StarHotels Terminus - Dall’azione al risultato assistenziale: come documentare la cura. Sanofi 23 maggio 2015 - Bologna - Hotel Europa - XI Congresso OSDI Emilia Romagna. Il percorso diagnostico, terapeutico, assistenziale alle persone con diabete nella Regione Emilia Romagna. Plurisponsor N. 1 Marzo 2015 17-18 aprile 205 - Acireale (CT) - Hotel Baia Verde - Dall’azione al risultato assistenziale: come documentare la cura. Sanofi 23 maggio 2015 - Viagrande (CT) - Villa Itria - VII Congresso OSDI Sicilia. Il ruolo dell’infermiere nella prevenzione dell’ipoglicemia. Plurisponsor 5 giugno 2015 - Ottaviano (NA) - Casale Ofeo - VII Congresso OSDI Campania. Il giovane con diabete di tipo 1: la transizione dalla diabetologia pediatrica alla diabetologia dell’adulto. Plurisponsor 6 giugno 2015 - Trento - Villa Madruzzo - II Congresso OSDI Trentino. Diabete: un approccio multietinico. Plurisponsor 12-13 giugno 2015 - Genova - NH Collection Marina - Dall’azione al risultato assistenziale: come documentare la cura. Sanofi 41 N. 1 Marzo 2015 42 Presidente Giovanni Lo Grasso [email protected] Vice Presidente Marcella Lai [email protected] Past President Roberta Chiandetti [email protected] Segretaria Elisa Levis [email protected] Consiglieri Gemma Annicelli Lia Cucco Raffaella Fiorentino Vilma Magliano Alberto Pambianco Silvana Pastori Clara Rebora Tiziana Risolo Katja Speese [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] Tesoriere Michele Galantino [email protected] Abruzzo-Molise Livia Lina Cavuto [email protected] Calabria Francesca Corazziere [email protected] Campania Nunziata Di Palma [email protected] E. Romagna Simonetta Fantini [email protected] Friuli V.G. Elisa Levis [email protected] Liguria Margherita Zecchini [email protected] Lombardia Tiziana Terni [email protected] Marche Manuela Montoni [email protected] Puglia Maria Grazia Accogli [email protected] Sardegna Simonetta Mamusa [email protected] Sicilia Salvatore Strano [email protected] Toscana Marilena Carnevale [email protected] Trentino A.A. Patrizia Contrini [email protected] Umbria Raffaella Lupatelli [email protected] Veneto Fabio Favaretto [email protected]