I cipressi degli Scapigliati – Como - Fito
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I cipressi degli Scapigliati – Como - Fito
GLI ALBERI CHE CURIAMO I cipressi degli Scapigliati – Como – Una splendida e inusuale villa di fine ‘800 su di uno sperone di roccia a picco sul lago di Como; un luogo dove è passata la Storia e lì sembra essersi fermata! Un luogo magico, voluto e creato da Alberto Carlo Pisani Dossi, in arte più mitemente Carlo Dossi (1849-1910), scrittore, nonché politico, diplomatico e dilettante archeologo, ma soprattutto figura di spicco della Scapigliatura milanese, il movimento letterario che sorse in Lombardia a cavallo dell’Unità d’Italia. Il termine “Scapigliatura”, usato per la prima volta in un romanzo di Cletto Arrighi, come traduzione del francese “boheme”, fu essenzialmente espressione di anarchismo borghese; gli Scapigliati erano infatti intellettuali che non accettavano le strutture borghesi, nelle quali vedevano la negazione dei propri ideali di arte e dei valori in cui credevano. Le soluzioni artistiche adottate furono anch’esse anticonformiste: gli Scapigliati ricercarono un nuovo modello d’espressione con cui co2 I secolari cipressi del Dosso Pisani municare il loro disagio e la loro insofferenza alle regole borghesi. Entrarono in aperta polemica con il Romanticismo, ritenuto melenso e privo di contenuti reali; si scagliarono contro il Manzoni che assurse a simbolo di tutto ciò che si doveva rifiutare. Gli Scapigliati sono giovani ribelli e inquieti, che hanno come modello l’artista “bohemien”, povero e ignoto, che vive alla giornata. La volontà di scandalizzare è all’origine dei loro atteggiamenti sregolati, condivisi con i francesi Baudelaire, Rimbaud e Verlaine. Il gusto della polemica non rimane confinato nella teoria dei libri, ma diventa vera e propria esperienza esistenziale, che ostenta atteggiamenti di provocazione e di smodatezza. Il Dossi scrive nelle sue “Note Azzurre”: “I colori, gli odori, le forme hanno occulti e stretti rapporti con la musica e verrà tempo in cui si canteranno e si suoneranno dal vero un mazzo di fiori, un vassoio di dolci, un edificio, come oggi un foglio di romanza o uno spirito di melodramma, aperti sul leggio”. Carlo Dossi, originario della bassa pavese, ricercò alla fine dell’800 un luogo idoneo per edificare una dimora appropriata, dove mettere in pratica le sue profonde conoscenze artistiche e architettoniche. Dopo aver scartato l’ipotesi di acquistare la villa settecentesca dei Pisani, a Stra di Brenta, cominciò a setacciare la Lombardia con l’amico Carlo Conconi, brillante e affermato architetto della Scapigliatura milanese, alla ricerca di un luogo particolare, che suggerisse le atmosfere a lui care. Lo colpì particolarmente il lago di Como, con la sua natura lussureggiante, le montagne a picco sull’acqua e soprattutto il clima mite anche d’inverno, che favoriva la crescita di essenze di tipo mediterraneo. Sale sulla collina di Cardina sopra Como, di fronte a Brunate, si innamora di un viale di cipressi, del panorama che da lì si gode del lago e della città, della buona esposizione solare. Il suo pensiero va ai quadri dell’amato pittore svizzero Arnold Böcklin, al suo paesaggio “Villa am Meere” e su questo sperone di roccia a picco sul lago decide di costruire il proprio “Buen Reitiro”. Le architetture ricorrenti nei quadri del pittore svizzero, viste di scorcio e invase dalla vegetazione, ispirano al Dossi le prime idee sulla forma e sui caratteri della futura costruzione. Una grande villa, ricca di statue, proiettata nel vuoto, con terrazze, balaustre e alte colonne di marmo bianco, che spiccano contro il verde intenso dei cipressi e il blu cupo del lago. Il Dossi annotò: “Le architetture in genere prendono il motivo dominante dalla Natura che circonda l’occhio dell’artista”. Con questa convinzione, tutto il complesso fu pensato ed edificato in funzione del luogo, per esaltarne le caratteristiche paesaggistiche e per entrare in dialogo con esse. La prima pietra fu posta nel 1897 e il cantiere si chiuse solo nel 1910, poco prima che la morte cogliesse l’artista scapigliato proprio in quel luogo tanto voluto ed amato. Stilisticamente il complesso si pone tra il Liberty e l’Eccletismo con evidenti elementi architettonici innovativi: il giusto inserimento sulla collina, il dialogo con la Natura, il gioco dei piani che segue il declivio e l’effetto di slancio del blocco articolato delle sale con i portici, coperto sulla sommità da un giardino pensile, naturale proseguimento del parco, che circonda un imponente gruppo scultoreo raffigurante le “tre arti consolatrici della vita” (la letteratura, la musica e le arti figurative). Nel suo insieme l’edificio risulta caratterizzato da una accentuata asimmetria, che non consente, volutamente, la visione globale della villa, che viene dunque conosciuta solo per scorci successivi. Nasce naturale il bisogno di percorrerla in ogni sua parte per comprenderne l’unità. Ed è proprio attraverso questi percorsi che si coglie il continuo dialogo tra interno e esterno, tra natura e artificio, costituito ora da uno scorcio aereo del lago attraverso le colonne dei portici, ora da una visione delle catene di monti incorniciate dalle finestre emicicliche della sala da pranzo, ora dalla vista del filare dei cipressi che guida verso l’ingresso principale. Alberi davvero maestosi ed unici questi cipressi che furono determinanti sul Dossi – ce lo annota Lui stesso – nella scelta del luogo su cui costruire la propria residenza. Già negli schizzi progettuali del Conconi – 1896 – compaiono questi esemplari. Alberi secolari, possenti e slanciati, che contrastano e attenuano il frontale imponente della villa. Esemplari che si fondono e si compenetrano con l’architettura della nobile dimora come certo era nelle intenzioni e nei sogni di Carlo Dossi. É sempre con emozione e meraviglia per i panorami e per le visioni che si aprono ai nostri occhi che ritorniamo in questo luogo per prenderci cura del patrimonio arboreo radicato e in particolare dell’annoso e storico filare di cipressi. Nel corso degli anni qualche esemplare è andato perso; “cancro del cipresso” dice pomposamente qualcuno (si sa “la malattia rende l’uomo professore!”); “basso vigore e naturale declino” preferiamo chiamarlo noi. Seccumi diffusi, rami scomposti sotto il peso dell’età e delle intemperie. Insomma periodicamente i cipressi richiedono le nostre cure e attenzioni. E così i nostri esperti climbers “pettinano” le chiome, mettono cavi per consolidare i punti più deboli a rischio di schianto, eliminano parti minate da patogeni, rimuovono il secco in quota, rinvigoriscono gli esemplari con biostimolanti e antagonisti naturali applicati alle parti ipogee. Chi ha la ventura e la fortuna di navigare sul Lario, alzi lo sguardo sulla collina di Cardina , alla sinistra della città di Como: noterà un luogo magico e straordinario, attorniato da decine di “verdi canne d’organo”: sono i cipressi degli “Scapigliati”, ancora lì, dopo più di un secolo, a ricordarci che un’architettura non può definirsi bella e innovativa se non si confronta e si inserisce armonicamente nel paesaggio naturale. è in via Orazio, 5 angolo corso Europa -Varese Tel.0332/241316 - Fax 0332/830990 http//www.fito-consult.it E-mail: [email protected] 3